Dott.ssa
Marika Fiengo
Psicologo,
Sessuologo
Psicologo clinico
Altro
Milano 1 indirizzo
Esperienze


Sono la Dott.ssa Marika Fiengo, psicologa laureata in Psicologia per il Benessere, con un master in Sessuologia clinica, e da sempre sono affascinata e incuriosita dall’essere umano e dal suo mondo interiore.
Nel mio lavoro accompagno le persone in un percorso di autoconsapevolezza e crescita, aiutandole a ritrovare un equilibrio emotivo e relazionale. Credo che ogni individuo abbia dentro di sé le risorse per stare bene: il mio compito è aiutarlo a riscoprirle e utilizzarle al meglio.
Mi occupo di benessere psicologico e gestione delle emozioni, sessualità e relazioni affettive, percorsi di crescita personale e supporto in momenti di crisi e cambiamento. Il mio approccio è empatico e personalizzato, perché ogni persona è unica e merita un ascolto attento e non giudicante.
Se senti il bisogno di comprenderti meglio, superare difficoltà o migliorare la tua qualità di vita, sono qui per accompagnarti in questo viaggio.
Esperto in:
- Psicologia clinica
- Psicologia cognitiva
- Psicologia della salute
- Sessuologia
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Aldo P.
Mi sono trovato molto bene con la dottoressa sin da subito. è attenta e scrupolosa, mi ha fatto riflettere su vari aspetti della mia vita molto complessi che faticavo a gestire. La consiglio a chiunque
Emma Maria Baldini
La dottoressa Marika fin dalla prima seduta è stata attenta e rispetto nell'ascoltarmi e mi ha fatta sentire davvero a mio agio. La consiglio a tutti
F. I
Ho iniziato questo percorso con la dottoressa Marika un po’ per curiosità e un po’ perché sentivo che c’era qualcosa dentro di me che voleva essere ascoltato, ma non sapevo bene da dove partire. All’inizio ero titubante, non sapevo cosa aspettarmi, temevo di sentirmi a disagio... e invece è stato tutto il contrario. Mi sono sentita subito accolta, compresa, mai giudicata. Parlare di certe cose intime e personali non è facile, ma con lei è stato naturale. Mi ha aiutata a mettere ordine in pensieri e vissuti che portavo dentro da tempo, a dare un nome a certe emozioni, a riconoscere i miei bisogni, anche quelli che avevo sempre messo da parte.
Non è stato sempre semplice, ci sono stati momenti intensi, ma mai pesanti. Anzi, spesso uscivo dalle sedute più leggera, come se avessi fatto spazio dentro. Ora mi sento più consapevole, più serena, e più in contatto con chi sono davvero. Consiglio davvero la dottoressa perché mi ha accolta e mi ha accompagnata colloquio dopo colloquio
D. R.
Oggi ho fatto il primo colloquio con la dottoressa. Mi è piaciuta molto, è attenta, scrupolosa, ti ascolta e mette a tuo agio. La stra consiglio
F. G.
Consiglio assolutamente la dottoressa, mi sono trovato bene sin dal primo incontro e mi ha messo a mio agio. All’inizio mi mancava il coraggio di iniziare, dopo il primo colloquio ho capito che non potevo fare investimento migliore per me stesso
Domenico Molinaro
Elevata professionalità e competenza .
La Dottoressa Marika è una persona attenta scrupolosa e capace di prendere le persone e farle uscire dal loro guscio. La consiglio vivamente .
Alice B.
La dottoressa Marika è stata una fortuna incredibile per me! Ho sempre fatto fatica a trovare qualcuno che mi capisse davvero, ma lei ci è riuscita subito. Ti mette a tuo agio, ti ascolta senza giudicare e ti fa vedere le cose da un’altra prospettiva, con una sensibilità unica. Grazie a lei, ho scoperto cose di me che non immaginavo, ho lasciato andare alcune cose e mi sono accettata così come sono e finalmente mi sento meglio
R. S.
Una sola parola... GRAZIE!! Grazie perché è per merito della dottoressa che sono riuscita ad affrontare un periodo buio.... grazie perché ora so di avere tutte le risorse dentro di me per riprendere in mano la mia vita
Vittorio
Oggi ho avuto il mio primo colloquio e, nonostante inizialmente fossi un po' nervoso, mi sono subito sentito a mio agio. È una professionista competente e alla mano, che mi ha messo subito nel giusto stato d'animo per aprirmi. Consiglio vivamente la Dott.ssa Fiengo.
L. A.
Sono estremamente soddisfatta dell’esperienza avuta con la Dott.ssa Fiengo. Fin dal primo incontro mi sono sentita accolta con grande empatia e apertura, mi sono sentita di poter esprimere liberamente i miei pensieri e sentimenti. La sua capacità di ascoltare senza giudicare mi ha permesso di affrontare tematiche delicate con serenità e di esplorare le mie emozioni in modo profondo. Grazie di cuore!
Risposte ai pazienti
ha risposto a 10 domande da parte di pazienti di MioDottore
salve, io e la mia ragazza stavamo facendo petting, lei sopra di me e strusciava il mio pena sulla sua vagina. Lei era in periodo di ciclo e aveva l’assorbente interno e non abbiamo fatto nessuna penetrazione. Appena sentivo che stavo venendo ho subito levato il mio pene ma un po’ di sperma è finita sull’ingresso della vagina però quasi tutto lo sperma poi siccome mi sono tolto è finito sulle mie mani. Quindi solamente poco sperma è rimasto sulla vagina. È possibile che lo sperma sia entrato e abbiamo un rischio di gravidanza? Ho letto molto riguardo questo e ho visto che è improbabile che succeda. Per favore ditemi.
Salve, capisco l’ansia e il bisogno di chiarezza che può nascere in situazioni come questa, soprattutto quando si ha a che fare con la paura di una possibile gravidanza indesiderata. La voglio rassicurare subito perché, da quanto descrive, il rischio di gravidanza è praticamente nullo.
Innanzitutto, la sua ragazza aveva l’assorbente interno, il che significa che l’accesso alla cavità vaginale era fisicamente ostruito, rendendo di fatto impossibile l’ingresso dello sperma.
Inoltre, non c’è stata penetrazione, ma solo contatto esterno. Anche se un piccolo quantitativo di sperma è finito in prossimità della zona vaginale, questo non è sufficiente a causare una gravidanza, soprattutto in assenza di penetrazione e in presenza dell’assorbente.
È normale avere dubbi e preoccupazioni, ma può stare tranquillo: nella situazione che descrive non ci sono le condizioni per un concepimento. Se può esservi utile per il futuro, parlare con un professionista può aiutarvi a vivere la sessualità in modo più sereno e consapevole.
Resto a disposizione se ha bisogno di ulteriori chiarimenti,
Dott.ssa Marika Fiengo.

Buongiorno sono una ragazza di 23 anni che sta con un coetaneo, scrivo per chiedere un parere sulla mia situazione. Di recente è capitato di litigare col mio ragazzo per un motivo futile, che si è poi ingigantito portando la discussione a una situazione irreparabile. Tutto è partito da qualche giorno prima di pasqua, quando il mio ragazzo mi invita a passare Pasquetta in montagna da (e con) i suoi, evento al quale ci sarebbero stati anche i suoi amici del liceo/università. Io avevo in programma un esame per il mercoledì dopo Pasquetta,al che avviso per tempo che non ci sarei stata dovendo studiare, e ho ribadito per tutta la settimana prima di pasqua che non avrei cambiato idea. Scopro poi a Pasqua di non poter dare quell'esame in quanto non mi ero iscritta in tempo per un errore sciocco di distrazione, al che , titubante (ho sempre paura di sbagliare essendo vissuta in una famiglia in cui non potevo mai fare nulla senza essere rimproverata), aspetto che mi richieda se voglio venire (mi vergognavo all'idea di dirgli io che sarei potuta venire alla fine perché avevo paura di essere giudicata in quanto è solito dirmi che io mi invento scuse o menta, quando io ho solo paura di chiedere). Il punto è che ciò è avvenuto, me lo ha richiesto, ma con un tempismo pessimo perché lo ha fatto nello stesso istante in cui io gli stavo dicendo, triste e abbattuta, che per una mia dimenticanza sciocca mi sono giocata l'esame. Lui invece che ascoltare ed empatizzare, mi chiede effettivamente se ci sarò a Pasquetta, ma non tanto per reale interesse, quanto più per confermare a un suo amico la mia presenza o meno in modo da ordinare la torta in pasticceria per tot persone (che differenza fra 7 o 8 persone e quale immensa urgenza di chiedere...). Faccio notare al mio ragazzo che vorrei mi ascoltasse e mi dà dell'infantile perché non sono in grado di mettere da parte le mie cose quando necessario e rispondere a cose urgenti quando è il momento. Mi sento piccola e stupida, ma avrei solo voluto un po' di ascolto e conforto. Speravo che capisse che 7 o 8 persone, la torta più o meno quella era e che l'amico non avrebbe dovuto fare quella domanda. Sono stata accusata di essere egocentrica e infantile di nuovo. A cena sono da lui e il padre, con cui vado molto d'accordo e siamo sulla stessa lunghezza d'onda (la madre invece difende a spada tratta il figlio, qualsiasi cosa dica o faccia), mi chiede se sarò presente a Pasquetta o se è sempre un no. Improvvisamente scoppio a piangere a tavola, presa da un senso di inadeguatezza, e mi rimbombano le parole del mio ragazzo "non ci sei solo tu e le tue questioni, se ti chiedo una cosa rispondimi, che devo dirla al mio amico che si deve organizzare in base al fatto che tu ci sia o meno". Mentre piango il mio ragazzo sbotta, inizia a urlare a me davanti ai genitori dicendo che "è tutta la settimana che mi stressi, mi stai rompendo le balle, sembri una bambina che non sa mettere da parte un attimo le proprie questioni per dare una risposta su una cosa urgente che le si chiede, vedi di crescere ". Ho vissuto malissimo quella giornata per la questione dell'iscrizione all'esame, per la fretta che mi è stata messa nel dare una risposta a una cosa così sciocca come dire al suo amico di fare la torta contando anche me, per poi sentirmi dire che stresso, rompo le *, e dovrei crescere. Sono dovuta uscire di casa sua per prendere una boccata d'aria colta da un attacco di panico, e sono stata raggiunta dalla madre che ha continuato a giustificare il figlio dicendo "è fatto così, è così da quando è piccolo, ha sto caratteraccio", e dicendo a me che se me la prendo così avrò "grossi problemi nella vita". Mi sono sentita quasi come se dovessi ringraziare il figlio che mi urla contro perché è una sorta di "palestra di allenamento a quella che è la giungla della vita". Ma è davvero così? Io sento di essere stata umiliata, giudicata e trattata a pesci in faccia. Non so come fare, non so se effettivamente sono io quella fragile che si offende, o se dovrei fare tesoro degli atteggiamenti del mio ragazzo per prendere provvedimenti e allontanarmene. Non è la prima volta che alza la voce, e non so come gestire la situazione. Non mi sento ascoltata nè compresa, ma non vorrei aver ingigantito io tutto.
Salve, grazie per aver condiviso in modo così sincero e profondo ciò che sta vivendo. Quello che racconta è un episodio che, pur partendo da un’apparente banalità, ha toccato corde molto più profonde del semplice “organizzare una giornata con amici”. Ha vissuto emozioni intense e complesse - tristezza, frustrazione, senso di inadeguatezza, paura di sbagliare, bisogno di essere ascoltata - e mi sembra importante che lei sia riuscita a riconoscerle e a dare loro voce.
Nelle relazioni, soprattutto quelle significative, è fondamentale imparare a comunicare i propri bisogni e a sentirsi accolti nei propri vissuti emotivi. Questo vale per entrambi i partner. La sua richiesta di essere ascoltata e capita nel momento in cui si è sentita abbattuta per l’esame non è da persona “infantile” o “egocentrica” come le è stato detto, ma legittima e umana. La relazione affettiva dovrebbe essere un luogo sicuro, in cui ci si può mostrare vulnerabili senza temere il giudizio o l’attacco.
Il fatto che lei faccia fatica a esprimere apertamente ciò che prova per paura di essere giudicata o sminuita, è un aspetto importante che merita attenzione. La storia familiare a cui accenna, in cui si sentiva costantemente rimproverata, può aver influito sul suo modo di percepire sé stessa e i suoi bisogni. Approfondire questi aspetti in un percorso psicologico potrebbe aiutarla a capire da dove originano queste difficoltà e, soprattutto, come trasformarle in risorse.
In merito al comportamento del suo ragazzo, è legittimo e sano chiedersi se la fa stare bene. Alzare la voce, sminuire, accusare di essere infantile, etichettare come “esagerazioni” le emozioni dell’altro, sono atteggiamenti che, se ripetuti, possono creare un clima relazionale poco sano e in cui sentirsi poco liberi di essere sé stessi. Normalità è, invece, non sentirsi umiliata o trattata con aggressività. L’amore e il rispetto non dovrebbero mai essere in conflitto tra loro.
Le parole della madre del suo ragazzo, per quanto forse benintenzionate, rischiano di rinforzare un’idea pericolosa: che lei debba “adattarsi” agli scatti d’ira del suo ragazzo e accettare passivamente la situazione, come se fosse una forma di allenamento alla vita. Ma la vita non è una giungla dove bisogna sopravvivere a chi ci ferisce. La vita può e deve essere anche un luogo in cui si costruiscono legami sani, in cui sentirsi al sicuro, visti e rispettati.
Forse in questo momento può essere utile chiedersi: "Come mi sento, davvero, in questa relazione? Mi sento libera di esprimermi? Mi sento valorizzata o giudicata? Le mie fragilità vengono accolte o attaccate?"
Le consiglio caldamente, se non lo sta già facendo, di intraprendere un percorso di supporto psicologico, per avere uno spazio sicuro in cui esplorare questi vissuti e rafforzare la sua capacità di proteggersi, scegliere e affermare ciò che merita: rispetto, ascolto, presenza.
Per qualsiasi approfondimento, resto a sua disposizione.
Dott.ssa Marika Fiengo.

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