Esperienze



Il mio approccio di riferimento pone al centro le relazioni significative e i contesti in cui la persona vive, cresce e cambia.
Nel mio lavoro clinico accompagno piccoli, giovani adulti, adulti, coppie in percorsi di consapevolezza e cambiamento, con uno sguardo attento alle dinamiche relazionali e ai significati che le persone danno alla propria esperienza.
Ciò che per me è prioritario è fornire un ascolto attento ed empatico, costruire un rapporto di fiducia e l'adattamento dell'intervento ai bisogni specifici della persona.
Il mio compito è accompagnare ogni individuo, coppia o famiglia, nel percorso di vita offrendo strumenti, supporto e uno spazio sicuro in cui essere accolto/a e compreso/a.
Aree di competenza principali:
- Psicologia clinica
- Psicologia dell'età evolutiva
- Psicologia scolastica
- Psicologia della salute
- Psicologia clinica
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10 recensioni
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A . R
La Dottoressa Santoni oltre ad essere professionale e preparata,mi ha colpita per la sua dolcezza,la sua grande empatia ed accoglienza verso l’animo Umano!
Francesco P.
La prima cosa che ho notato della Dottoressa é la sua gentilezza e dolcezza: se dovessi descriverla con una parola sarebbe sicuramente EMPATICA. Consiglio a chiunque abbia bisogno di essere ascoltato e soprattutto compreso
G.P
La Dottoressa Santoni si é dimostrata molto cortese e disponibile. Mi é stata molto d’aiuto per superare un momento particolarmente stressante. La consiglio sicuramente.
A.P.
Sin dal primo momento si è dimostrata disponibile e gentile. Mi è stata davvero d’aiuto grazie alla sua empatia e pacatezza. Consiglio a chiunque senta il bisogno di iniziare un percorso.
A.P
La dott.ssa Dimona Santoni e molto professionale e competente. Disponibile alle esigenze del pz...Svolge molto bene il suo lavoro ...molto empatica,cortese ,dolce, e onesta..Dopo vari colloqui con altri psicologici, ho trovato quella giusta.Mi fa trovare a mio agio con la voglia di tornarci volentieri..Consigliatissima....
Risposte ai pazienti
ha risposto a 19 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno mio figlio di 17 anni non vuole andare a scuola. Al 1 liceo aveva tutti 8 dallo scorso anno è scemata la voglia di studiare, fatta una prima seduta con psicologo e mi hanno detto potrebbe essere disturbo oppositivo provocatorio lieve. Ma lui nn vuole andare da nessuno. Ci parlo ma non risponde, dice che non gli serve nulla e sta bene così. Usa molto il cellulare. Le ho provate tutte, punizioni, parole, vado anche io da uno psicologo ma non riesco ad aiutarlo a capire che gli serve un aiuto. Con mio marito ci stiamo per separare, quindi in casa non c'è una bella atmosfera. Quindi penso possa dipendere anche da questo e mi chiedo se sarà peggio quando comunicheremo che ci separiamo. Chiedo aiuto, come faccio a convincerlo a seguire un percorso e farsi aiutare. E come comunicare della separazione? Grazie
Buongiorno,
La difficoltà a coinvolgere suo figlio in un percorso psicologico non significa necessariamente che non stia soffrendo ma può indicare che non riesce a riconoscere o nominare il suo disagio, oppure che teme di essere “etichettato” o “giudicato”. L’adolescenza, unita a un clima familiare difficile come quello che può precedere una separazione, può alimentare atteggiamenti oppositivi, chiusura e uso eccessivo del cellulare come rifugio o distrazione.
Ciò che potrebbe aiutarla in questo periodo potrebbe essere modificare "l'approccio" alla richiesta di aiuto: più che “convincerlo” ad andare dallo psicologo, può essere utile proporglielo come uno spazio neutro e sicuro dove può parlare, se e quando se la sente, con una figura non giudicante.
Rispetto alla separazione è importante comunicarla con chiarezza e sincerità, rassicurandolo che resterete comunque una base stabile per lui. È importante che senta che non deve scegliere tra i genitori e che non ha responsabilità in questa decisione (potrebbe essere utile farsi aiutare da un professionista, poiché rimane comunque una comunicazione molto delicata).
Un caro saluto,
Dott.ssa Santoni Simona

Salve. Sono una ragazza di 29 anni e da tanti anni, a periodi alterni, mi trovo a vivere con la gestione della depressione di mio padre. Ha quasi 60 anni e almeno da 30 anni soffre di depressione e attacchi di panico. Per calmarsi purtroppo ha scelto come cura il bere. È stato ed è tutt'ora seguito da un sert, assume psicofarmaci e medicine appositamente per la gestione del bere. Purtroppo, nonostante la vicinanza dei membri della famiglia e gli anni di terapia, non è mai riuscito ad accettare realmente il problema. O meglio, dice di accettarlo ma continua a mentire e avere un atteggiamento di rifiuto. Non comunica come dovrebbe, frequenta da poco un gruppo anonimo di sostegno sebbene, così come per il sert, non si riconosca con altri alcolisti. I medici del sert ci hanno detto che è un alcolista di secondo livello ma che potrebbe peggiorare. Mia madre, mia sorella ed io siamo stremate. Le abbiamo provate tutte ma ci sentiamo sempre più impotenti, soprattutto io che ormai vivo da due anni in un'altra città. Anzi questo mi ha fatto spesso sentire in colpa e ho iniziato da pochissimo un percorso di terapia che spero mi aiuti a gestire il peso e lo stress che vivo quotidianamente. Volevo però un consiglio da altri professionisti e capire se può essere piu utile per un familiare parlare con qualcuno di specifico. Mia madre lo fa perche di tanto in tanto va con mio padre al gruppo di ascolto, ma anche lei è stanca di tutto arrivando addirittura ad augurare la morte a mio padre. Grazie
Buongiorno, da ciò che scrive è evidente la sofferenza, sua e di tutto il nucleo familiare. E' comprensibile sentirsi sopraffatti e impotenti, soprattutto se ci si trova lontani da casa ed il fatto che lei abbia cominciato un percorso di terapia è un passo molto importante che potrebbe aiutarla nel gestire questo carico emotivo nel modo migliore possibile e nel preservare i propri limiti e bisogni.
In queste situazioni è assolutamente consigliabile anche per i familiari rivolgersi a un professionista (magari per un percorso di terapia familiare), il quale potrebbe aiutare a comprendere meglio le dinamiche sottostanti la dipendenza e gestire il senso di colpa, condividendo i vissuti che ognuno di voi prova.
Un caro saluto,
Dott.ssa Santoni Simona

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