Salve dottori, vi spiego una situazione che mi preoccupa: ieri sera ero uscita con una mia amica e s

24 risposte
Salve dottori, vi spiego una situazione che mi preoccupa: ieri sera ero uscita con una mia amica e suo padre quando nella confusione, mentre camminavo, un uomo per sbaglio, che stava pure camminando, muovendo le braccia mi ha toccato/sfiorato tra le gambe, zona parti intime, scusandosi poi. Io sono abbastanza preoccupata dell'accaduto perché ho paura possa essere considerato tradimento e non so se dirlo al mio ragazzo. So di stare esagerando però il mio DOC mi fa sentire molto in colpa e da sempre mi incolpo di tutto quello che accade [e non]; non riesco a tollerare il fatto di non poter controllare tutto. Ieri alla fine della serata ho anche pensato: "avrei fatto bene a non uscire"
P.s: sto lavorando su questi temi con una psicologa
Dott.ssa Manuela Valentini
Psicologo, Psicologo clinico
Melfi
Gentile utente, l’incidente che descrive, pur essendo stato vissuto come sgradevole, appare frutto di una circostanza involontaria e accidentale. Eppure ciò che conta davvero è come lei si è sentita e si sente. Se l’episodio ha riattivato pensieri intrusivi o sensi di colpa legati al suo Disturbo Ossessivo Compulsivo, è del tutto comprensibile che oggi ne senta il peso.
Non vi è nulla di cui sentirsi in colpa. L’intensità della sua reazione racconta più della sua sensibilità e del bisogno di controllo, che del fatto accaduto in sé. Ma il fatto che se ne stia occupando con una psicologa è già il passo più prezioso in quanto sottolinea che ha scelto di ascoltarsi e di non affrontare tutto da sola. Ne parli liberamente durante i colloqui con lei e
continui a prendersi cura di sé, anche con questa generosità che mostra verso gli altri. Non servono colpe, ma consapevolezza e gentilezza verso se stessa.
Un caro saluto,
Dr,ssa Manuela Valentini

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Dott.ssa Ilaria Francomano
Psicologo, Psicologo clinico
Caselle di Sommacampagna
Buongiorno e grazie per la sua condivisione!
Immagino che lei sappia molto bene quanto difficile sia convivere con DOC a volte, motivo per cui continui pure il percorso con la collega, come sta già facendo.
Purtroppo darle una risposta qui sarebbe riduttivo; è più utile magari condividere il tutto con la psicologa che la segue al fine di lavorare nel migliore dei modi, sia per lei che per la collega.
Un in bocca al lupo,
dott.ssa Francomano Ilaria
Gentile ospite,

grazie per aver scritto e per aver condiviso qualcosa che, anche se può sembrare piccolo per altri, per te ha generato una forte emozione. È evidente che sei una persona sensibile, attenta e con una grande coscienza interiore — qualità che, seppur a volte ti mettono in difficoltà, parlano anche della tua profondità.

L’episodio che racconti, per come lo descrivi, è stato un evento fortuito e involontario. Non c'è stata intenzione, non c'è stata tua volontà, non c'è stata corresponsabilità. È successo, come può succedere tra persone che si incrociano in uno spazio affollato. Il fatto che il tuo pensiero sia andato subito al concetto di "tradimento", e che ti sia sentita in colpa, è molto indicativo del modo in cui il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) può manifestarsi: portandoti a interpretare in modo catastrofico e moralmente rigido eventi casuali, scatenando un senso di colpa sproporzionato rispetto alla realtà.

Il DOC spesso si alimenta di situazioni che sfuggono al controllo e si radica nella convinzione (errata ma molto potente) che “se non ho evitato o controllato qualcosa, allora è colpa mia”. Ma la verità è che il mondo è pieno di imprevisti, e imparare ad accettare questa incertezza è uno degli aspetti centrali del tuo percorso terapeutico — ed è bellissimo che tu abbia già iniziato a lavorarci con una psicologa.

Per quanto riguarda il tuo ragazzo: non hai nulla da confessare perché non hai fatto nulla di cui vergognarti o da cui difenderti. Parlare di questo episodio con lui potrebbe non essere necessario, a meno che tu non senta davvero il bisogno di farlo per una tua serenità personale. Ma se la motivazione è solo la paura del giudizio o il bisogno di “pulirti” da una colpa inesistente, allora il consiglio è di riportare il pensiero a te stessa, e non agire sulla base del senso di colpa.

Ricordati: il tuo valore non si misura da quanto riesci a controllare ogni dettaglio. Sei meritevole di amore e serenità anche quando accadono cose fuori dal tuo potere.

Continua il tuo percorso. Hai già fatto tanto semplicemente fermandoti a riflettere, e chiedere aiuto. Sei più avanti di quanto pensi.
Cara utente,
è molto consapevole delle dinamiche in atto e questa è una cosa importante per individuare il problema ma anche le risorse per poterlo risolvere. Un'altra cosa molto importante ed utile è essere già seguita da una psicologa: le consiglio, dunque, di parlare con lei poichè già vi conoscete ed entrambe potete capire insieme come gestire questo pensiero. La sua psicologa sarà pronta ad ascoltarla e aiutarla.
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Grazie per aver condiviso una situazione che comprensibilmente ti ha turbata. Da ciò che racconti, sembra evidente che l’episodio in questione sia stato accidentale, come confermato anche dalle scuse dell’uomo coinvolto. È assolutamente normale sentirsi a disagio dopo un contatto fisico indesiderato, anche se avvenuto per errore. Tuttavia, non si tratta in alcun modo di un tuo comportamento attivo o volontario, né tantomeno può essere considerato un tradimento.

Il fatto che tu senta un senso di colpa e che ti tormenti su cosa sia giusto dire o meno al tuo ragazzo rientra perfettamente nella logica del Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), che – come tu stessa hai indicato – ti porta a sovrastimare la responsabilità personale, a voler avere il controllo assoluto su tutto e a vivere con ansia anche situazioni non controllabili e prive di colpa.

Lavorare con una psicologa è un passo molto importante, e il fatto che tu stia già affrontando questi temi è molto positivo. In questi casi, continuare il percorso terapeutico è fondamentale per imparare a distinguere ciò che è realmente sotto il tuo controllo da ciò che non lo è, e per gestire meglio il senso di colpa disfunzionale.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire questi vissuti e trovare strategie più efficaci rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi – Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Elena Brizi
Psicologo, Psicologo clinico
Tarquinia
Gentile utente,
la ringrazio per aver condiviso ciò che le crea preoccupazione.
Capisco il suo disagio in quel preciso momento ma lei non ha fatto nulla di sbagliato o che possa essere di ostacolo nella relazione con il suo fidanzato, né tantomeno quel gesto involontario può considerarsi un tradimento.
Percepisco il suo imbarazzo nella situazione ma ciò non deve toccarla o farla stare male a livello di senso di colpa.
In ogni caso, se quell'uomo si fosse spinto oltre l'averla sfiorata per sbaglio camminando, lei non avrebbe comunque responsabilità di ciò.
Deve sentirsi libera di uscire, senza pensare di aver creato lei quella circostanza, perché non è così.

Per qualsiasi cosa sono a disposizione,
Dott.ssa Elena Brizi, Psicologa
Dott.ssa Filippina Romano
Psicologo, Psicologo clinico
San Casciano in Val di Pesa
Gentilissima,
si affidi alla Sua terapeuta per ristrutturare degli schemi di pensiero che non sono funzionali all'interpretazione del reale. Le auguro buon percorso
Dr. Matteo Selva
Psicologo, Psicologo clinico
Montecatini-Terme
Buongiorno,
grazie per aver condiviso questo aspetto della sua vita.
Mi chiedo come mai sta chiedendo un consiglio a noi rispetto che alla sua psicologa. Sente che non è adeguatamente seguita? Sente un momento di impasse nel suo percorso terapeutico?
Sta cercando una ulteriore rassicurazione?
Potrebbe aver senso parlare di questo episodio con la collega che già la segue e nel caso fossero presenti "difficoltà" nella vostra relazione, le consiglio di esporle direttamente a lei in modo da poterla aiutare ancora di più nella gestione di questi aspetti.
La saluto
Dott.ssa Mariella Farinella
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Salve ,
mi auguro tu abbia intrapreso un percorso di psicoterapia, è la migliore scelta;ti aiuterà ad avere le risposte che adesso non hai.
Buon lavoro e buona vita!!
Dott.ssa Mariella Farinella
Buonasera
ha fatto bene a condividere la sua preoccupazione con noi, non deve essere stato un episodio piacevole e certamente può averla messa in difficoltà. Mi sento di invitarla a condividere questa sua preoccupazione anche con la psicologa che la segue, sicuramente avrete tutti gli strumenti necessari per riflettere su ciò che questo episodio ha suscitato in lei. Potrei rassicurarla sul fatto che ciò che ci ha raccontato non rientra nella categoria dei tradimenti, ma è molto più utile interrogarsi su come mai lei abbia questi dubbi e provi questi sentimenti.
Sono certa che la collega saprà accompagnarla,
le auguro una buona giornata,
Cari saluti
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente le consiglio di parlarne con la sua psicologa.
Resto a disposizione
Dott. Luca Rochdi
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità e sensibilità ciò che sta provando. Già il fatto che lei stia cercando un confronto e un chiarimento su questa situazione testimonia quanto sia una persona riflessiva, attenta e desiderosa di affrontare in modo consapevole le proprie difficoltà emotive. Ciò che è accaduto durante la sua uscita, da come lo descrive, appare come un episodio del tutto accidentale, legato alla confusione di un ambiente affollato e al movimento delle persone intorno a lei. L’uomo in questione si è subito scusato, riconoscendo l’incidente, e questo è un aspetto importante che conferma la natura involontaria di quanto accaduto. Capisco bene la sua preoccupazione e il senso di colpa che sente. Questi pensieri sembrano essere alimentati proprio da quel bisogno di controllo e da quell’eccessiva responsabilità che il Disturbo Ossessivo Compulsivo spesso porta con sé. È come se la sua mente le dicesse che tutto ciò che accade, anche quando non dipende minimamente da lei, debba comunque essere sotto il suo controllo, e se qualcosa sfugge, allora si attiva immediatamente il senso di colpa. Questo è un meccanismo tipico del DOC: la tendenza a ingigantire la propria responsabilità e a temere che anche il minimo evento possa avere conseguenze gravi o inaccettabili, come in questo caso il timore infondato di aver tradito il suo ragazzo. Vorrei rassicurarla: ciò che è accaduto non rappresenta in alcun modo un tradimento. Lei non ha scelto né cercato ciò che è accaduto, e anzi si è trovata suo malgrado a viverlo. In una relazione, la fiducia si fonda sulle intenzioni e sulle scelte consapevoli, non su eventi casuali e incontrollabili. Quindi non vi è nulla che lei debba confessare al suo ragazzo, perché non vi è stata alcuna sua colpa o volontà in quello che è accaduto. Il pensiero che sarebbe stato meglio non uscire è un’altra espressione del suo bisogno di evitare le situazioni che potrebbero generare ansia o sensi di colpa. Ma, come probabilmente sta già affrontando nel percorso con la sua psicologa, l’obiettivo non è evitare, bensì imparare a tollerare l’incertezza e ad accettare che non possiamo avere il controllo su tutto. Sta già facendo un ottimo lavoro su di sé, e la invito a continuare con fiducia questo percorso, perché può davvero aiutarla a ridimensionare il peso che questi pensieri hanno su di lei e a vivere con maggiore serenità. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Letizia Turchetto
Psicologo, Psicologo clinico
Ponte di Piave
Gentile Utente,
colgo la fatica di questo suo messaggio e mi dispiace molto per il suo sentire.
Penso che il percorso che sta facendo con la sua collega sia il suo primo riferimento, ed è un bene che stia lavorando già con la professionista riguardo alle difficoltà di cui parla.
L'episodio che le è capitato merita il giusto spazio per essere accolto e discusso, e il fatto di essere già affiancata da una psicologa rappresenta un vantaggio per lei, in quanto la collega sicuramente avrà raccolto tutte le informazioni che la riguardano, di modo da avere un quadro esaustivo e una conoscenza approfondita della sua persona e del suo funzionamento.
Le consiglio di portare alla Dottoressa anche questo episodio, e i vissuti di difficoltà che esprime qui chiaramente. Temi quali la necessità di controllare tutto, e il senso di colpa, possono rientrare nel disturbo di cui parla, ma vanno approfonditi, analizzati e ne va compresa la matrice alla base.
Non abbia timore di riferirsi alla sua psicologa, di certo il suo sentire troverà ascolto e accoglienza e potrete proseguire nel lavoro già impostato integrando anche questo evento.
Resto a disposizione. Un caro saluto, Dott.ssa Letizia Turchetto
Dott.ssa Siria Dal Santo
Psicologo, Psicologo clinico
Besozzo
Buongiorno, mi spiace per l'accaduto e per il conseguente malessere. Dalla sua richiesta si evince il bisogno di essere rassicurata. Sarebbe utile e funzionale alla terapia condividere le sue preoccupazioni con la collega, così da ricevere un supporto personalizzato ed esplorare le preoccupazioni in modo adeguato e approfondito.
Un caro saluto.
Dott.ssa Siria Dal Santo
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso questa esperienza, che comprensibilmente l’ha turbata. Da come ne parla, emerge chiaramente il disagio che ha provato, non tanto per l’evento in sé (che, come lei stessa riconosce, è avvenuto in modo accidentale) ma per il modo in cui il suo senso di colpa, alimentato dal Disturbo Ossessivo Compulsivo, ha rielaborato l’accaduto.

Quando si convive con un DOC, anche eventi assolutamente fuori dal proprio controllo vengono vissuti con un’intensità emotiva molto elevata e accompagnati da un bisogno urgente di rassicurazione o espiazione. È come se il pensiero, in maniera distorta, volesse attribuire a sé una responsabilità che non esiste, fino a domandarsi se si è “tradito” pur non avendo compiuto alcun gesto volontario o significativo in tal senso. La paura di “avere sbagliato” e la tendenza a ruminare mentalmente (come anche il pensiero “avrei fatto meglio a non uscire”) sono tratti frequenti nel DOC, che la portano a mettere in discussione la propria moralità o il proprio valore, anche in situazioni di completa innocenza.

Il fatto che lei sia già seguita da una psicologa è molto importante. Le consiglio di portare proprio questo episodio in seduta, perché può rappresentare un materiale molto utile su cui lavorare. Non si tratta tanto di stabilire se raccontare o meno tutto al suo ragazzo (decisione che spetta a lei e che dovrebbe poter prendere con serenità, e non sotto la spinta del bisogno di alleviare l’ansia), quanto piuttosto di imparare a riconoscere il funzionamento ossessivo, a tollerarne il disagio senza doverlo “risolvere” subito, e ad acquisire strumenti che le permettano di distinguere ciò che è reale da ciò che è solo una costruzione ansiosa della mente.

Lei non ha fatto nulla di male, né ha alcuna responsabilità in quanto accaduto. L’ossessione per il controllo e la colpa, come sta già comprendendo con l’aiuto della sua terapeuta, non sono segni di verità ma espressioni di un disturbo che può essere affrontato in modo efficace. Con il tempo e con un buon lavoro psicoterapeutico, potrà liberarsi progressivamente da questi pensieri intrusivi e imparare a vivere le situazioni con maggiore fiducia e leggerezza.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Angelica Guido
Psicologo, Psicologo clinico
Perugia
Gentile utente, grazie per aver condiviso una situazione così delicata con tanta chiarezza e consapevolezza. Il suo messaggio racconta bene quanto stia vivendo non solo un piccolo evento casuale, ma anche tutto il peso emotivo che il suo DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo) le sta facendo portare addosso.
Quello che è successo, da quanto descrive, è stato un contatto del tutto accidentale, non voluto né cercato, in un contesto affollato. Non è stato un gesto intenzionale, e soprattutto non è stato qualcosa che può essere considerato un “tradimento” in alcun modo.
Il senso di colpa che sente, però, non riguarda tanto la realtà dei fatti, quanto il bisogno profondo e rigido di controllo tipico del DOC, che spesso porta a rielaborare anche situazioni neutre o casuali come se avessero un valore morale, o come se potessero compromettere la propria immagine o quella del rapporto.
Questa sofferenza non va né sminuita né assolutizzata: va accolta come parte di un tentativo – oggi disfunzionale – di proteggere l’identità e i legami affettivi da qualsiasi minaccia, anche solo immaginata. Non è “lei” che sta esagerando: è il suo sistema mente-corpo che sta cercando un equilibrio, anche attraverso pensieri intrusivi e sensi di colpa.
Ha fatto benissimo a parlarne con la sua psicologa e a continuare il percorso. Il problema non è l’evento, ma il modo in cui viene processato da una mente che, per proteggersi, tende a iper-responsabilizzarsi. E questa è proprio la base su cui lavorare: imparare a lasciare andare il bisogno di controllare ogni variabile, ogni rischio, ogni errore.
Le auguro di continuare con fiducia il suo percorso. Sta già facendo un lavoro importante su di sé, e si sente.
Un caro saluto.
Se ha bisogno di altro confronto, sono qui
Gentilissimo utente, dovrebbe parlare di questo con la psicologa che la segue, ma soprattutto rassicurarsi sul fatto che non possa essere considerato tradimento, visto che non c'era da parte sua l'intenzione in tal senso. Provi a razionalizzare e parlarne poi meglio in seduta!
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Chiara Perugini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Grazie per la condivisione. Da quello che descrivi, è comprensibile che l'episodio ti abbia generato disagio, ma va chiarito che si è trattato di un contatto che non ha avuto in nessun modo a che fare con una tua volontà. Quindi, oggettivamente, non può essere considerato un tradimento.
Il senso di colpa e il bisogno di controllo che stai sperimentando sono coerenti con le dinamiche tipiche del Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), che tende a farti vivere anche situazioni neutre o casuali come se fossero colpa tua o come se avessi potuto e dovuto evitarle.
È positivo che tu stia già lavorando su questi aspetti con la tua psicologa. Ti invito a portare anche questo episodio in seduta, perché può essere utile per rafforzare gli strumenti che stai già costruendo per gestire meglio questi pensieri e ridurre il senso di colpa.
Non stai esagerando, stai semplicemente osservando una reazione che fa parte del problema su cui stai già lavorando.

Dott. Tommaso Thibault
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
Salve,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità ciò che sta vivendo. Dalle sue parole emerge chiaramente quanto si senta scossa, non tanto per l’accaduto in sé, quanto per le emozioni che questo ha scatenato dentro di lei: senso di colpa, paura, pensieri ricorrenti. È molto importante che lei stia già lavorando su questi temi con una psicologa, perché questo le dà uno spazio sicuro dove poter dare un significato a tutto ciò che prova, e imparare a gestire il senso di responsabilità eccessivo che il DOC tende ad amplificare.
L'episodio che racconta sembra proprio essere stato un incidente, spiacevole ma del tutto involontario, tanto che la persona si è scusata subito. Non si tratta in alcun modo di un comportamento scelto o voluto da parte sua. Ma so bene che quando si vive con il Disturbo Ossessivo Compulsivo, la mente può ingigantire anche ciò che è oggettivamente fuori dal proprio controllo, e trasformarlo in qualcosa di carico di colpa, vergogna o ansia.
Il fatto che stia pensando se questo possa essere considerato un “tradimento” è un chiaro esempio di come il DOC può distorcere la realtà: le impone standard di controllo e di purezza impossibili da raggiungere, e la porta a colpevolizzarsi anche per eventi accidentali o neutri. Questo non è un suo “difetto” di carattere: è parte del funzionamento del disturbo, e può essere compreso e gestito con il tempo e con gli strumenti giusti.
Riguardo alla domanda se dirlo o no al suo ragazzo, il punto forse non è tanto se sia giusto dirlo, ma perché sente di doverlo fare. Se sente di volerlo condividere come una confidenza sincera, senza cercare sollievo dall’ansia o una rassicurazione, allora può farlo. Ma se invece avverte l’urgenza di dirlo per placare il senso di colpa o per “ripulirsi” da qualcosa che non ha fatto, allora è importante riconoscere che potrebbe essere una compulsione, e che dar voce al DOC non fa che alimentarlo. La sua terapeuta potrà aiutarla a distinguere meglio questi meccanismi.
Infine, il pensiero "avrei fatto meglio a non uscire" è un tentativo della mente di evitare il rischio e l’imprevisto. Ma la vita non è mai completamente sotto controllo, e il lavoro che sta facendo — imparare a tollerare questa incertezza — è già un passo importante verso la libertà.
Le auguro di continuare con fiducia il percorso con la sua psicologa. Sta già facendo molto e lo sta facendo con coraggio.

Un caro saluto.

Dott. Tommaso Thibault
Dott. Marco Lenzi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
La situazione necessita di un chiarimento: per parlare di tradimento deve esserci un atto intenzionale da parte di due persone nell'avere dei rapporti o anche un semplice comportamento di corteggiamento in presenza o virtuale e contatto fisico. Nel caso in oggetto non è così in quanto il contatto è avvenuto in modo casuale e completamente fortuito in un contesto pubblico. Non è tradimento, quindi. Per quanto riguarda il parlarne con il suo ragazzo, dipende da come lei si sente a riguardo e se la farà stare meglio dopo. Pensi a cosa proverebbe nel dirlo e cosa invece nell'evitare di rivelarlo. Potrebbe farlo ma le consiglio di confrontarsi con la sua psicologa. Sul DOC, capisco i sensi di colpa che lei prova e mi dispiace. Il tema del controllo è per lei centrale e in quella situazione non lo ha potuto esercitare, perché non dipende da lei. Porti in terapia questi aspetti e lavori sul senso di colpa e il bisogno di controllo.
Resto a disposizione per ulteriori informazioni e domande. Cordiali saluti
Grazie per aver condiviso qualcosa di così intimo e delicato. Ti rispondo tenendo conto anche del fatto che stai già affrontando un percorso terapeutico — il che è un passo fondamentale e molto positivo.

**Prima di tutto: quello che è successo non è colpa tua.**
Un contatto accidentale, soprattutto in un contesto affollato e confuso, non equivale in nessun modo a un tradimento. Non hai cercato quella situazione, non l’hai voluta e non hai tratto piacere da essa. La tua reazione di disagio è assolutamente comprensibile, ma non hai nulla di cui colpevolizzarti.

---

**Il senso di colpa che provi è un segnale del DOC, non della realtà.**
Quando dici: *"So di stare esagerando però il mio DOC mi fa sentire molto in colpa..."*, stai già mostrando un’importante consapevolezza: sai distinguere tra ciò che è realmente accaduto e ciò che la tua mente, sotto l'effetto del Disturbo Ossessivo Compulsivo, ti spinge a pensare. Questo è un progresso fondamentale nel lavoro terapeutico.

Il DOC spesso si nutre proprio dell'incertezza e del bisogno di controllo totale. Ti fa pensare che, se non analizzi ogni minimo dettaglio o se non confessi ogni pensiero, stai ingannando te stessa o chi ti sta accanto. Ma questa è una trappola del disturbo, non una verità.


**Parlare o no con il tuo ragazzo: dipende dalla motivazione.**
Ti invito a riflettere su *perché* vorresti dirglielo. Se il desiderio nasce dal bisogno di liberarti da un senso di colpa opprimente o di “confessare” per sentirti più in controllo, forse è il DOC a guidare quella spinta. Se invece senti di voler condividere un momento di disagio perché ti senti vulnerabile e hai bisogno di supporto, allora può avere un senso più autentico.

In ogni caso, non sei obbligata a raccontare ogni cosa se farlo serve solo ad alimentare l’ansia. Questo non significa mentire: significa imparare a riconoscere quando si sta cercando sollievo attraverso rituali mentali o verbali, cosa molto comune in chi vive con il DOC.


**Un consiglio pratico e psicologico: accogli la tua umanità.**
Può essere utile ripeterti (magari anche scrivendolo):

> “Posso tollerare l’incertezza. Questo evento non dice nulla su chi sono o su quanto valga la mia relazione. Sto imparando a lasciar andare il controllo assoluto.”

È doloroso sentire che non possiamo prevedere tutto, ma è anche ciò che ci rende vivi, reali, presenti.

**Infine, continua il tuo lavoro in terapia.**
Hai già fatto una cosa coraggiosa iniziando un percorso con una psicologa. Porta anche questo episodio in seduta: sarà un’occasione preziosa per esplorare insieme i temi del controllo, della colpa e del bisogno di rassicurazione.

Se vuoi, possiamo approfondire insieme anche strategie per gestire queste situazioni o per comunicare con il tuo partner in modo sano.

Ti sei espressa con grande lucidità e sensibilità. Sei già molto più avanti di quanto forse credi.
Dott. Michele Milazzo
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Da quanto descrive, sembrerebbe che l’episodio sia avvenuto in modo del tutto accidentale, senza intenzionalità né da parte sua né da parte dell’uomo coinvolto nel contatto.

Ciò che colpisce maggiormente, però, è il modo in cui lei attribuisce a sé colpe e responsabilità che, alla luce di ciò che scrive, non sembrano affatto dipendere da lei.
Questo atteggiamento, unito alla paura di aver “tradito” e al bisogno di controllare ogni aspetto della realtà, può essere collegato ai vissuti e ai meccanismi tipici del Disturbo Ossessivo Compulsivo, come lei stessa accenna.

È molto positivo che lei stia già lavorando su questi temi con una psicologa, e la invito a proseguire su questa strada.
Lavorare sugli schemi di pensiero e sul modo in cui ci si relaziona a essi può, nel tempo, favorire una maggiore serenità interiore e un rapporto più equilibrato e accogliente con se stessi.

Un caro saluto.
Dott. Michele Milazzo
Dott. Leonardo Iacovone
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, parto dal fatto che non vedo in quale modo lei possa aver causato o contribuito a questo "incidente". Incidente che, da come lo ha riportato, mi sembra piuttosto una molestia in piena regola. Parlando in generale, capisco il suo sentirsi in colpa per cose che spesso hanno poco a che fare con la nostra volontà o azioni. O allo stesso tempo, affliggersi eccessivamente per come i nostri comportamenti possano far sentire le altre persone, anche a fronte di situazioni apparentemente innocenti che non danneggiano sicuramente nessuno ma a cui noi attribuiamo un eccessivo peso. Le auguro un in bocca al lupo nel suo percorso con la collega. Un caro saluto

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