Ho appena concluso la mia relazione durata quasi due anni. É stata la mia prima vera relazione e per
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Ho appena concluso la mia relazione durata quasi due anni. É stata la mia prima vera relazione e per tutto questo tempo sono stata bene. La relazione non é iniziata con un "innamoramento" da parte mia ma più una curiosità verso una persona che mi sembrava valesse la pena di conoscere. Specifico questa cosa perché uno dei motivi principale di questa chiusura é stata che mi sembrava di non provare piú niente di coinvolgente ma solo un amore platonico e di abitudine (non avevo voglia di fare cose in ambito sessuale, solo romantico e affettuoso) . Credo che in generale durante la relazione ci sia stato solo una volta un "picco" e per il resto del tempo ho solo sempre amato passare tempo con lui, condividere la mia vita e il suo particolare modo di essere. Al contrario lui é sempre stato ed é tutt'ora "presissimo". La "rottura" sfocia però a causa di "discussioni" (non abbiamo praticamente mai litigato) su pensieri e modi di comportarsi su cui non eravamo sulla stessa linea. Da questo il problema principale ovvero; lui pensa che queste non siano cose in cui possa migliorare perché riguarda solo l'essere compatibili. Ora sono qui a chiedere un parere perché é davvero la prima volta nella vita che mi capita di non capire cosa provo. Se in realtà quello che sento é amore o no. Dovrei cercare anche io dei compromessi e farmi andare bene certe cose? (ovviamente non gravi). Ci siamo lasciati ieri e non smetto di piangere da quel momento perché il pensiero di non averlo piú nella mia vita mi terrorizza. Penso continuamente di volerlo vedere e sentire. Perché sto cosí se penso di non amarlo come dovrei? É davvero questione di compatibilità? Ci sarebbero altre cose ma questi sono i punti principali..
Buonasera, l'aver chiuso una relazione non ci rende immuni alla mancanza, stare insieme ad una persona per due anni ci porta anche ad abituarci alla sua presenza a toccare parti della nostra identità e nel momento in cui si interrompe la relazione tutto questo non può spegnersi come se fosse un interruttore. L'ambivalenza che si può provare soprattutto dopo così poco tempo appartiene alla "normalità", fossi in lei mi prendere più tempo per capire se la scelta presa può essere mantenuta e prima ancora confermata. tenendo presente che l'affezione per un partner non si spegne all'improvviso.
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Gentile Utente, grazie per la sua condivisione. La fine di una relazione va intesa come un piccolo lutto, mi spiego meglio: quando termina una relazione è come se dovessimo lasciar andare anche la parte di noi che era in relazione con l'Altro e renderci conto che quella parte non c'è più. Il suo stato emotivo è in sintonia con ciò che sta provando in questo momento e lo esprime chiaramente. Le suggerirei tuttavia un percorso di supporto psicologico, così da poter fare chiarezza in quelli che sono i suoi dubbi e nel mentre avere uno spazio empatico e privo di giudizio dove esprimersi liberamente. Resto a disposizione, cordialmente, Dott.ssa Lucrezia Giuliani
Salve,
Partiamo da un concetto cruciale: Il dolore che provi ora non è necessariamente il termometro dell’amore romantico, ma può essere il riflesso di un attaccamento profondo, di un legame affettivo e sicuro, e della paura del vuoto che ora si è creato. Tu stessa dici: "Il pensiero di non averlo più nella mia vita mi terrorizza." Questo è comprensibile: hai perso una presenza quotidiana che ti faceva sentire vista, ascoltata, connessa. A volte, l’abitudine affettiva è più potente dell’innamoramento stesso. E quando si rompe, lascia un vuoto difficile da decodificare. Non c’è una regola universale su come dovrebbe “essere” l’amore. Ma possiamo osservare la dinamica: Dici che non sentivi più un coinvolgimento passionale, e che il desiderio sessuale era spento. Hai provato amore come affetto, presenza, amicizia, dolcezza. Le divergenze tra voi hanno cominciato a pesare, ma lui le ha viste come “incompatibilità” non modificabili. Tu ora sei in un conflitto interno: piangi e ti manca, ma ti domandi se lo ami davvero.
Tutto questo può indicare che hai vissuto una relazione bella e profonda, ma non completa in alcuni suoi aspetti. E soprattutto, forse sei più spaventata dalla separazione che attratta da un reale futuro insieme. Rispondi su carta a queste domande con la massima sincerità, senza censura: Se lui cambiasse tutto ciò che ti dava fastidio, ti sentiresti innamorata? Se potessi riavere la relazione esattamente com’era, ti sentiresti felice o imprigionata? Ti manca lui, o ti manca l’idea di avere qualcuno accanto che ti conosce così bene? Hai paura di perderlo, o hai paura di dover ricominciare da sola?
A volte, le risposte aprono scenari inaspettati. Spero di averti dato qualche spunto utile. Ti auguro una buona continuazione.
Partiamo da un concetto cruciale: Il dolore che provi ora non è necessariamente il termometro dell’amore romantico, ma può essere il riflesso di un attaccamento profondo, di un legame affettivo e sicuro, e della paura del vuoto che ora si è creato. Tu stessa dici: "Il pensiero di non averlo più nella mia vita mi terrorizza." Questo è comprensibile: hai perso una presenza quotidiana che ti faceva sentire vista, ascoltata, connessa. A volte, l’abitudine affettiva è più potente dell’innamoramento stesso. E quando si rompe, lascia un vuoto difficile da decodificare. Non c’è una regola universale su come dovrebbe “essere” l’amore. Ma possiamo osservare la dinamica: Dici che non sentivi più un coinvolgimento passionale, e che il desiderio sessuale era spento. Hai provato amore come affetto, presenza, amicizia, dolcezza. Le divergenze tra voi hanno cominciato a pesare, ma lui le ha viste come “incompatibilità” non modificabili. Tu ora sei in un conflitto interno: piangi e ti manca, ma ti domandi se lo ami davvero.
Tutto questo può indicare che hai vissuto una relazione bella e profonda, ma non completa in alcuni suoi aspetti. E soprattutto, forse sei più spaventata dalla separazione che attratta da un reale futuro insieme. Rispondi su carta a queste domande con la massima sincerità, senza censura: Se lui cambiasse tutto ciò che ti dava fastidio, ti sentiresti innamorata? Se potessi riavere la relazione esattamente com’era, ti sentiresti felice o imprigionata? Ti manca lui, o ti manca l’idea di avere qualcuno accanto che ti conosce così bene? Hai paura di perderlo, o hai paura di dover ricominciare da sola?
A volte, le risposte aprono scenari inaspettati. Spero di averti dato qualche spunto utile. Ti auguro una buona continuazione.
Buongiorno,
Dal suo scritto si percepisce chiaramente il suo stato d’animo sofferente e il suo comprensibile senso di smarrimento. Credo che in ogni relazione dopo un poco di tempo, inevitabilmente, si arriva in un punto in cui è necessario “rinegoziare” la relazione. Cioè riuscire con coraggio e sensibilità a vivere la relazione non appoggiandosi sull’idea di come era la vostra relazione due anni fa, ma come è diventata adesso. Non siete più le persone che eravate un tempo e con voi è cambiata anche la vostra storia. Questo può portarvi a soluzioni nuove e creative.
Spero di essere stato di conforto.
Distinti saluti
Dal suo scritto si percepisce chiaramente il suo stato d’animo sofferente e il suo comprensibile senso di smarrimento. Credo che in ogni relazione dopo un poco di tempo, inevitabilmente, si arriva in un punto in cui è necessario “rinegoziare” la relazione. Cioè riuscire con coraggio e sensibilità a vivere la relazione non appoggiandosi sull’idea di come era la vostra relazione due anni fa, ma come è diventata adesso. Non siete più le persone che eravate un tempo e con voi è cambiata anche la vostra storia. Questo può portarvi a soluzioni nuove e creative.
Spero di essere stato di conforto.
Distinti saluti
Ciao, grazie per aver condiviso il tuo vissuto con tanta sincerità e profondità. Dalle tue parole emerge quanto questa relazione sia stata importante per te e quanto oggi ti stia interrogando non solo su ciò che è accaduto, ma anche su ciò che senti, su cosa significhi davvero “amare” e su quanto conti la compatibilità.
È assolutamente umano sentirsi confusi in un momento di passaggio come questo. Ciò che racconti sembra mettere in luce una relazione che si è nutrita più di presenza, abitudine e affetto che non di slanci passionali. Questo non è necessariamente un limite, ma può diventare un punto critico se i bisogni reciproci – emotivi, relazionali o anche fisici – sono molto diversi, come tu stessa hai osservato.
Il fatto che tu oggi stia soffrendo nonostante i dubbi che avevi è significativo: ci dice che questa persona ha avuto un posto importante nella tua vita, e che la sua assenza ti mette di fronte a un vuoto che fa paura. Non necessariamente questo vuol dire che l’amavi nel modo in cui forse ti aspettavi di amare, ma che quel legame aveva un senso profondo per te. E ora, questo senso vacilla.
Forse più che chiederti se lo amavi o no, potrebbe essere utile esplorare un’altra domanda: che tipo di amore desideri per te? Che posto ha per te il desiderio, la passione, la complicità, la sicurezza? Le risposte a queste domande potranno aiutarti non solo a dare un senso a ciò che è stato, ma anche a capire meglio cosa cercare nelle relazioni future.
Se ti va, possiamo provare insieme a fare un po’ di chiarezza su questi aspetti. A volte serve attraversare il dolore e l’incertezza per capire meglio se stessi.
È assolutamente umano sentirsi confusi in un momento di passaggio come questo. Ciò che racconti sembra mettere in luce una relazione che si è nutrita più di presenza, abitudine e affetto che non di slanci passionali. Questo non è necessariamente un limite, ma può diventare un punto critico se i bisogni reciproci – emotivi, relazionali o anche fisici – sono molto diversi, come tu stessa hai osservato.
Il fatto che tu oggi stia soffrendo nonostante i dubbi che avevi è significativo: ci dice che questa persona ha avuto un posto importante nella tua vita, e che la sua assenza ti mette di fronte a un vuoto che fa paura. Non necessariamente questo vuol dire che l’amavi nel modo in cui forse ti aspettavi di amare, ma che quel legame aveva un senso profondo per te. E ora, questo senso vacilla.
Forse più che chiederti se lo amavi o no, potrebbe essere utile esplorare un’altra domanda: che tipo di amore desideri per te? Che posto ha per te il desiderio, la passione, la complicità, la sicurezza? Le risposte a queste domande potranno aiutarti non solo a dare un senso a ciò che è stato, ma anche a capire meglio cosa cercare nelle relazioni future.
Se ti va, possiamo provare insieme a fare un po’ di chiarezza su questi aspetti. A volte serve attraversare il dolore e l’incertezza per capire meglio se stessi.
Gentile utente, capire cosa si prova dopo una rottura è tutt’altro che semplice, soprattutto quando si è autori della decisione. È importante ricordare che una separazione è, a tutti gli effetti, un processo di perdita, simile a un lutto. Come ogni lutto, richiede tempo per essere elaborato, e attraversa diverse fasi emotive.
Le relazioni sono complesse e ciascuno di noi dà valore ad aspetti diversi all’interno di un legame: ciò che per qualcuno è fondamentale, per un altro può avere un peso minore. Questo significa che ogni scelta – anche quella di interrompere una relazione – va rispettata nella sua unicità, senza giudizio.
In momenti così delicati è naturale sentirsi confuse o incerte. Tuttavia, anche la sola decisione di chiudere un rapporto ci dice che qualcosa non stava funzionando più come prima. Le conseguenze emotive che emergono vanno accolte, senza incasellarle subito in “giusto” o “sbagliato”. Darsi il permesso di sentire, riflettere e prendersi cura di sé è il primo passo per comprendere davvero cosa si sta vivendo.
Le relazioni sono complesse e ciascuno di noi dà valore ad aspetti diversi all’interno di un legame: ciò che per qualcuno è fondamentale, per un altro può avere un peso minore. Questo significa che ogni scelta – anche quella di interrompere una relazione – va rispettata nella sua unicità, senza giudizio.
In momenti così delicati è naturale sentirsi confuse o incerte. Tuttavia, anche la sola decisione di chiudere un rapporto ci dice che qualcosa non stava funzionando più come prima. Le conseguenze emotive che emergono vanno accolte, senza incasellarle subito in “giusto” o “sbagliato”. Darsi il permesso di sentire, riflettere e prendersi cura di sé è il primo passo per comprendere davvero cosa si sta vivendo.
Salve,
la fine di una relazione importante, soprattutto la prima, può generare un'esplosione emotiva molto complessa e faticosa da decifrare: sono passati due anni in cui ha condiviso energie e tempo con l’altra persona, in cui ha investito e lavorato per un futuro condiviso, per cui è normale sentirsi destabilizzati quando una relazione – di qualunque tipo essa sia – finisce. Ogni fine porta con sé un dolore profondo, fatto non solo dell’assenza dell’altra persona, ma anche delle emozioni vissute, della speranza che le cose potessero andare diversamente, del futuro immaginato insieme e della maturata consapevolezza che tutto questo - ora - non ci sarà più.
Il fatto che lei stia così male non significa che abbia sbagliato o che non fosse sicura. Significa che ha amato, che si è legata, che ha investito tempo, cura e aspettative in questa relazione. Questo dolore è parte di un "lutto" emotivo, e come tale ha bisogno di tempo per essere attraversato. Piangere, avere voglia di risentirlo, sentire un vuoto: tutto questo è assolutamente naturale.
Sul fronte della compatibilità, ci tenevo a dirle una cosa: la compatibilità è un fatto di valori, visioni, linguaggi emotivi e volontà reciproca di incontrarsi. Più che chiedersi se debba scendere a compromessi, provi a chiedersi:
- Cosa significa per lei “scendere a compromessi”?
- Su quali aspetti non si sente disposta a scendere a compromessi?
- Quali valori, bisogni o desideri sente imprescindibili per la sua felicità e autenticità? Quali invece sarebbe disposta a modificare per cercare di salvaguardare la relazione?
- È davvero pronta a scendere a compromessi e "rinunciare"/cambiare qualcosa di sé, oppure sente che questa spinta nasce soprattutto dal dolore e dalla paura della perdita?
- Cioè, sta valutando un cambiamento perché crede possa arricchirvi e farvi crescere insieme, o solo per riempire il vuoto che ora la spaventa?
Cercare compromessi è sano quando entrambi li vogliono e li vivono come scelte, non come rinunce pesanti o forzature.
Infine, non si giudichi come “sbagliata” perché non sa cosa prova: è semplicemente umana, in un momento di passaggio emotivo molto intenso. Si conceda del tempo per stare nel dolore, senza affrettare risposte. Piangere, sentire la mancanza, ripensare ai momenti belli: tutto questo è naturale e non nega la validità della sua decisione. Col tempo, la chiarezza arriverà. E quando succederà, potrà guardare questa esperienza come una parte fondamentale del suo percorso di crescita.
Se vuole, possiamo anche esplorare insieme cosa cerca davvero da una relazione e fare chiarezza in questo marasma di emozioni che sta provando in questo momento, per capire da dove arrivano e cosa stanno cercando di comunicarle. Resto a disposizione per eventuali approfondimenti,
Dott.ssa Marika Fiengo.
la fine di una relazione importante, soprattutto la prima, può generare un'esplosione emotiva molto complessa e faticosa da decifrare: sono passati due anni in cui ha condiviso energie e tempo con l’altra persona, in cui ha investito e lavorato per un futuro condiviso, per cui è normale sentirsi destabilizzati quando una relazione – di qualunque tipo essa sia – finisce. Ogni fine porta con sé un dolore profondo, fatto non solo dell’assenza dell’altra persona, ma anche delle emozioni vissute, della speranza che le cose potessero andare diversamente, del futuro immaginato insieme e della maturata consapevolezza che tutto questo - ora - non ci sarà più.
Il fatto che lei stia così male non significa che abbia sbagliato o che non fosse sicura. Significa che ha amato, che si è legata, che ha investito tempo, cura e aspettative in questa relazione. Questo dolore è parte di un "lutto" emotivo, e come tale ha bisogno di tempo per essere attraversato. Piangere, avere voglia di risentirlo, sentire un vuoto: tutto questo è assolutamente naturale.
Sul fronte della compatibilità, ci tenevo a dirle una cosa: la compatibilità è un fatto di valori, visioni, linguaggi emotivi e volontà reciproca di incontrarsi. Più che chiedersi se debba scendere a compromessi, provi a chiedersi:
- Cosa significa per lei “scendere a compromessi”?
- Su quali aspetti non si sente disposta a scendere a compromessi?
- Quali valori, bisogni o desideri sente imprescindibili per la sua felicità e autenticità? Quali invece sarebbe disposta a modificare per cercare di salvaguardare la relazione?
- È davvero pronta a scendere a compromessi e "rinunciare"/cambiare qualcosa di sé, oppure sente che questa spinta nasce soprattutto dal dolore e dalla paura della perdita?
- Cioè, sta valutando un cambiamento perché crede possa arricchirvi e farvi crescere insieme, o solo per riempire il vuoto che ora la spaventa?
Cercare compromessi è sano quando entrambi li vogliono e li vivono come scelte, non come rinunce pesanti o forzature.
Infine, non si giudichi come “sbagliata” perché non sa cosa prova: è semplicemente umana, in un momento di passaggio emotivo molto intenso. Si conceda del tempo per stare nel dolore, senza affrettare risposte. Piangere, sentire la mancanza, ripensare ai momenti belli: tutto questo è naturale e non nega la validità della sua decisione. Col tempo, la chiarezza arriverà. E quando succederà, potrà guardare questa esperienza come una parte fondamentale del suo percorso di crescita.
Se vuole, possiamo anche esplorare insieme cosa cerca davvero da una relazione e fare chiarezza in questo marasma di emozioni che sta provando in questo momento, per capire da dove arrivano e cosa stanno cercando di comunicarle. Resto a disposizione per eventuali approfondimenti,
Dott.ssa Marika Fiengo.
Quello che stai vivendo è estremamente comune ma anche estremamente difficile da decifrare: la fine di una relazione che era diventata una casa più che un fuoco. Ti sei trovata ad amare una persona senza quell’innamoramento travolgente iniziale, ma con una profondità costruita nel tempo, nella quotidianità e nella cura reciproca. E ora che tutto questo è crollato, ti senti smarrita. È normale.
Provi amore?
Sì. Ma forse non il tipo di amore che ti fa restare in una relazione a lungo termine, se mancano elementi fondamentali per te – come un’intesa sessuale, una certa compatibilità nei valori, o un senso di evoluzione. Questo non rende meno vero quello che hai provato. Solo... diverso.
Non tutte le relazioni importanti devono durare per sempre per essere state giuste.
Perché stai così male se non eri più sicura di amarlo?
Perché:
Ti manca lui, ma anche ciò che rappresentava: sicurezza, continuità, intimità.
Hai chiuso con una parte di te che era cresciuta con lui. È un lutto.
Non sapere se “hai fatto la cosa giusta” ti lascia senza appigli.
Lui ti ama ancora, e interrompere un amore non corrisposto fa sentire colpevoli anche quando è inevitabile.
È una questione di compatibilità?
Probabilmente sì. Quando due persone hanno un affetto reale ma visioni diverse su temi fondamentali (valori, desiderio, modo di gestire i conflitti), è difficile costruire un futuro che non richieda a uno dei due di “stringere i denti” a lungo.
La compatibilità non è solo un’idea astratta: è la possibilità di crescere insieme senza dover continuamente chiedersi “sto sbagliando a volere quello che voglio?”
Dove finisce il compromesso e inizia il tradimento di sé?
Compromettersi è naturale, ma se devi “farti andare bene” pezzi importanti per restare, allora non è più compromesso, è adattamento forzato.
Cosa puoi fare ora?
Non prendere decisioni oggi. Lascia spazio al dolore, anche se ti sembra di impazzire. Piangi, scrivi, chiama amici. Questo dolore ha bisogno di essere vissuto prima di essere capito.
Non affrettarti a capire “se lo ami ancora”: ti stai disintossicando da una presenza centrale nella tua vita, e questo processo è sempre disordinato.
Tra qualche settimana, se senti che il pensiero di “riavere lui” è ancora forte, chiediti se ti manca lui o la versione di te che eri con lui.
Ti sei fatta una domanda dolorosa ma sincera: “Perché sto così se penso di non amarlo come dovrei?”
La risposta potrebbe essere questa:
Perché lo hai amato con tutto ciò che avevi da dare. Non è stato poco. Non era finto. Era semplicemente finito.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Provi amore?
Sì. Ma forse non il tipo di amore che ti fa restare in una relazione a lungo termine, se mancano elementi fondamentali per te – come un’intesa sessuale, una certa compatibilità nei valori, o un senso di evoluzione. Questo non rende meno vero quello che hai provato. Solo... diverso.
Non tutte le relazioni importanti devono durare per sempre per essere state giuste.
Perché stai così male se non eri più sicura di amarlo?
Perché:
Ti manca lui, ma anche ciò che rappresentava: sicurezza, continuità, intimità.
Hai chiuso con una parte di te che era cresciuta con lui. È un lutto.
Non sapere se “hai fatto la cosa giusta” ti lascia senza appigli.
Lui ti ama ancora, e interrompere un amore non corrisposto fa sentire colpevoli anche quando è inevitabile.
È una questione di compatibilità?
Probabilmente sì. Quando due persone hanno un affetto reale ma visioni diverse su temi fondamentali (valori, desiderio, modo di gestire i conflitti), è difficile costruire un futuro che non richieda a uno dei due di “stringere i denti” a lungo.
La compatibilità non è solo un’idea astratta: è la possibilità di crescere insieme senza dover continuamente chiedersi “sto sbagliando a volere quello che voglio?”
Dove finisce il compromesso e inizia il tradimento di sé?
Compromettersi è naturale, ma se devi “farti andare bene” pezzi importanti per restare, allora non è più compromesso, è adattamento forzato.
Cosa puoi fare ora?
Non prendere decisioni oggi. Lascia spazio al dolore, anche se ti sembra di impazzire. Piangi, scrivi, chiama amici. Questo dolore ha bisogno di essere vissuto prima di essere capito.
Non affrettarti a capire “se lo ami ancora”: ti stai disintossicando da una presenza centrale nella tua vita, e questo processo è sempre disordinato.
Tra qualche settimana, se senti che il pensiero di “riavere lui” è ancora forte, chiediti se ti manca lui o la versione di te che eri con lui.
Ti sei fatta una domanda dolorosa ma sincera: “Perché sto così se penso di non amarlo come dovrei?”
La risposta potrebbe essere questa:
Perché lo hai amato con tutto ciò che avevi da dare. Non è stato poco. Non era finto. Era semplicemente finito.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Grazie per aver condiviso una parte così intima e delicata della tua esperienza. Quello che stai vivendo è profondamente umano e molto comune, soprattutto quando si tratta della prima relazione importante. Ogni relazione ci insegna qualcosa su di noi, sul nostro modo di amare, di sentire e di entrare in contatto con l’altro.
Dalla tua descrizione emerge un legame costruito nel tempo, fatto di condivisione, affetto e quotidianità. Non tutte le relazioni iniziano con un innamoramento travolgente, e questo non le rende meno autentiche. Tuttavia, ciò che definisce un amore completo, per alcune persone, include anche una componente di desiderio e coinvolgimento sessuale, che nel tuo caso sembra essere venuto meno o non essersi mai realmente sviluppato. Questo non significa che tu non abbia provato affetto sincero, ma potrebbe indicare una forma d’amore più affettiva che passionale.
Il dolore che provi ora è del tutto normale. Stai affrontando una perdita importante, non solo della persona, ma anche di un pezzo di vita condivisa, di abitudini, di certezze. La sofferenza non sempre è proporzionata alla "razionalità" dei sentimenti: puoi sentire un grande vuoto anche se sei convinta che la relazione non fosse pienamente soddisfacente. Questo non è un controsenso, ma il segno della complessità emotiva che ci accompagna quando una fase importante della vita si chiude.
Ti chiedi se si tratti di incompatibilità o se sarebbe stato il caso di accettare alcune cose. In una relazione è normale dover affrontare compromessi, ma è fondamentale che questi non vadano a negare chi sei, cosa desideri e quali sono i tuoi bisogni più profondi. Se alcune divergenze toccano aspetti valoriali o emotivi centrali, è possibile che si tratti davvero di una questione di compatibilità.
Infine, il fatto che tu non riesca a comprendere chiaramente ciò che provi è naturale. Serve tempo per distinguere il bisogno di presenza e rassicurazione dalla reale spinta amorosa. In questi momenti, l’ascolto di sé – magari supportato da uno spazio terapeutico – può aiutarti a fare chiarezza.
Per approfondire ciò che stai vivendo e ritrovare un equilibrio emotivo, sarebbe utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dalla tua descrizione emerge un legame costruito nel tempo, fatto di condivisione, affetto e quotidianità. Non tutte le relazioni iniziano con un innamoramento travolgente, e questo non le rende meno autentiche. Tuttavia, ciò che definisce un amore completo, per alcune persone, include anche una componente di desiderio e coinvolgimento sessuale, che nel tuo caso sembra essere venuto meno o non essersi mai realmente sviluppato. Questo non significa che tu non abbia provato affetto sincero, ma potrebbe indicare una forma d’amore più affettiva che passionale.
Il dolore che provi ora è del tutto normale. Stai affrontando una perdita importante, non solo della persona, ma anche di un pezzo di vita condivisa, di abitudini, di certezze. La sofferenza non sempre è proporzionata alla "razionalità" dei sentimenti: puoi sentire un grande vuoto anche se sei convinta che la relazione non fosse pienamente soddisfacente. Questo non è un controsenso, ma il segno della complessità emotiva che ci accompagna quando una fase importante della vita si chiude.
Ti chiedi se si tratti di incompatibilità o se sarebbe stato il caso di accettare alcune cose. In una relazione è normale dover affrontare compromessi, ma è fondamentale che questi non vadano a negare chi sei, cosa desideri e quali sono i tuoi bisogni più profondi. Se alcune divergenze toccano aspetti valoriali o emotivi centrali, è possibile che si tratti davvero di una questione di compatibilità.
Infine, il fatto che tu non riesca a comprendere chiaramente ciò che provi è naturale. Serve tempo per distinguere il bisogno di presenza e rassicurazione dalla reale spinta amorosa. In questi momenti, l’ascolto di sé – magari supportato da uno spazio terapeutico – può aiutarti a fare chiarezza.
Per approfondire ciò che stai vivendo e ritrovare un equilibrio emotivo, sarebbe utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Cara/o ragazza/o. Penso che l'amore sia un sentimento tanto meraviglioso quanto multiforme e speciale. Speciale e forse anche unico quanto sono uniche le persone che compongono la relazione d'amore e quanto sono unici i loro bisogni più profondi. La relazione amorosa fondamentalmente ha la funzione di soddisfare i nostri bisogni di attaccamento ovvero sentirci sicuri, protetti, speciali e accettati per come siamo anche quando questo non può avvenire nel modo perfetto, perchè noi esseri umani non siamo perfetti. Chi può dire che forma deve avere e quanta passione e quanto affetto in proporzione ci debba essere in un rapporto d'amore? Per comprendere meglio i tuoi sentimenti, prova a chiederti che significato ha per te questa relazione e in che modo soddisfa i tuoi bisogni, connettendoti allo stesso tempo con le tue emozioni e con i tuoi bisogni. Quando piangi per lui, cosa senti di aver perso con lui? Cosa ti manca?
Spero di averti aiutato nella tua riflessione.
Un caro saluto. Dott.ssa Jarmila Chylova
Spero di averti aiutato nella tua riflessione.
Un caro saluto. Dott.ssa Jarmila Chylova
Buonasera,
la rottura di una relazione può attivare diversi vissuti, diverse emozioni. Tali emozioni non possono rappresentare il metro di misura per comprendere il sentimento di amore o meno che si prova nei confronti di una persona. Allo stesso tempo le emozioni e le sensazioni che sperimenta in questo momento possono guidarla nella comprensione del significato di tale rottura.
Cordiali saluti
la rottura di una relazione può attivare diversi vissuti, diverse emozioni. Tali emozioni non possono rappresentare il metro di misura per comprendere il sentimento di amore o meno che si prova nei confronti di una persona. Allo stesso tempo le emozioni e le sensazioni che sperimenta in questo momento possono guidarla nella comprensione del significato di tale rottura.
Cordiali saluti
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso in modo così aperto e autentico una fase così delicata e dolorosa della sua vita. Quello che sta vivendo è un momento molto intenso, emotivamente carico, pieno di dubbi e contraddizioni interiori, che meritano di essere accolti e ascoltati con attenzione, senza giudizio. Le rotture amorose, soprattutto quando si tratta della prima vera relazione, lasciano dentro di noi un senso di smarrimento profondo. Non è solo la fine di un legame, ma anche la chiusura di un capitolo esistenziale in cui si è investito tempo, affetto, sogni e aspettative. E nonostante la decisione di chiudere sia stata sua, il dolore che prova ora è del tutto comprensibile. Spesso pensiamo che il dolore debba esserci solo quando si subisce una separazione, ma non è così: anche chi decide può soffrire profondamente, perché ogni scelta implica una rinuncia, e ogni cambiamento porta con sé un processo di elaborazione emotiva. Nel suo racconto emerge con chiarezza una grande confusione rispetto ai sentimenti che ha provato e che prova tuttora. Questo è perfettamente normale. Non esiste un solo modo “giusto” di amare, e non tutte le relazioni seguono il classico copione dell’innamoramento travolgente. Molte storie iniziano con una curiosità, con una connessione mentale, con un senso di affinità profonda, che poi può evolvere in un legame affettuoso, stabile, ma non necessariamente passionale. Il fatto che lei descriva il suo amore come “platonico e abitudinario” non significa automaticamente che non fosse reale. Era, semplicemente, un amore con una sua forma, che forse non combaciava perfettamente con quella dell’altra persona. Il dubbio su cosa lei provi davvero è un punto centrale. In ottica cognitivo-comportamentale, questo tipo di incertezza viene spesso analizzato esplorando i pensieri automatici che la accompagnano: ad esempio, “se non provo desiderio sessuale allora non lo amo”, oppure “se non mi manca come pensavo allora ho sbagliato tutto”. Questi pensieri possono alimentare una spirale di ruminazione mentale, che invece di chiarire, confonde ancora di più. La invito a osservare questi pensieri per quello che sono: non verità assolute, ma ipotesi della mente, spesso influenzate dalla paura di perdere, dal senso di colpa o dal timore del cambiamento. L’altro aspetto che mi sembra importante riguarda la compatibilità. Il suo ex compagno pensa che non si possa lavorare su certi aspetti, ma che tutto dipenda dalla compatibilità. Questo è un tema complesso. In parte è vero: ogni persona ha valori, bisogni e modalità relazionali che si adattano più o meno bene a quelli dell’altro. Ma in parte è anche possibile, se entrambi lo desiderano, lavorare su alcuni aspetti del rapporto, migliorare la comunicazione, trovare compromessi sani e rispettosi. Tuttavia, è essenziale che ci sia reciprocità in questo sforzo. Se lei si trova a chiedersi se deve “farsi andare bene” certe cose, è utile distinguere tra ciò che è un compromesso sano e ciò che invece è una rinuncia a sé stessa. Una relazione sana non è il luogo in cui si deve sopportare, ma quello in cui ci si incontra a metà strada, con rispetto e ascolto. Infine, il dolore che sta provando ora, quel pianto incessante e il desiderio di sentirlo, sono espressioni del legame che ha costruito. Non deve per forza interpretarle come un segno che ha sbagliato a lasciarlo, ma come parte di un processo di separazione che tocca il cuore, la memoria, l’identità. È normale sentire un vuoto, soprattutto quando la relazione è stata un riferimento stabile e profondo nella sua quotidianità. Le suggerisco di prendersi un tempo per ascoltare ciò che sente, senza fretta di trovare risposte definitive. In terapia cognitivo-comportamentale, si lavora molto sull'accettazione dei pensieri e delle emozioni, senza doverli subito risolvere o combattere. A volte, quello che ci serve non è capire subito cosa proviamo, ma concederci uno spazio sicuro per sentire. Ha il diritto di sentire, di dubitare, di cambiare idea e di ritrovare sé stessa, anche se questo comporta un periodo di disorientamento. È proprio nei momenti in cui sembra di non avere certezze che possiamo costruire una nuova consapevolezza di chi siamo e di ciò che desideriamo davvero nelle relazioni future. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità quello che sta vivendo. Lasciare una relazione importante, soprattutto la prima vera relazione, può portare con sé un mix di emozioni forti e contrastanti. È normale sentirsi confusi, tristi, in colpa, avere dubbi su ciò che si è fatto e su ciò che si prova davvero.
Da quello che racconta, sembra che il legame con questa persona sia stato molto profondo, fatto di affetto, presenza, condivisione. Forse non è mai stato caratterizzato da una passione travolgente, ma questo non significa che non sia stato un rapporto significativo. Le relazioni non seguono un’unica forma, e non sempre il coinvolgimento si manifesta allo stesso modo per tutti.
Allo stesso tempo, è importante dare spazio anche alla parte di lei che, con onestà, ha sentito che qualcosa non funzionava più, che certi modi di vivere la relazione non la facevano stare bene. A volte ci si allontana non perché non si vuole bene, ma proprio perché si sente il bisogno di capire meglio chi si è, cosa si desidera, e cosa serve davvero per stare bene.
Il dolore che sente ora, le lacrime, il pensiero di volerlo ancora nella sua vita, non significano per forza che ha sbagliato, ma ci parlano del vuoto che lascia una presenza importante, di quanto sia difficile dire addio a qualcuno che ci è stato vicino. È normale sentirsi così.
Se sente il bisogno di fare un po’ di chiarezza su ciò che sta vivendo, possiamo lavorarci insieme. A volte avere uno spazio in cui fermarsi e ascoltarsi può aiutare a dare un senso a tutto questo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Stella Gelli
grazie per aver condiviso con tanta sincerità quello che sta vivendo. Lasciare una relazione importante, soprattutto la prima vera relazione, può portare con sé un mix di emozioni forti e contrastanti. È normale sentirsi confusi, tristi, in colpa, avere dubbi su ciò che si è fatto e su ciò che si prova davvero.
Da quello che racconta, sembra che il legame con questa persona sia stato molto profondo, fatto di affetto, presenza, condivisione. Forse non è mai stato caratterizzato da una passione travolgente, ma questo non significa che non sia stato un rapporto significativo. Le relazioni non seguono un’unica forma, e non sempre il coinvolgimento si manifesta allo stesso modo per tutti.
Allo stesso tempo, è importante dare spazio anche alla parte di lei che, con onestà, ha sentito che qualcosa non funzionava più, che certi modi di vivere la relazione non la facevano stare bene. A volte ci si allontana non perché non si vuole bene, ma proprio perché si sente il bisogno di capire meglio chi si è, cosa si desidera, e cosa serve davvero per stare bene.
Il dolore che sente ora, le lacrime, il pensiero di volerlo ancora nella sua vita, non significano per forza che ha sbagliato, ma ci parlano del vuoto che lascia una presenza importante, di quanto sia difficile dire addio a qualcuno che ci è stato vicino. È normale sentirsi così.
Se sente il bisogno di fare un po’ di chiarezza su ciò che sta vivendo, possiamo lavorarci insieme. A volte avere uno spazio in cui fermarsi e ascoltarsi può aiutare a dare un senso a tutto questo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Stella Gelli
Ciao Federica,
grazie per aver condiviso una parte così intensa e autentica della tua storia. Il tuo messaggio è tutt’altro che antipatico o cinico — è vero, ed è proprio nella verità che si trovano le cose più preziose, anche quelle più difficili da sostenere.Quando qualcuno ti fa sentire che il tuo dolore non “merita” attenzione solo perché non rientra in una categoria clinica urgente come l’ideazione suicidaria, sta confondendo il concetto di crisi con quello di sofferenza psicologica. Tu meriti ascolto, spazio e cura anche se non sei sul punto di morire. Meriti terapia anche solo perché esisti e soffri, senza bisogno di "giustificazioni gravi".Ogni storia è unica, ogni persona è un mondo. Paragonarti a un fratello, o a chiunque altro, in un contesto terapeutico, è un errore etico e umano. Ti ha fatto male, e hai tutto il diritto di riconoscerlo. Non sei tu ad aver preteso troppo. È la relazione ad averti delusa dove doveva accoglierti.Hai preso una decisione estrema per sopravvivere. Non è “facile”, non è una “scorciatoia”, è un passo che ha richiesto coraggio. Ma purtroppo, come hai scritto, molti percorsi chirurgici vengono affrontati senza un adeguato accompagnamento psicologico, e questo può creare un vuoto. Il corpo cambia, ma la mente ha bisogno di tempo per seguirlo. E se non viene ascoltata, si blocca, si aggrappa, si difende.
La tua paura del cibo, del sesso, del lavoro, della salute… è tutto legittimo. Il corpo ha subito un cambiamento profondo, e tu — come persona — stai cercando di riorganizzarti. Non sei “sbagliata”, sei in fase di assestamento. Solo che sei rimasta sola a farlo.Ci sono anche realtà che offrono supporto psicologico andando incontro al paziente, soprattutto per chi è in difficoltà economica. Non sottovalutare l'online e se vuoi io ci sono.
grazie per aver condiviso una parte così intensa e autentica della tua storia. Il tuo messaggio è tutt’altro che antipatico o cinico — è vero, ed è proprio nella verità che si trovano le cose più preziose, anche quelle più difficili da sostenere.Quando qualcuno ti fa sentire che il tuo dolore non “merita” attenzione solo perché non rientra in una categoria clinica urgente come l’ideazione suicidaria, sta confondendo il concetto di crisi con quello di sofferenza psicologica. Tu meriti ascolto, spazio e cura anche se non sei sul punto di morire. Meriti terapia anche solo perché esisti e soffri, senza bisogno di "giustificazioni gravi".Ogni storia è unica, ogni persona è un mondo. Paragonarti a un fratello, o a chiunque altro, in un contesto terapeutico, è un errore etico e umano. Ti ha fatto male, e hai tutto il diritto di riconoscerlo. Non sei tu ad aver preteso troppo. È la relazione ad averti delusa dove doveva accoglierti.Hai preso una decisione estrema per sopravvivere. Non è “facile”, non è una “scorciatoia”, è un passo che ha richiesto coraggio. Ma purtroppo, come hai scritto, molti percorsi chirurgici vengono affrontati senza un adeguato accompagnamento psicologico, e questo può creare un vuoto. Il corpo cambia, ma la mente ha bisogno di tempo per seguirlo. E se non viene ascoltata, si blocca, si aggrappa, si difende.
La tua paura del cibo, del sesso, del lavoro, della salute… è tutto legittimo. Il corpo ha subito un cambiamento profondo, e tu — come persona — stai cercando di riorganizzarti. Non sei “sbagliata”, sei in fase di assestamento. Solo che sei rimasta sola a farlo.Ci sono anche realtà che offrono supporto psicologico andando incontro al paziente, soprattutto per chi è in difficoltà economica. Non sottovalutare l'online e se vuoi io ci sono.
Buongiorno, innanzitutto mi sento di dirle che tutte le emozioni che prova in questo momento sono valide a prescindere dalla loro intensità. Quello che mi colpisce della sua domanda è la ricerca di possibili risposte esterne e conferme a ciò che sente, quando l'unica persona che può avere risposte certe e sincere è lei. Gli altri non hanno la capacità di comprendere le sue emozioni, possono intuire e provare ad immaginare ciò che potrebbe provare, ma tenga a mente che la maggior conoscitrice di sè stessa è lei.
Le relazioni sono incontri complessi tra le persone, non esiste un giusto o uno sbagliato, non esiste l'intensità giusta dei sentimenti e non esiste soprattutto la formula magica che fa funzionare le interazioni tra le persone.
Quello che posso consigliarle è di stare in ascolto di ciò che sente e magari utilizzare questa occasione di lontananza per interrogarsi su quali sono i suoi bisogni in una relazione, mettendoli in primo piano.
Le auguro una buona giornata,
Resto a disposizione
Sara
Le relazioni sono incontri complessi tra le persone, non esiste un giusto o uno sbagliato, non esiste l'intensità giusta dei sentimenti e non esiste soprattutto la formula magica che fa funzionare le interazioni tra le persone.
Quello che posso consigliarle è di stare in ascolto di ciò che sente e magari utilizzare questa occasione di lontananza per interrogarsi su quali sono i suoi bisogni in una relazione, mettendoli in primo piano.
Le auguro una buona giornata,
Resto a disposizione
Sara
Grazie per aver condiviso la tua storia con tanta sincerità. Quello che stai vivendo è profondamente umano, e merita spazio e rispetto. Dal punto di vista psicologico, ci sono alcuni aspetti che possono aiutarti a fare chiarezza.
**1. La confusione emotiva è normale dopo una rottura.**
Quando finisce una relazione, soprattutto se è stata importante e duratura, è naturale sentire un vuoto, dolore, e perfino desiderio di tornare indietro, anche se ci sono stati motivi validi per chiuderla. Questo non significa automaticamente che hai fatto un errore, ma piuttosto che stai attraversando un processo di distacco emotivo. Il tuo corpo e la tua mente si stanno disabituando a una presenza costante e rassicurante.
**2. Il sentimento che descrivi non è "non amore", ma un tipo diverso di amore.**
L’amore non è sempre travolgente, passionale o “da film”. Quello che hai vissuto può essere stato un amore sereno, affettuoso, basato sulla condivisione e la stima profonda. La mancanza di desiderio sessuale o il “non sentire le farfalle” non invalida ciò che hai provato. Ma ti dà un'informazione importante su cosa tu hai bisogno e desideri in una relazione.
**3. Compatibilità e compromesso: entrambi contano.**
È vero che in una relazione serve scendere a compromessi, ma non su tutto. Quando i compromessi toccano parti troppo profonde della propria personalità o dei propri valori, si crea un senso di disconnessione. Se hai sentito che non vi capivate su certi piani fondamentali, può essere proprio una questione di compatibilità — e non necessariamente una colpa di nessuno.
**4. La paura di perdere non è sempre legata all’amore romantico.**
Quello che ti manca forse non è solo “lui”, ma ciò che rappresentava: una routine affettiva, un compagno con cui condividere la quotidianità, un rifugio emotivo. E tutto questo è reale e fa male perderlo. Ma non sempre è segno che dovresti tornare indietro.
Il mio consiglio psicologico:
Concediti tempo. Non cercare di forzare una risposta netta su cosa provi ora. Inizia a osservare come ti senti, giorno per giorno, separata da lui. Chiediti non solo *“mi manca?”*, ma anche *“come mi sentivo con lui negli ultimi mesi?”*. Se il pensiero di tornare indietro viene dalla paura o dalla solitudine, è importante riconoscerlo. Le relazioni sane nascono da un bisogno di connessione, non da un bisogno di riempire un vuoto.
Potrebbe aiutarti parlare con uno psicologo in questo momento per superare questo periodo.
**1. La confusione emotiva è normale dopo una rottura.**
Quando finisce una relazione, soprattutto se è stata importante e duratura, è naturale sentire un vuoto, dolore, e perfino desiderio di tornare indietro, anche se ci sono stati motivi validi per chiuderla. Questo non significa automaticamente che hai fatto un errore, ma piuttosto che stai attraversando un processo di distacco emotivo. Il tuo corpo e la tua mente si stanno disabituando a una presenza costante e rassicurante.
**2. Il sentimento che descrivi non è "non amore", ma un tipo diverso di amore.**
L’amore non è sempre travolgente, passionale o “da film”. Quello che hai vissuto può essere stato un amore sereno, affettuoso, basato sulla condivisione e la stima profonda. La mancanza di desiderio sessuale o il “non sentire le farfalle” non invalida ciò che hai provato. Ma ti dà un'informazione importante su cosa tu hai bisogno e desideri in una relazione.
**3. Compatibilità e compromesso: entrambi contano.**
È vero che in una relazione serve scendere a compromessi, ma non su tutto. Quando i compromessi toccano parti troppo profonde della propria personalità o dei propri valori, si crea un senso di disconnessione. Se hai sentito che non vi capivate su certi piani fondamentali, può essere proprio una questione di compatibilità — e non necessariamente una colpa di nessuno.
**4. La paura di perdere non è sempre legata all’amore romantico.**
Quello che ti manca forse non è solo “lui”, ma ciò che rappresentava: una routine affettiva, un compagno con cui condividere la quotidianità, un rifugio emotivo. E tutto questo è reale e fa male perderlo. Ma non sempre è segno che dovresti tornare indietro.
Il mio consiglio psicologico:
Concediti tempo. Non cercare di forzare una risposta netta su cosa provi ora. Inizia a osservare come ti senti, giorno per giorno, separata da lui. Chiediti non solo *“mi manca?”*, ma anche *“come mi sentivo con lui negli ultimi mesi?”*. Se il pensiero di tornare indietro viene dalla paura o dalla solitudine, è importante riconoscerlo. Le relazioni sane nascono da un bisogno di connessione, non da un bisogno di riempire un vuoto.
Potrebbe aiutarti parlare con uno psicologo in questo momento per superare questo periodo.
Buongiorno,
Grazie per questa condivisione profonda di quello che stai sentendo.
Le relazioni, soprattutto le prime importanti, ci mettono davanti a domande molto complesse, come quella che ti stai facendo ora.
Le rotture possono essere sempre difficili, e anche se non c’era più un sentimento "coinvolgente", il legame c’era eccome: fatto di affetto, quotidianità, cura. Quando questo si rompe, è normale sentire il vuoto, piangere, volerlo ancora vicino.
L’amore non è solo passione, e non tutti amiamo allo stesso modo. Però ci sono momenti in cui capiamo che quello che stiamo vivendo non ci somiglia più abbastanza. E allora, anche senza colpe, ci si allontana.
Forse, più che cercare subito risposte definitive, potresti concederti il tempo di sentire questa confusione senza giudicarla. Non c’è un modo “giusto” di lasciare, o di soffrire.
Rimango a disposizione per qualsiasi cosa, Dott.ssa Alice Bressana
Grazie per questa condivisione profonda di quello che stai sentendo.
Le relazioni, soprattutto le prime importanti, ci mettono davanti a domande molto complesse, come quella che ti stai facendo ora.
Le rotture possono essere sempre difficili, e anche se non c’era più un sentimento "coinvolgente", il legame c’era eccome: fatto di affetto, quotidianità, cura. Quando questo si rompe, è normale sentire il vuoto, piangere, volerlo ancora vicino.
L’amore non è solo passione, e non tutti amiamo allo stesso modo. Però ci sono momenti in cui capiamo che quello che stiamo vivendo non ci somiglia più abbastanza. E allora, anche senza colpe, ci si allontana.
Forse, più che cercare subito risposte definitive, potresti concederti il tempo di sentire questa confusione senza giudicarla. Non c’è un modo “giusto” di lasciare, o di soffrire.
Rimango a disposizione per qualsiasi cosa, Dott.ssa Alice Bressana
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso un momento così delicato e carico di emozioni. Le sue parole mostrano una sensibilità notevole e un desiderio sincero di comprendere sé stessa in profondità, anche nel mezzo della confusione e del dolore che una separazione può generare.
Quello che sta attraversando è, in effetti, molto comune in relazioni significative, soprattutto nella prima esperienza amorosa importante. Spesso l’amore, in particolare quello che non nasce da un “colpo di fulmine” ma da una conoscenza graduale e da una curiosità genuina verso l’altro, prende forme diverse da quelle che immaginiamo o che ci viene insegnato ad aspettarci. Non sempre si manifesta con intensità romantica o sessuale costante: talvolta assume toni più quieti, legati alla cura, alla condivisione e alla presenza reciproca.
Lei descrive un legame che ha avuto una base solida di affetto, familiarità e stima. Questo tipo di amore non è “meno valido”, ma può lasciare dei dubbi quando non coincide con il modello idealizzato che spesso ci facciamo del “vero amore”, fatto di passione, tensione emotiva e totale fusione. Il fatto che il suo compagno fosse molto coinvolto, mentre lei si sentiva più tiepida sotto certi aspetti, può aver accentuato questa discrepanza e alimentato l’insicurezza.
Il dolore che sta provando ora è reale e significativo, e non deve essere sminuito solo perché pensa di non essere stata “innamorata nel modo giusto”. Spesso ciò che più ci ferisce nella fine di una relazione è la perdita del legame, delle abitudini condivise, di una presenza che dava forma e senso ai nostri giorni. Il pianto, la paura di non vederlo più, il bisogno di sentirlo sono reazioni comprensibili, e non necessariamente contraddicono la sua decisione: sono espressione della separazione da una parte importante della sua vita.
Per quanto riguarda la compatibilità, si tratta di un tema cruciale. L’amore, per durare, non può prescindere da una certa armonia nei valori, nei desideri di vita e nella comunicazione. Lei ha menzionato delle divergenze su temi e comportamenti che, pur non gravi, la facevano sentire in difficoltà. È giusto chiedersi se siano elementi con cui può convivere serenamente oppure se, nel tempo, finirebbero per diventare motivo di frustrazione o rinuncia. Cercare dei compromessi è parte di ogni relazione, ma non dovrebbe significare sacrificare aspetti fondamentali del proprio benessere o autenticità.
La invito a concedersi tempo. È troppo presto per avere risposte nette. Ora è il momento di ascoltare il suo dolore, ma anche i suoi pensieri più autentici, senza forzare una decisione né colpevolizzarsi per ciò che sente o non sente. Il processo di separazione – quando non è motivato da eventi traumatici ma da dinamiche complesse – è sempre accompagnato da ambivalenza, nostalgia e confusione. È normale e umano sentirsi così.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Quello che sta attraversando è, in effetti, molto comune in relazioni significative, soprattutto nella prima esperienza amorosa importante. Spesso l’amore, in particolare quello che non nasce da un “colpo di fulmine” ma da una conoscenza graduale e da una curiosità genuina verso l’altro, prende forme diverse da quelle che immaginiamo o che ci viene insegnato ad aspettarci. Non sempre si manifesta con intensità romantica o sessuale costante: talvolta assume toni più quieti, legati alla cura, alla condivisione e alla presenza reciproca.
Lei descrive un legame che ha avuto una base solida di affetto, familiarità e stima. Questo tipo di amore non è “meno valido”, ma può lasciare dei dubbi quando non coincide con il modello idealizzato che spesso ci facciamo del “vero amore”, fatto di passione, tensione emotiva e totale fusione. Il fatto che il suo compagno fosse molto coinvolto, mentre lei si sentiva più tiepida sotto certi aspetti, può aver accentuato questa discrepanza e alimentato l’insicurezza.
Il dolore che sta provando ora è reale e significativo, e non deve essere sminuito solo perché pensa di non essere stata “innamorata nel modo giusto”. Spesso ciò che più ci ferisce nella fine di una relazione è la perdita del legame, delle abitudini condivise, di una presenza che dava forma e senso ai nostri giorni. Il pianto, la paura di non vederlo più, il bisogno di sentirlo sono reazioni comprensibili, e non necessariamente contraddicono la sua decisione: sono espressione della separazione da una parte importante della sua vita.
Per quanto riguarda la compatibilità, si tratta di un tema cruciale. L’amore, per durare, non può prescindere da una certa armonia nei valori, nei desideri di vita e nella comunicazione. Lei ha menzionato delle divergenze su temi e comportamenti che, pur non gravi, la facevano sentire in difficoltà. È giusto chiedersi se siano elementi con cui può convivere serenamente oppure se, nel tempo, finirebbero per diventare motivo di frustrazione o rinuncia. Cercare dei compromessi è parte di ogni relazione, ma non dovrebbe significare sacrificare aspetti fondamentali del proprio benessere o autenticità.
La invito a concedersi tempo. È troppo presto per avere risposte nette. Ora è il momento di ascoltare il suo dolore, ma anche i suoi pensieri più autentici, senza forzare una decisione né colpevolizzarsi per ciò che sente o non sente. Il processo di separazione – quando non è motivato da eventi traumatici ma da dinamiche complesse – è sempre accompagnato da ambivalenza, nostalgia e confusione. È normale e umano sentirsi così.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, grazie per aver portato un pezzo importante della sua storia.
La confusione nei propri pensieri e stati d'animo è normale, ci sono alcune volte in cui è difficile capire cosa si prova e ci possono essere emozioni contrastanti. Forse potrebbe essere utile approfondire con un esperto quelle che sono le sue emozioni e i suoi pensieri rispetto a se stessa e alla sua relazione in modo da avere un quadro più chiaro e rispondere alla sua domanda. Resto a disposizione.
La confusione nei propri pensieri e stati d'animo è normale, ci sono alcune volte in cui è difficile capire cosa si prova e ci possono essere emozioni contrastanti. Forse potrebbe essere utile approfondire con un esperto quelle che sono le sue emozioni e i suoi pensieri rispetto a se stessa e alla sua relazione in modo da avere un quadro più chiaro e rispondere alla sua domanda. Resto a disposizione.
Quello che stai vivendo è estremamente comune, ma non per questo meno doloroso o confuso. Quando si chiude una relazione significativa — soprattutto se è stata la prima vera esperienza affettiva — è normale sentirsi disorientati e attraversare una tempesta emotiva in cui diventa difficile distinguere ciò che si prova realmente.
Il fatto che tu ti stia ponendo domande come “Lo amo davvero?”, “È solo abitudine o senso di colpa?”, “Dovrei accontentarmi di alcune incompatibilità?” è già un segnale importante. In una relazione in cui c'è un amore profondo e reciproco, questi dubbi tendono ad essere meno persistenti o paralizzanti. Da quello che descrivi, sembra che il legame fosse più basato sull’affetto, sulla stima e sulla compagnia, che su una connessione profonda anche a livello di desiderio e compatibilità emotiva. Questo non significa che fosse “finto” o “sbagliato”, ma che forse non era completo o nutriente in tutte le sue dimensioni.
In una relazione sana, il desiderio — non solo sessuale, ma anche emotivo, vitale, di crescita condivisa — gioca un ruolo importante. Se questo è venuto a mancare e non si è mai davvero acceso, può indicare che quel rapporto rispondeva ad altri bisogni: di sicurezza, di stabilità, di non sentirsi soli. E ora che quella sicurezza è venuta meno, è naturale che emergano dolore, paura, smarrimento.
A questo si aggiunge una questione cruciale: la compatibilità. Non tutte le divergenze si possono risolvere con la buona volontà. Alcune fanno parte della struttura profonda di una persona. E allora forzarsi ad accettare ciò che in fondo fa soffrire, solo per mantenere viva una relazione, rischia di diventare un compromesso che logora nel tempo.
Per tutte queste ragioni, è importante che tu non resti sola in questo momento. La sofferenza che stai vivendo merita spazio, ascolto e strumenti per essere compresa. Attivare un percorso di sostegno psicologico può essere un passo fondamentale per fare chiarezza dentro di te: comprendere meglio cosa desideri in una relazione, distinguere tra amore, attaccamento, abitudine e senso di colpa, e rielaborare con maggiore consapevolezza questa esperienza.
A volte non è tanto la risposta che manca, ma lo spazio sicuro in cui poterla ascoltare davvero. Prenditi cura di te. Il dolore che senti oggi è parte di una trasformazione più ampia e profonda: non indica che hai sbagliato, ma che sei in cammino verso qualcosa che ti somigli di più.
Dr. Giuseppe Mirabella
Il fatto che tu ti stia ponendo domande come “Lo amo davvero?”, “È solo abitudine o senso di colpa?”, “Dovrei accontentarmi di alcune incompatibilità?” è già un segnale importante. In una relazione in cui c'è un amore profondo e reciproco, questi dubbi tendono ad essere meno persistenti o paralizzanti. Da quello che descrivi, sembra che il legame fosse più basato sull’affetto, sulla stima e sulla compagnia, che su una connessione profonda anche a livello di desiderio e compatibilità emotiva. Questo non significa che fosse “finto” o “sbagliato”, ma che forse non era completo o nutriente in tutte le sue dimensioni.
In una relazione sana, il desiderio — non solo sessuale, ma anche emotivo, vitale, di crescita condivisa — gioca un ruolo importante. Se questo è venuto a mancare e non si è mai davvero acceso, può indicare che quel rapporto rispondeva ad altri bisogni: di sicurezza, di stabilità, di non sentirsi soli. E ora che quella sicurezza è venuta meno, è naturale che emergano dolore, paura, smarrimento.
A questo si aggiunge una questione cruciale: la compatibilità. Non tutte le divergenze si possono risolvere con la buona volontà. Alcune fanno parte della struttura profonda di una persona. E allora forzarsi ad accettare ciò che in fondo fa soffrire, solo per mantenere viva una relazione, rischia di diventare un compromesso che logora nel tempo.
Per tutte queste ragioni, è importante che tu non resti sola in questo momento. La sofferenza che stai vivendo merita spazio, ascolto e strumenti per essere compresa. Attivare un percorso di sostegno psicologico può essere un passo fondamentale per fare chiarezza dentro di te: comprendere meglio cosa desideri in una relazione, distinguere tra amore, attaccamento, abitudine e senso di colpa, e rielaborare con maggiore consapevolezza questa esperienza.
A volte non è tanto la risposta che manca, ma lo spazio sicuro in cui poterla ascoltare davvero. Prenditi cura di te. Il dolore che senti oggi è parte di una trasformazione più ampia e profonda: non indica che hai sbagliato, ma che sei in cammino verso qualcosa che ti somigli di più.
Dr. Giuseppe Mirabella
Buongiorno, una storia è finita quando è finita.
Si guardi dentro e cerchi di capire chi è lei cosa vuole e cosa le manca.. il tempo le darà le giuste risposte. Cordiali saluti Dottoressa.
Si guardi dentro e cerchi di capire chi è lei cosa vuole e cosa le manca.. il tempo le darà le giuste risposte. Cordiali saluti Dottoressa.
La fine di una relazione, soprattutto se si è tanto investito in essa, richiede tempo per essere metabolizzata e accettata. Dissipare i dubbi che sente di avere rispetto all'amore che prova o meno per il Suo partner, l'aiuterebbe ad affrontare questo momento delicato della Sua vita.
Sono a Sua disposizione per aiutarLa a far ciò e recuperare la lucidità e serenità di cui ha bisogno.
Sono a Sua disposizione per aiutarLa a far ciò e recuperare la lucidità e serenità di cui ha bisogno.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Ti ringrazio per aver condiviso questo momento di grande vulnerabilità e confusione. Quello che stai vivendo, specialmente trattandosi della tua prima vera relazione significativa, è un'esperienza emotiva estremamente intensa, e voglio rassicurarti: le tue sensazioni non sono affatto folli, ma profondamente umane e comprensibili.
Il tuo cuore, in questo momento, sta elaborando due tipi distinti di perdita che si scontrano tra loro. Da un lato, c'è la parte razionale e intuitiva che ha preso la decisione di chiudere, riconoscendo una mancanza di coinvolgimento passionale e un'incompatibilità su aspetti che per te sono importanti. Dall'altro lato, c'è il tuo sistema emotivo che sta urlando per la rottura del legame di attaccamento. Dopo quasi due anni, il tuo ragazzo non era solo un fidanzato, ma una parte della tua quotidianità, della tua routine e della tua sicurezza emotiva. L'amore che provi ora, il dolore e il terrore di non averlo più, è il dolore del lutto e dell'ansia da separazione per la perdita della tua struttura di vita, non necessariamente la riprova che l'amore romantico fosse sufficiente. Stai piangendo la perdita di ciò che era confortevole e familiare, e la paura del vuoto che si è creato, che è un'emozione potentissima, indipendentemente dalle ragioni della rottura.
Riguardo alla tua domanda sul sentire o meno amore, la tua descrizione suggerisce una distinzione tra l'amore di Compagnia/Platonico e l'amore di Passione/Coinvolgimento. Hai amato la sua presenza, la condivisione e il suo modo di essere, il che indica un forte legame di amicizia profonda e affetto. La mancanza di desiderio sessuale e il sentire un amore di "abitudine" sono spesso il segnale che quella scintilla di "coinvolgimento" emotivo e fisico che cerchi non era sufficientemente presente per te, o si era spenta, trasformandosi in qualcosa di più fraterno che romantico.
Per quanto concerne il compromesso e la compatibilità, è un punto cruciale. Nelle relazioni, il compromesso è vitale su questioni superficiali o organizzative, ma diventa controproducente sulle divergenze di fondo che toccano i valori, il rispetto di sé e le aspettative sulla vita di coppia. Se le "discussioni" vertevano su pensieri e comportamenti che erano dealbreaker per il tuo benessere (ad esempio, il rispetto della tua visione della relazione, anche se lui lo definisce "compatibilità"), e lui ha subito risposto che non può migliorare perché è la sua natura, ha implicitamente confermato che su quei punti la distanza era troppo grande. In quel caso, cercare un compromesso significa rinunciare a una parte fondamentale di te stessa e della tua integrità, e questo non è sano per il lungo termine.
Non devi sentirti folle. Hai preso una decisione dolorosa ma matura basata sull'onestà di ciò che provavi e di ciò che ti mancava. Il dolore che senti ora è la conferma che tenevi a lui profondamente come persona, ma devi usare questo momento per definire meglio per te stessa cosa significhi quell'amore coinvolgente e non platonico che senti di aver cercato invano. Questo periodo di lutto è necessario per elaborare la fine della relazione e prepararti per il futuro, senza la paura di non poter mai più ritrovare quella sicurezza emotiva. Tu meriti una relazione in cui l'amore di compagnia e il coinvolgimento passionale siano presenti insieme, senza dover scegliere tra l'abitudine e la realizzazione.
Il tuo cuore, in questo momento, sta elaborando due tipi distinti di perdita che si scontrano tra loro. Da un lato, c'è la parte razionale e intuitiva che ha preso la decisione di chiudere, riconoscendo una mancanza di coinvolgimento passionale e un'incompatibilità su aspetti che per te sono importanti. Dall'altro lato, c'è il tuo sistema emotivo che sta urlando per la rottura del legame di attaccamento. Dopo quasi due anni, il tuo ragazzo non era solo un fidanzato, ma una parte della tua quotidianità, della tua routine e della tua sicurezza emotiva. L'amore che provi ora, il dolore e il terrore di non averlo più, è il dolore del lutto e dell'ansia da separazione per la perdita della tua struttura di vita, non necessariamente la riprova che l'amore romantico fosse sufficiente. Stai piangendo la perdita di ciò che era confortevole e familiare, e la paura del vuoto che si è creato, che è un'emozione potentissima, indipendentemente dalle ragioni della rottura.
Riguardo alla tua domanda sul sentire o meno amore, la tua descrizione suggerisce una distinzione tra l'amore di Compagnia/Platonico e l'amore di Passione/Coinvolgimento. Hai amato la sua presenza, la condivisione e il suo modo di essere, il che indica un forte legame di amicizia profonda e affetto. La mancanza di desiderio sessuale e il sentire un amore di "abitudine" sono spesso il segnale che quella scintilla di "coinvolgimento" emotivo e fisico che cerchi non era sufficientemente presente per te, o si era spenta, trasformandosi in qualcosa di più fraterno che romantico.
Per quanto concerne il compromesso e la compatibilità, è un punto cruciale. Nelle relazioni, il compromesso è vitale su questioni superficiali o organizzative, ma diventa controproducente sulle divergenze di fondo che toccano i valori, il rispetto di sé e le aspettative sulla vita di coppia. Se le "discussioni" vertevano su pensieri e comportamenti che erano dealbreaker per il tuo benessere (ad esempio, il rispetto della tua visione della relazione, anche se lui lo definisce "compatibilità"), e lui ha subito risposto che non può migliorare perché è la sua natura, ha implicitamente confermato che su quei punti la distanza era troppo grande. In quel caso, cercare un compromesso significa rinunciare a una parte fondamentale di te stessa e della tua integrità, e questo non è sano per il lungo termine.
Non devi sentirti folle. Hai preso una decisione dolorosa ma matura basata sull'onestà di ciò che provavi e di ciò che ti mancava. Il dolore che senti ora è la conferma che tenevi a lui profondamente come persona, ma devi usare questo momento per definire meglio per te stessa cosa significhi quell'amore coinvolgente e non platonico che senti di aver cercato invano. Questo periodo di lutto è necessario per elaborare la fine della relazione e prepararti per il futuro, senza la paura di non poter mai più ritrovare quella sicurezza emotiva. Tu meriti una relazione in cui l'amore di compagnia e il coinvolgimento passionale siano presenti insieme, senza dover scegliere tra l'abitudine e la realizzazione.
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