Buonasera. Ultimamente la mia testa mi sta facendo impazzire, senza un apparente motivo é tornata a

27 risposte
Buonasera. Ultimamente la mia testa mi sta facendo impazzire, senza un apparente motivo é tornata a pensare in maniera insistente ad un errore commesso più o meno 2 anni fa, ormai da 2 settimane é un pensiero fisso e continuo dalla mattina presto alla sera e tutto questo é debilitante, pesante e mi rende poco desideroso di socializzare e probabilmente scontroso in ambito lavorativo. Non riesco a capire per quale motivo la mia mente abbia rielaborato questa cosa e mi stia distruggendo in questa maniera. Nell'attesa di una vs gentile risposta porgo cordiali saluti A.
Salve, sento chiaramente quanto questo pensiero stia influenzando la tua vita quotidiana. A volte, la nostra mente riporta a galla episodi del passato perché sta cercando, a modo suo, di dare un senso, di comprendere un processo di elaborazione che a suo tempo non ha avuto il giusto spazio. Questo può accadere quando attraversiamo periodi di cambiamento, di stress. Mi domando: cosa è stato per te affrontare quell'errore? Hai avuto modo di parlarne, di affrontarti e magari di perdonarti? Spesso il dolore legato ad un errore non è solo legato a ciò che è accaduto, ma al modo in cui ci siamo sentiti trattati, o ci siamo trattati, da quel momento in poi. Potrebbe essere utile osservare questo pensiero non come un nemico, ma come un messaggero : cosa sta cercando di dirti? Quale parte di te ha bisogno di essere ascoltata, accolta e magari perdonata? E cosa succede nelle tue relazioni attuali- amicali, sentimentali e familiari- quando il pensiero prende spazio?

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Buon pomeriggio A.,
capisco quanto possa essere faticoso ritrovarsi intrappolati in un pensiero che torna con forza, soprattutto quando riguarda qualcosa che sembrava ormai lontano. A volte accade che la mente riapra qualcosa rimasto in sospeso, magari senza che ce ne rendiamo del tutto conto.
Il fatto che oggi questo ricordo sia così presente e ingombrante può indicare il bisogno di trovare uno spazio in cui essere ascoltato e compreso. In momenti come questi, poterne parlare in un contesto accogliente può davvero fare la differenza.
Resto a disposizione qualora sentisse il bisogno di uno spazio di ascolto.

Un caro saluto,
Dott.ssa Maria Francesca Copani
Buon pomeriggio A., a volte alcune tracce del passato tornano alla memoria e la mente spesso ne rimane sorpresa o, come ha detto lei, "fissata". Una rilettura di questo errore, con l'aiuto di un professionista, potrebbe aiutarla a dargli una luce diversa. Un saluto
Dott. Gianluca Pignatelli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera,
Capita talvolta che, anche a distanza di tempo, la nostra mente riporti alla coscienza episodi che credevamo ormai superati. Spesso non è tanto l’evento in sé a riemergere, quanto ciò che rappresenta sul piano emotivo.
In alcuni casi, questi ricordi possono riattivarsi in modo più intenso quando nel presente ci troviamo ad affrontare situazioni che, anche in modo implicito, toccano vissuti non del tutto elaborati.
Quando un pensiero diventa così pervasivo da interferire con il benessere e la quotidianità, può essere utile dargli spazio e ascolto in un contesto protetto, come quello di un percorso terapeutico. Non per alimentarlo, ma per comprenderlo e ridurne l’impatto.
Resto a disposizione, anche per eventuali incontri online o in presenza.
Un saluto,
Dott. Gianluca Pignatelli
Dott.ssa Margherita Atzori
Psicologo, Psicologo clinico
Aprilia
Buonasera, ti ringrazio per aver condiviso la tua esperienza.
Quando un evento del passato - soprattutto se è considerato un errore - riemerge nel presente, spesso è carico di emozioni non elaborate che finiscono per condizionare il modo in cui ci si sente, ci si comporta e si sta con gli altri.
Il fatto che quel pensiero sia sempre presente, dalla mattina alla sera, è un segnale importante: il tuo sistema interno sta cercando di dare senso o trovare una via di risoluzione, ma da solo non sempre ce la fa. E spesso, quando un’esperienza non viene elaborata del tutto, continua a “occupare spazio”, togliendo energia alla vita quotidiana, ai rapporti, e alla serenità.
Ti incoraggerei a non restare solo in questa esperienza. Esistono strumenti e percorsi psicologici che possono aiutarti a mettere a fuoco cosa quell’evento ha significato per te, a trovare un modo più sostenibile di tenerlo nella tua storia, senza che ti definisca o ti blocchi.
Il fatto che tu abbia scritto questo messaggio è già un primo passo importante verso un possibile cambiamento. Buona serata!
Dott.ssa Marianna Mansueto
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buonasera,
sembra che questi pensieri ossessivi stiano diventando parecchio invasivi e debilitanti. Per cercare di capire come mai succede questo la invito a prendere contatto al più presto con uno psicoterapeuta che possa aiutarla. Purtroppo non ci è possibile fare granchè tramite messaggio.
Si prenda cura di se stesso.
Dott.ssa Elisa Pappacena
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Latina
Salve caro signore
a volte i pensieri intrusivi corrispondono a delle ansie che materializziamo in questo modo. Ci ha detto molto poco quindi non possiamo fornire risposte dettagliate ma può chiedere una prima consulenza specialistica ad hoc, in modo da capire di piu'. L'attendo! Buon proseguimento
Dott.ssa Linda Fusco
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buonasera A,
credo che sia appropriato in questo caso provare ad elaborare questo "errore" , come lei lo definisce, non tanto per ripercorrere l'accaduto in quanto tale, ma piuttosto per comprendere cosa ha potuto simboleggiare per lei e come mai la sua mente ha deciso di ritornarci a distanza di tempo privandola anche delle sue energie mentali.
Di che dinamica parliamo? A volte questo è un modo che ha la psiche di comunicarci qualcosa, resto a disposizione per eventuale approfondimento.
I miei saluti,
dott.ssa Linda Fusco, psicologa clinica.
Dott.ssa Arianna Amatruda
Psicologo, Psicologo clinico
Nocera Inferiore
A volte capita quando siamo più vulnerabili o stressati che la mente “riapre” vecchie ferite per cercare risposte o per altri motivi. Questo però può bloccare il presente, come stai sperimentando tu. Ti consiglio di rivolgerti a uno psicoterapeuta per comprendere cosa sta riattivando oggi quel ricordo. Non sei solo e puoi uscirne, ma serve un piccolo passo per non lasciare che quel pensiero ti consumi.
Dott.ssa Fiammetta Improta
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buonasera A., capisco quanto possa essere faticoso convivere con un pensiero intrusivo e persistente. Purtroppo, il rimuginio tende a mantenere viva la sofferenza e impedisce la rielaborazione costruttiva dell’evento. Un primo passo utile potrebbe essere quello di imparare a riconoscere quando il pensiero si attiva e osservarlo come un contenuto mentale, non come una verità assoluta, e, se possibile, lavorare con un professionista per ridefinirne il significato e ridurne l’impatto.
Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Luciana Bastianini
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera A.,

quello che descrive, la presenza insistente e debilitante di un pensiero legato a un errore del passato, è un’esperienza che molte persone vivono, seppur in forme e intensità diverse. Quando un pensiero diventa fisso, ricorrente e difficile da mettere da parte, può generare un forte disagio emotivo, accompagnato da senso di colpa, confusione e, talvolta, isolamento.

Spesso questo tipo di ruminazione rappresenta un tentativo, purtroppo inefficace, della mente di elaborare un evento che ha lasciato un segno profondo. Anche quando crediamo di averlo “superato”, può riemergere in momenti di maggiore vulnerabilità, stress o affaticamento emotivo, talvolta senza che ne siamo pienamente consapevoli.

Tali pensieri possono rientrare in un quadro di ruminazione ansiosa o depressiva, oppure, se diventano intrusivi e percepiti come incontrollabili, avvicinarsi a una dimensione ossessiva, soprattutto quando iniziano a interferire con la vita quotidiana, le relazioni o il lavoro.

Tutto ciò rappresenta il segnale che qualcosa dentro di lei chiede ascolto e comprensione più profonda. Un percorso psicoterapeutico potrebbe offrirle l’opportunità non solo di ridurre la sofferenza, ma anche di esplorare il significato emotivo di questi pensieri e comprendere perché siano riemersi proprio in questo momento.

Resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Qualora desiderasse approfondire questi aspetti, non esiti a contattarmi.

Cordialmente,
Dott.ssa Luciana Bastianini
Dott.ssa Francesca Nori
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Caro utente, dalle sue parole emerge quanto questo pensiero fisso e ricorrente stia occupando la sua mente e quanto stia influenzando la sua quotidianità.
Accade che esperienze del passato, anche quelle che sembrano lontane, riemergano.
Lei ha parlato di un "errore", il che già implica un'interpretazione significativa di quell'esperienza che potrebbe accompagnare paura, ansia o senso di colpa.
Nella prospettiva psicoanalitica questi ritorni hanno un significato e possono segnalare qualcosa che merita di essere ascoltato.
Le consiglierei di iniziare un percorso psicoterapeutico che le permetta di esplorare con delicatezza e profondità le origini di questo pensiero, il contesto in cui è nato e perché ora torna con tanta forza. In uno spazio di ascolto, potrà dare un senso più pieno a ciò che sta vivendo, alleggerendone il peso e ritrovando contatto con sé stesso e con gli altri.
Un saluto.
Buonasera A.,
quello che descrive accade più spesso di quanto si pensi: a volte la mente riporta in superficie pensieri o ricordi legati a emozioni non del tutto elaborate, anche dopo molto tempo. Quando questi diventano così invadenti e persistenti, è comprensibile sentirsi sopraffatti, stanchi e meno disponibili verso gli altri.
Lavorare insieme su questo potrebbe aiutarla a dare un senso a ciò che sta accadendo, alleggerendo il carico emotivo che sta vivendo.
Resto a disposizione.

Dott.ssa Emma Basilico, psicologa
Buongiorno,
poter dare una risposta senza contestualizzare il periodo che sta vivendo e la sua storia di vita non è possibile, tuttavia sicuramente se sta riemergendo in questo periodo preciso questo pensiero insistente, probabilmente è possibile riferirlo a degli elementi attivanti che attualmente lei non riesce ad individuare.
Un caro saluto
Dott.ssa Alessandra Amato
Gentile A.,
comprendo quanto possa essere faticoso e debilitante per lei questo pensiero che continua a tornare insistentemente. Probabilmente, l'episodio che lei ha vissuto due anni fa l'ha fatta soffrire molto e l'emozione che ne è alla base necessita di essere ancora elaborata in uno spazio adeguato. È un momento delicato per lei, ma con il giusto supporto può riuscire a dare un significato nuovo a ciò che ancora oggi pesa e tornare a sentirsi più libero. Se dovesse decidere di intraprendere un percorso di supporto psicologico, rimango a disposizione!
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Patricia Bonaventura.
Dott. Francesco Giampaolo
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
quella che stai vivendo è un'esperienza che molte persone attraversano, anche se spesso non ne parlano per vergogna o perché si sentono "impazzire" come descrivi .

La tua mente ha ripescato un errore del passato e lo ha trasformato in un loop infinito di pensieri, analisi e auto-critica. È importante capire che questo non accade "senza motivo" - anche se il trigger scatenante può essere così sottile da sfuggire alla consapevolezza.

Spesso questi episodi si riattivano quando attraversiamo periodi di stress, cambiamenti significativi nella vita, o quando ci sentiamo particolarmente vulnerabili per altri motivi. Il cervello, in questi momenti, tende a riportare in superficie vecchie ferite o errori passati, come se volesse "risolvere" definitivamente qualcosa che considera irrisolto. È un meccanismo di controllo disfunzionale: la mente crede che continuando a pensarci possa trovare una soluzione retroattiva o una forma di redenzione.

Il fatto che questo pensiero sia diventato così pervasivo da influenzare il tuo umore, la tua socialità e il tuo lavoro indica che non si tratta di una semplice riflessione occasionale, ma di un pattern che si è cristallizzato. Quando un pensiero diventa così dominante, spesso è perché tocca qualcosa di più profondo: forse una paura di non essere abbastanza bravo, il terrore di deludere gli altri, o la difficoltà ad accettare la propria imperfezione.

La caratteristica insidiosa del rimuginio è che più cerchiamo di scacciare il pensiero, più questo si rafforza. È come dire a qualcuno "non pensare a un elefante rosa" - inevitabilmente ci penserà. Il cervello interpreta il nostro sforzo di evitare il pensiero come una conferma della sua importanza, alimentando così il circolo vizioso.

È significativo che tu riconosca l'irrazionalità di questa situazione. Due anni sono passati, probabilmente hai imparato da quell'errore, forse hai anche fatto ammenda se necessario. Il fatto che il tuo cervello lo riporti ora in superficie con tanta insistenza suggerisce che ci sono aspetti della tua vita presente che stanno creando una risonanza emotiva con quell'evento passato.

Non sottovalutare l'impatto che questo sta avendo sulla tua vita quotidiana. Quando un pensiero diventa così invadente da renderti "scontroso" al lavoro e meno propenso a socializzare, sta già compromettendo la tua qualità di vita in modo significativo. Questo non è qualcosa che dovresti affrontare da solo con la sola forza di volontà.

Ti suggerisco di considerare un supporto psicologico professionale. Non perché tu sia "malato" o "debole", ma perché esistono tecniche specifiche ed efficaci per interrompere questi cicli di rimuginio ossessivo. Un professionista può aiutarti a capire cosa ha scatenato questo episodio e fornirti strumenti concreti per gestire questi pensieri intrusivi.

Nel frattempo, prova a ricordare a te stesso che un errore di due anni fa non definisce chi sei oggi. La tua capacità di riconoscere e preoccuparti di quell'errore dimostra già la tua crescita come persona.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buonasera A.,

capisco il suo disagio e la frustrazione che può provocare ritrovarsi improvvisamente intrappolati in pensieri insistenti legati a un errore del passato. Può accadere che, anche a distanza di tempo, la nostra mente riattivi ricordi dolorosi, specialmente in momenti di stress o di maggiore vulnerabilità emotiva.

Quando un pensiero diventa così ricorrente e pervasivo da occupare gran parte della giornata, influenzando l’umore, le relazioni sociali e il funzionamento lavorativo, potrebbe trattarsi di un rimuginio o di un pensiero intrusivo. Spesso il rimuginio nasce dal tentativo, purtroppo inefficace, di voler “risolvere” o neutralizzare il disagio emotivo legato a ciò che è successo, finendo però per alimentare ulteriormente ansia e senso di colpa.

Non sempre è facile comprendere da soli il perché questi ricordi riemergano e diventino così ingombranti, ma è importante sapere che esistono strategie psicologiche efficaci per gestirli. In questi casi, sarebbe utile e consigliato approfondire la situazione rivolgendosi a uno specialista, che possa aiutarla a comprendere meglio cosa sta accadendo e a ritrovare benessere e serenità.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Maria Pace
Psicologo, Psicoterapeuta
Volpiano
Buongiorno, probabilmente c'è stata qualche situazione o circostanza che ha rievocato in te i vissuti legati a quel periodo o "errore" come lo definisci tu. A volte può essere utile tornarci ripercorrendo quanto accaduto con qualcuno che ti possa guidare nel ricostruire quel momento o periodo e che ti possa aiutare a comprenderne le tue stesse motivazioni che ti hanno portato a mettere in atto quel determinato comportamento di cui oggi sei pentito e che rifiuti. Analizzando bene il tutto magari questo pensiero legato a due anni fa puoi elaborarlo una volta per tutte e non tornerà a distanza di tempo a tormentare i tuoi pensieri, perché nel frattempo gli avrai attribuito significati nuovi e chissà che magari quel determinato comportamento non ti sembrerà più un errore.
Buongiorno A.
ci racconta che questo pensiero, legato ad un avvenimento avvenuto 2 anni fa, è tornato in modo insistente da circa 2 settimane; premesso che sarebbe necessario approfondire la questione legata all'errore e ciò che significa per lei, potrebbe essere utile ragionare sulle circostanze in cui il pensiero è tornato.
Il consiglio, siccome lei descrive la situazione come debilitante e invasiva della sua quotidianità, è quello di cercare un/a professionista con cui lavorare per non ridurre la complessità o sminuire la sua sofferenza.
Un caro saluto
Dott.ssa Cristiana Francesia
Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Buongiorno. Potrebbe essere che alcuni dettagli attuali abbiano rievocato quell'episodio, innescando un ciclo di rimuginazione. La mole di pensieri che emerge in queste circostanze può diventare davvero debilitante ed estenuante. E' fondamentale trovare una strategia personalizzata per interrompere questo flusso di pensieri negativi.
Per fare ciò, è necessario comprendere i meccanismi che mantengono attivo questo ciclo. Le consiglio di rivolgersi ad uno/a psicologo/a di fiducia per approfondire la questione. Se desidera un consulto, può contattarmi accedendo al mio profilo.
Dott. Gabriele Taddei
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Quando un pensiero legato a un errore del passato torna con insistenza e senza apparente motivo, può essere molto destabilizzante. È come se la mente si agganciasse a quell’episodio e iniziasse a rimuginarci sopra senza tregua, facendo crescere sensi di colpa, dubbi e malessere, anche quando razionalmente si pensa di aver già chiuso quella pagina.

Spesso questi pensieri non tornano per caso, ma si riattivano in momenti in cui ci sentiamo più vulnerabili o sotto pressione, anche se non ce ne rendiamo conto. Può accadere quando attraversiamo fasi di cambiamento, di stress, o quando ci sono emozioni che non trovano spazio per essere comprese e si trasformano in pensieri intrusivi.

Il fatto che senta il bisogno di dare un senso a ciò che sta vivendo è un segnale importante. In un percorso psicologico può diventare possibile andare oltre l’apparenza di quel singolo errore, esplorando cosa rappresenta per lei, cosa ha riattivato dentro di sé e perché in questo momento è così presente. Spesso non è tanto il fatto in sé a ferirci, quanto il modo in cui ci parla di noi stessi, della nostra immagine, delle aspettative che abbiamo o del bisogno di perdonarci.

Questa fase può essere l’occasione per conoscersi meglio e alleggerire quel peso che oggi sembra insostenibile. Anche i pensieri più disturbanti, se accolti con attenzione e senza giudizio, possono diventare una porta d’accesso verso un equilibrio nuovo.

Un caro saluto
Buongiorno,
Immagino per lei sia difficile questo momento.
Bisognerebbe capire cosa è avvenuto due anni fa ma soprattutto che significato ha dato lei a questo evento. Evidentemente la sua modalità di lettura di quanto accaduto ha attivato qualcosa di importante per lei. Come mai con questo pensiero fisso lei ha poco desiderio di socializzare? Come sono interconnessi questi due aspetti? Quel che è accaduto, il significato che lei gli ha dato, che corde ha toccato per lei?
Rifletterei in questo senso.
Spero di esserle stata d'aiuto :)
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, quello che descrive è un vissuto che, purtroppo, molte persone sperimentano almeno una volta nella vita: il riemergere improvviso e prepotente di un errore del passato che, pur sembrando razionalmente superato o lontano, torna a occupare uno spazio ingombrante nella mente. Il fatto che questo pensiero si sia trasformato in una ruminazione costante e invasiva, fino a incidere sul suo umore, sulle relazioni sociali e sull’ambiente lavorativo, ci indica che non si tratta solo di un ricordo, ma di qualcosa che tocca corde profonde, forse ancora irrisolte.

È possibile che l’errore commesso due anni fa abbia lasciato in lei delle ferite emotive non completamente elaborate. A volte la mente, quando è sotto stress o in un momento di maggiore vulnerabilità, riattiva contenuti che sono rimasti in una sorta di “zona grigia”, non del tutto digeriti. Questo può succedere anche in assenza di eventi scatenanti evidenti. I pensieri ricorrenti, in questi casi, rappresentano un tentativo (per quanto doloroso) di dare un senso, di trovare un sollievo, o persino di autopunirsi per qualcosa che si percepisce come imperdonabile, anche quando, oggettivamente, non lo è.

È importante sapere che questo tipo di dinamiche non sono un segno di debolezza o di instabilità, ma spesso indicano una sensibilità elevata e un forte senso di responsabilità verso se stessi e gli altri. Tuttavia, quando il pensiero si fa intrusivo e rigido, e smette di avere una funzione elaborativa, può trasformarsi in un vero e proprio meccanismo disfunzionale, fonte di sofferenza. In questi casi può essere utile iniziare un percorso di sostegno psicologico che aiuti a comprendere meglio il significato di questi contenuti mentali, il ruolo che stanno svolgendo nella sua vita attuale, e le modalità più efficaci per restituire alla sua mente uno spazio di maggiore quiete e libertà.

La sua richiesta di aiuto, chiara e onesta, è già un passo importante. Le consiglio di ascoltare questo bisogno, perché merita di sentirsi nuovamente in equilibrio con sé stesso e con il proprio presente.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
La ringrazio per aver condiviso una parte così intima e faticosa del suo vissuto. Dal modo in cui descrive ciò che sta vivendo emerge chiaramente quanto questa esperienza le stia prosciugando energie e serenità. Il fatto che un errore del passato riaffiori in modo così insistente, trasformandosi in un pensiero fisso che la accompagna dalla mattina alla sera, è un segnale importante che merita di essere accolto con rispetto, senza giudizio, ma anche con strumenti concreti per comprenderlo e affrontarlo. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, ciò che sta sperimentando potrebbe essere legato a un pensiero intrusivo, una forma di ruminazione che spesso si radica in persone particolarmente sensibili, attente al senso di responsabilità e al desiderio di fare le cose nel modo giusto. Capita che la mente, in alcuni periodi di stress o di maggiore vulnerabilità, vada a riaprire episodi passati, soprattutto se collegati a emozioni di colpa, vergogna o paura di aver fatto del male. Questi pensieri tornano non perché l’errore sia realmente “più grave” di prima, ma perché in questo momento probabilmente ci sono altre preoccupazioni o pressioni che la rendono più esposto a rielaborare quel ricordo come se fosse ancora attuale. Spesso la mente ripropone questi ricordi con un obiettivo, anche se non sempre evidente: proteggere da futuri errori, spingere a rimediare o a punirsi per non ricadere. È una strategia di controllo che, però, alla lunga diventa un circolo vizioso: più prova a controllare o scacciare il pensiero, più questo ritorna. E più si convince di doverlo risolvere razionalmente, più si intrappola. È come se la sua mente fosse convinta che rimuginare la aiuti a chiudere definitivamente la questione, quando in realtà la tiene bloccata in un senso di colpa o di incertezza. Un primo passo per interrompere questo meccanismo è accogliere il pensiero senza cercare di confutarlo o allontanarlo, ma osservandolo come un contenuto mentale, non come una verità assoluta. Provare a dire a se stesso: “Sto notando questo pensiero. Non è un ordine né una condanna. È solo un pensiero” può aiutare a prendere un po’ di distanza. Non si tratta di convincersi che l’errore non sia esistito, ma di capire che continuare a rimuginare non lo cambia. È utile anche portare l’attenzione a ciò che sta vivendo nel presente, riconoscere come questo ricordo influenza il suo umore, le relazioni e le energie. In alcuni casi, lavorare su esercizi di mindfulness o di esposizione ai pensieri indesiderati, senza reagire subito, può essere di grande aiuto. Se sente che da solo non riesce a gestire questa ruminazione, non esiti a parlarne con uno specialista: un percorso mirato può fornirle strumenti pratici per interrompere questi giri mentali e per affrontare in modo più funzionale la colpa o la paura legata a quell’errore. Ricordi che ciò che è accaduto non la definisce come persona nella sua interezza. Tutti possiamo fare errori, ma non per questo siamo solo quell’errore. È fondamentale restituire al passato il suo spazio, riconoscendo che la vita si muove anche attraverso i passi falsi, e che ogni giorno può essere un’occasione per riattivare risorse che ora sembrano bloccate. La invito a trattare se stesso con la stessa comprensione che darebbe a una persona cara se fosse tormentata da un errore commesso anni fa. È un esercizio che richiede pazienza, ma che aiuta a spezzare la catena di autocritica e a ricostruire un rapporto più equilibrato con la propria mente. Se desidera, resto a disposizione per approfondire e accompagnarla in questo percorso. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Sara Radaelli
Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Gentile A.
la sensazione di frustrazione che prova è assolutamente comprensibile in una situazione come quella che descrive. Quando sperimentiamo la comparsa di pensieri intrusivi, e il continuo rimuginio su eventi passati, ci sembra effettivamente di vivere un tormento, perché non riusciamo a distogliere il pensiero da qualcosa che ci provoca vissuti di angoscia o che ci fa rivivere momenti di sconforto e di disperazione. Il pensiero intrusivo ci riporta continuamente a quel momento, facendoci rivivere le stesse emozioni, e questo può diventare insopportabile.

Una delle prime azioni che potrebbe mettere in pratica è provare ad individuare cosa nella sua vita attuale possa avere scatenato il ricordo di quell’errore, il riemergere di quella particolare esperienza. Le ragioni per cui il pensiero di un vecchio errore potrebbe riemergere con tanta forza sono diverse: un periodo di cambiamento significativo nella vita attuale potrebbe riportare alla memoria esperienze irrisolte, oppure un trigger inconscio (un evento, un incontro, una conversazione, una canzone, un odore, un’immagine, la scena di un film…) potrebbe avere innescato involontariamente il ricordo di quell'errore.

Probabilmente l’errore a cui accenna (e le emozioni ad esso collegate) non è stato sufficientemente rielaborato all’epoca e ora la sua mente potrebbe sentire il bisogno di farlo per integrare definitivamente quell’esperienza.

Affrontare pensieri intrusivi è sicuramente un’esperienza estenuante, ma, invece di cercare di sopprimere il pensiero o di combatterlo, provi a riconoscere che c’è e lo noti; può dirsi: “Ok, ho questo pensiero. Lo noto. C’è!”. Quest’azione potrebbe spaventare, ma la consapevolezza è un passo necessario.
Successivamente, potrebbe porsi alcune domande su quel pensiero e chiedersi: “A cosa è utile questo pensiero in questo momento? Cosa della mia vita attuale richiama quella situazione passata? C'è qualcosa di concreto che posso ancora fare riguardo a quell'errore passato? Oppure, posso utilizzare quell’esperienza per migliorare/affrontare qualcosa di attuale?”.

Ascolti le emozioni che emergono e noti anche quelle, senza giudicarle e senza reprimerle, ma valuti la possibilità di condividere ciò che sta provando con un amico, un familiare o qualcuno di fidato, perché questo può alleggerire il carico, ma soprattutto può offrirle nuove prospettive.

Se, però, questi pensieri dovessero continuare ad essere così intensi e debilitanti da influenzare significativamente il suo lavoro, le sue relazioni sociali e il suo benessere generale per un periodo prolungato valuti la possibilità di parlare con uno psicologo o con uno psicoterapeuta, perché è possibile che l’intensità di questa esperienza vada affrontata insieme ad un professionista che possa aiutarla a mettersi in contatto con le sue risorse interiori.

Si ricordi, infine, che l'autocritica e il senso di colpa possono essere molto dannosi; per questo motivo, sia gentile con se stesso e rivolga a sé la stessa compassione che userebbe per un amico in una situazione simile.

Un caro saluto
Dott.ssa Elisa Rizzotti
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Pordenone
Gentile A., comprendo quanto possa essere difficile e faticoso vivere con un pensiero insistente e continuo che si ripresenta senza un motivo chiaro, soprattutto quando questo influisce negativamente sul suo benessere emotivo, sul desiderio di socializzare e sul suo comportamento in ambito lavorativo; è importante riconoscere che la mente a volte rielabora eventi passati, anche dopo tempo, e questo può generare un disagio profondo che si manifesta con ruminazione e difficoltà a distogliere l’attenzione da quei ricordi, rendendo la quotidianità più pesante. Le suggerirei di considerare l’opportunità di un percorso psicoterapeutico, che possa offrirle uno spazio sicuro e accogliente per esplorare questi pensieri, comprenderne le radici e imparare strategie per gestirli in modo più funzionale, riducendo così il loro impatto sulla sua vita. Rimango a sua disposizione e le auguro di trovare presto un sollievo da questo stato di sofferenza. Dott.ssa Rizzotti
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso/a utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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