Buongiorno, mi chiamo Cristina e scrivo, nonostante la vergogna che provo (i veri problemi, mi dico,

24 risposte
Buongiorno, mi chiamo Cristina e scrivo, nonostante la vergogna che provo (i veri problemi, mi dico, sono ben altri) perché mi sento bloccata in una sorta di spirale tossica dalla quale, da sola, non riesco ad uscire. Ho 47 anni, fino a 9 anni fa ho vissuto in una città dove avevo amicizie, genitori, lavoro, seppur precario e non sempre appagante. Un posto dove era facile spostarsi attraverso i mezzi di trasporto pubblici. Poi ho conosciuto il mio attuale compagno e, quindi, mi sono trasferita nel suo paese, dove i mezzi pubblici di trasporto sono scarsi, dove non ho amicizie, dove la gente è chiusa, fredda e indifferente, diversissima dal luogo da cui provengo, per cui è difficile fare amicizia, specie dai 40 anni in su. La mia famiglia ovviamente è rimasta dove vivevo prima, nella mia città natale. Inoltre, qui, non un lavoro, un po' per la difficoltà di trovarlo e, negli ultimi anni, perché non ho più cercato, volendo avere la libertà di andare e tornare dalla mia città natale per aiutare i miei genitori ormai anziani. Dunque, a intervalli mensili faccio la pendolare tra la mia città natale e dove vivo con il mio compagno. Quando torno nella mia città natale va tutto bene. Sto benissimo. Quando, invece, mi ritrovo nel paese del mio compagno sto male. Soffro di solitudine, e vivo praticamente di noia. Una noia che mi soffoca e mi spegne. Somatizzo feroci mal di testa dalle troppe letture e feroci mal di stomaco. Non mi fido della gente del posto che ho constatato sulla mia pelle essere, appunto, fredda e indifferente. Non ho amici. Non amo la palestra. E ogni cosa mi sembra irraggiungibile, in quanto si trova in città, costringendomi a guidare, per giunta in strade che non conosco, quando prima, nel mio paese, bastavano un treno o un autobus. Qui, in questo posto, tutto è spento, grigio, povero. Povere, culturalmente, le persone e poveri i luoghi, privi di stimoli e occasioni. Un trasferimento del mio compagno nel mio paese è impossibile, al momento, non è fattibile. Un mio ritorno nel mio paese, idem, dato che dovrei andare a vivere con i miei genitori. Non so come uscirne. Mi sento sbagliata io. Sento che la noia che provo mentre aspetto che il mio compagno torni dal lavoro è sempre più un muro. Ho come perso quello slancio interiore, la curiosità di vedere come sarà ogni giorno nuovo, che ho sempre avuto, l'entusiasmo, l'allegria. Leggo compulsivamente, è la mia unica salvezza. Cerco stimoli, slancio, vitalità, contro tutto il grigiore che sento circondarmi. Solo spesso non basta. La testa mi scoppia... e mi ritrovo a guardare una stanza circondata di solitudine, di noia, di nostalgia. Ricordando gli anni della scuola, pieni di voci, di scoperte, di attività. Come posso uscire da questa spirale? Grazie.
Gentilissima buongiorno, comprendo la sua situazione e penso sia sufficientemente triste da non doverne provare vergogna. Sa quante persone per non guardare a questo vuoto che le ingoia si nascondono dietro l'alcool o peggio? Lei ha avuto la forza di dare un volto al suo disagio, coraggio, non si fermi ora. Penso che la prima cosa da fare sia recuperare l'energia mentale necessaria per fare i passi ulteriori. Oggi è stanca, depressa scoraggiata, tutto le appare difficile, impossibile da affrontare anche prendere l'auto per andare in città . Recuperare le energie mentali le permetterà di vedere le cose da una prospettiva meno ardua e scoprire che c'è una soluzione. Se lo desidera resto a sua disposizione. Un caro saluto, dott.ssa Manuela Leonessa

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Laura Cappello
Psicologo, Psicologo clinico
Carmiano
Salve Cristina, comprendo la sua difficile situazione e sento di dirle che non c'è nulla di cui vergognarsi, che non sempre "i problemi sono ben altri". Tutti i problemi meritano di ricevere attenzione quando portano la persona a non stare bene. Lei ha compiuto una scelta legata ad un trasferimento in un luogo che dopo ha scoperto non essere adatto alle sue esigenze, questo l'ha portata a investire molte energie fisiche e mentali, a non riuscire a cogliere gli stimoli come vorrebbe e a sviluppare una visione piuttosto critica di ciò che la circonda. In questi casi però è importante darsi delle opportunità e mettersi nella condizione di riuscire a cogliere gli stimoli. Iniziare un percorso psicologico, potrebbe aiutarla in primis a condividere il dolore provato, la noia e la sua sofferenza: continuare a coltivare questo senso di solitudine difficilmente potrebbe portarla a stare meglio. In secondo luogo, potrebbe aiutarla a guardare la situazione da diverse prospettive, al fine di smuovere quello che attualmente sembra essere "stagnante", permettendole di riappropriarsi della bellezza di svolgere altre attività oltre la lettura. Oggi anche il suo corpo sta mandando dei segnali, parla infatti di feroci mal di testa e mal di stomaco, di cui immagino il peso, motivo per cui è arrivato il momento di prendere atto di quanto questo suo stato di malessere stia influenzando anche la sua parte organica. Concludo col dire che non dovrebbe sentirsi sbagliata, siamo esseri umani ed è giusto e normale non riuscire ad adattarsi perfettamente ad ogni contesto. Delle volte è infatti utile ricevere un supporto al fine di sviluppare delle strategie che ci permettano di far luce sulle necessità e su come possiamo rispondervi in modo funzionale. Resto a disposizione, anche online. Dott.ssa Laura Cappello
Dott. Fabio Falcone
Psicologo
Milano
Buonasera, intanto ha già compiuto qualcosa di importante: ha messo in parola la sua sofferenza attuale. Ne ha già parlato anche con qualcun altro, amici, familiari o il suo partner? Si riservi di valutare un percorso professionale più articolato, che possa sostenerla in questo periodo ed in questa situazione, che si protrae da diversi anni. Un saluto cordiale
Dott.ssa Eleonora Cipriani
Psicologo, Psicologo clinico
San Giuliano Milanese
Carissima, come già detto da alcuni colleghi ogni sofferenza è degna di attenzione. Soprattutto se verbalizzata come ha fatto lei, non sempre è facile tirar fuori il proprio dolore e voler trovare una soluzione. La soluzione purtroppo non posso darglielo io, ma attraverso un percorso possiamo andare a comprendere come poter migliorare la sua situazione attuale, trovando dei compromessi rispetto a ciò che ha raccontato. Qualora volesse approfondire rimango a completa disposizione. Le auguro una buona giornata
Dott. Fabio Bellasio
Psicologo
Buccinasco
Buonasera. Capisco il problema che riporta, e penso che un percorso psicologico possa essere utile in tal senso, più che altro per capire in questo caso come mai è arrivata a trasferirsi in una città che, per quanto sia vicina al suo compagno, la fa sentire così fortemente a disagio. Poi non so cosa ne pensa il suo compagno del problema.
Resto a disposizione
Dott. Fabio Sebastiano Bellasio
Gent.ma Signora Cristina,
grazie per aver condiviso così apertamente e sinceramente il suo spaccato di vita attuale.
Probabilmente è troppo tempo che tiene per sé questa riflessione, le sue emozioni, la sua preoccupazione, ma soprattutto, il suo bisogno di poter vivere una vita felice e veramente soddisfacente.

A volte, purtroppo, bisogna arrivare a spezzare la corda, dopo averla tirata e tirata per tanto, troppo tempo, per accorgerci di dover far qualcosa di nuovo, di diverso. Credo che lei debba avere il coraggio di mettere un punto in questo momento della sua vita e voltare pagina, ricostruendo con pazienza ma determinazione il suo benessere interiore e il suo equilibrio psicologico.

Il supporto di uno psicologo potrebbe esserle davvero di grande aiuto. Uscire da vecchi schemi e vecchie abitudini può essere molto difficile e anche doloroso all'inizio. La guida dello psicologo le consentirà di comprendere il suo mondo emotivo, di dare una corretta elaborazione delle relazioni significative, di cominciare ad accorgersi delle emozioni positive che può cogliere intorno a lei. Ritroverà lentamente il gusto di fare ciò che le piace veramente, di crearsi obiettivi e pianificare per raggiungerli, di dedicare tempo e gentilezza per se stessa, ogni volta che lo desidera e ne ha bisogno.

Come ha superato la vergogna di aprirsi con noi sui suoi dilemmi, superi la paura di chiedere aiuto e di avvalersi di un supporto psicologico! Non c'è nulla di male nell'avere timore di un passo nel buio, in ciò che non conosciamo. Ma saltare quel fosso significa vincere i propri demoni e cominciare ad apprendere di nuovo cosa significa essere felici e rifiorire in un nuovo percorso di vita, fatto di valori fondanti, ambizioni, sogni, nuove opportunità, nuove competenze e nuove persone.

Sono a sua disposizione, anche online, per approfondire gli argomenti qui introdotti e mostrarle in cosa consiste un intervento psicologico adatto alle sue richieste e necessità.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Dott.ssa Antonella Giardiello
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Monfalcone
Salve Cristina, colgo il suo disagio nel ritrovarsi spaesata e sola dove ha deciso di vivere per stare assieme al suo compagno, disagio che l'ha spinta ad aprirsi e a condividere le sue difficoltà per chiedere un aiuto a superarle.
Ritengo che debba prendersi cura dei segnali fisici ed emotivi che l'allontanano dal suo benessere ed equilibrio, magari intraprendendo un percorso terapeutico che le consenta, con l'aiuto di un professionista competente, di comprendere le ragioni profonde di un cambiamento così importante, trovare in se stessa le risorse per migliorare il suo stile di vita e renderlo più corrispondente a quelli che sono i suoi bisogni e desideri.
Resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento, anche online.
Un caro saluto
Dott.ssa Antonella Giardiello
Dott.ssa Barbara Bedini
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Cascina
Cara Cristina, a mio avviso dovresti parlarne prima di tutto col tuo compagno, aprirgli il cuore e avere fiducia nella sua comprensione e complicità. Se non fosse sufficiente, valuterei di parlarne in una consulenza privata, è una situazione delicata, quella che ci racconta, e merita uno spazio adeguato. Auguri. Se vuole sono disponibile anche on line.
Dott.ssa Silvia Calanchi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, sembra che si trovi ferma in una condizione di sofferenza, che certamente merita di essere presa in carico. Il fatto che negli ultimi 9 anni lei non sia riuscita a creare dei legami significativi e che non riesca ad appassionarsi quasi a nulla, non significa che non sia in grado di fare queste cose in assoluto. Bisognerebbe approfondire meglio la storia della vostra coppia, la scelta del trasferimento e le aspettative che lei si è portata dietro scegliendo di cambiare città. Un percorso terapeutico potrebbe aiutarla a comprendere meglio ciò che prova e il significato del suo sentirsi così bloccata nella sua quotidianità. Coinvolga il suo compagno, in modo che questo possa essere un percorso per fortificare la vostra relazione e condividere le fatiche.
Un caro saluto, dott.ssa Silvia Calanchi
Dott.ssa Roberta Sarlo
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, la sua situazione risulta comprensibilmente dolorosa e faticosa e merita di essere espressa e affrontata così come qualsiasi difficoltà possa vivere ognuno di noi, indipendentemente dalla sua "portata". Credo che sia impossibile darle dei consigli che possano alleviare nell'immediato la sua sofferenza ma potrebbe risultarle utile approfondire e affrontare questi temi all' interno di un percorso psicologico che le consenta di esplorare in modo più consapevole i suoi vissuti e valutare eventuali strategie per stare bene. Resto a disposizione e le auguro di ritrovare presto la sua vitalità. Un saluto!
Dott. Massimo Motta
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Mondovì
Cara Cristina, per prima cosa, i veri problemi sono quelli che uno vive come problemi, non ce ne sono altri, ognuno ha i suoi e di quelli è importante che si occupi. Da quello che scrivi sembra che tu abbia inquadrato la tua situazione piuttosto chiaramente: non senti che quello è il luogo adatto per te, e stai sentendo un profondo vuoto esistenziale. Visto che hai questa consapevolezza, è importante usarla per stare meglio, per muovere gli ingranaggi e le energie. Parla con il tuo compagno di come ti senti ogni giorno, senza sensi di colpa, senza paura e senza dare colpe a nessuno. Si può parlare e condividere i propri vissuti e sentimenti anche se sembra che una soluzione non ci sia; uno dei più grossi errori che commettiamo è non fare nulla perchè pensiamo che non ci sia soluzione. L'esperienza di condividere come stai con qualcuno che ti ama significa sentirsi accolti e ascoltati, ed è la partenza, la base, per poi dire "quindi, che cosa possiamo fare insieme?". è possibile studiare un'altra situazione tenendo presente che l'obiettivo è stare bene sul lungo periodo, è pensare che tra un anno tutto vada meglio e la situazione sia finalmente quella che senti giusta per te. Con questo in mente, iniziare a muovere i primi passi, magari subito scomodi, complessi, ma man mano poi orientati verso il tuo obiettivo.
Spero di esserti stato utile, resto disponibile, un caro saluto.
Dott.ssa Maria Zaupa
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Vicenza
Buongiorno Cristina, posso immaginare il malessere che prova ed anche il senso di vergogna se confronta la sua sofferenza con quella di altri. Il dolore che ha espresso così bene arriva con un senso di sradicamento e di solitudine che mina l'esistenza; è una sofferenza esistenziale e come tale profonda e riconoscibile. Tecniche e strategie potrebbero aiutarla a tamponare il dolore tuttavia mi sembra di cogliere un bisogno di comprensione e di relazione che può trovare una risposta, se non una soluzione, in un percorso esistenziale (...) che anche un percorso terapeutico può offrire. Un caro saluto e a disposizione anche on line. Maria dr. Zaupa
Dott.ssa Maria Grazia Agostini
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Campofilone
Buon giorno Cristina, le lascio due spunti su cui riflettere.Il primo riguarda l'inizio da parte sua di un percorso psicoterapeutico per fare fronte alla sua tristezza. Il secondo è quello di muoversi in macchina durante il giorno per raggiungere posti stimolanti anche se non proprio a portata di mano. Saluti, dott.ssa Agostini Maria Grazia
Dott.ssa Lisa Cerri
Psicologo clinico, Psicologo
Soiano del Lago
Cara Cristina, dal suo racconto emerge tutta la sua difficoltà… Sicuramente sta vivendo una vita che probabilmente non sente sua e questo la devitalizza completamente, rendendo tutto così grigio, difficile e noioso. Ne ha parlato con il suo compagno? Avete già provato insieme a trovare una soluzione?
Aggiungo un aspetto importante: più si chiude in questo circolo di solitudine e non voglia di fare, più il malessere si amplifica e diventa forte al punto da far sembrare insormontabile ogni piccolo ostacolo.
Purtroppo non è il mio potere indicarle la via d'uscita, ma iniziare un percorso psicologico (anche online se non si vuole spostare da casa) potrebbe essere un primo passo per ritrovare qualche stimolo vitale e la motivazione per uscire da una situazione che la sta letteralmente annientando.
Non provi vergogna, ma al contrario cerchi di trovare la forza per chiedere aiuto.
Le auguro un grande in bocca al lupo!
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile Cristina, prima di tutto mi sento in dovere di rassicurarla sul fatto che i suoi vissuti e quello che sente sono validi ed importanti, e dunque giudicarsi e vergognarsi di ciò che le accade non le è di aiuto e non si valida. Ogni vissuto è importante e significativo, non esistono dolori di serie A o serie B. Mi sembra di capire che le oggi si senta un po smarrita. Potrebbe prima di tutto parlare con il suo compagno di ciò che le sta accadendo per comprendere meglio se ci possa essere un mediazione che venga incontro ai suoi bisogni e a quelli del suo compagno. Inoltre potrebbe essere importante per lei ritagliarsi uno spazio di terapia per elaborare tali vissuti e prendersi cura di sè. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott.ssa Giorgia Colombo
Psicologo, Psicologo clinico
Lentate sul Seveso
Buonasera Cristina,
innanzitutto non c'è nulla di cui vergognarsi ed anzi grazie per aver condiviso sulla piattaforma la sua situazione.
Parlarne con il suo compagno credo possa rappresentare un primo passo per uscire dalla spirale di cui parla. È importante che lui sappia di come questo trasferimento la stia facendo sentire. Potrete valutare insieme le possibili opzioni praticabili in questo momento o in un prossimo futuro.
Permanere in una situazione come quella che descrive non le porterà beneficio ma potrebbe solo peggiorare la sua salute psicofisica.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giorgia Colombo
Dott.ssa Elena Sinistrero
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentile utente, innanzitutto la ringrazio per aver condiviso con noi la sua esperienza. Mi spiace molto per la situazione che descrive e posso immaginare il disagio connesso non solo al cambiamento rispetto al luogo di origine, ma anche rispetto alla freddezza locale che sembra permeare luoghi e persone dal suo racconto.
Le suggerirei di valutare un consulto psicologico al fine di rielaborare il suo vissuto e le emozioni connesse, sviluppando insieme al professionista strategie utili per far fronte a situazioni di difficoltà e trovare modi per rendere più interessante la sua quotidianità.
Nella speranza che questo confronto possa esserle utile, resto a disposizione anche online.
Un caro saluto.
Dott.ssa Elena Sinistrero
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Ciao Cristina, capisco la difficoltà che stai vivendo nel trovare un senso di appartenenza e stimoli nel nuovo ambiente. È importante cercare di creare nuove connessioni sociali, anche se può sembrare difficile. Esplora opportunità locali come gruppi di interesse, attività culturali o volontariato. Inoltre, cerca di rafforzare il supporto emotivo con il tuo compagno e considera di parlare con uno psicologo per affrontare i sentimenti di noia e solitudine in modo più profondo.

Rimango a disposizione per ulteriori informazioni o chiarimenti.

Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Martina Malesani
Psicologo, Psicologo clinico
Verona
Buongiorno, Mi spiace per la situazione e il disagio che questa sta portando nella sua vita. Credo che affrontare questo delicato momento con un percorso terapeutico possa aiutarla a comprendere quello che sta provando e i significati questo porta con se per trovare la strada da percorrere. Qualora ne avesse il desiderio resto a disposizione, anche online, per approfondire insieme la situazione. Un caro saluto, Martina Malesani
Dott.ssa Stefania Militello
Psicologo, Psicologo clinico
Sassari
Buongiorno Cristina, grazie per aver condiviso la tua esperienza. Il senso di isolamento e insoddisfazione che descrivi è comprensibile, dato il cambiamento di ambiente e la mancanza di stimoli. È importante riconoscere che i tuoi bisogni emotivi e relazionali sono validi e meritano attenzione.
Potresti provare a creare nuove occasioni di connessione, magari attraverso attività culturali o gruppi con interessi affini. Inoltre, un supporto psicologico potrebbe aiutarti a esplorare questi vissuti e trovare nuove strategie per ritrovare la tua serenità. Non sei sbagliata, stai solo attraversando un momento di transizione che merita attenzione e cura. Un caro saluto
Dott. Sasha Mattia Criscuolo
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno Cristina, rispondo alla sua domanda senza sapere nulla su di Lei, quindi la risposta è da leggere in termini generali e non personali.
Un buon primo passo per uscire da questa spirale è iniziare a modificare il pensiero "i veri problemi sono altri", (pensiero che da un lato ci protegge dal dolore del problema e dall'altro ci impedisce di prenderlo sul serio) in qualcosa di simile a "c'è sicuramente chi sta peggio, è anche vero che sto attraversando un periodo di intensa sofferenza e desidero venirne fuori prendendo quanto più sul serio il mio problema".
Dopo aver fatto questo, è importante farsi aiutare da qualcuno che conosce nel dettaglio i pensieri che riportano temi di solitudine, disperazione, indegnità e che sappia quali sono le istruzioni per alleviare i sintomi della somatizzazione.
Se attraverso un messaggio il contenuto di queste righe può sembrare astratto o confuso le sarà tutto chiaro quando si prenderà il giusto tempo per parlare con un professionista.
Buona giornata
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve Cristina, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza, comprendo quanto non sia stato facile aprirsi su un tema che porta con sé vergogna e sofferenza. Quello che descrive non è affatto un problema “minore” come tende a dirsi da sola, ma un disagio profondo che tocca il senso di appartenenza, la qualità della vita quotidiana e la sua percezione di sé. La solitudine, la mancanza di stimoli e il sentirsi “fuori luogo” possono diventare davvero un peso grande da sostenere, specialmente quando il confronto con il passato riporta alla memoria periodi in cui si sentiva viva, attiva e circondata da legami significativi. Il suo racconto mette in evidenza un circolo che rischia di autoalimentarsi: la difficoltà a trovare stimoli e connessioni porta ad aumentare la sensazione di vuoto, questa sensazione viene colmata solo in parte con la lettura che diventa un rifugio indispensabile, ma allo stesso tempo la isola ulteriormente e le restituisce mal di testa e la percezione di essere chiusa in una stanza senza via d’uscita. In più, il confronto tra la vitalità che prova quando ritorna nella sua città natale e la fatica che sperimenta quando è nel paese del suo compagno amplifica il senso di perdita e la convinzione di non riuscire a costruire nulla di soddisfacente dove si trova ora. Dal punto di vista cognitivo comportamentale, un passaggio fondamentale è imparare a distinguere i fatti dalle interpretazioni che la mente costruisce. Ad esempio, è vero che nel luogo in cui vive ci sono meno opportunità rispetto alla città, ma la convinzione che tutto sia “grigio, povero, spento” rischia di diventare una lente che spegne qualsiasi possibilità di scorgere alternative. Più la mente si abitua a leggere la realtà in questi termini, più sarà difficile intravedere piccoli spazi di vitalità. Non significa che il suo dolore non sia autentico, ma che parte della sofferenza viene rinforzata da questi pensieri generalizzanti. Inoltre, la noia che descrive non è tanto mancanza di cose da fare, quanto mancanza di significato. Ciò che le manca non è solo l’occupazione delle ore, ma la percezione di avere attività che la facciano sentire viva e connessa con altri. Un percorso utile potrebbe essere proprio quello di iniziare gradualmente a introdurre piccoli esperimenti di cambiamento, anche molto semplici, che vadano a scalfire questa sensazione di immobilità. Potrebbe trattarsi di un’attività creativa nuova, di un gruppo online legato a interessi che le appartengono, oppure di occasioni in cui può mettersi in contatto con persone senza il peso di aspettative troppo grandi. L’obiettivo non è stravolgere subito la sua vita, ma ricominciare a sentirsi in movimento, a dare piccoli segnali al cervello che esistono alternative al grigiore che percepisce. Un altro passo importante è lavorare sulla sua tendenza a dirsi che è “sbagliata”. Non è lei ad essere sbagliata, ma la situazione che vive è oggettivamente complessa e ha intaccato alcune sue risorse interne, come l’entusiasmo e la curiosità che in passato la caratterizzavano. In questo senso può essere molto utile esercitarsi a riconoscere e mettere in discussione questi pensieri autocritici, perché non fanno che rinforzare la spirale in cui si sente imprigionata. Infine, consideri che non è necessario affrontare tutto questo da sola. Parlare con un professionista potrebbe offrirle uno spazio in cui condividere questi vissuti senza paura di giudizi e soprattutto aiutarla a costruire un piano concreto per recuperare gradualmente vitalità, stimoli e senso di padronanza su sé stessa. Il cambiamento non avviene dall’oggi al domani, ma un percorso mirato può permetterle di recuperare quello slancio interiore che oggi le sembra perduto. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott. Luigi Pignatelli
Psicologo, Psicologo clinico
Taranto
La sensazione di stallo che descrivi nasce dal fatto che oggi la tua vita è organizzata tutta attorno alle necessità degli altri, mentre i tuoi bisogni vitali restano sospesi. Per uscire dall’impasse non serve una scelta drastica immediata, ma una strategia concreta e progressiva. Una prima soluzione possibile è ridurre la passività che questo luogo ti impone. Anche se non lo ami, restare tutto il giorno ad aspettare che il tempo passi amplifica la noia e la somatizzazione. Inserire strutture fisse (un lavoro anche part-time o a progetto, volontariato culturale, biblioteche, associazioni) non serve solo a “fare qualcosa”, ma a ridarti un ritmo, un ruolo, un’identità.
In parallelo, valuta una terapia focalizzata sul cambiamento, non solo sul contenimento del malessere. Qui il nodo è lavorare sul senso di perdita, sull’adattamento forzato e sulla tua difficoltà a rivendicare spazio. Non stai male “perché sei fragile”, ma perché sei rimasta troppo a lungo senza nutrimento emotivo.
Un’altra strada concreta è ripensare la pendolarità: invece di subirla, renderla una scelta programmata (periodi più lunghi nella tua città, con obiettivi chiari). Questo ti aiuterebbe a non vivere il ritorno dal compagno come una caduta nel vuoto.
Infine, è fondamentale aprire un dialogo autentico con il tuo compagno: non per accusare, ma per portare la verità del tuo disagio e capire se esistono margini di riorganizzazione della vita insieme. Restare “in silenzio” per non disturbare ti sta spegnendo. L’uscita dallo stallo passa da una domanda chiave: come posso rimettere me al centro, senza annullarmi né fuggire? Le soluzioni esistono, ma richiedono piccoli atti di scelta quotidiana. E tu hai ancora tutte le risorse per farli.

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