Salve, affronto da 1 anno e mezzo una relazione malsana. Ci siamo lasciati già due volte nel corso d

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Salve, affronto da 1 anno e mezzo una relazione malsana. Ci siamo lasciati già due volte nel corso del tempo. La persona in questione non ammette mai gli errori , è rabbioso e affibia le sue reazioni alle cose che gli dico. Si discutere per ogni cosa , è rabbioso , si litiga anche per una scemenza . Costantemente vengo dipinta come la ragazza peggiore sulla faccia della terra e ogni minima cosa diventa un problema enorme , con tanto di parole brutte , denigratorie , mi affibia addirittura patologie , dice che lo manipolo ( perché gli dico dove sbaglia) e lo svaluto , quando in realtà ha atteggiamenti gravi in una relazione . Per avergli chiesto il motivo per cui aveva un anello in casa ( mai visto ) ha fatto scoppiare una bomba atomica , offese , senZa volontà di chiarire e comunicare come si deve , non calcolando che le sue risposte a me sono bastate . È normale che debba essere attaccata per tutto ? Come mi vesto non va bene . Quello che dico non va bene , sono troppo esuberante , mi trucco troppo , ho la realtà alterata , lo manipolo, gli faccio il Gashliting. Posso stare vicino ad una persona che mi dice queste cose che neppure so cosa sono ? Posso essere sempre io la causa di ogni cosa ? Anche per i lettini al mare che non trova disponibili , la colpa è la mia perché dovevamo andare prima al mare. Non dimenticandoci che a natale mi ha chiamato la polizia per farmi andare via di casa sua , quando io in realtà rimanevo lì solo per cercare di risolvere la grande litigata , alla quale lui sfuggiva e mi trattava male , rimasta lì specialmente perche avevo paura che poi non avrei potuto più avere dialogo con lui , dato che ad ogni evenienza minaccia di bloccarmi il numero e sui social. Non so cosa fare . Chiedo aiuto . Proposi una terapia individuale e di coppia ma la rifiutò. Io vado dallo psicologo , lui no , però mi controlla se ci vado o no per curare la manipolazione che faccio su di lui . Mi sembra tutto surreale . Mi sento il cervello fuso e stanco , mi sento denigrata su ogni fronte , non accolta dal dialogo ai fatti .
Dott.ssa Maria Carla del Vaglio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
La situazione che descrivi è estremamente faticosa, e le parole che usi — “surreale”, “cervello fuso”, “stanca” — restituiscono con chiarezza il senso di confusione e logoramento che stai vivendo. Quando in una relazione ci si sente costantemente messi in discussione, accusati, svalutati, si perde progressivamente il contatto con la propria voce interiore, con ciò che si pensa, si sente, si desidera davvero. I tentativi di spiegare, chiarire, risolvere, vengono puntualmente rigirati contro, facendoti apparire come la causa di tutto: questo tipo di dinamica, che ha tratti manipolativi e psicologicamente violenti, ha spesso l’effetto di minare la fiducia in sé e generare un forte senso di colpa anche quando non c’è nulla da rimproverarsi.

L’attacco continuo alla tua persona, alla tua libertà, al tuo modo di essere, non è un modo sano di vivere una relazione. Le parole che ti sono state rivolte — “manipolatrice”, “gaslighting”, “realtà alterata” — sono molto gravi se pronunciate senza alcuna reale intenzione di comprendere, comunicare o lavorare insieme sui problemi. E non va trascurato nemmeno il fatto che ti sia stata chiamata la polizia a Natale, episodio che parla di una modalità aggressiva e punitiva, invece che di un confronto responsabile.

Hai già fatto un passo importante, cercando supporto psicologico per te e proponendo anche una terapia di coppia: il fatto che tu sia stata l’unica ad assumersi la responsabilità di cercare un aiuto, mentre dall’altra parte hai ricevuto solo rifiuti, è significativo. Le relazioni non possono basarsi su continue minacce, chiusure, accuse o sul controllo delle emozioni e delle azioni dell’altro. Hai il diritto di esprimerti, di essere accolta, di sentirti al sicuro in una relazione che dovrebbe essere uno spazio di crescita e non di costante sofferenza.

Se oggi ti senti stanca, svuotata, confusa, è importante ascoltare questi segnali: il corpo e la mente spesso parlano prima ancora che si riesca a mettere tutto in parole. E a volte uscire da una relazione disfunzionale non significa “arrendersi” ma iniziare a scegliere se stessi.

Resto a disposizione se hai bisogno di parlarne ancora o di orientarti nel percorso che senti più giusto per te.

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Dott.ssa Jasmine Scioscia
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buonasera cara utente, la domanda che mi faccio io leggendo il suo messaggio è come mai vuole stare con una persona cosi visto quello che scrive, le direi di lavorare molto su questo nella sua terapia personale che ben venga faccia .
A volte noi colludiamo molto con le nostre relazioni affettive.....attenzione!
Spero di esserle stata utile e rimango disponibile per ulteriori quesiti .
Buona giornata
Dr. Jasmine Scioscia
Dott.ssa Anna Bruti
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
San Benedetto del Tronto
Salve,
quello che sta vivendo non è surreale: è una relazione fortemente disfunzionale, che ha già superato il limite della sofferenza emotiva e del rispetto reciproco. Le parole che riceve, le colpe che le vengono attribuite, l’assenza di dialogo, l’uso del controllo e della minaccia sono segnali molto chiari di una dinamica che la sta logorando nel profondo.

Non è lei la causa. È importante che se lo ripeta: non è lei a meritare di essere trattata così. Il suo malessere, la confusione, la fatica mentale che prova sono del tutto comprensibili e meritano ascolto, non giudizio.

Sta già facendo un passo importante andando da uno psicologo. Se lo desidera, possiamo lavorare insieme per aiutarla a riconoscere con più forza il suo valore, mettere dei confini chiari e capire come tutelarsi in una relazione che la sta svuotando. Non deve affrontare tutto questo da sola.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Salve,
da quanto racconta, la situazione che sta vivendo presenta molti segnali tipici di una relazione malsana e potenzialmente abusiva, soprattutto dal punto di vista emotivo e psicologico. Le dinamiche che descrive — come la negazione degli errori da parte del partner, la rabbia incontrollata, le continue offese, la svalutazione, il gaslighting (cioè la manipolazione psicologica che le fa dubitare di sé stessa) e la negazione del confronto e del dialogo — sono tutte condizioni che possono minare profondamente il benessere e l’autostima di chi le subisce.

Nessuno dovrebbe sentirsi continuamente colpevolizzato o denigrato in una relazione, né dovrebbe vivere nella paura di essere escluso o bloccato da un partner. Il fatto che lei abbia proposto la terapia, sia individuale che di coppia, dimostra la volontà di lavorare per migliorare la situazione, ma il rifiuto da parte sua è un campanello d’allarme importante. Inoltre, la sua stanchezza mentale e il senso di confusione sono reazioni comprensibili e comuni in questi contesti.

Le consiglio con forza di non trascurare questi segnali e di mettere la sua salute emotiva al primo posto. Sarebbe utile e consigliato per lei approfondire la situazione con uno specialista che possa supportarla nel comprendere e affrontare questa complessa realtà relazionale.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Valentina Annesi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buonasera, la sua è una situazione davvero gravosa. Visto che è in terapia, credo che sia importante che lei faccia riferimento al suo dottore/dottoressa; potrebbe condividere l'eventualità di fare un colloquio insieme al suo compagno, così che sia un dottore a dirgli l'importanza di iniziare un percorso terapeutico.

Buona serata, Valentina Annesi
Dr. Vincenzo Cappon
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta
Castiglione delle Stiviere
Salve, la sua situazione assomiglia alla storia della rana bollita.
La cerchi su internet.
Forse l'aiuterà a decidere cosa fare.
Saluti
Dott. Gianluca Pignatelli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno,
Le sue parole restituiscono bene il livello di stanchezza, confusione e sofferenza che sta affrontando.
A volte, quando sentiamo che alcuni nodi rimangono sospesi o che non trovano sufficiente spazio o chiarezza all’interno di un percorso personale, può emergere il bisogno di confrontarsi altrove. Ed è comprensibile.
In quello che racconta emerge con forza il modo in cui questa relazione sembra averla progressivamente allontanata da sé stessa, dai suoi bisogni, dalla possibilità di sentirsi accolta, rispettata e ascoltata. In situazioni del genere è fondamentale rimettere il proprio benessere e la propria centralità al centro: non tanto a partire da ciò che l’altro pensa o dice di lei, quanto da ciò che lei sente, desidera e ricerca in una relazione e in un partner.
Un lavoro su questi aspetti può davvero fare la differenza per ritrovare lucidità e risorse interiori, soprattutto in fasi in cui il malessere prende il sopravvento.
Un saluto,
Dott. Gianluca Pignatelli
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

lei è portatrice di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che andrebbero affrontate le problematiche qui riportate. Provi a far capire al suo compagno, in un momento di tranquillità, l'importanza di farsi aiutare, potrebbe esser una occasione di crescita per entrambi.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno, ha usato il termine giusto all'inizio quando ha detto "affronto una relazione malsana". Mi sembra che essersi lasciati già due volte in un anno e mezzo con la controparte che sostiene non avere il minimo problema definsca bene la situazione. L'unica cosa sana che potrebbe fare è allontanarsi, rimanere in questa relazione significa continuare a vivere come ha descritto senza soluzione di continuità.
Dott.ssa Chiara Giovinazzo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Immagino possa essere doloroso ritrovarsi continuamente a litigare o/e a sentirsi sbagliati di fronte al proprio partner, può diventare insostenibile il clima che descrive.
Forse è bene potersi domandare cosa vi trattiene nei litigi, quale è il "nodo" da sciogliere...
Rispetto alla sua affermazione "non so cosa fare", mi sembra stia già facendo molto. Chiedere aiuto non è mai semplice e lei lo sta già facendo.

Cordiali saluti.
Dott.ssa Chiara Giovinazzo
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Ciao, quante volte abbiamo visto una persona rimanere legata a qualcuno che la tratta male, la disprezza o svaluta? O ci siamo trovati noi stessi attratti da relazioni che ci fanno soffrire, ma da cui non riusciamo a uscire? La psicologia ha usato il termine transfert per spiegare questo meccanismo: è quando, senza accorgercene, trasferiamo su qualcuno nel presente emozioni, schemi e dinamiche relazionali che appartengono al nostro passato – spesso all’infanzia – e li proiettiamo su chi ci sta accanto oggi. Quando il transfert ha un contenuto doloroso, ripetiamo comportamenti che ci fanno male, proprio nelle relazioni più importanti. Un esempio tipico è quando ci leghiamo a un partner che ci svaluta, ci ignora o ci insulta. Pensiamo: “se solo facessi la cosa giusta, lui/lei cambierebbe”. Allora ci colpevolizziamo, ci modifichiamo, ci svuotiamo, non siamo più noi stessi, sperando in un cambiamento che non arriva mai. Perché il soggetto maltrattato resta?
Perché si è agganciato a un’illusione potente. Se da piccoli abbiamo ricevuto amore a fasi alterne — prima accolti, poi rifiutati — da grandi cerchiamo inconsciamente di riparare quel vecchio dolore, attaccandoci a persone simili. E ci convinciamo che per essere amati dobbiamo cambiare noi stessi, adattandoci anche ai difetti dell’altro, anziché essere accolti per quello che siamo. In psicologia si dice che il corpo cerca ciò che conosce, non ciò che gli fa bene. Per questo restiamo incastrati in relazioni che ci fanno male. Siccome però non ci rendiamo conto che tutta questa storia nasce dai nostri pensieri — e in essi rientrano emozioni, sensazioni, ricordi che inevitabilmente trasformiamo in pensieri — allora la prima cosa da fare è accorgercene.
Prenderne consapevolezza. Perché se non osserviamo questi pensieri, loro ci guidano senza che ce ne accorgiamo. E ricordiamoci che amare non deve significare annullarsi ma in uno spazio dove poter essere visti davvero. Se vogliamo lavorare con calma e con rispetto su questi aspetti sono su MioDottore
Francesco Paolo Coppola – Napoli (on line – in presenza)
Dott. Pierluigi Campesan
Psicologo, Psicologo clinico
Verona
Buongiorno, la sua mancanza di energia è sicuramente data dallo stress sopportato nella dinamica di questa relazione. Una risposta credo che lei se la sia già data, che è l'utilizzo della parola "malsana" per definire la sua relazione. Al netto di responsabilità personali, sembrano mancare le più naturali e civili condizioni di una relazione sana. Dalle sue parole, però, sembra trapelare anche la sua paura di affrontare una separazione o una chiusura di questa relazione e che questo la disturba parecchio. Essendo che lei è in carico ad un collega non posso che consigliarle di approfondire questa sua paura, per poi prendere le giuste decisioni, per il suo bene, in merito a questa relazione. Cordiali saluti
Dott.ssa Alessandra Domigno
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Cara ragazza mi dispiace comprendere quanta violenza ti stia arrivando da queste persona. Prosegui il tuo percorso dal terapeuta dove stai andando. Per lui puoi far ben poco e non è giusto per te accettare le sue parole e i suoi modi senza porre limiti e così facendo sicuramente lui non comprenderà mai e si sentirà sempre legittimato. Proteggi te stessa e non lasciarti sovrastare. Cerca di fare un buon lavoro profondo su di te e sulle tue risorse.
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, mi dispiace per il suo disagio. Rifletterei molto sui motivi per i quali lei continua a vivere questa relazione. Se effettivamente prova questo grande disagio, se effettivamente il suo compagno è una grande fonte di malessere, come mai non riesce a chiudere definitivamente la vostra relazione? Lei dice per paura di non poterlo più contattare dato che mi blocca, e questo per lei sarebbe un bene o un male?
Cordiali saluti.
Dott.ssa Roberta Ceccarelli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
salve,
innanzitutto immagino che lo psicologo a cui si sta rivolgendo le stia dando un supporto e forse anche dei suggerimenti su come "affrontare" la relazione. Per questo motivo, non volendo interferire, mi sento di chiederle solo di rileggere quanto ha inviato come se fosse una richiesta che le viene fatta da un* su* car* amic*: che consiglio darebbe?
inoltre, provi a pensare se "la persona in questione" è la persona che vuole avere accanto o vorrebbe che fosse diversa. in questo ultimo caso si chieda se ha senso stare con qualcuno che dovrebbe cambiare o se non sarebbe meglio stare da sola o con altra persona.
spero di essere stata anche solo un poco di aiuto
cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, mi sembra il ritratto di una rabbia narcisistica ma al di là di questo, credo che una relazione non denigra né urla ma accetta e costruisce. Se la sua autostima risulta danneggiata, se inizia a metterre in dubbio il suo valore e ad interrogarsi su cosa abbia "sbagliato"... Allora forse deve uscire da una relazione dannosa di cui probabilmente è dipendente o incastrata per qualche ragione legata alla sua storia personale. Affronti i temi con lo psicoterapeuta. Un percorso non potrà che aiutarla. Ogni persona può trovare il compagno o la compagna adatta a sé.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Marco De Fonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Quello che descrive non è solo una relazione faticosa, ma una relazione che sta erodendo lentamente la sua autostima, il suo senso di realtà e il suo equilibrio emotivo.

Non è normale dover giustificare tutto, essere denigrata per come si parla, ci si veste o si prova a comunicare. Non è normale sentirsi dire che si è manipolatori ogni volta che si prova a mettere un confine. E no, non è colpa sua se non ci sono i lettini al mare o se un dialogo viene evitato con rabbia e minacce.

Molte delle dinamiche che descrive – svalutazione costante, colpevolizzazione, isolamento emotivo, ribaltamento della realtà – rientrano nei meccanismi tipici delle relazioni disfunzionali o manipolative, dove uno dei due tende a mantenere il controllo anche attraverso la paura o la confusione.

Il fatto che lei si senta “con il cervello fuso” non è un sintomo di debolezza, ma una reazione normale quando si è sottoposti a continue distorsioni, attacchi e inversioni di responsabilità.

Il suo percorso psicologico è una risorsa preziosa: continui a nutrirlo.
Per quanto riguarda lui, purtroppo non si può aiutare chi rifiuta ogni responsabilità e non vuole mettersi in discussione.

Non è facile uscire da relazioni di questo tipo, perché la parte sana cerca ancora di “farsi capire”. Ma a un certo punto, la domanda non è più “come posso farlo capire?”…
ma: quanto ancora posso tradirmi per restare?

Le auguro di proteggersi.
E se serve un altro passo, può chiedere aiuto anche per questo.
Dr. Andrea Luca Bossi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Arese
Buonasera.
Spero che abbia avuto occasione per rileggere le parole che ha scritto, è un manuale per aspiranti all'infelicità, per costruttori di una gabbia in cui ci si sta chiudendo dentro e si è indecisi se buttare le chiavi o meno. Scusi la franchezza ma in realtà è lei che la pretende in modo sottinteso, non ha scritto assolutamente nulla di buono della vostra relazione, non vi è la minima traccia di quel principio indissolubile che deve costituire il primo pilone attorno al quale edificare tutto il resto: il rispetto. E mi creda, esso è necessario ma altresì insufficiente, al fianco di esso non devono mancare anche altri requisiti che la sua immaginazione probabilmente ha già realizzato e che in questa sede è meglio risparmiare, e dei quali non vi è altrettanta minima traccia. La frequentazione di una persona svalutante è un lento e subdolo veleno alla propria autostima, e può portare lentamente a condizioni di severa sofferenza. Il suo "compagno", se altro non fa che creare situazioni e stati d'animo pieni di tensione, e non si adopera minimamente per agire in direzione di una qualsiasi "costruzione reciproca", può risultare, alla lunga, un pesante freno al diritto che lei ha di realizzare una vita piena di qualcosa che le si sta allontanando mano a mano che il tempo passa: il benessere. Le auguro le opportune valutazioni e riflessioni, e nel caso dovesse avere maggiore ascolto, si rivolga con serenità ad uno di noi. Buona serata
Dott.ssa Arianna Amatruda
Psicologo, Psicologo clinico
Nocera Inferiore
Hai fatto bene ad iniziare una psicoterapia, continua a lavorare su di te: una relazione sana non ti svuota, non ti fa sentire sbagliata..
Dott.ssa Naomi Fusco
Psicologo, Psicoterapeuta
Caserta
Gentile Utente, da quello che descrive con estrema lucidità, la domanda da porsi non è se è normale una situazione così descritta, ma più che altro se a lei sta bene vivere una relazione così. Una relazione in cui lei viene spesso accusata, denigrata, non accolta né nel dialogo né nei fatti. Ricordi che non è sua responsabilità cambiare la persona che le sta affianco, né farsi carico per due di questa relazione.
La sua terapia personale è un ottimo passo per cercare di capire perché sente di dovere\voler stare con questa persona, nonostante il disagio fisico e psicologico continuo che sente, aggravato dal fatto che non c'è la volontà dall'altro lato di migliorare la situazione.
Le auguro il meglio.

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