Il senso di subire ingiustizie (per esempio, per strada persone che alla guida per strada mi insulta
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Il senso di subire ingiustizie (per esempio, per strada persone che alla guida per strada mi insultano senza motivo e che pretendono di avere ragione anche se hanno palesemente torto) mi fa arrabbiare dentro, perché avrei desiderio di far capire a chi mi insulta o chi commette un'ingiustizia contro di me che, sulla base dei fatti, non vale niente e che non ha neppure la minima cognizione di quello di cui parla, però mi accorgo che così facendo si alimenta negatività e si dà adito a conflitti inutili che è meglio evitare sempre.
Ma quello che noto di più e che vorrei sottoporvi è: se io parlo con qualcuno di questi fatti sto ancora peggio, perché magari chi ascolta tende a essere morbido verso chi mi ha insultato, o comunque a trovare qualche giustificazione verso gli altri, e soprattutto chi mi ascolta non riesce a comprendere per bene il mio punto di vista, nonostante io sia chiarissimo nel parlare. Questo credo dipenda dal fatto che ognuno di noi ha un modo diverso di vedere le cose, il mio è centrato sulla giustizia, nel senso che se ho ragione ho ragione, se ho torto ho torto e non ho problemi a dirlo e chiedo scusa, mentre quasi tutti gli altri anche se hanno ragione solo al 20 % pretendono di prendersi la ragione al 100 %.
Visto che parlando con qualcuno di questi fatti poi tendo a stare peggio è meglio tenermi dentro queste cose? Lo chiedo perché ho notato che tenendo dentro le ingiustizie che mi capitano vivo meglio, cioè la prima ora magari sono arrabbiato ma poi guardando dentro me stesso e rielaborando il tutto riesco a essere molto sereno e tranquillo e magari arrivo a concludere, quando ho ragione sulla base dei fatti (io decido sempre se ho ragione o no ragionando analiticamente su tutto il fatto, e se ho torto non ho problemi ad ammetterlo e scusarmi), "loro vogliono avere ragione perché ogni essere umano vuole preservare la propria reputazione e a tirare acqua al proprio mulino, quindi chiunque anche nel torto marcio pretenderà l'intera ragione al 100 % e pochissime sono le persone in grado di ammettere i loro errori e chiedere scusa".
Comunque, quando invece parlo con altre persone di qualche ingiustizia che mi è capitata le altre persone quasi sempre non capiscono e tendo ad arrabbiarmi molto di più e a trascinare di più l'arrabbiatura, quindi il mio sfogo con altri (che comunque quando mi si lascia parlare non dura 1 ora, ma massimo una decina di minuti) peggiora le cose, mentre ragionando con me stesso sento di essere a un livello superiore a livello mentale, con meno stress, più rilassatezza e meno dispendio di energia. Tra l'altro ho notato che meno parlo più sono lucido e meglio ragiono e meglio sono brillante nell'affrontare tutte le situazioni della vita, mentre parlando tendo a essere, per le arrabbiature, meno lucido, meno brillante e meno incline al ragionamento.
C'è qualche meccanismo psicologico che spiega questo fenomeno? grazie
Ma quello che noto di più e che vorrei sottoporvi è: se io parlo con qualcuno di questi fatti sto ancora peggio, perché magari chi ascolta tende a essere morbido verso chi mi ha insultato, o comunque a trovare qualche giustificazione verso gli altri, e soprattutto chi mi ascolta non riesce a comprendere per bene il mio punto di vista, nonostante io sia chiarissimo nel parlare. Questo credo dipenda dal fatto che ognuno di noi ha un modo diverso di vedere le cose, il mio è centrato sulla giustizia, nel senso che se ho ragione ho ragione, se ho torto ho torto e non ho problemi a dirlo e chiedo scusa, mentre quasi tutti gli altri anche se hanno ragione solo al 20 % pretendono di prendersi la ragione al 100 %.
Visto che parlando con qualcuno di questi fatti poi tendo a stare peggio è meglio tenermi dentro queste cose? Lo chiedo perché ho notato che tenendo dentro le ingiustizie che mi capitano vivo meglio, cioè la prima ora magari sono arrabbiato ma poi guardando dentro me stesso e rielaborando il tutto riesco a essere molto sereno e tranquillo e magari arrivo a concludere, quando ho ragione sulla base dei fatti (io decido sempre se ho ragione o no ragionando analiticamente su tutto il fatto, e se ho torto non ho problemi ad ammetterlo e scusarmi), "loro vogliono avere ragione perché ogni essere umano vuole preservare la propria reputazione e a tirare acqua al proprio mulino, quindi chiunque anche nel torto marcio pretenderà l'intera ragione al 100 % e pochissime sono le persone in grado di ammettere i loro errori e chiedere scusa".
Comunque, quando invece parlo con altre persone di qualche ingiustizia che mi è capitata le altre persone quasi sempre non capiscono e tendo ad arrabbiarmi molto di più e a trascinare di più l'arrabbiatura, quindi il mio sfogo con altri (che comunque quando mi si lascia parlare non dura 1 ora, ma massimo una decina di minuti) peggiora le cose, mentre ragionando con me stesso sento di essere a un livello superiore a livello mentale, con meno stress, più rilassatezza e meno dispendio di energia. Tra l'altro ho notato che meno parlo più sono lucido e meglio ragiono e meglio sono brillante nell'affrontare tutte le situazioni della vita, mentre parlando tendo a essere, per le arrabbiature, meno lucido, meno brillante e meno incline al ragionamento.
C'è qualche meccanismo psicologico che spiega questo fenomeno? grazie
Buongiorno, provo a riassumere per verificare se ho capito bene: quando subisce un torto sente il bisogno di ristabilire la giustizia, per recuperare benessere, e non riuscendoci (perché la persona da lei accusata reagisce tentando di difendersi) ottiene esattamente il contrario, aumentando cioè il suo malessere. Quando invece riesce a resistere all'impulso di ristabilire la giustizia le cose vanno meglio e lei si risparmia i maldipancia di cui sopra. Allora perché non lascia sempre perdere? Immagino perché il suo senso di giustizia e tanto forte che lasciar perdere non può essere sempre la soluzione migliore. E' così? Forse è su questo bisogno di giustizia che dovrebbe lavorare. Perché è tanto forte da complicarle la vita, da alimentare conflitti e malesseri? Ha mai pensato che questo bisogno così forte possa essere messo in discussione e magari declinato in maniera meno disturbante per la sua quotidianità? Resto a disposizione se lo desidera e la saluto cordialmente, dott.ssa Manuela Leonessa
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Buonasera,
Il suo osservazione sul modo in cui gestisce le ingiustizie e il conflitto interiore è molto acuta e riflette un'auto-consapevolezza significativa. Cerchiamo di esplorare i meccanismi psicologici che possono spiegare quanto ha descritto.
Quando affronta un'ingiustizia e decide di mantenere le emozioni dentro, sembra che riesca a gestire la situazione con maggiore lucidità. Questo può accadere perché riflettendo da solo può analizzare i fatti e le sue reazioni senza influenze esterne. La sua auto-riflessione permette di affrontare le emozioni con un certo distacco, e spesso questo approccio può aiutare a ridurre lo stress e a trovare una pace interiore.
Al contrario, quando parla delle ingiustizie con gli altri, può sentirsi ulteriormente frustrato. Questo perché, spesso, chi ascolta può non comprendere appieno la sua prospettiva o potrebbe minimizzare l'accaduto, il che può farle sentire che le sue emozioni non sono valide o riconosciute. In questi casi, il dialogo con gli altri può amplificare il senso di ingiustizia e aumentare la sua rabbia, piuttosto che alleviarla.
Questo fenomeno potrebbe essere spiegato dal fatto che la comunicazione esterna può portare a una maggiore ruminazione, ovvero a pensare incessantemente alla situazione negativa. Quando si confronta con altre persone, il processo di spiegazione e discussione può far rivivere e intensificare l’emozione originale, aumentando il suo disagio.
Invece, quando riflette da solo e rielabora la situazione, è come se si distaccasse dalle emozioni più forti e potesse affrontare il problema con una prospettiva più razionale. Questa solitudine riflessiva può permetterle di mantenere un controllo migliore sulla sua risposta emotiva.
Potrebbe essere utile continuare a utilizzare il suo metodo di riflessione personale come strumento principale per gestire le ingiustizie. Tuttavia, è anche importante considerare che parlare con qualcuno, come un terapeuta, potrebbe fornire una prospettiva esterna e aiutare a capire come comunicare le proprie esperienze senza alimentare la negatività. Se il dialogo con gli altri tende a peggiorare le cose, potrebbe essere utile trovare un equilibrio tra l’auto-riflessione e la comunicazione esterna.
Il suo osservazione sul modo in cui gestisce le ingiustizie e il conflitto interiore è molto acuta e riflette un'auto-consapevolezza significativa. Cerchiamo di esplorare i meccanismi psicologici che possono spiegare quanto ha descritto.
Quando affronta un'ingiustizia e decide di mantenere le emozioni dentro, sembra che riesca a gestire la situazione con maggiore lucidità. Questo può accadere perché riflettendo da solo può analizzare i fatti e le sue reazioni senza influenze esterne. La sua auto-riflessione permette di affrontare le emozioni con un certo distacco, e spesso questo approccio può aiutare a ridurre lo stress e a trovare una pace interiore.
Al contrario, quando parla delle ingiustizie con gli altri, può sentirsi ulteriormente frustrato. Questo perché, spesso, chi ascolta può non comprendere appieno la sua prospettiva o potrebbe minimizzare l'accaduto, il che può farle sentire che le sue emozioni non sono valide o riconosciute. In questi casi, il dialogo con gli altri può amplificare il senso di ingiustizia e aumentare la sua rabbia, piuttosto che alleviarla.
Questo fenomeno potrebbe essere spiegato dal fatto che la comunicazione esterna può portare a una maggiore ruminazione, ovvero a pensare incessantemente alla situazione negativa. Quando si confronta con altre persone, il processo di spiegazione e discussione può far rivivere e intensificare l’emozione originale, aumentando il suo disagio.
Invece, quando riflette da solo e rielabora la situazione, è come se si distaccasse dalle emozioni più forti e potesse affrontare il problema con una prospettiva più razionale. Questa solitudine riflessiva può permetterle di mantenere un controllo migliore sulla sua risposta emotiva.
Potrebbe essere utile continuare a utilizzare il suo metodo di riflessione personale come strumento principale per gestire le ingiustizie. Tuttavia, è anche importante considerare che parlare con qualcuno, come un terapeuta, potrebbe fornire una prospettiva esterna e aiutare a capire come comunicare le proprie esperienze senza alimentare la negatività. Se il dialogo con gli altri tende a peggiorare le cose, potrebbe essere utile trovare un equilibrio tra l’auto-riflessione e la comunicazione esterna.
Buongiorno.
Intanto desidero dirle che la sua riflessione molto articolata è anche molto importante, perché la aiuta ed è una risorsa che ha trovato dentro di sé.
Circa la sua domanda finale la prima associazione che mi viene è in riferimento al mio psicoanalista, il quale mi diceva molto spesso che ciò che è fondamentale è pensare: il resto viene dopo, e si vede se uno pensa...
Intanto desidero dirle che la sua riflessione molto articolata è anche molto importante, perché la aiuta ed è una risorsa che ha trovato dentro di sé.
Circa la sua domanda finale la prima associazione che mi viene è in riferimento al mio psicoanalista, il quale mi diceva molto spesso che ciò che è fondamentale è pensare: il resto viene dopo, e si vede se uno pensa...
Buonasera gentile utente, la tua riflessione tocca temi complessi legati alla comunicazione, alle emozioni, e alla percezione della giustizia. L’ingiustizia può scatenare a volte diverse reazioni, nel tuo caso c’è rabbia, in questi casi è importante trovare modi sani per gestire queste emozioni. Se pensi che tutto ciò stia interferendo con la tua vita quotidiana ti consiglio di intraprendere un percorso di psicoterapia che possa aiutarti ad accettare alcune situazioni che sono semplicemente fuori dal tuo controllo e che non puoi cambiare il comportamento degli altri. Resto a disposizione per qualsiasi informazione, sono disponibile anche online. Un caro saluto, dott.ssa Cristina Sinno
Buongiorno,
la sua riflessione è molto profonda e tocca diversi aspetti importanti del comportamento umano e della gestione delle emozioni. È comprensibile che subire ingiustizie, come nel caso di insulti senza motivo per strada, generi frustrazione e rabbia. Questi sentimenti sono naturali, ma come lei ha notato, la modalità di gestione può influenzare notevolmente il suo benessere.
Quando si affrontano ingiustizie o si ricevono critiche ingiustificate, è comune desiderare di spiegare la propria posizione e far capire agli altri che si è nel giusto. Tuttavia, ciò che lei descrive è un fenomeno ben noto in psicologia: il confronto diretto spesso non porta alla soddisfazione sperata, anzi, può aumentare lo stress e la frustrazione.
Uno dei meccanismi psicologici alla base di questo fenomeno è il bisogno di convalida. Quando raccontiamo agli altri le ingiustizie subite, cerchiamo implicitamente la loro approvazione e comprensione. Se questa non arriva, ci sentiamo ulteriormente frustrati e non compresi. Inoltre, ogni individuo ha il proprio modo di vedere le cose, e le diverse percezioni della realtà possono portare a interpretazioni e risposte che non sempre corrispondono alle nostre aspettative.
Un altro aspetto importante è la gestione interna delle emozioni. Come lei ha notato, riflettere internamente e rielaborare le esperienze può portare a una maggiore serenità e a una riduzione della rabbia. Questo processo è legato alla capacità di auto-regolazione emotiva, che permette di affrontare le emozioni negative in modo costruttivo, senza doverle necessariamente condividere con gli altri.
Il fatto che meno parla e più si sente lucido e brillante può essere spiegato dal concetto di ruminazione. Parlare troppo delle proprie frustrazioni può alimentare la ruminazione, ovvero il rimuginare continuamente sugli stessi pensieri negativi, che può portare a un aumento dello stress e a una riduzione della lucidità mentale. Al contrario, riflettere in modo analitico e calmo sulle proprie esperienze senza condividere costantemente con gli altri può aiutare a elaborare le emozioni in modo più efficace e a mantenere la mente chiara.
In conclusione, la strategia di rielaborare internamente le ingiustizie può essere molto efficace per mantenere il proprio equilibrio emotivo. Tuttavia, è importante trovare un equilibrio: in alcune situazioni, condividere con persone di fiducia può comunque essere utile, a patto che non si alimenti ulteriormente la frustrazione.
Se sente che il processo di rielaborazione interna diventa troppo pesante o se la rabbia persiste, potrebbe essere utile confrontarsi con un professionista, che può offrirle ulteriori strumenti per gestire al meglio queste emozioni.
Spero che queste riflessioni possano esserle di aiuto. Rimango a sua disposizione per qualsiasi ulteriore domanda o approfondimento.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Pinella Chionna
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, il tema della ingiustizia è fondamentale ed irrita, infuria tante persone. Poi ci sono gli accomodanti, i "è sempre stato così", chi scusa tutti ecc. Quelle del traffico non ne parliamo, vivendo a Roma è esperienza quotidiana. Lei si è mai chiesto da dove le viene questo valore della giustizia? Ricordo una persona in terapia che aveva avuto un nonno (peraltro mai conosciuto), a cui era stata fatta una grande ingiustizia. Il mio paziente aveva "respirato" sin da piccolo in famiglia l'onta di questa ingiustizia e l'aveva fatta sua.Si infuriava ogni volta che ne vedeva o subiva una. I valori ce li possiamo avere anche per altre ragioni, perchè vediamo o subiamo cose nell'infanzia, quando non ci sappiamo difendere, o semplicemente perchè sono nostri Rispetto al pensarci da solo o parlarne con altri, mi sembra che lei abbia trovato già una strategia di gestione. Le può interessare di approfondire questo tema della giustizia? Potrebbe essere un'opportunità per conoscere maggiormente se stesso e il suo modo di stare al mondo.
La saluto cordialmente, rimango a disposizione, cordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni
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Buongiorno,
non so da dove nascano queste sue riflessioni. Si percepisce però una difficoltà nello stare a volte in relazione con gli altri. Potrebbe approfondire il discorso all' interno di un contesto più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle.
Resto disponibile nel caso, qualora lo volesse ricevo anche on-line.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
non so da dove nascano queste sue riflessioni. Si percepisce però una difficoltà nello stare a volte in relazione con gli altri. Potrebbe approfondire il discorso all' interno di un contesto più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle.
Resto disponibile nel caso, qualora lo volesse ricevo anche on-line.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, da quanto scrive mi pare che lei abbia trovato il modo di ragionare e ristabilire il suo equilibrio emotivo, stando in silenzio e ragionando per conto proprio. Forse quello che le dà fastidio è non sentirsi compreso dalle persone con cui ne parla. Mi chiedo se sono sempre le stesse o se ha attorno individui a lei più simili con cui avere un confronto più edificante. Per rispondere alla sua domanda, con tutti i limiti di avere così poche informazioni su di lei, le dico che non tutti siamo uguali. Ci sono persone che riescono a "sfogarsi" e tranquillizzarsi condividendo con amici le loro idee; altre che invece devono "sbollire" nel proprio intimo avendo un tempo di chiusura dal mondo esterno. Non c'è una regola fissa e non c'è nulla di anormale o preoccupante in questo.
Spero di averle risposto.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Spero di averle risposto.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente, grazie per aver condiviso i tuoi pensieri. Capisco quanto possa essere frustrante subire ingiustizie e sentirsi non compresi dagli altri. Quando subiamo un'ingiustizia, è normale provare rabbia e frustrazione. Tuttavia, elaborare queste emozioni interiormente può portare a una maggiore serenità e chiarezza mentale. Parlare con gli altri delle tue esperienze può essere utile, ma se non ottieni la comprensione che cerchi, può aumentare la frustrazione. Ogni persona ha una prospettiva unica e diversa, e questo può rendere difficile per loro comprendere pienamente il tuo punto di vista. La tua osservazione che meno parli e più sei lucido suggerisce che hai sviluppato una strategia personale efficace per gestire lo stress e la rabbia. È importante riconoscere ciò che funziona meglio per te e continuare a utilizzare queste strategie.
Potrebbe essere utile trovare un equilibrio tra l'elaborazione interna e l'espressione esterna delle emozioni. Considera di tenere un diario dove puoi esprimere liberamente i tuoi pensieri e le tue emozioni. Questo può aiutarti a elaborare le tue esperienze senza la frustrazione derivante dalla mancanza di comprensione altrui.
Se senti il bisogno di un supporto ulteriore, parlare con uno psicologo può offrirti uno spazio sicuro per esplorare le tue emozioni e trovare nuove strategie per affrontare le ingiustizie.
Spero che queste riflessioni ti siano di aiuto. È evidente che hai una grande capacità di introspezione e analisi, e spero che tu possa trovare il modo migliore per gestire le tue emozioni e mantenere la tua serenità.
Dott. Iacopo Curzi
Potrebbe essere utile trovare un equilibrio tra l'elaborazione interna e l'espressione esterna delle emozioni. Considera di tenere un diario dove puoi esprimere liberamente i tuoi pensieri e le tue emozioni. Questo può aiutarti a elaborare le tue esperienze senza la frustrazione derivante dalla mancanza di comprensione altrui.
Se senti il bisogno di un supporto ulteriore, parlare con uno psicologo può offrirti uno spazio sicuro per esplorare le tue emozioni e trovare nuove strategie per affrontare le ingiustizie.
Spero che queste riflessioni ti siano di aiuto. È evidente che hai una grande capacità di introspezione e analisi, e spero che tu possa trovare il modo migliore per gestire le tue emozioni e mantenere la tua serenità.
Dott. Iacopo Curzi
Gentile Utente,
sembra che viva in una situazione di rabbia "cronica" - sente di subire molte, troppe ingiustizie, e non sa bene come gestire l'emozione che questo le procura. Forse occorre ascoltare più profondamente questa rabbia, al di là della comprensione o dello stabilire che ha ragione e chi torto, perché tempo che questo la stia portando fuori strada.
Guardiamola così: lei subirà lo stesso numero (statisticamente) di "offese" che subiscono tutti, e tuttavia queste sono per lei più difficili da gestire. Quale aspetto di sé vanno a colpire?
Credo che uno spazio di riflessione su questo potrebbe esserle utile.
con i migliori auguri,
dr. Ventura
sembra che viva in una situazione di rabbia "cronica" - sente di subire molte, troppe ingiustizie, e non sa bene come gestire l'emozione che questo le procura. Forse occorre ascoltare più profondamente questa rabbia, al di là della comprensione o dello stabilire che ha ragione e chi torto, perché tempo che questo la stia portando fuori strada.
Guardiamola così: lei subirà lo stesso numero (statisticamente) di "offese" che subiscono tutti, e tuttavia queste sono per lei più difficili da gestire. Quale aspetto di sé vanno a colpire?
Credo che uno spazio di riflessione su questo potrebbe esserle utile.
con i migliori auguri,
dr. Ventura
Buongiorno,
premetto non potrò entrare troppo nello specifico, ma:
la rabbia è un'emozione-motore per l'azione che si attiva per ingiustizie percepite e permette di agire differentemente.
Da quanto riportato pare che il Suo malessere sia legato alle ingiustizie che vive e alle reazioni che ne hanno gli altri, in quanto nel momento in cui le condivide pare attuarsi un effetto eco che alimenta l'emozione di base (mi arrabbio per il motivo X e perché devo anche "difendermi" quando lo esplicito).
Una prima strategia per canalizzare la rabbia è la scrittura (chiaramente a titolo di elaborazione-benessere personale e non tanto di condivisione), però sarebbe chiaramente una strategia di affianco a un percorso. Per cui, considerato il tutto, Le consiglio uno spazio individuale in cui poter utilizzare tali riflessioni per stare meglio rispetto al contesto in cui vive.
Saluti
premetto non potrò entrare troppo nello specifico, ma:
la rabbia è un'emozione-motore per l'azione che si attiva per ingiustizie percepite e permette di agire differentemente.
Da quanto riportato pare che il Suo malessere sia legato alle ingiustizie che vive e alle reazioni che ne hanno gli altri, in quanto nel momento in cui le condivide pare attuarsi un effetto eco che alimenta l'emozione di base (mi arrabbio per il motivo X e perché devo anche "difendermi" quando lo esplicito).
Una prima strategia per canalizzare la rabbia è la scrittura (chiaramente a titolo di elaborazione-benessere personale e non tanto di condivisione), però sarebbe chiaramente una strategia di affianco a un percorso. Per cui, considerato il tutto, Le consiglio uno spazio individuale in cui poter utilizzare tali riflessioni per stare meglio rispetto al contesto in cui vive.
Saluti
Salve,
Capisco quanto possa essere frustrante e stressante affrontare situazioni di ingiustizia, specialmente quando sembra che gli altri non comprendano il tuo punto di vista. È naturale desiderare di far valere le proprie ragioni, ma come hai notato, questo può spesso portare a conflitti inutili e aumentare la tua frustrazione.
Il fatto che tu trovi sollievo nel riflettere internamente piuttosto che parlare con gli altri potrebbe essere legato al tuo bisogno di elaborare le emozioni in modo autonomo. Alcune persone trovano che l’introspezione aiuti a mantenere la calma e a ridurre lo stress, mentre parlare con gli altri può a volte amplificare le emozioni negative.
La terapia interazionista potrebbe offrirti strumenti utili per gestire queste situazioni. Questa forma di terapia si concentra sulle dinamiche relazionali e può aiutarti a comprendere meglio come le tue interazioni influenzano i tuoi sentimenti e reazioni.
Riconoscere e accettare i tuoi sentimenti senza giudicarti è un passo importante. Continua a lavorare su te stesso e a cercare modi per mantenere la calma e la lucidità nelle situazioni difficili.
Cordialmente, Dott. Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Capisco quanto possa essere frustrante e stressante affrontare situazioni di ingiustizia, specialmente quando sembra che gli altri non comprendano il tuo punto di vista. È naturale desiderare di far valere le proprie ragioni, ma come hai notato, questo può spesso portare a conflitti inutili e aumentare la tua frustrazione.
Il fatto che tu trovi sollievo nel riflettere internamente piuttosto che parlare con gli altri potrebbe essere legato al tuo bisogno di elaborare le emozioni in modo autonomo. Alcune persone trovano che l’introspezione aiuti a mantenere la calma e a ridurre lo stress, mentre parlare con gli altri può a volte amplificare le emozioni negative.
La terapia interazionista potrebbe offrirti strumenti utili per gestire queste situazioni. Questa forma di terapia si concentra sulle dinamiche relazionali e può aiutarti a comprendere meglio come le tue interazioni influenzano i tuoi sentimenti e reazioni.
Riconoscere e accettare i tuoi sentimenti senza giudicarti è un passo importante. Continua a lavorare su te stesso e a cercare modi per mantenere la calma e la lucidità nelle situazioni difficili.
Cordialmente, Dott. Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Gentile utente, la sua riflessione sulla giustizia è ben articolata e molto attuale. Io credo che potrebbe esserle utile riflettere sul suo bisogno di stabilire la giustizia dei fatti, perchè è vero che se si tiene tutto per sè sta meglio, però evidentemente la cosa la impatta comunque, e a volte c'è la necessità di uno "sfogo" o comunque di un confronto con gli altri, che però non le fornisce mai soddisfazione. Forse, con l'aiuto di un professionista può pensare di vedere cosa esattamente la ferisce così tanto e magari trovare un modo più soddisfacente di esprimere il suo disagio. Resto a disposizione. Dott.ssa Roberta Maccarone
Buonasera, ognuno di noi ha costruito un proprio sistema di valori ai quali cerca sempre di dare un senso.
Noto dalle sue parole che lei è arrabbiato e probabilmente ha una rabbia dentro che prescinde da questi episodi, credo che lei abbia bisogno di affrontare alcune questioni.
Per quanto riguarda il modo in cui si rapporta agli altri, credo che reprimere l'impulso ad esprimere ciò che pensa la pone in un atteggiamento di passività, provi ad utilizzare una comunicazione assertiva con la quale rispetta i propri diritti ma anche quelli degli altri.
Resto a disposizione,
Buon pomeriggio
Dott.ssa Brafa
Noto dalle sue parole che lei è arrabbiato e probabilmente ha una rabbia dentro che prescinde da questi episodi, credo che lei abbia bisogno di affrontare alcune questioni.
Per quanto riguarda il modo in cui si rapporta agli altri, credo che reprimere l'impulso ad esprimere ciò che pensa la pone in un atteggiamento di passività, provi ad utilizzare una comunicazione assertiva con la quale rispetta i propri diritti ma anche quelli degli altri.
Resto a disposizione,
Buon pomeriggio
Dott.ssa Brafa
Salve,
tutto ciò che dice e pensa è terrbilimente vero ed ha un risvolto più profondo di quanto lei creda.
Inoltre non sono tutti disposti a "starla a sentire", anche loro hanno le loro idee ed un personale senso di ingiustizia, sopratutto non sono psicologi che possono darle risposte diverse e profonde.
Quello di cui lei parla è puramente materiale e tangibile, in terapia si va a vedere cosa c'è dietro al "senso di ingiustizia".
La invito a parlarne in una sede opportuna, non per 10 frustranti minuti al bar con un amico.
Un caro saluto
Lavinia
tutto ciò che dice e pensa è terrbilimente vero ed ha un risvolto più profondo di quanto lei creda.
Inoltre non sono tutti disposti a "starla a sentire", anche loro hanno le loro idee ed un personale senso di ingiustizia, sopratutto non sono psicologi che possono darle risposte diverse e profonde.
Quello di cui lei parla è puramente materiale e tangibile, in terapia si va a vedere cosa c'è dietro al "senso di ingiustizia".
La invito a parlarne in una sede opportuna, non per 10 frustranti minuti al bar con un amico.
Un caro saluto
Lavinia
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Il meccanismo psicologico alla base di questo fenomeno è la ruminazione rabbiosa. Quando si subisce un'ingiustizia, la mente tende a ruminare ossessivamente sull'evento, alimentando la rabbia e l'attivazione fisiologica. Parlarne con gli altri spesso non aiuta, in quanto le loro reazioni possono essere percepite come incomprensione o giustificazione dell'ingiustizia. Invece, l'elaborazione introspettiva e l'accettazione dell'impossibilità di controllare le azioni altrui possono favorire una maggiore serenità. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Caro giustiziere, stare con sé può aiutare come nel suo caso, così come essere troppo faticoso e spingere al confronto con l'altro. Nel suo caso sembra rappresentare il classico pulsante rosso prima dell'aumento della sua rabbia, sarebbe interessante comprenderne le sfaccettature. Se vuole capirne di più mi contatti. Un caro saluto.
Dott. Claudio Cianci
Dott. Claudio Cianci
Gentile utente, prima di tutto grazie per la tua condivisione. Si vede che il tema ti tocca particolarmente e che ti sei dedicato molto a riflettervi sopra. Vi sono tanti fattori che entrato in gioco rispetto alla dinamica che hai descritto. In primo luogo, ciò che innesca la rabbia, ovvero gli episodi di ingiustizia. C'è sicuramente una dimensione valoriale in gioco, che concerne il tema di ingiustizia, ma scavando più a fondo si scoprirebbe sicuramente una dimensione psicologica più squisitamente personale, una ferita che si attiva ogni qualvolta qualcuno ti tratta in modo che stimi ingiusto. La stessa ferita che probabilmente si attiva quando provi a condividere la tua frustrazione con altre persone, sono per trovarti di fronte a reazioni che ti fanno sentire incompreso, laddove nel tuo foro interiore, attraverso l'utilizzo della ragione, puoi esercitare un certo grado di controllo sulle tue emozioni. Credo che il punto non sia tanto chi ha ragione o chi ha torto, cosa è giusto e cosa ingiusto, ma "perché mi sento così e cosa posso fare per sentirmi meglio nella quotidianità?". Fino a che non avrai svolto un tale lavoro di autoconoscenza e trasformazione psicologica, ogni considerazione filosofica ed etica sarà insufficiente nel produrre un cambiamento significativo nella tua vita. Anzi, rischia di cristallizzare il tuo malessere, stendendovi sopra una raffinata tela di razionalizzazioni. Ragion per cui ti incoraggio ad intraprendere un percorso introspettivo improntato più sul sentire te stesso che sul riflettere su temi astratti come la giustizia. In fondo, non abbiamo potere su ciò che gli altri fanno o comprendono, ma solo sul modo con cui ci possiamo relazionare agli altri, anche quando essi, secondo il nostro metro di giudizio, peccano di ignoranza ed ingiustizia. Naturalmente, l'aiuto di un professionista può esserti molto utile nello svolgimento di un tale lavoro. Spero d averti offerto una risposta utile e ti invito a contattarmi se sei interessato ad un approfondimento. Un caro saluto, Dott. Alessandro Pittari
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso le sue riflessioni con tanta sincerità. È evidente che stia vivendo un conflitto interno significativo riguardo alla sua reazione alle ingiustizie e al modo in cui gestisce la sua emozione di fronte alla mancanza di comprensione da parte degli altri. Le sue osservazioni sul comportamento umano, in particolare riguardo alla necessità di preservare la propria reputazione e di rivendicare la propria ragione, mostrano una consapevolezza profonda delle dinamiche relazionali. La sua capacità di analizzare le situazioni e di rielaborare le esperienze interiormente è una risorsa importante, e ciò spiega perché si sente più lucido e sereno quando riflette autonomamente. Quando esterna i suoi sentimenti, incontrando spesso incomprensioni, le sue reazioni potrebbero risultare amplificate anche a causa delle risposte emotive degli altri. È naturale cercare supporto e convalida nella condivisione dei propri pensieri, ma quando questo porta a sentirsi fraintesi, può generare frustrazione e rimanere intrappolati in un ciclo di arrabbiatura. In questo contesto, la strategia di mantenerli dentro potrebbe risultare più utile per il suo benessere attuale, ma è importante anche considerare gli effetti a lungo termine di questa scelta. Potrebbe essere utile esplorare la possibilità di comunicare in modo strategico e mirato, sviluppando un linguaggio con cui esprimere le sue emozioni senza effetti distruttivi, in modo da preservare la lucidità che ha trovato nel pensare a se stesso.
Inoltre, potrebbe essere interessante lavorare sulla costruzione di relazioni in cui senta di essere compreso realmente, piuttosto che su tutte le interazioni.
Provare a cercare spazi in cui queste dinamiche si presentano meno potrebbe portare a un'esperienza relazionale più positiva.
Se desidera approfondire ulteriormente queste riflessioni o ricevere supporto in questo momento, non esiti a contattarmi.
Cordiali saluti, Dott.ssa Laura Lanocita.
Inoltre, potrebbe essere interessante lavorare sulla costruzione di relazioni in cui senta di essere compreso realmente, piuttosto che su tutte le interazioni.
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Cordiali saluti, Dott.ssa Laura Lanocita.
Buongiorno, innanzitutto voglio dirle che capisco profondamente il disagio che prova quando si confronta con situazioni che percepisce come ingiuste. È normale che le ingiustizie, specie quelle che toccano direttamente la nostra persona o i nostri valori, generino rabbia e frustrazione. Lei descrive con molta chiarezza quanto questo tema della giustizia sia centrale per lei e quanto peso abbia il suo desiderio di far comprendere agli altri la verità dei fatti. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, ciò che lei descrive potrebbe essere legato al modo in cui elabora gli eventi che percepisce come ingiusti e al modo in cui questi pensieri influenzano le sue emozioni e i suoi comportamenti. Quando una persona vive una situazione che interpreta come un attacco ingiustificato, è comune che si attivino pensieri automatici di rabbia o indignazione, del tipo: "Non è giusto!" o "Devo dimostrare che ho ragione!". Questi pensieri possono intensificare le emozioni negative, rendendo difficile trovare serenità. Lei ha anche notato che, quando si sfoga con altre persone, l’effetto spesso è controproducente: non si sente capito, si arrabbia di più e questo finisce per prolungare la sua frustrazione. Questo fenomeno potrebbe essere spiegato da alcuni meccanismi psicologici. Ad esempio, quando racconta un’ingiustizia, è naturale che si aspetti comprensione o supporto da chi ascolta. Tuttavia, se la reazione degli altri non è allineata con ciò che si aspetta, può sentirsi invalidato, come se il suo punto di vista non fosse riconosciuto. Questo può intensificare il senso di rabbia o isolamento. Inoltre, parlare ripetutamente di una situazione frustrante può attivare una forma di ruminazione, ovvero un circolo vizioso di pensieri ripetitivi e negativi che mantengono viva l’emozione della rabbia. Anche se inizialmente può sembrare utile “sfogarsi”, in realtà questo processo rischia di alimentare ulteriormente la frustrazione, specialmente se il suo bisogno di giustizia non viene accolto come vorrebbe. D’altro canto, lei ha notato che, quando riflette da solo sulle ingiustizie, riesce a mantenere una maggiore lucidità, a distanziarsi dall’evento e a rielaborarlo in modo più costruttivo. Questo potrebbe dipendere dal fatto che, ragionando con se stesso, non si sente giudicato o frainteso, e può affrontare la situazione secondo i suoi tempi e il suo stile. È come se la sua mente avesse sviluppato una strategia personale di auto-regolazione che le permette di trovare serenità senza dover dipendere dalla validazione esterna. Il fatto che trovi sollievo nell’elaborazione interna non significa necessariamente che debba evitare del tutto di condividere i suoi sentimenti con gli altri. Potrebbe però essere utile riflettere su come scegliere le persone con cui parlare di queste situazioni e sul modo in cui esprime il suo bisogno di essere compreso. Ad esempio, potrebbe spiegare al suo interlocutore che ciò che desidera non è una soluzione o una giustificazione per l’altro, ma solo uno spazio in cui sentirsi ascoltato. Inoltre, potrebbe esserle utile lavorare sul modo in cui interpreta le ingiustizie. Per esempio, riconoscere che non sempre è possibile far cambiare idea agli altri o ottenere la loro ammissione di torto potrebbe aiutarla a ridurre il senso di frustrazione. Questo non significa accettare l’ingiustizia, ma piuttosto imparare a non lasciare che queste situazioni consumino inutilmente la sua energia mentale. Una strategia cognitivo-comportamentale che potrebbe sperimentare è quella di riformulare i pensieri che emergono quando vive un’ingiustizia. Ad esempio, potrebbe provare a sostituire l’idea "Devo dimostrare di avere ragione" con "Non posso controllare il comportamento degli altri, ma posso scegliere come reagire". Questa riformulazione non nega il suo senso di giustizia, ma lo orienta verso un approccio più orientato al suo benessere. In conclusione, quello che lei descrive è un meccanismo psicologico sano di auto-regolazione, che le permette di mantenere lucidità e serenità. Lavorare su una maggiore accettazione delle reazioni altrui e sull’elaborazione delle sue aspettative potrebbe aiutarla ulteriormente a ridurre il peso che le ingiustizie hanno su di lei. Se lo desidera, approfondire questi temi in un percorso con un professionista potrebbe offrirle strumenti ancora più specifici per affrontare queste situazioni in modo sereno e soddisfacente. Le auguro di continuare a trovare equilibrio e serenità. Se ha bisogno di ulteriori chiarimenti o supporto, sono qui per ascoltarla. Dott. Andrea Boggero
La tua reazione di rabbia interiore di fronte alle ingiustizie è comprensibile, soprattutto quando senti che la tua integrità e la tua ragione vengono messe in discussione senza fondamento. Il tuo desiderio di far capire agli altri la loro erroneità è un impulso naturale quando si percepisce di aver subito un torto.
Tuttavia, la tua osservazione riguardo all'inefficacia dello sfogo con gli altri e, anzi, al suo potenziale peggioramento del tuo stato d'animo è molto interessante e merita attenzione. Il fatto che tu ti senta meglio elaborando internamente le situazioni, arrivando a una tua conclusione razionale e accettando le dinamiche psicologiche altrui, suggerisce un tuo modo di processare le emozioni. La tua domanda se sia meglio tenerti dentro queste cose è delicata. In generale, la repressione cronica delle emozioni non è salutare a lungo termine. Tuttavia, nel tuo caso specifico, sembra che la tua modalità di auto-elaborazione ti porti a una risoluzione interna più efficace e a un maggiore benessere rispetto allo sfogo esterno.
Potrebbe essere utile considerare questa tua capacità di auto-elaborazione come una tua risorsa che sicuramente ti potrebbe aiutare in un percorso di supporto psicologico.Se senti il bisogno di un supporto professionale, o se vuoi semplicemente conoscerci meglio, sarò felice di offrirti una consulenza . Amo accompagnare le persone nel loro percorso di crescita e benessere, e sarei davvero contenta di poter aiutare chiunque senta il bisogno di un supporto in questo momento.
Tuttavia, la tua osservazione riguardo all'inefficacia dello sfogo con gli altri e, anzi, al suo potenziale peggioramento del tuo stato d'animo è molto interessante e merita attenzione. Il fatto che tu ti senta meglio elaborando internamente le situazioni, arrivando a una tua conclusione razionale e accettando le dinamiche psicologiche altrui, suggerisce un tuo modo di processare le emozioni. La tua domanda se sia meglio tenerti dentro queste cose è delicata. In generale, la repressione cronica delle emozioni non è salutare a lungo termine. Tuttavia, nel tuo caso specifico, sembra che la tua modalità di auto-elaborazione ti porti a una risoluzione interna più efficace e a un maggiore benessere rispetto allo sfogo esterno.
Potrebbe essere utile considerare questa tua capacità di auto-elaborazione come una tua risorsa che sicuramente ti potrebbe aiutare in un percorso di supporto psicologico.Se senti il bisogno di un supporto professionale, o se vuoi semplicemente conoscerci meglio, sarò felice di offrirti una consulenza . Amo accompagnare le persone nel loro percorso di crescita e benessere, e sarei davvero contenta di poter aiutare chiunque senta il bisogno di un supporto in questo momento.
Quello che descrivi ha molto senso e riflette dinamiche psicologiche comuni legate a come elaboriamo le emozioni e gestiamo i conflitti interpersonali. Quando subisci un’ingiustizia e provi rabbia, quella rabbia è un segnale importante che qualcosa ti ha ferito o minacciato, ma esprimerla apertamente, soprattutto con chi non condivide il tuo punto di vista o tende a giustificare l’altro, può alimentare ulteriore frustrazione e senso di incomprensione. Questo succede perché la comunicazione emotiva non sempre viene ricevuta o interpretata come ci aspettiamo: l’altro può minimizzare, difendersi o semplicemente non entrare nel nostro modo di vedere, e questo amplifica il nostro disagio.
Ragionare da soli, invece, permette di prendere distanza emotiva dalla situazione e riflettere in modo più lucido, senza dover fronteggiare reazioni esterne che possono innescare ulteriore stress. In pratica, quel “tenersi dentro” o elaborare interiormente è una forma di autoregolazione emotiva che aiuta a calmare l’impulso rabbioso e a vedere la situazione in prospettiva, arrivando a una comprensione più distaccata e meno impulsiva. Spesso, nelle scienze psicologiche, questa capacità di riflettere interiormente senza esprimere subito l’emozione si chiama “regolazione emotiva” e aiuta a evitare escalation conflittuali.
Inoltre, quando parli e ti arrabbi, l’attivazione emotiva alta può interferire con le funzioni cognitive come la concentrazione, il ragionamento logico e la creatività, rendendoti meno lucido e meno efficace nel comunicare. Quando invece sei calmo, il cervello è più efficiente nel ragionamento e nel trovare soluzioni.
Detto questo, “tenersi dentro” tutto non è sempre la soluzione migliore, perché può portare ad accumulare stress nel lungo termine. A volte può essere utile trovare modi sicuri per sfogare o elaborare l’emozione (scrivere, attività fisica, meditazione), oppure parlare con persone che ti comprendono davvero e ti sostengono senza giudicare o minimizzare.
Quindi quello che hai notato è un meccanismo naturale di protezione mentale che ti permette di mantenere lucidità e serenità, e riflette un buon grado di consapevolezza. Puoi continuare a lavorarci così, ma cerca anche di trovare modi equilibrati per esprimere le tue emozioni senza che ti danneggino.
Ragionare da soli, invece, permette di prendere distanza emotiva dalla situazione e riflettere in modo più lucido, senza dover fronteggiare reazioni esterne che possono innescare ulteriore stress. In pratica, quel “tenersi dentro” o elaborare interiormente è una forma di autoregolazione emotiva che aiuta a calmare l’impulso rabbioso e a vedere la situazione in prospettiva, arrivando a una comprensione più distaccata e meno impulsiva. Spesso, nelle scienze psicologiche, questa capacità di riflettere interiormente senza esprimere subito l’emozione si chiama “regolazione emotiva” e aiuta a evitare escalation conflittuali.
Inoltre, quando parli e ti arrabbi, l’attivazione emotiva alta può interferire con le funzioni cognitive come la concentrazione, il ragionamento logico e la creatività, rendendoti meno lucido e meno efficace nel comunicare. Quando invece sei calmo, il cervello è più efficiente nel ragionamento e nel trovare soluzioni.
Detto questo, “tenersi dentro” tutto non è sempre la soluzione migliore, perché può portare ad accumulare stress nel lungo termine. A volte può essere utile trovare modi sicuri per sfogare o elaborare l’emozione (scrivere, attività fisica, meditazione), oppure parlare con persone che ti comprendono davvero e ti sostengono senza giudicare o minimizzare.
Quindi quello che hai notato è un meccanismo naturale di protezione mentale che ti permette di mantenere lucidità e serenità, e riflette un buon grado di consapevolezza. Puoi continuare a lavorarci così, ma cerca anche di trovare modi equilibrati per esprimere le tue emozioni senza che ti danneggino.
Quello che descrivi è psicologicamente molto coerente e tutt’altro che “strano”: sembra che in te si intreccino una forte sensibilità alla giustizia, per cui ogni vissuto di torto non resta un semplice episodio ma tocca un valore centrale, un bisogno profondo di essere compreso davvero, tale per cui quando chi ascolta minimizza o giustifica l’altro tu vivi una seconda ferita, il non sentirti riconosciuto e uno stile di regolazione prevalentemente “verso l’interno”, che ti porta a elaborare da solo in modo analitico e lucido, mentre il confronto con chi non è sintonizzato ti riattiva emotivamente invece di aiutarti a scaricare. A questo si aggiunge un codice di sincerità molto rigoroso – l’idea che si debba ammettere con precisione torto e ragione – che entra spesso in collisione con il modo di funzionare di molte persone, più orientate a “salvare la faccia” che a essere puntuali sui fatti, creando uno scarto continuo tra il tuo modo di ragionare e quello degli altri. Tenerti tutto dentro può darti, nel breve periodo, l’impressione di proteggere la tua lucidità, ma nel lungo rischia di sfociare in chiusura, solitudine e irrigidimento; per questo può essere prezioso un contatto con un professionista, dove questi temi possono essere esplorati.
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