Buongiorno, Di recente ho chiuso una relazione durata 10 anni. La rottura non è avvenuta in seguito
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Buongiorno,
Di recente ho chiuso una relazione durata 10 anni. La rottura non è avvenuta in seguito a un evento in particolare, ma semplicemente sentivo che non ero più appagata a livello emotivo. Ho fatto un lungo lavoro su me stessa (seguita da una terapeuta) in seguito a un periodo difficile a livello personale e ho riscoperto la mia sfera più profonda, rendendomi conto delle lacune della mia relazione, che avevo ormai talmente assimilato da non accorgermi quanto mi facessero stare male. Il mio compagno non è una persona molto in contatto con il suo sé profondo, è uno che preferisce riempire il tempo di cose da fare e persone da vedere, per non doversi mai affrontare per davvero e probabilmente fino a 30 anni sono stata anche io così. Dopo la terapia mi sono riscoperta e ho sentito che non mi bastava più, nonostante tutto l’amore che provavo e che provo, così mi sono allontanata e ho sentito di dover chiudere.
Lui in effetti non ha fatto nulla per convincermi a tornare, per quanto abbia sofferto la decisione, ha continuato con le sue solite dinamiche dell’occupare il suo tempo con mille hobby.
Ora sono passati 4 mesi e io sto peggio di prima e mi manca tantissimo, però allo stesso tempo mi rendo conto che forse lui (a 40 anni passati) non ha ancora lavorato su se stesso e anche se tornassi indietro saremmo punto e a capo…
Ha senso rivedere le mie decisioni? È possibile ricostruire?
Di recente ho chiuso una relazione durata 10 anni. La rottura non è avvenuta in seguito a un evento in particolare, ma semplicemente sentivo che non ero più appagata a livello emotivo. Ho fatto un lungo lavoro su me stessa (seguita da una terapeuta) in seguito a un periodo difficile a livello personale e ho riscoperto la mia sfera più profonda, rendendomi conto delle lacune della mia relazione, che avevo ormai talmente assimilato da non accorgermi quanto mi facessero stare male. Il mio compagno non è una persona molto in contatto con il suo sé profondo, è uno che preferisce riempire il tempo di cose da fare e persone da vedere, per non doversi mai affrontare per davvero e probabilmente fino a 30 anni sono stata anche io così. Dopo la terapia mi sono riscoperta e ho sentito che non mi bastava più, nonostante tutto l’amore che provavo e che provo, così mi sono allontanata e ho sentito di dover chiudere.
Lui in effetti non ha fatto nulla per convincermi a tornare, per quanto abbia sofferto la decisione, ha continuato con le sue solite dinamiche dell’occupare il suo tempo con mille hobby.
Ora sono passati 4 mesi e io sto peggio di prima e mi manca tantissimo, però allo stesso tempo mi rendo conto che forse lui (a 40 anni passati) non ha ancora lavorato su se stesso e anche se tornassi indietro saremmo punto e a capo…
Ha senso rivedere le mie decisioni? È possibile ricostruire?
Gentile,
a volte, anche quando si fa “la scelta giusta”, il cuore resta a fare i conti con l’eco del passato.
Mi chiedo: è la mancanza di lui… o di ciò che lei avrebbe voluto che fosse?
E se provassimo a guardare questa nostalgia non come un errore, ma come un segnale che c’è ancora qualcosa da capire di sé?
Forse, da lì, potrebbe iniziare un nuovo capitolo, non necessariamente con lui, ma sicuramente con più consapevolezza.
Mi contatti pure.
Dr. Giorgio De Giorgi
a volte, anche quando si fa “la scelta giusta”, il cuore resta a fare i conti con l’eco del passato.
Mi chiedo: è la mancanza di lui… o di ciò che lei avrebbe voluto che fosse?
E se provassimo a guardare questa nostalgia non come un errore, ma come un segnale che c’è ancora qualcosa da capire di sé?
Forse, da lì, potrebbe iniziare un nuovo capitolo, non necessariamente con lui, ma sicuramente con più consapevolezza.
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Cara Paziente, grazie per aver condiviso una parte profonda della tua vita. Hai fatto già un grandissimo lavoro su di te e hai maturato tanta consapevolezza.
Ricostruire non significa necessariamente tornare indietro ma lavorare per ricreare quei pezzi di te che in quella relazione erano rimasti in ombra, silenziati o messi da parte. Spesso ciò che ci manca è la parte di noi che in quella relazione era rimasta viva, quella parte che si può imparare a nutrire in un modo nuovo.
Trattati con gentilezza :)
Dott.ssa Giuseppa (Pina) Farina
Ricostruire non significa necessariamente tornare indietro ma lavorare per ricreare quei pezzi di te che in quella relazione erano rimasti in ombra, silenziati o messi da parte. Spesso ciò che ci manca è la parte di noi che in quella relazione era rimasta viva, quella parte che si può imparare a nutrire in un modo nuovo.
Trattati con gentilezza :)
Dott.ssa Giuseppa (Pina) Farina
Buongiorno,
prima di tutto grazie per aver condiviso con tanta sincerità un momento così delicato. Le parole che usi mostrano chiaramente quanto tu abbia fatto un lavoro profondo su te stessa e quanto la decisione che hai preso non sia stata impulsiva, ma il frutto di un percorso interiore faticoso e lucido.
È normale che a distanza di qualche mese, nonostante la consapevolezza, emergano nostalgia, dubbi, dolore. L’amore – o meglio, il legame profondo – non si spegne solo perché ce ne andiamo da una relazione. A volte è proprio quando ci ascoltiamo davvero per la prima volta che ci accorgiamo quanto ciò che ci faceva male fosse anche ciò a cui eravamo più attaccati.
Quello che racconti è molto significativo: non sei andata via perché non lo amavi più, ma perché hai capito che non bastava più. È una differenza sottile ma profonda. Sentire la mancanza di una persona non significa automaticamente che la relazione debba riprendere, soprattutto se le dinamiche che ti facevano soffrire non sono cambiate – e da ciò che dici, sembra che non ci sia stato un reale movimento da parte sua.
La tua domanda è sincera e comprensibile: “Ha senso rivedere le mie decisioni?”
La verità è che sì, tutto si può rivedere, se c’è spazio nuovo in cui muoversi. Ma ricostruire ha senso solo se si è in due a volerlo, e se l’altro mostra una reale disponibilità a lavorare su di sé, non solo a “riprenderti”. Altrimenti, si rischia di tornare per bisogno e non per visione condivisa.
Quindi no, non sei “sbagliata” perché stai male. Stai elaborando una perdita importante e un cambiamento di identità: dalla te che era in quella relazione alla te che ora ha imparato a guardarsi più a fondo.
Sei già più avanti di quanto forse senti. A volte il dolore è il segnale che stai lasciando andare davvero, non che hai sbagliato.
E se un giorno dovesse esserci un nuovo incontro tra voi, che sia su basi nuove. Non perché non resisti alla mancanza, ma perché entrambi avete fatto un pezzo di strada in più.
Resto qui se vorrai riparlarne.
prima di tutto grazie per aver condiviso con tanta sincerità un momento così delicato. Le parole che usi mostrano chiaramente quanto tu abbia fatto un lavoro profondo su te stessa e quanto la decisione che hai preso non sia stata impulsiva, ma il frutto di un percorso interiore faticoso e lucido.
È normale che a distanza di qualche mese, nonostante la consapevolezza, emergano nostalgia, dubbi, dolore. L’amore – o meglio, il legame profondo – non si spegne solo perché ce ne andiamo da una relazione. A volte è proprio quando ci ascoltiamo davvero per la prima volta che ci accorgiamo quanto ciò che ci faceva male fosse anche ciò a cui eravamo più attaccati.
Quello che racconti è molto significativo: non sei andata via perché non lo amavi più, ma perché hai capito che non bastava più. È una differenza sottile ma profonda. Sentire la mancanza di una persona non significa automaticamente che la relazione debba riprendere, soprattutto se le dinamiche che ti facevano soffrire non sono cambiate – e da ciò che dici, sembra che non ci sia stato un reale movimento da parte sua.
La tua domanda è sincera e comprensibile: “Ha senso rivedere le mie decisioni?”
La verità è che sì, tutto si può rivedere, se c’è spazio nuovo in cui muoversi. Ma ricostruire ha senso solo se si è in due a volerlo, e se l’altro mostra una reale disponibilità a lavorare su di sé, non solo a “riprenderti”. Altrimenti, si rischia di tornare per bisogno e non per visione condivisa.
Quindi no, non sei “sbagliata” perché stai male. Stai elaborando una perdita importante e un cambiamento di identità: dalla te che era in quella relazione alla te che ora ha imparato a guardarsi più a fondo.
Sei già più avanti di quanto forse senti. A volte il dolore è il segnale che stai lasciando andare davvero, non che hai sbagliato.
E se un giorno dovesse esserci un nuovo incontro tra voi, che sia su basi nuove. Non perché non resisti alla mancanza, ma perché entrambi avete fatto un pezzo di strada in più.
Resto qui se vorrai riparlarne.
Buonasera, grazie per la condivisione.
La sua riflessione è molto intensa e mostra quanta consapevolezza abbia acquisito nel percorso che ha intrapreso. Quando si compie una scelta importante come quella di chiudere una relazione lunga e significativa, è naturale che emergano dubbi, nostalgia e dolore, soprattutto in periodo di crescita personale.
Ciò che descrive fa parte di un processo di elaborazione complesso, che richiede del tempo... Spesso, dopo una crescita personale, il cambiamento interno può creare una distanza difficile da colmare con chi invece è rimasto fermo su dinamiche passate. Questo non significa necessariamente che non ci possa essere un futuro, ma che per costruirlo sarebbe necessario un nuovo equilibrio, fondato su una reale evoluzione da entrambe le parti.
Domandarsi se abbia senso rivedere le decisioni è legittimo, ma più importante può essere chiedersi: quale parte di me vuole tornare indietro? È la parte che teme la solitudine o quella che spera in un cambiamento condiviso?
Le consiglio di continuare ad ascoltarsi con cura e a confrontarsi con la sua terapeuta su questi vissuti. Ricostruire è possibile ma solo se entrambi siete disposti a farlo, magari attraverso un percorso individuale e di coppia.
Un caro saluto,
Dott.ssa Simona Santoni
La sua riflessione è molto intensa e mostra quanta consapevolezza abbia acquisito nel percorso che ha intrapreso. Quando si compie una scelta importante come quella di chiudere una relazione lunga e significativa, è naturale che emergano dubbi, nostalgia e dolore, soprattutto in periodo di crescita personale.
Ciò che descrive fa parte di un processo di elaborazione complesso, che richiede del tempo... Spesso, dopo una crescita personale, il cambiamento interno può creare una distanza difficile da colmare con chi invece è rimasto fermo su dinamiche passate. Questo non significa necessariamente che non ci possa essere un futuro, ma che per costruirlo sarebbe necessario un nuovo equilibrio, fondato su una reale evoluzione da entrambe le parti.
Domandarsi se abbia senso rivedere le decisioni è legittimo, ma più importante può essere chiedersi: quale parte di me vuole tornare indietro? È la parte che teme la solitudine o quella che spera in un cambiamento condiviso?
Le consiglio di continuare ad ascoltarsi con cura e a confrontarsi con la sua terapeuta su questi vissuti. Ricostruire è possibile ma solo se entrambi siete disposti a farlo, magari attraverso un percorso individuale e di coppia.
Un caro saluto,
Dott.ssa Simona Santoni
Buongiorno,
grazie per aver condiviso un pezzo così profondo della sua esperienza. Quello che sta vivendo è un momento di grande intensità emotiva e confusione, del tutto comprensibile dopo la fine di una relazione lunga e significativa.
La decisione di interrompere un legame affettivo, soprattutto quando non è legata a un evento traumatico ma a una presa di consapevolezza interiore, è spesso una delle più difficili da sostenere. Lei ha descritto un percorso di crescita personale importante, che l’ha portata a riscoprire parti autentiche di sé stessa e a vedere con maggiore chiarezza ciò che prima sembrava “normale”, ma che in realtà la faceva soffrire. Questo è un passaggio tipico di chi affronta un lavoro terapeutico serio: la persona cambia, evolve, e si accorge che certi equilibri relazionali non funzionano più.
È naturale che ora senta la mancanza, che provi dolore e anche nostalgia: non si tratta solo dell’altro, ma anche di una parte di sé che era legata a quella relazione, ai progetti condivisi, alle abitudini costruite insieme. Tuttavia, come lei stessa intuisce, il fatto che il suo ex compagno non abbia intrapreso un percorso di crescita simile può rendere molto difficile la possibilità di ricostruire un rapporto su basi nuove. L’amore, da solo, non è sempre sufficiente per far funzionare una relazione se mancano la comunicazione profonda, la reciprocità emotiva e la volontà di mettersi in discussione.
Rivedere le proprie decisioni ha senso solo se c’è reale apertura da entrambe le parti e se il desiderio di cambiamento è condiviso. In caso contrario, rischia di ritrovarsi esattamente nello stesso punto da cui è partita, con un carico emotivo ancora più pesante da gestire.
In situazioni come questa, in cui si intrecciano emozioni forti, bisogni affettivi e riflessioni sul proprio percorso evolutivo, può essere molto utile e consigliato rivolgersi a uno specialista per approfondire questi vissuti e chiarire meglio i propri bisogni e desideri.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso un pezzo così profondo della sua esperienza. Quello che sta vivendo è un momento di grande intensità emotiva e confusione, del tutto comprensibile dopo la fine di una relazione lunga e significativa.
La decisione di interrompere un legame affettivo, soprattutto quando non è legata a un evento traumatico ma a una presa di consapevolezza interiore, è spesso una delle più difficili da sostenere. Lei ha descritto un percorso di crescita personale importante, che l’ha portata a riscoprire parti autentiche di sé stessa e a vedere con maggiore chiarezza ciò che prima sembrava “normale”, ma che in realtà la faceva soffrire. Questo è un passaggio tipico di chi affronta un lavoro terapeutico serio: la persona cambia, evolve, e si accorge che certi equilibri relazionali non funzionano più.
È naturale che ora senta la mancanza, che provi dolore e anche nostalgia: non si tratta solo dell’altro, ma anche di una parte di sé che era legata a quella relazione, ai progetti condivisi, alle abitudini costruite insieme. Tuttavia, come lei stessa intuisce, il fatto che il suo ex compagno non abbia intrapreso un percorso di crescita simile può rendere molto difficile la possibilità di ricostruire un rapporto su basi nuove. L’amore, da solo, non è sempre sufficiente per far funzionare una relazione se mancano la comunicazione profonda, la reciprocità emotiva e la volontà di mettersi in discussione.
Rivedere le proprie decisioni ha senso solo se c’è reale apertura da entrambe le parti e se il desiderio di cambiamento è condiviso. In caso contrario, rischia di ritrovarsi esattamente nello stesso punto da cui è partita, con un carico emotivo ancora più pesante da gestire.
In situazioni come questa, in cui si intrecciano emozioni forti, bisogni affettivi e riflessioni sul proprio percorso evolutivo, può essere molto utile e consigliato rivolgersi a uno specialista per approfondire questi vissuti e chiarire meglio i propri bisogni e desideri.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
La ringrazio per aver condiviso un momento così delicato e profondo della sua vita. Chiudere una relazione lunga, soprattutto quando è accompagnata da un sincero sentimento d’amore, è una delle esperienze emotivamente più complesse da affrontare. E proprio per questo merita uno spazio sicuro in cui esplorare le sue emozioni senza giudizio. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, ciò che lei descrive è un momento di ristrutturazione interiore. Ha compiuto un percorso importante di consapevolezza, ha cominciato a osservare sé stessa con uno sguardo nuovo, più autentico, e ha riconosciuto che alcuni bisogni emotivi fondamentali non erano più soddisfatti all’interno della relazione. È un passaggio evolutivo profondo, e molto spesso è in questi momenti che emergono, con tutta la loro forza, sia la chiarezza che il dolore. Perché, purtroppo, consapevolezza non significa automaticamente serenità: anzi, a volte è proprio quando vediamo le cose con maggiore nitidezza che il cuore inizia a fare più rumore. Lei ha descritto molto bene un aspetto centrale di molte relazioni di lunga durata: ci si adatta, si tollera, si accettano zone d’ombra che, con il tempo, diventano parte dell’arredamento emotivo. Poi accade qualcosa che rompe l’equilibrio: spesso, come nel suo caso, un lavoro terapeutico che permette di tornare in contatto con sé stessi, di sentire di nuovo con forza ciò che ci manca, ciò che vorremmo, ciò che davvero ci nutre. E a quel punto, la relazione che fino a poco tempo prima sembrava sopportabile, se non “normale”, inizia a sembrare soffocante, distante, priva di scambio autentico. Il dubbio che ora la tormenta è comprensibile. Quando si è ancora coinvolti emotivamente, la nostalgia si intreccia con la solitudine, e i momenti difficili del presente possono far apparire il passato meno pesante di quanto in realtà fosse. Si chiama “idealizzazione retrospettiva” e il nostro cervello è abilissimo nel metterla in scena: tende a farci ricordare con maggiore intensità i momenti belli, le sicurezze, le abitudini, mentre mette in secondo piano ciò che ci aveva fatto soffrire. Questo può alimentare la tentazione di tornare indietro, non tanto perché crediamo davvero che le cose possano essere diverse, ma perché vogliamo smettere di sentire il dolore del presente. È importante quindi distinguere tra ciò che le manca (che potrebbe essere il senso di stabilità, l’affetto, la quotidianità condivisa) e ciò che davvero desidera da una relazione. Lei ha fatto un passo coraggioso, quello di uscire da una zona di comfort per inseguire un benessere più autentico. Questo passaggio è doloroso, soprattutto perché non è stato motivato da un tradimento, da un litigio o da un evento esterno, ma da una crescente discrepanza interiore. Questo rende tutto più ambiguo, perché i sentimenti continuano a esserci, ma l’incompatibilità resta. Se si chiede se sia possibile ricostruire, la risposta è: sì, ma non alle stesse condizioni. Una vera ricostruzione non può avvenire se si ritorna esattamente dove si era. Serve un cambiamento reale da entrambe le parti, e soprattutto una volontà condivisa di mettersi in gioco, di affrontare temi profondi, anche quelli evitati per anni. Finché uno dei due continua a sfuggire al contatto con sé stesso (come sembra essere ancora il caso del suo ex compagno) è difficile immaginare una relazione nuova e diversa. La sua domanda più profonda, se ha senso rivedere la sua decisione, merita di essere accolta con delicatezza. In questo momento, ciò che potrebbe aiutarla non è tanto decidere se tornare o meno, ma continuare a dare valore al suo bisogno di autenticità, di connessione emotiva vera. È proprio su questo bisogno che può valutare ogni passo futuro: lui è davvero disponibile ad affrontare questo viaggio con lei? È pronto ad ascoltarsi, a crescere, a uscire dalle sue dinamiche di evitamento emotivo? Se la risposta è no, il suo dolore attuale, per quanto forte, è probabilmente il prezzo inevitabile di una scelta evolutiva. Se invece dovesse emergere in lui una reale intenzione di mettersi in gioco, allora sì, si potrebbe considerare un dialogo nuovo, non per tornare dove eravate, ma per esplorare se possa nascere qualcosa di più sano e consapevole. Nel frattempo, continui a prendersi cura di sé, magari rimanendo in contatto con la sua terapeuta, perché attraversare questi momenti significa anche costruire una nuova identità, più fedele a chi è diventata. Il dolore non è sempre un segnale che abbiamo sbagliato: a volte è semplicemente il prezzo della verità e del cambiamento. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno,
quello che stai vivendo è un momento delicato ma profondamente umano. Spesso, dopo un lavoro interiore importante, iniziamo a vedere con occhi nuovi anche ciò che prima ci sembrava “normale”, e questo può portare a scelte difficili ma necessarie. Chiudere una relazione lunga, anche senza eventi traumatici, richiede coraggio e lucidità.
Il dolore che senti ora non smentisce la tua decisione: è il segno che stai attraversando un processo di rielaborazione profonda. L’amore può restare anche dove la relazione non è più nutriente, e questo crea ambivalenza. È normale chiedersi se si può ricostruire, ma perché ciò accada, serve che entrambi evolviate, non solo tu.
A volte, la vera domanda non è “tornare o no”, ma: se tornassi, che spazio ci sarebbe per il mio nuovo modo di sentire?
Se senti il bisogno di esplorare meglio questa fase, con uno sguardo professionale e accogliente, sono qui.
Un percorso può aiutarti a chiarire cosa ti manca davvero: lui, o la parte di te che con lui non poteva emergere?
Ti accolgo, se desideri parlarne.
quello che stai vivendo è un momento delicato ma profondamente umano. Spesso, dopo un lavoro interiore importante, iniziamo a vedere con occhi nuovi anche ciò che prima ci sembrava “normale”, e questo può portare a scelte difficili ma necessarie. Chiudere una relazione lunga, anche senza eventi traumatici, richiede coraggio e lucidità.
Il dolore che senti ora non smentisce la tua decisione: è il segno che stai attraversando un processo di rielaborazione profonda. L’amore può restare anche dove la relazione non è più nutriente, e questo crea ambivalenza. È normale chiedersi se si può ricostruire, ma perché ciò accada, serve che entrambi evolviate, non solo tu.
A volte, la vera domanda non è “tornare o no”, ma: se tornassi, che spazio ci sarebbe per il mio nuovo modo di sentire?
Se senti il bisogno di esplorare meglio questa fase, con uno sguardo professionale e accogliente, sono qui.
Un percorso può aiutarti a chiarire cosa ti manca davvero: lui, o la parte di te che con lui non poteva emergere?
Ti accolgo, se desideri parlarne.
Gentile Utente, buongiorno.
la ringrazio per aver scelto di condividere questo momento così delicato della sua vita, così nuovo da conoscere e comprendere per lei.
La fase che sta attraversando è successiva a un passo molto complicato. Come dice nel suo messaggio, aver preso consapevolezza che quel rapporto differiva dalle sue necessità ha rappresentato una conquista per lei, ma il costo emotivo che le ha comportato è importante.
Si è trovata di fronte ad un bivio tra continuare la sua relazione o intraprendere una nuova strada fatta di ascolto di sè e delle proprie volontà e necessità.
Non penso che la scelta sia stata semplice, anzi, immagino il dolore che sta affrontando per la mancanza della persona che stava con lei, per i progetti condivisi, per la quotidianità rassicurante costruita assieme.
Nel suo messaggio, lei chiede se è possibile ricostruire. La possibilità di confrontarsi con il suo ex-compagno, di ragionare su una possibilità di costruire ex-novo una relazione può esserci, e lei ha la possibilità di prendere questa scelta. Tuttavia, è pur vero che solo lei ha intrapreso un percorso che l'ha portata a nuove conoscenze, ad acquisire nuove consapevolezze su di sè, sui suoi bisogni, il suo compagno non ne ha avvertito la necessità o comunque non ha scelto di intraprendere un percorso simile al suo.
Apprezzo la domanda "ha senso rivedere le mie decisioni?", è un punto centrale nel suo messaggio e, immagino per sè in questo momento di transizione. Il carico emotivo che sta vivendo in questo momento si unisce a tutte le riflessioni che sta facendo e a tutto ciò che ha acquisito dal percorso psicoterapeutico effettuato. Per questo ritengo sia importante continuare ad approfondire tutti i vissuti emotivi che stanno emergendo piano piano, con il tempo di cui hanno bisogno, con la sua terapeuta che la conosce bene e le è accanto sia per analizzare la dimensione emotiva, che nel suo percorso di conoscenza di sè.
Resto a disposizione e le auguro ogni bene. Cordialmente, Dott.ssa Letizia Turchetto
la ringrazio per aver scelto di condividere questo momento così delicato della sua vita, così nuovo da conoscere e comprendere per lei.
La fase che sta attraversando è successiva a un passo molto complicato. Come dice nel suo messaggio, aver preso consapevolezza che quel rapporto differiva dalle sue necessità ha rappresentato una conquista per lei, ma il costo emotivo che le ha comportato è importante.
Si è trovata di fronte ad un bivio tra continuare la sua relazione o intraprendere una nuova strada fatta di ascolto di sè e delle proprie volontà e necessità.
Non penso che la scelta sia stata semplice, anzi, immagino il dolore che sta affrontando per la mancanza della persona che stava con lei, per i progetti condivisi, per la quotidianità rassicurante costruita assieme.
Nel suo messaggio, lei chiede se è possibile ricostruire. La possibilità di confrontarsi con il suo ex-compagno, di ragionare su una possibilità di costruire ex-novo una relazione può esserci, e lei ha la possibilità di prendere questa scelta. Tuttavia, è pur vero che solo lei ha intrapreso un percorso che l'ha portata a nuove conoscenze, ad acquisire nuove consapevolezze su di sè, sui suoi bisogni, il suo compagno non ne ha avvertito la necessità o comunque non ha scelto di intraprendere un percorso simile al suo.
Apprezzo la domanda "ha senso rivedere le mie decisioni?", è un punto centrale nel suo messaggio e, immagino per sè in questo momento di transizione. Il carico emotivo che sta vivendo in questo momento si unisce a tutte le riflessioni che sta facendo e a tutto ciò che ha acquisito dal percorso psicoterapeutico effettuato. Per questo ritengo sia importante continuare ad approfondire tutti i vissuti emotivi che stanno emergendo piano piano, con il tempo di cui hanno bisogno, con la sua terapeuta che la conosce bene e le è accanto sia per analizzare la dimensione emotiva, che nel suo percorso di conoscenza di sè.
Resto a disposizione e le auguro ogni bene. Cordialmente, Dott.ssa Letizia Turchetto
Gentile paziente,
come Lei stessa racconta ha fatto un percorso ed è arrivata a questa scelta, una scelta maturata e ponderata, mentre il suo ex l'ha lasciata andare.
Se il suo ex avesse fatto qualcosa per trattenerla avrebbe senso iniziare anche una eventuale terapia di coppia, ma non mi sembra ci siano le premesse per un tale percorso.
La sofferenza derivante dall’assenza della persona che amavamo (o amiamo ancora) e quindi l’abbandono che abbiamo subito, equivale a tutti gli effetti ad un lutto vero e proprio. Pertanto questo aspetto di sofferenza che deriva da questo lutto va considerato e trattato esattamente come se fosse un lutto vero e proprio: in buona sostanza dobbiamo concederci il tempo necessario per metabolizzare l’evento.
Per elaborare una perdita, mediamente, sono necessari almeno sei mesi. Non possiamo pertanto pretendere dopo pochi settimane di star bene e di ricominciare a fare tutto ciò che facevamo prima con la stessa spensieratezza. Siamo costretti necessariamente ad attraversare questo dolore, che in genere si sviluppa nelle seguenti cinque fasi esattamente come lutto:
1) quella di rifiuto e della negazione,
2) quella della rabbia,
3) lo stadio del patteggiamento della contrattazione,
4) la fase della depressione,
5) la fase dell’accettazione.
Quindi, come prima cosa per noi da ricordare è che abbiamo bisogno di tempo e che dobbiamo attraversare tutte queste fasi prima di riuscire ad accettare l’evento, ad archiviarlo e ad impararne qualcosa. Parola chiave, pertanto è pazienza!
L'ha invito a confrontarsi con il suo terapeuta rispetto all'attuale malessere, dopo 4 mesi,
per essere accompagnata ad elaborare questo lutto in modo sano, perchè un lutto non elaborato rischia di congelarsi.
A disposizione,
saluti
dr. Sabrina Germi
come Lei stessa racconta ha fatto un percorso ed è arrivata a questa scelta, una scelta maturata e ponderata, mentre il suo ex l'ha lasciata andare.
Se il suo ex avesse fatto qualcosa per trattenerla avrebbe senso iniziare anche una eventuale terapia di coppia, ma non mi sembra ci siano le premesse per un tale percorso.
La sofferenza derivante dall’assenza della persona che amavamo (o amiamo ancora) e quindi l’abbandono che abbiamo subito, equivale a tutti gli effetti ad un lutto vero e proprio. Pertanto questo aspetto di sofferenza che deriva da questo lutto va considerato e trattato esattamente come se fosse un lutto vero e proprio: in buona sostanza dobbiamo concederci il tempo necessario per metabolizzare l’evento.
Per elaborare una perdita, mediamente, sono necessari almeno sei mesi. Non possiamo pertanto pretendere dopo pochi settimane di star bene e di ricominciare a fare tutto ciò che facevamo prima con la stessa spensieratezza. Siamo costretti necessariamente ad attraversare questo dolore, che in genere si sviluppa nelle seguenti cinque fasi esattamente come lutto:
1) quella di rifiuto e della negazione,
2) quella della rabbia,
3) lo stadio del patteggiamento della contrattazione,
4) la fase della depressione,
5) la fase dell’accettazione.
Quindi, come prima cosa per noi da ricordare è che abbiamo bisogno di tempo e che dobbiamo attraversare tutte queste fasi prima di riuscire ad accettare l’evento, ad archiviarlo e ad impararne qualcosa. Parola chiave, pertanto è pazienza!
L'ha invito a confrontarsi con il suo terapeuta rispetto all'attuale malessere, dopo 4 mesi,
per essere accompagnata ad elaborare questo lutto in modo sano, perchè un lutto non elaborato rischia di congelarsi.
A disposizione,
saluti
dr. Sabrina Germi
Se c'è voglia da parte di entrambi di ricostruire il rapporto e risolvere le falle che Lei ha rintracciato, la risposta è sì! Però, è importante che vi sia il contributo di entrambi.
Provare a parlarne con il Suo ex partner potrebbe aiutarLa a capire se sia o meno il caso di rivedere le Sue decisioni.
Sono a Sua disposizione nel caso in cui ne sentisse la necessità.
Provare a parlarne con il Suo ex partner potrebbe aiutarLa a capire se sia o meno il caso di rivedere le Sue decisioni.
Sono a Sua disposizione nel caso in cui ne sentisse la necessità.
Buongiorno quello che sta vivendo è di fatto una sorta di lutto da abbandono post fine di una relazione. Nel momento della scelta evidentemente era in uno stato di Maggiore consapevolezza e maggiore forza, ma passato un certo lasso di tempo si comincia a realizzare la mancanza dell'altro. Mancanza che può dipendere effettivamente dal dubbio della scelta ma anche da una sorta di abitudine dopo dieci anni di storia. Prima di qualsiasi scelta le consiglio di ascoltare profondamente se stessa prendendosi un momento di pausa e cercando di immaginare se con tutta la nuova consapevolezza e lavoro su di sé potrebbe davvero stare assieme a una persona che non l'ha fatto. Chiaramente ogni risposta a favore o contro il ritorno con l'ex scritto su questo format lascerebbe il tempo che trova perché le informazioni sono troppo poche e lo spazio per una risposta articolata troppo piccolo. Se il dubbio e l' incertezza dovessero diventare eccessive forse sarebbe il caso di ricontattare il suo psicoterapeuta per un breve periodo di sostegno e chiarimento delle idee.
E' normale sentire la mancanza, dopo tanti anni insieme non è facile rincominciare anche se all'inizio sembra la decisione migliore e si è felici per averla presa. Possono esserci ripensamenti dovuti alla mancanza ma mi sembra che la tua scelta sia stata ben ponderata durante un percorso terapeutico e che lui non abbia fatto obbiezioni, quindi mi sento di dirti che forse è il caso che tu tenga duro sulla tua scelta perché le motivazioni che ti hanno spinta in questa direzione sono giuste e con il tempo imparerai vivere senza sentire la sua mancanza perché incomincerai a costruirti la tua nuova vita visto che, come dici tu, ti sei riscoperta. Ogni giorno sarà una nuova scoperta, con alti e bassi ma sempre tutto nuovo e da vivere.
Gentile paziente, la decisione sofferta che l'ha condotta a chiudere la relazione sentimentale con il suo compagno è un importante passo di cura nei suoi confronti. Non sempre, infatti -pur sentendo e riconoscendo il bisogno del legame con l'altro e dell'affetto che si percepisce- questo è nutriente reciprocamente e ci aiuta nel nostro processo evolutivo, sia di coppia che individuale. La presa di coscienza dell'impossibilità di proseguire nella relazione, è un primo e importante passo ma non può essere che l'inizio di una nuova traiettoria, tutta da costruire. Ciò richiede molta pazienza e accoglienza per il proprio sentire, oltre alla possibilità di stare e di attraversare il senso del vuoto e dell'assenza dell'altro. Può essere importante, in questa fase così delicata, tornare a farsi accompagnare in questo processo stando in una relazione terapeutica che possa aiutarla a capire il senso di quello che le sta accadendo, i dubbi che naturalmente si pone sul tornare o meno nella relazione, sulla possibilità di ricostruire. Poiché se non c'è reciprocità nella coppia, può essere di aiuto chiedersi perché si senta il bisogno di tornare in quella dimensione relazionale, cosa stiamo cercando e che dice in primis del nostro modo di stare al mondo in quel momento storico.
La tua domanda è legittima e molto umana: ha senso rivedere una decisione anche se la testa sa che non è cambiato nulla, ma il cuore urla la mancanza?
È una delle grandi sfide della crescita emotiva: quando il cuore resta legato, ma la mente vede le dinamiche per quello che sono.
1. Non è strano stare peggio dopo una decisione giusta.
Spesso si pensa che, se si è fatto "la cosa giusta", allora si dovrebbe stare meglio. Ma non è così: il dolore non sempre è un segnale di errore. A volte è solo il prezzo da pagare per essersi scelti, per aver lasciato una zona di sicurezza che, pur non bastando più, rappresentava un pilastro nella tua vita.
2. Amare qualcuno non significa che sia la persona giusta per te, ora.
L'amore che provi (che è reale e importante) coesiste con la consapevolezza che i vostri bisogni profondi sono oggi disallineati. Tu hai fatto un passo in avanti nel contatto con te stessa, lui — a quanto dici — ha scelto di non farlo. Non è questione di colpa, ma di tempi diversi.
3. Lui non ha cambiato dinamiche — e tu questo lo sai già.
Hai descritto bene il suo modo di affrontare la vita: evitare il confronto con sé, restare sempre occupato, restare in superficie. Se questo è il nodo che ti ha fatto allontanare, e lui oggi è ancora lì, tornare significherebbe — come giustamente intuisci — riprendere un copione già scritto, con lo stesso finale.
Quindi: ha senso rivedere la decisione?
Solo se entrambi avete fatto (o state facendo) un lavoro interiore. Se così non è, il rischio è alto: il ritorno può diventare un’illusione di conforto che scivola presto nella frustrazione di prima.
Può invece avere senso: Prendere tempo senza tornare, ma comunicare con lui per vedere se esiste davvero margine di evoluzione reciproca.
Chiederti se la tua sofferenza oggi è solitudine vera o astinenza emotiva da un legame forte ma disfunzionale.
E soprattutto, darti il diritto di sentire la mancanza senza trasformarla in colpa o errore. Ti manca perché hai amato. Ma non tutto ciò che ci manca è sano per noi.
È possibile ricostruire?
Sì, ma solo se cambia il terreno su cui si ricostruisce. E questo significa che lui dovrebbe iniziare un percorso di consapevolezza vero, non solo parole, non solo promesse. E anche tu dovresti essere sicura di non volerlo “salvare” o “aspettare che cambi”, ma di voler condividere la vita con chi sceglie davvero di crescere con te.
Se ti va, ti propongo una riflessione:
Se oggi lui tornasse, esattamente com’era, pronto a ricominciare come prima… lo vorresti davvero, o lo vorresti diverso?
Quella risposta potrebbe dirti molto.
Ti andrebbe di esplorarla insieme?
Dott.ssa Antonella Bellanzon
È una delle grandi sfide della crescita emotiva: quando il cuore resta legato, ma la mente vede le dinamiche per quello che sono.
1. Non è strano stare peggio dopo una decisione giusta.
Spesso si pensa che, se si è fatto "la cosa giusta", allora si dovrebbe stare meglio. Ma non è così: il dolore non sempre è un segnale di errore. A volte è solo il prezzo da pagare per essersi scelti, per aver lasciato una zona di sicurezza che, pur non bastando più, rappresentava un pilastro nella tua vita.
2. Amare qualcuno non significa che sia la persona giusta per te, ora.
L'amore che provi (che è reale e importante) coesiste con la consapevolezza che i vostri bisogni profondi sono oggi disallineati. Tu hai fatto un passo in avanti nel contatto con te stessa, lui — a quanto dici — ha scelto di non farlo. Non è questione di colpa, ma di tempi diversi.
3. Lui non ha cambiato dinamiche — e tu questo lo sai già.
Hai descritto bene il suo modo di affrontare la vita: evitare il confronto con sé, restare sempre occupato, restare in superficie. Se questo è il nodo che ti ha fatto allontanare, e lui oggi è ancora lì, tornare significherebbe — come giustamente intuisci — riprendere un copione già scritto, con lo stesso finale.
Quindi: ha senso rivedere la decisione?
Solo se entrambi avete fatto (o state facendo) un lavoro interiore. Se così non è, il rischio è alto: il ritorno può diventare un’illusione di conforto che scivola presto nella frustrazione di prima.
Può invece avere senso: Prendere tempo senza tornare, ma comunicare con lui per vedere se esiste davvero margine di evoluzione reciproca.
Chiederti se la tua sofferenza oggi è solitudine vera o astinenza emotiva da un legame forte ma disfunzionale.
E soprattutto, darti il diritto di sentire la mancanza senza trasformarla in colpa o errore. Ti manca perché hai amato. Ma non tutto ciò che ci manca è sano per noi.
È possibile ricostruire?
Sì, ma solo se cambia il terreno su cui si ricostruisce. E questo significa che lui dovrebbe iniziare un percorso di consapevolezza vero, non solo parole, non solo promesse. E anche tu dovresti essere sicura di non volerlo “salvare” o “aspettare che cambi”, ma di voler condividere la vita con chi sceglie davvero di crescere con te.
Se ti va, ti propongo una riflessione:
Se oggi lui tornasse, esattamente com’era, pronto a ricominciare come prima… lo vorresti davvero, o lo vorresti diverso?
Quella risposta potrebbe dirti molto.
Ti andrebbe di esplorarla insieme?
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Buonasera, purtroppo nessuno può dirle se ha senso rivedere le sue decisioni. Solo lei può sapere questo.
Gentile utente dopo una rottura con una persona importante è fisiologico essere disorientati. Potrebbe pensare di intraprendere un percorso di supporto psicologico per avere idee più chiare su cosa fare.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Buongiorno,
Quel che mi sento di dirle è che un determinato incastro può avere senso e funzionare in un certo momento della nostra vita e non in un altro.
Andare in terapia è una presa di responsabilità importante, rispetto alla quale avviene un cambiamento, che in questo caso, evidentemente, ha portato ad una modifica della dinamica relazionale, per cui qualcosa ha iniziato a non funzionare. Lei stessa dice di aver preso coscienza di alcune lacune di questa relazione.
Dalle sue parole sembra essere accaduto questo.
Cerchi di capire che forma ha questa mancanza, che cosa significa. Se è una fisiologica mancanza che accompagna l'elaborazione di questo lutto (anche separarsi dal proprio partner può essere considerato tale) oppure se le dice qualcosa di differente, se c'è un desiderio consistente di questa persona ancora nella sua vita. E a prescindere da questo le suggerirei di parlare di questa sofferenza in terapia, potrebbe esserle molto utile cercare di comprendere come lei viva la rottura di un legame.
Spero di esserle stata d'aiuto :)
Quel che mi sento di dirle è che un determinato incastro può avere senso e funzionare in un certo momento della nostra vita e non in un altro.
Andare in terapia è una presa di responsabilità importante, rispetto alla quale avviene un cambiamento, che in questo caso, evidentemente, ha portato ad una modifica della dinamica relazionale, per cui qualcosa ha iniziato a non funzionare. Lei stessa dice di aver preso coscienza di alcune lacune di questa relazione.
Dalle sue parole sembra essere accaduto questo.
Cerchi di capire che forma ha questa mancanza, che cosa significa. Se è una fisiologica mancanza che accompagna l'elaborazione di questo lutto (anche separarsi dal proprio partner può essere considerato tale) oppure se le dice qualcosa di differente, se c'è un desiderio consistente di questa persona ancora nella sua vita. E a prescindere da questo le suggerirei di parlare di questa sofferenza in terapia, potrebbe esserle molto utile cercare di comprendere come lei viva la rottura di un legame.
Spero di esserle stata d'aiuto :)
Gentile utente, grazie per la condivisione.
Penso che, ogni volta che si pone questi due interrogativi, dovrebbe tornare al motivo per il quale lei abbia deciso di terminare la relazione, e a cosa non le bastasse più.
Le dico questo per la semplice ragione che, ad entrambe le domande da lei poste, non è possibile dare una risposta predefinita, che esuli da ciò che lei sente.
Terminare una relazione molto lunga, che è stata importante e ci ha segnati, nel bene come nel male, ci espone sempre a possibili ripensamenti, dubbi, e ovviamente nostalgia. Non è facile semplicemente chiudere e dimenticare qualcosa di così importante, e i sentimenti non svaniscono magicamente dall'oggi al domani.
Può quindi solamente cercare di ascoltarsi il più autenticamente possibile, solo lei può sapere se questa mancanza di appagamento non possa essere sanata, oppure se ci siano dei margini di riavvicinamento; solo lei può decidere se in fondo prova ancora a more per il suo ex compagno, o semplicemente sta faticando ad accettare che le cose siano cambiate.
Le auguro davvero di riuscire a ritrovare serenità e tranquillità, e anche la chiarezza che tanto cerca, le porgo cordiali saluti, dott. Niccolò Orsi Bandini.
Penso che, ogni volta che si pone questi due interrogativi, dovrebbe tornare al motivo per il quale lei abbia deciso di terminare la relazione, e a cosa non le bastasse più.
Le dico questo per la semplice ragione che, ad entrambe le domande da lei poste, non è possibile dare una risposta predefinita, che esuli da ciò che lei sente.
Terminare una relazione molto lunga, che è stata importante e ci ha segnati, nel bene come nel male, ci espone sempre a possibili ripensamenti, dubbi, e ovviamente nostalgia. Non è facile semplicemente chiudere e dimenticare qualcosa di così importante, e i sentimenti non svaniscono magicamente dall'oggi al domani.
Può quindi solamente cercare di ascoltarsi il più autenticamente possibile, solo lei può sapere se questa mancanza di appagamento non possa essere sanata, oppure se ci siano dei margini di riavvicinamento; solo lei può decidere se in fondo prova ancora a more per il suo ex compagno, o semplicemente sta faticando ad accettare che le cose siano cambiate.
Le auguro davvero di riuscire a ritrovare serenità e tranquillità, e anche la chiarezza che tanto cerca, le porgo cordiali saluti, dott. Niccolò Orsi Bandini.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, chissà con quanta fatica affronta tutto questo! Mi spiace. Credo che lei abbia proprio bisogno di parlare con qualcuno che la aiuti a rimettere tutto in ordine. Se vuole sono disponibile Buona giornata Dr.Grazia Chianetta
Grazie per aver condiviso una parte così intima della tua storia. La tua riflessione è profonda, lucida, e dimostra una grande consapevolezza di te stessa e del tuo percorso.
Dal punto di vista psicologico, è del tutto naturale che in questa fase tu possa sentire un senso di mancanza, tristezza o confusione. La fine di una relazione così lunga, anche quando è stata una scelta maturata con consapevolezza, porta con sé un vero e proprio lutto emotivo. Non stai solo lasciando una persona, ma anche una parte importante della tua identità, delle abitudini, dei sogni condivisi.
Ciò che emerge chiaramente è che la tua decisione è nata da un’evoluzione personale. Hai fatto un percorso profondo di crescita, hai imparato ad ascoltarti e a riconoscere i tuoi bisogni emotivi più autentici. Questo non è banale, ed è anche ciò che ha messo in luce una disconnessione nella relazione: mentre tu evolvevi, il tuo compagno è rimasto ancorato a un modo di essere che forse per te, oggi, non è più sostenibile.
Ti stai chiedendo se ha senso rivedere le tue decisioni. In linea generale, ogni relazione può essere ricostruita **se entrambe le persone sono disposte a lavorarci sinceramente**, con volontà, impegno e magari anche con il supporto di un percorso terapeutico condiviso. Ma questo implica una disponibilità **concreta** da parte dell’altro a guardarsi dentro, a cambiare dinamiche consolidate, a crescere con te. Finora, da ciò che racconti, lui non ha mostrato segnali chiari in quella direzione.
Il consiglio è questo: **prima di pensare a tornare indietro, chiediti se stai cercando lui o se stai cercando sollievo dalla solitudine, dalla nostalgia, dalla fatica di ricostruirti.** I sentimenti non scompaiono subito, ma la nostalgia non è sempre un buon metro di giudizio per rivedere decisioni importanti.
Se senti ancora un forte legame, e desideri sinceramente esplorare se c’è un futuro insieme, potresti proporre un confronto autentico, aperto, in cui valutare se c’è davvero da entrambe le parti la voglia di costruire qualcosa di nuovo — non semplicemente tornare a ciò che era.
Ti stai concedendo di essere onesta con te stessa, e questo è già un atto di grande amore verso di te. Come ti stai prendendo cura di te in questi mesi di solitudine? Se ti va puoi dirmelo in una seduta.
Dal punto di vista psicologico, è del tutto naturale che in questa fase tu possa sentire un senso di mancanza, tristezza o confusione. La fine di una relazione così lunga, anche quando è stata una scelta maturata con consapevolezza, porta con sé un vero e proprio lutto emotivo. Non stai solo lasciando una persona, ma anche una parte importante della tua identità, delle abitudini, dei sogni condivisi.
Ciò che emerge chiaramente è che la tua decisione è nata da un’evoluzione personale. Hai fatto un percorso profondo di crescita, hai imparato ad ascoltarti e a riconoscere i tuoi bisogni emotivi più autentici. Questo non è banale, ed è anche ciò che ha messo in luce una disconnessione nella relazione: mentre tu evolvevi, il tuo compagno è rimasto ancorato a un modo di essere che forse per te, oggi, non è più sostenibile.
Ti stai chiedendo se ha senso rivedere le tue decisioni. In linea generale, ogni relazione può essere ricostruita **se entrambe le persone sono disposte a lavorarci sinceramente**, con volontà, impegno e magari anche con il supporto di un percorso terapeutico condiviso. Ma questo implica una disponibilità **concreta** da parte dell’altro a guardarsi dentro, a cambiare dinamiche consolidate, a crescere con te. Finora, da ciò che racconti, lui non ha mostrato segnali chiari in quella direzione.
Il consiglio è questo: **prima di pensare a tornare indietro, chiediti se stai cercando lui o se stai cercando sollievo dalla solitudine, dalla nostalgia, dalla fatica di ricostruirti.** I sentimenti non scompaiono subito, ma la nostalgia non è sempre un buon metro di giudizio per rivedere decisioni importanti.
Se senti ancora un forte legame, e desideri sinceramente esplorare se c’è un futuro insieme, potresti proporre un confronto autentico, aperto, in cui valutare se c’è davvero da entrambe le parti la voglia di costruire qualcosa di nuovo — non semplicemente tornare a ciò che era.
Ti stai concedendo di essere onesta con te stessa, e questo è già un atto di grande amore verso di te. Come ti stai prendendo cura di te in questi mesi di solitudine? Se ti va puoi dirmelo in una seduta.
Buonasera,
Comprendo che non sia facile il periodo che ha vissuto e la ringrazio per aver posto la domanda e i suoi dubbi.
Il distacco emotivo richiede tempo per essere vissuto con naturalezza. A volte, la mancanza è solo una reazione naturale alla separazione, non un segnale che la relazione debba riprendere.
Se la decisione di chiudere è stata presa dopo un percorso di crescita personale, è importante chiedersi se tornare indietro cambierebbe davvero le cose.
Alla sua domanda "Se è possibile ricostruire?". Dipende, in quanto la relazione funzionale necessita della volontà di entrambi ed è chiaro che bisognerebbe capire se ci sia la volontà di lavorare sulla relazione con consapevolezza e cambiamento, ma soprattutto con tanta pazienza ed affetto. In quel caso, allora potrebbe esserci una possibilità di ricostruzione. Ma se uno dei due partner non è disposto a lavorare su se stesso e se non l'ha fatto fino ad ora, tornare insieme potrebbe riportare gli stessi problemi di prima. Cosa ne pensa? Ritengo che intraprendere un percorso personale per comprendere meglio i propri bisogni prima di prendere una decisione definitiva, le sarebbe di grande aiuto. Questo le permetterebbe di esplorare con maggiore chiarezza ciò che sente e capire se la nostalgia è legata al cambiamento o se c'è davvero un desiderio di ricostruzione. Le auguro una serena buonanotte e resto a disposizione per approfondimenti o necessità.
Un caloroso saluto,
Dr.ssa Manuela Valentini
Comprendo che non sia facile il periodo che ha vissuto e la ringrazio per aver posto la domanda e i suoi dubbi.
Il distacco emotivo richiede tempo per essere vissuto con naturalezza. A volte, la mancanza è solo una reazione naturale alla separazione, non un segnale che la relazione debba riprendere.
Se la decisione di chiudere è stata presa dopo un percorso di crescita personale, è importante chiedersi se tornare indietro cambierebbe davvero le cose.
Alla sua domanda "Se è possibile ricostruire?". Dipende, in quanto la relazione funzionale necessita della volontà di entrambi ed è chiaro che bisognerebbe capire se ci sia la volontà di lavorare sulla relazione con consapevolezza e cambiamento, ma soprattutto con tanta pazienza ed affetto. In quel caso, allora potrebbe esserci una possibilità di ricostruzione. Ma se uno dei due partner non è disposto a lavorare su se stesso e se non l'ha fatto fino ad ora, tornare insieme potrebbe riportare gli stessi problemi di prima. Cosa ne pensa? Ritengo che intraprendere un percorso personale per comprendere meglio i propri bisogni prima di prendere una decisione definitiva, le sarebbe di grande aiuto. Questo le permetterebbe di esplorare con maggiore chiarezza ciò che sente e capire se la nostalgia è legata al cambiamento o se c'è davvero un desiderio di ricostruzione. Le auguro una serena buonanotte e resto a disposizione per approfondimenti o necessità.
Un caloroso saluto,
Dr.ssa Manuela Valentini
il dubbio che la tormenta – "ha senso rivedere le mie decisioni?" – nasce dal conflitto tra ciò che il cuore rimpiange e ciò che la consapevolezza ha svelato. Dopo dieci anni e un percorso di crescita personale, lei non è più la stessa persona che ha iniziato quella relazione, mentre lui sembra rimasto immobile nel suo modo di "riempire il tempo per non affrontarsi".
La sua scala valoriale è evidentemente mutata: se prima poteva accontentarsi di una compagnia che riempiva le giornate, ora cerca profondità emotiva, connessione autentica, crescita condivisa. Il fatto che lui non abbia fatto nulla per convincerla a tornare, limitandosi ai "mille hobby", conferma che i vostri valori attuali viaggiano su binari diversi.
Quando si chiede se è possibile ricostruire, la domanda più onesta sarebbe: ricostruire cosa? La relazione che c'era, basata su dinamiche che ora riconosce come insufficienti? O una relazione completamente nuova, che richiederebbe a lui un lavoro su se stesso che in quarant'anni non ha mai intrapreso?
Il dolore e la mancanza che prova sono reali e legittimi: dieci anni non si cancellano in quattro mesi. Ma tornare indietro spinta dalla nostalgia, senza che nulla sia cambiato nelle dinamiche di fondo, significherebbe tradire il percorso di consapevolezza che ha fatto. Sarebbe come rimettere abiti che non le stanno più, solo perché sono familiari.
Se davvero volesse esplorare una possibilità di riconciliazione, dovrebbe partire da una conversazione onesta sui bisogni reciproci: lei ha bisogno di profondità emotiva, lui sembra aver bisogno di evitarla. È disposto lui a mettersi in gioco? È disposta lei ad accettarlo se la risposta fosse no?
A volte il vero atto d'amore è lasciare andare chi si ama quando i percorsi divergono. Non per mancanza di sentimento, ma per rispetto della propria evoluzione e dei propri valori attuali. La domanda non è se ricostruire sia possibile, ma se sia davvero ciò che onora la persona che lei è diventata.
Resto a disposizione per accompagnarla in questa riflessione.
Un cordiale saluto.
La sua scala valoriale è evidentemente mutata: se prima poteva accontentarsi di una compagnia che riempiva le giornate, ora cerca profondità emotiva, connessione autentica, crescita condivisa. Il fatto che lui non abbia fatto nulla per convincerla a tornare, limitandosi ai "mille hobby", conferma che i vostri valori attuali viaggiano su binari diversi.
Quando si chiede se è possibile ricostruire, la domanda più onesta sarebbe: ricostruire cosa? La relazione che c'era, basata su dinamiche che ora riconosce come insufficienti? O una relazione completamente nuova, che richiederebbe a lui un lavoro su se stesso che in quarant'anni non ha mai intrapreso?
Il dolore e la mancanza che prova sono reali e legittimi: dieci anni non si cancellano in quattro mesi. Ma tornare indietro spinta dalla nostalgia, senza che nulla sia cambiato nelle dinamiche di fondo, significherebbe tradire il percorso di consapevolezza che ha fatto. Sarebbe come rimettere abiti che non le stanno più, solo perché sono familiari.
Se davvero volesse esplorare una possibilità di riconciliazione, dovrebbe partire da una conversazione onesta sui bisogni reciproci: lei ha bisogno di profondità emotiva, lui sembra aver bisogno di evitarla. È disposto lui a mettersi in gioco? È disposta lei ad accettarlo se la risposta fosse no?
A volte il vero atto d'amore è lasciare andare chi si ama quando i percorsi divergono. Non per mancanza di sentimento, ma per rispetto della propria evoluzione e dei propri valori attuali. La domanda non è se ricostruire sia possibile, ma se sia davvero ciò che onora la persona che lei è diventata.
Resto a disposizione per accompagnarla in questa riflessione.
Un cordiale saluto.
Quando lei si chiede se abbia senso rivedere la sua decisione sembra che qualcosa dentro di lei non abbia ancora trovato un punto fermo e questo può accadere quando una relazione lunga lascia tracce che non spariscono con la scelta razionale. La mancanza che sente potrebbe riguardare non solo l’uomo che ha lasciato ma anche la parte di sé che stava in quella storia e forse qui potrebbe chiedersi che cosa esattamente la richiama indietro. Lei nota che lui è rimasto ancorato alle stesse modalità e allo stesso tempo immagina che tornare significherebbe ritrovarsi nello stesso punto. È interessante allora domandarsi che cosa spera possa cambiare davvero e che cosa invece teme che resti identico. Si chieda cosa la ferisce di più oggi la distanza o l’idea di un ritorno che potrebbe non trasformare ciò che l’aveva fatta soffrire. Parlare di queste ambivalenze in uno spazio dedicato potrebbe aiutarla a dare un posto più chiaro ai suoi vissuti e a capire verso quale direzione si muove il suo desiderio.
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