Salve cari dottori vi scrivo che da un paio di mesi mi sento disconnesso dal mondo esterno nel senso

24 risposte
Salve cari dottori vi scrivo che da un paio di mesi mi sento disconnesso dal mondo esterno nel senso che mi sento come se non sono presente, cioè conosco tutto quello che vedo ecc ma non sono presente, una brutta sensazione… ma qui arrivo al punto perché ho fatto questo post, non so perché ma ho paura di avere allucinazioni o deliri, ma una paura proprio forte come se realmente prima o poi dovrò avere un allucinazione, per esempio la sera di più ma anche di giorno ma mi succede molto di più la sera, per essempio ieri sera avevo paura di dormire come se la mia testa mi faceva dire che prima o poi vedevo qualcuno accanto a me, quindi ero sempre sugli attenti guardavo la sedia che avevo nella mia stanza e mi immaginavo di vedere qualcuno seduto li, oppure dovevo andare in bagno visto che dovevo passare dal corridoio che era buio mi veniva una forte paura come se la mia testa mi faceva credere che davanti a me mi trovavo qualcuno, in paura di avere deliri, leggo che magari la gente che soffre di psicosi possa credere che in tv parlino di lei e mi sale la paura perché ho paura di crederci anche io, in più stamattina appena sveglio avevo pensieri in testa come se mi facevano delirare, oppure ho letto che la gente possa credere che i volti delle persone possono prendere forma di un mostro e quindi mi viene la paura che vedo i miei genitori trasformati quindi li guardo sempre in faccia, o quando entro nella mia stanza la prima cosa che faccio e guardarmi attorno come se vedo qualcuno… una brutta cosa… quindi sto sempre con la paura addosso dalla mattina a sera quindi vi dico la verità ho paura che tutte queste paure che ho sia un inizio di psicosi vera e propria… quindi vorrei chiedere un consulto a voi dottori se mi devo preoccupare? Se con tutti queste paure che ho che sembrano reali perchè mi metto paura anche se non li ho possono essere già psicosi oppure cosa? cioè mi spiego meglio avere così tanto paura come se la mia testa mi dice che devo vedere qualcuno oppure avere deliri e già psicosi o cosa? e se non e psicosi posso entare con queste paure in psicosi visto che sembrano come reali queste paure...
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Gentile utente,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità quello che sta vivendo. La sensazione di essere “disconnesso” dalla realtà, come se non fosse davvero presente nel momento, può essere legata a stati di derealizzazione o depersonalizzazione: si tratta di esperienze psicologiche che, pur essendo molto destabilizzanti, sono più comuni di quanto si pensi e spesso legate a condizioni come ansia intensa, attacchi di panico o forte stress.

Le paure ricorrenti che descrive – ad esempio l’idea di poter avere allucinazioni o deliri, o il timore che il proprio cervello “voglia farle vedere qualcuno” – sembrano legate a un forte stato d’ansia anticipatoria. È come se la sua mente fosse costantemente in allerta, temendo che qualcosa di terribile possa accadere da un momento all’altro. Questo non significa necessariamente che stia sviluppando una psicosi. Anzi, il fatto stesso che si ponga dubbi su quello che prova e che cerchi rassicurazioni è un indicatore importante: chi è in uno stato psicotico spesso non ha consapevolezza del carattere irrazionale o anomalo delle proprie convinzioni.

Tuttavia, la paura costante, l’ipercontrollo su ciò che percepisce e il pensiero fisso di “poter impazzire” possono generare ulteriore disagio e portare a un circolo vizioso molto faticoso. È importante distinguere tra:

Ansia da paura di perdere il controllo, che può creare pensieri intrusivi e scenari catastrofici come quelli che descrive;

Disturbi dissociativi, come la derealizzazione, spesso associati a stress prolungato;

E vere e proprie condizioni psicotiche, che però richiedono un’analisi più approfondita e attenta, anche in base ad altri segnali clinici.

Per questo motivo, non è consigliabile autodiagnosticarsi né lasciarsi sopraffare dalle paure leggendo online.

Sarebbe molto utile e consigliato rivolgersi a uno specialista – come uno psicologo o uno psichiatra – per valutare a fondo la situazione, comprendere meglio i sintomi che sta vivendo e ricevere un aiuto adeguato. Un percorso terapeutico può davvero fare la differenza, soprattutto se affrontato tempestivamente.

DOTTORESSA SILVIA PARISI
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno. Quello che lei descrive, ovvero il senso di disconnessione dalla realtà, la difficoltà a sentirsi presente, il bisogno costante di controllare l’ambiente, il timore che possano comparire allucinazioni o che la mente perda il contatto con la realtà, sono vissuti che molte persone sperimentano in condizioni di ansia intensa e prolungata. In particolare, questo stato viene spesso definito come “derealizzazione” o “depersonalizzazione”, e rappresenta una reazione dell’organismo a uno stress elevato, non un segnale che si sta impazzendo. Il fatto che lei sia consapevole di avere queste paure, che riesca a raccontarle con lucidità, che si renda conto che sono timori e non fatti reali, è un elemento molto importante. Nella psicosi vera e propria, infatti, viene a mancare questo tipo di consapevolezza. La persona psicotica non ha il dubbio che qualcosa sia vero o no, ma lo crede con assoluta certezza. Lei, invece, sta osservando con attenzione quello che le passa per la mente, ne è spaventato, ma allo stesso tempo si pone domande, cerca rassicurazioni, si confronta. Tutto questo va nella direzione opposta rispetto a una perdita di contatto con la realtà. La sua mente, sotto pressione, ha iniziato a generare immagini, pensieri, scenari che evocano paura, come la possibilità di vedere qualcuno nella stanza, di percepire volti trasformarsi, di credere che la televisione parli di lei. Non si tratta di deliri o allucinazioni, ma di pensieri intrusivi e spaventosi che si accompagnano all’ansia. In una condizione ansiosa come quella che sta descrivendo, è molto comune che il corpo sia in stato di allerta costante, e la mente produca scenari catastrofici, in modo da “prepararsi al peggio”. Il problema è che questa ipervigilanza le impedisce di rilassarsi e le fa credere che l’unico modo per proteggersi sia quello di controllare ogni cosa, aumentando però ancora di più l’ansia. Il fatto che lei si immagini scene spaventose o senta come se la mente volesse “crederci” non significa che le stia vivendo davvero. Anzi, proprio il fatto che tutto questo le generi paura ci dice che il suo senso della realtà è ancora ben presente, ma sopraffatto da una mente in allarme. Anche la confusione che a volte percepisce appena sveglio è compatibile con uno stato ansioso, e non è segnale di un esordio psicotico. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, sarebbe utile aiutarla a riconoscere questi pensieri per quello che sono: ipotesi, immagini mentali, contenuti che la sua mente produce ma che non necessariamente corrispondono a una realtà. Spesso, ciò che ci spaventa non è la realtà in sé, ma il significato che attribuiamo a ciò che pensiamo. Se un pensiero spaventoso viene interpretato come un segnale di pericolo reale, l’ansia cresce. Ma se lo stesso pensiero viene riconosciuto come “un pensiero e basta”, la sua forza si riduce. È importante che lei sappia che non è solo. Questo tipo di disagio, pur essendo molto faticoso, è affrontabile e trattabile. Lavorare insieme a un terapeuta cognitivo-comportamentale potrebbe aiutarla a riconoscere i meccanismi che alimentano queste paure, a ridurre i comportamenti di controllo e a recuperare un senso di sicurezza interna, senza dover continuamente difendersi da qualcosa che, in realtà, non sta accadendo. Quindi, alla sua domanda se deve preoccuparsi nel senso di essere sull’orlo di una psicosi, la risposta è no: i segnali che descrive sono compatibili con uno stato ansioso intenso, non con una perdita di contatto con la realtà. Ma è altrettanto vero che questo disagio merita attenzione e cura, perché vivere con questa paura costante può logorare. Ed è proprio per questo che ha senso affrontarlo, non perché lei sia malato o stia impazzendo, ma perché ha il diritto di tornare a sentirsi più libero e più sereno. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Attenzione, non stai delirando, perché le cose che hai paura di vedere o sentire di fatto non le vedi e non le senti! Sei solo entrato in un forte stato di angoscia e panico, cui è consigliabile parlare con uno psicologo, per ricercarne la causa e stroncarlo sul nascere, visto che ti rende comunque difficile affrontare la quotidianità. Prenditi cura di te, sii razionale e ricordati che sei tu ad avere controllo sul tuo cervello. Per qualsiasi cosa, puoi scrivermi.
Dott.ssa Elena Brizi
Psicologo, Psicologo clinico
Tarquinia
Gentile utente,
comprendo questa sua situazione e mi dispiace molto.
So che tutto questo le sembra reale e rispetto quello che prova.
Posso dirle che, da quello che penso leggendo la sua storia, non c’è nulla di cui preoccuparsi nonostante lei possa percepirlo diversamente.
Soltanto il fatto che lei abbia paura di poter “cadere” nella psicosi o in un delirio dimostra che è una persona lucida ed in grado di affrontare tutto questo.
Se ha voglia di parlarne, può contattarmi.
Per qualsiasi cosa, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Dott.ssa Eleonora Rossini
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Cesena
Buongiorno
grazie per aver condiviso con tanta precisione e sincerità quello che sta vivendo. Da ciò che descrive, emerge un forte stato di ansia e paura persistente legata al timore di perdere il controllo della realtà, anche in assenza di veri episodi psicotici come allucinazioni o deliri.
È importante sapere che avere paura di “impazzire” non equivale ad esserlo, anzi: spesso queste paure sono tipiche di condizioni ansiose e non indicano necessariamente l’inizio di una psicosi.
Tuttavia, proprio perché il disagio che descrive è intenso e sta compromettendo la sua quotidianità, le consiglierei di rivolgersi a un professionista per una valutazione diretta. Intervenire può aiutarla a ritrovare sicurezza e sollievo.
Resto a disposizione se desidera approfondire.
buonasera,
quello che descrive sembra essere legato a un’ansia molto intensa, accompagnata da pensieri intrusivi e da una possibile derealizzazione o depersonalizzazione (cioè la sensazione di sentirsi distaccato dalla realtà o da sé stesso). Questi sintomi, per quanto spaventosi, non indicano necessariamente una psicosi.

Anzi, il fatto che Lei si interroghi e abbia paura di “impazzire” è un segnale che mantiene un buon contatto con la realtà. Nella psicosi vera, spesso manca questa consapevolezza.

Detto questo, il disagio che prova è reale e significativo: merita attenzione e supporto professionale. Le consiglio di rivolgersi quanto prima a uno psicologo o psichiatra per una valutazione approfondita. Con il giusto aiuto, è possibile capire cosa sta accadendo e stare meglio.

Resto a disposizione.
Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Salve, il suo racconto di questo stato di disconnessione e delle paure che lo accompagnano descrive un'esperienza di vulnerabilità e di ansia che merita attenzione e comprensione. La sensazione di essere disconnesso dal mondo, pur riconoscendo la propria realtà, è di per sé una condizione di grande disagio, e la preoccupazione che alimenta il timore di esperienze allucinatorie o deliranti amplifica questa sofferenza. È importante notare che questi pensieri e paure, per quanto intensi e suggestivi, possono essere interpretati come espressioni di un conflitto interno, un sintomo di ansia acuta piuttosto che segnali di una frattura psicotica. L'idea che la mente possa proiettare scenari temuti—come vedere figure inesistenti o immaginare volti trasformati—si collega a un senso di impotenza di fronte alla vita, e al tentativo di sopperire a una perdita di controllo con immagini mentali che, sebbene spaventose, colmano un vuoto di sicurezza e protezione. Nel mio orientamento psicoanalitico, si esplora come questi sintomi siano significativi segnali di qualcosa di inesplorato che cerca voce, rispettando le realtà più profonde e personali di ogni individuo. Il viaggio nel conoscere queste dinamiche interiori può aiutare a dare senso e significato a ciò che sembra altrimenti incomprensibile, e permette di rintracciare nelle angosce un linguaggio più personale. Se desidera esplorare questi aspetti più a fondo e capire come alleviare questa sensazione di disconnessione, sono qui per offrirle ascolto e un sostegno profondo e privo di giudizio.
Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.

Dott.ssa Marida Scarcello
Psicologo, Psicologo clinico
Orbassano
Buongiorno
Ciò che descrivi come il sentirti disconnesso da ciò che ti circonda, come se fossi distante dal mondo o da te stesso è qualcosa che molte persone vivono nei momenti di forte stress, ansia o paura. Anche le paure che racconti, come la sensazione che potrebbe esserci qualcuno in casa, o l’ansia di poter iniziare ad avere allucinazioni sono legate a uno stato di forte ansia anticipatoria. È come se la tua mente stesse cercando di proteggerti, immaginando scenari pericolosi prima ancora che accadano, anche se non stanno accadendo davvero. Il fatto che tu sia consapevole che queste cose non stanno succedendo è molto importante: vuol dire che sei ancora radicato nella realtà, anche se sei spaventato da ciò che potresti provare.
Il bisogno di cercare rassicurazioni, leggendo online o chiedendo spiegazioni, è un altro segnale che stai lottando con l’ansia. Succede spesso che quando la mente è in allerta, cerchi continue conferme per sentirsi al sicuro. Ma purtroppo, più cerchi rassicurazioni, più la tua ansia trova nuovi motivi per preoccuparti.
Quindi no, non stai diventando pazzo, e non stai “per avere un delirio”. Ma è vero che questi vissuti meritano attenzione, ascolto e cura, perché stai portando addosso un carico molto pesante, da solo, da mesi.
Ti direi di parlare con uno psicologo o uno psichiatra di persona, che possa davvero aiutarti a capire da dove arrivano queste paure e come puoi affrontarle. A volte, con il giusto supporto, si può tornare a sentirsi presenti, lucidi, più sereni. Anche il sonno, che ora è disturbato, può migliorare tanto.
Buongiorno.
Quello che descrive - la sensazione di essere disconnesso, le paure legate a possibili allucinazioni, l’ansia forte soprattutto la sera, i pensieri intrusivi e il bisogno di controllare l’ambiente - è qualcosa che merita attenzione e ascolto, ma anche che può essere compreso e affrontato.
Spesso queste esperienze sono legate all’ansia molto forte, che può far sembrare i pensieri e le paure più reali e minacciose di quanto siano in realtà. Il fatto che lei sia preoccupato e consapevole di queste paure è un segno importante: indica che la sua mente è ancora lucida e critica, cosa che di solito non accade nelle psicosi vere.
Detto questo, è importante prendersi cura di lei e non affrontare tutto da solo. Le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo o psicologa, che potrà aiutarla a comprendere meglio ciò che sta vivendo e a trovare strategie per gestire queste paure e sensazioni.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Ciao,
quello che descrivi sembra legato a uno stato di ipercontrollo e paura anticipatoria, non a una psicosi.
Il fatto che temi di avere allucinazioni o deliri, ma non li stai vivendo, indica che sei lucido e consapevole. È proprio questa consapevolezza che esclude la presenza di un disturbo psicotico.
La tua mente è come bloccata in una continua sorveglianza, alla ricerca di segnali di pericolo.
Ma questo tentativo di controllo non protegge, anzi, mantiene viva la paura.

Se questa condizione ti limita nella vita quotidiana, non è necessario conviverci a lungo: esistono percorsi specifici e mirati che aiutano a interrompere questi meccanismi senza medicalizzare.

Un passo alla volta, si può uscire da questo stato.
Un saluto.
Dott.ssa Martina Giordano
Psicologo, Psicologo clinico
Salerno
Buonasera
Ciao, grazie per aver condiviso quello che stai attraversando, capisco quanto possa essere difficile e spaventoso. Quello che descrivi è molto comune quando l’ansia è intensa, e non significa che tu stia sviluppando una psicosi. La cosa importante è che riconosci che queste paure e immagini non corrispondono alla realtà, mentre nella psicosi spesso si perde questa consapevolezza.
È utile ricordare che i pensieri sono influenzati dall’ansia e non sono fatti reali. Praticare tecniche di rilassamento, come la respirazione lenta e profonda, può aiutare a calmare la mente. Evitare di cercare troppe informazioni online può prevenire l’aumento della paura. Infine, un percorso con uno psicologo può offrire un supporto importante per gestire meglio queste sensazioni.
Non sei solo in questo: con il giusto aiuto è possibile superare queste difficoltà e tornare a sentirsi meglio
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Capisco molto bene la tua preoccupazione: vivere con la sensazione di essere “distaccato” dalla realtà e con paure così forti può far temere di stare per perdere il controllo o sviluppare una psicosi.

Ti chiarisco un punto importante: avere paura di avere allucinazioni o deliri non significa essere in psicosi.
• Nella psicosi le persone vivono convinzioni o percezioni alterate come se fossero vere, senza metterle in discussione.
• Tu invece sei consapevole, hai paura che succeda, ti interroghi, cerchi conferme. Questo è tipico dell’ansia e dei pensieri ossessivi, non della psicosi.

La derealizzazione (sentirsi disconnessi o irreali) e i pensieri intrusivi (“e se vedessi qualcuno sulla sedia?”, “e se i volti cambiassero forma?”) sono sintomi frequenti di ansia intensa e stanchezza. Più li temi, più diventano vividi e sembrano “quasi reali”, ma restano frutto dell’ansia, non un delirio.

Rispondo alle tue domande dirette:
• Queste paure non sono già psicosi. Sono paure ansiose che ti fanno immaginare scenari spaventosi.
• La paura da sola non porta alla psicosi. Quello che vivi è un circolo ansioso che si autoalimenta: più controlli e ti osservi, più la paura cresce.
• Non stai impazzendo, anche se la sensazione può essere fortissima.

Cosa può aiutarti:
• Parlarne con uno psichiatra o psicologo: possono aiutarti a rompere questo circolo, a volte anche con un supporto farmacologico.
• Ridurre le ricerche su internet su psicosi e schizofrenia: ti fanno aumentare i dubbi e peggiorano l’ansia.
• Usare tecniche di grounding (portare attenzione ai 5 sensi, nominare oggetti attorno a te, sentire i piedi sul pavimento) quando arriva la paura, per radicarti nel presente.
• Cercare di mantenere routine regolari (sonno, attività fisica, contatti sociali): questo stabilizza molto la percezione di realtà.

Non sei solo in questa esperienza: è più comune di quanto pensi, e con il giusto supporto si può tornare a sentirsi presenti e padroni di sé.

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Gentile utente,
dalla sua descrizione emerge una forte sensazione di ansia legata alla paura di sviluppare allucinazioni o deliri. Quello che racconta sembra riguardare soprattutto pensieri intrusivi e timori anticipatori (la paura che possa accadere qualcosa di spaventoso), più che esperienze psicotiche reali. Tuttavia, visto che questi vissuti la fanno stare molto male e occupano gran parte delle sue giornate, è importante non trascurarli.
Le consiglio di rivolgersi quanto prima al suo medico di base o a uno psichiatra, così da poter avere una valutazione approfondita: solo una visita diretta può chiarire la natura dei sintomi e indirizzarla verso il percorso più adeguato. Anche un supporto psicologico può esserle utile per gestire l’ansia e imparare strategie per ridurre l’impatto di questi pensieri sulla sua vita quotidiana.
Non resti da solo con queste paure: chiedere aiuto è il primo passo per ritrovare un po’ di serenità.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
Dott. Marco De Fonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Capisco bene la tua paura, e voglio dirti subito che quello che stai descrivendo somiglia molto di più a un quadro ansioso-ossessivo che non a una psicosi.

Ti spiego meglio:
Nella psicosi la persona in genere non riconosce che quello che sta vivendo possa essere strano o frutto della propria mente, anzi ne è convinta al 100% e non prova dubbi o domande. Nel tuo racconto, invece, tu sei costantemente in allerta, ti chiedi “e se…?”, cerchi conferme, ti spaventi delle tue stesse immagini mentali. Questo atteggiamento di dubbio e paura è tipico dell’ansia e dei pensieri ossessivi, non della psicosi.

Il fatto che tu ti dica: “ho paura di vedere qualcuno sulla sedia” o “mi immagino che i miei genitori possano trasformarsi” significa che riconosci chiaramente che sono paure e non realtà. Se fosse psicosi, non parleresti di paura ma di convinzione.

Riguardo al rischio di “entrare in psicosi” a causa di queste paure: non funziona così. L’ansia, anche quando è molto forte e logorante, non si trasforma in psicosi. Ti può togliere energie, farti vivere in allarme continuo e ridurre la qualità della vita, ma non ti fa “impazzire”. L’età che citi (34 anni) e l’assenza di casi in famiglia rendono ancora meno probabile un esordio psicotico.

Quello che descrivi (sensazione di disconnessione dal mondo, ipervigilanza, pensieri catastrofici su possibili allucinazioni) rientra in fenomeni come depersonalizzazione/derealizzazione e disturbo d’ansia con ossessioni. Sono esperienze frequenti in chi vive stati di ansia intensa e persistente.

Quello che puoi fare concretamente è:

parlarne con uno psicoterapeuta per imparare a gestire questi pensieri intrusivi e la paura che generano,

valutare con il tuo medico di base o lo specialista se un supporto farmacologico possa aiutarti in questa fase,

ridurre la ricerca compulsiva di informazioni online (che alimenta i dubbi),

usare piccole strategie di grounding quando ti senti “disconnesso”, ad esempio concentrarti sui cinque sensi: cosa vedo, cosa sento, cosa tocco, cosa annuso, cosa gusto in questo momento.

Non sei solo e non stai “impazzendo”: stai vivendo una forma di ansia che si è incastrata proprio sul tema della paura della psicosi. È doloroso ma è affrontabile.
Gentile,
quello che porti con le tue parole è la testimonianza di quanto tu stia vivendo con intensità il tuo mondo interiore. Non è facile raccontare certe sensazioni, eppure lo stai facendo con grande lucidità: questo già dice molto di te.
La paura che descrivi sembra avere una forza particolare, come se non fosse solo un’emozione, ma un ospite che ti accompagna tutto il giorno, e che di notte diventa ancora più presente. È come se stessi vivendo in anticipo quello che temi, al punto che la tua mente costruisce immagini, scenari e possibilità che non si realizzano, ma che ti lasciano addosso lo stesso il peso della paura.
C’è un aspetto però molto prezioso: tu sei consapevole che queste sono paure, non fatti reali. Questa distinzione è fondamentale e rivela la tua capacità di osservarti anche nei momenti più difficili. Non sei in balìa delle visioni, sei in dialogo con le tue stesse sensazioni.
Spesso quando una paura prende il sopravvento sembra quasi che stia “occupando la scena” della vita, oscurando il resto. Ma al di là di questa nube, ci sei tu, con la tua presenza che cerca di capire, di fare chiarezza, di trovare un appoggio. È questo il segnale più chiaro che non sei perso, ma attraversi un momento in cui il tuo equilibrio ha bisogno di essere sostenuto.
Non si tratta di negare quello che provi, né di giudicarlo come un segno che stai per impazzire: piuttosto, è un invito ad ascoltare con attenzione questo stato, senza lasciargli però il potere di definire chi sei.
Sono qui e resto disponibile se senti il bisogno di un supporto per attraversare insieme questa esperienza.
Dott.ssa Alessia De Lucia
Dr. Mauro Terracciano
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua situazione.
Da ciò che descrive emerge una forte ansia legata alla paura di sviluppare allucinazioni o deliri, nonostante lei non ne abbia mai realmente avuti. È come se la mente, sotto la pressione dell’angoscia, producesse scenari spaventosi che restano però a livello immaginativo, facendole vivere ogni sensazione come se fosse una minaccia imminente. La derealizzazione e la continua vigilanza possono amplificare la sensazione di “essere in pericolo”, alimentando il timore di impazzire. In realtà, il nucleo del problema sembra essere proprio la paura stessa, che prende sempre più spazio e rende difficile sentirsi al sicuro.
Un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a riconoscere e ridimensionare questi pensieri, restituendole maggiore fiducia nella sua esperienza e riducendo il peso di queste paure.

Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito. Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano.
Dott.ssa Noemi Forte
Psicologo, Psicologo clinico
Floridia
Grazie per aver condiviso ciò che sta vivendo. Capisco quanto queste sensazioni possano essere destabilizzanti, soprattutto quando si accompagnano a paure intense legate alla percezione della realtà. Va detto che vivere momenti di forte ansia, senso di disconnessione o timori legati al controllo dei propri pensieri non significa necessariamente essere di fronte a una psicosi, soprattutto quando c’è consapevolezza e capacità di riflessione, come nel suo caso. Tuttavia, per comprendere meglio la natura di questi vissuti e trovare sollievo, le suggerisco di valutare un colloquio clinico diretto con uno psicologo o uno psichiatra. Un supporto professionale può davvero fare la differenza.
Dott.ssa Federica Giudice
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Quello che descrivi è molto angosciante ma, da un punto di vista clinico e neuropsicologico, i segnali che riporti sono più compatibili con ansia intensa, derealizzazione e pensieri intrusivi. Lo dico in modo chiaro e assertivo: non stai impazzendo non preoccuparti.Detto questo, le tue paure meritano attenzione concreta: l’ansia prolungata e la derealizzazione possono peggiorare se non gestite, aumentano il disagio e la vigilanza ipertrofica. In base a quello che racconti un percorso psicologico potrebbe esserti molto utile, Non perché tu stia entrando in psicosi, ma perché da quanto descrivi stai vivendo un livello di ansia e di paura che ti condiziona quotidianamente e ti tiene in allerta costante.
Dott.ssa Anna Cortellino
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Ciao, grazie per aver trovato il coraggio di scrivere quello che stai vivendo. Si percepisce quanta fatica e paura ci sia dietro le tue parole, e già il fatto di averle condivise è un primo passo importante. Questa sensazione di non sentirti davvero presente, unita alla paura che possano arrivare pensieri o immagini che non desideri, può essere molto difficile da sopportare. Non significa automaticamente che tu stia sviluppando qualcosa di grave: spesso la mente, quando è sotto stress, stanchezza o ansia, può produrre pensieri intrusivi e sensazioni che sembrano reali. È come se la paura stessa alimentasse nuove paure, creando un circolo che ti fa stare sempre in allerta. È comprensibile che tutto questo ti faccia sentire spaventato e in pericolo, soprattutto nelle ore serali o nei momenti di maggiore solitudine. Non sei il solo a vivere esperienze simili: molte persone, in situazioni di forte ansia o di cambiamento, raccontano sensazioni di distacco, immagini improvvise o paure difficili da controllare. Quello che conta non è tanto l’etichetta che si potrebbe dare, ma il modo in cui queste paure incidono sulla tua quotidianità e sul tuo benessere. In questi casi può essere molto utile avere accanto qualcuno che ti accompagni a dare un senso a ciò che accade dentro di te, a riconoscere i segnali e a trovare strumenti per affrontarli. Uno spazio di ascolto psicologico serve proprio a questo: alleggerire il peso, ridurre la paura, restituirti la sensazione di avere più controllo e più respiro. Se senti che da solo è troppo faticoso, ti incoraggio a concederti questa possibilità: parlare con un professionista può aiutarti a sentirti meno spaventato e più sostenuto. Non sei solo in questo percorso, e ci sono strumenti concreti che possono aiutarti a stare meglio passo dopo passo.
Gentile scrittore dalle sue parole traspare una reale preoccupazione che merita ascolto e condivisione. Il modo in cui esprime la propria situazione sembra generare in lei una paura disarmante che pare sfuggire al suo controllo. Sicuramente le paure fanno parte della nostra vita e a volte vogliono comunicarci qualcosa, le consiglio di non cercare su internet informazioni che possono alimentarle, bensì di cercare uno spazio in cui poterle esprimere e accogliere. Questo è un primo passo per trovare sollievo da pensieri e paure così insistenti che sembrano prendere forma.
Un saluto,
Dott.ssa Doriana Leprotti
Gentile paziente,
Quello che lei ha scelto di condividere così onestamente è un passaggio importante. I sintomi che descrive però non sono sufficienti a fare diagnosi. Diagnosi di cui per altro non si deve preoccupare, perché è più qualcosa che serve a noi professionisti per orientarci nel processo di cura, piuttosto che qualcosa in grado di indicare necessariamente il livello di una gravità psicopatologica. Il punto più rilevante è se ad oggi queste sensazioni che sperimenta non le permettono di vivere adeguatamente. Sente per esempio che la sua quotidianità sia eccessivamente compromessa da questi pensieri? In caso di risposta affermativa allora potrebbe essere per lei utile iniziare un percorso psicologico che la possa aiutare a trovare un nuovo equilibrio. Questo però solo se lei lo volesse o ne sentisse il bisogno. Parlare con un adeguato professionista che la ascolti con la giusta attenzione che merita e con cui può condividere ciò che vuole ha spesso degli effetti positivi sui propri pensieri.
Un cordiale saluto. Dott. Roberto Corbo.
Dott. Alessandro Fioretti
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno comprendo il disagio che sta vivendo e quanto possa essere spaventoso quello che descrive. Le sensazioni di "disconnessione" e di non essere presente rappresentano spesso una reazione della mente a situazioni di stress intenso.
È importante sottolineare che mantenere la consapevolezza che si tratta di paure, come lei stesso fa, è un elemento molto positivo che la distingue da una vera condizione psicotica. La sua capacità di descrivere lucidamente questi fenomeni e di cercare aiuto dimostra un buon contatto con la realtà.
I sintomi che riporta non indicano necessariamente l'inizio di una psicosi, ma piuttosto uno stato di allerta e tensione che merita attenzione specialistica per comprenderne le cause e trovare strategie efficaci per gestirli.
Le consiglio vivamente di richiedere una consultazione psicologica quanto prima. Anche pochi incontri possono aiutare a districare questo groviglio di pensieri e paure e, se necessario, orientare verso un percorso terapeutico più ampio. Non si tratta di una situazione da affrontare da soli. Con il supporto adeguato, questi sintomi possono essere compresi e gestiti efficacemente.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
da quanto descrive, il disagio che prova sembra legato a una forte ansia accompagnata da pensieri intrusivi e immagini mentali che la spaventano, più che a una perdita di contatto con la realtà. La differenza è importante: chi vive una psicosi di solito non mette in dubbio ciò che percepisce, mentre lei riconosce con lucidità che queste sono paure e non fatti reali.

La sensazione di “disconnessione” o di irrealtà (come se tutto fosse distante o privo di presenza) è frequente negli stati di forte stress o derealizzazione, e può amplificare la paura di “impazzire” o di perdere il controllo. Ma in realtà, questa paura è proprio la prova che il contatto con la realtà è intatto: lei si accorge che qualcosa non torna e ne cerca il senso.

Non si entra in psicosi per la sola paura di averla. Tuttavia, l’ansia costante e il controllo continuo delle proprie sensazioni possono mantenere il corpo e la mente in allerta, rendendo tutto più faticoso. Un percorso psicologico le permetterebbe di comprendere e gestire meglio questi meccanismi, imparando a calmare il sistema nervoso e a ridurre l’iper-vigilanza.

Dott.ssa Sara Petroni

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