Salve a tutti, vorrei chiedere un parere su una situazione che mi affligge ormai da un po'. Sono una
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Salve a tutti, vorrei chiedere un parere su una situazione che mi affligge ormai da un po'. Sono una ragazza iscritta la terzo anno di università, in un campo che mi è piaciuto da quando ero piccola: le lingue. Sin da piccola (5/6 anni) ho studiato privatamente inglese senza stancarmi, molti bambini di quella età si scocciano di prendere lezioni private, ma io ho sempre provato entusiasmo. A scuola sono sempre andata bene e non avevo particolari problemi. Da quando mi sono iscritta all'università, però, non riesco più a studiare. Ho un sacco di esami arretrati e la cosa mi fa stare male, non perché io sia stata bocciata, ma perché proprio non riuscivo ad aprire il libro. I miei genitori mi hanno spesso parlato della cosa, a volte con toni comprensivi, ultimamente però si fanno sempre più impazienti; da un lato li capisco, dall'altro però sono io a non sentirmi compresa da loro. Spesso mi chiedono "ma cos'è che ti manca?" e la verità è che non so dare una risposta a questa domanda; sulla carta io ho tutto: una famiglia che mi ama e che io amo, un fidanzato, degli amici, faccio sport anche a buon livello, mi piace il campo che ho scelto e per fortuna non ho particolari problemi che mi impediscano di studiare. Quindi effettivamente io non so "cos'è che mi manca" e non mi fa studiare. So di volerlo fare, sono piena di buoni propositi, ho voglia di studiare. Spesso mi viene voglia di mettermi alla scrivania, ma poi quando arriva il momento di aprire i libri il mio cervello vaga per altre parti, e così passano le giornate e io non ho fatto assolutamente nulla.
Ho provato ad andare da un terapeuta, ma non sono mai riuscita a parlare di questo. Ogni volta trovavo altri argomenti di cui parlare, che seppur validi allo stesso modo, fungevano da scusa per non affrontare il problema. Davanti alla domanda "come vanno gli studi" fatta dalla dottoressa, non riuscivo ad essere sincera, rispondevo "tutto bene!" con un bel sorriso e poi passavamo oltre.
Cosa posso fare secondo voi?
Grazie in anticipo <3
Ho provato ad andare da un terapeuta, ma non sono mai riuscita a parlare di questo. Ogni volta trovavo altri argomenti di cui parlare, che seppur validi allo stesso modo, fungevano da scusa per non affrontare il problema. Davanti alla domanda "come vanno gli studi" fatta dalla dottoressa, non riuscivo ad essere sincera, rispondevo "tutto bene!" con un bel sorriso e poi passavamo oltre.
Cosa posso fare secondo voi?
Grazie in anticipo <3
la terapia è il luogo in cui si incontra se stessi, se non siamo sinceri con il terapeuta e con noi è difficle che i problemi si risolvono, prima credo che lei debba affroinrtare il problema della chiarezza verso i suoi intenti, cosa c'è che le impedicìsce di affrontare le sue scelte? forse qualcosa ha a che fare con i genitori?
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Ciao,
molto importante che tu oggi ne parli.
Si sa che dietro ad un "tutto bene" detto con grande entusiasmo spesso si nasconde una difficoltà.
Penso di sapere perché sia così difficile mettersi davanti ad un libro e studiare, mi piacerebbe potertelo spiegare, anche perché è correlato a tante altre cose che ti accompagnano da tanto tempo anche se non ne sei consapevole.
Un caro saluto
Lavinia
molto importante che tu oggi ne parli.
Si sa che dietro ad un "tutto bene" detto con grande entusiasmo spesso si nasconde una difficoltà.
Penso di sapere perché sia così difficile mettersi davanti ad un libro e studiare, mi piacerebbe potertelo spiegare, anche perché è correlato a tante altre cose che ti accompagnano da tanto tempo anche se non ne sei consapevole.
Un caro saluto
Lavinia
Gentile utente anzitutto grazie per la tua condivisione che si intuisce non essere stata fatta a cuor leggero. Quel "sulla carta" lascia il tempo che trova, come del resto si evince dal tuo intero messaggio. Qualche intoppo in questo percorso evidentemente c'è, anche se magari poco chiaro e nebuloso rispetto ad aspetti più nitidi della tua esperienza di vita. Tuttavia il malessere che ne deriva rappresenta il campanello che ti sta chiamando alla "cura di te". Stai ancora procedendo nel percorso terapeutico? Quale è il motivo che ti rende difficile questa condivisione? La tua terapeuta è lì ad aiutarti a trovare le strategie per individuare le giuste chiavi per le porte della tua vita, senza giudizi di valore nè preconcetti. Vedrai che parlandone con lei inizierai a vedere prospettive nuove e nuovi accessi alla tua esperienza. Qualora questa difficoltà permanesse magari è accorsa qualche difficoltà nel setting terapeutico da gestire e migliorare. Io rimango comunque a disposizione, anche online, se volessi approfondire il discorso. Cordialmente, Dott.ssa Sara Torregrossa
grazie per aver condiviso la tua esperienza, che sicuramente richiede molta forza e coraggio. Quello che descrivi è una situazione complessa ma comune, che può avere diverse cause sottostanti. Nonostante il tuo amore per le lingue e la tua determinazione, sembra che ci sia un blocco emotivo o psicologico che ti impedisce di tradurre i tuoi buoni propositi in azione.
Questa difficoltà potrebbe derivare da fattori come:
Ansia da prestazione : il timore di non essere all'altezza delle aspettative (proprie o altrui) può portare a una forma di evitamento.
Stanchezza mentale o emotiva : anche se sulla carta "hai tutto", potresti essere sovraccarica di responsabilità o pressioni interne.
Calo di motivazione o senso di smarrimento : a volte, quando si è molto coinvolto in un obiet
Il fatto che tu non riesca a parlare apertamente con il terapeuta su questo argomento potrebbe riflettere una difficoltà nel confrontarti con questa parte di te stessa. È un segnale che c'è qualcosa di importante che merita attenzione, ma che potrebbe essere vissuto con un certo disagio
Ti consiglio di
Prendere consapevolezza dei tuoi pensieri e delle tue emozioni : pr
Definire piccoli obiettivi concreti : piuttosto
Affrontare il tema in terapia :
Rivolgersi a uno specialista è sicuramente il passo più indicato per approfondire questa situazione, esplorare le possibili cause e costruire insieme a te un percorso che ti aiuti a superare questa difficoltà. Non sei sola, e con il giusto supporto puoi trovare le risorse per andare avanti.
DOTTORESSA SILVIA PARISI
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Questa difficoltà potrebbe derivare da fattori come:
Ansia da prestazione : il timore di non essere all'altezza delle aspettative (proprie o altrui) può portare a una forma di evitamento.
Stanchezza mentale o emotiva : anche se sulla carta "hai tutto", potresti essere sovraccarica di responsabilità o pressioni interne.
Calo di motivazione o senso di smarrimento : a volte, quando si è molto coinvolto in un obiet
Il fatto che tu non riesca a parlare apertamente con il terapeuta su questo argomento potrebbe riflettere una difficoltà nel confrontarti con questa parte di te stessa. È un segnale che c'è qualcosa di importante che merita attenzione, ma che potrebbe essere vissuto con un certo disagio
Ti consiglio di
Prendere consapevolezza dei tuoi pensieri e delle tue emozioni : pr
Definire piccoli obiettivi concreti : piuttosto
Affrontare il tema in terapia :
Rivolgersi a uno specialista è sicuramente il passo più indicato per approfondire questa situazione, esplorare le possibili cause e costruire insieme a te un percorso che ti aiuti a superare questa difficoltà. Non sei sola, e con il giusto supporto puoi trovare le risorse per andare avanti.
DOTTORESSA SILVIA PARISI
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Gentile paziente, grazie per aver condiviso la sua situazione. Posso immaginare quanto possa essere frustrante trovarsi in una situazione in cui desidera fare qualcosa ma si sente bloccata. È importante sapere che non è sola in questa esperienza: molti studenti universitari attraversano momenti simili, anche quando amano ciò che studiano.
Può essere utile riflettere sul fatto che, nonostante il suo interesse per le lingue, il percorso universitario non si limita alla passione: comporta pressioni, scadenze e un carico di responsabilità che talvolta possono spegnere l'entusiasmo iniziale. Forse il blocco che sta vivendo non è tanto legato alla mancanza di interesse, ma piuttosto a una difficoltà a gestire le aspettative, sia quelle che pone su se stessa che quelle percepite dagli altri, come i suoi genitori. Quando le chiedono "cos'è che ti manca?", potrebbe percepire questa domanda come un invito a individuare un problema che forse non esiste, aumentando così il senso di colpa.
Il fatto che riesca a immaginarsi seduta a studiare, ma poi senta la mente vagare, potrebbe essere legato a difficoltà di concentrazione o a un senso di sovraccarico mentale. Talvolta, il perfezionismo o il timore di non essere all'altezza possono inibire l'azione. In altri casi, emozioni come l'ansia o la paura del fallimento possono agire in modo più sottile e rendere difficile iniziare.
Un altro elemento significativo riguarda il suo rapporto con la terapeuta. È comprensibile che non sia facile parlare apertamente di questo problema, ma la terapia è uno spazio sicuro proprio per affrontare ciò che risulta più difficile. Potrebbe essere utile, nella prossima seduta, condividere con la dottoressa ciò che ha espresso qui: la difficoltà nel parlare di questo blocco e il desiderio di affrontarlo. Questo potrebbe rappresentare un primo passo verso una maggiore chiarezza e un possibile sblocco.
Nel frattempo, le consiglio di provare ad affrontare lo studio con piccoli obiettivi. Invece di concentrarsi su un intero esame, potrebbe suddividere il lavoro in traguardi più semplici, come studiare per mezz’ora o leggere una pagina. Ogni piccolo successo può aiutarla a ritrovare fiducia nel suo percorso.
Le auguro di alleviare il suo carico emotivo. Rimango a disposizione se volesse ulteriori chiarimenti. Cordialmente,
Dott. Giacomo Cresta
Può essere utile riflettere sul fatto che, nonostante il suo interesse per le lingue, il percorso universitario non si limita alla passione: comporta pressioni, scadenze e un carico di responsabilità che talvolta possono spegnere l'entusiasmo iniziale. Forse il blocco che sta vivendo non è tanto legato alla mancanza di interesse, ma piuttosto a una difficoltà a gestire le aspettative, sia quelle che pone su se stessa che quelle percepite dagli altri, come i suoi genitori. Quando le chiedono "cos'è che ti manca?", potrebbe percepire questa domanda come un invito a individuare un problema che forse non esiste, aumentando così il senso di colpa.
Il fatto che riesca a immaginarsi seduta a studiare, ma poi senta la mente vagare, potrebbe essere legato a difficoltà di concentrazione o a un senso di sovraccarico mentale. Talvolta, il perfezionismo o il timore di non essere all'altezza possono inibire l'azione. In altri casi, emozioni come l'ansia o la paura del fallimento possono agire in modo più sottile e rendere difficile iniziare.
Un altro elemento significativo riguarda il suo rapporto con la terapeuta. È comprensibile che non sia facile parlare apertamente di questo problema, ma la terapia è uno spazio sicuro proprio per affrontare ciò che risulta più difficile. Potrebbe essere utile, nella prossima seduta, condividere con la dottoressa ciò che ha espresso qui: la difficoltà nel parlare di questo blocco e il desiderio di affrontarlo. Questo potrebbe rappresentare un primo passo verso una maggiore chiarezza e un possibile sblocco.
Nel frattempo, le consiglio di provare ad affrontare lo studio con piccoli obiettivi. Invece di concentrarsi su un intero esame, potrebbe suddividere il lavoro in traguardi più semplici, come studiare per mezz’ora o leggere una pagina. Ogni piccolo successo può aiutarla a ritrovare fiducia nel suo percorso.
Le auguro di alleviare il suo carico emotivo. Rimango a disposizione se volesse ulteriori chiarimenti. Cordialmente,
Dott. Giacomo Cresta
Buona sera, è bello vedere che sei riuscita a parlarne qui, brava, mi sembra già un passo avanti.
Io credo che potresti riprovare con la psicoterapia concordando fin dall'inizio con il/la terapeuta che lavorerete su questo tema, così anche il/la terapeuta sarà spronata a riportartici. Forse è una difficoltà organizzativa, forse alcuni eventi passati giocano un ruolo, o forse è legato ad un passaggio esistenziale che per qualche motivo hai difficoltà a compiere: è importante che affronti questa tematica con un esperto. Se preferisci la modalità on-line, mi rendo disponibile anche io. Un caro saluto ed abbraccio.
Io credo che potresti riprovare con la psicoterapia concordando fin dall'inizio con il/la terapeuta che lavorerete su questo tema, così anche il/la terapeuta sarà spronata a riportartici. Forse è una difficoltà organizzativa, forse alcuni eventi passati giocano un ruolo, o forse è legato ad un passaggio esistenziale che per qualche motivo hai difficoltà a compiere: è importante che affronti questa tematica con un esperto. Se preferisci la modalità on-line, mi rendo disponibile anche io. Un caro saluto ed abbraccio.
Capisco la situazione che descrivi: l’università, con meno confini rispetto alla scuola, può spaventare proprio perché richiede di stabilire autonomamente i propri limiti e ritmi. È normale sentirsi disorientati quando, pur avendo voglia di studiare, manca quella struttura esterna che prima ti guidava. Il fatto che il tuo cervello divaghi potrebbe essere un modo per evitare l’ansia o la pressione di dover dimostrare qualcosa a te stessa o agli altri.
Il primo passo potrebbe essere riconoscere che non sei "sbagliata", ma stai semplicemente affrontando una nuova fase in cui devi ridefinire i tuoi confini mentali. Parlare apertamente ai tuoi genitori del fatto che non si tratta di mancanza di volontà, ma di difficoltà nel concentrarti, potrebbe aiutarli a comprendere meglio cosa stai vivendo. Cercare un dialogo, anche spiegando loro che non hai tutte le risposte, può essere utile per creare un clima di sostegno anziché di aspettativa.
Pensare di tornare dal terapeuta con la consapevolezza che questo è il punto su cui vuoi lavorare potrebbe essere un nuovo inizio: anche l’evitare il tema in passato è parte del percorso. Un caro saluto
Il primo passo potrebbe essere riconoscere che non sei "sbagliata", ma stai semplicemente affrontando una nuova fase in cui devi ridefinire i tuoi confini mentali. Parlare apertamente ai tuoi genitori del fatto che non si tratta di mancanza di volontà, ma di difficoltà nel concentrarti, potrebbe aiutarli a comprendere meglio cosa stai vivendo. Cercare un dialogo, anche spiegando loro che non hai tutte le risposte, può essere utile per creare un clima di sostegno anziché di aspettativa.
Pensare di tornare dal terapeuta con la consapevolezza che questo è il punto su cui vuoi lavorare potrebbe essere un nuovo inizio: anche l’evitare il tema in passato è parte del percorso. Un caro saluto
Buonasera cara utente, se continua a fare cosi la situazione peggiorerà ovviamente in tutti i sensi e probabilmente le sarà sempre più difficile affrontare questa tematica che si farà sempre più grande. Deve prendere coraggio e andare in terapia per "lavorare" come prima cosa del suo progetto terapeutico sulla sua difficoltà a studiare qualcosa che le piace. Come mai davanti alla dottoressa che le chiede come procedono i suoi studi lei risponde tutto bene? che le dice di lei questa risposta? ... non aspetti troppo tempo (non per metterle ulteriore ansia ma per cercare di aiutarla a prendere consapevolezza che il problema c'è)
Buona fortuna, resto a disposizione per eventuali domande. Dr. Jasmine Scioscia
Buona fortuna, resto a disposizione per eventuali domande. Dr. Jasmine Scioscia
Ciao, se ho capito bene, correggimi se sbaglio, il tuo percorso come studentessa è andato bene fin quando ti sei iscritta all'università. Immagino qualcosa sia cambiato. Da un lato vorresti studiare, dall'altro quando provi a farlo tendi a distrarti e la tua mente sembra andare altrove. Ciò mi lascia immaginare come se ci fossero due parti di te, contrapposte. Per usare una metafora, come fossero un po' due giocatrici in campo. Una che vuole giocare la partita e l'altra che si prepara per farlo e poi al via non parte perché qualcosa la distrae e intanto il tempo passa e la partita non si può fare. Se avverti questo "stop" da tempo può esserti utile chiedere nuovamente aiuto; é anche vero che solo tu puoi darti il permesso di aprirti. Non è evitando che possiamo superare un problema ma solo permettendoci di affrontarlo. Un professionista competente e preparato può agevolarti contribuendo a creare il clima di fiducia necessario; è anche vero che è importante che anche tu faccia la tua parte permettendoti di affidarti.
Salve, la sua domanda è davvero importante, per questo le suggerisco di rivolgersi nuovamente ad un professionista. Può partire dicendo proprio ciò che ha scritto qua, facendo anche vedere questo messaggio se può essere utile. Le difficoltà nello studio sono sempre una punta dell'iceberg. Le sta dicendo qualcosa che probabilmente non riesce a vedere e che può essere visto solo scavando e dandosi tempo. Si conceda ascolto e comprensione e si conceda, soprattutto, di prendersi per mano. Per qualsiasi cosa sono a disposizione, in bocca al lupo. Dott.ssa Lucrezia Marletta
Cara ragazza,
grazie per aver condiviso la tua esperienza. Dal tuo racconto emerge un senso di frustrazione e confusione, nonostante il tuo sincero entusiasmo per le lingue e una vita apparentemente ben bilanciata. Questo blocco nello studio potrebbe essere legato a una combinazione di fattori: ansia da prestazione, aspettative (interne o esterne), oppure una difficoltà a mantenere la concentrazione che potrebbe riflettere un bisogno più profondo da esplorare. Hai già fatto un passo importante consultando un terapeuta, anche se non hai ancora affrontato direttamente la questione degli studi. Potresti provare a portare apertamente questa difficoltà nella prossima seduta: in terapia non serve avere tutte le risposte, ma è utile esprimere anche i dubbi o il disagio.
Nel frattempo, potresti sperimentare alcune strategie pratiche:
Suddividi lo studio in piccoli obiettivi giornalieri. Anche solo 20 minuti di lettura possono aiutarti a riprendere il ritmo.
Crea una routine specifica, con momenti dedicati e senza distrazioni.
Concediti delle ricompense: dopo aver completato un obiettivo, premiati con qualcosa che ti piace.
Rifletti su come percepisci il tuo percorso: potrebbe esserci un senso di pressione o una paura del fallimento che ti blocca?
Infine, non essere troppo dura con te stessa: attraversare momenti di difficoltà è umano, e ciò non toglie valore al tuo percorso o alle tue capacità. Affrontare queste emozioni con pazienza e onestà ti aiuterà a ritrovare il tuo equilibrio. Cordiali saluti. Dr. Vincenzo Capretto.
grazie per aver condiviso la tua esperienza. Dal tuo racconto emerge un senso di frustrazione e confusione, nonostante il tuo sincero entusiasmo per le lingue e una vita apparentemente ben bilanciata. Questo blocco nello studio potrebbe essere legato a una combinazione di fattori: ansia da prestazione, aspettative (interne o esterne), oppure una difficoltà a mantenere la concentrazione che potrebbe riflettere un bisogno più profondo da esplorare. Hai già fatto un passo importante consultando un terapeuta, anche se non hai ancora affrontato direttamente la questione degli studi. Potresti provare a portare apertamente questa difficoltà nella prossima seduta: in terapia non serve avere tutte le risposte, ma è utile esprimere anche i dubbi o il disagio.
Nel frattempo, potresti sperimentare alcune strategie pratiche:
Suddividi lo studio in piccoli obiettivi giornalieri. Anche solo 20 minuti di lettura possono aiutarti a riprendere il ritmo.
Crea una routine specifica, con momenti dedicati e senza distrazioni.
Concediti delle ricompense: dopo aver completato un obiettivo, premiati con qualcosa che ti piace.
Rifletti su come percepisci il tuo percorso: potrebbe esserci un senso di pressione o una paura del fallimento che ti blocca?
Infine, non essere troppo dura con te stessa: attraversare momenti di difficoltà è umano, e ciò non toglie valore al tuo percorso o alle tue capacità. Affrontare queste emozioni con pazienza e onestà ti aiuterà a ritrovare il tuo equilibrio. Cordiali saluti. Dr. Vincenzo Capretto.
Salve,
Da quello che ha descritto sembra che sia consapevole che stia evitando di affrontare qualcosa. La domanda sorge spontanea: perché non ha risposto sinceramente alla domanda della dottoressa? Cosa vuole nascondere? Che cosa le sta impedendo di studiare secondo lei?
Sarebbe interessante e utile parlarne concretamente con un professionista che può aiutarla a comprendersi meglio.
Da quello che ha descritto sembra che sia consapevole che stia evitando di affrontare qualcosa. La domanda sorge spontanea: perché non ha risposto sinceramente alla domanda della dottoressa? Cosa vuole nascondere? Che cosa le sta impedendo di studiare secondo lei?
Sarebbe interessante e utile parlarne concretamente con un professionista che può aiutarla a comprendersi meglio.
Cara Anonima,
Mi dispiace leggere che tu non ti senta compresa nelle difficoltà che stai affrontando. La prima risposta alla tua domanda dovrebbe essere, ovviamente, di affrontare la situazione con la tua psicoterapeuta alla prima occasione, ma se in questo momento sentissi la cosa possibile non avresti scritto qui.
Facciamo quindi un’analisi almeno in 2 parti:
1 - La superficie.
È piuttosto comune che, arrivati all’università, ci si trovi ad affrontare difficoltà nuove rispetto allo studio e ci si blocchi. Non sono solo i materiali di studio più complicati, spesso le difficoltà maggiori sono dovute proprio dall’allentamento delle regole e dalla possibilità di rimandare le scadenze per molto tempo. Qui c’è già anche una buona notizia: il cervello si comporta un po’ come un muscolo: se si perde l’abitudine di usarlo in modo funzionale, tende ad “atrofizzarsi” in fretta, ma può riprendersi altrettanto rapidamente, purché venga stimolato nel modo giusto. Prima ancora di riprendere a lavorare con uno psicologo, potresti quindi sperimentare alcuni strumenti pratici per migliorare la tua concentrazione. In questo ti vengono incontro le neuroscienze con tantissime tecniche, tra cui la focalizzazione dello sguardo, l’uso di un timer per restare concentrati sullo studio a intervalli crescenti (anche solo 20 minuti di concentrazione seguiti da una breve pausa per partire), studiare in presenza di un amico in stanza per mantenere un livello di attenzione più costante (ovviamente dovrà essere un tipo di amico adatto allo scopo, non necessariamente il tuo preferito).
2- un po’ più in profondità.
Mi sento di puntare sul fatto che la tua terapeuta sappia benissimo che gli studi non vanno "tutti bene" come le dici, mi sorprenderebbe che i tuoi genitori non le avessero fornito un quadro preciso della situazione ancora prima del vostro primo incontro. La mia ipotesi è che tu abbia davanti una brava professionista che sta aspettando che tu ti senta pronta per affrontare questo tema con i tuoi tempi.
Un’altra cosa che mi fa dare del credito ai tuoi genitori è che, di fronte alla mancanza di risultati universitari non ti chiedano: “perché non stai studiando?” ma piuttosto “Cosa ti manca?”. Gli è chiaro che non ti capiscono ma vorrebbero farlo, ed in questo momento tu stessa hai difficoltà a comprenderti. "Cosa mi manca?", "Cosa non mi fa studiare", "Chi sono?" sono alcune delle domande che ti poni in questo momento, ti sarai probabilmente data almeno delle risposte preliminari. Quali emozioni emergono in te? Quali paure? Esprimi qualcosa che meriterebbe uno spazio molto diverso da questo per essere esplorato, e qui si torna alla stanza della terapia.
Ti farei una proposta per provare a sbloccare la situazione: la prossima volta che ti metterai in una stanza a studiare e inizierai a sentire che ti stai distraendo, scrivi di getto tutto ciò che ti passa per la testa, prestando particolare attenzione alle emozioni che provi in quel momento. Fermati dopo una pagina (direi formato A4), chiudi il foglio in una busta e portalo alla tua terapeuta alla prossima seduta. Se pensi che possa essere difficile farlo direttamente, potresti anche consegnare la busta ai tuoi genitori, chiedendo loro di recapitarla alla terapeuta: in questo modo, eviterai di tirarti indietro all’ultimo momento.
Mi piacerebbe sapere come è andata,
Cari saluti,
Sara
Mi dispiace leggere che tu non ti senta compresa nelle difficoltà che stai affrontando. La prima risposta alla tua domanda dovrebbe essere, ovviamente, di affrontare la situazione con la tua psicoterapeuta alla prima occasione, ma se in questo momento sentissi la cosa possibile non avresti scritto qui.
Facciamo quindi un’analisi almeno in 2 parti:
1 - La superficie.
È piuttosto comune che, arrivati all’università, ci si trovi ad affrontare difficoltà nuove rispetto allo studio e ci si blocchi. Non sono solo i materiali di studio più complicati, spesso le difficoltà maggiori sono dovute proprio dall’allentamento delle regole e dalla possibilità di rimandare le scadenze per molto tempo. Qui c’è già anche una buona notizia: il cervello si comporta un po’ come un muscolo: se si perde l’abitudine di usarlo in modo funzionale, tende ad “atrofizzarsi” in fretta, ma può riprendersi altrettanto rapidamente, purché venga stimolato nel modo giusto. Prima ancora di riprendere a lavorare con uno psicologo, potresti quindi sperimentare alcuni strumenti pratici per migliorare la tua concentrazione. In questo ti vengono incontro le neuroscienze con tantissime tecniche, tra cui la focalizzazione dello sguardo, l’uso di un timer per restare concentrati sullo studio a intervalli crescenti (anche solo 20 minuti di concentrazione seguiti da una breve pausa per partire), studiare in presenza di un amico in stanza per mantenere un livello di attenzione più costante (ovviamente dovrà essere un tipo di amico adatto allo scopo, non necessariamente il tuo preferito).
2- un po’ più in profondità.
Mi sento di puntare sul fatto che la tua terapeuta sappia benissimo che gli studi non vanno "tutti bene" come le dici, mi sorprenderebbe che i tuoi genitori non le avessero fornito un quadro preciso della situazione ancora prima del vostro primo incontro. La mia ipotesi è che tu abbia davanti una brava professionista che sta aspettando che tu ti senta pronta per affrontare questo tema con i tuoi tempi.
Un’altra cosa che mi fa dare del credito ai tuoi genitori è che, di fronte alla mancanza di risultati universitari non ti chiedano: “perché non stai studiando?” ma piuttosto “Cosa ti manca?”. Gli è chiaro che non ti capiscono ma vorrebbero farlo, ed in questo momento tu stessa hai difficoltà a comprenderti. "Cosa mi manca?", "Cosa non mi fa studiare", "Chi sono?" sono alcune delle domande che ti poni in questo momento, ti sarai probabilmente data almeno delle risposte preliminari. Quali emozioni emergono in te? Quali paure? Esprimi qualcosa che meriterebbe uno spazio molto diverso da questo per essere esplorato, e qui si torna alla stanza della terapia.
Ti farei una proposta per provare a sbloccare la situazione: la prossima volta che ti metterai in una stanza a studiare e inizierai a sentire che ti stai distraendo, scrivi di getto tutto ciò che ti passa per la testa, prestando particolare attenzione alle emozioni che provi in quel momento. Fermati dopo una pagina (direi formato A4), chiudi il foglio in una busta e portalo alla tua terapeuta alla prossima seduta. Se pensi che possa essere difficile farlo direttamente, potresti anche consegnare la busta ai tuoi genitori, chiedendo loro di recapitarla alla terapeuta: in questo modo, eviterai di tirarti indietro all’ultimo momento.
Mi piacerebbe sapere come è andata,
Cari saluti,
Sara
Buonasera, posso immaginare quanto questa situazione possa pesarle. Si sente come se ci fosse un ostacolo invisibile, che le impedisce di fare qualcosa che ama e che ha sempre fatto con passione. Voglio rassicurarla subito: ciò che sta vivendo non è raro, e non è un riflesso delle sue capacità o della sua determinazione. A volte, anche nelle condizioni più favorevoli, possiamo sentirci bloccati, quasi paralizzati da qualcosa che non riusciamo a definire con chiarezza. Ed è proprio questa mancanza di chiarezza che rende il tutto così frustrante. Mi permetta di condividere con lei una riflessione. Quando si siede alla scrivania e non riesce a studiare, potrebbe esserci qualcosa di più profondo che si attiva, al di là della semplice “pigrizia” o mancanza di concentrazione. Potrebbe trattarsi di pensieri che si insinuano nella sua mente, come ad esempio l’idea di dover dimostrare qualcosa a sé stessa o agli altri, oppure la paura di non riuscire a fare abbastanza. Questi pensieri, anche se non sempre sono espliciti, possono generare un senso di disagio e spingerci a evitare ciò che ci mette a confronto con essi. Anche il suo stato emotivo potrebbe giocare un ruolo fondamentale. Si sente sopraffatta, stanca, annoiata o forse sotto pressione quando pensa agli esami? A volte, emozioni come queste si accumulano in sottofondo, e il nostro cervello reagisce cercando di “fuggire” dalla fonte di stress. Ecco perché ci si ritrova a passare intere giornate senza fare nulla, anche se si parte pieni di buoni propositi. Inoltre, comprendo quanto possa essere difficile vivere con la percezione di deludere le aspettative altrui. I suoi genitori, nel cercare di spronarla, probabilmente non si rendono conto di quanto possa essere difficile per lei dare una risposta a quella domanda che le pongono: “Ma cos’è che ti manca?”. Anche perché, come dice lei stessa, sulla carta sembra che abbia tutto, e questo rende ancora più complesso spiegare cosa non va. Eppure, ciò che sta accadendo non è una mancanza da parte sua, ma una difficoltà che merita di essere affrontata con attenzione e delicatezza. Vorrei anche dirle che non deve colpevolizzarsi per non essere riuscita a parlare di questo con la sua terapeuta. È naturale sentirsi vulnerabili o bloccati quando si affronta un tema così intimo e difficile da definire. Forse potrebbe essere utile provare a scrivere ciò che vorrebbe dire, anche solo in poche frasi, per sentirsi più preparata e meno esposta quando sarà il momento di affrontarlo. Un’altra possibilità potrebbe essere quella di partire da argomenti che si collegano indirettamente alla questione, come le sue emozioni rispetto alle aspettative degli altri o il peso che percepisce sulle sue spalle. Lei ha già dimostrato grande coraggio nel riflettere su ciò che sta vivendo e nel cercare delle risposte. Questo è un passo importantissimo, che non deve sottovalutare. Con il tempo e il giusto supporto, sono certo che riuscirà a ritrovare la serenità e il piacere di studiare, riprendendo il cammino che tanto le piace e per cui ha lavorato con tanta passione. Si conceda il tempo necessario e, soprattutto, sia gentile con sé stessa. Resto a disposizione, Dott. Andrea Boggero
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Ciao , intanto grazie per avere condiviso la tua storia e il disagio del momento che stai vivendo con noi, di certo potrai essere di aiuto e supporto anche per chi legge e magari sta vivendo le tue stesse emozioni o preoccupazioni.
Non sempre nella vita le emozioni e i disagi che viviamo coincidono con un momento “critico” che stiamo vivendo, ma. spesso i disagi e le ansie si presentano quando meno ce le aspettiamo perché semplicemente abbiamo esaurito le strategie per superarle e cominciamo a faticare.
L’aiuto di un terapeuta di sicuro in questo momento potrebbe essere una strada da percorrere, un esperto che possa aiutarti a prendere “consapevolezza” di un cambiamento che probabilmente è già in atto dentro di te e al quale da sola non riesci a dare voce. Magari lo studio e la difficoltà del momento rappresentano solo in questo momento uno strumento che “inconsciamente” utilizzi e di cui non sei consapevoli per far venire fuori un disagio interno che ha altri significati o storie possibili. Prenditi tutto il tempo per pensare se intraprendere un percorso e se dovessi deciderti ti suggerisco il filone sistemico relazionale. A presto.
Non sempre nella vita le emozioni e i disagi che viviamo coincidono con un momento “critico” che stiamo vivendo, ma. spesso i disagi e le ansie si presentano quando meno ce le aspettiamo perché semplicemente abbiamo esaurito le strategie per superarle e cominciamo a faticare.
L’aiuto di un terapeuta di sicuro in questo momento potrebbe essere una strada da percorrere, un esperto che possa aiutarti a prendere “consapevolezza” di un cambiamento che probabilmente è già in atto dentro di te e al quale da sola non riesci a dare voce. Magari lo studio e la difficoltà del momento rappresentano solo in questo momento uno strumento che “inconsciamente” utilizzi e di cui non sei consapevoli per far venire fuori un disagio interno che ha altri significati o storie possibili. Prenditi tutto il tempo per pensare se intraprendere un percorso e se dovessi deciderti ti suggerisco il filone sistemico relazionale. A presto.
Gentilissima,
accenna ad un problema che l'affligge da tempo e che merita di essere accolto e compreso. È già stata brava a chiedere aiuto rivolgendosi ad un terapeuta e le direi di proseguire partendo proprio dalla consapevolezza che è un argomento molto difficile da cui "scappa": evitava di parlarne in terapia, così come evita di studiare e dare esami. Dice di essere al terzo anno e di avere esami arretrati, presumo quindi che qualcuno lo ha dato: come li ha vissuti, potrebbe essere un primo punto di partenza per cercare di capire cosa cela il blocco in cui si trova. Le motivazioni possono essere diverse (Aspettative? Paure? Perfezionismo? ...): con l'aiuto di un professionista, credo possa riconoscerle e superare l'attuale momento di difficoltà.
Un caro saluto.
Dott.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Psicoterapeuta
accenna ad un problema che l'affligge da tempo e che merita di essere accolto e compreso. È già stata brava a chiedere aiuto rivolgendosi ad un terapeuta e le direi di proseguire partendo proprio dalla consapevolezza che è un argomento molto difficile da cui "scappa": evitava di parlarne in terapia, così come evita di studiare e dare esami. Dice di essere al terzo anno e di avere esami arretrati, presumo quindi che qualcuno lo ha dato: come li ha vissuti, potrebbe essere un primo punto di partenza per cercare di capire cosa cela il blocco in cui si trova. Le motivazioni possono essere diverse (Aspettative? Paure? Perfezionismo? ...): con l'aiuto di un professionista, credo possa riconoscerle e superare l'attuale momento di difficoltà.
Un caro saluto.
Dott.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Psicoterapeuta
Salve, probabilmente il suo blocco davanti ai libri deriva da un evento nel suo passato, che l'ha segnata, magari inconsciamente, e ora non riesce a ritrovare quella ferita che deve essere guarita per andare avanti...
Buongiorno gentile utente, mi dispiace molto per questo periodo di difficoltà personale che ti crea disagio ed impasse negli studi. Il consiglio è di prenderti un momento con tè stessa e valutare se effettivamente ad oggi, il percorso di studi che hai intrapreso corrisponde effettivamente alle attuali esigenze. Nella vita, soprattutto da giovani, si cambia, e non è detto che ciò che ci piaceva ieri, ci piaccia anche oggi. Se i pensieri sono confusi e non hai le idee chiare, ti consiglio di rivolgerti ad un altro professionista con motivazione ed onestà soprattutto con te stessa, per farti aiutare a superare questo momento di indecisione e blocco sulla tua formazione. Può essere sufficiente poco per ripartire o valutare scelte più idonee alle tue esigenze. Un caro saluto, Dott.ssa Arianna Magnani
Gentile utente,
sebbene la scelta di una facoltà possa essere in linea con i nostri interessi e capacità, sarebbe utile considerare che il periodo universitario comporta tante novità, sfide e cambiamenti, che uniti alle proprie aspettative e a quelle dei genitori possono suscitare stress e ansia, con conseguenti difficoltà a concentrarsi e perseguire i propri obiettivi. Quando scrive qualcosa che manca, penso possa riferirsi alla possibilità di entrare in contatto con ciò che sente e pensa in relazione al periodo che sta vivendo, permettendosi di avvicinarsi a ciò che può causarle tensione, dispiacere o sofferenza, e che la ostacola, dandosi il tempo di metterlo a fuoco attraverso un movimento fatto di allontanamenti e avvicinamenti, senza affrontare tutto e subito. Inoltre, la fatica stessa e lo stesso senso di futilità che proviamo nel parlare di alcuni argomenti possono darci spunti di riflessione utili (non sempre quello che ci sembra poco importante rappresenta una via di fuga). In ultima battuta, credo sia importante per lei lavorare sul rapporto di fiducia con il terapeuta, instaurando un rapporto che non la faccia sentire incompresa o troppo vulnerabile. Il consiglio che mi sentirei di darle è di continuare o di intraprendere un nuovo percorso di psicoterapia perchè credo sia una strada utile per cominciare ad uscire da questo momento di impasse.
Spero di esserle stata utile e mi rendo disponibile per ulteriori chiarimenti o approfondimenti. Le auguro di riuscire a ritrovare presto la serenità per riprendere i suoi studi.
Un caro saluto.
Dott.ssa Martina Pinto
sebbene la scelta di una facoltà possa essere in linea con i nostri interessi e capacità, sarebbe utile considerare che il periodo universitario comporta tante novità, sfide e cambiamenti, che uniti alle proprie aspettative e a quelle dei genitori possono suscitare stress e ansia, con conseguenti difficoltà a concentrarsi e perseguire i propri obiettivi. Quando scrive qualcosa che manca, penso possa riferirsi alla possibilità di entrare in contatto con ciò che sente e pensa in relazione al periodo che sta vivendo, permettendosi di avvicinarsi a ciò che può causarle tensione, dispiacere o sofferenza, e che la ostacola, dandosi il tempo di metterlo a fuoco attraverso un movimento fatto di allontanamenti e avvicinamenti, senza affrontare tutto e subito. Inoltre, la fatica stessa e lo stesso senso di futilità che proviamo nel parlare di alcuni argomenti possono darci spunti di riflessione utili (non sempre quello che ci sembra poco importante rappresenta una via di fuga). In ultima battuta, credo sia importante per lei lavorare sul rapporto di fiducia con il terapeuta, instaurando un rapporto che non la faccia sentire incompresa o troppo vulnerabile. Il consiglio che mi sentirei di darle è di continuare o di intraprendere un nuovo percorso di psicoterapia perchè credo sia una strada utile per cominciare ad uscire da questo momento di impasse.
Spero di esserle stata utile e mi rendo disponibile per ulteriori chiarimenti o approfondimenti. Le auguro di riuscire a ritrovare presto la serenità per riprendere i suoi studi.
Un caro saluto.
Dott.ssa Martina Pinto
Salve, quello che ci racconta è un vissuto comune a molte persone che, pur avendo entusiasmo e buoni propositi, si trovano bloccate nel concretizzarli. La difficoltà di aprire i libri e concentrarsi potrebbe essere legata a diversi fattori, tra cui la pressione esterna, aspettative personali molto elevate o un senso di insoddisfazione che, al momento, non riesce a identificare del tutto. Il fatto che ami il campo che hai scelto e che desideri studiare è sicuramente un punto di forza, ma il blocco che descrive merita di essere esplorato con attenzione.
Una possibilità è che ci sia un accumulo di ansia legato al "dover fare tutto bene" o alla paura del fallimento, che spesso porta al rinvio come meccanismo di difesa. Quando si accumulano arretrati, è facile sentirsi sopraffatti, il che rende ancora più difficile iniziare. Può essere utile partire da piccoli obiettivi giornalieri, suddividendo lo studio in sessioni brevi e concrete, premiandosi per ogni piccolo traguardo raggiunto.
Per quanto riguarda il suo rapporto con il terapeuta, ciò che ha vissuto è naturale: spesso, di fronte a temi che ci mettono a disagio, tendiamo a evitarli. Il primo passo per superare questa difficoltà potrebbe essere proprio quello di riconoscere e condividere questa resistenza con il professionista, che sarà in grado di aiutarla senza giudizio.
Le consiglio di considerare l’idea di riprendere il percorso psicologico, magari focalizzandosi proprio su questo blocco. Parlare apertamente con un esperto di come si sente rispetto allo studio e alle aspettative degli altri potrebbe aiutarla a comprendere meglio i suoi bisogni, individuare strategie pratiche e ritrovare la motivazione. Un caro saluto.
Una possibilità è che ci sia un accumulo di ansia legato al "dover fare tutto bene" o alla paura del fallimento, che spesso porta al rinvio come meccanismo di difesa. Quando si accumulano arretrati, è facile sentirsi sopraffatti, il che rende ancora più difficile iniziare. Può essere utile partire da piccoli obiettivi giornalieri, suddividendo lo studio in sessioni brevi e concrete, premiandosi per ogni piccolo traguardo raggiunto.
Per quanto riguarda il suo rapporto con il terapeuta, ciò che ha vissuto è naturale: spesso, di fronte a temi che ci mettono a disagio, tendiamo a evitarli. Il primo passo per superare questa difficoltà potrebbe essere proprio quello di riconoscere e condividere questa resistenza con il professionista, che sarà in grado di aiutarla senza giudizio.
Le consiglio di considerare l’idea di riprendere il percorso psicologico, magari focalizzandosi proprio su questo blocco. Parlare apertamente con un esperto di come si sente rispetto allo studio e alle aspettative degli altri potrebbe aiutarla a comprendere meglio i suoi bisogni, individuare strategie pratiche e ritrovare la motivazione. Un caro saluto.
Gentile utente, credo non sia mai facile aprirsi su qualcosa che ci fa soffrire, e forse la fatica persino di dirlo alla terapeuta dice molto di quanto forse stia accadendo qualcosa di molto doloroso per lei. Avere la percezione di avere tutto nella vita non significa che non si possa stare male o soffrire per qualcosa. Credo che possa essere importante per lei, se pur con paura, provare a guardare i pensieri che si accendono dentro la sua mente quando si siede davanti ad un libro. Le emozioni non arrivano mai senza un pensiero, e se la tua mente sceglie di vagare altro, altrove dalle emozioni e dai pensieri forse è proprio li che bisogna guardare. Credo possa essere importante che lei si affidi alla collega che la segue o ad un nuovo terapeuta. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentile paziente,
comprendo quanto queste situazioni di "blocco" possano essere difficili da affrontare.
Spesso si associano ad ansia, che potrebbe essere gestita con l'evitamento dell'argomento "studi", degli esami e dei libri stessi. L'evitamento o la procrastinazione in prima battuta ci danno la sensazione di ridurre il disagio, ma a lungo andare mantengono lo stato di malessere e lo peggiorano.
Per quanto difficile, potrebbe essere d'aiuto riprendere un percorso di psicoterapia affinché lei possa comprendere cosa accade quando apre i libri. Focalizzarsi su quali emozioni si attivano mentre studia potrebbe essere d'aiuto per dare un senso a quello che sta vivendo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giorgia Spina
comprendo quanto queste situazioni di "blocco" possano essere difficili da affrontare.
Spesso si associano ad ansia, che potrebbe essere gestita con l'evitamento dell'argomento "studi", degli esami e dei libri stessi. L'evitamento o la procrastinazione in prima battuta ci danno la sensazione di ridurre il disagio, ma a lungo andare mantengono lo stato di malessere e lo peggiorano.
Per quanto difficile, potrebbe essere d'aiuto riprendere un percorso di psicoterapia affinché lei possa comprendere cosa accade quando apre i libri. Focalizzarsi su quali emozioni si attivano mentre studia potrebbe essere d'aiuto per dare un senso a quello che sta vivendo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giorgia Spina
Gentile utente, ti ringrazio per aver portato un sentire comune a molte studentesse e molti studenti.
Ti accolgo in quello che stai raccontando, perché ciò che vivi non è pigrizia, e non è neppure “mancanza di volontà”. Da come descrivi la tua situazione, sembra qualcosa di molto più profondo. Sicuramente quello che sta accadendo non riguarda lo studio in sé.
Quello che descrivi somiglia a una blocco interno, una sorta di paralisi dell’azione. Quella sensazione di voler sedersi alla scrivania, ma sentirsi bloccata è molto comune nei casi in cui la mente sta cercando di proteggerti da qualcosa che vive come minaccioso: il fallimento, l’errore, l’idea di deludere.
Attraverso un lavoro di ascolto del tuo profondo, troverai da cosa ti stai proteggendo.
Parallelamente, con l'aiuto di uno specialista, potrai elaborare un piano d'azione fatto di piccoli step per ritrovare il contatto con lo studio, la mente vuole essere accompagnata dolcemente e senza rimprovero.
Ricorda che un blocco non è un fallimento! Una parte di te chiede ascolto.
Se hai bisogno di chiedere altro sono disponibile anche online.
Un caro saluto
Enza Giangreco, psicologa e life coach
Ti accolgo in quello che stai raccontando, perché ciò che vivi non è pigrizia, e non è neppure “mancanza di volontà”. Da come descrivi la tua situazione, sembra qualcosa di molto più profondo. Sicuramente quello che sta accadendo non riguarda lo studio in sé.
Quello che descrivi somiglia a una blocco interno, una sorta di paralisi dell’azione. Quella sensazione di voler sedersi alla scrivania, ma sentirsi bloccata è molto comune nei casi in cui la mente sta cercando di proteggerti da qualcosa che vive come minaccioso: il fallimento, l’errore, l’idea di deludere.
Attraverso un lavoro di ascolto del tuo profondo, troverai da cosa ti stai proteggendo.
Parallelamente, con l'aiuto di uno specialista, potrai elaborare un piano d'azione fatto di piccoli step per ritrovare il contatto con lo studio, la mente vuole essere accompagnata dolcemente e senza rimprovero.
Ricorda che un blocco non è un fallimento! Una parte di te chiede ascolto.
Se hai bisogno di chiedere altro sono disponibile anche online.
Un caro saluto
Enza Giangreco, psicologa e life coach
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