Buonasera, sono mamma di una bimba di 4 mesi, ma sono anche figlia da 31 anni, sorella minore. Con
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Buonasera, sono mamma di una bimba di 4 mesi, ma sono anche figlia da 31 anni, sorella minore.
Con la mia famiglia d’origine ho sempre avuto un rapporto conflittuale. Loro mi hanno sempre detto che voglio fare la diversa, mentre invece io semplicemente lo sono. A loro piacciono il lusso, la comodità, le cene eleganti, più una cosa è costosa più ha valore. A me di tutto questo non importa nulla.
Quando non condividono una mia scelta, mi fanno presente che sbaglio, mi pentirò e dovrei fare come dicono loro perché lo dicono per me. Non mi chiedono perché la penso diversamente, danno solo il loro parere asserendo che è giusto così.
Mio fratello e mio padre prendono costantemente in giro le persone della famiglia con un sorriso finto bonario, accusando di permalosità chiunque non voglia stare al gioco per più di un minuto. Tirano la corda finché una persona sbotta, lì si divertono proprio e si guardano con fare complice. Mia mamma è la persona con cui ho avuto più scontri, ma è anche quella con cui ho lavorato di più per avere un rapporto quanto meno civile, anche se non sempre ci riusciamo, ma è evidente che l’una apprezza gli sforzi dell’altra.
Ho deciso di non chiudere del tutto i ponti anche per non escluderli dalla vita di mia figlia, ma di pretendere rispetto (prima lasciavo correre, e questo mi ha portato ad avere un’insicurezza abissale sfociata in anoressia. Se non fosse per mio marito, non so se ne sarei uscita).
Questa sera ho invitato la mia famiglia a cena dato che mio padre (58 anni) ha lamentato il fatto che non ci vediamo spesso (ha ragione, cerco di vederli il meno possibile).
L’epilogo è stato che ho cacciato di casa mio padre. Dopo avergli chiesto per cinque volte di mettere via il telefono e di stare in compagnia senza per forza dover tormentare qualcuno per parlare di qualcosa, lui continuava a rivolgersi a mia figlia dicendole “Non essere mica come tua mamma, non sa farsi gli affari suoi” e simili. Ha ritirato fuori il telefono a tavola e così gli ho detto che se doveva stare al telefono poteva tornare a casa sua. Arrabbiato mi ha chiesto con fare minaccioso di ripetere la frase, e così ho fatto. Lui si è alzato e come una furia ha preso la macchina e se n’è andato, senza ovviamente salutare.
Tutti mi dicono che devo portare pazienza, “lui è fatto così” e devo accettarlo perché è mio papà. Io sono del partito “si può sempre migliorare, basta volerlo” e non ho più intenzione di dover accettare qualcuno che non stimo per un semplice legame di sangue. La mia domanda è: è vero che devo accettare che lui sia semplicemente così o ho tutte le ragioni per non volere una persona “fossile” nella mia vita?
Scusate il lungo messaggio e grazie.
Con la mia famiglia d’origine ho sempre avuto un rapporto conflittuale. Loro mi hanno sempre detto che voglio fare la diversa, mentre invece io semplicemente lo sono. A loro piacciono il lusso, la comodità, le cene eleganti, più una cosa è costosa più ha valore. A me di tutto questo non importa nulla.
Quando non condividono una mia scelta, mi fanno presente che sbaglio, mi pentirò e dovrei fare come dicono loro perché lo dicono per me. Non mi chiedono perché la penso diversamente, danno solo il loro parere asserendo che è giusto così.
Mio fratello e mio padre prendono costantemente in giro le persone della famiglia con un sorriso finto bonario, accusando di permalosità chiunque non voglia stare al gioco per più di un minuto. Tirano la corda finché una persona sbotta, lì si divertono proprio e si guardano con fare complice. Mia mamma è la persona con cui ho avuto più scontri, ma è anche quella con cui ho lavorato di più per avere un rapporto quanto meno civile, anche se non sempre ci riusciamo, ma è evidente che l’una apprezza gli sforzi dell’altra.
Ho deciso di non chiudere del tutto i ponti anche per non escluderli dalla vita di mia figlia, ma di pretendere rispetto (prima lasciavo correre, e questo mi ha portato ad avere un’insicurezza abissale sfociata in anoressia. Se non fosse per mio marito, non so se ne sarei uscita).
Questa sera ho invitato la mia famiglia a cena dato che mio padre (58 anni) ha lamentato il fatto che non ci vediamo spesso (ha ragione, cerco di vederli il meno possibile).
L’epilogo è stato che ho cacciato di casa mio padre. Dopo avergli chiesto per cinque volte di mettere via il telefono e di stare in compagnia senza per forza dover tormentare qualcuno per parlare di qualcosa, lui continuava a rivolgersi a mia figlia dicendole “Non essere mica come tua mamma, non sa farsi gli affari suoi” e simili. Ha ritirato fuori il telefono a tavola e così gli ho detto che se doveva stare al telefono poteva tornare a casa sua. Arrabbiato mi ha chiesto con fare minaccioso di ripetere la frase, e così ho fatto. Lui si è alzato e come una furia ha preso la macchina e se n’è andato, senza ovviamente salutare.
Tutti mi dicono che devo portare pazienza, “lui è fatto così” e devo accettarlo perché è mio papà. Io sono del partito “si può sempre migliorare, basta volerlo” e non ho più intenzione di dover accettare qualcuno che non stimo per un semplice legame di sangue. La mia domanda è: è vero che devo accettare che lui sia semplicemente così o ho tutte le ragioni per non volere una persona “fossile” nella mia vita?
Scusate il lungo messaggio e grazie.
Salve, il suo problema potrebbe essere facilmente trattato in un percorso psicologico per affrontare e superare le sue difficoltà. Se è questa è la sua intenzione, sono disponibile a fornirle il mio supporto professionale. Le porgo i miei saluti. Dr. Giacomi
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Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
'Ritengo innanzitutto fondamentale che voi possiate instaurare un dialogo schietto e sincero affinché possiate scambiare pareri e opinioni in merito alla situazione da lei riportata e trovare soluzioni che possano soddisfare le esigenze di tutti.
Ritengo importante che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli ed elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi alla situazione e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
'Ritengo innanzitutto fondamentale che voi possiate instaurare un dialogo schietto e sincero affinché possiate scambiare pareri e opinioni in merito alla situazione da lei riportata e trovare soluzioni che possano soddisfare le esigenze di tutti.
Ritengo importante che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli ed elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi alla situazione e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno gentile utente, capisco il suo dispiacere. Il punto è che ognuno di noi ha una tipologia di carattere e che questo può essere modificato mediante percorsi di psicoterapia quando assume una piega che compromette le relazioni interpersonali. Mi chiedo se suo padre ha difficoltà a relazionarsi solo con lei oppure anche con persone appartenenti a diversi contesti.
Alcune personalità faticano ad essere autoriflessive, non vedendo cosa non va in se stesse e faticano a comprendere che gli altri nella loro diversità sono autentici. Pertanto, pretendono di modificare gli altri e il mondo con notevoli difficoltà interpersonali. E' necessario a questo punto agire sulla causa che determina le conseguenze relazionali tra lei e la sua famiglia e penso che sono comprensibili a tutti voi. quindi, chiederei alla famiglia di prendere almeno consapevolezza della sofferenza che tutti provate e di farvi aiutare.
Resto disponibile
Saluti Dott.ssa Silvana Zito
Alcune personalità faticano ad essere autoriflessive, non vedendo cosa non va in se stesse e faticano a comprendere che gli altri nella loro diversità sono autentici. Pertanto, pretendono di modificare gli altri e il mondo con notevoli difficoltà interpersonali. E' necessario a questo punto agire sulla causa che determina le conseguenze relazionali tra lei e la sua famiglia e penso che sono comprensibili a tutti voi. quindi, chiederei alla famiglia di prendere almeno consapevolezza della sofferenza che tutti provate e di farvi aiutare.
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Salve, mi dispiace per quello che sta vivendo. Mi par di capire che Lei è in dubbio: accettare suo padre sembra allontanarla da sé, viceversa non dare spazio a suo padre sembra porla più in linea con sé stessa. Seguendo questa ipotesi, sembra che per lei una relazione tra Lei e suo padre non sia possibile, lo spazio relazionale lo assume l’uno o l’altro. In quest’ottica credo che Le possa essere utile un lavoro psicologico che Le consenta di capire se alla domanda (io o papa?), può affiancarne altre (per esempio, come io e papà?). Se vuole, se ritiene, sono disponibile anche online. La ringrazio. Ignazio Gioia
Salve, leggendo il suo messaggio sono rimasta profondamente colpita sia dalla capacità di lettura del suo contesto familiare sia della sofferenza che immagino questa situazione le provoca! Forse un percorso psicologico può aiutarla ed esplorare meglio se stessa in rapporto a ciò che vive con la sua famiglia d'origine, questo potrebbe aiutarla sia a trovare un modo piú appagante di vivere la famiglia sia a vivere in modo sereno la sua maternità!
Un saluto,
Dott.ssa Baiardo Bruni
Un saluto,
Dott.ssa Baiardo Bruni
Salve, i miei colleghi e le mie colleghe hanno già toccato con la dovuta sensibilità la domanda che lei ci porta. Mi sento di dirle innanzitutto che tutto ciò che lei avverte e che prova ha pieno diritto e dignità di essere considerato, analizzato e affrontato in un ambiente che sia in grado di venire incontro alle sue necessità e ai suoi bisogni. Questo spazio deciderà lei come e quando strutturarlo, con i suoi tempi e i suoi modi. Il suo rapporto con questa figura paterna e la sensazione di fossilizzazione, potrebbero necessitare di un consulto psicologico e di un lavoro maggiormente attento. Affrontare assieme a una persona formata in queste problematiche questi suoi desideri, paure e bisogni le permetterà di dare un nome e una collocazione a ciò che sente. Cordiali saluti, Dott. Corrado Schiavetto.
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Buongiorno,
come prontamente indicato dai colleghi che mi hanno preceduto sarebbe opportuno affrontasse insieme a ad uno specialista le problematiche qui esposte: questi suoi desideri, le sue paure e scoprire quali sono i suoi bisogni dando un nome e una collocazione a ciò che sente.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
come prontamente indicato dai colleghi che mi hanno preceduto sarebbe opportuno affrontasse insieme a ad uno specialista le problematiche qui esposte: questi suoi desideri, le sue paure e scoprire quali sono i suoi bisogni dando un nome e una collocazione a ciò che sente.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, non ho altro da aggiungere se non rinforzare quanto detto dai colleghi, ovvero valutare un percorso psicologico.
Saluti
MT
Saluti
MT
Buongiorno, devo dire che lei ha un livello di consapevolezza e di analisi raffinato della situazione della sua famiglia di origine di cui, da quello che leggo, lei si sente parte integrante. Credo che sia opportuno riflettere sul fatto che la nostra famiglia di origine è stato il nostro nido e che, a un certo punto della nostra vita, noi spicchiamo il volo per costruirci un nido tutto nostro. Il punto della questione, credo, non è il carattere scorbutico di suo padre o la saccenza di suo fratello ma l'opinione che lei ha di se stessa a prescindere dai loro comportamenti e dai loro pensieri. In questo senso le consiglierei un confronto con un/a professionista.
Buon pomeriggio, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. A primo impatto mi viene da chiederle, lei cosa sceglie? lei stessa o la famiglia? La situazione familiare non la conosco e mi risulta impossibile espormi, però provi a chiedersi, lei ha vuole avere dei rapporti con la sua famiglia? sta facendo il possibile? e all'altra parte tutte queste idee ci sono? Provi a rispondersi. Se ha voglia di approfondire mi contatti. Un caro saluto, Giada
Buongiorno, mi dispiace per la situazione che vive con la sua famiglia, in quanto in genere speriamo che siano loro le persone sulle quali poter contare nella nostra vita, nonostante nel tempo prendiamo la nostra strada.
Per rispondere alla sua domanda, posso dirle che possono essere veritiere entrambe le posizioni che ha scritto: dovremmo lavorare su noi stessi per imparare ad accettare che le persone possano pensare o comportarsi in un modo anche molto lontano dal nostro. E' difficile ma necessario, perché non possiamo imporre le nostre idee, anche se riteniamo siano le più giuste. Nello stesso tempo, accettare il modo di essere delle altre persone, può porci nella condizione di scegliere se saremmo in grado o volessimo continuare a vivere quella specifica persona. Dobbiamo imparare a prenderci la responsabilità dei nostri comportamenti, e accettare le possibili conseguenze positive e negative rispetto ad essi.
Le potrebbe essere utile un percorso psicologico per affrontare queste sue dinamiche interne, lavorare sui suoi vissuti, sulle sue emozioni, per trovare risposte alle sue domande che lecitamente si pone, trattandosi della sua famiglia.
Rimango a disposizione qualora volesse, un caro saluto, dottoressa Paola De Martino
Per rispondere alla sua domanda, posso dirle che possono essere veritiere entrambe le posizioni che ha scritto: dovremmo lavorare su noi stessi per imparare ad accettare che le persone possano pensare o comportarsi in un modo anche molto lontano dal nostro. E' difficile ma necessario, perché non possiamo imporre le nostre idee, anche se riteniamo siano le più giuste. Nello stesso tempo, accettare il modo di essere delle altre persone, può porci nella condizione di scegliere se saremmo in grado o volessimo continuare a vivere quella specifica persona. Dobbiamo imparare a prenderci la responsabilità dei nostri comportamenti, e accettare le possibili conseguenze positive e negative rispetto ad essi.
Le potrebbe essere utile un percorso psicologico per affrontare queste sue dinamiche interne, lavorare sui suoi vissuti, sulle sue emozioni, per trovare risposte alle sue domande che lecitamente si pone, trattandosi della sua famiglia.
Rimango a disposizione qualora volesse, un caro saluto, dottoressa Paola De Martino
Buongiorno mi dispiace per la situazione che sta vivendo. Ogni persona ha la sua particolarità che non dipende dal contesto nella quale essa è inserita, spesso per svilupparla occorre dover fare i conti con questa, conoscerla e riuscire ad affermarla nel contesto familiare che nel suo caso le crea sofferenza e difficoltà. A fronte di ciò mi sembra che lei cerchi di difendere la sua identità a spada tratta da una parte e mentre dall'altra è in conflitto con ciò che la sua famiglia ne fa di lei. Questa situazione conflittuale che le crea difficoltà mi sembra dall'altra parte collegata alla sua necessità (o al suo bisogno) di dover mantenere a tutti i costi i legami con la propria famiglia, che procede per sua sfortuna in una modalità disfunzionale. Occorre che lei prenda atto di questo suo bisogno e che lo provi a leggere e a capire se vuole provare a porsi in un altro modo in questa situazione. E' molto difficile agire per cambiare la famiglia e certe dinamiche consolidate, le consiglio pertanto di lavorare su di sé tramite un percorso personale, al fine di poter operare in un certo senso una separazione "interna" tra lei e quelle dinamiche interpersonali che le creano sofferenza. Un caro saluto, Dott. Gabriele Bacci
Buonasera, leggendo le sue parole mi veniva in mente il soggetto che va "fuori copione familiare" , chi non viene"riconosciuto" come appartenente se non aderisce alla logica del gruppo. Ritengo che i legami non siano di sangue ma siano fatti da relazioni. Una relazione sana prevede rispetto reciproco, accettare i bisogni degli altri e non ascoltare solo i propri. L'aggressività verbale(in ciò che suo padre ha detto a sua figlia) e fisica con il gesto di andarsene; mi fanno pensare ad attacchi indiretti a lei che non si piega. Penso che poco può fare per cambiare chi forse non vuole farlo. Non facile rimanere nei propri propositi di farsi rispettare quando si tratta di genitori. Il distacco non è un tema semplice, soprattutto in situazioni come quelle da lei descritte. Le suggerisco di tenere fede a quegli aspetti essenziali che non vuole maltrattati dalla sua famiglia e cercare un sostegno se la situazione le creasse una sofferenza personale troppo difficile da gestire.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Mi spiace apprendere della situazione difficile che sta affrontando con la sua famiglia. Comprendo che lei ha un rapporto conflittuale con i suoi genitori e il suo fratello, e che la situazione è diventata ancora più complessa dopo l'arrivo della sua bambina.
È importante sottolineare che ogni individuo ha il diritto di scegliere le relazioni che desidera mantenere nella propria vita, anche quando si tratta di familiari. Non esiste una risposta univoca alla sua domanda, in quanto la decisione di mantenere o meno un legame con suo padre dipende interamente da lei e dalle sue esigenze personali.
Tuttavia, è fondamentale considerare il suo benessere e quello della sua famiglia, compresa la sua bambina. Se l'interazione con suo padre e il resto della sua famiglia d'origine provoca tensione, stress e insicurezza, potrebbe essere necessario stabilire confini sani per proteggere se stessa e la sua famiglia.
È comprensibile desiderare rispetto e accettazione da parte dei propri familiari. Se ritiene che i comportamenti di suo padre siano dannosi o offensivi, lei ha il diritto di difendersi e impostare dei limiti. Può esprimere i suoi sentimenti in modo calmo ma assertivo, comunicando chiaramente ciò che si aspetta da lui e spiegando perché certi comportamenti la infastidiscono.
Anche se potrebbe sperare in un cambiamento positivo nella dinamica familiare, è importante essere realisti riguardo alle possibilità di cambiamento. Alcune persone possono essere più resistenti al cambiamento o potrebbero non riconoscere il danno che causano con i loro comportamenti. In questi casi, potrebbe essere necessario allontanarsi o ridurre al minimo l'interazione con loro per il suo benessere.
Si consiglia di considerare anche il supporto emotivo che può ottenere da altre fonti, come amici fidati, il partner o gruppi di supporto. Avere una solida rete di sostegno può aiutarla ad affrontare le difficoltà familiari e trovare un equilibrio tra le sue esigenze e il mantenimento di un legame, se lo desidera.
In definitiva, la decisione di accettare la presenza di suo padre nella sua vita o di allontanarsi è sua. Faccia affidamento sul suo istinto e cerchi di perseguire una soluzione che le permetta di vivere una vita felice e sana, prendendo in considerazione il suo benessere e quello della sua famiglia.
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Ciao,
capisco che tu stia attraversando un momento difficile. La tua famiglia d'origine sembra essere molto diversa da te e questo ha portato a molti conflitti nel corso degli anni.
Hai fatto la scelta di non chiudere del tutto i ponti con loro, ma di pretendere rispetto. Questa è una scelta difficile, ma è importante che tu faccia ciò che ti fa stare bene.
L'epilogo della cena di questa sera è stato molto spiacevole. Hai fatto la cosa giusta cacciando di casa tuo padre, che non ha rispettato le tue richieste.
Non è vero che devi accettare tuo padre per come è, solo perché è tuo padre. Hai il diritto di avere un rapporto con lui che sia sano e positivo. Se lui non è disposto a cambiare, allora è lui che deve fare un passo indietro.
Ti consiglio di parlare con un terapista o un consulente. Un professionista qualificato può aiutarti a capire meglio la tua situazione e a trovare modi per gestire i rapporti con la tua famiglia.
Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero esserti utili:
Parla con tua madre di quello che è successo. Lei potrebbe aiutarti a capire meglio la situazione.
Pensa a cosa vorresti dal tuo rapporto con tuo padre. Cosa è importante per te?
Se decidi di continuare a vedere tuo padre, sii chiara con lui sui tuoi limiti. Fagli sapere cosa ti aspetti da lui.
Non aver paura di chiedere aiuto se ne hai bisogno.
capisco che tu stia attraversando un momento difficile. La tua famiglia d'origine sembra essere molto diversa da te e questo ha portato a molti conflitti nel corso degli anni.
Hai fatto la scelta di non chiudere del tutto i ponti con loro, ma di pretendere rispetto. Questa è una scelta difficile, ma è importante che tu faccia ciò che ti fa stare bene.
L'epilogo della cena di questa sera è stato molto spiacevole. Hai fatto la cosa giusta cacciando di casa tuo padre, che non ha rispettato le tue richieste.
Non è vero che devi accettare tuo padre per come è, solo perché è tuo padre. Hai il diritto di avere un rapporto con lui che sia sano e positivo. Se lui non è disposto a cambiare, allora è lui che deve fare un passo indietro.
Ti consiglio di parlare con un terapista o un consulente. Un professionista qualificato può aiutarti a capire meglio la tua situazione e a trovare modi per gestire i rapporti con la tua famiglia.
Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero esserti utili:
Parla con tua madre di quello che è successo. Lei potrebbe aiutarti a capire meglio la situazione.
Pensa a cosa vorresti dal tuo rapporto con tuo padre. Cosa è importante per te?
Se decidi di continuare a vedere tuo padre, sii chiara con lui sui tuoi limiti. Fagli sapere cosa ti aspetti da lui.
Non aver paura di chiedere aiuto se ne hai bisogno.
Buona sera, comprendo la tua frustrazione e la difficoltà nel gestire i conflitti con la tua famiglia d'origine. Non esiste una risposta definitiva a questa domanda, poiché dipende dai tuoi valori personali e dai limiti che desideri stabilire nelle tue relazioni. Alcune persone scelgono di mantenere un certo grado di contatto familiare nonostante le differenze, mentre altre preferiscono allontanarsi per preservare la propria serenità e quella dei propri figli. È importante riflettere sul tuo benessere emotivo e su come queste dinamiche influenzano te e tua figlia. Una consulenza psicologica potrebbe aiutarti a esplorare le tue emozioni e prendere una decisione che sia in linea con i tuoi bisogni e valori. Dott.ssa Francesca Gottofredi
Gentile utente, La situazione che descrive evidenzia una dinamica familiare complessa, in cui divergenze di valori e stili di vita generano conflitti. È importante considerare che ciascun individuo ha il diritto di definire i propri confini e di stabilire relazioni basate sul rispetto reciproco. Nel suo caso, sembra che abbia già compiuto passi significativi per cercare una connessione più sana con la sua famiglia, lavorando su rapporti difficili, ma incontrando ancora resistenze.
La decisione di non chiudere completamente i ponti, ma di richiedere rispetto, mostra la volontà di mantenere una connessione, pur proteggendo la propria serenità. Tuttavia, è cruciale che tale richiesta di rispetto venga comunicata chiaramente e che ci sia un impegno da entrambe le parti per comprendere e accettare reciprocamente le differenze. Se i comportamenti di suo padre sono fonte di stress e conflitto, potrebbe essere utile riflettere su quali limiti siano necessari per preservare il suo benessere emotivo. Inoltre, potrebbe essere utile considerare l'opzione di coinvolgere uno psicologo, per facilitare la comunicazione e trovare soluzioni efficaci. Ricordi che la sua salute mentale è prioritaria, e stabilire confini sani è un passo importante per garantire il proprio benessere e quello della sua famiglia. Rimango a disposizione qualora volesse. Un saluto! Dott.ssa Pasqualina Annoso.
La decisione di non chiudere completamente i ponti, ma di richiedere rispetto, mostra la volontà di mantenere una connessione, pur proteggendo la propria serenità. Tuttavia, è cruciale che tale richiesta di rispetto venga comunicata chiaramente e che ci sia un impegno da entrambe le parti per comprendere e accettare reciprocamente le differenze. Se i comportamenti di suo padre sono fonte di stress e conflitto, potrebbe essere utile riflettere su quali limiti siano necessari per preservare il suo benessere emotivo. Inoltre, potrebbe essere utile considerare l'opzione di coinvolgere uno psicologo, per facilitare la comunicazione e trovare soluzioni efficaci. Ricordi che la sua salute mentale è prioritaria, e stabilire confini sani è un passo importante per garantire il proprio benessere e quello della sua famiglia. Rimango a disposizione qualora volesse. Un saluto! Dott.ssa Pasqualina Annoso.
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Gentilissima utente, è importante considerare il tuo contesto familiare e le dinamiche relazionali che ti coinvolgono. È comprensibile che tu abbia delle difficoltà nel gestire il comportamento del tuo padre, che sembra essere molto critico e poco rispettoso nei confronti tuoi e della tua famiglia. È legittimo voler stabilire dei limiti e dei confini per proteggere te stessa e la tua famiglia da situazioni nocive.
Il concetto di "accettare" una persona "così com'è" può essere problematico se questo comportamento è dannoso per te. È importante riconoscere e rispettare le tue esigenze emotive e il tuo benessere, e se relazionarti con tuo padre ti sta creando stress e sofferenza, è legittimo considerare di stabilire dei confini più chiari nella tua relazione con lui.
È anche importante considerare il benessere della tua bambina e come le relazioni familiari possono influenzare il suo sviluppo emotivo. Proteggere te stessa e la tua famiglia da comportamenti tossici è un atto di amore verso di loro.
Ti consiglio di riflettere su ciò che è davvero importante per te e per la tua famiglia, e magari confrontarti con un professionista della salute mentale che possa aiutarti a esplorare le dinamiche familiari e a trovare strategie per gestire al meglio la situazione. Rimango a sua disposizione per un eventuale colloquio di conoscenza.
Dott. Cordoba
Il concetto di "accettare" una persona "così com'è" può essere problematico se questo comportamento è dannoso per te. È importante riconoscere e rispettare le tue esigenze emotive e il tuo benessere, e se relazionarti con tuo padre ti sta creando stress e sofferenza, è legittimo considerare di stabilire dei confini più chiari nella tua relazione con lui.
È anche importante considerare il benessere della tua bambina e come le relazioni familiari possono influenzare il suo sviluppo emotivo. Proteggere te stessa e la tua famiglia da comportamenti tossici è un atto di amore verso di loro.
Ti consiglio di riflettere su ciò che è davvero importante per te e per la tua famiglia, e magari confrontarti con un professionista della salute mentale che possa aiutarti a esplorare le dinamiche familiari e a trovare strategie per gestire al meglio la situazione. Rimango a sua disposizione per un eventuale colloquio di conoscenza.
Dott. Cordoba
Mi sento di dirle che non esiste una risposta giusta o sbgliata alla sua domanda. Sicuramente questa relazione crea in lei un conflitto che solo attraverso un percorso psicologico potrebbe capire come affrontare. Lei deve capire quante e quali risosrse è disposta a mettere in gioco per provare a recuperare questo rapporto o se ha deciso di troncare questa relazione e quindi il sostegno le servirebbe per accettare questa nuova condizione. Sono a disposizione per un eventuale colloquio più approfondito.
Cordialmente.
Dott.ssa Chantal Danna
Cordialmente.
Dott.ssa Chantal Danna
Prima di tutto, desidero ringraziarla per questa sincera condivisione e dirle che posso immaginare quanto sia difficile per lei, e sono davvero dispiaciuta di sentire la sofferenza che sta attraversando. Quando si vive in una dinamica familiare così complicata, con continui conflitti e mancanza di rispetto, il peso emotivo dev'essere notevole. La prima cosa di cui si deve davvero prendersi cura, in questo momento, è proprio la sua sofferenza. So bene quanto ci si possa sentire feriti e a volte anche impotenti, soprattutto quando le persone che dovrebbero essere più vicine a noi non sembrano in grado di comprenderci e vederci veramente.
La sua sofferenza è legittima, ed è importante che lei la riconosca e la ascolti. Non è facile affrontare certe dinamiche familiari, e quello che ha vissuto, soprattutto con suo padre, ha sicuramente scatenato emozioni forti. È normale sentirsi in conflitto quando si percepisce che le proprie esigenze e i propri limiti non vengono rispettati. Non deve sentirsi in colpa per questo: il suo dolore è legittimo e merita di essere visto, ascoltato e compreso.
Quanto riguarda la sua domanda, è vero che le persone hanno la loro personalità e i loro modi di essere, ma le relazioni familiari non devono mai essere un motivo per sacrificare se stessi. Lei ha il diritto di stabilire i confini necessari per vivere in serenità. Le persone possono cambiare, ma questo richiede consapevolezza e impegno, e non sempre accade. La cosa migliore che può fare anche per la sua famiglia, paradossalmente, è partire proprio da se stessa. Solo partendo dal suo benessere interiore, riuscirà a comprendere con maggiore chiarezza quali sono le sue esigenze reali, sia per quanto riguarda se stessa che per le dinamiche familiari.
Una volta che avrà creato lo spazio per prendersi cura della sua sofferenza, vedrà emergere sempre più il modo giusto di comportarsi con la sua famiglia. Questo non significa che dovrà ignorare le difficoltà relazionali, ma che sarà in grado di affrontarle con maggiore consapevolezza, serenità e fermezza.
Quando si è più in armonia con sé stessi, si diventa anche più capaci di relazionarsi in modo sano con gli altri. Non si tratta di cambiare gli altri, ma di fare scelte più consapevoli per il proprio benessere, il che inevitabilmente avrà un impatto positivo su chi ci sta intorno.
La sua scelta di stabilire dei limiti è legittima, quello che ha fatto per proteggere se stessa e sua figlia è un atto di amore verso di sé. Il suo desiderio di avere relazioni autentiche e rispettose è giusto, e ogni passo che fa verso il rispetto di sé stessa è un passo importante verso il benessere. Ho fiducia che troverà la forza per ascoltare se stessa e le auguro di affrontare questo percorso con serenità e consapevolezza, sempre più in sintonia con i suoi bisogni e desideri. Se avrà bisogno di supporto o di un confronto, sono a sua disposizione. Le mando un caro saluto e le auguro tutto il meglio nel suo cammino
La sua sofferenza è legittima, ed è importante che lei la riconosca e la ascolti. Non è facile affrontare certe dinamiche familiari, e quello che ha vissuto, soprattutto con suo padre, ha sicuramente scatenato emozioni forti. È normale sentirsi in conflitto quando si percepisce che le proprie esigenze e i propri limiti non vengono rispettati. Non deve sentirsi in colpa per questo: il suo dolore è legittimo e merita di essere visto, ascoltato e compreso.
Quanto riguarda la sua domanda, è vero che le persone hanno la loro personalità e i loro modi di essere, ma le relazioni familiari non devono mai essere un motivo per sacrificare se stessi. Lei ha il diritto di stabilire i confini necessari per vivere in serenità. Le persone possono cambiare, ma questo richiede consapevolezza e impegno, e non sempre accade. La cosa migliore che può fare anche per la sua famiglia, paradossalmente, è partire proprio da se stessa. Solo partendo dal suo benessere interiore, riuscirà a comprendere con maggiore chiarezza quali sono le sue esigenze reali, sia per quanto riguarda se stessa che per le dinamiche familiari.
Una volta che avrà creato lo spazio per prendersi cura della sua sofferenza, vedrà emergere sempre più il modo giusto di comportarsi con la sua famiglia. Questo non significa che dovrà ignorare le difficoltà relazionali, ma che sarà in grado di affrontarle con maggiore consapevolezza, serenità e fermezza.
Quando si è più in armonia con sé stessi, si diventa anche più capaci di relazionarsi in modo sano con gli altri. Non si tratta di cambiare gli altri, ma di fare scelte più consapevoli per il proprio benessere, il che inevitabilmente avrà un impatto positivo su chi ci sta intorno.
La sua scelta di stabilire dei limiti è legittima, quello che ha fatto per proteggere se stessa e sua figlia è un atto di amore verso di sé. Il suo desiderio di avere relazioni autentiche e rispettose è giusto, e ogni passo che fa verso il rispetto di sé stessa è un passo importante verso il benessere. Ho fiducia che troverà la forza per ascoltare se stessa e le auguro di affrontare questo percorso con serenità e consapevolezza, sempre più in sintonia con i suoi bisogni e desideri. Se avrà bisogno di supporto o di un confronto, sono a sua disposizione. Le mando un caro saluto e le auguro tutto il meglio nel suo cammino
Ciao, capisco il peso e la difficoltà di questa situazione. A volte, accettare un comportamento che ci ferisce solo per un legame di sangue non è giusto per il nostro benessere. Hai il diritto di pretendere rispetto e di scegliere chi far parte della tua vita, soprattutto ora che sei mamma. Non si tratta di "perdere" una persona, ma di proteggere te stessa e la tua famiglia da dinamiche tossiche. Cercare di migliorare il rapporto è lodevole, ma non a costo di perdere il rispetto di te stessa. Le tue emozioni sono valide, e meriti di sentirti serena nelle tue scelte.
Salve, se la sua famiglia d'origine non riesce a comprendere i suoi bisogni e le manca di rispetto, lei prima di ogni cosa ha il dovere di proteggere se stessa e la famiglia che si è creata. Non è affatto obbligata da luoghi comuni e legami di sangue per forzarsi a frequentare qualcuno. L'unica cosa che si è tenuti ad avere nei confronti dei genitori è
l'educazione, ma non ha senso forzarsi di frequentarli e farsi del male.
Spero di esserle stata utile, se vuole continuare la conversazione mi scriva pure.
Dott.ssa Roberta Fidone
l'educazione, ma non ha senso forzarsi di frequentarli e farsi del male.
Spero di esserle stata utile, se vuole continuare la conversazione mi scriva pure.
Dott.ssa Roberta Fidone
Gentile paziente,capisco bene la fatica che emerge dal tuo racconto e la lucidità con cui descrivi la situazione. Stai cercando di costruire un modello di famiglia diverso, basato sul rispetto reciproco e sulla libertà di essere te stessa, e questo richiede molta forza, soprattutto dopo una storia familiare segnata da continue critiche e svalutazioni.
Non sei tenuta ad accettare comportamenti che ti feriscono solo perché provengono da un genitore. Il legame di sangue non giustifica la mancanza di rispetto. Quando una persona tende a superare i limiti e a imporsi sugli altri, scegliere di mettere distanza non è mancanza di amore, ma un modo per proteggere la propria stabilità emotiva e quella della propria famiglia.
La tua reazione non è stata eccessiva, ma una risposta coerente al bisogno di affermare un confine chiaro. È normale sentire senso di colpa o dubbi, ma è proprio attraverso queste scelte che si rompe un modello relazionale disfunzionale. In questo momento è importante continuare a lavorare sulla fiducia in te stessa e sulla capacità di mantenere i tuoi limiti anche quando gli altri non li comprendono.
Un percorso psicologico può esserti utile per alleggerire il peso di queste dinamiche, affrontare i residui di insicurezza legati alla tua storia e rafforzare la tua identità di donna e di madre. Insieme potremmo lavorare su come comunicare con i tuoi familiari in modo efficace, senza dover rinunciare alla serenità.
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologa clinica e giuridica – Psicodiagnosta clinica e forense
Specializzata nel trattamento delle dinamiche familiari e nella ricostruzione dell’autostima
Non sei tenuta ad accettare comportamenti che ti feriscono solo perché provengono da un genitore. Il legame di sangue non giustifica la mancanza di rispetto. Quando una persona tende a superare i limiti e a imporsi sugli altri, scegliere di mettere distanza non è mancanza di amore, ma un modo per proteggere la propria stabilità emotiva e quella della propria famiglia.
La tua reazione non è stata eccessiva, ma una risposta coerente al bisogno di affermare un confine chiaro. È normale sentire senso di colpa o dubbi, ma è proprio attraverso queste scelte che si rompe un modello relazionale disfunzionale. In questo momento è importante continuare a lavorare sulla fiducia in te stessa e sulla capacità di mantenere i tuoi limiti anche quando gli altri non li comprendono.
Un percorso psicologico può esserti utile per alleggerire il peso di queste dinamiche, affrontare i residui di insicurezza legati alla tua storia e rafforzare la tua identità di donna e di madre. Insieme potremmo lavorare su come comunicare con i tuoi familiari in modo efficace, senza dover rinunciare alla serenità.
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologa clinica e giuridica – Psicodiagnosta clinica e forense
Specializzata nel trattamento delle dinamiche familiari e nella ricostruzione dell’autostima
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