Ho 30 anni genitori divorziati e un rapporto con mio padre nel cui io mi sono annullata per lui, da

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Ho 30 anni genitori divorziati e un rapporto con mio padre nel cui io mi sono annullata per lui, da piccola. Mia madre è evitante e infantile a volte le faccio io da mamma e succede che litighiamo, ma per mia necessità poiché troppo pressante. Detto ciò ho analizzato tutto anni fa in terapia e lo dico per dare un quadro generale. Ora ho 30 anni sto cercando la mia strada nel mondo del lavoro e ho alle spalle 2 lauree in conservatorio. Si ho dei sogni ma non vivo in quel mondo, so che la musica è difficile e nonostante tutto sto ritrovando il modo di crederci. Sono qui perché ho un problema relazionale. So di avere tanti difetti, chi non li ha, ho capito dalle miei 2 precedenti relazioni che devo imparare ad accettarmi anche per le cose più brutte e che va bene cosi, ora sento che ho bisogno di imparare a non trovare sicurezze fuori ma dentro di me. Ahimé ho molta paura di non farcela da sola e questo nodo non lo sciolgo! Sento in cuor mio di essere molto forte ma questa forza non esce ancora, diciamo che mi parla al momento. Sono emotiva ma anche razionale e da 3 anni ho intrapreso una relazione con un ragazzo più piccolo di me di 3 anni. Lui lavora ed è già avviato. Ho iniziato questa relazione quando ero in cerca di leggerezza e non per impegnarmi perché avevo appena rotto da 6 mesi col mio ex col quale ho davvero sofferto e solo ora sto accettando quella relazione. Nonostante ciò mi trovavo bene col mio attuale ragazzo se non per un fatto: fin dall'inizio mi era chiaro che non avesse avuto esperienze né fisiche né relazionali con le ragazze, a causa di una malattia (cancro) che da ragazzo lo ha colto di sorpresa provocandogli non pochi problemi, ma ora sta bene! In questo quadro io ero appena uscita da problemi e non volevo altri impegni emotivi anzi ero fredda, freddissima e volevo divertirmi. Ma, come sempre mi affeziono e sento questo mio quasi obbligo a dover soddisfare le aspettative degli altri dimenticandomi di me. Passa il primo anno che per lui è stato un sogno mentre io stavo male, guardavo le nostre foto e se da una parte vedevo un legame vero e bellissimo dall'altra non mi riconoscevo. Quasi come se qualcun'altra avesse preso il timone per quell'anno. Mi laureo con non poco peso, avevo un pò di depressione a causa della presa di coscienza di: cosa farò nella vita? . Ed eccomi qui dopo 3 anni siamo andati a vivere insieme in una mia casa di proprietà, lui ha pagato 15 k di cucina più altre spese solite di quando si va a vivere insieme, avevamo già convissuto in affitto l'anno prima, ma ora a me è presa una sensazione che si divide tra la noia e l'insoddisfazione, tra lo stare bene ma sentirmi come se vivessi con il mio migliore amico che ha una sua vita, e la me che invece vorrebbe autorealizzarsi. In tutto ciò non ho specificato che la libido del mio ragazzo è estremamente normale e oserei dire femminile, si imbarazza se dico cose un pò più forti, ci abbiamo lavorato ma non è comunque al livello che serve a me. Io in questo ho avuto esperienze con ragazzi che mancavano di cuore ma in quell'altro lato no, proprio nulla. Abbiamo provato a vedere filmini, ho provato a spiegargli come fare, ma se non lo seguo io non fa nulla da solo. Ovviamente c'è frustrazione in lui perché pensa di non essere capace o che non va bene, ma gli ho spiegato che non è lui il problema. Siamo anche andati in terapia e ci hanno detto delle cose ovvie, credo che la terapeuta da cui siamo andati abbia semplicemente capito che io dovrei lasciarlo. In più ho avuto 2 cotte molto forti ultimamente di cui l'ultima ho rischiato veramente di andare vicino al tradimento, non per amore ma per eccitazione. Mi chiedo se sia io a non aver ancora imparato nulla, se queste mie emozioni che mi portano ad errare siano infantili? Perché so che il sesso non è così importante ma mi sento viva più che mai, ho 30 anni e vorrei sentire quella cosa verso di lui, invece sento quasi come se fisicamente fossi pronta a uscire ed innamorarmi di qualcun'altro. Per mia esperienza quando la testa pensa : "e se ci fosse altro?" È già finita. Ma questo ragazzo ed io abbiamo un legame davvero familiare, stiamo davvero bello, solo io sto male per questa cosa. Non so quanto influenzi il fatto che ancora non sono realizzata e non credo di aver scelto un uomo che mi ricorda mio padre ma anzi volevo proprio il totale opposto e infatti non ci sono drammi, c'è accoglienza, c'è rispetto. Non abbiamo passioni comuni ecco questo no. E quale mezzo più forte della musica può legare due persone? Però questo lui non ce l'ha e sento che per me è forse fondamentale, perché io la vivo molto intensamente.
Gli ho onestamente detto che ho preso questa sbandata verso un'altra persona con cui suono e siamo andati avanti, ha capito, anche se soffre e ho sofferto anch'io, perché non avrei mai pensato di poter tradire una persona così buona. So di essere leale e brava anch'io ma forse ho ancora troppo ego? Solo che mi sento come in menopausa con lui, nella quiete totale, in cui sto benissimo. Non ho soluzioni alla confusione che provo e, non meno, dipendo economicamente da lui ancora, perché la mia attività mi fa guadagnare pochissimo. So che lui mi mancherebbe da matti, sarebbe come perdere un fratello, un amore certo e sicuro, ma so anche che quella sicurezza posso darmela da sola. Ma forse solo imparando a stare da sola posso fare quel passo che mi serve per non aver più bisogno di altri? So che si può essere felici da sole e so che lasciare una certezza per me sarebbe un grande dolore ma anche un passo importante di maturazione. Solo vorrei capire se sono pensieri ed emozioni nati dall'insoddisfazione o dal fatto che non lo amo.
Grazie a tutti e tutte
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Grazie per aver condiviso con tanta onestà e profondità la tua storia. Quello che racconti tocca diversi aspetti importanti: la tua storia familiare, il tuo percorso personale e professionale, le relazioni affettive e il bisogno di trovare un equilibrio tra ciò che sei, ciò che desideri e ciò che stai vivendo.

Hai una grande consapevolezza di te e delle dinamiche che ti circondano, e questo è un punto di forza enorme. Tuttavia, la consapevolezza da sola non sempre basta a sciogliere quei "nodi emotivi" che, come dici tu, sembrano ancora trattenere la tua forza interiore. È evidente che senti una tensione tra ciò che è “giusto” e ciò che ti fa sentire viva, tra la stabilità e l’istinto, tra l’affetto profondo e il desiderio.

Questa relazione ti ha dato tanto: accoglienza, rispetto, stabilità, vicinanza. Ma stai anche vivendo una crisi profonda legata al desiderio, all’energia vitale e alla realizzazione personale. Quando una parte importante di sé — come la sessualità, la creatività o l’aspirazione professionale — resta inascoltata o frustrata, può capitare che la relazione, per quanto solida, non basti più a farci sentire “interi”.

Le sbandate, i dubbi, persino l’ambivalenza, non significano per forza immaturità. A volte sono segnali che qualcosa dentro di noi chiede spazio e ascolto. Spesso, prima di decidere se una relazione è “finita”, può essere utile chiedersi: sto davvero scegliendo me stessa? Sto imparando a sentirmi abbastanza, anche quando sono sola? Solo da lì può nascere una scelta adulta e libera, qualunque essa sia.

È comprensibile avere paura, soprattutto quando la posta in gioco è alta. Ma il coraggio non sta nel non avere paura: sta nel guardarla in faccia e decidere comunque di cercare la propria verità.

Per questo motivo, sarebbe utile e consigliato approfondire tutto questo rivolgendosi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa

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Salve sono la dott.lorenzini psicoterapeuta le rispondo a questa sua dettagliata richiesta cercando di sintetizzare nel modo più chiaro possibile quanto mi trasmette-La lunga descrizione dei fatti e le emozioni espresse nelle difficolta relazionali secondo mme evidenziano uno stato emotivo che alterna momenti di chiarezza a bisogni veri mai espressi
la personalita in generale è una realta dinamica che attraversa varie fasi .Per essere in equilibrio tra la parte fisica ed emotiva e, necessario conoscersi bene fino in fondo
Jung , uno dei ns padri della psicoanalisi parlava delle cosiddette zone d'ombra che in qualche modo determinano il vero comportamento...o per dirla con Freud la parte inconscia che smuove scelte e decisioni piu o meno consapevoli....dettotutto cio spesso senza rendercene conto chiediamo al partner i compensare bisogni non soddisfatti nella ns crescita individuale ecc consiglio da psicotersapeuta un perorso magari breve chiarifcatore con l'obiettivo di definire meglio e chiaramente i bisogni di fondo spero di averle risposto ancje se in maniera generica

sono disponibile su roma ad agosto in base a orari e disponibilità stabilite in agenda mio dottore per colloqui in presenza o online buon tutto intanto dott.lorenzini maria santa
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Franca Vocaturi
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno, mi ha molto colpito la sua lunga analisi. Sembra proprio che lei sappia molto bene che cosa fare ma è trattenuta dai sensi di colpa e dal timore di fare del male all'altra persona. Il fatto è che non possiamo soffocare i nostri bisogni senza pagare un prezzo alto. Parli chiaramente con il suo compagno: con il tempo potreste trovare un modo per non perdervi modificando il vostro rapporto. Le auguro giorni sereni. Dott.ssa Franca Vocaturi
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Buonasera,quello che descrive è un conflitto relazionale e identitario molto comune in alcune fasi evolutive, in particolare quando,come nel suo caso, si è al crocevia tra autorealizzazione personale, autonomia emotiva e scelta affettiva.
Ha già fatto un lavoro importante su di sé, anche attraverso la psicoterapia, riconoscendo dinamiche familiari di annullamento, inversione dei ruoli genitoriali e ricerca di approvazione, che ancora oggi sembrano riemergere sotto forma di adattamento e auto-silenziamento nei legami sentimentali. È comprensibile quindi che ora, nel momento in cui la sua parte più vitale e autentica chiede spazio, quella della donna adulta, sessuata, creativa, autonoma, si scontri con il senso di colpa, con la paura di “fare del male” e con la confusione tra affetto e amore.
La relazione che ha costruito appare basata su rispetto, affetto profondo, stabilità. Ma è altrettanto evidente la sua frustrazione sessuale, la mancanza di stimoli condivisi, e soprattutto l’assenza di sintonizzazione emotiva e corporea, che per lei, come accade spesso nei percorsi di crescita femminile, sono segnali importanti, non superficiali né “infantili”.
Non è immaturità quella che sta vivendo, ma un possibile momento di transizione evolutiva: da una posizione di dipendenza affettiva (e anche economica) a una più centrata sulla scelta consapevole del partner e del progetto di vita.
La domanda chiave che si pone , "Sto cercando fuori ciò che non trovo dentro di me?", è molto potente. A volte sì, cerchiamo fuori conferme di una vitalità interiore ancora bloccata, ma altre volte quella stessa vitalità è ciò che ci guida fuori da legami che non rispecchiano più ciò che siamo diventate. Non c'è una risposta unica e non sempre si tratta di lasciare o restare, ma di ritrovare sé stesse, per poi poter scegliere non per mancanza o paura, ma per amore e coerenza.
Riguardo alla sua dipendenza economica, è importante che lavori gradualmente su un’autonomia più solida, perché ogni scelta fatta da una posizione fragile rischia di essere condizionata da bisogni immediati piuttosto che da desideri profondi.
Se il dubbio è costante, se la libido si spegne, se l'attrazione è rivolta altrove in modo ricorrente, se si sente "come in menopausa con lui", parole sue, è probabile che ci siano segnali da ascoltare con onestà. L’amore può nascere anche dalla quiete, ma non può sopravvivere solo nella funzione di sicurezza.
Le consiglio di valutare un percorso individuale di psicoterapia mirato su sviluppo dell’autonomia, sessualità femminile e relazioni consapevoli, anche in parallelo a quello già svolto. Nel caso la componente emotiva diventi eccessivamente disturbante o interferisca con le funzioni vitali quotidiane (umore, sonno, energia, pensieri ossessivi) potrebbe risultare necessario, un supporto integrato per esempio con la mindfulness o con l’analisi bioenergetica.
Non sta sbagliando nulla: sta solo cercando di diventare pienamente se stessa. È un atto di grande coraggio e trasformazione, saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Mario Arena
Psicoterapeuta, Psicologo
Cinisello Balsamo
Per conoscere meglio se stessa potrebbe fare un percorso di psicoanalisi, le soluzioni non arrivano subito ma magari cercando una risposta se ne trova un'altra o qualcos'altro cui guardare
Dott. Simone Ciuffi
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
Sambuceto
Buongiorno. Ho letto una parte di ciò che ha scritto dove evince che ha scelto un uomo che è l'opposto di suo padre.
Questo per dire che nella vita scegliamo, solitamente, persone uguali o opposte ai nostri genitori di sesso opposto al nostro.
Leggo che è stata in terapia e mi piacerebbe sapere che approccio terapeutico avesse il/la suo/a ex terapeuta.
Per finire le vorrei dare una risposta alla sua domanda ma non conoscendo le sua storia sarebbe un azzardo.
Sarebbe utile parlarne con un professionista innanzitutto per lavorare sulla sua identità.
Grazie per la condivisione.
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
mi sembra che lei descriva un rapporto molto bello dal punto di vista affettivo ma sente la mancanza di un intesa sessuale, che è un aspetto importante delle relazioni. Lei, mi sembra di capire, si è anche impegnata per coinvolgerlo ma siete su piani diversi. Sicuramente lei sente la mancanza e il bisogno ed è attratta da altri incontri per soddisfarlo.
Il prendersi un periodo in solitaria può aiutarla a vedere questo un po' piu' a distanza e capire il peso, per lei, di questi aspetti della relazione. Anche se comprendo che materialmente può essere problematico.
Se ha bisogno di un confronto sono a disposizione anche online. Saluti Dario Martelli
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Dott. Francesco Paolo Coppola, (Napoli on line o in presenza), psicologonapoli org – per info PROFILO su MioDottore
Quando tutto tace
(risposta a una donna artista, in un momento di confusione relazionale ed esistenziale)
A volte, quando tutto tace e smettiamo di cercare soluzioni immediate, emerge qualcosa di più vero. Non è una risposta. Non è una certezza. È solo una presenza interiore che ascolta senza giudicare, che assiste senza forzare. È normale sentire confusione, paura, insoddisfazione – soprattutto quando per anni si è fatto di tutto per essere all’altezza, per non deludere, per tenere insieme le cose. Tu l’hai fatto: ti sei annullata, hai cercato di essere madre, figlia, compagna, musicista, risolutrice. Ora una parte di te reclama spazio, verità, integrità. Ma non serve decidere tutto, subito.
Comincia da una domanda semplice, quasi silenziosa: Chi sei tu, quando non stai cercando di essere ciò che gli altri si aspettano? La tua inquietudine non è un errore. È una soglia. Il tuo desiderio non è colpa. È energia viva, che chiede forma. La tua voglia di libertà non è egoismo. È richiamo alla tua identità profonda. Tu sei un’artista.
E anche questa confusione fa parte della tua sinfonia. Puoi ascoltarla. Puoi trasformarla.
Ma prima: trovati. Non come figlia, non come compagna, non come terapeuta di altri. Ma come essere umano che si ferma e respira. Non sei la paura. Non sei l’errore. Non sei il dubbio. Tu sei ciò che resta anche quando tutto il resto va via. Da lì, solo da lì, può nascere una scelta davvero libera. Se vuoi, possiamo iniziare a lavorare insieme per fare chiarezza, e trasformare questa soglia in un passaggio. Scrivimi pure: ti leggo con attenzione.
A volte basta un piccolo passo per smettere di girare in tondo.

Dott. Francesco Paolo Coppola (Napoli, on line e in presenza)
psicologonapoli org – PROFILO su MioDottore

Queste parole, da sole, restano teoria — lo so. Senza un lavoro costante su di te, una spiegazione non basta. I cambiamenti non avvengono in un giorno, ma passo dopo passo. E io ci sono, se vuoi farli insieme.
Dott.ssa Daniela Voza
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Carissima, rispetto alle problematiche da lei lamentate e alla sua richiesta, le sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia Metacognitiva, un approccio che si colloca nell'ambito della terza generazione delle terapie Cognitivo-Comportamentali e che vanta crescenti evidenze empiriche di efficacia. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Voza
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,
lei è portatrice di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che andrebbero affrontate le problematiche qui riportate. Parli al suo ragazzo della possibilità di lavorarci insieme sulle tematiche qui descritte, sarebbe una occasione di crescita per entrambi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott. Marco De Fonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Buongiorno,
dalle sue parole emerge con grande chiarezza quanto abbia riflettuto su di sé, sulla sua storia e sui legami che porta con sé dalla famiglia di origine. Ha già fatto un lungo percorso di consapevolezza e si vede: riesce a distinguere i suoi bisogni, le sue paure, le sue contraddizioni. E questo è un punto di forza enorme, anche se al momento la fa sentire confusa.

Il nodo che descrive riguarda due aspetti intrecciati:

da una parte il legame profondo e familiare che sente con il suo compagno, fatto di accoglienza, rispetto e stabilità, elementi che giustamente riconosce come preziosi;

dall’altra il desiderio di vitalità, passione, autorealizzazione, che oggi avverte mancare nella relazione, soprattutto sul piano sessuale e di condivisione delle passioni.

Non è “infantile” né segno di egoismo avere queste emozioni. È la testimonianza che sta crescendo, che i bisogni di adesso non sono più gli stessi di quando ha iniziato questa relazione. È normale chiedersi se una parte di insoddisfazione dipenda dal fatto che non si sente ancora realizzata nel lavoro e nella vita personale, oppure se riguardi l’amore in sé. Spesso le due cose si alimentano: quando non ci si sente appagati in un’area, anche le altre diventano più fragili.

Le “cotte” che ha avuto non significano necessariamente che la relazione sia finita: significano che dentro di lei c’è una parte che ha bisogno di sentirsi viva, desiderata e libera. Non ascoltare questa parte rischia di soffocarla, ma seguirla alla cieca rischia di farle perdere ciò che di buono ha costruito.

Un punto importante è che riconosce di dipendere economicamente dal suo compagno: questo può pesare inconsciamente sulle sue scelte e sui suoi dubbi. Prima di prendere decisioni drastiche, potrebbe essere utile rafforzare la sua autonomia, così da capire cosa davvero desidera senza condizionamenti esterni.

La domanda che si pone – “sono pensieri ed emozioni nati dall’insoddisfazione o dal fatto che non lo amo?” – non ha una risposta semplice e immediata. Quello che si può dire è che l’amore maturo non è solo quiete e sicurezza, ma anche energia, condivisione, progettualità comune. Se queste parti mancano troppo a lungo, il rischio è che la relazione diventi più fraterna che di coppia.

Un percorso personale di terapia (oltre alla terapia di coppia, che avete già provato) potrebbe aiutarla a distinguere meglio i bisogni autentici dai timori ereditati (come il bisogno di proteggere, l’obbligo a soddisfare gli altri, la paura di stare da sola). Solo così potrà scegliere se restare o lasciare con maggiore libertà interiore.

Non si giudichi: il fatto che stia ponendo tutte queste domande è segno che vuole vivere una vita piena e autentica. Ed è questo il passo più importante verso la maturazione.

Un caro incoraggiamento.
Gentile utente, un'intimità soddisfacente e dunque una sessualità più profonda, è fortemente collegata a un legame di attaccamento sicuro tra due partner. Se nella coppia vi sono cicli negativi di interazione e bisogni non soddisfatti, è normale che la connessione emotiva, intima e quindi sessuale sia bloccata. Avete provato in terapia a lavorare non tanto sull'aspetto sessuale, quanto sulla connessione emotiva che avete nella coppia? La invito a esplorare ciò in un contesto terapeutico di coppia, magari basato sulla focalizzazione delle emozioni o, se ciò non fosse possibile, procedere in seconda battuta in una terapia individuale. Buona esplorazione!
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno,
dalle sue parole emerge una grande lucidità: lei vede con chiarezza i pro e i contro della relazione, ma sembra sentirsi imprigionata tra il timore di perdere una sicurezza e il desiderio di qualcosa di più vitale. Mi chiedo: la sua sofferenza nasce più dalla paura di rinunciare a ciò che ha, o dal timore di non riuscire mai a vivere ciò che desidera?
E ancora: ciò che la lega di più al suo compagno è l’amore che prova per lui, o la protezione che lui rappresenta?
Può essere che il vero nodo non sia scegliere tra restare o andare, ma capire se vuole continuare a vivere da spettatrice della sua forza o iniziare a usarla da protagonista?
Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Chiara Ronchi
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Ciao, quello che racconti mostra quanto tu sia in ricerca: di te stessa, della tua forza, della tua autonomia. È normale che questa ricerca si rifletta anche nella relazione. Da un lato descrivi stabilità, accoglienza e affetto; dall’altro senti mancare passione e condivisione profonda di ciò che per te è vitale, come la musica.
Può darsi che tu sia in una fase in cui hai bisogno di capire se la tua energia creativa e il tuo desiderio di crescere possano convivere con questo legame. Una domanda che ti lascio: quando pensi a “scegliere te stessa”, che immagine ti viene in mente? Potresti partire da lì per capire se accanto al tuo compagno riesci a farla vivere, o se per farla crescere serve uno spazio diverso.
Dott. Lino Di Ventura
Psicologo, Psicoterapeuta
Zagarolo
Ho letto con attenzione quanto ha scritto e si percepisce con chiarezza il lavoro psicoterapico che ha già svolto. Dalle sue parole emerge un intreccio complesso: le esperienze con i genitori, le difficoltà nel trovare una strada personale, il desiderio di autonomia e di realizzazione sia sul piano affettivo che professionale, insieme al timore che la forza interiore che avverte possa spegnersi per non tradire le aspettative del suo compagno.

Rimango positivamente colpito dalla consapevolezza con cui riconosce la sofferenza vissuta nel tentativo di soddisfare le aspettative paterne, mentre il padre non era in grado di ascoltare i suoi bisogni, e la relazione con la madre, segnata da inversioni di ruolo e sfociata in conflitti aperti e rabbiosi. Sono esperienze che incidono profondamente nel tessuto identitario e che continuano a riaffiorare, influenzando il modo di vivere le relazioni affettive e il rapporto con il mondo. Questi aspetti sembrano riproporsi oggi nella relazione di coppia: da un lato la sicurezza, l’accoglienza e la stabilità che il compagno rappresenta; dall’altro la sensazione di noia e insoddisfazione, con il timore di soffocare parti vitali legate al desiderio, alla passione e alla creatività.

Il conflitto che descrive è comprensibile e non può ridursi alla sola domanda se si tratti di insoddisfazione o di mancanza d’amore. È piuttosto l’espressione di una tensione interiore: tra protezione e vitalità, tra dipendenza e bisogno di autonomia. La coppia diventa così anche il luogo in cui risuonano i legami originari, scenari già noti che si ripresentano, ma che possono aprire a possibilità di trasformazione.

L’ansia e la confusione che avverte non sono soltanto segnali di malessere, ma anche indizi di un movimento interiore che la spinge verso un’identità più autonoma e realizzata. Un percorso terapeutico può offrirle lo spazio per distinguere ciò che appartiene a queste ripetizioni familiari da ciò che invece è espressione autentica di sé, così da riconoscere quale parte desidera davvero far crescere e portare avanti.

Il fatto stesso di aver scritto questa lunga lettera rappresenta già un atto di coraggio: la forza che teme di non riuscire a manifestare ha già iniziato a trovare la sua voceUn cordiale saluto,
Dr. Lorenzo Cella
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Non è affatto infantile provare dubbi, né è segno di immaturità riconoscere che i propri bisogni non sono pienamente soddisfatti. Anzi, questo momento può essere letto come un passaggio evolutivo: dopo aver trascorso anni a rispondere alle aspettative degli altri, dalle dinamiche familiari alla vita di coppia, lei si trova ora a fare i conti con il desiderio di dare voce a sé stessa, non solo nel lavoro e nella musica, ma anche nella sfera intima e relazionale. È naturale che in questa fase la mente si chieda se il legame che ha costruito corrisponde ancora al suo modo di sentire, o se invece sia diventato più simile a un porto sicuro che la protegge ma la trattiene.
La questione della sessualità che lei descrive non è marginale: non riguarda soltanto il desiderio fisico, ma è il riflesso di un bisogno più ampio di sentirsi riconosciuta, desiderata e coinvolta. Non si tratta di “avere troppo ego”, come teme, ma di ascoltare una parte sana di sé che reclama spazio. Ridurre questi bisogni significherebbe rischiare di ripetere il copione che già conosce, quello in cui il suo valore passa attraverso la rinuncia.

In questo momento forse la sfida più grande non è decidere subito se restare o andare via, ma concedersi la possibilità di esplorare chi è lei, al di là della relazione. Non significa necessariamente che la relazione sia finita, ma che ha bisogno di ritrovare un contatto autentico con sé stessa per poter valutare con chiarezza se accanto a questo uomo c’è ancora spazio per la donna che vuole diventare.

Sta già facendo un lavoro prezioso, quello di non negare nulla di ciò che sente. E questa onestà con sé stessa, per quanto dolorosa, è la premessa più importante per prendere decisioni mature e rispettose sia di lei che del suo compagno.
Dott. Matteo Musetti
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Monza
La ringrazio per aver condiviso riflessioni così personali, intime e profonde. È comprensibile sentirsi un po’ in fatica, soprattutto in un momento come questo, in cui sembrano muoversi dentro di lei tanti aspetti e vissuti. Dalle parole che usa emerge come la persona con cui è in relazione rappresenti per lei una base sicura, un legame stabile e accogliente, e al tempo stesso sembra mancare quella componente più desiderante che pure sente importante.
Mi colpisce il fatto che dalle sue parole si intraveda una difficoltà nel trovare una dimensione personale e indipendente, non solo nelle scelte concrete, ma anche a livello interno e strutturale di personalità. È comprensibile che questa fatica condizioni i pensieri e le domande che si ritrova ad affrontare ora. Dalla sue parole emerge la sua consapevolezza rispetto a questo ma forse sente che questa posizione interna non l’ha ancora raggiunta a livello emotivo.
Per questo credo che, prima ancora di interrogarsi sul fatto se sia ancora innamorata o meno di questo ragazzo, sia importante comprendere meglio le ragioni per cui sente queste difficoltà, e per cui lo percepisce come un amore certo e sicuro, quasi come un fratello, ma con meno spazio per la componente desiderante. Questo sembra avere un legame con le fatiche che descrive nel rimanere da sola.
Un percorso personale potrebbe esserle molto utile: non tanto per spingerla a trovare una separazione “a tutti i costi”, quanto per aiutarla a comprendere che cosa, arrivata a questo punto e dopo altri percorsi già affrontati, le impedisce di trovare internamente quella posizione di separatezza che le appartiene e di cui è consapevole. Questo lavoro interiore potrebbe offrirle la possibilità di sentirsi più autonoma e solida, e in futuro di desiderare e cercare un compagno che possa essere non solo una base sicura, ma anche una presenza capace di nutrire la parte più vitale e desiderante della relazione.

Resto a disposizione. Per qualsiasi richiesta/informazione non esiti a contattarmi. Un caro Saluto.

Dott. Matteo Musetti
Dott. Fabio di Guglielmo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Forlì
Gentilissima, leggere le sue parole significa entrare in una trama densa di coraggio e vulnerabilità. Lei si trova, come molti nei passaggi cruciali, tra la casa che accoglie e la strada che chiama. Accanto al compagno che le offre stabilità, sente però che qualcosa in sé reclama vita, desiderio, creazione. È il conflitto tra la quiete e il fuoco; entrambi hanno un valore, ma non possono essere negati senza che si perda autenticità. Non c’è infantilismo nei suoi dubbi, bensì il segnale che la sua forza vuole emergere. Come un’artista che finalmente osa suonare la propria partitura, può imparare a riconoscersi e a reggersi da sé. Il cammino non è facile, ma ogni passo che lei compie verso la verità interiore è già trasformazione. Un caro saluto, Dott. Fabio Di Guglielmo
Dott.ssa Maria Assunta Macrì
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Catania
Ti risponderò con il tono e l’approccio di una psicoterapeuta psicoanalitica, cercando di restituirti non tanto delle soluzioni, quanto delle chiavi di lettura più profonde del tuo vissuto.
Leggendo la tua storia si percepisce una grande lucidità e una consapevolezza affettiva matura: non stai né idealizzando, né demonizzando, nè negando nulla.
Ti trovi, piuttosto, in una fase molto delicata del tuo processo di individuazione: quella in cui si comincia davvero a separare ciò che si è stati... figlia, compagna che si adatta, “salvatrice” da ciò che si desidera essere come donna autonoma.
L’origine del nodo: “l’annullamento per amore”.
Tu stessa lo dici con parole molto chiare: da piccola ti sei “annullata per tuo padre”, e hai dovuto “fare da madre a tua madre”.
Questo doppio movimento prendersi cura dell’altro e negare se stessi è diventato un modo di amare.
E questo si è ripetuto anche nelle relazioni adulte.
Hai scelto, forse inconsciamente, un compagno che non richiede conflitto ma accudimento; un uomo “buono”, presente, ma anche in una posizione che non ti sfida sul piano del desiderio.
Nella coppia, spesso, scegliamo ciò che ci è familiare, non ciò che ci fa evolvere.
Il fatto che tu senta la tua libido spenta con lui ma viva verso altri uomini non è un “capriccio” né una “infantilità”. Il desiderio non è moralmente giusto o sbagliato: è un linguaggio profondo del Sé.
Quando la psiche non sente di potersi esprimere liberamente in una relazione, la vitalità cerca altre vie.
La noia e la calma assoluta che descrivi “sto bene ma mi sento in menopausa con lui” sono segnali di una parte viva che non trova spazio per manifestarsi.
Dici una cosa molto importante: “ho paura di non farcela da sola, ma so che quella sicurezza posso darmela da sola”.
Questo è il punto di passaggio tra la dipendenza affettiva e l’autonomia psichica.
Il fatto che tu dipenda economicamente da lui non è solo pratico, ma anche simbolico: rappresenta ancora una parte bambina che ha bisogno di un “altro” per sentirsi al sicuro.
Se lo ami o se è solo affetto, spesso nasconde un’altra domanda più radicale: “posso amare qualcuno senza perdermi di nuovo?”
Forse non si tratta tanto di lui, ma del tipo di legame che questa relazione rappresenta.
Hai scelto un uomo opposto a tuo padre accogliente, tranquillo, non invadente ma proprio in questa sicurezza hai ritrovato una forma diversa dello stesso schema: quella dell’amore che non ti rispecchia completamente, che non ti accende.
Non è colpa tua, né sua.
È che la tua parte viva sta bussando forte, e non può più restare zitta.
La paura di restare sola è la stessa che ti ha protetta da bambina. Non combatterla: ascoltala.
Rielabora il tuo senso di “colpa” nel desiderare. Non c’è nulla di sbagliato nel volere di più, anche quando “va tutto bene”.
Indaga il tuo rapporto col potere personale. Forse la tua forza non è “nascosta”: è trattenuta. Dalle relazioni, dai ruoli, dalle aspettative.
Rifocalizzati sulla tua autorealizzazione. La creatività e la musica sono vie potentissime per integrare Eros e identità. Non è un caso che ti sei sentita attratta da chi condivide con te quella dimensione.
Non prendere decisioni impulsive, ma autentiche. Quando il desiderio di libertà nasce dal dolore, rischia di diventare fuga. Quando nasce dalla chiarezza, diventa crescita.
Non si tratta di scegliere subito tra “restare” o “lasciare”, ma di ricominciare a sentire te stessa intera, non dimezzata.

Solo da lì saprai se quell’amore può trasformarsi o se deve lasciare spazio a una nuova fase della tua vita.
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buongiorno, perché lega l'insoddisfazione della sua vita lavorativa all'insoddisfazione nella vita sessuale di coppia? Questo potrebbe essere un tema dalle cui risposte potrebbero nascere chiarezze. Penso che la differenza fra due fratelli e due conviventi o compagni di una coppia, sia proprio l'elemento sessuale. Nessuno, a parte lei, può sapere se è ancora innamorata o meno del suo compagno ma forse le è più utile approfondire il tema pensando a ciò che la lega veramente a questa persona. Se da sola, come è comprensibile, non riesce a mettere ordine, le suggerisco di rivolgersi ad uno psicoterapeuta.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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