Esperienze



Sono una psicologa clinica e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in formazione.
Mi dedico al supporto di adulti e giovani adulti che stanno attraversando momenti delicati, offrendo uno spazio sicuro e accogliente in cui potersi sentire ascoltati, senza giudizio, e liberi di condividere quello che sentono. Ricevo a Chieri e anche online: possiamo scegliere insieme la modalità che meglio si adatta alle tue esigenze e ai tuoi tempi.
In studio con me troverai anche Biagio, il mio canetto! Lui è un po' pigro ma è anche molto disponibile a ricevere qualche carezza o a offrire conforto nei momenti più complessi.
Lo studio si trova in centro a Chieri: ci sono diverse piazzole di parcheggio nei dintorni, le più vicine sono in Piazza Duomo e Piazza delle Erbe.
Aree di competenza principali:
- Psicologia clinica
Indirizzi (3)
Vicolo dei Macelli 2, Chieri
Disponibilità
Telefono
Pazienti accettati
- Pazienti senza assicurazione sanitaria
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Via Principe Amedeo 18, Chieri
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Questo dottore non offre prenotazioni online a questo indirizzo
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13 recensioni
Punteggio generale
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Luca
Questa psicologa è super disponibile e mi sono trovato benissimo
Claudia
Era il mio primo colloquio e devo dire che mi sono trovata molto bene! Professionale, molto empatica e mi sono trovata subito a mio agio. Continuerò sicuramente con Lei il percorso
Eleonora
Consiglio vivamente la Dottoressa in quanto mette a proprio agio, sa ascoltare e sa dare il giusto tempo per esprimersi è una persona empatica... è stato il mio primo appuntamento e sono certa che il mio percorso insieme alla Dottoressa mi porterà a una rinascita. Grazie di cuore
Stefano
Ho fatto solo il primo colloquio ma mi ha fatto una bella impressione...gentile, sa ascoltare, e ti mette a tuo agio
Fabio Z.
Sono contento del percorso che sto facendo con Lei dottoressa, sono più sicuro di me stesso e mi sento più motivato anche in università.
La ringrazio!
Fabio
D.S.
Sono molto contento di aver iniziato il mio percorso con la dottoressa.
Ci ho messo un po' per convincermi ad andare da una psicologa perché non l'avevo mai fatto prima e non sapevo cosa aspettarmi, ma Lara è molto paziente e sa ascoltarmi anche se a volte quando racconto mi perdo un po'.
Per adesso abbiamo fatto 3 sedute insieme e sono contento di continuare perché quando finisco di parlare mi sento più leggero e rifletto su alcuni aspetti che da solo spesso non considero
Ib
Ottima professionalità,
Dottoressa gentile e accurata nell'ascolto, mi sono sentita subito a mio agio, la consiglio vivamente per chi vuole intraprendere un percorso alla scoperta di sé stesso.
P.P.
Sono capitata da lei per caso perché il mio vecchio medico non mi faceva stare bene. Mi è stata consigliata da un conoscente e sono molto felice. Sicuramente il nostro rapporto proseguirà.
M.R
Persona empatica e attenta, ero scettico sulla pratica psicologica in generale ma lei, dottoressa, mi ha fatto ricredere. Sono soddisfatto di aver intrapreso con lei questo percorso ci vediamo giovedì alla nostra prossima seduta.
E.P.
È stata la prima volta che mi ritrovavo ad iniziare un percorso psicologico e fin dalla prima seduta ho avuto modo di sentirmi a mio agio e in un ambiente sicuro. La ringrazio per la sua capacità di ascolto e attenzione.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 14 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve a tutti. Sono Chiara ed ho 26 anni. Mi sono fidanzata all’età di 18 anni con Gregorio, con cui sono stata fino a un mese fa. Filippo è stato il ragazzo con cui ho scoperto il sesso, sono stata veramente innamorata di lui ed è sempre stato per me la persona della mia vita. Lui ha 3 anni più di me e studia all’università dai 18 anni, purtroppo però ha avuto problemi con lo studio e questo ha dilungato tantissimo gli anni di università: sostanzialmente ancora oggi deve laurearsi. In tutti questi anni io ho sentito il bisogno di concretizzare la nostra relazione, andando a convivere, ma lui ha sempre detto di non potere, per via dell’università. Mi diceva che prima di tutto lui doveva pensare a studiare e che io dovevo accontentarmi della relazione così come era. In più, avevamo dei problemi anche nell’intimità: io non ho mai raggiunto l’orgasmo e per lui questo era un grosso problema, per cui quando facevamo sesso mi rendevo conto che non stavamo facendo un atto di amore ma che lui tentava in tutti i modi di farmi raggiungere l’orgasmo ed io pensavo solo a riuscirci (non riuscendoci purtroppo); mi sentivo completamente sola ed abbandonata mentre lo facevamo. Ad un certo punto, ho iniziato a non provare più attrazione fisica per lui ed a dover pensare ad altri ragazzo che mi piacevano per compiere l’atto. In più, il fatto di non vivere assieme non rendeva l’atto facile, perché eravamo costretti a farlo in macchina o in casa sua (quando magari nella stanza accanto c’erano i genitori) e questo mi metteva molto a disagio. In tutto ciò, lui ha più volte cercato di spingermi a frequentare alcuni suoi amici con i quali io non mi trovavo affatto, per cui ho passato anni a forzarmi ad essere in un modo in cui non ero per compiacerlo. Per realizzare il suo sogno, come diceva lui. Circa un mese fa ho deciso di lasciarlo. Lui non voleva assolutamente e la cosa che più mi ha fatta arrabbiare era che da quando gli ho detto di volerlo lasciare ha cambiato i suoi comportamenti: diceva di volere una famiglia con me, mi ha regalato dei fiori (gesto che non ha mai fatto), passava molto tempo con me (mente prima dovevo elemosinarlo quel tempo). C’è da dire che io purtroppo vivevo una sorta di dipendenza da lui, non avendo amici, cosa che invece adesso ho.
Comunque, l’ho lasciato e lui non vuole più parlarmi e sentirmi, non vuole che rimaniamo in amicizia. Per prima cosa mi sentivo molto leggera dopo averlo lasciato, mentre ora a distanza di un mese sto malissimo: ho paura di aver perso la persona della mia vita. Forse la situazione si poteva risolvere? Me lo sono chiesta anche io, ma dal momento in cui provavo poca attrazione fisica per lui mi son detta “è proprio finita”.
Sapete darmi un parere su questa situazione?
Ciao Chiara, grazie per aver condiviso con tanta apertura la tua storia.
Hai descritto in modo molto lucido e sincero un percorso lungo e complesso, che sicuramente ha richiesto molta forza da parte tua, soprattutto nel momento in cui hai preso la decisione di chiudere la relazione.
Quello che stai vivendo ora è del tutto comprensibile: stai attraversando una fase di transizione, e in queste fasi è normale avere dubbi, nostalgie, e anche paure; lasciare una relazione lunga, specialmente quando è stata centrale nella propria vita affettiva e sociale, comporta un vero e proprio “lutto emotivo”. E il fatto che all’inizio ti sentissi più leggera e solo adesso stia emergendo il dolore non significa che tu abbia fatto un errore: significa semplicemente che il corpo e la mente hanno tempi diversi per elaborare ciò che accade.
Dalla tua descrizione, emergono chiaramente dei segnali importanti:
- Hai provato a lungo una "solitudine emotiva", pur essendo in coppia.
- Hai cercato di adattarti ai bisogni dell’altro, spesso mettendo da parte i tuoi.
- Il desiderio di concretizzare la relazione non è stato ascoltato.
- L’intimità non era vissuta in modo condiviso, ma con pressione e frustrazione.
- Quando hai deciso di chiudere, è arrivato un cambiamento repentino da parte sua, che però non nasceva da un percorso, ma da una reazione alla perdita.
La tua domanda è molto umana: “forse si poteva risolvere?”
In parte può darsi, ma solo se entrambi aveste potuto affrontare consapevolmente le fragilità della relazione prima della rottura, con un confronto autentico e non basato sulla paura di perdere l’altro. Quando invece il cambiamento arriva solo nel momento in cui la relazione è finita, può essere difficile capire se si tratta di una reale maturazione o di una reazione emotiva temporanea.
Hai fatto qualcosa di molto importante per te: hai scelto di ascoltarti! Anche se ora senti il vuoto, quel gesto è un atto di crescita.
Il fatto che ora tu abbia amici, una rete, e la possibilità di sperimentare nuove relazioni, parla di una nuova versione di te che sta prendendo forma.
Se posso lasciarti un invito, è questo: non avere fretta di etichettare ciò che provi. Il dolore che senti non è per forza un segnale che devi tornare indietro: può essere solo il segno che stai attraversando un processo di separazione da qualcosa che è stato importante, ma che forse non ti faceva più bene.
Resto a disposizione se vuoi esplorare insieme qualche altro aspetto. Con calma, un passo alla volta.
Ti auguro una buona serata,
Dott.ssa Lara De Feo.

Sera, dal punto di vista sociologico da cosa può dipendere che la gente, benché consapevole esprimendolo anche verbalmente della malignità che una persona riserva a un'altra e che quest'ultima per loro stessa ammissione reputano una persona perbene, loro amica e che stimano a dismisura, a parità di eventi vissuti da entrambi tenda a essere di SUPPORTO della persona criticata e di non curanza della persona "stimata"? Porto degli esempi, intervento del marito di quella criticata, informano quella stimata che sarebbe il caso di farsi vivi. Intervento del marito della persona stimata, lo tengono per se senza informare quella criticata, nonostante si conoscessero. Altro esempio, si ritrovano a una cena, quella che loro dicono di stimare non viene invitata, quella criticata viene invitata e quando gli viene fatto notare la discrepanza ti dicono "se vuoi venire che ti posso dire, aggiungiamo un posto, però sappi ti pensiamo sempre". Quelle rare volte che sono usciti (entusiasti) con quella stimata si promettevano di non farlo sapere.. quando escono con quella maligna non hanno peli sulla lingua nel diffonderlo. Con la persona maligna non hanno coraggio di tenerla lontana o di darle possibilità di inquinare i loro rapporti con altre persone mentre con quella che stimano, una volta che si è stufata e ha cambiato aria, si permettono di darle della matta (solo perché non più disponibile nei loro confronti come li ha abituati). Se vedono la persona maligna fare un dispetto a quella stimata vanno da quest'ultima in privato con la pacca sulla spalla "ci dispiace per quello che ti sta capitando" , se quella stimata regala la sua totale indifferenza alla maligna, li vedi correre in soccorso di quest'ultima sussurrando a denti stretti a quella stimata "non ci si comporta così..". Essendo non una sola persona a comportarsi così, ma un gruppetto ampio, ergo non si tratta di carattere personale ma un discorso più ampio.. cosa induce questa gente a comportarsi in modo così ambiguo come se quella stimata non avesse diritto a essere riconosciuta mentre quella schifata viene rispettata? Potreste darmi qualche spunto comportamento per far si di invertire lo schema o quanto meno di spezzarlo? O l'unica cosa che si può fare è scappare lontano da costoro e crearsi nuove relazioni più appaganti, traendo dalla storia che nella vita per poter essere riconosciuto/rispettato è necessario solo essere infami e non gente per bene?
Ciao, grazie per aver condiviso tutto questo con tanta chiarezza, hai fatto un'analisi molto lucida di quello che hai osservato quindi immagino tu ci stia pensando da tempo...
Quello che descrivi succede più spesso di quanto si pensi, e in molti casi non si tratta tanto di una singola persona, ma di logiche di gruppo che si auto-alimentano.
Le persone tendono, a volte anche inconsapevolmente, ad avvicinarsi a chi percepiscono come “forte” o “scomodo” per evitare conflitti, mentre si aspettano che chi è più equilibrato o rispettoso riesca a gestirsi da solo. Questo però può creare situazioni in cui il rispetto non è equamente distribuito.
La tua frustrazione è comprensibile, non è semplice trovarsi nel ruolo di chi viene stimato ma non sostenuto, o addirittura giudicato quando decide di allontanarsi.
In merito a come affrontare la situazione, più che cambiare gli altri, spesso è utile spostare il focus su quali limiti vuoi mettere tu, e quali tipi di relazioni desideri coltivare. Non sempre serve “rompere” i legami, ma può essere utile ridefinirli, anche in modo silenzioso, mettendo distanza emotiva dove non c’è reciprocità. In casi così, più che “invertire lo schema”, quello che puoi fare è smettere di parteciparci, con calma ma con fermezza: mettere dei confini chiari, scegliere dove vale la pena investire il tuo tempo e il tuo affetto (un passo alla volta, anche solo iniziando a dire "no" dove prima dicevi "vediamo"). Non è una fuga: è protezione.
Inoltre se vorrai, possiamo ragionare insieme su piccoli passi concreti per rendere questi confini sempre più chiari e protettivi per te.
Ti auguro una buona serata, se dovessi aver bisogno non esitare a contattarmi!
Dott.ssa Lara De Feo.

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