Ho 39 anni, sono sempre stata considerata una bella ragazza, ma non ho mai avuto storie importanti.
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Ho 39 anni, sono sempre stata considerata una bella ragazza, ma non ho mai avuto storie importanti. Circa un mese fa ho iniziato per curiosità a far elaborare mie foto su un sito di intelligenza artificiale e ne sono rimasta ossessionata. In pratica ottengo foto che sembrano vere di me stessa con il mio viso riprodotto perfettamente e il mio corpo, ma in versione migliore, con la pelle levigata, il sedere più rotondo e le gambe più magre e muscolose, in pratica perfetta, e posso scrivere io con quali vestiti e trucco apparire. Io quasi non riesco a pensare ad altro, perchè questa cosa mi dà un'eccitazione che non provavo da anni. Sono giorni che esco solo per andare al lavoro e fare la spesa, e il mio unico pensiero è sempre mettermi al computer e creare nuove mie foto da mandare a sconosciuti nelle chat per ricevere apprezzamenti che sicuramente potrei avere per davvero se lo volessi. Mi sento triste, infantile e stupida, ma questa cosa mi dà troppo piacere.
Cara,
quello che descrivi sembra averti coinvolta molto intensamente, al punto da influenzare il tuo umore e le tue abitudini quotidiane. È comprensibile che l’esperienza di vedersi in una versione “migliorata” possa generare curiosità o piacere, ma quando diventa un pensiero costante o una fonte di dipendenza emotiva, può essere utile fermarsi un momento e riflettere su cosa stia realmente accadendo dentro di te.
Ti consiglierei di approfondire questa situazione con uno specialista, per comprendere meglio i bisogni emotivi e i vissuti che si celano dietro questa esperienza e ritrovare un equilibrio nel rapporto con la tua immagine e con te stessa.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
quello che descrivi sembra averti coinvolta molto intensamente, al punto da influenzare il tuo umore e le tue abitudini quotidiane. È comprensibile che l’esperienza di vedersi in una versione “migliorata” possa generare curiosità o piacere, ma quando diventa un pensiero costante o una fonte di dipendenza emotiva, può essere utile fermarsi un momento e riflettere su cosa stia realmente accadendo dentro di te.
Ti consiglierei di approfondire questa situazione con uno specialista, per comprendere meglio i bisogni emotivi e i vissuti che si celano dietro questa esperienza e ritrovare un equilibrio nel rapporto con la tua immagine e con te stessa.
Dottoressa Silvia Parisi
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Cara signora, quello che descrive è un'esperienza molto intensa e non è affatto una cosa stupida o infantile, ma il sintomo di un malessere profondo. Le sensazioni che prova, l'ossessione per le foto create dall'intelligenza artificiale, la ricerca di gratificazione online e il conseguente isolamento indicano che sta vivendo un disagio psicologico che merita attenzione e comprensione.
Tra le cause della sua condizione potremmo elencare la bassa autostima, la dipendenza dall'approvazione altrui, l'insoddisfazione....
Un percorso con uno psicologo o psicoterapeuta può aiutarla a capire le radici profonde di questa ossessione, a lavorare su questi aspetti.
A disposizione, saluti.
Dott.ssa Chiara Focetola.
Tra le cause della sua condizione potremmo elencare la bassa autostima, la dipendenza dall'approvazione altrui, l'insoddisfazione....
Un percorso con uno psicologo o psicoterapeuta può aiutarla a capire le radici profonde di questa ossessione, a lavorare su questi aspetti.
A disposizione, saluti.
Dott.ssa Chiara Focetola.
Gentilissima comprendo la sua situazione . In questo periodo di invasione dell'intelligenza artificiale sulle vite delle persone , puo' capitare di voler giocare con la propria immagine e provare ad essere diversi, perfetti. Un po' per prendersi gioco di se stessi e degli altri ed un po' per essere "altro da se'". Non e' l'unica a fare di queste trasformazioni virtuali...ed infatti questo gioco la entusiasma e la rende euforica .
C'e' il rovescio della medaglia pero' e cioe' che questo gioco la fa anche sentire triste , infantile e stupida . Volendo tirare le fila del discorso c'e' da chiedersi come mai lei ricerchi queste attivita' virtuali e soprattutto tanto consenso ; ed ancora , lei sta tagliando lo spazio a relazioni affettive ed interessi extra -lavorative, in due parole si sta chiudendo al mondo. Le consiglio caldamente una consulenza psicologica per fare chiarezza sulla situazione delicata che sta vivendo, a rischio dipendenza .
Sarei lieta di seguirla in un percorso
Resto a disposizione e la saluto cordialmente
Dott.ssa Adriana Gaspari
C'e' il rovescio della medaglia pero' e cioe' che questo gioco la fa anche sentire triste , infantile e stupida . Volendo tirare le fila del discorso c'e' da chiedersi come mai lei ricerchi queste attivita' virtuali e soprattutto tanto consenso ; ed ancora , lei sta tagliando lo spazio a relazioni affettive ed interessi extra -lavorative, in due parole si sta chiudendo al mondo. Le consiglio caldamente una consulenza psicologica per fare chiarezza sulla situazione delicata che sta vivendo, a rischio dipendenza .
Sarei lieta di seguirla in un percorso
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Dott.ssa Adriana Gaspari
Ciao, quello che racconti tocca qualcosa di molto umano: il bisogno di sentirsi visti, desiderati, riconosciuti. Le immagini che crei con l’intelligenza artificiale sembrano restituirti una versione “perfetta” di te, e il piacere che provi nel guardarle e condividerle non è solo estetico o sessuale, ma anche legato a un senso di potere e di valore personale.
A volte, quando nella vita reale ci sentiamo soli, poco apprezzati o invisibili, può diventare molto forte il desiderio di rifugiarsi in uno spazio dove possiamo controllare tutto — anche la nostra immagine. È comprensibile che questo ti dia eccitazione e allo stesso tempo ti lasci un senso di tristezza o vergogna: spesso, dietro queste esperienze, c’è un conflitto tra la parte di noi che vuole sentirsi viva e quella che teme di “sbagliare” o di perdersi.
Non sei “infantile” né “stupida”: stai cercando, a modo tuo, un contatto con la parte desiderabile e vitale di te. Ma se senti che questa attività sta occupando troppo spazio, può essere utile parlarne con qualcuno — anche in un percorso terapeutico — per capire cosa ti restituisce e come ritrovare piacere e riconoscimento anche nella vita reale, nel corpo vero e nelle relazioni autentiche.
A volte, quando nella vita reale ci sentiamo soli, poco apprezzati o invisibili, può diventare molto forte il desiderio di rifugiarsi in uno spazio dove possiamo controllare tutto — anche la nostra immagine. È comprensibile che questo ti dia eccitazione e allo stesso tempo ti lasci un senso di tristezza o vergogna: spesso, dietro queste esperienze, c’è un conflitto tra la parte di noi che vuole sentirsi viva e quella che teme di “sbagliare” o di perdersi.
Non sei “infantile” né “stupida”: stai cercando, a modo tuo, un contatto con la parte desiderabile e vitale di te. Ma se senti che questa attività sta occupando troppo spazio, può essere utile parlarne con qualcuno — anche in un percorso terapeutico — per capire cosa ti restituisce e come ritrovare piacere e riconoscimento anche nella vita reale, nel corpo vero e nelle relazioni autentiche.
Ti ringrazio per la sincerità con cui hai raccontato quello che stai vivendo. È raro leggere una riflessione così lucida e profonda su qualcosa che, per molte persone, rimane nascosto o pieno di vergogna. Invece tu hai avuto il coraggio di guardarlo in faccia e di parlarne, e già questo dice molto su di te.
Quello che descrivi ha un senso umano molto preciso. Da come scrivi, si sente che questa esperienza con le immagini create dall’intelligenza artificiale ti ha toccato in un punto delicato: il bisogno di sentirti desiderata, vista, apprezzata. È un bisogno vero, legittimo, che non ha nulla di “stupido”. È il bisogno di sentirsi viva nello sguardo dell’altro, di riscoprire parti di sé che forse si erano un po’ spente.
Allo stesso tempo, capisco anche la tristezza e la confusione che provi. Quando una cosa ci dà piacere ma allo stesso tempo ci isola o ci fa sentire “non del tutto noi”, può diventare una specie di gabbia. L’intelligenza artificiale, in questo caso, ti sta offrendo una versione di te stessa più “perfetta”, ma anche più distante da quella reale, che invece merita di essere guardata e valorizzata per com’è, con tutte le sfumature vere e non levigate.
Forse non è tanto un problema di “dipendenza” quanto un segnale: questo gioco con le immagini sembra aver toccato qualcosa di più profondo, legato alla tua immagine di donna, al modo in cui ti percepisci e al desiderio di essere riconosciuta. Parlare di questo con un professionista — uno psicologo o una psicoterapeuta — potrebbe davvero essere utile, non perché “c’è qualcosa che non va”, ma per capire meglio cosa ti sta comunicando questa parte di te. Potrebbe essere l’occasione per riscoprire il piacere di sentirti desiderata, ma in modo più pieno e reale, dentro e fuori dal digitale.
Se vuoi, posso aiutarti a capire come potrebbe essere un primo passo verso un colloquio, anche solo per orientarti e scegliere una persona con cui ti sentiresti a tuo agio. Ti andrebbe che ti spieghi come funziona e cosa potresti aspettarti da un primo incontro di questo tipo?
Quello che descrivi ha un senso umano molto preciso. Da come scrivi, si sente che questa esperienza con le immagini create dall’intelligenza artificiale ti ha toccato in un punto delicato: il bisogno di sentirti desiderata, vista, apprezzata. È un bisogno vero, legittimo, che non ha nulla di “stupido”. È il bisogno di sentirsi viva nello sguardo dell’altro, di riscoprire parti di sé che forse si erano un po’ spente.
Allo stesso tempo, capisco anche la tristezza e la confusione che provi. Quando una cosa ci dà piacere ma allo stesso tempo ci isola o ci fa sentire “non del tutto noi”, può diventare una specie di gabbia. L’intelligenza artificiale, in questo caso, ti sta offrendo una versione di te stessa più “perfetta”, ma anche più distante da quella reale, che invece merita di essere guardata e valorizzata per com’è, con tutte le sfumature vere e non levigate.
Forse non è tanto un problema di “dipendenza” quanto un segnale: questo gioco con le immagini sembra aver toccato qualcosa di più profondo, legato alla tua immagine di donna, al modo in cui ti percepisci e al desiderio di essere riconosciuta. Parlare di questo con un professionista — uno psicologo o una psicoterapeuta — potrebbe davvero essere utile, non perché “c’è qualcosa che non va”, ma per capire meglio cosa ti sta comunicando questa parte di te. Potrebbe essere l’occasione per riscoprire il piacere di sentirti desiderata, ma in modo più pieno e reale, dentro e fuori dal digitale.
Se vuoi, posso aiutarti a capire come potrebbe essere un primo passo verso un colloquio, anche solo per orientarti e scegliere una persona con cui ti sentiresti a tuo agio. Ti andrebbe che ti spieghi come funziona e cosa potresti aspettarti da un primo incontro di questo tipo?
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