Salve a tutti, scrivo in quanto ho una problematica che mi affligge da circa 1 anno e sono arrivato
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Salve a tutti, scrivo in quanto ho una problematica che mi affligge da circa 1 anno e sono arrivato allo stremo delle forze. Mi spiego in breve, circa 2 anni fa si è interrotta in maniera brutale una relazione con la mia ex partner (durata 5 anni); interruzione durante un mio stato di malattia e soprattutto tramite messaggio, dopo il quale questa persona è totalmente scomparsa dalla mia vita, come se fosse diventata una sconosciuta. Da quel momento sono nati vari problemi.
1) Sofferenza perpetua a causa dell'incomprensione sul come mai questa comprendere come mai questa persona si sia comportata così e soprattutto dubbio legato al "chi era lei realmente?" (Ciò perché durante quei 5 anni di relazione io avevo maturato l'idea che questa persona avesse nei miei confronti un amore genuino, e di conseguenza, nonostante contemplassi l'idea che le persone possono lasciarsi, non avrei mai minimamente pensato che lei si fosse comportata così...per me era soprattutto una migliore amica, quindi soffro non tanto per la separazione ma per il modo in cui è avvenuta)
Questo primo problema non è quello più importante, ma l'origine.
2) Il secondo problema è quello più grave, che oggi mi sta portando ad un esaurimento cognitivo ed emotivo. Da quella separazione brutale e inspiegabile ho subito un trauma, e di conseguenza da quel momento sono nate 2 paure/convinzioni e 1 aspettativa.
Le paure/convinzioni sono 1) che io abbia tollerato sempre l'intollerabile, ossia che la mia empatia mi ha sempre portato a giustificare comportamenti disfunzionali (solo in virtù del fatto che tutti siamo imperfetti e perché non vengono fatti con l'intenzione di nuocere) 2) ma soprattutto che io idealizzo le persone (come ad esempio "forse" ho fatto con la mia ex).
Il problema è che su queste 2 paure io ho destrutturato la mia persona e oggi non so più cosa mi dà fastidio, non so più come interpretare i comportamenti altrui e non so più realmente se qualcuno mi vuole bene oppure no, chi è egoista e chi invece dona amore genuino e reciproco.
Purtroppo vivo un caos cognitivo ed emotivo, perché continuamente cerco di analizzare se dovrei tollerare o meno i comportamenti "disfunzionali ma non intenzionali (purché essi siano disfunzionali) degli altri" e ciò mi sta portando ad avere costantemente mal di testa e soprattutto a sentirmi irritato dentro e senza un ordine cognitivo ed emotivo.
Vorrei iniziare un percorso di psicoterapia (premettendo che ne ho già fatti diversi senza alcun risultato, perché il terapeuta non comprendeva né l'origine del problema né cosa io sentissi, in termini di paure e convinzioni) e soprattutto perché l'orientamento che seguivano non era adatto).
Quindi semplicemente vorrei essere aiutato a ristabilire un ordine tra i miei pensieri ed emozioni tramite un riacquisizione di una percezione chiara dei comportamenti altrui, al fine di evitare o che io diventi troppo rigido oppure che inizi nuovamente a comprendere tutto.
Ovviamente tutto questo nasce da paure e convinzioni maturate successivamente alla separazione con la mia ex ragazza rispetto la quale ho maturato l'idea (anche se ancora in dubbio) che fosse una persona emotivamente immatura e che pensasse più a se stessa che ad entrambi, e di conseguenza da quel momento sono nate le 2 paure dette sopra (che idealizzo le persone e che giustifico troppi atteggiamenti) e l'aspettativa circa il voler circondarmi solo di persone che mi amano in maniera genuina.
Di conseguenza ho bisogno che qualcuno mi aiuti a risolvere questi dubbi, perché sono arrivato al punto da snaturare me stesso e oggi non tollero più niente (ad esempio le stesse battute ironiche), questo perché non mi focalizzo più sulle intenzioni come in passato ma sui modi (e il problema è che non so quale è il modo più sano e realistico di interpretare i comportamenti altrui e in generale le persone presenti nella mia vita) Ho bisogno di un aiuto urgente perché mi sento arrivato al limite. Vi ringrazio e mi scuso per essermi dilungato.
1) Sofferenza perpetua a causa dell'incomprensione sul come mai questa comprendere come mai questa persona si sia comportata così e soprattutto dubbio legato al "chi era lei realmente?" (Ciò perché durante quei 5 anni di relazione io avevo maturato l'idea che questa persona avesse nei miei confronti un amore genuino, e di conseguenza, nonostante contemplassi l'idea che le persone possono lasciarsi, non avrei mai minimamente pensato che lei si fosse comportata così...per me era soprattutto una migliore amica, quindi soffro non tanto per la separazione ma per il modo in cui è avvenuta)
Questo primo problema non è quello più importante, ma l'origine.
2) Il secondo problema è quello più grave, che oggi mi sta portando ad un esaurimento cognitivo ed emotivo. Da quella separazione brutale e inspiegabile ho subito un trauma, e di conseguenza da quel momento sono nate 2 paure/convinzioni e 1 aspettativa.
Le paure/convinzioni sono 1) che io abbia tollerato sempre l'intollerabile, ossia che la mia empatia mi ha sempre portato a giustificare comportamenti disfunzionali (solo in virtù del fatto che tutti siamo imperfetti e perché non vengono fatti con l'intenzione di nuocere) 2) ma soprattutto che io idealizzo le persone (come ad esempio "forse" ho fatto con la mia ex).
Il problema è che su queste 2 paure io ho destrutturato la mia persona e oggi non so più cosa mi dà fastidio, non so più come interpretare i comportamenti altrui e non so più realmente se qualcuno mi vuole bene oppure no, chi è egoista e chi invece dona amore genuino e reciproco.
Purtroppo vivo un caos cognitivo ed emotivo, perché continuamente cerco di analizzare se dovrei tollerare o meno i comportamenti "disfunzionali ma non intenzionali (purché essi siano disfunzionali) degli altri" e ciò mi sta portando ad avere costantemente mal di testa e soprattutto a sentirmi irritato dentro e senza un ordine cognitivo ed emotivo.
Vorrei iniziare un percorso di psicoterapia (premettendo che ne ho già fatti diversi senza alcun risultato, perché il terapeuta non comprendeva né l'origine del problema né cosa io sentissi, in termini di paure e convinzioni) e soprattutto perché l'orientamento che seguivano non era adatto).
Quindi semplicemente vorrei essere aiutato a ristabilire un ordine tra i miei pensieri ed emozioni tramite un riacquisizione di una percezione chiara dei comportamenti altrui, al fine di evitare o che io diventi troppo rigido oppure che inizi nuovamente a comprendere tutto.
Ovviamente tutto questo nasce da paure e convinzioni maturate successivamente alla separazione con la mia ex ragazza rispetto la quale ho maturato l'idea (anche se ancora in dubbio) che fosse una persona emotivamente immatura e che pensasse più a se stessa che ad entrambi, e di conseguenza da quel momento sono nate le 2 paure dette sopra (che idealizzo le persone e che giustifico troppi atteggiamenti) e l'aspettativa circa il voler circondarmi solo di persone che mi amano in maniera genuina.
Di conseguenza ho bisogno che qualcuno mi aiuti a risolvere questi dubbi, perché sono arrivato al punto da snaturare me stesso e oggi non tollero più niente (ad esempio le stesse battute ironiche), questo perché non mi focalizzo più sulle intenzioni come in passato ma sui modi (e il problema è che non so quale è il modo più sano e realistico di interpretare i comportamenti altrui e in generale le persone presenti nella mia vita) Ho bisogno di un aiuto urgente perché mi sento arrivato al limite. Vi ringrazio e mi scuso per essermi dilungato.
Grazie per aver condiviso la tua esperienza in modo così sincero e articolato. Il dolore che descrivi è profondo e complesso, e testimonia quanto tu abbia riflettuto sul tuo vissuto in questi anni. La brusca interruzione della relazione, soprattutto in un momento di vulnerabilità come una malattia, è un evento altamente traumatico. Quando una figura così centrale nella nostra vita sparisce improvvisamente senza spiegazioni, può generare un senso di perdita di senso, confusione e sfiducia profonda non solo verso gli altri, ma anche verso se stessi.
È importante sottolineare che la tua sofferenza non è legata solo alla fine della relazione, ma alla modalità con cui essa è avvenuta e alle implicazioni che ha avuto sulla tua visione delle relazioni, di te stesso e della tua capacità di comprendere le dinamiche emotive. L’aver idealizzato una persona per anni e poi aver vissuto una disconferma così forte può scuotere le fondamenta su cui poggia la nostra identità relazionale.
Le due paure che riporti — tollerare l’intollerabile e idealizzare le persone — sono elementi centrali. Quando iniziamo a mettere in discussione questi aspetti, rischiamo di cadere in un'estrema incertezza che può portare, come nel tuo caso, a un caos cognitivo ed emotivo. Questo può manifestarsi nel sentirsi confusi, irritabili, nel non riuscire più a riconoscere i propri confini e i segnali relazionali, nel vivere le relazioni con iperanalisi e dolore costante.
Il bisogno di trovare un equilibrio tra empatia e tutela di sé, tra fiducia e discernimento, è un passaggio fondamentale per ristabilire un senso di stabilità e autenticità nei rapporti. Ciò che descrivi non è "troppo", non è "esagerato": è il frutto di un trauma relazionale che ha inciso in profondità sul tuo modo di percepire e vivere te stesso e gli altri.
Hai già fatto percorsi psicoterapeutici in passato, ma è evidente che l’orientamento o la relazione terapeutica non erano in linea con il tuo bisogno di chiarezza, contenimento e ricostruzione. È assolutamente comprensibile cercare un supporto diverso e più adatto in questa fase.
Rivolgersi ad uno specialista, in particolare con un orientamento cognitivo-comportamentale e una formazione specifica nella gestione dei traumi relazionali e nell’approccio alla regolazione emotiva, potrebbe aiutarti a rimettere ordine tra pensieri, emozioni e vissuti, recuperando un senso di fiducia e centratura. Uno psicoterapeuta può guidarti nel ricostruire i tuoi confini, nel distinguere ciò che è sano da ciò che è disfunzionale, e soprattutto aiutarti a ritrovare la tua autenticità, senza dover rinunciare alla tua sensibilità ed empatia.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire quanto emerso, rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
È importante sottolineare che la tua sofferenza non è legata solo alla fine della relazione, ma alla modalità con cui essa è avvenuta e alle implicazioni che ha avuto sulla tua visione delle relazioni, di te stesso e della tua capacità di comprendere le dinamiche emotive. L’aver idealizzato una persona per anni e poi aver vissuto una disconferma così forte può scuotere le fondamenta su cui poggia la nostra identità relazionale.
Le due paure che riporti — tollerare l’intollerabile e idealizzare le persone — sono elementi centrali. Quando iniziamo a mettere in discussione questi aspetti, rischiamo di cadere in un'estrema incertezza che può portare, come nel tuo caso, a un caos cognitivo ed emotivo. Questo può manifestarsi nel sentirsi confusi, irritabili, nel non riuscire più a riconoscere i propri confini e i segnali relazionali, nel vivere le relazioni con iperanalisi e dolore costante.
Il bisogno di trovare un equilibrio tra empatia e tutela di sé, tra fiducia e discernimento, è un passaggio fondamentale per ristabilire un senso di stabilità e autenticità nei rapporti. Ciò che descrivi non è "troppo", non è "esagerato": è il frutto di un trauma relazionale che ha inciso in profondità sul tuo modo di percepire e vivere te stesso e gli altri.
Hai già fatto percorsi psicoterapeutici in passato, ma è evidente che l’orientamento o la relazione terapeutica non erano in linea con il tuo bisogno di chiarezza, contenimento e ricostruzione. È assolutamente comprensibile cercare un supporto diverso e più adatto in questa fase.
Rivolgersi ad uno specialista, in particolare con un orientamento cognitivo-comportamentale e una formazione specifica nella gestione dei traumi relazionali e nell’approccio alla regolazione emotiva, potrebbe aiutarti a rimettere ordine tra pensieri, emozioni e vissuti, recuperando un senso di fiducia e centratura. Uno psicoterapeuta può guidarti nel ricostruire i tuoi confini, nel distinguere ciò che è sano da ciò che è disfunzionale, e soprattutto aiutarti a ritrovare la tua autenticità, senza dover rinunciare alla tua sensibilità ed empatia.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire quanto emerso, rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
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Salve, ho letto la sua storia e accolgo la sua richiesta d'aiuto. Sento che quest'ultima non sia legata unicamente all'elaborazione del taglio emotivo avvenuto, ma mi arriva il suo senso di smarrimento, di incomprensione e di solitudine/isolamento.
Se vuole possiamo parlarne meglio, sono a sua disposizione.
Le auguro una buona serata.
Se vuole possiamo parlarne meglio, sono a sua disposizione.
Le auguro una buona serata.
Salve, comprendo la sua apertura nello spiegare ciò che più l’affligge e le problematiche che sta affrontando; credo che la sede opportuna per riuscire a spiegare come si sente e tutte le difficoltà sia un primo appuntamento psicologico (che sia online o in presenza) dove possa capire l’origine dei disagi e come affrontarli nel migliore dei modi. Sono a disposizione per ogni chiarimento, cordialmente.
Dott.ssa Elda Valente
Dott.ssa Elda Valente
Buonasera, credo che lei debba partire da se stesso, fare ordine su suoi bisogni fondamentali e sulle sue capacità di affrontare le delusioni. Mi sembra che questa rottura sia stata traumatica nel senso che ha rotto certezze che, forse, collocava fuori di sé e non dentro se stesso. Intraprendere un percorso, come ha fatto in passato, con una persona da cui non si sente compreso, non può portare a nulla se non a sentirsi solo e senza vie di uscita. Le suggerisco di intraprendere un percorso psicodinamico e /o con emdr. Scelga soprattutto qualcuno da cui si senta accolto.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buonasera e grazie per la condivisione.
Ciò che sta provando è sicuramente difficile ma ha un senso e potrebbe essere un segnale o un invito da parte della sua coscienza a prendersi cura di sé. La fine della relazione potrebbe essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, un vaso probabilmente già pieno; sicuramente prima di essa è stato qualcuno, non si guardi solo in relazione all'esperienza vissuta. Sa, a volte non ci rendiamo conto di tutto ciò che ci capita, delle cose che ci hanno attraversati o che ci attraversano quotidianamente perché siamo troppo concentrati a sprecare innumerevoli energie per stare meglio, senza ottenere nessun riscontro positivo.
I suoi dubbi sono più che leciti e la sua richiesta di aiuto la veda come un atto di grande coraggio e cura verso di sé.
Mi auguro possa trovare un professionista che la accompagni durante il viaggio.
Un caloroso abbraccio.
Ciò che sta provando è sicuramente difficile ma ha un senso e potrebbe essere un segnale o un invito da parte della sua coscienza a prendersi cura di sé. La fine della relazione potrebbe essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, un vaso probabilmente già pieno; sicuramente prima di essa è stato qualcuno, non si guardi solo in relazione all'esperienza vissuta. Sa, a volte non ci rendiamo conto di tutto ciò che ci capita, delle cose che ci hanno attraversati o che ci attraversano quotidianamente perché siamo troppo concentrati a sprecare innumerevoli energie per stare meglio, senza ottenere nessun riscontro positivo.
I suoi dubbi sono più che leciti e la sua richiesta di aiuto la veda come un atto di grande coraggio e cura verso di sé.
Mi auguro possa trovare un professionista che la accompagni durante il viaggio.
Un caloroso abbraccio.
Buongiorno gentile utente, la ringrazio per la sua condivisione. Comprendo bene quanta sofferenza e confusione possa generare una rottura avveuta in questi termini, senza la possibilità di una spiegazione o chiarimento. Quello che le dirò ha un carattere puramente indicativo e generale in quanto non conosco la sua situazione, ma può darsi che questa rottura abbia portato a galla delle problematiche che finora erano rimaste 'sotto al tappeto'. E' positivo il fatto che lei abbia avuto delle consapevolezze nuove su di sé (ossia la tendenza a giustificare comportamenti disfunzionali e la tendenza forse a idealizzare) poiché questi sono dei punti di partenza importanti per un suo percorso di autoconoscenza. Comprendo che queste consapevolezze abbiano portato confusione dentro di lei poiché ora probabilmente non si fida più di sé stesso e delle sue percezioni. Questo è normale, poiché sta mettendo in dubbio buona parte di ciò in cui ha creduto finora. E' comunque necessario un pò di caos iniziale quando si inizia un lavoro su di sé, poiché si smuovono molti vissuti interni e molte vecchie convinzioni. Il caos iniziale è funzionale per creare poi un nuovo ordine dentro di sè. Rimango a disposizione per domande o chiarimenti. Cordialmente, dott.ssa Chiara Tumminello.
Buongiorno, potrebbe essere utile un lavoro psico-corporeo e l'approccio psicoterapeutico fornito dall'analisi bioenergetica che la aiuti a rilasciare le memorie corporee collegate ad eventi traumatici che l'hanno portata a sviluppare paure e rimuginio, al fine di restituirle ritrovata fiducia e vitalità. Resto a disposizione per eventuali specifiche anche online. Dr. Maria Tiziana Maricchiolo
Gentile utente di mio dottore,
la sua sofferenza è tanta da non poter esser gestita in autonomia. Intraprenda un percorso di psicoterapia, la aiuterà con il tempo a dare un significato a quanto accaduto e a farla star meglio.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
la sua sofferenza è tanta da non poter esser gestita in autonomia. Intraprenda un percorso di psicoterapia, la aiuterà con il tempo a dare un significato a quanto accaduto e a farla star meglio.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile Paziente, grazie per la fiducia e la profondità con cui ha condiviso il Suo vissuto. Da quanto scrive sembra emergere un dolore molto profondo che pare non sia limitato alla sofferenza legata alla fine della relazione, ma al modo in cui è finita e all'impatto traumatico che ha avuto sul Suo senso di sé, sulla fiducia che ripone nelle persone, e sul Suo modo di percepire e interpretare la realtà relazionale. Infatti lo "strappo relazionale" improvviso e privo di senso apparente, avvenuto in un momento di Sua vulnerabilità (la malattia), e attuato con una modalità che ha negato ogni possibilità di elaborazione condivisa, può aver incrinato in profondità la Sua capacità di fidarsi del Suo giudizio, dei segnali che riceve dagli altri, e perfino del Suo modo di essere (l’empatia, la disponibilità a comprendere).
In sostanza, il trauma può aver destabilizzato il Suo sistema interno di orientamento relazionale; questo può aver generato dubbi, paura di sbagliare, iperanalisi, bisogno esasperato di “trovare il giusto modo” di "leggere" le persone per non rischiare di soffrire più. Questo bisogno così intenso di certezza (comprensibile dopo una ferita tanto improvvisa) può però, se rimane attivo, diventare esso stesso fonte propagatrice di sofferenza.
Una corazza fatta di ipercontrollo, iperanalisi, bisogno di capire tutto in modo razionale, di categorizzare come buoni o cattivi i comportamenti e le persone non è molto compatibile con la vita affettiva e relazionale che, per sua natura, non si incastra bene in rigide dicotomie.
Il Suo bisogno urgente, come ha ben detto, potrebbe essere quello di ristabilire un equilibrio e un ordine tra emozioni, pensieri e sentimenti, ritrovando una bussola interna che Le permetta di distinguere ciò che è tollerabile da ciò che non lo è, chi Le vuole davvero bene da chi agisce per sé, senza cadere né nell’ipercomprensione né nella rigidità.
Per questo tipo di bisogno, un percorso terapeutico mirato può davvero fare la differenza. È fondamentale che si rivolga a un professionista che lavori con un orientamento adatto a Lei, in grado di comprendere il trauma relazionale, lavorare sulle credenze profonde, e guidarLa nel ristabilire un equilibrio sano e funzionale. Un approccio cognitivo-comportamentale di terza generazione che integri ACT e Schema Therapy potrebbe fare al caso suo.
Per eventuali ulteriori dubbi o domande, non esiti a contattarmi.
Un caro saluto.
In sostanza, il trauma può aver destabilizzato il Suo sistema interno di orientamento relazionale; questo può aver generato dubbi, paura di sbagliare, iperanalisi, bisogno esasperato di “trovare il giusto modo” di "leggere" le persone per non rischiare di soffrire più. Questo bisogno così intenso di certezza (comprensibile dopo una ferita tanto improvvisa) può però, se rimane attivo, diventare esso stesso fonte propagatrice di sofferenza.
Una corazza fatta di ipercontrollo, iperanalisi, bisogno di capire tutto in modo razionale, di categorizzare come buoni o cattivi i comportamenti e le persone non è molto compatibile con la vita affettiva e relazionale che, per sua natura, non si incastra bene in rigide dicotomie.
Il Suo bisogno urgente, come ha ben detto, potrebbe essere quello di ristabilire un equilibrio e un ordine tra emozioni, pensieri e sentimenti, ritrovando una bussola interna che Le permetta di distinguere ciò che è tollerabile da ciò che non lo è, chi Le vuole davvero bene da chi agisce per sé, senza cadere né nell’ipercomprensione né nella rigidità.
Per questo tipo di bisogno, un percorso terapeutico mirato può davvero fare la differenza. È fondamentale che si rivolga a un professionista che lavori con un orientamento adatto a Lei, in grado di comprendere il trauma relazionale, lavorare sulle credenze profonde, e guidarLa nel ristabilire un equilibrio sano e funzionale. Un approccio cognitivo-comportamentale di terza generazione che integri ACT e Schema Therapy potrebbe fare al caso suo.
Per eventuali ulteriori dubbi o domande, non esiti a contattarmi.
Un caro saluto.
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Dalle sue parole quello che io colgo è che c'è bisogno di fare un lavoro importante, e urgente, su se stesso e sui suoi confini con gli altri: credo ci sia bisogno di ricentrarsi, di conoscere o riconoscere e mettere a fuoco chi è, quali sono i suoi bisogni, i suoi desideri e le sue aspettative, e muoversi di conseguenza, mettendo dei confini con le altre persone che le permettano di dare voce e far rispettare i suoi bisogni. Mi sembra di capire che ci sia sempre stato uno sbilanciamento esagerato verso l'altro, una eccessiva comprensione dell'altro che l'ha portata ad accettare e "giustificare" in qualche modo tutto, anche comportamenti che non avrebbe accettato e giustificato, e che ora ci sia una sorta di effetto rebound per cui è irritabile e rischia di non tollerare più niente, passando un po' da un estremo all'altro, se capisco correttamente. Per questo credo che sia molto importante fare un lavoro di ricentramento: credo ci sia bisogno di elaborare il passato (ed in particolare la relazione con la sua ex) per poter sgombrare il campo e fare chiarezza su chi è e di che cosa ha bisogno, che cosa cerca nelle relazioni e cosa le serve per stare bene con gli altri. Credo che non debba perdersi d'animo nonostante i percorsi terapeutici passati, il mio invito è di cercare qualcuno che possa ispirarle fiducia: io credo fortemente che più che l'approccio terapeutico, che ha chiaramente una sua importanza, il 70% dell'efficacia della terapia lo faccia l'incontro tra paziente e terapeuta, tra le persone. è la relazione che guarisce, e perchè questo accada bisogna sentirsi accolti, ascoltati, capiti, e bisogna che ci sia fiducia. Se avesse altre domande o avesse bisogno di ulteriore supporto mi trova a disposizione, in presenza e online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile Utente,
in questo scritto porta diversi elementi che meritano un loro spazio di indagine e cura per cui Le consiglio una presa in carico professionale differente da quanto già sperimentato. In tal senso l'approccio breve strategico fornisce indicazioni pratiche e lavora percezioni, credenze e reazioni della persona.
Risulta limitante risponderLe in questo format, ma ci tengo a dirLe che possono esserci eventi che ci lasciano scottati, ma è fondamentale come e cosa noi ne facciamo. Mi chiedo se possa essere utile in primis cicatrizzare l'accaduto con l'ex compagna e quindi lavorare sul resto (valutando in tempo reale come convinzioni e attese cambiano).
Non credo esista un amore "genuino" in senso stretto-assoluto, credo che le persone si possano intrecciare e come loro bisogni, desideri, curiosità ecc.; nell'amore rimane una parte di messa in gioco e una di rischio.
Le auguro di trovare gli strumenti che cerca, una nuova misura (distanza-vicinanza) nelle relazioni, cosi come di gestire differentemente la pesantezza che pare trasparire dall'approccio a tutti questi dubbi e pensieri.
Saluti
in questo scritto porta diversi elementi che meritano un loro spazio di indagine e cura per cui Le consiglio una presa in carico professionale differente da quanto già sperimentato. In tal senso l'approccio breve strategico fornisce indicazioni pratiche e lavora percezioni, credenze e reazioni della persona.
Risulta limitante risponderLe in questo format, ma ci tengo a dirLe che possono esserci eventi che ci lasciano scottati, ma è fondamentale come e cosa noi ne facciamo. Mi chiedo se possa essere utile in primis cicatrizzare l'accaduto con l'ex compagna e quindi lavorare sul resto (valutando in tempo reale come convinzioni e attese cambiano).
Non credo esista un amore "genuino" in senso stretto-assoluto, credo che le persone si possano intrecciare e come loro bisogni, desideri, curiosità ecc.; nell'amore rimane una parte di messa in gioco e una di rischio.
Le auguro di trovare gli strumenti che cerca, una nuova misura (distanza-vicinanza) nelle relazioni, cosi come di gestire differentemente la pesantezza che pare trasparire dall'approccio a tutti questi dubbi e pensieri.
Saluti
Gentile utente, dalle sue parole emerge tutta la sua sofferenza ma anche una buona capacità di autoanalisi. Penso che l'idea di iniziare un percorso per uscire dalla sua confusione sia la scelta migliore. Non demorda se.i precedenti non sono stati risolutivi, trovare il professionista e l'approccio adatto alle proprie esigenze è fondamentale per il buon andamento della terapia. Un caro saluto Dott.ssa Ramona Borla
Buongiorno,
come lei dice bene la separazione dalla sua ex le ha arrecato un trauma. Sarebbe importante con una psicoterapia partire un pò da quel trauma per poterlo in qualche modo "digerire" e per poter poi anche affrontare queste paure che ne sono emerse. Sicuramente serve del tempo e la sua motivazione nel mettersi in gioco pienamente per poter arrivare a nuove consapevolezze.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Francesca Torelli
come lei dice bene la separazione dalla sua ex le ha arrecato un trauma. Sarebbe importante con una psicoterapia partire un pò da quel trauma per poterlo in qualche modo "digerire" e per poter poi anche affrontare queste paure che ne sono emerse. Sicuramente serve del tempo e la sua motivazione nel mettersi in gioco pienamente per poter arrivare a nuove consapevolezze.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Francesca Torelli
Buongiorno, dal suo racconto mi sembra che lei abbia bisogno di prendere mano al modo in cui lei si relaziona con il mondo. Il suo racconto mi evoca una difficcoltà a muoversi fra aperture e limiti con gli altri e mi suggerisce, forse, una certa idealizzazione. Sicuramente una psicoterapia potrebbe essere indicata per darsi uno spazio dove vedere questi aspetti. Se ritiene sono a disposizione, anche online. Buona Giornata.
Le separazioni non sono affatto facili, soprattutto perchè si fà i conti con una parte di noi, della relazione, che non c'è più. Affrontare tutto questo in uno spazio personale e privato con un professionista potrebbe aiutare a rinforzare le proprie difese e superare un periodo di lutto derivato da una rottura relazionale.
buongiorno Caro,
la sua è una esperienza delicata e dolorosa: è stato abbandonato quando aveva maggior bisogno d'aiuto senza troppe spiegazioni.
E' un evento destabilizzante che necessità di un intervento mirato a :
superare l'evento traumatico prima, e poi a capire quali sono le motivazioni che non le hanno consentito di comprendere il suo interlocutore appieno.
A volte la malattia spaventa e le persone non reggono al dolore, me se ci pensa bene ha evitato un problema che in futuro magari con l'arrivo di figli avrebbe potuto essere ben più complesso. E' possibile risolvere la sua situazione lavorando con strumenti integrati per rafforzarla e permetterle di guardare all' evento con una prospettiva nuova e più vasta.
per poi rafforzare l'immagine di se stesso aumentando la sua autostima che ad oggi risulta compromessa.
la saluto con affetto Dr.ssa Mina Mastropietro
la sua è una esperienza delicata e dolorosa: è stato abbandonato quando aveva maggior bisogno d'aiuto senza troppe spiegazioni.
E' un evento destabilizzante che necessità di un intervento mirato a :
superare l'evento traumatico prima, e poi a capire quali sono le motivazioni che non le hanno consentito di comprendere il suo interlocutore appieno.
A volte la malattia spaventa e le persone non reggono al dolore, me se ci pensa bene ha evitato un problema che in futuro magari con l'arrivo di figli avrebbe potuto essere ben più complesso. E' possibile risolvere la sua situazione lavorando con strumenti integrati per rafforzarla e permetterle di guardare all' evento con una prospettiva nuova e più vasta.
per poi rafforzare l'immagine di se stesso aumentando la sua autostima che ad oggi risulta compromessa.
la saluto con affetto Dr.ssa Mina Mastropietro
buongiorno,
per rispetto della complessità della situazione da lei descritta, La invito a contattarmi in modo da parlarne direttamente.
cordialmente, Chiara Dottoressa Rogora
per rispetto della complessità della situazione da lei descritta, La invito a contattarmi in modo da parlarne direttamente.
cordialmente, Chiara Dottoressa Rogora
salve se vuole prendiamo appuntamento
Buongiorno, comprendo la sua sofferenza data dalle varie situazioni da te descritte.
Mi sembri molto consapevole e son d'accordo che un percorso di terapia possa essere utile per accudire la tua sofferenza e comprendere gli schemi che ti portano ad instaurare certi tipi di relazioni.
Ti auguro il meglio,
Dott. Alvise Arlotto
Mi sembri molto consapevole e son d'accordo che un percorso di terapia possa essere utile per accudire la tua sofferenza e comprendere gli schemi che ti portano ad instaurare certi tipi di relazioni.
Ti auguro il meglio,
Dott. Alvise Arlotto
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