Buonasera Sono una ragazza di 26 anni che dai 13 anni convive con ansia e depressione Ho diagnos

20 risposte
Buonasera
Sono una ragazza di 26 anni che dai 13 anni convive con ansia e depressione
Ho diagnosi di DOC, ansia sociale, PTSD, narcisismo, disturbo antisociale di personalità e disturbo da evitamento di personalità
Sono seguita da anni da uno psicoterapeuta sistemico-relazionale bravissimo che mi ha aiutato moltissimo nei rapporti con la mia famiglia disfunzionale e con i miei traumi grazie all'EMDR
Inoltre assumo giornalmente fluvoxamina 150 mg + rxulti 1 mg
Io sto complessivamente meglio ma da ormai un anno sento che non mi trovo più con il mio terapeuta, nonostante gli sia infinitamente grata
Il problema cruciale attuale è la mia estrema pigrizia, letargia, mancanza di motivazione, concentrazione, disturbi del sonno
Sono una studentessa di medicina che ha molto a cuore il lavoro che spero andrò a fare ma non ho motivazione nello studio, passo tutto il giorno a dormire, ho sempre bassissimi livelli di energia
Non so se la mia situazione sia migliorabile, provo a chiedere a voi
Quale approccio di psicoterapia pensate possa essere più adatto a me? Cognitivo comportamentale?
Ringrazio,
Saluti
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, mi sembra lei provi molta stima per il suo terapeuta, certo in questo momento se pone la domanda su quale approccio sia più adatto, noto in lei come sia presente il dubbio. Sembra in questo momento stia dubitando sia sull'approccio terapeutico sia della possibilità che lei possa cambiare. Rifletta sul perche si è posta queste domande. Se è soddisfatta della terapia e del suo terapeuta prosegua il suo percorso. Forse non si è andati abbastanza in profondità nella terapia, se è cosi per quale motivo?
Cordiali saluti
Dott.Salvatore Augello

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott.ssa Valentina Penati
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buonasera, è assolutamente possibile che ad un certo punto di una psicoterapia si senta l'esigenza di apportare dei cambiamenti, perché le esigenze sono cambiate ad esempio e il lavoro che prima funzionava con il proprio terapeuta non corrisponde più alle nuove emergenze. Il suo terapeuta di formazione sistemico familiare l'ha evidentemente ben aiutata nel momento in cui c'era da lavorare sulle relazioni familiari (è proprio su questo che interviene la terapia sistemica!). Forse il questo momento il focus è più su di lei, sui suoi obiettivi e sugli ostacoli che sta incontrando nell'investire su attività che la riguardano in prima persona. In tal senso una terapia cognitivo comportamentale è l'indirizzo che meglio risponde a questo tipo di probelmatiche. Resto a disposizione e auguro una buona serata
Dott.ssa MARIELLA BELLOTTO
Psicoterapeuta, Neuropsicologo, Psicologo
Vicenza
Buonasera,
L’approccio cognitivo neuropsicologico sarebbe indicato in questa fase del tuo percorso. Dopo anni di lavoro relazionale e sull’elaborazione dei traumi, i sintomi che descrivi (letargia, mancanza di motivazione, difficoltà di concentrazione, sonno irregolare) suggeriscono una disfunzione nei processi di attivazione e autoregolazione frontale.
La terapia cognitivo-neuropsicologica lavora proprio su questi aspetti, integrando tecniche di attivazione comportamentale, riabilitazione delle funzioni esecutive e ristrutturazione cognitiva per ristabilire energia, motivazione e continuità negli obiettivi.
È un approccio scientificamente fondato e molto utile quando la componente depressiva e la stanchezza prevalgono nonostante il lavoro psicologico già svolto.
A disposizione anche tramite videochiamata
Mariella Bellotto
Dr. Maria Tiziana Maricchiolo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
San Giovanni la Punta
Buongiorno, potrebbe essere utile un lavoro psico-corporeo e l'approccio psicoterapeutico fornito dall'Analisi Bioenergetica che le restituisca una maggiore connessione con il sentire, presenza, stabilità emotiva ed energia.
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, dopo anni di percorso, é normale senta il bisogno di cambiare prospettiva terapeutica o di esplorare nuove modalità di crescita. A volte, anche quando il legame con il terapeuta è valido, il processo evolve e si avverte l’esigenza di un nuovo sguardo.
I sintomi che riferisce, pigrizia marcata, letargia, difficoltà di concentrazione e di motivazione, possono avere diverse origini, tra cui fattori biologici, emotivi e relazionali. È opportuno parlarne anche con il suo psichiatra per una valutazione del trattamento farmacologico, poiché i dosaggi o le combinazioni possono influire molto sul livello di energia e sulla regolazione del sonno. Sul piano psicoterapeutico, potrebbe trarre beneficio da un approccio integrato che combini il lavoro di consapevolezza tipico della Mindfulness, l’elaborazione profonda dell’EMDR e alcune tecniche di attivazione comportamentale mutuate dalla terapia cognitivo-comportamentale. Anche un orientamento umanistico o di analisi bioenergetica potrebbe aiutarla a ritrovare contatto con il corpo e con la motivazione vitale che ora le appare spenta. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Donatella Di Grazia
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Gentile utente, tenuto conto del rapporto di fiducia che ha costruito con il suo psicoterapeuta, le consiglio di parlare apertamente di quello che sta sentendo, anche rispetto al vostro lavoro insieme, forse può aiutarla a capire meglio come affrontare questo malessere ed eventualmente darle indicazioni più funzionali per lei. Un caro saluto
Buongiorno, le consiglio di parlarne con il suo terapeuta di quello che sta vivendo in terapia in questa fase. Come ha scritto, l'ha aiutata moltissimo il suo terapeuta e ne riconosce le sue qualità. Sono certa che un chiarimento rappresenterà un punto di svolta in ogni caso.
Cordialità
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, prima di tutto mi dispiace molto che stia attraversando un momento di fatica come questo. Credo che avere dei blocchi con la propria terapia sia qualcosa di cui lei potrebbe parlare con la sua terapeuta per capire come muovervi di conseguenza. Cambiare non è di per sè un problema può succedere che dopo un certo tempo abbiamo bisogno di spunti diversi, di sguardi nuovi. Ma immagino la sua terapeuta la possa accompagnare in questo. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentile, descrive un quadro ampio e leggendo le sue parole, immagino che sia stato svolto da entrambe le parti (lei e il collega) un buon lavoro; per questo la invito a condividere con il suo terapeuta ciò che sta condividendo qui ("non mi trovo più con il mio terapeuta") e se ciò dovesse essere per lei difficile, la invito a domandarsi: cosa potrebbe accadere se lei condividesse ciò con lui? La relazione terapeutica sana prevede un grado di apertura e autenticità che permette anche di parlare della relazione stessa e dell'efficacia del trattamento.

Per rispondere alla sua domanda, più che il modello di terapia specifico, la invito a voler lavorare in terapia provando a dare un senso a questa scarsa motivazione e bassi livelli energetici, andando magari ad esplorare quali emozioni prova rispetto a questi stati e quali stati emotivi sottostanti vi sono sotto questi comportamenti che descrive.
Resto disponibile se ha necessità. Un saluto.
Cara utente,
nelle tue parole si avverte una consapevolezza molto matura del tuo percorso e, nello stesso tempo, una fatica che sembra non trovare ancora uno spazio in cui essere davvero compresa. Le diagnosi che riporti raccontano una storia complessa, stratificata, dove diversi modi di funzionare si sono intrecciati per anni. E ciò che emerge ora — questa pigrizia che non è pigrizia, questa letargia, la perdita di concentrazione, il sonno che non ristora, l’energia che non arriva — sembra legarsi a qualcosa di più profondo del semplice “non ho voglia di studiare”.
A volte, quando un lungo lavoro terapeutico aiuta a sciogliere traumi, legami familiari intricati, parti molto antiche della propria storia, può accadere che emerga un vuoto che prima era coperto dal dolore più evidente. È un momento in cui la mente si trova priva delle vecchie difese, ma non ancora dotata di strumenti nuovi per reggere la quotidianità. E quella che appare come mancanza di motivazione può essere, in realtà, una forma di esaurimento interno, una stanchezza psichica profonda che non si lascia affrontare semplicemente con la “volontà”.
Il fatto che tu non ti senta più in sintonia con il tuo terapeuta non significa che il lavoro fatto insieme non sia valido. Può significare che sei in una fase diversa, in cui alcuni temi richiedono uno sguardo differente. Succede spesso dopo percorsi intensi: non è un tradimento, ma un movimento naturale della psiche che cerca un nuovo assetto.
Per quanto riguarda l’approccio terapeutico, non esiste una risposta unica. Ci sono persone che, dopo aver lavorato molto sui legami e sulle ferite profonde, trovano aiuto in un modello più orientato alla struttura interna, come quello psicodinamico o psicoanalitico. Altre, in momenti di forte fatica cognitiva e comportamentale, beneficiano di un lavoro più mirato sulla quotidianità, come quello cognitivo-comportamentale o alcune sue declinazioni più recenti.
La domanda non è tanto “qual è l’approccio giusto”, quanto “di che cosa ha bisogno, oggi, la parte di te che non riesce più ad alzarsi dal letto?”. Può darsi che quella parte chieda un contenimento più profondo, o magari un sostegno più pragmatico. Può esserci una componente legata alla depressione farmacologica, o a un equilibrio che si è modificato con i farmaci. Può esserci una fase del tuo percorso che richiede meno elaborazione del passato e più attenzione al tuo modo di vivere il presente. Tutte queste sono possibilità, non certezze.
Forse quello che stai vivendo non è la fine della terapia, ma la fine di una forma di terapia. E il desiderio di cambiare approccio può essere un segnale che una parte di te sta cercando un modo nuovo per prendersi cura di sé, meno centrato sulle origini dei traumi e più orientato a sostenere la tua vita attuale, il tuo corpo stanco, la tua quotidianità che fa fatica.
Non c’è nulla nella tua storia che dica che la tua condizione non sia migliorabile. Esiste piuttosto la sensazione — comprensibile — di essere arrivata in un punto in cui gli strumenti che ti hanno aiutata fino a ora non bastano più. E questo può essere proprio il momento in cui cercare un nuovo sguardo diventa parte del processo terapeutico.
Con cura,
dott.ssa Raffaella Pia Testa
Dott.ssa Valentina Sciubba
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma

La letargia sembrerebbe deporre per uno stato depressivo per il quale non le consiglierei la CBT da sola, ma altri approcci come la Terapia Interpersonale o una terapia combinata. Anche la Terapia strategico-gestaltica che applico dovrebbe darle dei benefici perché associa una cura delle relazioni a strategie concrete finalizzate al cambiamento di comportamenti, pensieri ed atteggiamenti.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buonasera — grazie per aver raccontato con chiarezza la tua storia, è già un passo importante.
Da quanto riferisci ci sono diversi elementi che vanno considerati insieme: una lunga storia di ansia/depressione e traumi (su cui l’EMDR ti ha aiutata), diagnosi di disturbi di personalità, e una sintomatologia attuale fatta soprattutto di letargia, apatia, ipersonnia e difficoltà di concentrazione nonostante terapia e farmaci. Questi sintomi possono avere più cause sovrapposte (residuo depressivo, effetti collaterali farmacologici, disregolazione del sonno, possibile comorbilità come ADHD, oppure mantenimento cognitivo-comportamentale dovuto all’evitamento): per questo la risposta terapeutica migliore è multimodale e personalizzata.
A livello psicoterapico — e senza voler “imporre” nulla — le opzioni che più spesso aiutano problemi simili al tuo sono:


Terapia cognitivo-comportamentale (CBT) con elementi di behavioral activation: molto utile per uscire dall’inattività, rialzare i livelli di energia e ripristinare i ritmi dello studio e del sonno con esercizi pratici e graduati.


ACT (Acceptance and Commitment Therapy): utile quando la motivazione è bassa perché lavora su valori personali (es. il motivo per cui vuoi diventare medico) e sull’azione nonostante la presenza di emozioni sgradevoli.


Schema therapy o interventi focalizzati sulla personalità: possono essere indicati se i tratti di personalità (evitamento, narcisismo, antisociale) contribuiscono a schemi di vita disfunzionali e a difficoltà relazionali.


DBT (tecnica di regolazione affettiva e abilità interpersonali) se l’emotività e l’impulsività sono rilevanti.


Proseguire un lavoro mirato su trauma (EMDR) se permangono ricadute legate a ricordi o trigger specifici — questo approccio ti ha già giovato, perciò potrebbe restare parte del percorso.


Praticamente, molte persone beneficiano di un approccio integrato: ad esempio CBT + behavioral activation per la motivazione e il funzionamento quotidiano, affiancata da lavoro su schemi/personality quando necessario, e sessioni EMDR mirate su trauma residuo.
Altri aspetti pratici da valutare subito:


Revisione farmacologica con lo psichiatra: alcuni antidepressivi o antipsicotici addizionati possono dare stanchezza, rallentamento cognitivo o alterare il sonno; è importante verificare se i farmaci e i dosaggi sono ancora adeguati.


Valutazione del sonno (igiene del sonno, ritmo sonno-veglia, possibile ipersonnia o apnee) e interventi comportamentali per regolarlo.


Valutazione neuropsicologica/ADHD se la difficoltà di concentrazione è marcata da sempre o peggiorata, perché un disturbo dell’attenzione non diagnosticato può contribuire molto a scarsa motivazione e rendimento.


Piccoli cambiamenti quotidiani (pianificazione graduale delle attività, ridurre i lunghi sonnellini diurni, attività fisica regolare) spesso amplificano gli effetti della psicoterapia.


Infine, hai detto di non ritrovarti più col tuo terapeuta: la relazione terapeutica è uno dei fattori più importanti per il successo. È assolutamente legittimo esplorare una seconda opinione o provare un approccio differente con un altro professionista — questo non cancella la gratitudine per il lavoro fatto insieme, ma può essere necessario quando i bisogni cambiano.
In sintesi: un approccio CBT integrato con behavioral activation e interventi mirati sui tratti di personalità (o schema therapy/DBT se indicato), mantenendo EMDR per i traumi, è una combinazione sensata da valutare. È però fondamentale una rivalutazione complessiva (psichiatrica per i farmaci, psicologica per l’approccio terapeutico e — se necessario — una valutazione neuropsicologica per attenzione/memoria). Ti consiglio di approfondire questi punti con uno specialista che possa valutare il quadro nel suo insieme.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dr. Lorenzo Vecchi
Psicologo, Psicoterapeuta
Marino
Salve. Quello che dirò potrà sembrare banale ma io credo fermamente che l'elemento decisivo della psicoterapia sia l'incontro fra le Persone che entrano in gioco. Più che un approccio psicoterapico c'è la Persona dello psicoterapeuta e la Persona del paziente. Nell'alchimia di questo incontro ci sono processi che funzionano e dove può essere più facile entrare in risonanza, e ci sono anche le possibilità della dissonanza, dell'incomprensione e della distanza. C'è poi la possibilità che alcune alleanze psicoterapeutiche ad un certo punto giungano ad una stagnazione. E' un processo naturale nelle relazioni umane e il setting psicoterapeutico non può fare eccezione. Quello che le consiglierei di fare e di parlare apertamente al suo terapeuta, perché da questa apertura può nascere una nuova possibilità trasformativa, sia nella continuazione di questo setting sia nel passaggio verso nuove soluzioni.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Ilaria Innocenti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Firenze
Buongiorno, le suggerirei innanzitutto di parlare di questo che sente rispetto al rapporto terapeutico con il suo psicoterapeuta prima di cambiare professionista, in modo da poter comprendere se si tratti di una resistenza o di altro. Questa condivisione è sempre molto importante e potrebbe rappresentare un'evoluzione del lavoro terapeutico se affrontata e non evitata. Potrete eventualmente convenire insieme un cambio di approccio/professionista, ma l'avrete fatto insieme e non lei da sola. Questo può essere molto utile per lei anche sul piano psicologico, parlare della gratitudine, salutarsi... Un saluto, Ilaria Innocenti
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, io opterei per uno psicoterapeuta che pratichi emdr.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Elisabetta Francini
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Firenze
Cara giovane donna, la trovo molto preparata e consapevole riguardo la sua situazione clinica.
Come aspetto urgente prenderei in considerazione il sonno e la sua qualità. Potrebbe chiedere al medico o allo psichiatra che ti ha prescritto i farmaci di assisterti minuziosamente nella gestione della terapia farmacologica.
L'argomento da approfondire risulta la qualità del riposo e della "ricarica" durante la notte per dare una spiegazione a quella che voglio definire astenia, affaticamento fisico e mentale. Alla sua età e con la passione per la medicina puoi essere in grado di affrontare lo studio con più grinta e motivazione. Il medico inoltre potrà aiutarti a valutare se si tratti di una carenza nell'organismo di vitamine, oligoelementi, grassi essenziali e altri nutrienti, anche per il cervello, cui si può prontamente provvedere. Parlerei di questo con il suo attuale psicoterapeuta e se non lo fa già, costruirei un buon rapporto di fiducia e dialogo con la/lo psichiatra in collaborazione con il terapeuta, per assumere maggiore consapevolezza sulla sua situazione esistenziale, almeno quanto quella clinica.
Cari saluti e buon lavoro, quale che sia!
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

parli di questo suo momento di difficoltà e di quello che sta provando in questo momento per la relazione terapeutica al terapista da cui è seguita da diverso tempo, ne vale del suo trattamento e della sua cura. Ci pensi bene prima di cambiare specialista, in fondo diversi sono stati i progressi fatti negli ultimi anni

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Giuliana Galise
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Napoli
Buongiorno , il punto non è l approccio che viene utilizzato , ma capire come mai nulla ti stimoli e perché passi tutto il giorno a dormire . Lasciando stare le diagnosi che servono fino ad un certo punto , è utile comprendere con le tue risorse cosa puoi fare e come puoi migliorare le condizioni del tuo quotidiano e porti degli obiettivi a breve, medio e lungo termine . Per cui ti suggerisco di cercare uno psicoterapeuta con cui tu riesca a creare una nuova alleanza e dei nuovi obiettivi .
Buonasera,
sicuramente ha già fatto un percorso importante che l’ha portata ad essere consapevole della sofferenza che prova.
Mi sento di dirle che la pigrizia estrema, la letargia, il sonno disorganizzato, la mancanza di energia e la mancanza di motivazione non sono caratteristiche “fisse della personalità” così come le sue diagnosi di ansia, depressione, disturbo ossessivo compulsivo, ansia sociale, disturbo post-traumatico da stress, disturbo antisociale di personalità, disturbo da evitamento di personalità non esauriscono quello che lei è.
La sua situazione è migliorabile all’interno di un approccio terapeutico dove lei possa sentirsi al sicuro e dove possa sentire di esistere per quello che è, per i suoi desideri (ad esempio quello di diventare un bravo medico), e non solo per i suoi sintomi che parlano invece della sua storia, delle sue relazioni e delle sue esperienze. Tuttavia prima di iniziare un nuovo percorso terapeutico le consiglio di affrontare quello che sente nei riguardi della terapia con il suo attuale terapeuta. Saluti
Buonasera,
grazie per aver condiviso la sua storia in modo così sincero. Comprendo quanto possa essere difficile portare avanti un percorso così complesso e, allo stesso tempo, sentire che qualcosa non è più del tutto in sintonia con i suoi bisogni attuali.

I sintomi che descrive — letargia, scarsa energia, difficoltà di motivazione, concentrazione e sonno — sono aspetti che meritano una valutazione attenta e che possono richiedere un aggiornamento dell’approccio terapeutico, senza che questo significhi che la situazione non sia migliorabile.

Tra gli orientamenti che spesso aiutano a lavorare in modo mirato su questi aspetti ci sono la terapia cognitivo–comportamentale e i suoi sviluppi più recenti, che integrano elementi utili per la regolazione emotiva, la motivazione e la gestione della quotidianità.
Detto questo, non esiste un modello “migliore in assoluto”: la cosa più importante è trovare un percorso che in questo momento risponda davvero alle sue esigenze.

Se sente il bisogno di esplorare un diverso tipo di lavoro o anche solo di confrontarsi su quale potrebbe essere l’approccio più adatto a lei, può contattarmi senza impegno. Sarò lieta di ascoltarla e capire insieme come orientare al meglio i prossimi passi, nel pieno rispetto del percorso che ha già svolto.

Resto a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Maria Chiara Pucci - Psicologa e Psicoterapeuta CBT

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.