Salve dottori esiste il bene e il male in senso assoluto? O è tutto puramente soggettivo? Mi spiego

24 risposte
Salve dottori esiste il bene e il male in senso assoluto? O è tutto puramente soggettivo? Mi spiego meglio l azioni che faccio io oggi ho sempre intenzione di fare bene non ho mai intenzione maligne ma come faccio a sapere se siano giuste o sbagliate ? Su che parametri mi devo misurare ? E se in un futuro scopro di essere stato malvagio invece che buono e se in un futuro il male fosse bene e bene fosse male ? Io personalmente ho sempre agito secondo il mio sentire e questo mi ha donato sempre serenità adesso questo dubbio mi sta destabilizzando un po’ grazie per una vostra risposta
Dott.ssa Elisa Folliero
Psicologo, Psicoterapeuta
Spino d'Adda
Buongiorno. Ha sollevato una domanda antica e profondissima: il rapporto tra bene e male, se siano assoluti o relativi, e come orientarsi nel viverli.
Secondo molte tradizioni religiose o filosofiche, esiste un bene e un male universale, indipendente dalle opinioni individuali. Ad esempio: non uccidere, non torturare, non ingannare deliberatamente. Se invece si volesse adottare una visione relativa, ciò che è bene o male cambia in base alle epoche, alle culture e alle prospettive.
In pratica, entrambe le visioni hanno un fondo di verità: ci sono principi che sembrano universali (come il rispetto della vita), ma anche molte sfumature che dipendono dal contesto. Per capire se le sue azioni siano buone o cattive,

2. Come capire se le tue azioni sono buone o cattive, ci sono alcuni “parametri” che può usare, come "bussola":
Innanzitutto, l'intenzione: lei afferma di agire senza malizia. Questo è un criterio importante: la volontà di fare il bene è già un orientamento etico. Prendiamo, inoltre, in considerazione le conseguenze: oltre alle intenzioni, è utile chiedersi quali effetti produce questa azione sugli altri e su di me? Porta sofferenza o sollievo?
Infine, credo sia importante prendere in considerazione la "coerenza". Difatti, se i suoi valori interni e le sue azioni coincidono, tenderà a sentirsi sereno. Se invece avverte uno strappo interiore, è un segnale che c’è qualcosa da rivedere.
È possibile che alcune norme cambino. Ma ci sono azioni che quasi sempre vengono percepite come dannose (crudeltà gratuita, manipolazione, sfruttamento). Se si muive con attenzione, rispetto ed empatia, difficilmente si scoprirà “malvagio”, in futuro.
Ha affermato una cosa preziosa: seguire il suo sentire le ha sempre donato serenità.
Questo è un grande indicatore: quando ciò che fa le lascia pace interiore, ciò significa che è in linea con il suo cuore e con ciò che percepisce come giusto.
Le suggerisco, in futuro, prima di agire o esprimere un giudizio, chiedersi tre cose:

Lo sto facendo con buona intenzione?

Potrebbe ferire inutilmente qualcun altro?

Dopo averlo fatto, mi sentirò in pace con me stesso?

Se rispondi “sì, no, sì”, lei è probabilmente sulla strada giusta.
Sperando di esserle stata d'aiuto,
Dott.ssa Elisa Folliero

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Dott.ssa Caterina Falessi
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno,

I temi che pone sono molto delicati, sarebbe necessario approfondire anche solo per comprendere a cosa si riferisce. È importante ricordare che le tematiche esistenziali (come per esempio la paura di fare del male) hanno a che fare con la salute mentale e che quindi vi è una connessione tra moralità e benessere psicologico. Per questo motivo sarebbe importante valutare la possibilità di intraprendere un percorso psicologico, per costruire una sicurezza e chiarezza interna che permetta di accettarsi, compiere delle scelte e valutarsi positivamente, chiedendosi da dove provengano i dubbi e la confusione riguardo a queste tematiche. In generale possiamo essere giudicati per l'intenzionalità delle nostre azioni, secondo la legge ed i costumi di una cultura, il resto è considerato a discrezione personale. Spesso le nostre scelte collidono con i bisogni altrui e ciò può creare conflitti e sensi di colpa, ma questo non significa che la persona sia malvagia. Resto a disposizione in caso desideri esplorare i suoi vissuti a riguardo.

Un caro saluto,
dott.ssa Caterina Falessi

Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Gentile utente,
quello che solleva è un interrogativo molto profondo e comune a molte persone, soprattutto nei momenti di riflessione sulla propria vita. La distinzione tra bene e male può sembrare relativa, perché dipende dai valori culturali, religiosi e sociali in cui si cresce. Tuttavia, un punto di riferimento importante è l’intenzione che muove le azioni: se il suo agire è guidato dal rispetto per sé stesso e per gli altri, difficilmente potrà essere considerato “malvagio”.
Può aiutare chiedersi:
- quello che faccio reca danno a me o a chi mi sta intorno?
- oppure porta beneficio, rispetto, cura?
Questo tipo di domande la può guidare in modo più concreto rispetto a concetti astratti di bene e male.
Il fatto che lei agisca con sincerità e che in passato ciò le abbia dato serenità è un segnale positivo: probabilmente i suoi valori personali sono già un buon orientamento. Se però questi pensieri iniziano a diventare troppo invasivi o a generare ansia, parlarne con un professionista può aiutarla a ritrovare un equilibrio più sereno.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
Il tema che lei porta è molto profondo e riguarda domande che l’essere umano si pone da sempre. Non esiste una risposta unica. Per alcuni il bene e il male hanno un valore assoluto, per altri dipendono dal contesto, dai propri valori, dalla cultura e dalle intenzioni. Un punto fermo che può aiutare è proprio quello che lei già fa: agire con consapevolezza e secondo il proprio sentire, cercando di non ledere se stessi né gli altri.
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Capisco il tuo dubbio: non stai cercando una lezione di filosofia, ma un modo concreto per orientarti senza perdere la serenità. Dal tono e dal tipo di domanda immagino tu sia giovane: è proprio tra l’adolescenza e la prima età adulta che si costruisce la bussola morale personale. È normale che, mentre si forma, compaia l’ansia di “non sbagliare mai”.
La verità scomoda (ma liberante) è questa: nessuno può garantirsi di non sbagliare. L’idea di essere “sempre nel giusto” è una richiesta impossibile che alimenta pensieri intrusivi. Quando il dubbio diventa un tarlo, non è più etica: è ansia che cerca certezze assolute. Allora il lavoro è duplice: darti criteri chiari e, insieme, ridurre la pretesa di perfezione.
Una bussola pratica per orientarsi, serve:
1) Presenza
Prima di agire, chiediti: sono davvero qui ed ora? Sono radicato nel corpo e nel respiro? Senza presenza si agisce in automatico, spinti da ansia o abitudine.
2) Intenzione + Responsabilità
La mia intenzione è onesta? Sono disposto a portare il peso delle conseguenze prevedibili delle mie azioni?
3) Effetto relazionale
Ciò che faccio avvicina o allontana? Costruisce fiducia o la erode?
4) Non-nocività
Sto evitando di danneggiare deliberatamente me stesso o gli altri (dignità, libertà, integrità)?
In sintesi: la vita non ti chiede di essere perfetto, ma presente. Con questa bussola non avrai la garanzia di “non sbagliare mai”, ma la certezza di camminare in una direzione che costruisce e non distrugge.
Dott.ssa Elena Sonsino
Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Caro utente, comprendo il tuo dubbio: spesso non esistono risposte assolute. Credo che ascoltare il proprio sentire, con consapevolezza e apertura, possa comunque essere una guida preziosa nel proprio percorso.
Dott.ssa Susanna Scainelli
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Albino
Buongiorno, è interessante il dubbio che si pone, sicuramente potrebbe iniziare con il comprendere meglio perché le è sorto attraverso un percorso psicologico. Utile anche perchè le permetterebbe di conoscere meglio se stesso e il suo funzionamento. Se avesse bisogno sono a sua disposizione in presenza o online, per una terapia di tipo relazionale integrata, con il supporto di varie tecniche personalizzate in base al paziente, ai suoi bisogni ed obiettivi con evidenza scientifica. Dott.ssa Susanna Scainelli
Dott.ssa Lucrezia Farese
Psicologo, Psicologo clinico
Fragneto Monforte
Salve e grazie per la domanda molto profonda. Il concetto di bene e male è da sempre oggetto di riflessione filosofica, morale e culturale, e spesso non esiste una risposta assoluta e universale. Tuttavia, orientarsi secondo valori condivisi, come il rispetto, l'empatia e la non violenza, può essere un riferimento utile. Il fatto che lei agisca con intenzioni sincere e in linea con il suo sentire è un segnale positivo di consapevolezza interiore. Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento, Dott.ssa Farese Lucrezia
Dott. Luca Conti
Psicologo, Psicologo clinico
Gallarate
Buonasera, è un tema estremamente delicato, non solo per la possibilità di discriminare bene e male, ma per il fatto che lei possa arrivare a dubitare, da un punto di vista etico, delle sue azioni, che pare la cosa che la destabilizzi di più.

In questo senso sarebbe importante capire perchè lei in questo periodo ha iniziato a dubitare della bontà delle sue azioni.

Un caro saluto,

LC
Dott.ssa Maria Betteghella
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Salerno
Salve. C'è tanto dietro questa domanda, ma forse una chat non è il luogo in cui approfondire questi dubbi. La letteratura e la filosofia, ad ogni modo, hanno da offrire ogni tipo di approfondimento teorico e intellettuale, da Dostoevskji a Nietzsche.
Se poi la sua domanda riguarda i suoi pensieri privati (o forse segreti) e sente il bisogno di condividerli, resto a disposizione per un colloquio anche online.
Dott.ssa Emanuela Franchina
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve, La ringrazio molto per aver condiviso questo momento e questo tema così profondo.
Bene e male non sono concetti assoluti, spesso dipendono dal contesto, dalla cultura, ma soprattutto dai valori personali che guidano le nostre azioni.
L’aspetto importante è che lei possa agire restando fedele al suo sentire ed a ciò in cui crede, poiché questo significa essere in connessione con se stesso.
Soffermarsi troppo a chiedersi se in futuro il bene diventerà male (e viceversa) rischia di allontanarla dal presente e di farle perdere contatto con ciò che oggi la fa stare bene.

Per questo può essere utile chiedersi: questo pensiero mi è di aiuto o mi destabilizza?

Imparare a distinguere i pensieri costruttivi da quelli che invece non portano benessere è già un passo importante. Quelli non costruttivi possono essere accolti, ringraziati e poi lasciati andare, per tornare a concentrarsi su ciò che fa stare bene.
Spero che queste parole possano esserle di sostegno.

Se sente il bisogno di approfondire questi aspetti attraverso un percorso di sostegno psicologico, rimango a disposizione.

Un caro saluto,

Dott.ssa Emanuela Franchina

Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, esiste un bene oggettivo o tutto è relativo? In psicoterapia, soprattutto nell’approccio umanistico, ciò che conta spesso non è tanto stabilire una verità assoluta, ma comprendere cosa è autentico per sé, nel rispetto dell’altro e dei propri valori.
Il fatto che lei agisca con intenzioni buone, seguendo il proprio sentire, è già un indicatore importante di integrità interiore. Il dubbio che ora la destabilizza potrebbe essere il riflesso di una fase di maggiore introspezione, o anche di una temporanea insicurezza legata alla paura di sbagliare. In questi casi, la Mindfulness può aiutare a riconoscere i pensieri per quello che sono: eventi mentali, non verità assolute.
In analisi bioenergetica, si direbbe che il corpo riconosce il bene quando sente coerenza tra ciò che pensa, sente e fa. Se oggi ha vissuto con serenità le sue scelte, si fidi di questo equilibrio. Non esiste un parametro universale, ma esiste una bussola interiore: il rispetto per sé e per gli altri. Se quella rimane accesa, difficilmente si finisce nel “male”. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve, la domanda che pone è molto profonda e tocca un tema che accompagna l’essere umano da sempre: come distinguere il bene dal male e come orientarsi nelle proprie scelte. È comprensibile che, riflettendo su questi aspetti, possano emergere dubbi che creano incertezza e persino ansia, perché in gioco non c’è solo il comportamento esteriore ma anche la percezione di sé come persona, con il timore di scoprire in futuro di aver vissuto o agito in modo sbagliato. Da una prospettiva cognitivo comportamentale, è importante partire da un punto chiaro: non esiste un parametro assoluto che possa rispondere in modo definitivo alla domanda su cosa sia il bene e cosa sia il male in senso universale. Ciò che esiste, però, sono dei riferimenti condivisi, come le norme sociali, i valori culturali e le leggi, che rappresentano delle linee guida per vivere in una comunità. Allo stesso tempo, ciascuno porta dentro di sé un sistema di valori personali, frutto della propria educazione, delle esperienze e delle riflessioni maturate nel tempo. È proprio da questo incontro tra valori interiori e riferimenti esterni che nasce la possibilità di orientarsi. Quello che mi colpisce dalle sue parole è che lei descrive di agire sempre con l’intenzione di fare del bene e che fino ad ora questo le ha dato serenità. Questo è un segnale importante, perché ci dice che la sua bussola interiore funziona, nel senso che le permette di prendere decisioni coerenti con i suoi principi. È naturale che ora, trovandosi a riflettere in modo più filosofico e astratto, la sua mente la porti a dubitare di ciò che fino a ieri le sembrava chiaro. Ma i dubbi non cancellano il valore delle azioni che ha compiuto con sincerità e con l’intenzione di non danneggiare nessuno. Spesso la mente, soprattutto nelle persone che hanno una forte sensibilità morale, si concentra su domande ipotetiche come “e se un domani scoprissi di essere stato nel torto?” oppure “e se ciò che oggi considero bene un domani fosse male?”. Questi pensieri, pur essendo stimolanti sul piano intellettuale, rischiano di intrappolare in un circolo infinito di incertezze. In realtà ciò che possiamo fare è vivere nel presente, prendendo decisioni che oggi risultano coerenti con i nostri valori e con il contesto in cui viviamo. Non possiamo avere la garanzia assoluta che il futuro non cambi le prospettive, ma possiamo avere la certezza che le scelte fatte in buona fede e con consapevolezza hanno comunque un valore positivo. Un passaggio importante è proprio quello di non confondere l’intenzione con il risultato. A volte possiamo agire con le migliori intenzioni e scoprire che qualcuno ha sofferto per un nostro gesto. Questo non significa che eravamo malvagi, ma che le conseguenze non erano pienamente prevedibili. Lavorare su questa distinzione aiuta a ridurre il senso di colpa eccessivo che può emergere quando ci si interroga troppo rigidamente su ciò che è giusto o sbagliato. In conclusione, il parametro a cui può riferirsi è duplice: da un lato il rispetto delle regole condivise, che danno un quadro esterno di riferimento, dall’altro la coerenza con i suoi valori e le sue intenzioni profonde. Continuare a chiedersi se si sta facendo il bene o il male è un segno di coscienza e sensibilità, ma trasformare il dubbio in ossessione rischia di toglierle serenità e di farle perdere di vista la realtà dei suoi comportamenti, che finora le hanno restituito la sensazione di vivere in armonia con se stesso e con gli altri. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente,
la sua riflessione tocca un tema profondo e antico, che riguarda la natura stessa del bene e del male. In filosofia, in psicologia e nelle tradizioni religiose o culturali non esiste una risposta unica, perché ciò che viene considerato “giusto” o “sbagliato” varia molto in base al contesto storico, sociale e personale. Tuttavia, alcune coordinate possono aiutarla.

Da un punto di vista psicologico, è significativo che lei sottolinei come le sue azioni siano sempre guidate dall’intenzione di fare del bene. Questo è un aspetto molto importante: l’intenzionalità, ovvero il movente con cui agiamo, costituisce già un criterio rilevante di valutazione. Naturalmente, non sempre le intenzioni coincidono con gli effetti reali delle azioni, ma avere consapevolezza di muoversi da un desiderio positivo è un fondamento solido per orientarsi.

Il dubbio che lei esprime – “e se in futuro scoprissi di essere stato malvagio invece che buono?” – sembra contenere la paura di un giudizio retrospettivo o di un cambiamento radicale dei valori. In realtà, i sistemi morali e culturali possono cambiare nel tempo, ma ciò non annulla la bontà delle sue scelte se in quel momento erano coerenti con il suo sentire autentico, con il rispetto per gli altri e con i valori condivisi dalla comunità in cui viveva.

Il punto, dunque, non è tanto raggiungere una definizione assoluta di bene e male, quanto costruire un orientamento interiore che le permetta di vivere con coerenza, responsabilità e rispetto. Spesso i parametri utili possono essere il benessere che le sue azioni generano per sé e per gli altri, la capacità di non arrecare intenzionalmente danno e la possibilità di riconoscersi nelle proprie scelte senza provare vergogna o senso di colpa eccessivo.

È normale, soprattutto in momenti di fragilità o maggiore introspezione, che nascano dubbi così radicali. La invito a vedere questa domanda non come una minaccia, ma come un segnale di quanto lei tenga alla propria integrità morale e al desiderio di vivere in modo etico. Coltivare il dialogo con se stesso e, se necessario, portare questa riflessione in un percorso psicologico può aiutarla a trasformare l’ansia del dubbio in un’occasione di crescita personale.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, la sua domanda è interessante e curiosa. Molto esistenziale. Ciò che mi colpisce però e come mai proprio adesso nella sua vita le si è insinuato questo dubbio? Dopo tutto lei dice di aver agito sempre con buon senso e questo le ha dato serenità, come mai proprio ora dubita delle sue azioni? Se anche dovesse scoprire di aver agito in un modo che per lei era giusto ma per altri no, questo cosa significherebbe per lei?
Porsi tali domande nella sua vita è assolutamente legittimo, forse la riflessione che dovrebbe farsi non è sul contenuto ma sul significato che ha per lei tutto ciò. Potrebbe farlo in uno spazio protetto con un professionista che la possa accompagnare nell'esporazione di questo momento della sua vita. Rimango a sua disposizione cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott.ssa Alessandra Motta
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Capisco il Suo turbamento: quando la mente cerca certezze assolute su bene e male, rischia di perdersi in un labirinto senza uscita. In realtà, ciò che conta non è un criterio universale, ma il modo in cui le Sue azioni hanno effetti concreti su di Lei e sugli altri. Restare ancorato al presente, osservando se ciò che fa genera serenità o sofferenza, è la bussola più affidabile: non verità eterne, ma il vissuto reale che ogni giorno Le mostra la direzione
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno forse sbaglio, ma ho la sensazione di aver già risposto almeno un paio di volte a domande molto simili che nonostante l'interesse esistenziale, finiscono per essere pure speculazioni intellettuali. Se non è così mi scuso e lascio spazio ai miei colleghi per eventuali e più articolate risposte. Cordiali saluti
Dott.ssa Marzia mazzavillani
Dott.ssa Valeria Foschi
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Crema
Buongiorno,
dalle sue parole sembra emergere il bisogno di avere una conferma e una certezza di non arrecare danno agli altri. Immagino quanto possa essere destabilizzante e faticoso. Si è mai interrogato su questo bisogno? Da quando è emerso?
Non penso possa trovare conforto da una risposta razionale riguardo all’esistenza del male assoluto, ma piuttosto esplorando le emozioni che le genera l’idea di poter essere portatore di male, seppure in modo involontario. Questo è quello che aiuto le persone a fare durante il colloquio, esplorare, conoscere ed accettare il modo unico e soggettivo che ognuno di noi ha di vivere le situazioni. Valuti quanta sofferenza le porta questo dubbio e l'opportunità di un supporto professionale.

Cordialmente
dott.ssa Valeria Foschi
Caro utente,
il dubbio che lei porta è molto profondo e riguarda domande che da sempre l’essere umano si pone: esistono criteri universali per distinguere il bene dal male o tutto dipende dal contesto, dalla cultura e dal punto di vista personale?
Dal punto di vista psicologico, è importante notare che ciò che la sta destabilizzando non è tanto il comportamento concreto – che lei descrive come guidato da buone intenzioni e in linea con i suoi valori – ma il pensiero stesso di non poter mai avere una certezza assoluta. Questo può generare ansia, perché la mente cerca garanzie definitive in campi dove, per loro natura, esistono più sfumature che risposte nette.
In queste situazioni, può essere utile spostare l’attenzione dal bisogno di una verità assoluta ai criteri di riferimento personali e condivisi: i propri valori, il rispetto per sé e per gli altri, i principi etici e le regole sociali che orientano le scelte quotidiane. Se fino ad oggi il suo agire le ha portato serenità, è probabile che stia già seguendo parametri coerenti con la sua integrità.
Un percorso psicologico può aiutarla a distinguere tra un dubbio sano e una tendenza a rimuginare che porta solo sofferenza, e a rafforzare la fiducia nella propria capacità di scegliere in modo autentico e consapevole.


Un caro saluto,
Dott.ssa Quintiliano Francesca Cristina
Psicologa – colloqui online e in presenza (Verona)
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
La tua riflessione tocca un tema antico e molto profondo. La distinzione tra bene e male, infatti, non è mai stata univoca: dipende da contesti storici, culturali, religiosi e filosofici. Ci sono azioni che in certi tempi o luoghi sono state considerate giuste e in altri condannate. Questo mostra che non esiste un criterio assoluto valido in ogni epoca e in ogni società.

Allo stesso tempo, però, non significa che tutto sia puramente soggettivo. Gli esseri umani, ovunque nel mondo, hanno sviluppato criteri comuni che aiutano a distinguere comportamenti costruttivi da distruttivi: il rispetto della vita, la protezione dei più deboli, la giustizia, la reciprocità. Non sono perfetti e cambiano nel tempo, ma formano una base etica condivisa che ti permette di orientarti.

Il parametro più utile non è chiederti se esista un bene “assoluto”, ma guardare alle tue intenzioni e alle conseguenze delle tue azioni. Se agisci con rispetto, senza intenzione di nuocere, cercando di costruire e non distruggere, stai muovendoti nel campo di ciò che in genere viene riconosciuto come “bene”. L’ansia di scoprire un domani di essere stato “malvagio” nasce più dal bisogno di certezza assoluta che dalla realtà dei tuoi comportamenti: il fatto che tu ti ponga questa domanda dimostra già una forte attenzione etica.

In altre parole, non hai bisogno di una regola immutabile per sapere se stai agendo nel bene. Ti basta osservare: sto rispettando me stesso e gli altri? Le mie azioni portano più cura che danno? Se la risposta è sì, allora puoi fidarti del tuo sentire, che finora ti ha dato serenità.

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Giulia Antonacci
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente,
la domanda che pone tocca un tema molto profondo e antico, su cui si sono interrogate filosofia, psicologia ed etica.
In termini psicologici, non esistono risposte assolute su ciò che è “bene” o “male” in senso universale, ma esistono valori, intenzioni e contesti relazionali che danno significato alle nostre azioni. Il fatto che lei agisca con intenzioni sincere e in accordo con il proprio sentire è un elemento importante, che spesso guida verso scelte coerenti e rispettose di sé e degli altri. Quando nasce il dubbio, come sta accadendo ora, può essere utile fermarsi e chiedersi: “Da dove arriva questa inquietudine? Cosa sta mettendo in discussione dentro di me?”
Un percorso psicologico può offrire uno spazio sicuro per esplorare queste domande, senza giudizio, dando voce a ciò che oggi la sta destabilizzando.
Un saluto cordiale
Dott.ssa Elena Brizi
Psicologo, Psicologo clinico
Tarquinia
Buon pomeriggio.
I parametri che possiamo usare non sono assoluti, ma possiamo coltivarli: la capacità di empatia, il rispetto per l’altro, l’intenzione sincera, la coerenza con ciò che sentiamo giusto nel cuore. Potrà succedere che un giorno lei guarderà indietro e rivedrà certe azioni da un’altra prospettiva. Non per questo sarà stato 'malvagio'.
Semplicemente, sarà cresciuto.
Il bene non è l’assenza di errore, ma la volontà costante di cercare ciò che è più vero, più giusto, più umano.
Per qualsiasi cosa, mi contatti pure.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Dr. Matteo Selva
Psicologo, Psicologo clinico
Montecatini-Terme
Buongiorno,
è una questione molto complessa.
Le cito una infinitesima parte della teoria dello YIN e dello YANG della medicina tradizionale cinese: nello yin c'è sempre un po' di yang; nello yang, c'è sempre un po' di Yin.
Credo, personalmente, che questa descrizione sia calzante.
Ha provato a chiedersi da dove proviene il suo bisogno di dover appartenere alla parte del "bene assoluto"?
La saluto
Buonasera,
io Le suggerirei di riflettere su chi e cosa è importante per la sua. Dopo di chè agire mosso dai valori che vuole mettere al centro della sua vita.
Indubbiamente, un percorso di terapia può esserLe facilitante in questa scoperta.

Dott. Giuseppe Salciarini

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