Dott.ssa
Carlotta Piccolo
Psicologo,
Psicoterapeuta
Psicologo clinico
Altro
Catania 1 indirizzo
Esperienze

Ho fatto varie esperienze formative durante i miei tirocini occupandomi principalmente di Adulti ed Adolescenti.
La scuola di Specializzazione di cui faccio parte è L'Istituto Italiano di Psicoanalisi di gruppo che mi ha permesso di completare la mia formazione in ambito clinico fornendomi la possibilità di apprendere oltre la psicoterapia individuale anche la psicoterapia di Gruppo.
Mi occupo principalmente di : disturbi d' ansia e attacchi di panico, depressione, disturbi di personalità, disturbi alimentari, dipendenze affettive, disturbi psicosomatici, difficoltà relazionali, difficoltà lavorative, difficoltà nello studio, accompagnamento alla gravidanza.
Aree di competenza principali:
- Psicologia clinica
- Psicoterapia
- Psicologia clinica-dinamica
- Psicologia clinica
- Psicoterapia delle dipendenze patologiche
- Psicosomatica
- Psiconcologia
- Psicologia della salute
- Psicoanalisi
- Psicologia scolastica
- Psicologia clinica-dinamica
- Psicoterapia
- Terapia di gruppo
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10 recensioni
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DM
Col senno di poi posso dire che la terapia è un percorso difficile ed impegnativo; avere il giusto punto di riferimento è stato importantissimo. La dottoressa è stata in grado di farmi sentire accolto, capito, ed al tempo stesso, gradualmente, pazientemente, mi ha dato gli strumenti per capire meglio me stesso e prendere coscienza del mio ruolo e delle mie responsabilità nella mia infelicità. Mi ha dato gli strumenti per capire chi sono davvero, e per compiere scelte più aderenti al miei reali desideri
FM
Professionista dotata di grande professionalità e serietà, sempre in grado di far sentire a proprio agio. Ha rappresentato un sostegno fondamentale in un momento davvero particolare della mia vita, fornendomi un prezioso strumento per guardare tutto da una diversa prospettiva e per intraprendere proficuamente un percorso volto a conquistare fiducia e consapevolezza.
G.F.
Ero poco convinta e forse un pò impaurita ad iniziare un percorso di psicoanalisi. L'incontro con la Dotoressa Piccolo ha fatto svanire ogni mia perplessità e timore. Mi sono sentita capita, ascoltata, aiutata, supportata. Mi ha fornito la giusta chiave di lettura di pensieri, stati d'animo ed emozioni che non riuscivo bene a comprendre. Non smetterò mai di esserle grata.
M. C.
È stato un percorso di psicoanalisi che mi ha permesso di capire meglio me stessa e le relazioni con gli altri e mi ha dato gli strumenti per proseguire il mio percorso di vita con una nuova consapevolezza.
RM
La dottoressa Piccolo riesce immediatamente a metterti a tuo agio grazie alla sua empatia spiccata e la grande capacità di ascolto. Da paziente, non sentendosi mai giudicati, è facile aprirsi e trattare ogni argomento senza paura. Vivamente consigliata.
AB
La dottoressa Piccolo è una bravissima professionista, preparata e attenta. Nel suo studio mi sono subito sentita accolta e compresa. Le 3 parole che riassumono la mia esperienza sono professionalità, empatia, fiducia.
MC
Ho percepito subito l’ottima formazione e le varie competenze e conoscenze. Un ottima capacità di ascolto che ha portato a risultati e progressi. Non da sottovalutare la grande etica e riservatezza.
Una professionista seria cortese puntuale e disponibile.
G.F.
A terapia conclusa, posso dire che è stata una esperienza molto importante che ha aiutato me e il mio umore a risollevarsi e di riflesso anche la mia famiglia ne ha beneficiato.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 5 domande da parte di pazienti di MioDottore
Mio figlio ha 25 anni e sta passando un momento brutto. oscilla da una fase depressiva a una fase aggressiva è diventato difficilissimo confrontarsi con lui e non accetta assolutamente un supporto terapeutico. cosa posso fare?
Buonasera, quello che posso consigliarle è di richiedere una consulenza per lei in modo da potere capire meglio le difficoltà di suo figlio, poterlo supportare ed accedere alla situazione problematica partendo da lei e da quello che sente.

Buonasera gentili dottori, sono una donna di 34 anni e non ho il dono della sintesi ma provo a riassumere:
- Circa 2 anni fa (luglio 2023) a seguito dell'assunzione di un Aulin per forti dolori mestruali, mi sento di svenire e chiamo il PS, registrano un calo pressorio e fortissima ansia inquadrato in ospedale come "sindrome vaso vagale". E' è stato l' inizio di un calvario personale a cui è seguito un periodo (settimane) molto difficili tra ansia e altri momenti di panico con accesso in PS, periodo contraddistinto da fortissima debolezza, vertigini, inappetenza (persi 5 kg in un mese), ansia, controllo spasmodico di pressione e sintomi corporali, farmacofobia. Tutti problemi a me non del tutto ignoti negli anni antecedenti ma mai gestiti in questa forma acuta e concentrata. Escluse dai medici consultati cause organiche/neurologiche, mi sono avviata ad un percorso psicoterapeutico con una psichiatra che, in primis, mi ha aiutato a ripristinare il rapporto con il cibo (prescrivendomi per circa 3/4 mesi Levopraid) e poi ha iniziato a conoscermi con un pò di incontri di psicoterapia.
- E' stato un periodo tosto, di circa 4 mesi che mi ha segnata profondamente e durante il quale nonostante la sofferenza non ho perso la voglia di combattere, di comprendere cosa stesse accadendo e di svolgere le mie amate attività seppure costantemente animata da una inspiegabile paura sopratutto di sentirmi male, quindi di stare da sola e morire inassistita. Non riuscivo ad accettare quanto mi stesse accadendo, ero sempre stata una lavoratrice energica, punto di riferimento per i vicini, entusiasta con gli altri, problem solver, instancabile, sportiva e operativa. Piano piano ho iniziato a riconoscere le mie sofferenze, a dare uno sguardo più attento alle mie emozioni - forse prima poco attenzionate (lutto paterno dopo oltre 15 anni di malattia oncologica, problemi di gestione familiare e distanza geografica da essa). La psichiatra ha identificato ansia generalizzata e disturbo di panico che si concretizzavano principalmente in paure ipocondriache connesse principalmente a tumori e paura di non farcela a superare le difficoltà e sopratutto farmacofobia specie con riguardo agli antidepressivi (mai del tutto sconfitta ...nonostante - per seguire le indicazioni della terapeuta - mi sia decisa poi ad assumerne).
- A Novembre 2023 accetto di prendere Brintellix che inizio ad assumere gradualmente fino ad arrivare, nel giro di 2 mesi, ad un dosaggio di 15 gocce che ho assunto poi fino a luglio 2024 quando ho iniziato sempre su indicazione della terapeuta, migliorati i sintomi, a scalare 1 gcc al mese fino a febbraio 2025, 8 gcc, di cui ancora oggi proseguo l'assunzione.
- Insomma è trascorso 1 anno di terapia farmacologica, nel corso del quale ho avuto con la psichiatra sporadici incontri di psicoterapia (1 al mese o ogni due mesi in base alle sue disponibilità) e per mia scelta e suo consiglio mi sono aperta alla scoperta della mindfullness nella quale ho trovato qualche giovamento quanto meno nella capacità di rallentare e vivere maggiormente il presente senza badare troppo al dopo. Globalmente ho percepito - tra alti e bassi- di aver recuperato la mia vita, l'ansia e il panico si sono ridotti tanto e forse i mesi in cui sono stata meglio sono stati gennaio/febbraio 2025 (ero a dosaggio 9/10 gcc) ma nutrivo anche la forte speranza che la cura avesse finalmente fatto effetto e che presto me ne sarei liberata grazie anche alla nuove risorse apprese grazie alla psicoterapia con la psichiatra (tipo cognitivo comportamentale) e alla meditazione.
- Da circa 20 giorni / 1 mese (diciamo aprile 2025) mi sento di nuovo sottotono, i pensieri intrusivi sulla salute sono tornati una costante giornaliera, ho avuto 2/3 attacchi di panico contraddistinti da paura di sentirmi male e morire (che ho gestito con respirazione senza andare in PS) e sopratutto è tornata una grande spossatezza fisica, accompagnata da nausea e come una sorta di "mal d'auto" a giorni alterni con bruciore di stomaco. Sono tornata con il medico di base a indagare motivi organici per sicurezza, abbiamo escluso gravidanza e, dalle prime analisi generali, malattie specifiche (in attesa ancora di alcuni esami residuali di pancreas e fegato in questi giorni). A breve avrò di nuovo l'incontro con la psichiatra che non vedo da 2 mesi e che vorrò aggiornare.
- Tuttavia, percepisco un generale sentimento di sfiducia verso la problematica ansia, mi chiedo se dovrò vivere tutta la vita così con alti e bassi e, a volte, non so che risposte darmi, può essere l'ansia a farmi sentire così? Può essere una conseguenza della riduzione del farmaco (seppure la dose attuale sia stata impostata 3 mesi fa? è il problema di fondo che torna a fare capolino?) Devo cambiare professionista visto che è spesso poco reperibile e mi vede ogni due mesi? Dovrei invece intensificare la psicoterapia che è sempre stata abbastanza sporadica? (mai più di 1 incontro al mese)... Il periodo che sto vivendo è di forte stress e aspettative (matrimonio alle porte, problemi nell'ambiente di lavoro).
Spero in un vostro punto di vista perché onestamente i miei unici riferimenti sono il medico di base (che - mi spiace affermarlo - ma si comporta spesso come un mero burocrate ed esegue quanto gli chiedo più che dirmi lui cosa fare) e questa psichiatra di cui ho avuto e vorrei avere ancora tanta fiducia e che mi ha sempre invitata a rispettare gli spazi terapeutici - cosa che ho sempre fatto - ma che, non posso negare, di percepire talvolta come assente. Mi chiedo se non faccia male a consultare un altro parere... Grazie a chiunque abbia avuto la pazienza di leggere.
Buonasera, premetto che ci sono molti metodi di intervento psicologico, e che la maggior parte sono validi. Alla luce di ciò che ha scritto però , mi sento di esporre il mio punto di vista da professionista , e credo fortemente che lei abbia bisogno di un trattamento psicoterapico più intensivo, intendendo con ciò una psicoterapia con una cadenza di almeno una volta alla settimana, poichè questo fattore potrebbe rendere molto più efficace l'effetto del trattamento

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