Mio figlio ha 25 anni e sta passando un momento brutto. oscilla da una fase depressiva a una fase ag

20 risposte
Mio figlio ha 25 anni e sta passando un momento brutto. oscilla da una fase depressiva a una fase aggressiva è diventato difficilissimo confrontarsi con lui e non accetta assolutamente un supporto terapeutico. cosa posso fare?
Dott. Febbraro Jacopo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Ciao buongiorno, sarebbe importante comprendere anzitutto il significato che può esserci dietro a tali comportamenti. Sicuramente la questione dell'eventuale supporto terapeutico può essere un'alternativa valida solo se lui stesso riesce a vederla come tale, altrimenti facilmente sarà vissuta come costrizione o questione 'asfissiante'. Sarebbe in ogni caso fondamentale capire anche se questo suo modo di stare così complesso possa essere associato ad una particolare fase della sua vita oppure no.

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Dott.ssa Arianna Magnani
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Gambettola
Buongiorno gentile utente, le sono vicina in questa preoccupazione per suo figlio. Sicuramente da ciò che riferisce, potrebbe essergli utile intraprendere un percorso di psicoterapia o semplicemente provare a svolgere un primo colloquio conoscitivo con uno psicologo. Se però suo figlio non si mostra aperto o propositivo in questo senso, potrebbe provare a confrontarsi con il medico di base di suo figlio o chiedere a lui stesso di parlarci. Il confronto con un medico che suo figlio già conosce, potrebbe essere un primo passo per lui più semplice e poi assieme al medico valutare come procedere per aiutarlo a ritrovare uno stato di benessere e serenità. Cordiali saluti, Dott.ssa Arianna Magnani
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Comprendere e gestire una situazione come quella che descrive non è affatto semplice, soprattutto per un genitore che vede il proprio figlio soffrire e allo stesso tempo si sente impotente di fronte al suo rifiuto di ricevere aiuto. Quando una persona oscilla tra fasi depressive e momenti di forte aggressività, è importante considerare che potrebbe trovarsi in una condizione di sofferenza psicologica complessa, che richiede attenzione e delicatezza.

Anzitutto, è fondamentale cercare di mantenere un canale di comunicazione aperto, anche se difficile. Questo non significa forzare il dialogo, ma offrire una presenza costante, empatica e non giudicante. A volte il semplice “esserci” senza pressioni può fare la differenza. Eviti conflitti diretti o tentativi di “correggere” il suo comportamento, che potrebbero solo aumentare la chiusura e il rifiuto.

Può anche essere utile lavorare su di sé come genitore: comprendere le proprie emozioni, i propri limiti e trovare strategie per non sentirsi sopraffatti. In questo senso, può essere molto efficace rivolgersi a uno specialista per un supporto psicologico personale: non solo per affrontare lo stress e la frustrazione, ma anche per ricevere indicazioni su come comportarsi concretamente con suo figlio.

Infine, anche se lui al momento rifiuta l’idea di una terapia, non è detto che sarà sempre così. A volte vedere un genitore che intraprende un percorso di supporto può essere un esempio positivo e creare nel tempo uno spiraglio per un cambiamento.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno cara utente, capisco quanto possa essere difficile vedere suo figlio attraversare questo momento. È importante ricordare che anche se lui non accetta un supporto terapeutico ora, ci sono modi per aiutarlo a sentirsi meglio e a trovare un equilibrio. Se vuole, possiamo fissare un colloquio insieme per parlare più approfonditamente della situazione e valutare come posso supportarla al meglio. Sono qui per aiutarla, se le occorre sono disponibile anche per terapie online. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buonasera! Posso solo provare ad immaginare la preoccupazione, la paura, il senso di colpa. Nonostante i limiti del contesto e dello strumento, proverò a darle qualche indicazione pratica. Dalle sue poche righe, sembra emergere l’urgente necessità di un contenitore degli accessi di suo figlio, il quale sembra oscillare tra vissuti depressivi e un’incontrollata aggressività. Il fatto che rifiuti un qualsiasi tipo di aiuto, non significa che non dobbiate proteggere voi stessi e lui. Potrebbe essere utile recarsi al Centro di Salute Mentale (CSM) a voi più vicino per un colloquio con gli operatori e valutare con loro il da farsi. Troverà personale tecnicamente preparato e umanamente dotato. Non deve sentirsi in colpa, perché avete bisogno di aiuto. In bocca al lupo
Dott.ssa Chiara Tumminello
Psicologo, Psicoterapeuta
San Martino Buon Albergo
Buongiorno gentile utente, la ringrazio per la sua condivisione. E' molto difficile vedere un proprio familiare o una persona cara star male, e a volte diventa complicato riuscire ad aiutare il proprio caro. Se in questo momento è difficile confrontarsi con suo figlio può fargli comunque capire che c'è la sua disponibilità ad ascoltarlo e ad aiutarlo nel momento in cui lui desiderasse aprirsi. Questo ovviamente è un consiglio molto generico, servirebbero manggiori informazioni per poter dare delle indicazioni più dettagliate. In ogni caso se lui in questo momento non accetta un aiuto psicoterapeutico si può solo attendere che si senta pronto ad aprirsi e a chiedere aiuto. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordialmente, dott.ssa Chiara Tumminello.
Dott. Gianluca Pignatelli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso questa situazione così complessa. Posso immaginare quanto sia difficile, da genitore, assistere al malessere di suo figlio e sentirsi impotente di fronte al suo rifiuto di farsi aiutare. L’accettazione di un supporto terapeutico, infatti, passa prima di tutto attraverso una fase di messa in discussione personale e di consapevolezza rispetto al proprio bisogno di aiuto. Quando le persone vicine ribadiscono la necessità di intraprendere un percorso, pur con le migliori intenzioni, si può rischiare di spingere troppo precocemente verso un confronto che la persona non è ancora pronta ad affrontare, aumentando la chiusura o la resistenza. In questo momento potrebbe esserle utile prendersi uno spazio di supporto per sé, per comprendere meglio come gestire questa situazione delicata, sostenere suo figlio nel modo più efficace possibile e tutelare anche il proprio benessere emotivo. Se desidera, resto a disposizione, sia online che in presenza. Un saluto, dott. Gianluca Pignatelli.
Dott.ssa Carlotta Piccolo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Catania
Buonasera, quello che posso consigliarle è di richiedere una consulenza per lei in modo da potere capire meglio le difficoltà di suo figlio, poterlo supportare ed accedere alla situazione problematica partendo da lei e da quello che sente.
Dott.ssa Francesca Nori
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente, mi dispiace molto per la situazione che state vivendo. Se suo figlio sta male e si chiude alla possibilità di ricevere aiuto, è comprensibile sentirsi impotenti e sopraffatti. La sua oscillazione tra fasi depressive e aggressive può essere segno di una sofferenza interna profonda, che probabilmente neanche lui riesce a comprendere. Anche se al momento rifiuta un supporto terapeutico, non significa che non ne abbia bisogno o che in futuro non possa aprirsi a questa possibilità. É importante che ora lei continui a mantenere una presenza stabile e accogliente, pur ponendo dei limiti se si verificano comportamenti aggressivi o lesivi. Se osserva dei rischi per sé, per suo figlio o altri non esiti a contattare i servizi di emergenza o rivolgersi al CSM di riferimento. In questa situazione potrebbe essere utile anche per lei avere uno spazio per elaborare ciò che sta vivendo. Un caro saluto.
Dott.ssa Isabella Castelli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Genova
Gentile signora, occorre cercare di non imporre un supporto terapeutico a suo figlio, ma spiegargli l'opportunità e la necessità, per il suo benessere in primis, ma anche per chi vive accanto a lui, di aprirsi alla ricerca di se stesso attraverso un percorso di psicoterapia. Questo gli permetterebbe di comprendere i motivi del suo malessere, consentendogli poi di trovare nuove modalità adeguate per affrontare le problematiche che gli si presentano nella vita.
Rimango disponibile, anche online
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Buongiorno signora, mi dispiace stia affrontando questo difficile momento. In una situazione del genere è consigliabile un intervento domiciliare, o una terapia comunque a distanza. Se la situazione si aggrava ulteriormente potrebbe essere necessario l'intervento dei servizi pubblici. Sarebbe importante intervenire prima che la situazione precipiti.
Cordiali saluti
Dott. Dimitri Abate
Psicologo, Psicoterapeuta
Bologna
Gent.ma,

grazie per aver condiviso la sua preoccupazione, che dimostra quanto tiene al benessere di suo figlio.

È normale sentirsi impotenti quando un figlio rifiuta il supporto e manifesta oscillazioni emotive così intense. Questi cambiamenti d’umore possono avere molte cause, tra cui difficoltà emotive profonde o fasi di transizione complicate nella giovane età adulta. Spesso, però, chi soffre può vivere il chiedere aiuto come una minaccia alla propria autonomia o come un segno di debolezza.

In questi casi, più che spingere direttamente per una terapia (che potrebbe rinforzare il rifiuto), può essere utile mantenere un dialogo aperto e offrire ascolto non giudicante. A volte, anche un solo familiare che riceve supporto può fare la differenza per tutto il sistema familiare.

Le suggerisco di valutare un colloquio con uno psicoterapeuta familiare o esperto nel lavoro con genitori di giovani adulti: può darle strumenti per affrontare la situazione e sostenere suo figlio in modo efficace.

C’è sempre una strada possibile, anche quando sembra difficile da trovare.

Cordiali saluti,
dott. Abate
Dott.ssa Vanessa Crotti
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Lodi
Salve, mi spiace molto per la situazione che sta affrontando. Quando un figlio attraversa una fase di forte sofferenza emotiva, può essere molto doloroso sentirsi impotenti nell'aiutarlo e farlo sentire meglio, soprattutto se rifiuta ogni tipo di supporto terapeutico (per iniziare un percorso è necessaria la motivazione e se manca è inutile insistere).
Se posso darle dei consigli partirei dall'evitare uno scontro diretto con suo figlio, davanti all'aggressività è importante non reagire in modo altrettanto emotivo. Piuttosto è meglio offrire uno spazio sicuro dove la comunicazione deve essere aperta e non giudicante. Dovrebbe cercare di ascoltare suo figlio senza forzarlo a parlare, mostrandosi disponibile all'ascolto e a condividere i suoi pensieri. Potrebbe farsi aiutare da figure esterne (es. un amico o il medico di base) con le quali suo figlio possa sentirsi meno giudicato e sottopressione. Infine può lei stessa rivolgersi a uno psicologo o a un centro di salute mentale per avere indicazioni su come affrontare e gestire al meglio la situazione.
Credo che il suo atteggiamento premuroso avrà effetti su suo figlio nel tempo e perché no, portarlo a decidere di affrontare un percorso di terapia.
Buona serata
Vanessa Crotti
Dott.ssa Oriella D'Amico
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Bologna
Buongiorno, immagino quanto sia difficile per lei riuscire a fronteggiare questa situazione ed è per questo motivo che mi sento di proporle di valutare un percorso che possa dare a lei uno spazio per decomprimere la fatica di supportare suo figlio e trovare anche degli strumenti per aiutare fin dove riesce il ragazzo. Non possiamo imporre a nessuno di fare un percorso e anche nell'eventualità ciò accadesse sarebbe forse anche controproducente; per cui trovare delle abilità in se stessa può essere un buon modo di intervenire sia per lei che per lui. Spero di averle dato degli input su cui riflettere.
Saluti
Dott.ssa Oriella D'Amico
Dott. Emilio Selvini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, grazie per aver condiviso qui la sua preoccupazione.

Quando i nostri cari hanno bisogno di aiuto ma non lo accettano quello che si può fare è farsi aiutare da un professionista mettendosi in gioco in prima persona: se suo figlio non vuole farsi aiutare si faccia aiutare lei da un professionista, con l'obiettivo di imparare a gestire meglio la situazione per poter stare meglio, prima di tutto lei, che immagino provi un senso di impotenza, e così poi riuscire ad essere di aiuto anche a suo figlio.

Cordiali saluti,

Dr Emilio Selvini (Milano)
Dott.ssa Elena Boldrin
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Monza
Cara paziente, immagino la fatica e il dolore per non riuscire a trovare il modo di contattare suo figlio e di relazionarsi con lui con sufficiente serenità per entrambi. In una situazione come questa l'unica cosa che mi sento di consigliarle è di non insistere con lui sulla richiesta che vada in terapia. Ciò che può fare, se ne sente la possibilità, è che sia lei stessa a chiedere aiuto e a confrontarsi con un terapeuta, per capire come affrontare e gestire la relazione con suo figlio, prima di tutto per non rimanerne sopraffatta e per (ri)trovare un equilibrio maggiormente sostenibile nella sua vita. Nessuno, benché meno un professionista della relazione d'aiuto, può forzare il desiderio e la spinta verso una terapia, anche quando questa sarebbe palesemente di grande sostegno per quel soggetto. Devono crearsi le condizioni interne alla persona, perché l'eventuale percorso possa portare a una trasformazione del proprio dolore. Non ci sono scorciatoie possibili.
Dott.ssa Nunzia D'Anna
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Bisogna capire quanto diventa pericoloso per se stesso e per chi lo circonda durante le fasi aggressive.
Può provare durante le fasi depressive a portarlo in terapia familiare. Di solito andare tutti insieme è un buon gancio per alcuni pazienti.
Dott.ssa Roberta Pistoni
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Salve e grazie di aver condiviso il problema di suo figlio e suo. Comprendo la sua preoccupazione e il suo dolore per un genitore è importante aiutare il proprio figlio. Ritengo che il migliore tentativo da fare sia ascoltare suo figlio senza insistere troppo. Dato che è difficile farlo aprire al dialogo lei sopporti la frustrazione e il senso di impotenza e con delicatezza continui ad ascoltare. I migliori auguri
Dott.ssa Laura Meledina
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Piacenza
cara paziente,
capisco la tua profonda preoccupazione e il dolore nel vedere tuo figlio in questa situazione. È brutto assistere a un cambiamento così radicale e sentirsi impotenti, specialmente quando rifiuta l'aiuto. In questi casi, la pressione diretta può sortire l'effetto contrario. Invece di insistere, prova a creare un ambiente di ascolto e accettazione. Fagli sapere che ci sei, senza giudizio, pronto ad ascoltare se e quando si sentirà di parlare. Cerca di coinvolgerlo in attività leggere e non impegnative che gli piacciano, per mantenere un contatto. Nel frattempo, potresti cercare un supporto psicologico anche per te, se ti va. Parlare con un professionista può aiutarti a gestire la situazione, a capire meglio come approcciarlo e a proteggere il tuo benessere emotivo. Prenderti cura di te è fondamentale per poter sostenere tuo figlio in questo momento difficile. spero di esserti stata di aiuto! in bocca al lupo. LM
Dott.ssa Flavia Lanni
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Gentile genitore,

quello che sta vivendo è un momento doloroso e carico di preoccupazione. Quando un figlio adulto soffre e rifiuta ogni forma di aiuto, è naturale sentirsi impotenti, frustrati e persino spaventati. Lei non è solo/a in questa esperienza: molte famiglie si trovano a gestire situazioni simili, in cui il disagio psicologico prende forme complesse — come alternanza tra depressione e aggressività — e rende difficile ogni dialogo.

Anche se lui ha 25 anni ed è tecnicamente un adulto, il legame affettivo con voi genitori è ancora profondo e può avere un impatto.

Non può costringerlo ad accettare un aiuto che rifiuta, ma può essere un riferimento stabile, fermo e affettuoso. E può curare il suo modo di stargli accanto, senza annullarsi, con piccoli cambiamenti che spesso aprono la strada a qualcosa di nuovo. Si faccia aiutare anche lei. A volte il primo passo non lo fa chi soffre, ma chi gli vuole bene.

Un saluto.

Flavia Lanni

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