Salve a tutti. Sono Chiara ed ho 26 anni. Mi sono fidanzata all’età di 18 anni con Gregorio, con cui
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Salve a tutti. Sono Chiara ed ho 26 anni. Mi sono fidanzata all’età di 18 anni con Gregorio, con cui sono stata fino a un mese fa. Filippo è stato il ragazzo con cui ho scoperto il sesso, sono stata veramente innamorata di lui ed è sempre stato per me la persona della mia vita. Lui ha 3 anni più di me e studia all’università dai 18 anni, purtroppo però ha avuto problemi con lo studio e questo ha dilungato tantissimo gli anni di università: sostanzialmente ancora oggi deve laurearsi. In tutti questi anni io ho sentito il bisogno di concretizzare la nostra relazione, andando a convivere, ma lui ha sempre detto di non potere, per via dell’università. Mi diceva che prima di tutto lui doveva pensare a studiare e che io dovevo accontentarmi della relazione così come era. In più, avevamo dei problemi anche nell’intimità: io non ho mai raggiunto l’orgasmo e per lui questo era un grosso problema, per cui quando facevamo sesso mi rendevo conto che non stavamo facendo un atto di amore ma che lui tentava in tutti i modi di farmi raggiungere l’orgasmo ed io pensavo solo a riuscirci (non riuscendoci purtroppo); mi sentivo completamente sola ed abbandonata mentre lo facevamo. Ad un certo punto, ho iniziato a non provare più attrazione fisica per lui ed a dover pensare ad altri ragazzo che mi piacevano per compiere l’atto. In più, il fatto di non vivere assieme non rendeva l’atto facile, perché eravamo costretti a farlo in macchina o in casa sua (quando magari nella stanza accanto c’erano i genitori) e questo mi metteva molto a disagio. In tutto ciò, lui ha più volte cercato di spingermi a frequentare alcuni suoi amici con i quali io non mi trovavo affatto, per cui ho passato anni a forzarmi ad essere in un modo in cui non ero per compiacerlo. Per realizzare il suo sogno, come diceva lui. Circa un mese fa ho deciso di lasciarlo. Lui non voleva assolutamente e la cosa che più mi ha fatta arrabbiare era che da quando gli ho detto di volerlo lasciare ha cambiato i suoi comportamenti: diceva di volere una famiglia con me, mi ha regalato dei fiori (gesto che non ha mai fatto), passava molto tempo con me (mente prima dovevo elemosinarlo quel tempo). C’è da dire che io purtroppo vivevo una sorta di dipendenza da lui, non avendo amici, cosa che invece adesso ho.
Comunque, l’ho lasciato e lui non vuole più parlarmi e sentirmi, non vuole che rimaniamo in amicizia. Per prima cosa mi sentivo molto leggera dopo averlo lasciato, mentre ora a distanza di un mese sto malissimo: ho paura di aver perso la persona della mia vita. Forse la situazione si poteva risolvere? Me lo sono chiesta anche io, ma dal momento in cui provavo poca attrazione fisica per lui mi son detta “è proprio finita”.
Sapete darmi un parere su questa situazione?
Comunque, l’ho lasciato e lui non vuole più parlarmi e sentirmi, non vuole che rimaniamo in amicizia. Per prima cosa mi sentivo molto leggera dopo averlo lasciato, mentre ora a distanza di un mese sto malissimo: ho paura di aver perso la persona della mia vita. Forse la situazione si poteva risolvere? Me lo sono chiesta anche io, ma dal momento in cui provavo poca attrazione fisica per lui mi son detta “è proprio finita”.
Sapete darmi un parere su questa situazione?
Gentile Chiara,
la ringrazio per aver condiviso una parte così importante e delicata della sua storia. Le sue parole trasmettono con grande chiarezza quanto abbia investito in questa relazione, sia emotivamente che praticamente, e quanto sia stato difficile arrivare alla decisione di chiudere.
Ciò che sta vivendo è comprensibile: quando si chiude un rapporto lungo e significativo, è normale sentire un senso di vuoto, nostalgia, o persino colpa. Anche quando la scelta è stata presa con convinzione, è naturale chiedersi se si poteva fare qualcosa di diverso.
Tuttavia, dalle sue parole emerge un disagio profondo che si protraeva da tempo: una difficoltà a sentirsi pienamente accolta, ascoltata e rispettata nei suoi bisogni, sia nella quotidianità che nell’intimità. A questo si aggiungeva un sentimento di solitudine, di adattamento costante per compiacere l’altro, fino a perdere una parte di sé.
Il cambiamento improvviso di Gregorio dopo la sua decisione di lasciarlo, per quanto comprensibile come reazione alla paura di perderla, sembra più una risposta dettata dall'urgenza del momento che da un reale cambiamento maturato nel tempo.
Ora che ha creato nuovi legami, ha riscoperto una parte di sé che forse si era messa da parte: il bisogno di autenticità, di libertà, di stare bene nel proprio corpo e nella propria mente. Questi segnali interiori meritano ascolto e rispetto.
È normale avere momenti di dubbio e di malinconia, ma ciò non significa necessariamente che si sia sbagliata. Forse non ha perso “la persona della sua vita”, ma ha scelto – con coraggio – di non perdersi in una relazione che le stava togliendo più di quanto le stava dando.
Si dia il tempo per elaborare tutto questo. Le relazioni ci cambiano, ci insegnano e ci preparano a conoscerci meglio. E da qui può nascere qualcosa di nuovo, più in linea con ciò che oggi sente di meritare.
Un caro saluto
la ringrazio per aver condiviso una parte così importante e delicata della sua storia. Le sue parole trasmettono con grande chiarezza quanto abbia investito in questa relazione, sia emotivamente che praticamente, e quanto sia stato difficile arrivare alla decisione di chiudere.
Ciò che sta vivendo è comprensibile: quando si chiude un rapporto lungo e significativo, è normale sentire un senso di vuoto, nostalgia, o persino colpa. Anche quando la scelta è stata presa con convinzione, è naturale chiedersi se si poteva fare qualcosa di diverso.
Tuttavia, dalle sue parole emerge un disagio profondo che si protraeva da tempo: una difficoltà a sentirsi pienamente accolta, ascoltata e rispettata nei suoi bisogni, sia nella quotidianità che nell’intimità. A questo si aggiungeva un sentimento di solitudine, di adattamento costante per compiacere l’altro, fino a perdere una parte di sé.
Il cambiamento improvviso di Gregorio dopo la sua decisione di lasciarlo, per quanto comprensibile come reazione alla paura di perderla, sembra più una risposta dettata dall'urgenza del momento che da un reale cambiamento maturato nel tempo.
Ora che ha creato nuovi legami, ha riscoperto una parte di sé che forse si era messa da parte: il bisogno di autenticità, di libertà, di stare bene nel proprio corpo e nella propria mente. Questi segnali interiori meritano ascolto e rispetto.
È normale avere momenti di dubbio e di malinconia, ma ciò non significa necessariamente che si sia sbagliata. Forse non ha perso “la persona della sua vita”, ma ha scelto – con coraggio – di non perdersi in una relazione che le stava togliendo più di quanto le stava dando.
Si dia il tempo per elaborare tutto questo. Le relazioni ci cambiano, ci insegnano e ci preparano a conoscerci meglio. E da qui può nascere qualcosa di nuovo, più in linea con ciò che oggi sente di meritare.
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Cara Chiara,
quello che stai vivendo è profondamente umano. Quando una relazione lunga e significativa termina, si attivano moltissimi pensieri ed emozioni contrastanti: sollievo, senso di colpa, nostalgia, paura, confusione. E tutto questo è perfettamente normale. La tua storia è fatta di anni in cui hai costruito, investito e sperato; chiudere quel capitolo richiede un grande sforzo emotivo e mentale, anche quando senti che è stata la scelta giusta.
Dal tuo racconto emergono con chiarezza alcuni aspetti importanti su cui ti invito a riflettere. Hai vissuto per anni in una relazione in cui ti sei sentita sola, non vista nei tuoi bisogni, spesso costretta ad adattarti per compiacere l’altro, a costo di perdere parti di te. Questo ha avuto un impatto significativo sul tuo benessere emotivo, sull’intimità e sulla tua autostima. La sessualità è diventata un’area di prestazione più che di connessione, e hai iniziato a vivere il contatto fisico come un dovere, più che un desiderio. Tutto questo, col tempo, ha eroso il legame profondo, portandoti a spegnere l’attrazione e a mettere in discussione la relazione nel suo insieme.
È significativo che tu abbia riconosciuto quanto in passato fossi in una condizione di dipendenza affettiva, alimentata anche dall’assenza di altri legami significativi. Oggi che hai costruito delle amicizie, che ti stai dando la possibilità di vivere relazioni diverse e più sane, ti stai anche rendendo conto di quanto tu sia cresciuta. Ma come spesso accade, quando si esce da una situazione che per anni è stata “casa”, anche se scomoda, arriva un senso di smarrimento. La mente, in momenti di fatica o solitudine, tende a idealizzare il passato, a selezionare solo i ricordi positivi, a minimizzare la sofferenza vissuta.
Hai fatto un gesto di enorme forza lasciando andare qualcosa che non ti faceva più stare bene, anche se ti dava sicurezza. Hai riconosciuto i tuoi bisogni, il tuo disagio, la tua verità. È normale che adesso tu senta il bisogno di trovare nuovi punti fermi, nuovi riferimenti.
Resto a disposizione su Roma ed online, un caro saluto.
quello che stai vivendo è profondamente umano. Quando una relazione lunga e significativa termina, si attivano moltissimi pensieri ed emozioni contrastanti: sollievo, senso di colpa, nostalgia, paura, confusione. E tutto questo è perfettamente normale. La tua storia è fatta di anni in cui hai costruito, investito e sperato; chiudere quel capitolo richiede un grande sforzo emotivo e mentale, anche quando senti che è stata la scelta giusta.
Dal tuo racconto emergono con chiarezza alcuni aspetti importanti su cui ti invito a riflettere. Hai vissuto per anni in una relazione in cui ti sei sentita sola, non vista nei tuoi bisogni, spesso costretta ad adattarti per compiacere l’altro, a costo di perdere parti di te. Questo ha avuto un impatto significativo sul tuo benessere emotivo, sull’intimità e sulla tua autostima. La sessualità è diventata un’area di prestazione più che di connessione, e hai iniziato a vivere il contatto fisico come un dovere, più che un desiderio. Tutto questo, col tempo, ha eroso il legame profondo, portandoti a spegnere l’attrazione e a mettere in discussione la relazione nel suo insieme.
È significativo che tu abbia riconosciuto quanto in passato fossi in una condizione di dipendenza affettiva, alimentata anche dall’assenza di altri legami significativi. Oggi che hai costruito delle amicizie, che ti stai dando la possibilità di vivere relazioni diverse e più sane, ti stai anche rendendo conto di quanto tu sia cresciuta. Ma come spesso accade, quando si esce da una situazione che per anni è stata “casa”, anche se scomoda, arriva un senso di smarrimento. La mente, in momenti di fatica o solitudine, tende a idealizzare il passato, a selezionare solo i ricordi positivi, a minimizzare la sofferenza vissuta.
Hai fatto un gesto di enorme forza lasciando andare qualcosa che non ti faceva più stare bene, anche se ti dava sicurezza. Hai riconosciuto i tuoi bisogni, il tuo disagio, la tua verità. È normale che adesso tu senta il bisogno di trovare nuovi punti fermi, nuovi riferimenti.
Resto a disposizione su Roma ed online, un caro saluto.
Buonasera Chiara,
da quanto scrive emerge che la relazione ha avuto dinamiche di squilibrio affettivo, rinunce e mancanza di reciprocità emotiva. Il calo del desiderio, la frustrazione sessuale e la sensazione di dover compiacere il partner sono segnali chiari di una relazione non più funzionale ai suoi bisogni.
Il malessere che prova ora è una reazione normale a una separazione dopo un legame lungo, e può attivare pensieri distorti del tipo “forse ho perso la persona giusta”, che però vanno letti alla luce della storia reale, non idealizzata.
Piuttosto che tornare indietro, sarebbe utile lavorare sul rafforzamento della sua identità fuori dalla relazione e sulla ristrutturazione dei pensieri di colpa o rimpianto. Se necessario, questo può essere fatto in un percorso terapeutico mirato.
Un caro saluto,
dott. Jacopo Modoni
da quanto scrive emerge che la relazione ha avuto dinamiche di squilibrio affettivo, rinunce e mancanza di reciprocità emotiva. Il calo del desiderio, la frustrazione sessuale e la sensazione di dover compiacere il partner sono segnali chiari di una relazione non più funzionale ai suoi bisogni.
Il malessere che prova ora è una reazione normale a una separazione dopo un legame lungo, e può attivare pensieri distorti del tipo “forse ho perso la persona giusta”, che però vanno letti alla luce della storia reale, non idealizzata.
Piuttosto che tornare indietro, sarebbe utile lavorare sul rafforzamento della sua identità fuori dalla relazione e sulla ristrutturazione dei pensieri di colpa o rimpianto. Se necessario, questo può essere fatto in un percorso terapeutico mirato.
Un caro saluto,
dott. Jacopo Modoni
Buonasera (o meglio buongiorno) Chiara,
Comprendo il conflitto che sta vivendo. Le sue riflessioni sulla relazione sembrano portare alla luce un grande interrogativo: cosa rappresentava per lei questa relazione e come sta definendo oggi se stessa al di fuori di essa? È interessante pensare a come la relazione con Filippo abbia influenzato la sua identità e le sue aspettative, ma ora che ha fatto un passo verso la separazione, quale versione di sé sta iniziando a scoprire? A volte, i periodi di incertezza possono anche aprire uno spazio in cui riscoprire il proprio valore e desideri autentici. Cosa potrebbe esserci, secondo lei, di nuovo da esplorare in questa fase della sua vita?
Sarei felice di aiutarla, mi tengo disponibile.
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
Comprendo il conflitto che sta vivendo. Le sue riflessioni sulla relazione sembrano portare alla luce un grande interrogativo: cosa rappresentava per lei questa relazione e come sta definendo oggi se stessa al di fuori di essa? È interessante pensare a come la relazione con Filippo abbia influenzato la sua identità e le sue aspettative, ma ora che ha fatto un passo verso la separazione, quale versione di sé sta iniziando a scoprire? A volte, i periodi di incertezza possono anche aprire uno spazio in cui riscoprire il proprio valore e desideri autentici. Cosa potrebbe esserci, secondo lei, di nuovo da esplorare in questa fase della sua vita?
Sarei felice di aiutarla, mi tengo disponibile.
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
Gentile Chiara.
Quello che hai vissuto sembra essere stato un legame lungo e profondo. Lasciare una persona che ha rappresentato così tanto non è mai semplice, anche quando c'è consapevolezza che quella relazione non ti faceva più stare bene.
Dalle tue parole mi pare di comprendere che per molto tempo tu abbia messo da parte i tuoi bisogni emotivi, fisici e relazionali per cercare di mantenere viva una relazione che, nel tempo, non ti restituiva più ciò di cui avevi bisogno. La mancanza di intimità vissuta con serenità, la sensazione di forzarti a piacere a suoi amici, l’impossibilità di progettare una vita insieme, possono costituire segnali importanti di questo, che parlano di una relazione in cui, lentamente, ti sei persa.
È normale provare tristezza e senso di vuoto dopo la rottura: stai chiudendo un capitolo importante, non solo con lui, ma con una parte di te che ha lottato a lungo per far funzionare le cose. E non è facile. Ma il fatto che oggi tu abbia amicizie, uno spazio tuo, e il coraggio di ascoltare le tue emozioni, è un segnale potente che stai ricostruendo la tua vita su basi più autentiche.
Ti sei chiesta se la situazione si potesse salvare. Forse sì, ma solo con cambiamenti profondi e condivisi da entrambi, non dettati dalla paura di perderti. L’attrazione fisica, la complicità, il rispetto dei propri bisogni non sono dettagli: sono fondamenta.
Ora è tempo di concentrarti su di te, di curare quella parte che è stata messa in secondo piano, e di ricordarti che meriti una relazione in cui sentirti vista, desiderata e scelta ogni giorno, senza dover lottare per esserlo. Un percorso psicologico volto ad approfondire la conoscenza di te e la cura nei tuoi riguardi potrebbe facilitare questo processo già in atto.
Ti auguro il meglio, saluti. Dott.ssa Lucia Seri
Quello che hai vissuto sembra essere stato un legame lungo e profondo. Lasciare una persona che ha rappresentato così tanto non è mai semplice, anche quando c'è consapevolezza che quella relazione non ti faceva più stare bene.
Dalle tue parole mi pare di comprendere che per molto tempo tu abbia messo da parte i tuoi bisogni emotivi, fisici e relazionali per cercare di mantenere viva una relazione che, nel tempo, non ti restituiva più ciò di cui avevi bisogno. La mancanza di intimità vissuta con serenità, la sensazione di forzarti a piacere a suoi amici, l’impossibilità di progettare una vita insieme, possono costituire segnali importanti di questo, che parlano di una relazione in cui, lentamente, ti sei persa.
È normale provare tristezza e senso di vuoto dopo la rottura: stai chiudendo un capitolo importante, non solo con lui, ma con una parte di te che ha lottato a lungo per far funzionare le cose. E non è facile. Ma il fatto che oggi tu abbia amicizie, uno spazio tuo, e il coraggio di ascoltare le tue emozioni, è un segnale potente che stai ricostruendo la tua vita su basi più autentiche.
Ti sei chiesta se la situazione si potesse salvare. Forse sì, ma solo con cambiamenti profondi e condivisi da entrambi, non dettati dalla paura di perderti. L’attrazione fisica, la complicità, il rispetto dei propri bisogni non sono dettagli: sono fondamenta.
Ora è tempo di concentrarti su di te, di curare quella parte che è stata messa in secondo piano, e di ricordarti che meriti una relazione in cui sentirti vista, desiderata e scelta ogni giorno, senza dover lottare per esserlo. Un percorso psicologico volto ad approfondire la conoscenza di te e la cura nei tuoi riguardi potrebbe facilitare questo processo già in atto.
Ti auguro il meglio, saluti. Dott.ssa Lucia Seri
Buongiorno Chiara, la ringrazio per aver condiviso in modo così aperto e sincero la sua esperienza. Le sue parole raccontano una storia complessa e intensa, vissuta in un periodo importante della vita, in cui si cresce, si cambia e si comincia a costruire un’identità più autonoma e definita. Capisco quanto possa essere difficile affrontare i sentimenti contrastanti che sta vivendo in questo momento. La decisione di chiudere una relazione lunga, importante, e con un forte legame emotivo, come quella con Gregorio, non è mai semplice. Lei ha descritto un percorso nel quale ha cercato a lungo di adattarsi, di aspettare, di far funzionare una situazione che, però, col tempo, ha iniziato a pesarle e a non corrispondere più ai suoi bisogni. Questo è un punto centrale, perché, nella visione cognitivo-comportamentale, si lavora molto sull'identificazione dei propri schemi di pensiero, dei bisogni personali e delle strategie adottate per soddisfarli. La sua esperienza racconta di una progressiva perdita di benessere nella relazione. I tentativi di far funzionare la coppia, pur nella difficoltà di vivere una sessualità soddisfacente, di condividere obiettivi comuni (come la convivenza) e di avere una vita sociale accettata da entrambe le parti, sembrano essere stati numerosi e generosi da parte sua. Eppure, nonostante questo impegno, lei ha iniziato a sentirsi sempre più sola, trascurata, e a non riconoscersi più nella relazione. È molto significativo ciò che dice rispetto alla mancanza di attrazione fisica e al disagio provato nel momento dell’intimità. Spesso si tende a minimizzare questi aspetti, ma nella realtà delle relazioni di coppia, la connessione emotiva e quella fisica sono due elementi che si influenzano a vicenda. Quando vengono meno, possono generare frustrazione, senso di inadeguatezza e distacco emotivo. La sensazione di “fare l’amore per dovere” o con la mente altrove può essere un segnale importante che qualcosa, a livello profondo, non è più in equilibrio. È altrettanto comprensibile il suo attuale turbamento. Dopo una rottura, soprattutto se si è stati a lungo emotivamente dipendenti dall’altro, è normale vivere un periodo di “astinenza affettiva”, in cui la mente tende a idealizzare ciò che è stato perso, dimenticando facilmente i motivi che hanno spinto a chiudere la relazione. Il cambiamento improvviso da parte di lui (la voglia di impegnarsi di più, i gesti mai visti prima) ha probabilmente alimentato il dubbio: “E se adesso fosse cambiato davvero?”. Ma è importante chiedersi se questi cambiamenti siano frutto di una reale presa di consapevolezza o piuttosto di una reazione emotiva al timore di perderla. Lei ha già fatto passi importanti: ha riconosciuto i suoi bisogni, ha messo dei confini, ha iniziato a ricostruire una rete sociale, ha fatto una scelta difficile. La sofferenza che sta provando oggi non significa necessariamente che la scelta sia stata sbagliata. In molti casi, il dolore non è il segnale che si è preso un cattivo sentiero, ma la conseguenza inevitabile di un distacco necessario. Potrebbe esserle utile lavorare su alcuni aspetti personali, come la gestione della dipendenza affettiva, la costruzione dell’autostima e l’identificazione di bisogni e desideri nelle relazioni future. Un percorso psicologico, in questo senso, può offrire strumenti concreti per comprendere meglio se stessa e rafforzare le sue capacità decisionali, soprattutto nei momenti di vulnerabilità emotiva. Concludendo, Chiara, lei non ha “perso” la persona della sua vita. Lei ha fatto una scelta basata su una lettura onesta del suo stato emotivo e dei suoi bisogni. E, nel tempo, potrà costruire una relazione che sia più in linea con ciò che desidera per la sua felicità. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Cara Chiara,
innanzitutto, grazie per aver condiviso una parte così intima e complessa della tua vita. Quello che racconti è il ritratto di una relazione lunga, intensa e segnata da molti momenti difficili, vissuti spesso in solitudine emotiva. Non è raro che, in relazioni iniziate in giovane età, si cresca in direzioni diverse, arrivando col tempo a percepire un disallineamento nei bisogni, nei valori e nelle aspettative.
Dal tuo racconto emergono alcuni aspetti importanti. La tua voglia di concretizzare la relazione e di essere ascoltata nei tuoi bisogni – emotivi, pratici, sessuali – è rimasta per molto tempo insoddisfatta. Quando una persona si sente invisibile, trascurata o non accolta nei propri vissuti, è normale che l’intimità si affievolisca e che l’attrazione si trasformi. Il sesso, per essere davvero appagante, richiede non solo complicità fisica, ma anche sicurezza emotiva, libertà di esprimersi e sentirsi accolti per ciò che si è.
È significativo anche che tu abbia sentito il bisogno di "forzarti" per compiacerlo, per adattarti a contesti in cui non ti sentivi a tuo agio. Questo, alla lunga, può generare un senso di smarrimento personale e una perdita di sé all’interno della relazione.
Hai fatto un passo molto coraggioso nel decidere di interrompere questa relazione, nonostante la paura della solitudine e il legame affettivo che ancora senti. La sofferenza che provi ora è normale: lasciare una persona con cui si è condiviso tanto tempo e tante emozioni può lasciare un vuoto che fa male, anche quando si è convinti della decisione presa. E il fatto che lui ora mostri attenzioni che prima mancavano può riaprire domande e confusione.
Tuttavia, è importante ricordare che non si può costruire un futuro solo sui gesti arrivati dopo una separazione. I tuoi bisogni erano reali e validi anche prima. E se per molto tempo non sono stati accolti, c’è da chiedersi se quei cambiamenti attuali sarebbero davvero duraturi o solo una reazione alla perdita.
Hai già fatto un grande passo iniziando a coltivare nuove amicizie e cercando una tua identità al di fuori della coppia. Questa è una risorsa preziosa. Ma il dolore, la confusione e le domande che ti porti dentro sono importanti da ascoltare con attenzione e rispetto.
Per questo, sarebbe davvero utile e consigliato approfondire questi vissuti con l’aiuto di uno specialista, che possa aiutarti a comprendere meglio te stessa, i tuoi bisogni affettivi e relazionali, e il senso di questa esperienza nella tua storia personale.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
innanzitutto, grazie per aver condiviso una parte così intima e complessa della tua vita. Quello che racconti è il ritratto di una relazione lunga, intensa e segnata da molti momenti difficili, vissuti spesso in solitudine emotiva. Non è raro che, in relazioni iniziate in giovane età, si cresca in direzioni diverse, arrivando col tempo a percepire un disallineamento nei bisogni, nei valori e nelle aspettative.
Dal tuo racconto emergono alcuni aspetti importanti. La tua voglia di concretizzare la relazione e di essere ascoltata nei tuoi bisogni – emotivi, pratici, sessuali – è rimasta per molto tempo insoddisfatta. Quando una persona si sente invisibile, trascurata o non accolta nei propri vissuti, è normale che l’intimità si affievolisca e che l’attrazione si trasformi. Il sesso, per essere davvero appagante, richiede non solo complicità fisica, ma anche sicurezza emotiva, libertà di esprimersi e sentirsi accolti per ciò che si è.
È significativo anche che tu abbia sentito il bisogno di "forzarti" per compiacerlo, per adattarti a contesti in cui non ti sentivi a tuo agio. Questo, alla lunga, può generare un senso di smarrimento personale e una perdita di sé all’interno della relazione.
Hai fatto un passo molto coraggioso nel decidere di interrompere questa relazione, nonostante la paura della solitudine e il legame affettivo che ancora senti. La sofferenza che provi ora è normale: lasciare una persona con cui si è condiviso tanto tempo e tante emozioni può lasciare un vuoto che fa male, anche quando si è convinti della decisione presa. E il fatto che lui ora mostri attenzioni che prima mancavano può riaprire domande e confusione.
Tuttavia, è importante ricordare che non si può costruire un futuro solo sui gesti arrivati dopo una separazione. I tuoi bisogni erano reali e validi anche prima. E se per molto tempo non sono stati accolti, c’è da chiedersi se quei cambiamenti attuali sarebbero davvero duraturi o solo una reazione alla perdita.
Hai già fatto un grande passo iniziando a coltivare nuove amicizie e cercando una tua identità al di fuori della coppia. Questa è una risorsa preziosa. Ma il dolore, la confusione e le domande che ti porti dentro sono importanti da ascoltare con attenzione e rispetto.
Per questo, sarebbe davvero utile e consigliato approfondire questi vissuti con l’aiuto di uno specialista, che possa aiutarti a comprendere meglio te stessa, i tuoi bisogni affettivi e relazionali, e il senso di questa esperienza nella tua storia personale.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Salve Chiara, i suoi ripensamenti oggi sono più che comprensibili poiché ogni scelta porta con sé dubbi e perplessità sul cambiamento da affrontare.
Suppongo che non sia stato semplice per lei prendere questa decisione, ma se ha avuto il coraggio di fare questo significa che quella relazione per lei non funzionava come avrebbe desiderato.
Dalle sue parole mi sembra chiaro che ci sia stato un momento in cui i vostri progetti di vita abbiano seguito strade differenti, ognuno ha individuato le proprie priorità, non condividendo più gli stessi obiettivi di vita.
Una volta chiarito dentro di lei che è stata la decisione (per lei) più opportuna, può iniziare il suo personale viaggio per ri-definire i suoi reali bisogni e per essere realmente chi vuole essere.
Se ha bisogno sono disponibile per una consulenza.
Le mando un saluto,
Dott.ssa Di Mari Nicolina
Suppongo che non sia stato semplice per lei prendere questa decisione, ma se ha avuto il coraggio di fare questo significa che quella relazione per lei non funzionava come avrebbe desiderato.
Dalle sue parole mi sembra chiaro che ci sia stato un momento in cui i vostri progetti di vita abbiano seguito strade differenti, ognuno ha individuato le proprie priorità, non condividendo più gli stessi obiettivi di vita.
Una volta chiarito dentro di lei che è stata la decisione (per lei) più opportuna, può iniziare il suo personale viaggio per ri-definire i suoi reali bisogni e per essere realmente chi vuole essere.
Se ha bisogno sono disponibile per una consulenza.
Le mando un saluto,
Dott.ssa Di Mari Nicolina
Ciao Chiara, grazie per aver condiviso con tanta apertura la tua storia.
Hai descritto in modo molto lucido e sincero un percorso lungo e complesso, che sicuramente ha richiesto molta forza da parte tua, soprattutto nel momento in cui hai preso la decisione di chiudere la relazione.
Quello che stai vivendo ora è del tutto comprensibile: stai attraversando una fase di transizione, e in queste fasi è normale avere dubbi, nostalgie, e anche paure; lasciare una relazione lunga, specialmente quando è stata centrale nella propria vita affettiva e sociale, comporta un vero e proprio “lutto emotivo”. E il fatto che all’inizio ti sentissi più leggera e solo adesso stia emergendo il dolore non significa che tu abbia fatto un errore: significa semplicemente che il corpo e la mente hanno tempi diversi per elaborare ciò che accade.
Dalla tua descrizione, emergono chiaramente dei segnali importanti:
- Hai provato a lungo una "solitudine emotiva", pur essendo in coppia.
- Hai cercato di adattarti ai bisogni dell’altro, spesso mettendo da parte i tuoi.
- Il desiderio di concretizzare la relazione non è stato ascoltato.
- L’intimità non era vissuta in modo condiviso, ma con pressione e frustrazione.
- Quando hai deciso di chiudere, è arrivato un cambiamento repentino da parte sua, che però non nasceva da un percorso, ma da una reazione alla perdita.
La tua domanda è molto umana: “forse si poteva risolvere?”
In parte può darsi, ma solo se entrambi aveste potuto affrontare consapevolmente le fragilità della relazione prima della rottura, con un confronto autentico e non basato sulla paura di perdere l’altro. Quando invece il cambiamento arriva solo nel momento in cui la relazione è finita, può essere difficile capire se si tratta di una reale maturazione o di una reazione emotiva temporanea.
Hai fatto qualcosa di molto importante per te: hai scelto di ascoltarti! Anche se ora senti il vuoto, quel gesto è un atto di crescita.
Il fatto che ora tu abbia amici, una rete, e la possibilità di sperimentare nuove relazioni, parla di una nuova versione di te che sta prendendo forma.
Se posso lasciarti un invito, è questo: non avere fretta di etichettare ciò che provi. Il dolore che senti non è per forza un segnale che devi tornare indietro: può essere solo il segno che stai attraversando un processo di separazione da qualcosa che è stato importante, ma che forse non ti faceva più bene.
Resto a disposizione se vuoi esplorare insieme qualche altro aspetto. Con calma, un passo alla volta.
Ti auguro una buona serata,
Dott.ssa Lara De Feo.
Hai descritto in modo molto lucido e sincero un percorso lungo e complesso, che sicuramente ha richiesto molta forza da parte tua, soprattutto nel momento in cui hai preso la decisione di chiudere la relazione.
Quello che stai vivendo ora è del tutto comprensibile: stai attraversando una fase di transizione, e in queste fasi è normale avere dubbi, nostalgie, e anche paure; lasciare una relazione lunga, specialmente quando è stata centrale nella propria vita affettiva e sociale, comporta un vero e proprio “lutto emotivo”. E il fatto che all’inizio ti sentissi più leggera e solo adesso stia emergendo il dolore non significa che tu abbia fatto un errore: significa semplicemente che il corpo e la mente hanno tempi diversi per elaborare ciò che accade.
Dalla tua descrizione, emergono chiaramente dei segnali importanti:
- Hai provato a lungo una "solitudine emotiva", pur essendo in coppia.
- Hai cercato di adattarti ai bisogni dell’altro, spesso mettendo da parte i tuoi.
- Il desiderio di concretizzare la relazione non è stato ascoltato.
- L’intimità non era vissuta in modo condiviso, ma con pressione e frustrazione.
- Quando hai deciso di chiudere, è arrivato un cambiamento repentino da parte sua, che però non nasceva da un percorso, ma da una reazione alla perdita.
La tua domanda è molto umana: “forse si poteva risolvere?”
In parte può darsi, ma solo se entrambi aveste potuto affrontare consapevolmente le fragilità della relazione prima della rottura, con un confronto autentico e non basato sulla paura di perdere l’altro. Quando invece il cambiamento arriva solo nel momento in cui la relazione è finita, può essere difficile capire se si tratta di una reale maturazione o di una reazione emotiva temporanea.
Hai fatto qualcosa di molto importante per te: hai scelto di ascoltarti! Anche se ora senti il vuoto, quel gesto è un atto di crescita.
Il fatto che ora tu abbia amici, una rete, e la possibilità di sperimentare nuove relazioni, parla di una nuova versione di te che sta prendendo forma.
Se posso lasciarti un invito, è questo: non avere fretta di etichettare ciò che provi. Il dolore che senti non è per forza un segnale che devi tornare indietro: può essere solo il segno che stai attraversando un processo di separazione da qualcosa che è stato importante, ma che forse non ti faceva più bene.
Resto a disposizione se vuoi esplorare insieme qualche altro aspetto. Con calma, un passo alla volta.
Ti auguro una buona serata,
Dott.ssa Lara De Feo.
Ciao Chiara e grazie per aver condiviso la tua storia con tanta lucidità e onestà emotiva — non è una cosa da poco, soprattutto quando si è nel mezzo di un turbinio di emozioni come quello che stai vivendo adesso.
Ti rispondo a cuore aperto e con rispetto per il tuo vissuto, provando a darti uno sguardo dall’esterno che magari ti aiuta a fare un po’ di ordine dentro.
Partiamo da una verità difficile ma liberatoria: l’amore non basta.
Tu e Gregorio vi siete voluti bene, probabilmente anche molto. Ma una relazione sana non si regge solo sul sentimento — servono:
progettualità condivisa (non imposta solo da uno dei due),
spazio per crescere individualmente e insieme,
intimità autentica, non performance o pressioni,
reciprocità, non elemosina di tempo e attenzioni.
Da quello che racconti, per molto tempo sei stata sola in due. Hai dovuto sforzarti di stare in ambienti che non sentivi tuoi, ti sei adattata a una sessualità che ti lasciava vuota, hai dovuto rinunciare alla convivenza mentre aspettavi che lui “mettesse a posto la sua vita”.
Gregorio non è una brutta persona, ma tu ti sei messa da parte per troppo tempo.
Il cambiamento dell’ultimo minuto: gesto d’amore o paura di perdere potere?
Il fatto che lui si sia svegliato solo dopo che lo hai lasciato... è comune, ma doloroso. Quando una persona percepisce che non ha più il controllo sull’altro, si attiva, fa regali, promette cambiamenti, dice cose che non ha mai detto.
Ma tu devi chiederti:
Perché non l’ha fatto prima? Perché solo quando ha sentito che ti stavi davvero liberando?
Le promesse dopo una rottura spesso sono più legate alla paura di perdere qualcosa (o qualcuno che faceva comodo) che a un’autentica presa di coscienza. E anche se fossero sincere...
vuoi davvero che il cambiamento avvenga solo sotto ricatto emotivo?
"E se avessi perso l’uomo della mia vita?"
Capisco che faccia male. Ma ti dico con affetto e senza mezzi termini:
l’uomo della tua vita non ti fa sentire sola, invisibile, a disagio col tuo corpo, non ti chiede di snaturarti.
L’uomo della tua vita è colui che TU sei libera di amare senza perdere te stessa.
Ora stai male, certo. È fisiologico. Le relazioni lunghe, specialmente quelle che ci assorbono profondamente, lasciano un buco quando finiscono. Ma stai male per l’assenza, non per il rimpianto vero. Stai male perché adesso hai lo spazio per sentire tutto quello che prima nascondevi sotto la routine, la speranza, la dipendenza affettiva.
La sessualità non è un dovere. È un linguaggio.
Una cosa importante che hai detto è che non provavi piacere con lui, e che questo ti metteva in ansia. È uno dei segnali più chiari di una disconnessione profonda, non solo fisica ma emotiva.
Il sesso, quando è amorevole e rispettoso, non è una gara a chi fa godere chi. È un incontro. Se il tuo corpo non riusciva ad aprirsi, se avevi bisogno di pensare ad altri per "portare a casa la scena", il tuo corpo già ti stava parlando da tempo. E ti stava dicendo: non mi sento al sicuro, non mi sento vista, non mi sento libera.
Hai fatto la cosa giusta? Sì. Anche se adesso fa male.
Tu non hai distrutto un amore. Hai avuto il coraggio di uscire da qualcosa che non ti nutriva più. Questo è amore verso te stessa, e la base per vivere un giorno qualcosa di molto più pieno, vero e dolce.
E ora che hai amici, che hai ricominciato a respirare, che puoi guardare dentro senza chiedere a qualcun altro di darti il permesso… può nascere una versione nuova di Chiara.
Non devi pentirti. Devi passare attraverso il dolore, ascoltarlo, lasciarlo sfogare. E piano piano, capirai che la libertà non è solitudine — è spazio per costruire una vita in cui non ti devi più accontentare.
Se vuoi, posso anche aiutarti con esercizi di consapevolezza, idee per ricostruire la tua autostima, o suggerirti come affrontare una fase di distacco emotivo
Ti rispondo a cuore aperto e con rispetto per il tuo vissuto, provando a darti uno sguardo dall’esterno che magari ti aiuta a fare un po’ di ordine dentro.
Partiamo da una verità difficile ma liberatoria: l’amore non basta.
Tu e Gregorio vi siete voluti bene, probabilmente anche molto. Ma una relazione sana non si regge solo sul sentimento — servono:
progettualità condivisa (non imposta solo da uno dei due),
spazio per crescere individualmente e insieme,
intimità autentica, non performance o pressioni,
reciprocità, non elemosina di tempo e attenzioni.
Da quello che racconti, per molto tempo sei stata sola in due. Hai dovuto sforzarti di stare in ambienti che non sentivi tuoi, ti sei adattata a una sessualità che ti lasciava vuota, hai dovuto rinunciare alla convivenza mentre aspettavi che lui “mettesse a posto la sua vita”.
Gregorio non è una brutta persona, ma tu ti sei messa da parte per troppo tempo.
Il cambiamento dell’ultimo minuto: gesto d’amore o paura di perdere potere?
Il fatto che lui si sia svegliato solo dopo che lo hai lasciato... è comune, ma doloroso. Quando una persona percepisce che non ha più il controllo sull’altro, si attiva, fa regali, promette cambiamenti, dice cose che non ha mai detto.
Ma tu devi chiederti:
Perché non l’ha fatto prima? Perché solo quando ha sentito che ti stavi davvero liberando?
Le promesse dopo una rottura spesso sono più legate alla paura di perdere qualcosa (o qualcuno che faceva comodo) che a un’autentica presa di coscienza. E anche se fossero sincere...
vuoi davvero che il cambiamento avvenga solo sotto ricatto emotivo?
"E se avessi perso l’uomo della mia vita?"
Capisco che faccia male. Ma ti dico con affetto e senza mezzi termini:
l’uomo della tua vita non ti fa sentire sola, invisibile, a disagio col tuo corpo, non ti chiede di snaturarti.
L’uomo della tua vita è colui che TU sei libera di amare senza perdere te stessa.
Ora stai male, certo. È fisiologico. Le relazioni lunghe, specialmente quelle che ci assorbono profondamente, lasciano un buco quando finiscono. Ma stai male per l’assenza, non per il rimpianto vero. Stai male perché adesso hai lo spazio per sentire tutto quello che prima nascondevi sotto la routine, la speranza, la dipendenza affettiva.
La sessualità non è un dovere. È un linguaggio.
Una cosa importante che hai detto è che non provavi piacere con lui, e che questo ti metteva in ansia. È uno dei segnali più chiari di una disconnessione profonda, non solo fisica ma emotiva.
Il sesso, quando è amorevole e rispettoso, non è una gara a chi fa godere chi. È un incontro. Se il tuo corpo non riusciva ad aprirsi, se avevi bisogno di pensare ad altri per "portare a casa la scena", il tuo corpo già ti stava parlando da tempo. E ti stava dicendo: non mi sento al sicuro, non mi sento vista, non mi sento libera.
Hai fatto la cosa giusta? Sì. Anche se adesso fa male.
Tu non hai distrutto un amore. Hai avuto il coraggio di uscire da qualcosa che non ti nutriva più. Questo è amore verso te stessa, e la base per vivere un giorno qualcosa di molto più pieno, vero e dolce.
E ora che hai amici, che hai ricominciato a respirare, che puoi guardare dentro senza chiedere a qualcun altro di darti il permesso… può nascere una versione nuova di Chiara.
Non devi pentirti. Devi passare attraverso il dolore, ascoltarlo, lasciarlo sfogare. E piano piano, capirai che la libertà non è solitudine — è spazio per costruire una vita in cui non ti devi più accontentare.
Se vuoi, posso anche aiutarti con esercizi di consapevolezza, idee per ricostruire la tua autostima, o suggerirti come affrontare una fase di distacco emotivo
Ciao Chiara, grazie per aver condiviso la tua storia con tanta sincerità e profondità.
Hai vissuto una relazione molto lunga, iniziata in un’età in cui spesso iniziamo a costruire la nostra identità adulta. È normale che, crescendo, emergano bisogni nuovi e più definiti — come il desiderio di condivisione concreta, intimità emotiva e fisica, libertà di essere te stessa. Da quello che racconti, sembra che per molto tempo tu abbia cercato di adattarti a una relazione che ti chiedeva di mettere da parte aspetti importanti di te: i tuoi desideri, il tuo corpo, i tuoi bisogni affettivi. E questo può generare una sensazione profonda di solitudine, anche dentro una coppia.
Il fatto che tu abbia sentito il bisogno di chiudere, nonostante la paura della perdita, è già un segnale importante di ascolto di te stessa. A volte, quando si interrompe una relazione lunga, ciò che fa più male non è tanto la persona in sé, ma il vuoto che lascia, l’abitudine, l’idea di futuro che si era costruita insieme. È normale che ora ti senta vulnerabile, che la mente si chieda “e se avessi sbagliato?”, ma il tuo racconto mostra chiaramente che questa relazione ti stava facendo sentire bloccata, sola, poco vista nella tua autenticità.
Riguardo al cambiamento di lui dopo la tua decisione: è una dinamica frequente. A volte, quando ci sentono sfuggire, le persone cambiano, ma non sempre quel cambiamento è stabile o nasce da una reale comprensione profonda. E il fatto che tu ti senta meglio ora che hai relazioni sociali nuove dimostra che stai iniziando a costruire un tuo mondo, indipendente.
Ora è importante dare spazio al lutto, non solo per la relazione, ma anche per l’immagine che avevi di lui e del futuro insieme. Ma ricorda: chi davvero è “la persona della tua vita” non ti farà sentire costantemente sola, inadeguata o costretta a cambiare per essere accettata.
Ti stai prendendo cura di te, anche attraverso il dolore. E questo è un passo fondamentale. Non sei sola. E non hai sbagliato a volerti ascoltare.
Un caro saluto
Dott.ssa A.Mustatea
Hai vissuto una relazione molto lunga, iniziata in un’età in cui spesso iniziamo a costruire la nostra identità adulta. È normale che, crescendo, emergano bisogni nuovi e più definiti — come il desiderio di condivisione concreta, intimità emotiva e fisica, libertà di essere te stessa. Da quello che racconti, sembra che per molto tempo tu abbia cercato di adattarti a una relazione che ti chiedeva di mettere da parte aspetti importanti di te: i tuoi desideri, il tuo corpo, i tuoi bisogni affettivi. E questo può generare una sensazione profonda di solitudine, anche dentro una coppia.
Il fatto che tu abbia sentito il bisogno di chiudere, nonostante la paura della perdita, è già un segnale importante di ascolto di te stessa. A volte, quando si interrompe una relazione lunga, ciò che fa più male non è tanto la persona in sé, ma il vuoto che lascia, l’abitudine, l’idea di futuro che si era costruita insieme. È normale che ora ti senta vulnerabile, che la mente si chieda “e se avessi sbagliato?”, ma il tuo racconto mostra chiaramente che questa relazione ti stava facendo sentire bloccata, sola, poco vista nella tua autenticità.
Riguardo al cambiamento di lui dopo la tua decisione: è una dinamica frequente. A volte, quando ci sentono sfuggire, le persone cambiano, ma non sempre quel cambiamento è stabile o nasce da una reale comprensione profonda. E il fatto che tu ti senta meglio ora che hai relazioni sociali nuove dimostra che stai iniziando a costruire un tuo mondo, indipendente.
Ora è importante dare spazio al lutto, non solo per la relazione, ma anche per l’immagine che avevi di lui e del futuro insieme. Ma ricorda: chi davvero è “la persona della tua vita” non ti farà sentire costantemente sola, inadeguata o costretta a cambiare per essere accettata.
Ti stai prendendo cura di te, anche attraverso il dolore. E questo è un passo fondamentale. Non sei sola. E non hai sbagliato a volerti ascoltare.
Un caro saluto
Dott.ssa A.Mustatea
Capisco che stai attraversando un periodo di confusione e dolore. La tua decisione di lasciare la relazione è stata il risultato di una riflessione profonda su ciò che non ti soddisfaceva più, sia emotivamente che fisicamente. Il fatto che tu non sentissi più attrazione per lui indicano la necessità di un cambiamento. La tristezza che provi ora è comprensibile, poiché il distacco emotivo e la fine di un capitolo importante della tua vita sono dolorosi. Ti incoraggio a concentrarti su te stessa, a nutrire i nuovi legami che stai costruendo e a riflettere sui tuoi bisogni affettivi. Considera anche di parlare con un professionista per esplorare il come ti senti e come affrontare ciò , per permetterti di guarire da questa esperienza.
Ciao Chiara, grazie per aver condiviso con tanta sincerità la tua storia. Quello che stai vivendo è profondamente umano e tocca corde emotive molto complesse: amore, dipendenza affettiva, desiderio di costruire, delusione, sensi di colpa, paura di aver perso qualcosa di importante. È normale che tutto questo ti faccia sentire in subbuglio.
Da quello che racconti, emerge un rapporto che nel tempo ha perso il suo equilibrio. La relazione con Filippo sembra essere stata segnata da un forte investimento emotivo da parte tua, che però non è stato corrisposto allo stesso modo, o almeno non nelle forme di cui avevi bisogno: concretezza, progettualità, ascolto, presenza. Lui ti chiedeva di aspettarlo, di adattarti, di rinunciare a parti importanti di te per realizzare i suoi sogni — ma i tuoi? Dove finivano?
Il problema dell’intimità che descrivi è significativo: non è solo una questione sessuale, ma anche emotiva. Ti sentivi sola, e questo senso di solitudine nel momento in cui l’unione dovrebbe essere più profonda, è qualcosa che lascia un segno. Il fatto che tu abbia iniziato a “dover pensare ad altri” per riuscire ad andare avanti nei momenti di intimità dice molto sul tuo disagio profondo, su quanto il legame si fosse incrinato.
Spesso, dopo una rottura, la mente tende a idealizzare il passato, soprattutto quando si esce da una relazione lunga e totalizzante. È normale che oggi ti chieda se fosse davvero finita, se avresti potuto fare di più. Ma è importante ricordare anche le tue ragioni, non solo le emozioni che ti stanno confondendo ora. Quelle ragioni erano chiare: ti sentivi trascurata, sola, poco desiderata come persona nella tua interezza. E quando lui ha cambiato atteggiamento, l’ha fatto solo quando si è sentito abbandonato, non come frutto di una maturazione autentica e profonda nel tempo.
Il senso di leggerezza che hai provato subito dopo la rottura è una bussola da non ignorare: è il segnale che la tua decisione ti stava liberando da qualcosa che ti pesava da troppo tempo. Oggi forse quella leggerezza è coperta dalla paura della solitudine, ma la verità è che hai già iniziato a costruire una nuova rete (hai detto che ora hai degli amici, e questa è una grande conquista!). Sei più forte di quello che credi.
Forse Filippo è stato la persona giusta per quella Chiara di qualche anno fa. Ma oggi sei cresciuta. E se ti sei allontanata, è perché sei diventata più consapevole di ciò che meriti.
Se ti va, posso aiutarti a esplorare meglio anche alcune delle emozioni che ti stanno bloccando in questo momento: il senso di colpa, la nostalgia, la paura di restare sola… Oppure possiamo riflettere insieme su come ricostruire la tua fiducia nelle relazioni, nella sessualità e nel tuo valore personale.
Da quello che racconti, emerge un rapporto che nel tempo ha perso il suo equilibrio. La relazione con Filippo sembra essere stata segnata da un forte investimento emotivo da parte tua, che però non è stato corrisposto allo stesso modo, o almeno non nelle forme di cui avevi bisogno: concretezza, progettualità, ascolto, presenza. Lui ti chiedeva di aspettarlo, di adattarti, di rinunciare a parti importanti di te per realizzare i suoi sogni — ma i tuoi? Dove finivano?
Il problema dell’intimità che descrivi è significativo: non è solo una questione sessuale, ma anche emotiva. Ti sentivi sola, e questo senso di solitudine nel momento in cui l’unione dovrebbe essere più profonda, è qualcosa che lascia un segno. Il fatto che tu abbia iniziato a “dover pensare ad altri” per riuscire ad andare avanti nei momenti di intimità dice molto sul tuo disagio profondo, su quanto il legame si fosse incrinato.
Spesso, dopo una rottura, la mente tende a idealizzare il passato, soprattutto quando si esce da una relazione lunga e totalizzante. È normale che oggi ti chieda se fosse davvero finita, se avresti potuto fare di più. Ma è importante ricordare anche le tue ragioni, non solo le emozioni che ti stanno confondendo ora. Quelle ragioni erano chiare: ti sentivi trascurata, sola, poco desiderata come persona nella tua interezza. E quando lui ha cambiato atteggiamento, l’ha fatto solo quando si è sentito abbandonato, non come frutto di una maturazione autentica e profonda nel tempo.
Il senso di leggerezza che hai provato subito dopo la rottura è una bussola da non ignorare: è il segnale che la tua decisione ti stava liberando da qualcosa che ti pesava da troppo tempo. Oggi forse quella leggerezza è coperta dalla paura della solitudine, ma la verità è che hai già iniziato a costruire una nuova rete (hai detto che ora hai degli amici, e questa è una grande conquista!). Sei più forte di quello che credi.
Forse Filippo è stato la persona giusta per quella Chiara di qualche anno fa. Ma oggi sei cresciuta. E se ti sei allontanata, è perché sei diventata più consapevole di ciò che meriti.
Se ti va, posso aiutarti a esplorare meglio anche alcune delle emozioni che ti stanno bloccando in questo momento: il senso di colpa, la nostalgia, la paura di restare sola… Oppure possiamo riflettere insieme su come ricostruire la tua fiducia nelle relazioni, nella sessualità e nel tuo valore personale.
Cara Chiara, nel suo testo sottolinea che nella relazione con il suo ex ragazzo si è messa in una posizione di compiacimento rispetto ai suoi bisogni, faceva cose per "realizzare il suo sogno". Dice inoltre che il fatto che non raggiungesse l'orgasmo era un grosso problema per lui, per lei invece? Sembra che si sia fatta più carico di aspettative altrui, che della possibilità di dare ascolto alle sue necessità ed ai suoi desideri. Ha provato, ad esempio, a comunicare con più chiarezza ciò che voleva all'interno della relazione? A volte si tende ad attribuire all'altro la capacità di soddisfare i propri bisogni e ci si aspetta che sia l'altro a realizzarli. Partire da sè e da queste domande potrebbe essere un primo passo per comprendere ciò che si prova rispetto all'altro.
Un caro saluto!
Un caro saluto!
Cara Chiara, grazie per aver condiviso la sua esperienza, così intima e personale.
Mi sembra di aver colto come lei abbia vissuto una relazione di lunga durata che, nonostante delle difficoltà, sembra essere stata intensa e di grande importanza.
Ha descritto le problematiche affrontate negli otto anni di rapporto, che probabilmente hanno avuto un loro peso nel far maturare in lei la decisione di provare a percorrere una nuova strada e chiudere un rapporto che è stato duraturo. Una scelta rilevante e certamente non facile da concretizzare.
Tra gli aspetti che mi sento di osservare è come le persone amate, compagne di tempo ed esperienze, di dolori e gioie, trovino al nostro interno albergo e casa. Come queste vengano nel tempo a stabilirsi in noi, diventando parte delle nostre dimensioni affettive profonde. Una dinamica che coinvolge anche genitori, parenti, cari amici e persone che a modo loro hanno saputo dare, scambiare con noi qualcosa di significativo. Vengono, per così dire, da noi interiorizzate. A tratti possiamo parlare internamente con loro.
Così, è difficile non sentire la mancanza e la sofferenza della distanza dopo la separazione – pur considerando ciò che ci ha portato a staccarci da loro.
Certo, questa è una spiegazione psicologica - a distanza per così dire - di ciò che può provare in questo momento, ma come consiglio sempre lei può dedicarsi la possibilità di utilizzare uno spazio psicologico di ascolto con un terapeuta. Questo le può consentire di comprendere a pieno ciò che questa relazione ha significato, cosa le ha lasciato e cosa sta avvenendo, ora, in lei e nella sua vita.
Spero di aver contribuito alla sua riflessione.
Un caro saluto,
Dott. Andrea Passarelli
Mi sembra di aver colto come lei abbia vissuto una relazione di lunga durata che, nonostante delle difficoltà, sembra essere stata intensa e di grande importanza.
Ha descritto le problematiche affrontate negli otto anni di rapporto, che probabilmente hanno avuto un loro peso nel far maturare in lei la decisione di provare a percorrere una nuova strada e chiudere un rapporto che è stato duraturo. Una scelta rilevante e certamente non facile da concretizzare.
Tra gli aspetti che mi sento di osservare è come le persone amate, compagne di tempo ed esperienze, di dolori e gioie, trovino al nostro interno albergo e casa. Come queste vengano nel tempo a stabilirsi in noi, diventando parte delle nostre dimensioni affettive profonde. Una dinamica che coinvolge anche genitori, parenti, cari amici e persone che a modo loro hanno saputo dare, scambiare con noi qualcosa di significativo. Vengono, per così dire, da noi interiorizzate. A tratti possiamo parlare internamente con loro.
Così, è difficile non sentire la mancanza e la sofferenza della distanza dopo la separazione – pur considerando ciò che ci ha portato a staccarci da loro.
Certo, questa è una spiegazione psicologica - a distanza per così dire - di ciò che può provare in questo momento, ma come consiglio sempre lei può dedicarsi la possibilità di utilizzare uno spazio psicologico di ascolto con un terapeuta. Questo le può consentire di comprendere a pieno ciò che questa relazione ha significato, cosa le ha lasciato e cosa sta avvenendo, ora, in lei e nella sua vita.
Spero di aver contribuito alla sua riflessione.
Un caro saluto,
Dott. Andrea Passarelli
Buonasera Chiara.
La sua analisi è molto precisa, mostra che lei sa ascoltarsi e valorizzarsi.
Ci sono diversi elementi che lei descrive e che lasciano dubbi circa le possibilità effettive di costruire una coppia con il ragazzo di cui parla: sicuramente non raggiungere l'orgasmo è un segnale da prendere in considerazione con attenzione, ma lei parla di altri elementi che interferiscono. Insomma c'è qualcosa di significativo da approfondire. Lei ha già fatto una sua riflessione che ha un valore: se può esserle utile, le propongo un colloquio online, anche per dare un nome al dolore che prova per la fine di questa relazione.
La sua analisi è molto precisa, mostra che lei sa ascoltarsi e valorizzarsi.
Ci sono diversi elementi che lei descrive e che lasciano dubbi circa le possibilità effettive di costruire una coppia con il ragazzo di cui parla: sicuramente non raggiungere l'orgasmo è un segnale da prendere in considerazione con attenzione, ma lei parla di altri elementi che interferiscono. Insomma c'è qualcosa di significativo da approfondire. Lei ha già fatto una sua riflessione che ha un valore: se può esserle utile, le propongo un colloquio online, anche per dare un nome al dolore che prova per la fine di questa relazione.
Salve Chiara, provo a comprendere la situazione e penso che i tuoi bisogni siano importanti: sia dal lato fisico che da quello di futuro insieme ad una persona.
Ad oggi penso sia normale avere dei ripensamenti e preoccuparsi che lui sia la persona giusta ma se hai deciso di lasciarlo avrai avuto delle valide motivazioni. Rifletti su quello che c'era e quello che mancava e permettiti di cambiare idea se vedi che è meglio riprovare e nel caso ascolterai quello che pensa anche lui sul ritentare.
Se posso esserti d'aiuto rimango a disposizione,
Dott.ssa Casumaro Giada
Ad oggi penso sia normale avere dei ripensamenti e preoccuparsi che lui sia la persona giusta ma se hai deciso di lasciarlo avrai avuto delle valide motivazioni. Rifletti su quello che c'era e quello che mancava e permettiti di cambiare idea se vedi che è meglio riprovare e nel caso ascolterai quello che pensa anche lui sul ritentare.
Se posso esserti d'aiuto rimango a disposizione,
Dott.ssa Casumaro Giada
Ritornare sui propri passi ci permette di analizzare meglio la situazione. Sei innamorata di lui? Da cosa eri dipendente da lui nello specifico?
Buonasera Chiara, grazie per aver condiviso una parte così personale della tua storia. Capisco che tu stia attraversando un momento davvero complesso e pieno di emozioni contrastanti. Le situazioni sentimentali possono essere incredibilmente difficili, soprattutto quando ci sono tanti fattori coinvolti come l’intimità, le aspettative, e i cambiamenti nelle relazioni.
Da quello che hai raccontato, sembra che la tua relazione con Filippo sia stata caratterizzata da un mix di affetto profondo, ma anche da diverse difficoltà che ti hanno fatto sentire insoddisfatta e sola, soprattutto a livello emotivo e fisico. È normale sentirsi confusa dopo aver preso una decisione così importante come quella di lasciare qualcuno, specialmente quando ci sono ancora dei legami emotivi forti, come nel tuo caso.
La tua mancanza di attrazione fisica nei suoi confronti, il disagio nelle situazioni intime, e il fatto che non ti sentissi supportata o compresa, sono segnali che la relazione non stava soddisfacendo i tuoi bisogni emotivi e fisici. La mancanza di una connessione intima e la sensazione di dover "forzarti" a piacere a lui sono problematiche significative, e a volte non c'è modo di risolverle se non c'è un impegno genuino da entrambe le parti per affrontarle.
Dal momento che ti senti più leggera ora, è un segno che forse stai facendo un passo verso la tua crescita personale. Il fatto che tu stia iniziando a costruire amicizie e a sentirti più indipendente è molto positivo e un segnale che stai ritrovando te stessa.
Detto questo, è anche comprensibile che tu senta il dubbio, la paura di aver perso una "persona della tua vita". Questi sentimenti sono normali quando una relazione finisce, soprattutto se la relazione è stata lunga e significativa. Le persone cambiano nel tempo, e a volte, anche se ci si ama profondamente, non significa che si sia più compatibili per una vita insieme. L’attrazione fisica e l’intimità sono aspetti fondamentali in una relazione sana, e se questi non ci sono più, può essere difficile recuperare la connessione.
Infine, il fatto che Filippo abbia iniziato a comportarsi diversamente solo dopo che gli hai detto di volerlo lasciare potrebbe essere stato il suo tentativo di rimediare, ma potrebbe anche riflettere una dinamica di dipendenza o manipolazione emotiva, che può rendere la situazione ancora più confusa per te. È importante che tu consideri anche la tua salute emotiva e fisica, senza sentirti obbligata a restare in una relazione che non ti soddisfa.
Non c’è una risposta univoca su se la situazione potesse essere "salvata", ma ciò che è più importante ora è riflettere su ciò che ti fa stare bene. Hai il diritto di cercare una relazione che ti faccia sentire completa, amata e compresa, e questo significa anche riconoscere quando una relazione non funziona più per te.
Se hai bisogno di parlare o di chiarire meglio le tue emozioni, sono qui per ascoltarti e aiutarti.
Da quello che hai raccontato, sembra che la tua relazione con Filippo sia stata caratterizzata da un mix di affetto profondo, ma anche da diverse difficoltà che ti hanno fatto sentire insoddisfatta e sola, soprattutto a livello emotivo e fisico. È normale sentirsi confusa dopo aver preso una decisione così importante come quella di lasciare qualcuno, specialmente quando ci sono ancora dei legami emotivi forti, come nel tuo caso.
La tua mancanza di attrazione fisica nei suoi confronti, il disagio nelle situazioni intime, e il fatto che non ti sentissi supportata o compresa, sono segnali che la relazione non stava soddisfacendo i tuoi bisogni emotivi e fisici. La mancanza di una connessione intima e la sensazione di dover "forzarti" a piacere a lui sono problematiche significative, e a volte non c'è modo di risolverle se non c'è un impegno genuino da entrambe le parti per affrontarle.
Dal momento che ti senti più leggera ora, è un segno che forse stai facendo un passo verso la tua crescita personale. Il fatto che tu stia iniziando a costruire amicizie e a sentirti più indipendente è molto positivo e un segnale che stai ritrovando te stessa.
Detto questo, è anche comprensibile che tu senta il dubbio, la paura di aver perso una "persona della tua vita". Questi sentimenti sono normali quando una relazione finisce, soprattutto se la relazione è stata lunga e significativa. Le persone cambiano nel tempo, e a volte, anche se ci si ama profondamente, non significa che si sia più compatibili per una vita insieme. L’attrazione fisica e l’intimità sono aspetti fondamentali in una relazione sana, e se questi non ci sono più, può essere difficile recuperare la connessione.
Infine, il fatto che Filippo abbia iniziato a comportarsi diversamente solo dopo che gli hai detto di volerlo lasciare potrebbe essere stato il suo tentativo di rimediare, ma potrebbe anche riflettere una dinamica di dipendenza o manipolazione emotiva, che può rendere la situazione ancora più confusa per te. È importante che tu consideri anche la tua salute emotiva e fisica, senza sentirti obbligata a restare in una relazione che non ti soddisfa.
Non c’è una risposta univoca su se la situazione potesse essere "salvata", ma ciò che è più importante ora è riflettere su ciò che ti fa stare bene. Hai il diritto di cercare una relazione che ti faccia sentire completa, amata e compresa, e questo significa anche riconoscere quando una relazione non funziona più per te.
Se hai bisogno di parlare o di chiarire meglio le tue emozioni, sono qui per ascoltarti e aiutarti.
Ciao Chiara, grazie di cuore per la tua condivisione. Quello che arriva dalle tue parole è la storia di una giovane donna che per anni ha cercato di far coincidere il suo bisogno d’amore con una relazione che, spesso, non riusciva a restituirle ciò di cui aveva davvero bisogno. Ora, dopo una scelta profondamente coraggiosa, ti ritrovi dentro il vuoto che segue ogni rottura significativa. E anche se oggi ti senti smarrita, vorrei dirti che questa confusione non è un fallimento, ma un segnale che qualcosa dentro di te si sta riorganizzando.
Hai descritto Filippo come colui con cui hai conosciuto l’amore e la sessualità. Un legame intenso, totalizzante, che col tempo si è trasformato in una gabbia. Quando racconti di non provare più attrazione, di dover pensare ad altri per riuscire a vivere l’intimità, di sentirti sola anche nel contatto… quello che descrivi somiglia a una forma di dissociazione: il tuo corpo e il tuo cuore non abitavano più lo stesso spazio.
La sessualità, quando diventa una prestazione, perde la sua natura di ponte tra due anime e si trasforma in un campo di battaglia. E tu, in quel campo, da sola, cercavi di “riuscire” in qualcosa… mentre in fondo desideravi solo essere accolta, toccata nell’intimo, vista davvero.
Nel tuo racconto c’è anche il tempo, che sembrava immobile: lui che studia ancora, che non si sente pronto, che ti chiede di aspettare. E tu che, nel frattempo, ti sforzi di appartenere a mondi che non ti rispecchiano, ti adatti, rinunci, cambi te stessa pur di essere amata. Finché il dialogo tra voi si interrompe, lasciando spazio a un disequilibrio, a una dinamica che si ripete, a una ricerca di senso dove senso non ce n’era più.
Ma poi c’è stato un momento di rottura – e con esso, anche un momento di verità. Hai sentito aria nuova, libertà, respiro. E ora, a distanza di un mese, arriva il dolore. È normale, è parte del processo. Il tuo mondo interno si sta ricalibrando. E quel vuoto che senti non è una colpa: è uno spazio appena nato, ancora senza forma, ma pieno di possibilità.
A volte pensiamo di aver perso “la persona della nostra vita”, non perché quella persona lo fosse davvero, ma perché su di lei avevamo proiettato il nostro bisogno d’amore, di sicurezza, di salvezza. Ora quella proiezione si sta dissolvendo — e con essa, un’illusione. Non il tuo destino.
Il dolore che senti non è un errore. Forse è il segnale che stai finalmente tornando a casa, a te stessa. A quella parte che, per tanto tempo, hai messo in secondo piano per tenere in piedi qualcosa che forse era già finito da tempo.
Non sei sola, anche se a volte lo sembra. Hai già fatto passi immensi: hai scelto te stessa, hai iniziato a creare nuovi legami, stai ascoltando le tue emozioni.
Se oggi senti dolore, permettigli di esistere. È la prova che sei viva, autentica, e che stai tornando intera.
Hai descritto Filippo come colui con cui hai conosciuto l’amore e la sessualità. Un legame intenso, totalizzante, che col tempo si è trasformato in una gabbia. Quando racconti di non provare più attrazione, di dover pensare ad altri per riuscire a vivere l’intimità, di sentirti sola anche nel contatto… quello che descrivi somiglia a una forma di dissociazione: il tuo corpo e il tuo cuore non abitavano più lo stesso spazio.
La sessualità, quando diventa una prestazione, perde la sua natura di ponte tra due anime e si trasforma in un campo di battaglia. E tu, in quel campo, da sola, cercavi di “riuscire” in qualcosa… mentre in fondo desideravi solo essere accolta, toccata nell’intimo, vista davvero.
Nel tuo racconto c’è anche il tempo, che sembrava immobile: lui che studia ancora, che non si sente pronto, che ti chiede di aspettare. E tu che, nel frattempo, ti sforzi di appartenere a mondi che non ti rispecchiano, ti adatti, rinunci, cambi te stessa pur di essere amata. Finché il dialogo tra voi si interrompe, lasciando spazio a un disequilibrio, a una dinamica che si ripete, a una ricerca di senso dove senso non ce n’era più.
Ma poi c’è stato un momento di rottura – e con esso, anche un momento di verità. Hai sentito aria nuova, libertà, respiro. E ora, a distanza di un mese, arriva il dolore. È normale, è parte del processo. Il tuo mondo interno si sta ricalibrando. E quel vuoto che senti non è una colpa: è uno spazio appena nato, ancora senza forma, ma pieno di possibilità.
A volte pensiamo di aver perso “la persona della nostra vita”, non perché quella persona lo fosse davvero, ma perché su di lei avevamo proiettato il nostro bisogno d’amore, di sicurezza, di salvezza. Ora quella proiezione si sta dissolvendo — e con essa, un’illusione. Non il tuo destino.
Il dolore che senti non è un errore. Forse è il segnale che stai finalmente tornando a casa, a te stessa. A quella parte che, per tanto tempo, hai messo in secondo piano per tenere in piedi qualcosa che forse era già finito da tempo.
Non sei sola, anche se a volte lo sembra. Hai già fatto passi immensi: hai scelto te stessa, hai iniziato a creare nuovi legami, stai ascoltando le tue emozioni.
Se oggi senti dolore, permettigli di esistere. È la prova che sei viva, autentica, e che stai tornando intera.
Ciao. Grazie per la tua storia. sicuramente la tua scelta non deve essere stata facile. Se ti sei sentita di preblndere una decisione tale dopo tanti anni forse ti sei resa conto che non era possibile raggiungere insieme degli obbiettivi che sarebbero dovuti essere condivisi. È normale provare emozioni forti dopo una separazione da una persona con cui si é stati per tanti anni. Ci vuole tempo e impegno per elaborare il vissuto emotivo ma non é impossibile. In bocca a lupo
Buongiorno Chiara, comprendo il dubbio che la porta a scrivere. Da un punto di vista psicologico, l'essere umano è attratto da ciò che gli porta protezione e cura, questo perché siamo esseri biologicamente predisposti per questo. Tuttavia, il meccanismo di adattamento spesso subisce una frenata nel momento in cui diventa snaturare alcune caratteristiche personali per sopravvivere, che è ciò che penso di aver colto dalla sua storia. Se vorrà approfondire in un percorso psicologico le chiedo: il suo bisogno di adattamento è il suo modo di relazionarsi con l'altro?
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
A volte si arriva a un punto in cui ciò che per anni è stato “la storia della propria vita” improvvisamente non tiene più, e questo crea uno smarrimento profondo. Dal suo racconto emerge un percorso in cui lei ha cercato a lungo di adattarsi, di essere la compagna che lui si aspettava, di conformarsi ai suoi ritmi, ai suoi amici, persino ai suoi tempi sospesi nello studio. È come se, per non perderlo, avesse messo da parte parti importanti di sé, finché quel vuoto non è diventato troppo stretto. Anche l’intimità sembra essersi trasformata in una prova di riuscita più che in un incontro: se l’atto diventa un compito da svolgere, inevitabilmente qualcosa si spegne, e il suo corpo lo ha detto molto prima delle parole. Lei ora dà per scontato che questo significhi “avere perso la persona giusta”, ma bisogna chiedersi: che cosa esattamente teme di aver perso? L’amore o un’immagine di sicurezza a cui si è aggrappata per anni, soprattutto quando non aveva una rete di relazioni attorno? È significativo che quando lui ha percepito la sua decisione di lasciarlo, abbia improvvisamente cambiato modo. Ma cambiare solo quando si rischia di essere abbandonati spesso non è un vero cambiamento: è una reazione alla perdita, non un movimento autentico. E questo lascia intuire che il rapporto, per molto tempo, sia stato sbilanciato, con lei nella posizione di dover aspettare, comprendere, trattenere. Il suo dolore attuale, comprensibile, non è la prova che ha sbagliato. È il segno che sta iniziando a sentire cose che aveva trattenuto per anni: la mancanza, la paura di essere sola, il bisogno di una presenza stabile che forse in quella relazione ha sempre vacillato. Nel mio lavoro pongo attenzione proprio a questi punti in cui il desiderio di costruire una vita insieme si scontra con qualcosa che non si riesce più a sostenere. Quando una relazione richiede di rinunciare a sé, prima o poi ci si ritrova senza voce, senza corpo, senza desiderio. Riconoscere questo non indica la fine di tutto, ma l’inizio di una possibilità nuova.
Se lo desidera, può contattarmi: troverà uno spazio accogliente e profondo, dove poter dare parola ai suoi dubbi senza giudizio e dove sarà possibile rimettere ordine a ciò che oggi la confonde. Le auguro con sincerità di ritrovare il suo passo.
Un caro saluto, dottoressa Laura Lanocita.
Se lo desidera, può contattarmi: troverà uno spazio accogliente e profondo, dove poter dare parola ai suoi dubbi senza giudizio e dove sarà possibile rimettere ordine a ciò che oggi la confonde. Le auguro con sincerità di ritrovare il suo passo.
Un caro saluto, dottoressa Laura Lanocita.
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