Buona sera, mi capita ancora di avere delle ricadute di nevrosi. Come se quando sto con gli altri no
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Buona sera, mi capita ancora di avere delle ricadute di nevrosi. Come se quando sto con gli altri non mi vivo pienamente il momento di serenità o di godere dei momenti di festa. Inizio a sentirmi in difetto a dover far vedere di essere socievole o quella che non sono. Mi pesa tanto. Io sento di non essere vera perdo me stessa poi davvero la mia essenza io non voglio. Poi sento tensione addosso e sul viso e provo nervoso verso gli altri. Questo mi capita anche sul bus con persone che non conosco di provare dei nervosismi. Ma poi cerco di non pensarci. Io ho una forte mancanza di autostima. C'era una periodo che criticavo molto gli altri adesso accetto per come sono senza troppi schemi. Ma io mi massacro. Mi tratto molto male. Mi viene l'ansia. Vi prego che cosa si può fare. A me manca molta autostima e essere matura mi vergogno di come sono con questi ingarbugliamenti questi arrovellamenti che si accaniscono. Io vorrei qualcuno mi ascoltasse e decifrasse tutto questo. Ho tanta rabbia repressa, anche se nessuno m ifa niente sono io che ho questo meccanismo ormai da un pó di tempo mi sta facendo esaurire ci manca poco. Io adesso posso solo andare al letto l'unico modo per non pensarci. Ma ho 39 anni è possibile io caschi come un pero e non riesca a rimanere in piedi da sola. È uno sfogo pe rla mia mancanza di stima e rabbia nel ricaderci. Mi avvilisco tanto. Il non poter stare beene con me per me è un grande limite. Un miracolo che ho un lavoro come assistente domiciliare ho paura che non dura. So che non esiste la bacchetta magica non mi interessa.. ma un metodo che mi aiuta a capire perché io faccio questi pensieri? Perché vado contro di me? Perché mi odio così tanto da annullarmi da non credere di poter vivere nella società e godere di c'ho che offre la vita? Sono anni che cerco psicologi ma mi aiutano sul cambiare comportamento ma non sul capire per evitare di provare ansia e di non sapere gestire brutti sentimenti...
Buongiorno,
sicuramente sta vivendo un periodo di grande difficoltà. Gli incontri, anche quelli con gli psicologi, è importante che facciano scattare quel qualcosa che aiuti nel poter affrontare un cambiamento che permetta di poter vivere meglio la propria vita. Probabilmente non ha ancora avuto un incontro che le permettesse di poter andare a fondo nel poter comprendere cosa le impedisce di potersi volere un pò di bene in più e che le possa dare la possibilità di vivere in maniera più serena. La bacchetta magica, come giustamente dice anche lei, non esiste. Ma esistono incontri che la possono mettere nelle condizioni di poter ripensare a delle cose e magari ripensandole è possibile capire delle cose nuove e anche modificare l'atteggiamento che si ha nei confronti di sè stessi prima di tutto e poi anche nei confronti degli altri.
Spero che possa trovare il giusto incontro.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Francesca Torelli
sicuramente sta vivendo un periodo di grande difficoltà. Gli incontri, anche quelli con gli psicologi, è importante che facciano scattare quel qualcosa che aiuti nel poter affrontare un cambiamento che permetta di poter vivere meglio la propria vita. Probabilmente non ha ancora avuto un incontro che le permettesse di poter andare a fondo nel poter comprendere cosa le impedisce di potersi volere un pò di bene in più e che le possa dare la possibilità di vivere in maniera più serena. La bacchetta magica, come giustamente dice anche lei, non esiste. Ma esistono incontri che la possono mettere nelle condizioni di poter ripensare a delle cose e magari ripensandole è possibile capire delle cose nuove e anche modificare l'atteggiamento che si ha nei confronti di sè stessi prima di tutto e poi anche nei confronti degli altri.
Spero che possa trovare il giusto incontro.
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Dott.ssa Francesca Torelli
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Buonasera,
grazie per aver condiviso un vissuto così profondo e delicato. Le sue parole esprimono una sofferenza autentica, che merita accoglienza, rispetto e comprensione.
Quello che descrive — la fatica nel sentirsi “vera” in mezzo agli altri, il peso del dover apparire diversa da come ci si sente, la tensione fisica, il nervosismo, la mancanza di autostima e l’ansia — è qualcosa che molte persone sperimentano quando vivono un conflitto interiore tra ciò che sentono e ciò che pensano di dover essere.
Le emozioni che prova, inclusa la rabbia repressa e il senso di vergogna, sono segnali importanti. Non sono difetti, ma messaggi: ci dicono che c'è un bisogno non ascoltato, un dolore che cerca di essere riconosciuto.
Il fatto che lei sia consapevole di questi meccanismi, che desideri capirli e che si rivolga con sincerità a qualcuno per parlarne, è già un passo fondamentale. La consapevolezza è l'inizio del cambiamento.
È comprensibile che i percorsi precedenti non l’abbiano aiutata come avrebbe voluto. Ogni persona ha bisogno di un approccio che risuoni con la propria storia personale e con i propri bisogni emotivi. In certi casi, lavorare solo sui comportamenti può risultare limitante se non si va anche ad esplorare i vissuti profondi, le radici emotive, le esperienze passate che hanno formato certi schemi di pensiero e di relazione con sé stessi.
Per tutto ciò che ha espresso, può essere molto utile un percorso psicoterapeutico che non si limiti a dare strategie, ma che la aiuti davvero a “decifrare” quello che sta vivendo. Esistono approcci terapeutici, come quelli che integrano la Mindfulness, l’EMDR o la terapia cognitivo-comportamentale con focus sull’autocompassione, che permettono di lavorare in profondità, sia sulle emozioni che sui pensieri, e soprattutto sul rapporto con sé stessi.
Rivolgersi a uno specialista può davvero aiutarla a costruire uno spazio sicuro in cui ritrovare la sua voce, esplorare la sua storia con delicatezza e riscoprire il valore che già ha dentro di sé.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso un vissuto così profondo e delicato. Le sue parole esprimono una sofferenza autentica, che merita accoglienza, rispetto e comprensione.
Quello che descrive — la fatica nel sentirsi “vera” in mezzo agli altri, il peso del dover apparire diversa da come ci si sente, la tensione fisica, il nervosismo, la mancanza di autostima e l’ansia — è qualcosa che molte persone sperimentano quando vivono un conflitto interiore tra ciò che sentono e ciò che pensano di dover essere.
Le emozioni che prova, inclusa la rabbia repressa e il senso di vergogna, sono segnali importanti. Non sono difetti, ma messaggi: ci dicono che c'è un bisogno non ascoltato, un dolore che cerca di essere riconosciuto.
Il fatto che lei sia consapevole di questi meccanismi, che desideri capirli e che si rivolga con sincerità a qualcuno per parlarne, è già un passo fondamentale. La consapevolezza è l'inizio del cambiamento.
È comprensibile che i percorsi precedenti non l’abbiano aiutata come avrebbe voluto. Ogni persona ha bisogno di un approccio che risuoni con la propria storia personale e con i propri bisogni emotivi. In certi casi, lavorare solo sui comportamenti può risultare limitante se non si va anche ad esplorare i vissuti profondi, le radici emotive, le esperienze passate che hanno formato certi schemi di pensiero e di relazione con sé stessi.
Per tutto ciò che ha espresso, può essere molto utile un percorso psicoterapeutico che non si limiti a dare strategie, ma che la aiuti davvero a “decifrare” quello che sta vivendo. Esistono approcci terapeutici, come quelli che integrano la Mindfulness, l’EMDR o la terapia cognitivo-comportamentale con focus sull’autocompassione, che permettono di lavorare in profondità, sia sulle emozioni che sui pensieri, e soprattutto sul rapporto con sé stessi.
Rivolgersi a uno specialista può davvero aiutarla a costruire uno spazio sicuro in cui ritrovare la sua voce, esplorare la sua storia con delicatezza e riscoprire il valore che già ha dentro di sé.
Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Grazie per aver condiviso con noi i tuoi pensieri e le tue difficoltà. Posso capire quanto sia pesante vivere queste sensazioni di angoscia, autolimitazione e rabbia, e come questo ti stia facendo sentire distante da te stessa. La tua esperienza di ansia, nervosismo e mancanza di autostima è sicuramente un ostacolo che ti impedisce di vivere serenamente, ma è importante riconoscere che ci sono delle modalità per affrontarlo e lavorarci.
In un contesto cognitivo-comportamentale, il primo passo è comprendere il legame tra i pensieri, le emozioni e i comportamenti che si innescano in te. Quando senti di "essere una persona diversa" o di "dover fare vedere qualcosa che non sei", spesso si nasconde un meccanismo di autogiudizio e aspettative poco realistiche che ti spingono a entrare in un circolo vizioso. Questi pensieri, anche se automatici, non sono fatti di realtà, ma spesso sono il risultato di una bassa autostima e di aspettative che mettono un'enorme pressione su di te.
Quello che puoi iniziare a fare è osservare questi pensieri senza giudicarli, cercando di capire quali credenze li sostengono (ad esempio, "devo sembrare perfetta" o "non posso essere accettata per quella che sono"). Il passo successivo è iniziare a sostituirli con pensieri più realistici e compassionevoli nei tuoi confronti. Il cambiamento passa dal renderti conto che nessuno ti giudica come tu giudichi te stessa e che meriti di essere accettata anche nei momenti di difficoltà. Se non dovessi riuscire a farlo da sola, non sentirti sminuita dal bisogno di dover chiedere aiuto. Siamo in molto a poterlo fare.
Inoltre, la tua esperienza di nervosismo e rabbia repressa, che emerge anche in situazioni sociali o quotidiane come quelle che descrivi sul bus, potrebbe essere il risultato di un accumulo di emozioni non espresse. Il corpo, attraverso la tensione e la rabbia, ti segnala che c'è qualcosa che va ascoltato. Pratiche come la consapevolezza del corpo, la respirazione profonda e il rilassamento muscolare possono aiutarti a gestire fisicamente il nervosismo e a ridurre l'ansia, mentre lavorare sul riconoscimento delle emozioni ti aiuterà a comprenderle meglio e a liberartene.
La rabbia che provi, spesso diretta verso te stessa, potrebbe essere un meccanismo difensivo che ti protegge da una paura più profonda, come la paura del fallimento o di non essere all'altezza. Riconoscere questa rabbia e imparare a comunicarla in modo più sano, attraverso il dialogo con te stessa, è un altro passo che può portarti a una maggiore serenità. Anche in questo caso, qualora non dovessi riurci da sola, chiedi aiuto!
Infine, come suggerisci tu, non esistono "bacchette magiche", ma esistono metodi che possono aiutarti a comprendere meglio i tuoi meccanismi e a lavorare su di essi, passo dopo passo. Un buon approccio sarebbe quello di esplorare insieme, se possibile, in un percorso terapeutico, le radici di queste emozioni e di questi pensieri, in modo da interrompere il ciclo di autogiudizio e iniziando a trattarti con più gentilezza.
Sei già sulla strada giusta nel cercare di affrontare questi temi, e l'auto-compassione è una delle chiavi per iniziare a cambiare questa dinamica.
In un contesto cognitivo-comportamentale, il primo passo è comprendere il legame tra i pensieri, le emozioni e i comportamenti che si innescano in te. Quando senti di "essere una persona diversa" o di "dover fare vedere qualcosa che non sei", spesso si nasconde un meccanismo di autogiudizio e aspettative poco realistiche che ti spingono a entrare in un circolo vizioso. Questi pensieri, anche se automatici, non sono fatti di realtà, ma spesso sono il risultato di una bassa autostima e di aspettative che mettono un'enorme pressione su di te.
Quello che puoi iniziare a fare è osservare questi pensieri senza giudicarli, cercando di capire quali credenze li sostengono (ad esempio, "devo sembrare perfetta" o "non posso essere accettata per quella che sono"). Il passo successivo è iniziare a sostituirli con pensieri più realistici e compassionevoli nei tuoi confronti. Il cambiamento passa dal renderti conto che nessuno ti giudica come tu giudichi te stessa e che meriti di essere accettata anche nei momenti di difficoltà. Se non dovessi riuscire a farlo da sola, non sentirti sminuita dal bisogno di dover chiedere aiuto. Siamo in molto a poterlo fare.
Inoltre, la tua esperienza di nervosismo e rabbia repressa, che emerge anche in situazioni sociali o quotidiane come quelle che descrivi sul bus, potrebbe essere il risultato di un accumulo di emozioni non espresse. Il corpo, attraverso la tensione e la rabbia, ti segnala che c'è qualcosa che va ascoltato. Pratiche come la consapevolezza del corpo, la respirazione profonda e il rilassamento muscolare possono aiutarti a gestire fisicamente il nervosismo e a ridurre l'ansia, mentre lavorare sul riconoscimento delle emozioni ti aiuterà a comprenderle meglio e a liberartene.
La rabbia che provi, spesso diretta verso te stessa, potrebbe essere un meccanismo difensivo che ti protegge da una paura più profonda, come la paura del fallimento o di non essere all'altezza. Riconoscere questa rabbia e imparare a comunicarla in modo più sano, attraverso il dialogo con te stessa, è un altro passo che può portarti a una maggiore serenità. Anche in questo caso, qualora non dovessi riurci da sola, chiedi aiuto!
Infine, come suggerisci tu, non esistono "bacchette magiche", ma esistono metodi che possono aiutarti a comprendere meglio i tuoi meccanismi e a lavorare su di essi, passo dopo passo. Un buon approccio sarebbe quello di esplorare insieme, se possibile, in un percorso terapeutico, le radici di queste emozioni e di questi pensieri, in modo da interrompere il ciclo di autogiudizio e iniziando a trattarti con più gentilezza.
Sei già sulla strada giusta nel cercare di affrontare questi temi, e l'auto-compassione è una delle chiavi per iniziare a cambiare questa dinamica.
Buonasera! Considerato i limiti del contesto e dello strumento, proverò a dare un piccolo contributo di pensiero. Quanta rabbia, quanta tristezza, quanta solitudine nelle sue poche righe. Le relazioni appaiono tanto desiderate quanto temute. Come se per sentirsi accettata ed amata debba soddisfare le aspettative altrui, sacrificare la sua genuinità. Mi chiedo se non abbia provato la stessa sensazione anche nel corso delle precedenti esperienze terapeutiche. Produrre cambiamenti e offrire un’immagine di sé poco vera, ma che sentiva corrispondere alle aspettative dell’altro. Forse, è quella seconda occasione che disperatamente cerca. Qualcuno che le dia lo spazio e il tempo per potersi manifestare per quella che è, che la veda, che sappia creare le condizioni per permetterle di dialogare con sé stessa. Una seconda mente con cui ri-pensare le esperienze più significative, i pensieri più dolorosi, le emozioni più forti. Ha SOLO 39 anni e merita di vivere una vita piena e serena. In bocca al lupo
Buona sera. Dalle sue parole, molto intense e profonde, si sente chiaramente che ci sono tanti contenuti, temi, vissuti che meritano di essere accolti. Quello che lei descrive: il senso di inadeguatezza, il bisogno di sembrare qualcun altro per sentirsi accettata, il nervosismo, l’ansia, la mancanza di stima, la rabbia repressa, sono esperienze comuni in chi ha vissuto situazioni in cui, per molto tempo, non è stato possibile sentirsi davvero al sicuro, ascoltati o valorizzati per ciò che si è. Dunque comprendo il suo bisogno, la sua necessità di capire, di dare un senso a ciò che prova. E’ proprio questo ciò che si fa durante un percorso di psicoterapia.
Quando fa riferimento ai suoi anni, dicendo e ricordando a se stessa la sua età anagrafica “ho 39 anni” ciò che è bene sottolineare che non si è "in ritardo" o sbagliati. Non ci sono tappe fisse o predeterminate nella vita. Lei è in un cammino. E chiedere aiuto come sta facendo è un atto di grande forza.
Quando fa riferimento ai suoi anni, dicendo e ricordando a se stessa la sua età anagrafica “ho 39 anni” ciò che è bene sottolineare che non si è "in ritardo" o sbagliati. Non ci sono tappe fisse o predeterminate nella vita. Lei è in un cammino. E chiedere aiuto come sta facendo è un atto di grande forza.
Buongiorno, mi creda è difficile poter tenderle la mano se lei, verso se stessa, non fa altro che attribuirsi etichette squalificanti senza contestualizzare il suo mondo, la sua provenienza affettiva e le sue risorse, che per forza di cose anche lei possiede. L'unica cosa certa è che lei ha un evidente bisogno di misurarsi con qualcuno che la aiuti a riprendere la barra del timone e riposizionare il punto in cui si trova nella mappa, per tracciare una rotta sostenibile e, possibilmente, un pò più carica di reattività ed entusiasmo. Tra noi c'è certamente qualcuno che, anche in brevissimo tempo, può aiutarla a fare il punto della situazione e riorganizzare il modo in cui affronta la quotidianità, e magari a mettere in campo quello che è piuttosto evidente quanto manchi nelle sue parole: Progettualità. Non sarà facile ovviamente, e questo invece che preoccuparla dovrebbe tranquillizzarla, perché come avrà già appreso, le cose più importanti nella vita sono anche le più difficili. Non si scoraggi, quindi, e dia inizio alla lotta per il suo benessere. Buona giornata
Gentile utente, mi dispiace molto per la sua situazione perché capisco che deve essere difficile non riuscire ad essere pienamente se stessa. Ma non posso fare altro che spronarla a proseguire questa ricerca perché sono certo che riuscirà con forza e costanza a far emergere la sua vera persona. Faccio fatica a pensare ad un obiettivo più bello e più nobile di questo. è una bella sfida, la colga e non si arrenda. Cerchi lo psicoterapeuta giusto per lei e approfondisca la sua vita.
Dott. Paolo Di San Diego
Dott. Paolo Di San Diego
Buonasera, grazie per aver condiviso con tanta sincerità quello che stai attraversando. Le tue parole arrivano forti e chiare, e trasmettono tutto il peso e la fatica che senti nel cercare di essere te stessa, nel convivere con l’ansia, la rabbia e quei pensieri che sembrano travolgerti nei momenti in cui vorresti solo stare bene.
È molto importante che tu abbia trovato il coraggio di mettere tutto nero su bianco. Già questo è un passo che parla di una parte di te che vuole comprendersi davvero, non solo "aggiustarsi". Si percepisce il desiderio profondo di essere ascoltata, non giudicata, e soprattutto vista nella tua complessità, al di là dei comportamenti da cambiare o delle etichette da mettere.
Quello che descrivi è qualcosa che tante persone vivono, anche se spesso in silenzio. Sentirsi in difetto, fuori posto, in tensione anche in mezzo agli altri, può diventare davvero logorante, soprattutto se tutto questo si accompagna a una lotta continua con se stessi.
Non ho una risposta magica, e forse non servirebbe davvero. Ma credo che ci sia un senso prezioso in quello che stai provando. Forse potrebbe essere utile un percorso che non punti soltanto a "funzionare meglio", ma che ti accompagni a ritrovare un modo più gentile e sincero di stare con te stessa. Un modo che non escluda ciò che senti, ma che lo accolga per comprenderlo.
Se senti che può aiutarti, può essere il momento giusto per cercare uno spazio dove poter dare voce a tutto questo, non per sistemarlo in fretta, ma per iniziare a dargli un significato più profondo.
Un saluto,
Dott. Matteo Acquati
È molto importante che tu abbia trovato il coraggio di mettere tutto nero su bianco. Già questo è un passo che parla di una parte di te che vuole comprendersi davvero, non solo "aggiustarsi". Si percepisce il desiderio profondo di essere ascoltata, non giudicata, e soprattutto vista nella tua complessità, al di là dei comportamenti da cambiare o delle etichette da mettere.
Quello che descrivi è qualcosa che tante persone vivono, anche se spesso in silenzio. Sentirsi in difetto, fuori posto, in tensione anche in mezzo agli altri, può diventare davvero logorante, soprattutto se tutto questo si accompagna a una lotta continua con se stessi.
Non ho una risposta magica, e forse non servirebbe davvero. Ma credo che ci sia un senso prezioso in quello che stai provando. Forse potrebbe essere utile un percorso che non punti soltanto a "funzionare meglio", ma che ti accompagni a ritrovare un modo più gentile e sincero di stare con te stessa. Un modo che non escluda ciò che senti, ma che lo accolga per comprenderlo.
Se senti che può aiutarti, può essere il momento giusto per cercare uno spazio dove poter dare voce a tutto questo, non per sistemarlo in fretta, ma per iniziare a dargli un significato più profondo.
Un saluto,
Dott. Matteo Acquati
Buonasera, da quello che scrivi si sente quanto tu stia cercando di capire, quanto desideri una vita più piena, serena, una versione di te che possa sentirsi “intera” e finalmente a casa dentro se stessa. E sì, si percepisce anche tutta la stanchezza, la rabbia e la fatica che ti porti addosso, ma anche questo è un segno di forza: il fatto che tu lo veda, lo senta, e voglia affrontarlo!
Quello che descrivi – il disagio nei momenti sociali, l’ansia, la sensazione di non essere autentica, il nervosismo verso gli altri e soprattutto verso te stessa, il bisogno di scomparire a volte – non è “immaturità”. Non è un tuo difetto caratteriale.
Sono meccanismi profondi, radicati nel tempo, che probabilmente si sono formati in risposta a esperienze, giudizi, ferite emotive... Forse hai imparato troppo presto a dubitare di te, ad alzare barriere per difenderti, a criticarti per proteggerti da qualcosa di più grande: il rifiuto, l’incomprensione, la solitudine.
Ti stai facendo una domanda molto importante: “Perché vado contro di me? Perché mi odio così tanto?” – queste sono domande da cui può iniziare una vera trasformazione. Ma per affrontarle non basta lavorare solo sui comportamenti, come giustamente noti tu.
Hai bisogno di qualcuno che ti ascolti davvero, che ti aiuti a decifrare – come dici tu – quello che senti, non solo a “correggerlo”, in questo momento potrebbe esserti utile un percorso con un* psicoterapeuta che non si fermi solo al “fare”, ma ti accompagni nel “sentire” e nello “scoprire chi sei”.
E no, non c’è niente di infantile in quello che provi. C’è solo una parte di te che chiede amore, comprensione e spazio per guarire. Il fatto che tu riesca ancora ad avere un lavoro, a prenderti cura degli altri come assistente domiciliare, nonostante tutto quello che porti dentro, è un segno di una forza enorme che forse tu stessa non riesci ancora a riconoscere.
Ti meriti uno spazio sicuro dove poter essere accolta senza dover dimostrare nulla. Dove nessuno ti dica “sei troppo sensibile” o “devi solo distrarti”. Uno spazio dove tu possa pian piano smettere di lottare contro te stessa.
Rimango a disposizione su Roma ed online!
Quello che descrivi – il disagio nei momenti sociali, l’ansia, la sensazione di non essere autentica, il nervosismo verso gli altri e soprattutto verso te stessa, il bisogno di scomparire a volte – non è “immaturità”. Non è un tuo difetto caratteriale.
Sono meccanismi profondi, radicati nel tempo, che probabilmente si sono formati in risposta a esperienze, giudizi, ferite emotive... Forse hai imparato troppo presto a dubitare di te, ad alzare barriere per difenderti, a criticarti per proteggerti da qualcosa di più grande: il rifiuto, l’incomprensione, la solitudine.
Ti stai facendo una domanda molto importante: “Perché vado contro di me? Perché mi odio così tanto?” – queste sono domande da cui può iniziare una vera trasformazione. Ma per affrontarle non basta lavorare solo sui comportamenti, come giustamente noti tu.
Hai bisogno di qualcuno che ti ascolti davvero, che ti aiuti a decifrare – come dici tu – quello che senti, non solo a “correggerlo”, in questo momento potrebbe esserti utile un percorso con un* psicoterapeuta che non si fermi solo al “fare”, ma ti accompagni nel “sentire” e nello “scoprire chi sei”.
E no, non c’è niente di infantile in quello che provi. C’è solo una parte di te che chiede amore, comprensione e spazio per guarire. Il fatto che tu riesca ancora ad avere un lavoro, a prenderti cura degli altri come assistente domiciliare, nonostante tutto quello che porti dentro, è un segno di una forza enorme che forse tu stessa non riesci ancora a riconoscere.
Ti meriti uno spazio sicuro dove poter essere accolta senza dover dimostrare nulla. Dove nessuno ti dica “sei troppo sensibile” o “devi solo distrarti”. Uno spazio dove tu possa pian piano smettere di lottare contro te stessa.
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Quello che descrive potremmo descriverlo come un sistema. Un insieme di automatismi che si attivano in certe situazioni e producono sempre lo stesso risultato: tensione, senso di colpa, nervosismo, fuga da sé. Un sistema che si ripercuote sulla sua sua autostima, che ha effetti nel pensiero e nel corpo come scrive lei.
Non si tratta solo di ansia. È come se ci fosse un copione interiore ben scritto, che si mette in scena anche quando non lo vorrebbe: deve apparire socievole, si sente falsa, si giudica, si arrabbia. E poi si punisce. E poi riparte inesorabilmente sempre nello stesso modo, seguendo appunto, lo stesso schema.
La cosa interessante è che lo ha già osservato. Con precisione.
Usa le parole ben precise. Questo significa che ha già una parte di distanza da ciò che vive. E avere quella distanza con i giusti strumenti, e forse questi le mancano, è ciò che permette di cambiare il copione.
Quando dice “mi avvilisco, mi massacro, mi odio”, non è solo una confessione emotiva. È la descrizione di un meccanismo che si autoalimenta seguendo lo stesso schema, nonostante lei sia consapevole di farsi del male.
E ogni meccanismo, per quanto antico, può essere interrotto. Ma solo se lo si guarda così come ha iniziato a fare lei: senza giustificazioni, senza scorciatoie.
Il punto è già evidente.
Il lavoro, se mai dovesse iniziare, partirebbe da lì non tanto dal capire perchè fa così ma dal cambiare e modificare il sistema che lo mantiene, sostituendolo con un sistema funzionale.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Veronica Bertoncelli
Non si tratta solo di ansia. È come se ci fosse un copione interiore ben scritto, che si mette in scena anche quando non lo vorrebbe: deve apparire socievole, si sente falsa, si giudica, si arrabbia. E poi si punisce. E poi riparte inesorabilmente sempre nello stesso modo, seguendo appunto, lo stesso schema.
La cosa interessante è che lo ha già osservato. Con precisione.
Usa le parole ben precise. Questo significa che ha già una parte di distanza da ciò che vive. E avere quella distanza con i giusti strumenti, e forse questi le mancano, è ciò che permette di cambiare il copione.
Quando dice “mi avvilisco, mi massacro, mi odio”, non è solo una confessione emotiva. È la descrizione di un meccanismo che si autoalimenta seguendo lo stesso schema, nonostante lei sia consapevole di farsi del male.
E ogni meccanismo, per quanto antico, può essere interrotto. Ma solo se lo si guarda così come ha iniziato a fare lei: senza giustificazioni, senza scorciatoie.
Il punto è già evidente.
Il lavoro, se mai dovesse iniziare, partirebbe da lì non tanto dal capire perchè fa così ma dal cambiare e modificare il sistema che lo mantiene, sostituendolo con un sistema funzionale.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Veronica Bertoncelli
Salve, comprendo quanto la sua sofferenza sia profonda e lacerante, un tormento quotidiano dal quale non si riesce a fuggire neppure quando potrebbe vivere dei rilassanti momenti di socialità e l'unico modo per combattere questa condizione è rifuggiarsi nel sonno! Nel suo 'grido' di aiuto, Lei tocca alcuni aspetti essenziali (ed esistenziali) di quella che definisce la sua 'nevrosi': ansia, autosvalutazione, rabbia rivolta verso se stessa, che rischia di trovolgere tutto.... Lei dice di aver chiesto aiuto a diversi psicologi ma l'aiuto che sembra averne ricevuto è stato soprattutto "sul cambiare comportamento, ma non sul capire....i brutti sentimenti", e quindi, aggiungo, i motivi profondi che scatenano in lei tanta sofferenza, ansia e disperazione. Sarebbe necessario, per meglio inquadrare la sua situazione in una prospettiva più mirata ai suoi bisogni, poter valutare diversi aspetti della sua vita, tanto nel presente, quanto legati al suo passato. Resto a disposizione, qual'ora fosse interessato, per un colloquio on line. Cordialmente.
Buongiorno, grazie per la sua dolorosa condivisione. Io credo che, più che cambiare il suo modo di comportarsi con gli altri e nelle situazioni, ci sia bisogno di comprendere le cause profonde del suo malessere e della sua nevrosi, come lei l'ha chiamata. Bisogna capire che cosa significa per lei nevrosi, come mai parla di ricadute e cosa intende per ricaduta. Credo che sia fondamentale fare un lavoro sulla propria autostima, e capire come mai non riesce a stare bene con se stessa: io credo che tante risposte si possano trovare nella sua storia relazionale e di vita, che meriterebbe di essere approfondita ed esplorata. Penso che un lavoro sulla sua autostima potrebbe aiutarla a costruire una sicurezza in se stessa che poi farebbe la differenza nel modo in cui vive le relazioni con gli altri. Tutto però parte dalla comprensione di sè, del suo malessere e della sua sofferenza. Per poter fare questo il mio consiglio è di cominciare un percorso con un professionista o una professionista che possa ispirarle fiducia, di cui fidarsi e a cui affidarsi, con l'obiettivo innanzitutto di capirsi, e poi quello di cambiare. Se avesse bisogno di ulteriore supporto mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Sono domande profonde e molto complesse a cui sarebbe non solo impossibile ma anche banalizzante fornire una risposta in un contesto come questo. Tuttavia, mi colpisce il fatto che abbia parlato di "nevrosi", forse non cogliendone a pieno il significato ma lo porrei come elemento per invitarla ad avviare un percorso di psicoanalisi, volto al lavoro sulle nevrosi e a comprendere ciò che è nel profondo, quali sono le questioni al cuore del problema che la lasciano così smarrita.
Buongiorno. Non sono così narcisista e presuntuoso da dirle che risolverò il suo caso e non le farò più avere episodi ansiosi. Però Le posso garantire che ho seguito persone che Le somigliano e senza dubbio posso dire che sono abituato ad ascoltare. La modalità online mi ha sempre aiutato molto. Mi scriva pure. Grazie
Buongiorno,
mi sembra che lei stia affrontando una battaglia interiore complessa, con emozioni che si intrecciano e pensieri che spesso si fanno pesanti. Questo senso di avvilimento che ha descritto, legato alla difficoltà di vivere pienamente il momento e accettarsi, dimostra una profonda sensibilità e un bisogno di autenticità. E quel desiderio di essere ascoltata e decifrata è significativo: è la ricerca di un contatto più vero, non solo con gli altri, ma soprattutto con sé stessa.
Il fatto che riesca a riconoscere ciò che prova e riesca a descrivere così bene il suo vissuto è un segno importante di consapevolezza e di forza. A volte, il semplice atto di mettere ordine nelle proprie emozioni attraverso parole chiare può alleggerire il peso che sente.
Le auguro di trovare un modo per continuare questo percorso verso una maggiore comprensione di sé, perché il suo desiderio di guardarsi dentro e capire è già un punto di partenza prezioso. Lei ha molte risorse dentro di sé, anche se a volte potrebbe non percepirle chiaramente. Il coraggio di esprimersi è già una forma di resistenza e di forza. Cordiali saluti
mi sembra che lei stia affrontando una battaglia interiore complessa, con emozioni che si intrecciano e pensieri che spesso si fanno pesanti. Questo senso di avvilimento che ha descritto, legato alla difficoltà di vivere pienamente il momento e accettarsi, dimostra una profonda sensibilità e un bisogno di autenticità. E quel desiderio di essere ascoltata e decifrata è significativo: è la ricerca di un contatto più vero, non solo con gli altri, ma soprattutto con sé stessa.
Il fatto che riesca a riconoscere ciò che prova e riesca a descrivere così bene il suo vissuto è un segno importante di consapevolezza e di forza. A volte, il semplice atto di mettere ordine nelle proprie emozioni attraverso parole chiare può alleggerire il peso che sente.
Le auguro di trovare un modo per continuare questo percorso verso una maggiore comprensione di sé, perché il suo desiderio di guardarsi dentro e capire è già un punto di partenza prezioso. Lei ha molte risorse dentro di sé, anche se a volte potrebbe non percepirle chiaramente. Il coraggio di esprimersi è già una forma di resistenza e di forza. Cordiali saluti
Ciao, immagino la frustrazione nel sentirsi così e l'incapacità di trovare una soluzione dopo tanto ricercarla..intanto ti chiedo che cosa intendi con "ricaduta di nevrosi"? Mi sembra di capire da ciò che scrivi che vivi le situazioni sociali con estremo disagio e cercando di nascondere chi realmente sei..questo sicuramente non ti aiuta ad essere te stessa nè ad alzare la tua autostima, ma anzi non fa altro che allontanarti da te stessa. Prova a fermarti e sentire cosa scorre dentro di te quando sei con gli altri, cosa ti scatta dentro quando vedi altre persone, che cosa ti muove. Partire dall'ascolto di se stessi può aiutare molto all'inizio ed è un punto di partenza importante..a volte magari ci rendiamo conto che le risposte sono più vicine di quanto crediamo e abbiamo la soluzione a portata di mano, l'importante è sempre scoprire senza paure chi siamo, anche se questo comporta tempo e fatica.. Non temerti..
Buongiorno,
Comprendo che sia frustrante sentire delle emozioni senza comprenderne natura e origine e per quanto sia spesso utile lavorare sui comportamenti è altrettanto importante comprenderne le origini. La psicoterapia psicodinamica è un approccio terapeutico che esplora le dinamiche inconsce e le esperienze passate per comprendere meglio le emozioni e i comportamenti attuali. Si concentra sull'analisi dei conflitti interiori, delle difese che mettiamo in campo, delle relazioni e delle esperienze del passato, per favorire una maggiore consapevolezza di sé e migliorare la qualità delle relazioni. Spesso la motivazione o le motivazioni dietro un nostro comportamento affondando le radici in un passato e soprattutto risentono delle nostre esperienze relazionali nei primi anni di vita. L'autostima in particolare nasce da una complesso interazione tra esperienze di vita, relazioni, valutazione di sé e confronto con gli altri, a partire dalla primissima infanzia. Si forma gradualmente attraverso la percezione di essere accettati, apprezzati e riconosciuti dalle figure di attaccamento, e si consolida via via con successi, sconfitte e interazioni sociali. Conoscere aiuta ad accettarsi così come si è e a partire da quella conoscenza ci si può liberare di comportamenti automatici comprendendo come vivere più autenticamente la propria vita.
Le auguro di trovare ciò che sta cercando e soprattutto ciò di cui ha bisogno.
Saluti,
Giulia Simone
Comprendo che sia frustrante sentire delle emozioni senza comprenderne natura e origine e per quanto sia spesso utile lavorare sui comportamenti è altrettanto importante comprenderne le origini. La psicoterapia psicodinamica è un approccio terapeutico che esplora le dinamiche inconsce e le esperienze passate per comprendere meglio le emozioni e i comportamenti attuali. Si concentra sull'analisi dei conflitti interiori, delle difese che mettiamo in campo, delle relazioni e delle esperienze del passato, per favorire una maggiore consapevolezza di sé e migliorare la qualità delle relazioni. Spesso la motivazione o le motivazioni dietro un nostro comportamento affondando le radici in un passato e soprattutto risentono delle nostre esperienze relazionali nei primi anni di vita. L'autostima in particolare nasce da una complesso interazione tra esperienze di vita, relazioni, valutazione di sé e confronto con gli altri, a partire dalla primissima infanzia. Si forma gradualmente attraverso la percezione di essere accettati, apprezzati e riconosciuti dalle figure di attaccamento, e si consolida via via con successi, sconfitte e interazioni sociali. Conoscere aiuta ad accettarsi così come si è e a partire da quella conoscenza ci si può liberare di comportamenti automatici comprendendo come vivere più autenticamente la propria vita.
Le auguro di trovare ciò che sta cercando e soprattutto ciò di cui ha bisogno.
Saluti,
Giulia Simone
Cara utente, ti ringrazio per aver trovato il coraggio di condividere con noi quello che stai vivendo. Le parole che hai scritto trasmettono con forza quanto tu stia affrontando un momento carico di tensione, sofferenza e confusione interiore. Sentirsi “fuori posto”, non autentica, in conflitto con se stessi e con il proprio modo di stare nel mondo è qualcosa che molte persone attraversano, anche se spesso in silenzio.
Quello che mi colpisce è il tuo desiderio profondo di capire, di non limitarti a cambiare comportamento, ma di andare al cuore del perché certe emozioni e pensieri ritornano. Questo è un punto di partenza molto prezioso.
Il percorso da fare, umano e consapevole, è possibile, e non devi affrontarlo da sola. Se lo desideri, io sono disponibile per iniziare insieme un lavoro che tenga conto proprio della tua storia, dei tuoi vissuti e del tuo bisogno di essere ascoltata davvero, senza giudizio. Possiamo prenderci uno spazio per comprendere meglio questi meccanismi che ti fanno soffrire, e iniziare a costruire un modo più gentile e solido di stare con te stessa. Quando ti sentirai pronta, possiamo fissare un primo incontro per conoscerci.
Ti mando un caro saluto e resto a disposizione, d.ssa Cristina Sinno
Quello che mi colpisce è il tuo desiderio profondo di capire, di non limitarti a cambiare comportamento, ma di andare al cuore del perché certe emozioni e pensieri ritornano. Questo è un punto di partenza molto prezioso.
Il percorso da fare, umano e consapevole, è possibile, e non devi affrontarlo da sola. Se lo desideri, io sono disponibile per iniziare insieme un lavoro che tenga conto proprio della tua storia, dei tuoi vissuti e del tuo bisogno di essere ascoltata davvero, senza giudizio. Possiamo prenderci uno spazio per comprendere meglio questi meccanismi che ti fanno soffrire, e iniziare a costruire un modo più gentile e solido di stare con te stessa. Quando ti sentirai pronta, possiamo fissare un primo incontro per conoscerci.
Ti mando un caro saluto e resto a disposizione, d.ssa Cristina Sinno
Cara paziente anonima, mi dispiace molto per questo suo momento di difficoltà. Da quello che lei scrive si evince un ideale che cerca di raggiungere ma che si scontra poi con la realtà ritenuta e giudicata da lei non sufficiente. Questo può generare ansia e sembra che l'ansia stia iniziando ad avere anche un impatto sul suo umore. Credo che un percorso di psicoterapia mirato alla gestione dell'ansia, dei pensieri negativi e delle emozioni possa esserle di grande beneficio, oltre ad approfondire il rapporto con sé stessa sotto altre prospettive. Le auguro il meglio, buona giornata!
Salve,
le difficolta da cui è accompagnata possono esser trattate con successo con l'aiuto della psicoterapia. Inizi un percorso con un terapista sistemico o con uno psicoanalista, la aiuterà a risolvere le tematiche relazionali qui espresse.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
le difficolta da cui è accompagnata possono esser trattate con successo con l'aiuto della psicoterapia. Inizi un percorso con un terapista sistemico o con uno psicoanalista, la aiuterà a risolvere le tematiche relazionali qui espresse.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
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