Buongiorno. Ho 30 anni e soffro di depressione e attacchi d'ansia (qualche volta anche di panico) da

23 risposte
Buongiorno. Ho 30 anni e soffro di depressione e attacchi d'ansia (qualche volta anche di panico) da anni. In passato ho subito un aborto. Dopo esattamente 1 anno dell'aborto, sono rimasta incinta di nuovo. Ho tenuto il bambino ma, per tutta la durata della gravidanza, non sono mai riuscita ad esserne felice finché non ho partorito (essendo che non riesco a provare sentimenti per la maggior parte delle persone, inclusa la mia famiglia, credevo fosse così anche per lei). Da quel momento ho iniziato a vivere per mia figlia. Nel vero senso della parola. Purtroppo, nonostante le mie intenzioni, non ho mai potuto seguire una cura dato che non ho le risorse economiche e le attese per gli psicologi statali sono enormi. Ho anche scoperto da poco che quello che vedo e sento da anni hanno un nome. Ho, da quando ero piccola, vissuto la mia vita come se fosse un film nonostante ero consapevole del fatto che non lo fosse. Mi sembrava di vivere un sogno. Poi, contemporaneamente, avevo la sensazione di essere posseduta e che ci fosse un demone dentro di me. Non sono mai riuscita a guardarmi allo specchio per paura di questa entità. Io vorrei chiedere aiuto perché, con mia figlia, è diventato tutto più difficile ma essendo che sono completamente da sola con lei, ho paura me la possano togliere. E, come detto prima, io vivo per lei. Potrei impazzire standone lontana. Quando è capitato che andassi a lavorare, ho avuto degli attacchi di panico realizzando di averla lasciata con un'altra persona infatti al momento non riesco a lavorare. Vorrei chiedere aiuto perché la mia depressione non mi permette di fare praticamente nulla se non l'indispensabile per mia figlia e mi devo sforzare tanto invece vorrei riuscire a stare bene per me e per lei. Non mi ricordo più come ci si senta a stare bene. Ogni tanto mi vengono anche attacchi di panico. Per favore, consigliatemi cosa fare. Voglio poter iniziare a vivere e vivere con lei, non per lei.
Dott.ssa Camilla Ballerini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, il disagio che descrive va sicuramente affrontato, come dice lei in primis per poter vivere al meglio il rapporto con sua figlia. Ha mai provato a chiedere presso un consultorio familiare della sua zona?
Ci sono inoltre delle associazione che prevedono tariffe agevolate, dovrebbe provare a rintracciarle nella sua zona.
Posso dirle che personalmente attuo tariffe agevolate in caso di difficoltà evidenti.
Rimango a disposizione, le sedute possono avvenire anche online.
Dott.ssa Camilla Ballerini

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle molto utile per rielaborare il materiale traumatico del passato che, probabilmente, lascia ancora dentro di se delle convinzioni negative che non le permettono di andare avanti come vorrebbe.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, posso solo immaginare l'enorme sofferenza che sta affrontando.
Esistono servizi come consultori familiari di zona, o associazioni che fanno tariffe agevolate per venire i contro alle esigenze di tutti i cittadini che hanno bisogno.
Online troverà tutte le informazioni. Iniziare un percorso potrebbe essere il primo grande passo per sbloccare la situazione di enorme sofferenza in cui si trova
Rimango a sua disposizione
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott.ssa Elisa Pappacena
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Latina
Salve cara signora, comprendo che la sua situazione è veramente complicata. Comunque avendo una bambina piccola lei puàò chiedere aiuto al consultorio della sua asl e dire che ha bisogno di essere sostenuta, anche nella maternità. Lo fa per lei ed anche per sua figlia, che deve avere una madre "sana" per crescere bene. Si faccia forza
Dott. Gianpaolo Bocci
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Latina
Buongiorno, diffcile dirle quanto sia dispiaciuto per questa sua grande sofferenza. Come si è resa conto non si può vivere esclusivamente per un altro essere umano, poiché rischia di essere tentativo di annullarsi. Ma anche perché tutto quello che riusciamo a mettere temporanemante da parte occupandoci dell'altro, torna prepotentemente a farsi sentire e a reclamare il suo spazio quando questi non è presente. Come primo passo le consiglierei di rivolgersi ad un servizio pubblico, la sua situazione con una bambina così piccola, non può non avere priorità. Le segnalo inoltre che in questi giorni alcune regioni (ad es. il Lazio) stanno attivando dei voucher per il sostegno psicologico, che possano permettere un rafforzamento dei servizi territoriali e un conseguente accesso più rapido alle cure psicologiche. Le sono vicino. Dott. Gianpaolo Bocci
Buonasera, mi dispiace molto per la sofferenza e il senso d'impotenza che sta provando. Come detto dai colleghi, provi ad andare a un consultorio o alla sua Asl d'appartenenza e chieda un aiuto, visto soprattutto che ha una bambina piccola. Le sarebbe senz'altro d'aiuto un percorso psicologico per affrontare la sua ansia e il suo forte e costante malessere. Questo è già il primo passo, che sta facendo, per aiutare non solo se stessa ma anche sua figlia e il suo rapporto con lei.
Non demorda. Io, in genere, per situazioni di evidente difficoltà, attuò tariffe agevolate.
Resto a sua disposizione, anche on line, un caro saluto, dottoressa Paola De Martino
Dott.ssa Federica Leonardi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Cara utente, non aspetti ancora. Si rivolga al consultorio della sua zona e racconti ciò che ha scritto qui, i colleghi sapranno trovare il.modo più opportuno per poterla sostenere.
Saluti,
Dott.ssa Federica Leonardi
Dott.ssa Luciana Harari
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buonasera, è prioritario che lei riesca a svolgere un percorso psicologico.Deve avere un sostegno in questa fase difficile.Comprendo le difficoltà economiche ,il consultorio sarebbe il servizio pubblico più adeguato anche per il percorso relativo alla genitorialità.Esistono inoltre centri che propongono tariffe calmierate.Chieda consiglio anche al suo medico di base Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Dott. Riccardo Scalcinati
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Vimercate
Buonasera,

sento che porta un disagio molto forte che penso debba essere affrontato. L’utilità di un percorso psicologico passa attraverso il bisogno di chiedere aiuto perché si riconosce di avere una fatica. Dalle sue parole immagino quanto possa essere importante per lei trovare un nuovo benessere. Se ha bisogno rimango a disposizione per un percorso.

Dott. Riccardo Scalcinati
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile sig.ra,

per combattere efficacemente un disturbo ansioso/depressivo è innanzi tutto importante riconoscere il problema per quello che è e non come un vizio di carattere o una forma di debolezza. Le sindromi ansioso/depressive presentano dei sintomi tipici. Chi è affetto da depressione vive un profondo senso di disagio, di tristezza profonda e di scarsa o nessuna fiducia nei confronti del futuro, quello che sta accadendo appunto a lei in questo momento. Per curare la depressione è importante farsi seguire da un medico specialista in psichiatria ed uno psicologo/psicoterapeuta. Il trattamento prevede l’eventuale prescrizione di farmaci, un percorso di psicoterapia o entrambi. Visto anche il momento di vita assai complesso che sta attraversando la invito a non perdere altro tempo e a contattare quanto prima uno specialista. Faccia uno sforzo, si dia una possibilità di vivere, potrà star meglio se si affida a professionisti competenti. Resto disponibile nel caso avesse la necessità di un consulto on-line.

Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Le esprimo la mia vicinanza per la situazione che sta vivendo. Certamente la strada più adeguata è quella dell'intervento farmacologico e psicoterapeutico. Al servizio pubblico potrebbe almeno chiedere di garantirle il supporto farmacologico e rimanere comunque in attesa di uno spazio per lei per la terapia psicologica. Può esserle di aiuto l'ascolto del Podcast Le Stanze della Paura, disponibile gratuitamente su Google e su Spotify. Troverà molte informazioni sui disturbi d'ansia e anche strumenti di auto aiuto che potrà utilizzare nei momenti di maggiore difficolta. Questo non può sicuramente sostituire le cure , ma può aiutarla ad avere un pò di sollievo. Buona giornata. Bruno Ramondetti
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Mi sembra che abbia le carte in regola, dal punto di vista dell'intensità del malessere descritto, per essere presa in carico in un servizio pubblico. Questo la porterà ad essere presa in carico da una/uno psichiatra che probabilmente la invierà ad un collega psicologo per la parte psicoterapeutica. Qua in Emilia funziona così. Deve semplicemente farsi fare una prescrizione per una visita psichiatrica dal suo medico di base. Potrebbe consigliarle fin da subito un antidepressivo/ansiolitico che potrebbe migliorare la sua qualità della vita mentre affronta i problemi con la psicoterapia.
Dott.ssa Luisa Anibaldi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Senigallia
Buonasera , al fine di esprimere un parere o fornirle un consiglio avrei bisogno di ulteriori informazioni.
In ogni caso sarebbe consigliato un percorso di psicoterapia familiare al fine di comprendere cosa ci sia sullo sfondo dei suoi disturbi
Buona serata
Dott. Raffaello Di Monte
Dott.sa Luisa Anibaldi
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buongiorno, sopportare una sofferenza come quella che descrive è un fardello enorme e sicuramente, come lei stessa scrive, non aiuta il rapporto con sua figlia. È assolutamente prioritario che si rivolga ad un centro della sua zona. Provi a contattare tutti i centri e le asl vicine. Potrebbe esserld utile anche una valutazione psichiatrica per un supporto farmacologico da affiancare alla psicoterapia. Gioverà sia alla sua vita e a quella di sua figlia che dipende da lei.
In bocca al lupo
Dott.ssa Valeria Randisi
Prof. Antonio Popolizio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gent.ma sig.ra, può rivolgersi presso un consultorio di zona dove le indicheranno come fare per risolvere il problema senza esborso di denaro. Le consiglio vivamente di farlo quanto prima per risolvere il problema e per consentirle di vivere serenamente il rapporto con sua figlia. Non esiti e non tema, ci saranno persone che saranno ben liete di aiutarla. Per sua tranquillità la informo che non deve spaventarsi o preoccuparsi perché il suo disagio si può risolvere con l'aiuto di un/una professionista preparato/a . Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Dott. Andrea Brumana
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno e grazie per il coraggio che ha mostrato nell'esporci la sua situazione che, comprendo, sembra portarle alcune difficoltà e sofferenza. E' assai difficile poterla aiutare dando una risposta di poche righe, quindi quello che posso consigliarle è di ritagliarsi uno spazio in cui ascoltarsi sentendosi ascoltata. Se non privatamente, almeno provi nel pubblico per quanto le attese siano sicuramente lunghe. Trovare uno spazio in cui dare forma ai suoi vissuti capendo poi come muoversi potrebbe fare la differenza. Cordialmente, dott. Andrea Brumana
Dott.ssa Carla Nesci
Psicologo, Psicologo clinico
Reggio Calabria
Gentile utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. È molto importante che lei riconosca il bisogno di chiedere aiuto. Come le hanno già detto molti colleghi, la invito a rivolgersi all’asl. Al riguardo ha detto che la lista d’attesa è lunga, si è già informata?
In tal caso si informi sulle associazioni della sua città, molte solitamente offrono servizi di consulenza gratuita.
Le faccio i migliori auguri per il suo futuro!
Un caro saluto
Dott. Nesci
Dott.ssa Francesca Romana Blasi
Psicologo, Tecnico sanitario
Frascati
Può sia, rivolgersi al consultorio familiare della sua città, oppure al suo medico di base al quale, potrà spiegare la situazione chiedendogli di prescrivere per lei la richiesta di un percorso di Psicoterapia da effettuare presso il lCentro di Salute Mentale della sua ASL .
Un saluto
Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
La Sua testimonianza mette in luce un percorso complesso e carico di emozioni profonde. È evidente che la relazione con Sua figlia rappresenta un ancoraggio fondamentale nella Sua vita, ma la lotta con la depressione e l'ansia sembra rendere difficile il raggiungimento di un equilibrio soddisfacente. È importante riconoscere che la Sua esperienza di sentirsi come se stesse vivendo in un film, insieme alla paura di una presenza estranea dentro di Lei, evidenzia una profonda inquietudine interiore che merita di essere considerata con attenzione.
Il dolore legato all'aborto e le aspettative di una maternità che non sono andate come sperato possono influenzare profondamente il Suo stato emotivo. È normale sentirsi sopraffatti da questi eventi, specialmente quando ci si sente soli e senza il supporto necessario. La sensazione di vivere la vita per Sua figlia, pur essendo motivante, può trasformarsi in un peso se si sente incapace di curare anche la Sua persona. È fondamentale che il benessere di Sua figlia e il Suo benessere non siano in conflitto, ma vadano di pari passo.
Per affrontare al meglio questa situazione, potrebbe essere utile voltare il Suo sguardo verso ciò che desidera costruire per se stessa e per Sua figlia. Trovare un modo per chiedere aiuto potrebbe essere il primo passo per liberarsi da questa pressione. Esplorare opportunità di supporto, che vanno da gruppi di autoaiuto a cliniche che offrano servizi a costi accessibili, potrebbe rappresentare un’ancora d’aiuto.
Inoltre, cercare piccole attività quotidiane che possano portare un senso di soddisfazione, anche se minime, può contribuire a un graduale miglioramento. Lo sviluppo di una routine che includa momenti di cura personale può diventare una priorità importante.
Se desidera esplorare ulteriormente i Suoi sentimenti e le Sue esperienze, La invito a contattarmi. Insieme potremmo trovare modi per supportarLa nel tragitto verso una vita più soddisfacente e significativa.
Cordialmente,
Dottoressa Laura Lanocita
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Dott.ssa Maria Graziano
Psicologo, Psicologo clinico
Capaci
Carissima, mi dispiace molto per la situazione che vivi. Come hai tu stessa detto ciò che senti ha un nome clinico, per questo hai la necessità di essere aiutata da un professionista. Se gli psicologi dell'Asl ti hanno deluso e non puoi permetterti uno psicologo privato a tariffa piena, cerca su internet gli psicologi con tariffa calmierata, vi sono associazioni con piattaforme on line che offrono sostegno sociale a tariffe minime. Forza, puoi uscire da questo tunnel, intanto parla con il tuo medico di famiglia, non temere il giudizio degli altri, non ti isolare, richiedi aiuto ai familiari. Un grosso in bocca al lupo.
Dott.ssa Maria Graziano
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Mi dispiace molto per la sofferenza che sta attraversando. La sua situazione sembra essere molto complessa, e credo che abbia fatto un passo importante riconoscendo le difficoltà emotive che sta vivendo. La depressione, gli attacchi d'ansia e la sensazione di vivere come in un sogno sono esperienze molto dolorose. La sua paura di perdere sua figlia è comprensibile, ma il fatto che desideri iniziare a vivere per lei e per sé stessa è un segno di grande forza. Le consiglio di cercare supporto, anche se le risorse economiche sono limitate. Alcune organizzazioni offrono consulenza gratuita o a basso costo. Potrebbe essere utile parlare con un professionista per esplorare modalità terapeutiche specifiche per le sue esigenze, come la terapia cognitivo-comportamentale o la terapia dialettico-comportamentale, che possono essere efficaci nel trattamento della depressione e dell'ansia. Inoltre, potrebbe considerare il supporto di gruppi di sostegno, che potrebbero aiutarla a sentirsi meno sola e più compresa.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, la ringrazio per il suo messaggio così autentico, toccante e coraggioso. Le sue parole raccontano con grande chiarezza quanto stia affrontando una situazione estremamente complessa e dolorosa, e al tempo stesso quanto amore, lucidità e forza ci siano dentro di lei, anche se ora può sembrare di essere sopraffatta dalla fatica. Il fatto che senta il bisogno di non vivere “per” sua figlia ma “con” lei è un passaggio fondamentale e profondo, che parla del suo desiderio non solo di protezione e dedizione, ma anche di equilibrio, di libertà, di salute. Questo è un segnale prezioso, che indica che una parte di lei non si è arresa e desidera fortemente ritrovare una vita piena, nonostante tutto quello che ha vissuto e sta vivendo. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, i sintomi che descrive, come la sensazione di irrealtà, di essere “fuori dal proprio corpo”, di vivere in una sorta di sogno o film, si avvicinano a fenomeni dissociativi noti come derealizzazione e depersonalizzazione. Questi stati spesso si presentano come una risposta del sistema nervoso a traumi, dolori profondi, o a una condizione di ansia e stress protratti. In certi casi diventano meccanismi protettivi, utili in passato per sopportare situazioni emotivamente ingestibili, ma che oggi interferiscono con la sua quotidianità. L’esperienza dell’aborto, la sofferenza emotiva che ha portato con sé, e poi la gravidanza vissuta nel dubbio e nella distanza emotiva, rappresentano eventi altamente stressanti. È del tutto umano, dopo un dolore così forte, non riuscire a fidarsi subito di un’emozione nuova come la gioia. La mente ha bisogno di tempo per tornare a fidarsi della vita, anche quando un figlio è lì, vivo e presente. Quello che racconta sul legame con sua figlia dimostra, però, che l’amore ha saputo trovare spazio, anche dentro una mente stanca e ferita. Mi colpisce molto la sua paura di chiedere aiuto per timore che le venga tolta sua figlia. È una paura comprensibile, se ha vissuto esperienze in cui si è sentita giudicata, non compresa, o se si sente sola nel portare questo fardello. Ma vorrei rassicurarla: chiedere aiuto, quando fatto in modo consapevole e volontario, non è un segno di pericolo per un figlio, anzi, è una dimostrazione profonda di responsabilità e di amore. I servizi sociali o i professionisti della salute mentale non vogliono allontanare i figli dai genitori che soffrono, ma aiutare questi genitori a recuperare forze, strumenti, e una rete che li sostenga. Purtroppo è vero che il sistema pubblico ha delle attese lunghe, ma ci sono alcune strade che può percorrere. In molte città italiane esistono consultori familiari o sportelli psicologici legati al territorio, anche all’interno dei distretti sanitari, che offrono supporto gratuito o a costi molto ridotti, anche con l’opzione di proseguire con la stessa persona per un percorso più lungo. In alternativa, alcune associazioni offrono colloqui psicologici o psichiatrici solidali. Anche alcune scuole di specializzazione in psicoterapia forniscono supporto da parte di terapeuti in formazione avanzata, con supervisione, a costi molto contenuti. So che quando si è esausti anche cercare queste opzioni può sembrare una montagna, ma forse qualcuno di fidato può aiutarla a fare il primo passo, anche solo per prendere un numero o chiedere un’informazione. Intanto, sul piano cognitivo-comportamentale, potrebbe cominciare a lavorare su piccoli obiettivi quotidiani, minimi ma significativi. Per esempio, stabilire un momento della giornata anche solo di dieci minuti per se stessa, in cui fare qualcosa che non sia legato solo ai doveri, ma al suo piacere, alla sua cura. So che può sembrare difficile da credere, ma anche una piccola pausa in cui si prende il tempo di respirare in modo consapevole, di scrivere i suoi pensieri, o anche solo di bere un tè con calma, può nel tempo riattivare quella parte di sé che ha bisogno di attenzione e che ora sente di vivere solo per dovere. La sua consapevolezza, la sua capacità di riflettere con lucidità su ciò che prova, e il suo desiderio di cambiamento sono risorse fondamentali. Lei non è sola, anche se ora si sente tale. Esistono persone e professionisti che vogliono ascoltarla senza giudizio, e aiutarla a costruire un percorso di cura che sia possibile, accessibile e rispettoso delle sue esigenze e paure. Ha già fatto il primo passo importante: chiedere aiuto. Le consiglio di continuare a farlo, anche solo per avere un colloquio iniziale con un professionista, per esplorare insieme le possibilità più sicure e vicine per lei. Non si arrenda all’idea che non ci sia via d’uscita: la sua vita, e il suo benessere, valgono tanto quanto quello di sua figlia. E proprio per amore di lei, può concedersi il diritto di guarire. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,

le sue parole arrivano con una forza e una sincerità profonde: sta vivendo una sofferenza intensa, ma il modo in cui ne parla mostra anche quanto desideri davvero uscirne per sé e per sua figlia. Questo desiderio di cura è già un segno prezioso di vitalità.

La sensazione di vivere “come in un film” o di essere “distaccata dal corpo” è una reazione che può comparire in periodi di forte stress o trauma: il cervello, per proteggersi dal dolore, si disconnette parzialmente dalla realtà. È comprensibile che questo le generi paura, ma non significa che stia “impazzendo”. È il segnale di un sistema emotivo che ha sofferto troppo e che ora chiede aiuto.

Da ciò che scrive, non emerge nulla che possa far pensare a un pericolo per sua figlia: al contrario, il suo impegno costante nel prendersene cura, anche nella fatica, mostra quanto sia una madre attenta e responsabile. Chiedere aiuto non comporta perdere la bambina, ma le darebbe gli strumenti per ritrovare energia e serenità.

Ecco alcuni passi concreti che può intraprendere:
– Si rivolga al Centro di Salute Mentale (CSM) della sua ASL: può accedervi gratuitamente e, spiegando la situazione, verrà inserita in un percorso di sostegno psicologico e psichiatrico. In molti casi è possibile anche avere una priorità quando ci sono figli piccoli o sintomi intensi;
– Può contattare anche il Consultorio familiare pubblico della sua zona, dove spesso sono presenti psicologi e assistenti sociali che lavorano proprio con mamme in difficoltà emotiva, senza alcun rischio di separazione dal figlio;
– Se si sente sopraffatta nei momenti di panico, provi a concentrarsi sul respiro: inspirare lentamente dal naso e espirare più a lungo dalla bocca, ancorandosi a un oggetto o a un suono presente nella stanza. È un modo semplice ma efficace per interrompere l’ondata di paura;
– Cerchi di concedersi anche piccoli momenti per sé, anche pochi minuti, senza sentirsi in colpa: il suo benessere è la risorsa più preziosa per sua figlia.

Lei non è sola, anche se ora può sembrarlo: esistono servizi pubblici che possono davvero aiutarla e persone competenti che possono accompagnarla passo dopo passo. Il coraggio con cui ha scritto è il primo passo concreto verso la guarigione.

Un caro saluto,
Dott.ssa Sara Petroni

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