Buongiorno sono una donna di 40anni.Nell’ultimo periodo mi sento spesso triste e demotivata senza un

21 risposte
Buongiorno sono una donna di 40anni.Nell’ultimo periodo mi sento spesso triste e demotivata senza uno scopo. Ho due bambini 12 e 2 anni.Mio marito fa un lavoro in cui si alza all’alba e io mi occupo dei miei figli. Ho iniziato a insegnare quest’anno anche se sono in congedo parentale.Insegnare è stato finora il mio obiettivo.Prima di questo incarico ho dovuto laurearmi specializzandomi con la gravidanza del secondo figlio.Quando è nato ho dovuto lavorare dopo un mese dalla sua nascita e studiavo per il Concorso per insegnare sostegno.Vinto il concorso,mi sono abilitata nel sostegno. M hanno chiamato ad insegnare in una provincia lontanissima da dove vivo,.Io vivo al sud e ho scelto una provincia del Nord. Nell’ultimo periodo mio figlio dodicenne è stato investito e m son dovuta occupare da sola di lui.Non ho avuto supporto fisico e morale né con la sua situazione né in altri momenti di maggiore bisogno.Ora sento di non avere più uno scopo nella mia vita, che il lavoro come insegnante non è così desiderato perché non sicuro, in quanto precario e perché accettare una possibile futura convocazione significa dividere la mia famiglia tra Nord e sud. Al momento seguo un percorso di formazione professionale docenti ma che non mi motiva. Non so cosa fare.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con così tanta sincerità il suo vissuto. Dalle sue parole emerge una grande forza, ma anche una profonda stanchezza e un senso di solitudine che è più che comprensibile. Ha affrontato sfide impegnative, una dopo l’altra, senza mai fermarsi davvero: la maternità, gli studi, il lavoro, un concorso complesso, l’inizio della carriera di insegnante lontano da casa, la gestione della famiglia e la recente esperienza dell’incidente di suo figlio, vissuta senza un reale supporto.

È naturale che, dopo tanto tempo passato a "reggere" tutto, lei senta oggi un senso di smarrimento e di vuoto. Quando si dedica completamente agli altri – come madre, moglie, insegnante – può accadere di perdere di vista i propri bisogni profondi, la propria identità, e questo può generare tristezza, demotivazione e la sensazione di non avere più uno scopo.

Inoltre, le difficoltà legate alla precarietà del lavoro e alla distanza geografica dalla famiglia rendono difficile progettare il futuro con serenità, lasciandola in un limbo che alimenta l’incertezza e il senso di frustrazione.

Tutto ciò che sta vivendo ha un peso emotivo notevole e merita attenzione, comprensione e sostegno. Non è debolezza sentire di non farcela, ma un segnale importante che il corpo e la mente le stanno dando per dirle che è tempo di prendersi cura anche di sé.

Sarebbe utile e consigliato, per approfondire tutto questo, rivolgersi ad uno specialista che possa accompagnarla in un percorso di ascolto e di chiarezza, per ritrovare le sue risorse e il suo equilibrio.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa

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Dott.ssa Giulia Virginia La Monica
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trento
Gentile Utente,
spiacente per il momento. Considerati gli elementi che riporta il consiglio più utile che Le posso indicare è quello di dedicare uno spazio (colloqui di supporto) a tutto questo sentire al fine di trovare una prospettiva-percezione differente agli impegni quotidiani e rinforzare ad es. gli elementi di benessere, rigenero delle energie e motivazione. Può capitare di rimandare, ma è importante prendersi cura anche di chi si cura.
Un saluto
Dott.ssa Eleni Karliampa
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Cara, grazie per aver trovato il coraggio di condividere un momento così delicato e complesso della tua vita.

Dalle tue parole emerge chiaramente quanto tu abbia lottato con determinazione e sacrificio per raggiungere i tuoi obiettivi: la laurea, la specializzazione, la preparazione al concorso, l'inizio dell'insegnamento… tutto questo affrontato mentre crescevi i tuoi figli, anche in situazioni estremamente difficili e senza un adeguato supporto. È del tutto comprensibile che oggi tu senta stanchezza, disorientamento e una perdita di motivazione.

Ciò che stai vivendo potrebbe essere la naturale conseguenza di un lungo periodo in cui hai “tirato avanti” per senso del dovere, mettendo in secondo piano i tuoi bisogni più profondi. Quando la fatica accumulata si somma alla mancanza di riconoscimento e sostegno, può nascere un senso di vuoto, di solitudine e confusione sul proprio scopo.

A volte, proprio quando finalmente sembra arrivare un momento di maggiore calma o stabilità, emerge un silenzio nuovo… e con esso la voce di quelle parti di te che avevi dovuto mettere da parte per troppo tempo. È in quel momento che può nascere una crisi, ma anche una possibilità: quella di ascoltarti davvero.

Hai fatto moltissimo per gli altri e ora potresti essere nel momento in cui è necessario rimettere al centro te stessa, ascoltare cosa desideri, cosa ti fa stare bene e cosa ti manca per sentirti viva e piena.

Un percorso psicologico può offrire uno spazio sicuro dove accogliere tutto questo, dove non devi essere “forte”, ma solo autentica. Ti potrà aiutare a rielaborare ciò che hai vissuto, a dare senso a questa fase e ad avvicinarti, con delicatezza, a una nuova direzione che tenga conto non solo dei tuoi doveri, ma anche dei tuoi desideri e della tua identità più profonda.

È un processo che richiede tempo, ma può portarti verso una forma di equilibrio che includa anche te, non solo gli altri. Se senti che possiamo affrontare insieme questo percorso, sono qui. E in ogni caso, ti auguro di poterti concedere presto la cura, l’ascolto e il riconoscimento che meriti profondamente.

Con stima e rispetto,
Dottoressa Eleni Karliampa
Dott.ssa Michela Testa
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Cardito
buongiorno a lei. da quello che ha scritto si denotata che di certo non va vivendo un bel periodo, sono accadute diverse cose che hanno scosso la vita personale e familiare che hanno scompaginato gli equilibri e soprattutto pare farla dubitare di ciò che ha sempre creduto. A volte quando si desidera tanto una cosa e la si ottiene ne siamo quasi spaventati, al punto da non volerla più. La questione sarebbe quella di domandarsi se la "demotivazione" ha a che fare con una reale realizzazione di non volere ciò che si è sempre creduto e, al lato opposto, sentirsi sopraffatti da qualcosa che si è tanto desiderato. Sono questioni che cambiano il corso della vita e che meritano un approfondimento. La invito a pensare ad un percorso personale per poter indagare cosa vuole davvero.
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Io credo che il primo passo in questa situazione così faticosa sia di trovare un punto di appoggio: credo che sia fondamentale capire quali possono essere le sue risorse in questo momento, in termini relazionali ed emotivi. Ci sono delle persone a cui può parlare della sua fatica, con cui può condividere la sua sofferenza e a cui può chiedere appoggio? Il primo passo è sicuramente mappare le risorse che già può mettere in campo e attivarle. Il secondo passo è cominciare un percorso di sostegno, che possa aiutarla ad elaborare queste emozioni difficili e faticose a dir poco, e che possa sostenerla nel restituire un significato alla sua situazione. Con la guida e l'appoggio di un professionista di cui si fida, si può capire come mai non ha ricevuto supporto nè fisico nè morale, qual è lo stato della sua relazione sentimentale, com'è successo che si sia trovata così sola, e quindi capire come potersi muovere da questa situazione. Nulla è immodificabile, tutto cambia: è importante non rimanere soli e poter chiedere aiuto, perchè tutto cambia ma è anche immensamente faticoso. Sono convinta che con il giusto supporto questa situazione dolorosa possa trasformarsi ed evolvere in modo che possa recuperare un equilibrio diverso. Se avesse bisogno di ulteriore supporto sono a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dott.ssa Ilva Salerno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Caserta
Buonasera e grazie per aver condiviso con tanta sincerità e profondità la sua esperienza. Le sue parole raccontano un cammino fatto di determinazione, sacrificio e grande dedizione: alla famiglia, ai figli, ai suoi obiettivi personali e professionali. È assolutamente comprensibile che, dopo tutto questo, oggi possa sentirsi stanca, triste, disorientata. Nel suo racconto emerge una donna che ha continuato a “fare”, anche nei momenti più difficili: la maternità, lo studio, il lavoro, l’assenza di supporto nei momenti critici. Tutto questo senza mai fermarsi, probabilmente spinta dal senso di responsabilità, ma anche dal desiderio di realizzarsi. E ora, però, qualcosa sembra essersi incrinato: ciò che prima la motivava, come l’insegnamento, ora non sembra più bastare. Forse, negli anni, ha sentito il bisogno – o il dovere – di farsi carico di tutto, diventando un perno attorno al quale ruotava la vita familiare. Ma anche chi regge tutto ha bisogno, a un certo punto, di essere sostenuto. Il senso di smarrimento che sente ora non è un segnale di fallimento, ma forse un invito: a fermarsi, ad ascoltarsi, a riscoprire chi è oggi e che cosa desidera davvero. Potrebbe essere il momento per dare voce a bisogni rimasti a lungo in secondo piano. Le suggerisco di non affrontare tutto questo da sola. Un percorso terapeutico potrebbe offrirle uno spazio sicuro in cui rimettere al centro sé stessa, i suoi desideri, le sue risorse – non solo come madre, lavoratrice, compagna, ma come persona. Ha fatto moltissimo, e ha affrontato sfide importanti. Ora forse è tempo di chiedersi: “Cosa desidero per me, oggi?”
Un caro saluto
Dott.ssa Alessia Supino
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Formia
Carissima utente,
Ho letto con attenzione la sua storia le consiglio di iniziare un percorso di terapia, vedrà troverà molte risposte ai suoi interrogativi. Stia tranquilla è un momento di tristezza passeggero la deve lavorarci un po su.
La saluto cordialmente
Dott.ssa Elda Valente
Psicologo, Psicologo clinico
Torremaggiore
Salve gentile utente, le consiglio di intraprendere un lavoro di terapia poiché sono temi estremamente sensibili da analizzare nella sede opportuna, anche online. Resto a disposizione, cordialmente, dott.ssa Elda Valente
Dott.ssa Chiara Quinto
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Hai portato avanti con forza e dedizione un percorso durissimo, senza mai fermarti: laurea, concorso, lavoro, maternità, tutto insieme. È normale ora sentirti svuotata. Quando si raggiunge un obiettivo tanto faticoso, può emergere un senso di smarrimento, soprattutto se attorno non c'è sostegno.
Forse oggi non è il “cosa fare” a mancare, ma il “perché farlo”. Prova a chiederti: "Cosa desidero davvero per me, al di là dei doveri?" e "Come posso iniziare a prendermi cura non solo degli altri, ma anche di me stessa?"
Il tuo valore non sta solo in quello che fai per gli altri, ma anche nel concederti il diritto di stare bene. Non sei sola, e non sei sbagliata per sentirti così. Questo è un momento per ascoltarti davvero.
Dott.ssa Grazia Schioppo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Grazie per la condivisione.
Mi dispiace per come si sente e per quello che sta attraversando; quello che le è capitato sicuramente non è semplice ma cerchi di non perdere di vista se stessa come donna, non solo come madre.
Il lavoro che svolge è magnifico, la motivazione potrebbe arrivare ritrovando sé stessa; il supporto familiare è importante e me ne rendo conto ma provi a spiegare a chi le sta intorno come si sente e come vorrebbe essere aiutata; con il sostengo di un professionista potrebbe sicuramente sentirsi supportata.
Un carissimo saluto.
Dott.ssa Valentina De Chiara
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Brescia
Gentile signora, la ringrazio per aver condiviso la sua situazione. Ascoltando il suo racconto, percepisco chiaramente il peso delle sfide che ha affrontato e continua ad affrontare. Nonostante le difficoltà, ha dimostrato una notevole forza e determinazione nel perseguire i suoi obiettivi: si è laureata, specializzata durante la gravidanza, ha superato un concorso impegnativo e ha iniziato una nuova carriera nell'insegnamento, trasferendosi anche lontano da casa. In momenti come questo, un percorso di psicoterapia potrebbe offrirle uno spazio sicuro e accogliente dove poter esplorare i suoi sentimenti, elaborare le esperienze difficili che ha vissuto e ritrovare un nuovo senso di direzione. Le permetterebbe di avere un supporto dedicato per ritrovare la motivazione, chiarire i suoi obiettivi e prendere decisioni più serene riguardo al suo futuro personale e professionale.
Se dovesse sentire che questo tipo di supporto le potrebbe essere utile, resto a disposizione anche per consulenze online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Brescia
Dott. Simone Festa
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Buonasera, la mancanza di motivazione e la tristezza sono due indicatori per niente trascurabili, ai quali dovrebbe dare priorità. La famiglia è come un campo da coltivare. Accordandosi mediante turni alterni, i genitori coltivano le relazioni con i figli e se ne prendono cura. Per poter fare questo non è possibile stare troppo lontani dal campo. Il campo quando si vede trascurato può cominciare a produrre frutti meno buoni. Questo per dirle che più di una persona potrebbe sentirsi sola, oltre lei. Il parere che le offro è che una precarietà che le permette di coltivare i rapporti familiari e in cui non sentirsi sola e inascoltata, è meglio di una precarietà in cui queste cose non ci sono. Nel momento in cui si avvicinerà si potrà allora lavorare sulle qualità che tutti possono mettere in campo per il bene dei figli e di loro stessi. La scelta di tornare la potrebbe far sentire instabile, eppure i segnali come la tristezza sorgono proprio in situazioni in cui tutto è stabile, ma non funziona. E' possibile che una instabilità temporanea possa consentire di cercare una stabilità migliore. Resto a disposizione per le sue necessità.

Dott. Simone Festa
Dott.ssa Sabrina Germi
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Castegnero
Gentile paziente,
dalle sue parole capisco che questi ultimi anni della sua vita sono stati una corsa, un sovrapporsi di impegni e responsabilità.... e dalle sue parole avverto anche un senso di solitudine.
Tutto ciò può avere un impatto significativo sul benessere psicologico, generando stress, ansia ed esaurimento emotivo.
L'esaurimento emotivo è un sintomo centrale della sindrome di burnout, che è una condizione psicologica che si sviluppa in risposta a uno stress cronico sul lavoro o in altre aree della vita. Questo stato di esaurimento si manifesta con:
Esaurimento fisico, emotivo e mentale: La persona sente di aver speso tutte le proprie energie e di non avere più risorse per affrontare le richieste del lavoro o della vita quotidiana.
Sentimento di svuotamento: mancanza di motivazione e un distacco emotivo dalle proprie attività.

Queste mi sembrano essere le sue fatiche,
la invito a confrontarsi con un professionista per orientarsi verso un cambiamento di stile di vita, focalizzato sulla soluzione dei problemi e sulla gestione delle emozioni, al fine di superare questa fase e ritrovare il benessere.
A disposizione,
saluti
Dott.ssa Giada Di Veroli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente, mi verrebbe da suggerirle una terapia gruppo analitica, vista la solitudine che sente e l'assenza si confronto nella sua vita. Senza dubbio un supporto che incoraggi la rete sociale sarebbe opportuno. Inoltre il rapporto con suo marito così deprivato e io trauma dell incidente del ragazzo di 12 anni hanno rappresentato una potente discontinuità. Ha provato a parlare con lui di ciò che sta vivendo?
Dott.ssa Alessia Crespi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Cagliari
Buongiorno, la scelta di diventare insegnante non è semplice perché richiede un periodo di precarietà. L'insegnante di sostegno specializzato ha il diritto di precedenza in graduatoria rispetto ai non specializzati nella propria provincia di appartenenza. La invito a rivolgersi a un sindacato per avere maggiori delucidazioni in merito. Conciliare lavoro e famiglia è difficile ma non impossibile, se lei ha scelto questo percorso cosa è cambiato? l'incidente di suo figlio, da come lei lo descrive, sembra solo una fase che la ha provata moralmente perchè si è dovuta nuovamente concentrare solo sugli altri mettendo da parte se stessa. Ha provato a chiedere aiuto a suo marito nella gestione di suo figlio? ha provato a chiedere supporto a qualche familiare(nonni, zii)? provi a riscoprire il valore che ha lei per se stessa, chiedendosi se oltre al ruolo di mamma e moglie nella vita desidera altro. Se si sente confusa può sempre chiedere supporto a un professionista che la aiuterà a far luce sulla sua situazione. In bocca al lupo!
Dott. Emiliano Cotugno
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Velletri
Salve,
indubbiamente la situazione che descrive non è semplice: il peso delle situazioni passate e presenti è piuttosto considerevole, soprattutto considerando che non ha nessuno che l'aiuti. Ad aggravare il quadro c'è sicuramente l'incidente di suo figlio (spero che si sia ripreso). Indubbiamente secondo me avrebbe bisogno di due tipi di aiuto: ascolto psicologico dell'aspetto emozionale in cui versa, una richiesta di aiuto rispetto ad aspetti pratici della quotidianità (delegando)
Dott.ssa Cristina Bernucci
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Velletri
Buongiorno,
vorrei innanzitutto riconoscere la profondità e la sincerità con cui ha condiviso la sua esperienza. Dal suo racconto emerge una vita piena di responsabilità, impegni e sacrifici, che ha affrontato con grande forza e determinazione, anche in situazioni particolarmente difficili. Questa capacità di resistere e di portare avanti i suoi obiettivi, nonostante le difficoltà, è già un indicatore del suo coraggio e delle risorse che possiede.
La sensazione di tristezza e di demotivazione che descrive può riflettere la stanchezza accumulata nel gestire tutte queste pressioni senza sentirsi adeguatamente supportata. È comprensibile che, in un contesto così complesso, si senta disorientata rispetto agli obiettivi che ha raggiunto e alla direzione da intraprendere ora.
Una cosa che potrebbe aiutarla è concedersi il permesso di ascoltare se stessa, di riflettere su ciò che davvero desidera per il futuro e sulle priorità che sente di voler mettere al centro della sua vita. A volte, rallentare e prendersi uno spazio di ascolto per sé può rivelarsi prezioso, anche se non semplice da realizzare.
Il fatto che lei abbia scelto di condividere questi pensieri dimostra la sua capacità di introspezione e la volontà di dare un significato più profondo alla sua esperienza. Questo è un primo passo importante verso la costruzione di una nuova direzione che tenga conto non solo delle sue responsabilità, ma anche dei suoi bisogni personali. Le auguro di trovare un equilibrio che le consenta di sentirsi appagata e in armonia con sé stessa.
La sua forza emerge chiaramente dal suo racconto. Spero che continui a riconoscerla e a valorizzarla.
Cordiali saluti
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Ha affrontato grandi cambiamenti e sacrifici per il bene della sua famiglia. Le consiglio di iniziare una percorso di psicoterapia se come sembra richiedere vuole approfondire e comprendere meglio in che direzione andare, riflettere sulla sua vita e motivazione.
Cordiali saluti.
Dott. Salvatore Augello
Dott.ssa Emanuela Solli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Frosinone
Buongiorno, grazie per aver condiviso con noi il suo vissuto.
Quello che stai attraversando potrebbe essere un momento di grande stanchezza emotiva e fisica. Può succedere dopo anni di corse continue: studio durante la gravidanza, lavoro subito dopo il parto, concorso vinto, trasferimento lontano da casa, la gestione dei figli quasi da sola, e ora anche il forte trauma dell’incidente del suo bambino. Vivere tutto questo è tanto, per chiunque.
Questa tristezza e demotivazione che sente non sono "immotivate", ma appaiono come un naturale segnale del suo corpo e della sua mente che le stanno chiedendo di fermarsi, di respirare, di dare spazio anche a sé stessa e non solo ai suoi ruoli (madre, moglie, insegnante).
Pur non conoscendola e non potendo avanzare ipotesi sulla sua vita, ho come avuto l'impressione - leggenndo le sue parole - è che abbia sempre lottato per "arrivare" da qualche parte. Ora che ha raggiunto quegli obiettivi importanti, si trovi di fronte a una domanda più profonda: "E adesso? È davvero questo che voglio?".
Per non contare quanto il senso di precarietà del lavoro e l’idea di una divisione geografica della famiglia siano elementi che alimentano l’insicurezza e il senso di solitudine che già ha sperimentato nei momenti di bisogno. Non avere avuto supporto durante l’incidente di suo figlio è qualcosa che l'ha segna molto, anche se razionalmente riesce a "giustificare" le assenze di chi avrebbe voluto vicino.
È importante riconoscere che questo stato d’animo non parla di un suo fallimento, ma piuttosto di un bisogno di ritrovare il senso delle cose. Quando si corre tanto a lungo per raggiungere un traguardo, capita che, arrivati lì, ci si senta vuoti. È umano. Non è che il suo obiettivo (insegnare) non fosse valido, ma forse ora sta emergendo il bisogno di integrare meglio i suoi desideri con i suoi valori attuali: famiglia, stabilità, presenza emotiva.
Un primo passo potrebbe essere concedersi di ascoltarsi davvero, senza giudizio:
- come si immagina bene tra un anno?
- Cosa vorrebbe avere nella sua vita di diverso?
- Di cosa avrebbe bisogno per sentirsi di nuovo piena, viva, soddisfatta, non solo impegnata?
Potrebbe anche valutare di farsi accompagnare in questo momento da uno psicologo o psicoterapeuta, perché attraversare questa fase di ridefinizione con un supporto empatico e professionale può alleggerire molto il carico emotivo e aiutarla a rimettere insieme i suoi pezzi in modo nuovo, rispettoso della sua storia e dei suoi bisogni attuali.
Non c’è niente di sbagliato in lei. È soltanto in una fase di cambiamento profondo, e questo, anche se doloroso, può essere l’inizio di qualcosa di più autentico.
Dott.ssa Sara Magliocca
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Seregno
Gentile utente, dal suo racconto emerge con chiarezza il grande impegno e la determinazione che ha messo negli ultimi anni, tra studio, lavoro, cura dei figli e gestione di situazioni molto complesse. È davvero tanto quello che ha affrontato e portato avanti, spesso senza un supporto adeguato nei momenti più critici.
In una situazione così intensa e carica di responsabilità, è comprensibile che oggi si senta stanca, demotivata e in cerca di uno scopo. Quando si investe così tanto per raggiungere degli obiettivi, e poi la realtà si rivela diversa da come la si era immaginata, è naturale vivere un momento di smarrimento.
Non è un fallimento: è un passaggio umano, che spesso arriva proprio dopo fasi di grande sforzo e adattamento.
Questa sensazione di "vuoto" può essere vista anche come una fase di riorientamento: una pausa necessaria per ascoltare sé stessa, per capire quali sono oggi i suoi bisogni più autentici, che forse non coincidono più esattamente con quelli di qualche anno fa.
Dopo aver dato tanto all'esterno:alla famiglia, al lavoro, ai progetti... è normale sentire ora l'esigenza di guardarsi dentro con più attenzione.
Un supporto psicologico, se lo desiderasse, potrebbe aiutarla ad attraversare questo momento con più chiarezza e a rimettere a fuoco nuove direzioni, senza forzature.
Già ora, però, è importante che riconosca tutto ciò che ha fatto e che accolga il suo sentire con rispetto: quello che sta vivendo non è un errore, ma un segnale che merita ascolto.
Se desidera, resto a disposizione per eventuali approfondimenti.
Un caro saluto. Dott.ssa Sara Magliocca
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,
Intraprenda un percorso psicologico, potrà aiutarla ad esplorare la sua sofferenza e a trovare le risposte che cerca.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara

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