Buonasera, Premetto che è la prima volta che mi esprimo sul web per esternare un malessere che oram
24
risposte
Buonasera,
Premetto che è la prima volta che mi esprimo sul web per esternare un malessere che oramai mi porto avanti da parecchi anni.
Ho 27 anni, laureato in magistrale di storia, occupato nel ruolo di operaio dal 2021 fino ad oggi.
Il mio problema è la realizzazione personale in ambito lavorativo.
Non ho bene in mente quale professione vorrei fare nella mia vita (ho rinunciato a provare a fare l'insegnante in quanto per le materie umanistiche ci sono pochi posti per tantissimi candidati).
Allo stesso tempo non vorrei continuare ad essere un operaio per troppo tempo.
Devo dire però che l'azienda dove lavoro attualmente, sebbene abbia pochi dipendenti, è sana (stipendio buono, orario anche, flessibilità nelle ferie e permessi).
Il discorso è che non mi piace il pregiudizio di essere considerato un operaio, perché nel subconscio reputo questa categoria come una delle ultime nella scala sociale.
Preferirei essere un impiegato, nonostante sia conscio che anche questa categoria abbia varie sfaccettature.
Nel frattempo sto cercando di riprendere la conoscenza delle lingue (inglese, francese e spagnolo) che da quando ho terminato le scuole superiori (liceo linguistico), ho praticato poco.
Non so se tentare qualche concorso nella pubblica amministrazione (anche per diplomati) o tentare di ottenere un lavoro come impiegato presso qualche azienda (con il rischio e il timore però di non essere assunto vista la mia età e perché non esperienza in campo impiegatizio).
Un altro problema è l'invidia che provo verso i successi delle persone a me care (l'ultima è stata la mia ragazza, 25enne, che ha iniziato da poco un apprendistato presso un'azienda giovane ma incredibile espansione, anche a livello internazionale).
Penso che la frustrazione di ciò sia dovuta al fatto di non essere orgoglioso/realizzato a livello professionale.
Per il resto, non mi manca nulla: bella famiglia, tanti amici, ecc..
Premetto che è la prima volta che mi esprimo sul web per esternare un malessere che oramai mi porto avanti da parecchi anni.
Ho 27 anni, laureato in magistrale di storia, occupato nel ruolo di operaio dal 2021 fino ad oggi.
Il mio problema è la realizzazione personale in ambito lavorativo.
Non ho bene in mente quale professione vorrei fare nella mia vita (ho rinunciato a provare a fare l'insegnante in quanto per le materie umanistiche ci sono pochi posti per tantissimi candidati).
Allo stesso tempo non vorrei continuare ad essere un operaio per troppo tempo.
Devo dire però che l'azienda dove lavoro attualmente, sebbene abbia pochi dipendenti, è sana (stipendio buono, orario anche, flessibilità nelle ferie e permessi).
Il discorso è che non mi piace il pregiudizio di essere considerato un operaio, perché nel subconscio reputo questa categoria come una delle ultime nella scala sociale.
Preferirei essere un impiegato, nonostante sia conscio che anche questa categoria abbia varie sfaccettature.
Nel frattempo sto cercando di riprendere la conoscenza delle lingue (inglese, francese e spagnolo) che da quando ho terminato le scuole superiori (liceo linguistico), ho praticato poco.
Non so se tentare qualche concorso nella pubblica amministrazione (anche per diplomati) o tentare di ottenere un lavoro come impiegato presso qualche azienda (con il rischio e il timore però di non essere assunto vista la mia età e perché non esperienza in campo impiegatizio).
Un altro problema è l'invidia che provo verso i successi delle persone a me care (l'ultima è stata la mia ragazza, 25enne, che ha iniziato da poco un apprendistato presso un'azienda giovane ma incredibile espansione, anche a livello internazionale).
Penso che la frustrazione di ciò sia dovuta al fatto di non essere orgoglioso/realizzato a livello professionale.
Per il resto, non mi manca nulla: bella famiglia, tanti amici, ecc..
Gentile,
Capisco quanto possa essere difficile sentirsi in "attesa" di una realizzazione professionale che sembra sfuggire. Cosa pensa che potrebbe succedere se iniziasse a considerare non solo il lavoro che "vorrebbe fare", ma anche come il lavoro che fa già può essere un riflesso di valori o competenze che forse non ha ancora esplorato appieno?
Un caro saluto,
Dr. De Giorgi Giorgio
Capisco quanto possa essere difficile sentirsi in "attesa" di una realizzazione professionale che sembra sfuggire. Cosa pensa che potrebbe succedere se iniziasse a considerare non solo il lavoro che "vorrebbe fare", ma anche come il lavoro che fa già può essere un riflesso di valori o competenze che forse non ha ancora esplorato appieno?
Un caro saluto,
Dr. De Giorgi Giorgio
Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online
Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.
Mostra risultati Come funziona?
Probabilmente deve migliorare la sua autostima facendo un lavoro su se stesso di crescita personale. Andare a vedere come mai conscio e inconscio non sono allineati e quale sia il conflitto profondo che non le permette di svolgere un lavoro con soddisfazione.
dott. Francesca R Casinghini
dott. Francesca R Casinghini
Gentile utente,
La ringrazio per aver condiviso con sincerità il suo vissuto. La situazione che descrive è complessa e merita un’attenta riflessione. Da quanto emerge, il suo disagio sembra legato a un senso di insoddisfazione professionale, alla difficoltà di individuare una direzione chiara per il futuro e al confronto con i successi altrui, che alimenta sentimenti di frustrazione.
Innanzitutto, è importante riconoscere che il percorso lavorativo non è lineare e che a 27 anni ha ancora molte opportunità di cambiamento. La laurea in storia e il suo interesse per le lingue potrebbero aprirle diversi sbocchi, ma prima di tutto sarebbe utile comprendere meglio quali siano le sue reali inclinazioni. Più che cercare di adattarsi a un’immagine sociale di successo, potrebbe essere utile chiedersi: che tipo di attività mi dà soddisfazione? Quali competenze mi piacerebbe sviluppare?
Il timore di non essere assunto per mancanza di esperienza in ambito impiegatizio è comprensibile, ma non dovrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile. Investire nella formazione linguistica e valutare esperienze di tirocinio o corsi specifici potrebbe aiutarla a colmare eventuali lacune e ad aumentare la fiducia nelle sue possibilità. Anche i concorsi pubblici potrebbero essere una strada da esplorare, specialmente se desidera maggiore stabilità.
Per quanto riguarda il confronto con gli altri, è naturale provare invidia, ma può trasformarsi in un’occasione di crescita se la si utilizza per stimolarsi piuttosto che per sminuirsi. Ogni percorso è unico e il valore di una persona non si misura solo dai traguardi professionali. Lavorare sull’autostima e sulla propria percezione del successo potrebbe aiutarla a sentirsi più sereno nel suo cammino.
Se questo malessere dovesse persistere, potrebbe essere utile un supporto psicologico per esplorare più a fondo queste tematiche e trovare strumenti concreti per affrontarle. Le auguro di trovare la direzione che più la soddisfi, ricordando che ogni passo, anche piccolo, è un progresso verso il cambiamento.
Un caro saluto.
La ringrazio per aver condiviso con sincerità il suo vissuto. La situazione che descrive è complessa e merita un’attenta riflessione. Da quanto emerge, il suo disagio sembra legato a un senso di insoddisfazione professionale, alla difficoltà di individuare una direzione chiara per il futuro e al confronto con i successi altrui, che alimenta sentimenti di frustrazione.
Innanzitutto, è importante riconoscere che il percorso lavorativo non è lineare e che a 27 anni ha ancora molte opportunità di cambiamento. La laurea in storia e il suo interesse per le lingue potrebbero aprirle diversi sbocchi, ma prima di tutto sarebbe utile comprendere meglio quali siano le sue reali inclinazioni. Più che cercare di adattarsi a un’immagine sociale di successo, potrebbe essere utile chiedersi: che tipo di attività mi dà soddisfazione? Quali competenze mi piacerebbe sviluppare?
Il timore di non essere assunto per mancanza di esperienza in ambito impiegatizio è comprensibile, ma non dovrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile. Investire nella formazione linguistica e valutare esperienze di tirocinio o corsi specifici potrebbe aiutarla a colmare eventuali lacune e ad aumentare la fiducia nelle sue possibilità. Anche i concorsi pubblici potrebbero essere una strada da esplorare, specialmente se desidera maggiore stabilità.
Per quanto riguarda il confronto con gli altri, è naturale provare invidia, ma può trasformarsi in un’occasione di crescita se la si utilizza per stimolarsi piuttosto che per sminuirsi. Ogni percorso è unico e il valore di una persona non si misura solo dai traguardi professionali. Lavorare sull’autostima e sulla propria percezione del successo potrebbe aiutarla a sentirsi più sereno nel suo cammino.
Se questo malessere dovesse persistere, potrebbe essere utile un supporto psicologico per esplorare più a fondo queste tematiche e trovare strumenti concreti per affrontarle. Le auguro di trovare la direzione che più la soddisfi, ricordando che ogni passo, anche piccolo, è un progresso verso il cambiamento.
Un caro saluto.
Gentile utente, credo le sue domande siano comprensibili e sensate. Prendersi del tempo per capire cosa si desidera. Il lavoro che lei descrive sembra avere sicuramente delle buone qualità ma forse non appresenta ciò che desidera lei. Mi pare di comprendere però che il rischio di non farcela sembri bloccare le sue decisioni. Guardare gli altri può essere uno sprono o un elemento di malessere. Per tanto forse fare un passo indietro e guardarsi dentro, assumersi il rischio di buttarsi. Un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a rimettere in ordine i pensieri e schiarire i desideri. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso il suo malessere con tanta sincerità. Comprendo quanto la questione della realizzazione professionale stia influenzando il suo benessere e il modo in cui percepisce se stesso. È naturale, soprattutto in una società in cui il lavoro viene spesso associato al valore personale, sentirsi frustrati quando non si è sicuri della propria direzione.
Ciò che emerge dalle sue parole è un senso di insoddisfazione più legato alla percezione sociale del lavoro che non al lavoro in sé. Il fatto che la sua attuale occupazione sia stabile, ben retribuita e con un buon equilibrio tra vita privata e professionale non è scontato, eppure questo non le basta. Il problema sembra essere più profondo, legato all'immagine che ha di sé e di cosa significhi per lei "essere realizzato". Si domanda se l’invidia che prova nei confronti dei successi altrui sia una conseguenza della frustrazione professionale, e probabilmente è così. Tuttavia, è importante ricordare che il percorso di ciascuno è unico e che il confronto costante con gli altri rischia di distoglierla dalla vera domanda: cosa desidera davvero per sé?
Il fatto che non abbia una direzione chiara non significa che sia in ritardo o che abbia fallito. La fase che sta attraversando è comune a molti giovani adulti e può essere l'occasione per esplorare nuove possibilità. Sta già cercando di ampliare le sue competenze riprendendo le lingue, il che è un ottimo passo. Forse potrebbe riflettere su quali aspetti del lavoro la motivano di più: il bisogno di riconoscimento sociale, la stabilità economica, la passione per una materia? A volte il desiderio di cambiamento non nasce da un vero interesse per un’altra carriera, ma dal timore di non essere all’altezza delle aspettative, proprie o altrui.
Se il suo obiettivo è cambiare ambito, valutare un concorso pubblico o cercare una posizione impiegatizia in un’azienda potrebbe essere una strada percorribile. Il timore di non essere assunto per mancanza di esperienza è comprensibile, ma non deve essere un ostacolo insormontabile. Molti settori valorizzano la capacità di apprendere e di adattarsi, e il fatto che abbia una laurea e una buona base linguistica potrebbe rappresentare un punto di forza.
Forse il primo passo non è tanto trovare subito il lavoro ideale, quanto lavorare sulla sua percezione di sé e sulla fiducia nelle sue capacità. Il rischio è che anche cambiando lavoro permanga un senso di insoddisfazione, perché la realizzazione personale non dipende solo dalla posizione professionale, ma dal modo in cui ci si rapporta a essa. Se sente che questa frustrazione sta incidendo troppo sul suo benessere, un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a fare chiarezza su ciò che desidera davvero e a sviluppare una maggiore sicurezza in se stesso.
Rimango a disposizione qualora volesse approfondire ulteriormente questi aspetti.
Dott. Luca Vocino
Ciò che emerge dalle sue parole è un senso di insoddisfazione più legato alla percezione sociale del lavoro che non al lavoro in sé. Il fatto che la sua attuale occupazione sia stabile, ben retribuita e con un buon equilibrio tra vita privata e professionale non è scontato, eppure questo non le basta. Il problema sembra essere più profondo, legato all'immagine che ha di sé e di cosa significhi per lei "essere realizzato". Si domanda se l’invidia che prova nei confronti dei successi altrui sia una conseguenza della frustrazione professionale, e probabilmente è così. Tuttavia, è importante ricordare che il percorso di ciascuno è unico e che il confronto costante con gli altri rischia di distoglierla dalla vera domanda: cosa desidera davvero per sé?
Il fatto che non abbia una direzione chiara non significa che sia in ritardo o che abbia fallito. La fase che sta attraversando è comune a molti giovani adulti e può essere l'occasione per esplorare nuove possibilità. Sta già cercando di ampliare le sue competenze riprendendo le lingue, il che è un ottimo passo. Forse potrebbe riflettere su quali aspetti del lavoro la motivano di più: il bisogno di riconoscimento sociale, la stabilità economica, la passione per una materia? A volte il desiderio di cambiamento non nasce da un vero interesse per un’altra carriera, ma dal timore di non essere all’altezza delle aspettative, proprie o altrui.
Se il suo obiettivo è cambiare ambito, valutare un concorso pubblico o cercare una posizione impiegatizia in un’azienda potrebbe essere una strada percorribile. Il timore di non essere assunto per mancanza di esperienza è comprensibile, ma non deve essere un ostacolo insormontabile. Molti settori valorizzano la capacità di apprendere e di adattarsi, e il fatto che abbia una laurea e una buona base linguistica potrebbe rappresentare un punto di forza.
Forse il primo passo non è tanto trovare subito il lavoro ideale, quanto lavorare sulla sua percezione di sé e sulla fiducia nelle sue capacità. Il rischio è che anche cambiando lavoro permanga un senso di insoddisfazione, perché la realizzazione personale non dipende solo dalla posizione professionale, ma dal modo in cui ci si rapporta a essa. Se sente che questa frustrazione sta incidendo troppo sul suo benessere, un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a fare chiarezza su ciò che desidera davvero e a sviluppare una maggiore sicurezza in se stesso.
Rimango a disposizione qualora volesse approfondire ulteriormente questi aspetti.
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, è bello desiderare un futuro migliore per se stessi, e le auguro di non mollare nell’inseguire i suoi personali sogni. Capisco la confusione, ma vedo anche che c’è motivazione nel capire le proprie predisposizioni. E’ anche onesto nel confessare il suo senso di invidia. Non è molto chiara la frase finale, sarebbe curioso capire il bisogno di specificare che “per il resto va tutto bene…”. Ha mai pensato di affrontare un percorso psicologico che la possa aiutare nell’orientamento verso la sua carriera e a capire meglio le sue inclinazioni?
Gentile utente buonasera.
Grazie per aver condiviso questa riflessione che fa trapelare bene il suo malessere per il suo presente e il suo futuro lavorativo. Il gap che ci separa da ciò che vorremmo essere rispetto a ciò che siamo, può essere una fonte di frustrazione e di sconforto, soprattutto se non si sa bene come poterlo colmare.
Lei mostra di avere buona autostima e consapevolezza delle sue potenzialità e questo è un punto di partenza fondamentale per porsi nuovi obiettivi. Riesce anche a gratificarsi per l'attuale lavoro, sia per la sicurezza economica che le garantisce, sia per l'ambiente gradevole.
Ogni lavoro se affrontato con impegno e dedizione nobilita l'animo umano e come tale viene percepito anche all'esterno. Tra l'altro non preclude di coltivare altre passioni e interessi, anche di alto profilo intellettuale. Ci sono esempi importanti come Albert Einstein che scrisse la Teoria della relatività generale mentre faceva l'impiegato delle poste.
E' importante che riesca anche a notare che ci sono aspetti positivi della sua vita su cui poter contare per ricercare benessere psicologico e connessioni sociali significative. Questo le consente di avere un bel piano di resilienza a sua disposizione per affrontare il suo momento di incertezza e il suo desiderio di crescita sapendo di avere una buona rete di supporto, di poter trovare la giusta strategia senza eccessiva paura di sbagliare le sue scelte o di non raggiungere immediatamente un obiettivo soddisfacente.
Ovviamente, resta la concreta ambizione di realizzarsi nell'ambito professionale. Il mio primo consiglio è di ragionare su più opzioni per avere poi la possibilità di scegliere al momento opportuno. Il secondo consiglio è di puntare molto sulle competenze trasversali e su quelle digitali che la possono rendere competitivo in qualsiasi ambito. Anche la competenza linguistica, che ha trai suoi obiettivi, è utile sia dentro che fuori l'ambito lavorativo. Altro consiglio è di farsi guidare dall'intuizione e dai suoi veri interessi: rivolga l'attenzione verso quelle professioni che potrebbero renderla felice di lavorare, al di là degli aspetti retributivi o di riconoscimento sociale. Ci sono persone che sono orgogliose e pienamente soddisfatte nel fare lavori che la società ritiene umili o di basso profilo: contadini, allevatori, operai, commessi, eccetera.
Valuti anche la possibilità di farsi affiancare da uno psicologo che si occupa di crescita personale per rendere concreti questi consigli, utilizzando metodi e strategie collaudate nell'ambito della Psicologia Positiva. Se lo desidera, posso darle maggiori informazioni su un percorso di questo tipo ed eventualmente seguirla e aiutarla a trovare la strada migliore.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Grazie per aver condiviso questa riflessione che fa trapelare bene il suo malessere per il suo presente e il suo futuro lavorativo. Il gap che ci separa da ciò che vorremmo essere rispetto a ciò che siamo, può essere una fonte di frustrazione e di sconforto, soprattutto se non si sa bene come poterlo colmare.
Lei mostra di avere buona autostima e consapevolezza delle sue potenzialità e questo è un punto di partenza fondamentale per porsi nuovi obiettivi. Riesce anche a gratificarsi per l'attuale lavoro, sia per la sicurezza economica che le garantisce, sia per l'ambiente gradevole.
Ogni lavoro se affrontato con impegno e dedizione nobilita l'animo umano e come tale viene percepito anche all'esterno. Tra l'altro non preclude di coltivare altre passioni e interessi, anche di alto profilo intellettuale. Ci sono esempi importanti come Albert Einstein che scrisse la Teoria della relatività generale mentre faceva l'impiegato delle poste.
E' importante che riesca anche a notare che ci sono aspetti positivi della sua vita su cui poter contare per ricercare benessere psicologico e connessioni sociali significative. Questo le consente di avere un bel piano di resilienza a sua disposizione per affrontare il suo momento di incertezza e il suo desiderio di crescita sapendo di avere una buona rete di supporto, di poter trovare la giusta strategia senza eccessiva paura di sbagliare le sue scelte o di non raggiungere immediatamente un obiettivo soddisfacente.
Ovviamente, resta la concreta ambizione di realizzarsi nell'ambito professionale. Il mio primo consiglio è di ragionare su più opzioni per avere poi la possibilità di scegliere al momento opportuno. Il secondo consiglio è di puntare molto sulle competenze trasversali e su quelle digitali che la possono rendere competitivo in qualsiasi ambito. Anche la competenza linguistica, che ha trai suoi obiettivi, è utile sia dentro che fuori l'ambito lavorativo. Altro consiglio è di farsi guidare dall'intuizione e dai suoi veri interessi: rivolga l'attenzione verso quelle professioni che potrebbero renderla felice di lavorare, al di là degli aspetti retributivi o di riconoscimento sociale. Ci sono persone che sono orgogliose e pienamente soddisfatte nel fare lavori che la società ritiene umili o di basso profilo: contadini, allevatori, operai, commessi, eccetera.
Valuti anche la possibilità di farsi affiancare da uno psicologo che si occupa di crescita personale per rendere concreti questi consigli, utilizzando metodi e strategie collaudate nell'ambito della Psicologia Positiva. Se lo desidera, posso darle maggiori informazioni su un percorso di questo tipo ed eventualmente seguirla e aiutarla a trovare la strada migliore.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Buonasera, quello che sta vivendo è un conflitto interiore che nasce dal desiderio di realizzazione professionale e dalla difficoltà di individuare una direzione chiara da seguire. È normale sentirsi insoddisfatti quando il proprio lavoro non rispecchia le aspirazioni personali, e il fatto che ne stia parlando dimostra che ha una forte motivazione al cambiamento. La prima cosa da considerare è che il valore di una persona non si misura dalla professione che svolge. Il pregiudizio che associa alcune categorie lavorative a uno status inferiore è una costruzione sociale che spesso non corrisponde alla realtà. Lei ha un lavoro stabile, in un'azienda sana, con condizioni che molte persone desidererebbero. Questo non significa che debba accontentarsi, ma può essere utile riconoscere ciò che di positivo ha già raggiunto. Il senso di frustrazione che prova sembra derivare più dall’idea che ha di sé stesso e delle sue possibilità che da una reale impossibilità di cambiare. Il fatto che non abbia ancora trovato una strada chiara non significa che non ci sia, ma che ha bisogno di esplorare di più per comprenderla. Riprendere lo studio delle lingue, ad esempio, è un passo concreto e positivo, perché amplia le sue opportunità lavorative. La paura di non essere assunto come impiegato perché non ha esperienza in quel campo è un pensiero limitante. Molte aziende cercano persone che abbiano capacità trasversali, come l’adattabilità, la voglia di imparare e la capacità di problem solving, caratteristiche che sicuramente ha sviluppato sia durante il percorso universitario che nel lavoro attuale. Provare a candidarsi per ruoli amministrativi o partecipare a concorsi pubblici potrebbe essere un’ottima strada, ma senza il timore di “non essere all’altezza”. L’unico modo per sapere se qualcosa può funzionare è tentare. L'invidia verso i successi altrui è un sentimento umano e comprensibile, soprattutto quando si sente che la propria carriera non sta andando nella direzione desiderata. Tuttavia, questa emozione può essere trasformata in una spinta motivazionale: invece di vederla come un confronto penalizzante, potrebbe chiedersi cosa può imparare dalle persone che stima. La sua ragazza, ad esempio, sta costruendo il suo percorso: quali strategie ha adottato? Come potrebbe trarre ispirazione dalla sua esperienza per migliorare la propria situazione? Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, sarebbe utile lavorare sui pensieri automatici negativi che la portano a svalutare la sua attuale posizione e a credere di non avere alternative. L’insoddisfazione può essere una leva potente per il cambiamento, ma solo se viene canalizzata in azioni concrete. Potrebbe fare una lista di possibili sbocchi lavorativi che la incuriosiscono, valutare percorsi di formazione specifici e iniziare a fare piccoli passi verso un cambiamento graduale, senza sentirsi obbligato a trovare subito la “scelta perfetta”. Infine, provi a concedersi più gentilezza. Ha 27 anni, un percorso accademico alle spalle e un lavoro stabile. Il fatto che non si senta realizzato oggi non significa che non lo sarà in futuro. Ogni percorso è unico, e spesso la strada giusta si trova sperimentando, aggiustando il tiro e accettando che non esiste un’unica via per il successo. L’importante è non fermarsi e continuare a investire su di sé. Cari saluti. Dott. Andrea Boggero
Buonasera,
Innanzitutto, voglio riconoscere il valore del tuo messaggio: esprimere i propri dubbi e maleseri non è semplice, e farlo è già un primo passo importante verso una maggiore consapevolezza di sé.
Da quanto racconti, il tuo malessere sembra legato principalmente alla realizzazione professionale e alla percezione del tuo ruolo lavorativo. È comprensibile che, dopo anni di studio, tu possa sentire un certo disorientamento nel non trovare una strada che ti soddisfi pienamente. La pressione sociale e le aspettative personali spesso influenzano la nostra autostima e il modo in cui valutiamo il nostro percorso.
È positivo che tu stia cercando di migliorare le tue competenze linguistiche e che stia esplorando diverse possibilità per il futuro, come i concorsi pubblici o il settore impiegatizio. Il cambiamento richiede tempo e sperimentazione, e il timore di non essere all'altezza è normale. Tuttavia, il valore di un'esperienza lavorativa non è determinato esclusivamente dal titolo o dalla posizione sociale, ma anche dalla soddisfazione personale e dalla crescita che può offrire.
L'invidia verso i successi altrui è un'emozione umana e comune, ma può essere trasformata in uno stimolo per comprendere meglio i propri desideri e obiettivi. Piuttosto che focalizzarti su un confronto con gli altri, prova a riflettere su cosa realmente desideri per te, al di là delle pressioni esterne.
Considerata la complessità delle emozioni che descrivi e l'impatto che queste hanno sul tuo benessere, potrebbe essere utile e consigliato approfondire questi aspetti con l'aiuto di uno specialista, che potrebbe accompagnarti nel comprendere meglio i tuoi bisogni e nel trovare una direzione più allineata ai tuoi valori e desideri.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Innanzitutto, voglio riconoscere il valore del tuo messaggio: esprimere i propri dubbi e maleseri non è semplice, e farlo è già un primo passo importante verso una maggiore consapevolezza di sé.
Da quanto racconti, il tuo malessere sembra legato principalmente alla realizzazione professionale e alla percezione del tuo ruolo lavorativo. È comprensibile che, dopo anni di studio, tu possa sentire un certo disorientamento nel non trovare una strada che ti soddisfi pienamente. La pressione sociale e le aspettative personali spesso influenzano la nostra autostima e il modo in cui valutiamo il nostro percorso.
È positivo che tu stia cercando di migliorare le tue competenze linguistiche e che stia esplorando diverse possibilità per il futuro, come i concorsi pubblici o il settore impiegatizio. Il cambiamento richiede tempo e sperimentazione, e il timore di non essere all'altezza è normale. Tuttavia, il valore di un'esperienza lavorativa non è determinato esclusivamente dal titolo o dalla posizione sociale, ma anche dalla soddisfazione personale e dalla crescita che può offrire.
L'invidia verso i successi altrui è un'emozione umana e comune, ma può essere trasformata in uno stimolo per comprendere meglio i propri desideri e obiettivi. Piuttosto che focalizzarti su un confronto con gli altri, prova a riflettere su cosa realmente desideri per te, al di là delle pressioni esterne.
Considerata la complessità delle emozioni che descrivi e l'impatto che queste hanno sul tuo benessere, potrebbe essere utile e consigliato approfondire questi aspetti con l'aiuto di uno specialista, che potrebbe accompagnarti nel comprendere meglio i tuoi bisogni e nel trovare una direzione più allineata ai tuoi valori e desideri.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buonasera, comprendo perfettamente quello che scrivi e come ti senti.
La realizzazione personale non è sempre un percorso semplice da raggiungere.
A volte c'è bisogno di tempo per capire e riconoscere il proprio valore intellettuale e professionale.
Sei molto giovane, hai la possibilità di tentare i concorsi e te lo consiglio anche e solo come inizio, come "la" verso un cambiamento.
Spesso alla base di queste indecisioni c'è una bassa autostima.
Il mio ultimo consiglio rimane sempre quello di iniziare un percorso psicologico volto a potenziare tutte le tue risorse, che ti permetta di prendere sempre più consapevolezza del tuo valore, che sia di supporto alla paura del cambiamento; così da vivere i successi di chi ami, non più con frustrazione, ma con gioia e stima.
Resto a disposizione!
La realizzazione personale non è sempre un percorso semplice da raggiungere.
A volte c'è bisogno di tempo per capire e riconoscere il proprio valore intellettuale e professionale.
Sei molto giovane, hai la possibilità di tentare i concorsi e te lo consiglio anche e solo come inizio, come "la" verso un cambiamento.
Spesso alla base di queste indecisioni c'è una bassa autostima.
Il mio ultimo consiglio rimane sempre quello di iniziare un percorso psicologico volto a potenziare tutte le tue risorse, che ti permetta di prendere sempre più consapevolezza del tuo valore, che sia di supporto alla paura del cambiamento; così da vivere i successi di chi ami, non più con frustrazione, ma con gioia e stima.
Resto a disposizione!
Buongiorno,
La realizzazione personale non è una linea retta, né si misura esclusivamente attraverso il confronto con gli altri: è un percorso fatto di esplorazione, tentativi, errori e riscoperta continua di sé. Mi sembra che le valutazioni che sta facendo siano molto centrate su aspetti pratici e sociali — lo stipendio, la posizione nella scala sociale, il timore di non avere esperienza. Sono fattori importanti, certo, ma ha mai provato a chiedersi cosa desidera davvero? Quali attività la fanno sentire vivo, curioso, appagato? Forse vale la pena fermarsi un momento e ascoltare non solo le esigenze razionali, ma anche quelle più intime e personali. Non esiste un’età giusta o sbagliata per reinventarsi. La paura di non essere assunto perché manca esperienza è legittima, ma l’esperienza si costruisce, mentre la motivazione e l’impegno che già dimostra sono qualità che molte aziende cercano. Provare un concorso, inviare curriculum per posizioni che la incuriosiscono o persino avviare piccoli progetti personali sono tutti modi per avvicinarsi a una possibile risposta. E se anche un tentativo non andasse come sperato, non sarebbe mai tempo perso: ogni esperienza, anche fallimentare, aggiunge tasselli alla comprensione di sé e affina la percezione di ciò che si vuole davvero. La realizzazione personale, infatti, non è tanto il raggiungimento di un obiettivo definitivo, quanto la sensazione di essere in cammino verso qualcosa che ci appartiene davvero.
L’invidia poi è un sentimento umano e naturale, che spesso non nasce tanto dal desiderio di possedere ciò che hanno gli altri, ma dalla percezione che loro siano riusciti a mettersi in gioco e a rischiare, mentre noi ci sentiamo bloccati. L’invidia, se ascoltata senza giudizio, può diventare uno stimolo creativo: può indicare ciò che desideriamo segretamente per noi stessi, o ciò che vorremmo avere il coraggio di tentare. Invece di vederla solo come un’emozione negativa, può trasformarla in uno stimolo per chiedersi: Cosa sto trattenendo? Quale passo ho paura di fare?
Cordiali Saluti,
Dott.ssa Carolina Giangrandi
La realizzazione personale non è una linea retta, né si misura esclusivamente attraverso il confronto con gli altri: è un percorso fatto di esplorazione, tentativi, errori e riscoperta continua di sé. Mi sembra che le valutazioni che sta facendo siano molto centrate su aspetti pratici e sociali — lo stipendio, la posizione nella scala sociale, il timore di non avere esperienza. Sono fattori importanti, certo, ma ha mai provato a chiedersi cosa desidera davvero? Quali attività la fanno sentire vivo, curioso, appagato? Forse vale la pena fermarsi un momento e ascoltare non solo le esigenze razionali, ma anche quelle più intime e personali. Non esiste un’età giusta o sbagliata per reinventarsi. La paura di non essere assunto perché manca esperienza è legittima, ma l’esperienza si costruisce, mentre la motivazione e l’impegno che già dimostra sono qualità che molte aziende cercano. Provare un concorso, inviare curriculum per posizioni che la incuriosiscono o persino avviare piccoli progetti personali sono tutti modi per avvicinarsi a una possibile risposta. E se anche un tentativo non andasse come sperato, non sarebbe mai tempo perso: ogni esperienza, anche fallimentare, aggiunge tasselli alla comprensione di sé e affina la percezione di ciò che si vuole davvero. La realizzazione personale, infatti, non è tanto il raggiungimento di un obiettivo definitivo, quanto la sensazione di essere in cammino verso qualcosa che ci appartiene davvero.
L’invidia poi è un sentimento umano e naturale, che spesso non nasce tanto dal desiderio di possedere ciò che hanno gli altri, ma dalla percezione che loro siano riusciti a mettersi in gioco e a rischiare, mentre noi ci sentiamo bloccati. L’invidia, se ascoltata senza giudizio, può diventare uno stimolo creativo: può indicare ciò che desideriamo segretamente per noi stessi, o ciò che vorremmo avere il coraggio di tentare. Invece di vederla solo come un’emozione negativa, può trasformarla in uno stimolo per chiedersi: Cosa sto trattenendo? Quale passo ho paura di fare?
Cordiali Saluti,
Dott.ssa Carolina Giangrandi
Buonasera a te, sicuramente la soddisfazione in ambito lavorativo rappresenta uno degli elementi più importanti del benessere psicofisico di una persona. Prova però a fare un passo indietro, e ad ascoltare ciò che tu vuoi davvero. Nulla è per sempre, magari dal 2021 ad oggi il lavoro di operaio rappresentava per te una risorsa importante, ora però senti il desiderio di cambiare, ed il cambiamento non è sempre un qualcosa da temere. Prova a documentarti sugli altri vari impieghi, cerca di capire se è davvero la tua strada oppure lo fai per dimostrare agli altri (o anche a te stesso) che vali davvero come persona. Il tuo valore è legato a ciò che sei, non solo alla posizione che ricopri. Il confronto con gli altri può essere una benzina che ci permette di dare il massimo, non un mezzo per competere e vedere chi dei due è il più bravo. Anche rispetto al nuovo lavoro della tua fidanzata, prova a vedere questa sua opportunità come una possibilità di cambiamento anche per te. Magari rivaluterai il lavoro che tutt’ora stai facendo, o magari scoprirai davvero che la tua strada è altrove e avrai un’esperienza in più in un diverso ambito lavorativo.
Buongiorno, mi dispiace molto sapere il peso che questa situazione sembra avere su di lei.
Che fatica essere bloccati nonostante l'impegno messo nel lavoro e nella propria crescita. All'inizio del messaggio, lei scrive che è la prima volta che si esprime sul web rispetto a questo suo malessere e questo è un grande passo avanti. Dice inoltre, che questa condizione la porta avanti da parecchi anni e, a tal proposito, potrebbe esserle d'aiuto valutare l'inizio di un percorso psicologico in modo da comprendere meglio il momento che sta vivendo e ritrovare la sua serenità. Un caro saluto
Che fatica essere bloccati nonostante l'impegno messo nel lavoro e nella propria crescita. All'inizio del messaggio, lei scrive che è la prima volta che si esprime sul web rispetto a questo suo malessere e questo è un grande passo avanti. Dice inoltre, che questa condizione la porta avanti da parecchi anni e, a tal proposito, potrebbe esserle d'aiuto valutare l'inizio di un percorso psicologico in modo da comprendere meglio il momento che sta vivendo e ritrovare la sua serenità. Un caro saluto
Forse deve riflettere su come si vede, come rappresenta sé a sé stesso nel confronto con come vorrebbe vedersi. Iniziare un percorso terapeutico potrebbe aprirle la via alla conoscenza dei suoi desideri e delle risorse per trasformarli in sogni e quindi in progetti.
Capisco il tuo stato d’animo, ed è del tutto normale sentirsi in un periodo di incertezza professionale, soprattutto dopo un percorso di studi impegnativo come il tuo. Sei in una fase in cui stai cercando una direzione che ti dia soddisfazione e riconoscimento, ed è positivo che tu stia facendo una riflessione così approfondita.È normale desiderare un lavoro che rifletta il proprio percorso di studi e che dia prestigio sociale.
Ma il valore di una professione non è solo dato dal titolo, ma da quanto ti fa stare bene e da ciò che ti permette di costruire nella tua vita.
Ti stai sforzando di migliorarti (riprendendo le lingue, cercando altre opportunità), e questo è un segnale importante della tua determinazione.
L’invidia non è necessariamente un’emozione negativa, ma un segnale che desideri di più per te stesso.
La chiave è trasformarla in una motivazione per trovare il tuo percorso, senza paragonarti agli altri in modo distruttivo. La tua frustrazione è comprensibile, ma hai tutti gli strumenti per migliorare la tua situazione. Il consiglio principale è non avere fretta e lavorare su piccoli passi concreti. Riprendere le lingue, esplorare i concorsi, valutare opportunità nel privato e accrescere le competenze ti daranno più possibilità di scelta.
Se vuoi possiamo approfondire insieme qualche strategia più concreta per la ricerca del lavoro o per migliorare le competenze utili per il settore impiegatizio.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Ma il valore di una professione non è solo dato dal titolo, ma da quanto ti fa stare bene e da ciò che ti permette di costruire nella tua vita.
Ti stai sforzando di migliorarti (riprendendo le lingue, cercando altre opportunità), e questo è un segnale importante della tua determinazione.
L’invidia non è necessariamente un’emozione negativa, ma un segnale che desideri di più per te stesso.
La chiave è trasformarla in una motivazione per trovare il tuo percorso, senza paragonarti agli altri in modo distruttivo. La tua frustrazione è comprensibile, ma hai tutti gli strumenti per migliorare la tua situazione. Il consiglio principale è non avere fretta e lavorare su piccoli passi concreti. Riprendere le lingue, esplorare i concorsi, valutare opportunità nel privato e accrescere le competenze ti daranno più possibilità di scelta.
Se vuoi possiamo approfondire insieme qualche strategia più concreta per la ricerca del lavoro o per migliorare le competenze utili per il settore impiegatizio.
Dott.ssa Antonella Bellanzon
Buongiorno, dalle poche informazioni che ho sembrerebbe che la domanda nasconda in lei un quesito più importante. Chi voglio essere "da grande"? E' una domanda che tocca la propria identità per cui lei ancora non si riconosce. Non abbiamo tutti gli stessi tempi e forse oggi la domanda sorge proprio perchè è sopraggiunta una maturità diversa che permette di indagare la risposta.
Buonasera, intanto voglio riconoscere il valore del suo messaggio: aprirsi, soprattutto per la prima volta, non è facile, e il fatto che lei abbia scelto di farlo dimostra che sente il bisogno di capire meglio ciò che prova e di trovare una strada che, forse, la soddisfi di più.
Quello che descrive come il bisogno di realizzazione personale e il confronto con gli altri può generare una frustrazione tale da guidarla eventualmente verso ciò che desidera davvero. Dalle sue parole emerge una certa tensione tra la stabilità e le opportunità che il suo attuale lavoro le offre e la percezione sociale che ha del ruolo di operaio. Forse potrebbe essere utile esplorare più a fondo cosa significhi per lei il riconoscimento sociale e quali siano i valori che guidano le sue scelte. Il suo percorso di studi e la sua volontà di migliorare le competenze linguistiche dimostrano che ha risorse e ambizioni su cui lavorare.
Forse, più che trovare subito la risposta definitiva su quale sia la strada giusta, potrebbe essere utile riflettere su quali aspetti del lavoro la gratifichino davvero e su come costruire un percorso che la faccia sentire più realizzato, passo dopo passo.
La invito a considerare un incontro per approfondire questi temi insieme. Potremmo lavorare sui sentimenti di insoddisfazione e sulla percezione di se stesso nel mondo.
Un caro saluto
Quello che descrive come il bisogno di realizzazione personale e il confronto con gli altri può generare una frustrazione tale da guidarla eventualmente verso ciò che desidera davvero. Dalle sue parole emerge una certa tensione tra la stabilità e le opportunità che il suo attuale lavoro le offre e la percezione sociale che ha del ruolo di operaio. Forse potrebbe essere utile esplorare più a fondo cosa significhi per lei il riconoscimento sociale e quali siano i valori che guidano le sue scelte. Il suo percorso di studi e la sua volontà di migliorare le competenze linguistiche dimostrano che ha risorse e ambizioni su cui lavorare.
Forse, più che trovare subito la risposta definitiva su quale sia la strada giusta, potrebbe essere utile riflettere su quali aspetti del lavoro la gratifichino davvero e su come costruire un percorso che la faccia sentire più realizzato, passo dopo passo.
La invito a considerare un incontro per approfondire questi temi insieme. Potremmo lavorare sui sentimenti di insoddisfazione e sulla percezione di se stesso nel mondo.
Un caro saluto
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Salve
capisco perfettamente la frustrazione, d'altra parte però vedo tante risorse: laureato, stipendio buono, orari flessibili, amici e famiglia in serenità, e la fidanzata. Quindi, le consiglio di partire dalle risorse e sfruttarle, provare un concorso pubblico avendo le spalle coperte da un buon lavoro le potrebbe dare una marcia in più. Perché no? 27 anni le assicuro non sono tanti, anzi! Si tiri su le maniche e riprenda le ambizioni.
Un abbraccio
Dott.ssa Sabrina Rodogno
capisco perfettamente la frustrazione, d'altra parte però vedo tante risorse: laureato, stipendio buono, orari flessibili, amici e famiglia in serenità, e la fidanzata. Quindi, le consiglio di partire dalle risorse e sfruttarle, provare un concorso pubblico avendo le spalle coperte da un buon lavoro le potrebbe dare una marcia in più. Perché no? 27 anni le assicuro non sono tanti, anzi! Si tiri su le maniche e riprenda le ambizioni.
Un abbraccio
Dott.ssa Sabrina Rodogno
Caro utente,
da una prima lettura mi colpisce molto il fatto che, nonostante riconosca che il suo attuale lavoro abbia aspetti positivi (stipendio, orari, ambiente sano), il problema principale sembri essere legato alla percezione del ruolo sociale. Sarebbe utile chiedersi:
- Che significato ha per lei “realizzarsi” nel lavoro? È più legato al tipo di mansione, al riconoscimento degli altri, alla soddisfazione personale?
- Quali aspettative ha su cosa ‘dovrebbe’ essere un lavoro adatto a lei? Sono aspettative sue o derivano da influenze esterne (famiglia, società, confronto con gli altri)?
- Quanto l’invidia che prova per gli altri può essere trasformata in una spinta a investire su sé stesso?
La invito a riflettere su una cosa: se oggi avesse la certezza di non essere giudicato da nessuno, quale lavoro si sentirebbe libero di scegliere?
Rimango a disposizione
Un caro saluto
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
da una prima lettura mi colpisce molto il fatto che, nonostante riconosca che il suo attuale lavoro abbia aspetti positivi (stipendio, orari, ambiente sano), il problema principale sembri essere legato alla percezione del ruolo sociale. Sarebbe utile chiedersi:
- Che significato ha per lei “realizzarsi” nel lavoro? È più legato al tipo di mansione, al riconoscimento degli altri, alla soddisfazione personale?
- Quali aspettative ha su cosa ‘dovrebbe’ essere un lavoro adatto a lei? Sono aspettative sue o derivano da influenze esterne (famiglia, società, confronto con gli altri)?
- Quanto l’invidia che prova per gli altri può essere trasformata in una spinta a investire su sé stesso?
La invito a riflettere su una cosa: se oggi avesse la certezza di non essere giudicato da nessuno, quale lavoro si sentirebbe libero di scegliere?
Rimango a disposizione
Un caro saluto
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
La situazione che descrive riguarda un malessere che sembra derivare dalla difficoltà di trovare un equilibrio tra le aspettative personali di realizzazione professionale e la realtà lavorativa che sta vivendo. È evidente che lei sta vivendo un conflitto interiore riguardo al proprio percorso professionale, tra il desiderio di evolvere nella sua carriera e l’attuale posizione lavorativa che, pur avendo aspetti positivi come il buon stipendio e la stabilità, non sembra soddisfarla completamente sul piano della realizzazione personale.
Il sentimento di frustrazione che lei esprime verso il proprio ruolo di operaio, associato al pregiudizio sociale che percepisce riguardo a questa professione, è comprensibile. In molte società, esistono delle gerarchie sociali che determinano come le professioni vengano viste e valutate, ma è importante ricordare che il valore di una persona non è legato esclusivamente al lavoro che svolge, ma anche alla qualità e al significato che riesce a dare alle proprie esperienze quotidiane. Riconoscere che il suo lavoro attuale offre benefici pratici, come la stabilità economica e orari flessibili, potrebbe essere il primo passo per affrontare il malessere legato alla percezione che ha di sé in relazione a questa professione.
In merito al futuro professionale, il fatto che lei stia cercando di ampliare le sue competenze, come nel caso delle lingue, è un segno positivo di un desiderio di crescita e di miglioramento. L’apprendimento di nuove lingue potrebbe aprirle nuove opportunità, sia nel settore pubblico che privato, migliorando la sua competitività nel mondo del lavoro. È naturale sentirsi incerti riguardo al passo successivo, soprattutto in un contesto in cui le aspettative sul futuro e il timore del fallimento possono generare ansia. Tuttavia, è importante riconoscere che la sua carriera non deve seguire un percorso lineare e che, a 27 anni, ha ancora molte opportunità davanti a sé.
Riguardo alla sua preoccupazione sulla possibilità di intraprendere un concorso pubblico o di cercare un lavoro come impiegato, il consiglio è di valutare attentamente entrambe le opzioni, considerando i vantaggi e le sfide di ciascuna. Sebbene la mancanza di esperienza diretta in un ambito specifico possa rappresentare una difficoltà, la sua laurea e il desiderio di aggiornarsi, ad esempio con l’apprendimento delle lingue, sono elementi che potrebbero compensare questa lacuna.
L’invidia che prova verso i successi delle persone a lei care, come la sua ragazza, è un’emozione naturale, soprattutto quando si percepisce un divario tra i successi altrui e le proprie aspettative non ancora soddisfatte. La frustrazione che descrive potrebbe derivare dal sentirsi in una fase di stallo rispetto alle sue aspirazioni. Tuttavia, è utile riflettere su come questa invidia possa essere una spinta per migliorarsi, piuttosto che un ostacolo. Riconoscere e affrontare questo sentimento, senza permettergli di prevalere sulla sua serenità, può aiutarla a trasformarlo in motivazione positiva.
Le consiglio di concentrarsi sul processo di autocomprensione e di non farsi sopraffare dalla comparazione con gli altri. Ogni percorso è unico, e ciò che conta è trovare un equilibrio tra le proprie aspettative e ciò che è possibile realizzare nel contesto attuale. La ricerca di una maggiore realizzazione professionale, accompagnata dalla consapevolezza delle proprie risorse e competenze, è un passo importante verso una maggiore serenità e soddisfazione.
Infine, se il malessere persiste, potrebbe essere utile approfondire la questione con un professionista, come uno psicoterapeuta, per esplorare più a fondo le dinamiche emotive e le aspettative personali che influenzano la sua visione del futuro professionale e la percezione di sé.
Il sentimento di frustrazione che lei esprime verso il proprio ruolo di operaio, associato al pregiudizio sociale che percepisce riguardo a questa professione, è comprensibile. In molte società, esistono delle gerarchie sociali che determinano come le professioni vengano viste e valutate, ma è importante ricordare che il valore di una persona non è legato esclusivamente al lavoro che svolge, ma anche alla qualità e al significato che riesce a dare alle proprie esperienze quotidiane. Riconoscere che il suo lavoro attuale offre benefici pratici, come la stabilità economica e orari flessibili, potrebbe essere il primo passo per affrontare il malessere legato alla percezione che ha di sé in relazione a questa professione.
In merito al futuro professionale, il fatto che lei stia cercando di ampliare le sue competenze, come nel caso delle lingue, è un segno positivo di un desiderio di crescita e di miglioramento. L’apprendimento di nuove lingue potrebbe aprirle nuove opportunità, sia nel settore pubblico che privato, migliorando la sua competitività nel mondo del lavoro. È naturale sentirsi incerti riguardo al passo successivo, soprattutto in un contesto in cui le aspettative sul futuro e il timore del fallimento possono generare ansia. Tuttavia, è importante riconoscere che la sua carriera non deve seguire un percorso lineare e che, a 27 anni, ha ancora molte opportunità davanti a sé.
Riguardo alla sua preoccupazione sulla possibilità di intraprendere un concorso pubblico o di cercare un lavoro come impiegato, il consiglio è di valutare attentamente entrambe le opzioni, considerando i vantaggi e le sfide di ciascuna. Sebbene la mancanza di esperienza diretta in un ambito specifico possa rappresentare una difficoltà, la sua laurea e il desiderio di aggiornarsi, ad esempio con l’apprendimento delle lingue, sono elementi che potrebbero compensare questa lacuna.
L’invidia che prova verso i successi delle persone a lei care, come la sua ragazza, è un’emozione naturale, soprattutto quando si percepisce un divario tra i successi altrui e le proprie aspettative non ancora soddisfatte. La frustrazione che descrive potrebbe derivare dal sentirsi in una fase di stallo rispetto alle sue aspirazioni. Tuttavia, è utile riflettere su come questa invidia possa essere una spinta per migliorarsi, piuttosto che un ostacolo. Riconoscere e affrontare questo sentimento, senza permettergli di prevalere sulla sua serenità, può aiutarla a trasformarlo in motivazione positiva.
Le consiglio di concentrarsi sul processo di autocomprensione e di non farsi sopraffare dalla comparazione con gli altri. Ogni percorso è unico, e ciò che conta è trovare un equilibrio tra le proprie aspettative e ciò che è possibile realizzare nel contesto attuale. La ricerca di una maggiore realizzazione professionale, accompagnata dalla consapevolezza delle proprie risorse e competenze, è un passo importante verso una maggiore serenità e soddisfazione.
Infine, se il malessere persiste, potrebbe essere utile approfondire la questione con un professionista, come uno psicoterapeuta, per esplorare più a fondo le dinamiche emotive e le aspettative personali che influenzano la sua visione del futuro professionale e la percezione di sé.
Ciao, mi colpiscono molto le tue parole e mi chiedo: il lavoro che fai ti piace? Immagino che la tua insoddisfazione sia in parte dovuta ad un disallineamento tra quello che fai e quello che dovresti fare, ma tu cosa VUOI fare? Cosa immagini che ti renderebbe "realizzato" a livello professionale?
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso in modo aperto e sincero le sue riflessioni e i suoi vissuti. È comprensibile sentire un senso di insoddisfazione quando ci si trova in una posizione lavorativa che non rispecchia pienamente le proprie aspirazioni o il percorso di studi intrapreso, così come è umano confrontarsi con gli altri e provare emozioni complesse come l’invidia, soprattutto quando si vorrebbe vedere riconosciuto anche il proprio valore. Talvolta, in periodi di incertezza lavorativa, può essere utile chiedersi se il valore che attribuiamo a una professione sia davvero il nostro o se derivi, almeno in parte, da aspettative esterne o da convinzioni radicate nel tempo; può essere interessante riflettere su quali siano le sue qualità personali che le hanno permesso di adattarsi e di mantenere un impiego stabile, qualità che forse potrebbero essere preziose anche in altri contesti. A volte, invece di cercare subito la “mossa giusta”, può essere d’aiuto concedersi il tempo di esplorare, magari anche attraverso piccoli passi o esperienze nuove, senza la pressione di dover definire tutto subito: per esempio, potrebbe essere stimolante informarsi su settori che non aveva mai considerato o provare a mettersi in gioco in attività anche diverse da quelle già conosciute. Riprendere lo studio delle lingue, come sta già facendo, potrebbe rappresentare non solo un investimento per il futuro, ma anche un modo per riscoprire passioni e capacità che magari si erano un po’ assopite. Dott.ssa Rizzotti
Salve, per trovare una risposta che l'aiuti a mettere ordine fra le sue priorità, ne orienti le scelte di vita, fra cui l'importante aspetto lavorativo e ne moduli l'affettività e la vita emotiva in modo più sereno, suggerisco un percorso psicologico con uno Psicologo Clinico o uno Psicoterapeuta.
Saluti.
Dr. Francesco Rossi.
Saluti.
Dr. Francesco Rossi.
Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.