Sono un ragazzo di 33 anni che da l'eta di 20 anni assumo daparox goccie a sera, che grazie a queste
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Sono un ragazzo di 33 anni che da l'eta di 20 anni assumo daparox goccie a sera, che grazie a queste gocce stavo bene apparte ogni tanto nei cambi stagione tipo ottobre, marzo avevo delle ricadute dove mi sentivo sintomi credo di ansia, cioè depersonalizzazione e derealizzazione in più pensieri di fare del male a chi avevo vicino oppure a me stesso, accompagnato che in quello che mi piaceva fare, tipo uscire con la moto, con amici, ecc non mi provava più piacere... Tutta questa sensazione mi durava massimo 17 giorni e mi passava... Adesso da inizio marzo mi è tornata questa sensazione di derealizazzione e depersonalizzazione che mela sto portando ancora oggi dietro, ho sintomi come se tutto quello che mi circonda lo vedo diverso come se fossi dentro una bolla che non riesco ad uscire da questa bolla, guardo i miei parenti, genitori e sembra come se non li riconosco, anche se dentro di me so che sono i miei genitori, guardo fuori e sembra come se la strada, le persone ecc li vedo diverse, una sensazione brutta, accompagnato tutto ciò da anedonia, in più mi sento come se non ho più quella concentrazione di prima come se non riesco più a concentrarmi oppure quando la gente mi parla sembro come sulle nuvole, i primi giorni cioè marzo avevo anche altri sintomi tipo la notte facevo fatica a prendere sonno, oppure pensieri di fare del male a chi avevo vicino che adesso non ho più, solo che mi e rimasta questa sensazione di derealizzazione e depersonalizzazione che mi tortura tutta la giornata h24, tipo un episodio forte ieri sera mi sono svegliato che dovevo andare in bagno, e mentre andavo in bagno mi sentivo come se ero disconnesso dal mondo esterno una sensazione bruttissima... in 2 mesi che sto così ho fatto tutti gli esami possibili immaginari, seretonina sierica, vitamina b12, tiroide, emocromo.. tutti nella norma apparte la vitamina D un pò bassa, per il resto tutti gli esami nella norma... adesso quello che mi chiedo cosa può essere che mi causa tutti questi sintomi da 2 mesi, la mia paura più grande doto che gli esami sono tutti nella norma, può essere un esordio di schizofrenia oppure psicosi che per adesso mi rendo conto che sta cambiando qualcosa e più avanti perdo la percezzione del mondo ? Ah dimenticavo oltre questi sintomi avverto anche sbandamenti e in più da 3 giorni quello che mangio lo sento come di meno il gusto non so se magari questo e dovuto all'alergia che soffro...
Salve, La ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità quello che sta vivendo. Comprendo quanto possa essere disorientante e faticoso convivere con queste sensazioni, soprattutto quando persistono nel tempo. Assumere un farmaco come la paroxetina per un periodo così lungo rende ancora più importante aggiornare lo psichiatra sui sintomi che stanno emergendo, così che possa valutare l'andamento della terapia e, se necessario, rivederne l’impostazione.
Accanto a questo, può essere molto utile intraprendere anche un percorso di psicoterapia: spesso i sintomi che sperimentiamo sono un modo attraverso cui la nostra psiche cerca di comunicarci qualcosa, una sofferenza o una difficoltà che facciamo fatica a contattare direttamente. All’interno di uno spazio terapeutico, può lavorare su ciò che sta emergendo, dando voce e significato a questo malessere e costruendo strumenti per affrontarlo.
Resto a disposizione, sia online che in presenza.
Dott. Gianluca Pignatelli
Accanto a questo, può essere molto utile intraprendere anche un percorso di psicoterapia: spesso i sintomi che sperimentiamo sono un modo attraverso cui la nostra psiche cerca di comunicarci qualcosa, una sofferenza o una difficoltà che facciamo fatica a contattare direttamente. All’interno di uno spazio terapeutico, può lavorare su ciò che sta emergendo, dando voce e significato a questo malessere e costruendo strumenti per affrontarlo.
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I sintomi che descrivi, come la derealizzazione, depersonalizzazione, ansia, anedonia e difficoltà di concentrazione, possono essere legati a diversi fattori psicologici e fisiologici. Questi possono derivare da un disagio emotivo, da un disturbo d'ansia, da un trauma pregresso, o essere una manifestazione legata a un disturbo da stress. La sensazione di "disconnessione" che provi, dove tutto sembra diverso e distante, è comune in alcune condizioni psicologiche, come il disturbo da depersonalizzazione/derealizzazione, che può essere scatenato da periodi di forte stress o cambiamenti nelle condizioni psicologiche o fisiche.
Anche se hai fatto molti esami e i risultati sono nella norma, è possibile che questi sintomi abbiano una base psicologica. La tua paura di schizofrenia o psicosi è comprensibile, ma è importante sapere che questi disturbi non sono generalmente legati ai sintomi che descrivi, soprattutto se non ci sono alterazioni del pensiero o della percezione della realtà in modo persistente. È utile considerare che l'ansia e i disturbi emozionali possano manifestarsi in modi molto complessi e diversi, tra cui le esperienze di derealizzazione.
Ti consiglio di rivolgerti a uno specialista per un approfondimento, in modo da poter escludere eventuali altre cause e ricevere un supporto adeguato per affrontare questa situazione.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi a uno specialista.
DOTTORESSA SILVIA PARISI
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
Anche se hai fatto molti esami e i risultati sono nella norma, è possibile che questi sintomi abbiano una base psicologica. La tua paura di schizofrenia o psicosi è comprensibile, ma è importante sapere che questi disturbi non sono generalmente legati ai sintomi che descrivi, soprattutto se non ci sono alterazioni del pensiero o della percezione della realtà in modo persistente. È utile considerare che l'ansia e i disturbi emozionali possano manifestarsi in modi molto complessi e diversi, tra cui le esperienze di derealizzazione.
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DOTTORESSA SILVIA PARISI
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
La ringrazio per la fiducia con cui ha condiviso un’esperienza tanto delicata e complessa. Leggere le sue parole mi ha restituito l’immagine di una persona che sta vivendo un disagio significativo e prolungato, ma che, nonostante tutto, ha mantenuto la lucidità, la voglia di capire e di farsi aiutare. Questo è già un segnale importante, che merita attenzione e rispetto. Le sensazioni che descrive (la derealizzazione, la depersonalizzazione, l’anedonia, la difficoltà di concentrazione, la percezione alterata del mondo esterno e anche il sentirsi “sulle nuvole”) sono tutti sintomi che possono presentarsi in alcuni disturbi d’ansia, in particolari fasi di stress prolungato, o in quadri depressivi. L’intensità con cui questi sintomi si manifestano può essere spaventosa, soprattutto quando sembrano “non passare più”, come nel suo caso. Comprendo bene la frustrazione, il senso di allarme e il timore che qualcosa di più grave, come una psicosi o una malattia mentale degenerativa, possa essere alle porte. È una preoccupazione comprensibile, soprattutto in chi ha una buona consapevolezza di sé, come lei dimostra di avere. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, la derealizzazione e la depersonalizzazione sono spesso interpretate come meccanismi di difesa del nostro cervello in risposta a uno stato di ansia intensa o persistente. In parole semplici, è come se la mente, per proteggersi da un sovraccarico emotivo o da uno stress prolungato, “si staccasse” momentaneamente dalla realtà circostante. Questa risposta, pur essendo disfunzionale nel lungo periodo, ha una sua logica e una sua origine. Spesso non è tanto il sintomo in sé a creare sofferenza, quanto il significato che gli attribuiamo. Se, ad esempio, percepire il mondo in modo alterato viene interpretato come segnale dell’inizio di una psicosi o di una perdita di controllo, allora è facile che si attivi un circolo vizioso: più cerco di capire e controllare questa sensazione, più mi sento distante, confuso e impaurito, alimentando ancora di più il sintomo. Lei dice di essere in cura con Daparox da molti anni, e questo lascia intendere che abbia già avuto in passato delle vulnerabilità legate all’ansia o all’umore. Non è raro che, in soggetti con una sensibilità particolare, si presentino fasi di riacutizzazione, anche stagionali, come ha giustamente osservato. Il fatto che questa volta i sintomi siano più duraturi e intensi può dipendere da vari fattori: stress accumulato, cambiamenti nella qualità del sonno, fattori ormonali, oppure anche una risposta parziale al farmaco che fino a oggi l’ha aiutata. In questi casi, una rivalutazione farmacologica da parte di uno psichiatra sarebbe assolutamente consigliabile, proprio perché i farmaci, se ben modulati, possono aiutare a ridurre l’intensità del sintomo e creare le condizioni per un intervento psicoterapico più efficace. La sua preoccupazione circa un esordio psicotico o una schizofrenia è comprensibile, ma va messa in prospettiva. Nella maggior parte dei casi, una persona che sviluppa una psicosi non vive questo tipo di angoscia anticipatoria così nitida e consapevole. Al contrario, quando c’è un rischio reale di perdita del contatto con la realtà, ciò che cambia è proprio la consapevolezza: la persona non dubita delle proprie percezioni, le vive come assolutamente reali. Il fatto che lei riconosca che ciò che vede, sente e prova è alterato, e che questo le provoca paura e disagio, suggerisce invece una buona capacità di insight, cioè di riconoscere e distinguere i sintomi come qualcosa che “non va” e che non corrisponde al mondo reale. Questo elemento è rassicurante, anche se ovviamente non può sostituirsi a una valutazione clinica diretta. Infine, vorrei incoraggiarla a considerare un percorso psicoterapico orientato al trattamento dei disturbi dissociativi e dell’ansia, con tecniche come l’esposizione graduale alle sensazioni temute, la ristrutturazione cognitiva dei pensieri catastrofici, e la gestione delle strategie di evitamento che spesso alimentano il disagio. In terapia, si lavora anche su quelle convinzioni più profonde (come “sto impazzendo”, “non mi riprenderò mai”, “sto perdendo il controllo”) che spesso accompagnano questi stati, con l’obiettivo di restituire alla persona un senso di padronanza e di sicurezza interiore. La sua lucidità, la volontà di capire e la perseveranza nel cercare risposte, anche dopo due mesi di malessere, sono risorse fondamentali. Non le mancano gli strumenti per uscirne, e con il giusto supporto può ritrovare quella stabilità che oggi le sembra lontana. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gent.mo,
Come sta adesso? E' seguito già da qualche collega?
Se vuole sono disponibile per una consulenza in modo da guidarla in modo mirato.
Rimango a disposizione.
Cordialmente.
Maria Vincenza Eterno
Come sta adesso? E' seguito già da qualche collega?
Se vuole sono disponibile per una consulenza in modo da guidarla in modo mirato.
Rimango a disposizione.
Cordialmente.
Maria Vincenza Eterno
Buongiorno, dal suo racconto si evince una forte preoccupazione riguardo la sua sintomatologia, la prima domanda che è neccessario porle è: lei è seguito dal suo psichiatra? Immagino le abbia fornito la prescrizione del suo medicinale, è importante se dovesse notare cambiamenti nella sintomatologia parlarne con lui/lei perchè magari ha necessità di un aggiustamento nel dosaggio o nella molecola che sta assumendo, la seconda domanda è se fa già della psicoterapia ed è seguito in questo senso?, (immagino di no altrimenti non starebbe quì a porre domande) perchè i farmaci hanno il ruolo di stabilizzarla e aiutarla nell'esplorazione e nel lavoro su di sé per comprendere da dove si origini tale sintomatologia e che ruolo svolga nella sua soggettività. I farmaci senza psicoterapia spesso svolgono un ruolo palliativo temporaneo, e dunque spesso è necessario un lavoro in sinergia di questi due elementi.
Infine un appunto sulla sua preoccupazione riguardo schizofrenia o psicosi, non sta a lei autodiagnosticarsi patologie psichiatriche, peraltro abbastanza complesse in cui è presente uno scollamento dal piano di realtà, e non penso sia il suo problema in quanto già lei si pone questo quesito, se veramente fosse affetto da una di queste problematiche non lo metterebbe nemmeno in dubbio, in quanto la sua realtà non verrebbe messa in discussione. Infine, le auguro di prendersi cura della sua sofferenza con l'aiuto di professionisti che la possano accompagnare nel suo percorso, stia bene.
Infine un appunto sulla sua preoccupazione riguardo schizofrenia o psicosi, non sta a lei autodiagnosticarsi patologie psichiatriche, peraltro abbastanza complesse in cui è presente uno scollamento dal piano di realtà, e non penso sia il suo problema in quanto già lei si pone questo quesito, se veramente fosse affetto da una di queste problematiche non lo metterebbe nemmeno in dubbio, in quanto la sua realtà non verrebbe messa in discussione. Infine, le auguro di prendersi cura della sua sofferenza con l'aiuto di professionisti che la possano accompagnare nel suo percorso, stia bene.
Buongiorno, immagino che sia una situazione molto difficile da sperimentare per lo più dato che va avanti da circa 10 anni. Le chiedo, visto l'uso che fa di termini medici e/o clinici, è mai stato seguito in psicoterapia o da uno psichiatra regolarmente? Nel caso le suggerirei di riprendere i colloqui, perché le sensazioni che descrive pare siano associabili all'ansia, più che a sintomi di tipo psicotico.
Capisco che lei stia vivendo una situazione difficile, con una serie di sintomi preoccupanti che stanno influenzando la sua percezione della realtà e la sua qualità di vita. La dissociazione, la sensazione di depersonalizzazione e derealizzazione che descrive, così come l'anedonia e la difficoltà a concentrarsi, sono esperienze fortemente invalidanti, e le sue preoccupazioni rispetto alla schizofrenia o alla psicosi sono comprensibili, ma voglio rassicurarla riguardo a questi timori.
Innanzitutto, è positivo che abbia già eseguito una serie di esami clinici, i quali, come ci ha riferito, sono risultati nella norma (eccetto per la vitamina D, che può essere facilmente trattata). Questo esclude problematiche mediche gravi o disturbi fisici che potrebbero giustificare i sintomi. Tuttavia, i sintomi che lei sta descrivendo, come la derealizzazione e la depersonalizzazione, sono comuni in situazioni di forte stress, ansia o depressione e non sono necessariamente indicativi di psicosi o schizofrenia.
La dissociazione che lei sta sperimentando può essere vista come una risposta del corpo e della mente a stress emotivi intensi o situazioni di ansia cronica, che possono "disconnettere" temporaneamente la persona dalla realtà circostante, creando la sensazione di essere separato dal proprio corpo o dal mondo. Questa risposta può essere un meccanismo protettivo che la mente attua per proteggersi da emozioni o pensieri troppo dolorosi, ma che, in caso di persistenza o intensificazione, può divenire disfunzionale. È importante sottolineare che questa dissociazione non è necessariamente un segno di psicosi, ma piuttosto una risposta a un accumulo di tensione psicologica.
Inoltre, la sua difficoltà a provare piacere nelle attività che una volta le davano soddisfazione, come uscire con la moto o con gli amici, può essere legata a una condizione di anedonia, che spesso si presenta in contesti di ansia o depressione. Questo sintomo può aggravarsi in momenti di stress o cambi di stagione, come accade nel suo caso, ma può essere trattato con un percorso terapeutico mirato, che potrebbe includere tecniche di rilassamento, psicoterapia cognitivo-comportamentale, o altre forme di supporto psicoterapeutico.
Mi permetto di darle due consigli:
Consideri di avvalersi di un percorso psicoterapeutico per esplorare più a fondo i fattori psicologici e emotivi che possono alimentare questi sintomi. La psicoterapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, può aiutarla a gestire i pensieri ansiosi e a ridurre i meccanismi di dissociazione, aiutandola a riconnettersi con la realtà in modo più funzionale.
Gestisca il suo stress e il suo benessere fisico. Poiché ha accennato alla vitamina D bassa, potrebbe essere utile integrarvi un adeguato trattamento per migliorare i livelli di questa vitamina, che è coinvolta anche nel benessere psicologico. Inoltre, attività fisica regolare e tecniche di rilassamento (come la mindfulness) possono supportare il miglioramento del tono dell'umore e ridurre i sintomi di ansia e dissociazione.
Innanzitutto, è positivo che abbia già eseguito una serie di esami clinici, i quali, come ci ha riferito, sono risultati nella norma (eccetto per la vitamina D, che può essere facilmente trattata). Questo esclude problematiche mediche gravi o disturbi fisici che potrebbero giustificare i sintomi. Tuttavia, i sintomi che lei sta descrivendo, come la derealizzazione e la depersonalizzazione, sono comuni in situazioni di forte stress, ansia o depressione e non sono necessariamente indicativi di psicosi o schizofrenia.
La dissociazione che lei sta sperimentando può essere vista come una risposta del corpo e della mente a stress emotivi intensi o situazioni di ansia cronica, che possono "disconnettere" temporaneamente la persona dalla realtà circostante, creando la sensazione di essere separato dal proprio corpo o dal mondo. Questa risposta può essere un meccanismo protettivo che la mente attua per proteggersi da emozioni o pensieri troppo dolorosi, ma che, in caso di persistenza o intensificazione, può divenire disfunzionale. È importante sottolineare che questa dissociazione non è necessariamente un segno di psicosi, ma piuttosto una risposta a un accumulo di tensione psicologica.
Inoltre, la sua difficoltà a provare piacere nelle attività che una volta le davano soddisfazione, come uscire con la moto o con gli amici, può essere legata a una condizione di anedonia, che spesso si presenta in contesti di ansia o depressione. Questo sintomo può aggravarsi in momenti di stress o cambi di stagione, come accade nel suo caso, ma può essere trattato con un percorso terapeutico mirato, che potrebbe includere tecniche di rilassamento, psicoterapia cognitivo-comportamentale, o altre forme di supporto psicoterapeutico.
Mi permetto di darle due consigli:
Consideri di avvalersi di un percorso psicoterapeutico per esplorare più a fondo i fattori psicologici e emotivi che possono alimentare questi sintomi. La psicoterapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, può aiutarla a gestire i pensieri ansiosi e a ridurre i meccanismi di dissociazione, aiutandola a riconnettersi con la realtà in modo più funzionale.
Gestisca il suo stress e il suo benessere fisico. Poiché ha accennato alla vitamina D bassa, potrebbe essere utile integrarvi un adeguato trattamento per migliorare i livelli di questa vitamina, che è coinvolta anche nel benessere psicologico. Inoltre, attività fisica regolare e tecniche di rilassamento (come la mindfulness) possono supportare il miglioramento del tono dell'umore e ridurre i sintomi di ansia e dissociazione.
Buongiorno gentile Utente, quello che sta descrivendo è un insieme di sintomi molto intensi e destabilizzanti, che incidono in modo importante sulla sua qualità di vita e sulla percezione della realtà. La derealizzazione e la depersonalizzazione, unite all’anedonia, alla difficoltà di concentrazione e a una sensazione di disconnessione dal mondo esterno, sono manifestazioni psicologiche che spesso si riscontrano in quadri legati a stati ansiosi e depressivi, specie se protratti nel tempo o riattivati da eventi stressanti. Il fatto che lei abbia una lunga storia di trattamento con Daparox, e che in passato episodi simili si siano già verificati in modo ricorrente nei cambi di stagione, ci dà un ulteriore elemento che suggerisce una fragilità a livello dell’equilibrio emotivo e neurobiologico in certi periodi dell’anno, o a seguito di fattori di stress.
Va sottolineato che i sintomi che lei teme possano indicare un esordio psicotico o una schizofrenia (come la percezione alterata della realtà, il senso di estraneità nei confronti dei suoi cari o dell’ambiente) sono in realtà molto più frequentemente espressione di uno stato ansioso dissociativo, specialmente quando si è consapevoli che queste percezioni sono “strane” o “alterate”, come nel suo caso. Questo è un punto clinicamente molto importante: nelle psicosi, infatti, viene meno la consapevolezza critica della propria condizione, cosa che invece lei mostra di mantenere con lucidità. Inoltre, mi sembra importante rassicurarla sul fatto che, da quanto descrive, non vi sono segnali compatibili con una psicosi conclamata.
Il fatto che gli esami medici siano risultati nella norma, pur essendo importante per escludere cause organiche, non sempre è sufficiente per affrontare la dimensione psicologica di questi vissuti. È molto probabile che il suo sistema emotivo e neurofisiologico stia affrontando un sovraccarico legato a vari fattori, tra cui anche la sospensione, seppur breve, della terapia con Daparox a marzo, lo stress legato alla salute dei suoi familiari o l'influenza che ha debilitato il corpo e la mente. Talvolta, questo può portare a uno "scompenso" transitorio, una sorta di cortocircuito interno che, se ben compreso e trattato, può rientrare gradualmente. È però importante non restare soli in questo processo.
In questi casi, oltre al supporto farmacologico, può essere estremamente utile intraprendere un percorso terapeutico con un professionista esperto, in grado di aiutarla a contenere l’angoscia, a comprendere i significati emotivi profondi del suo malessere e a individuare strategie efficaci per recuperare una sensazione di stabilità e contatto con sé stesso. La mente umana ha risorse molto più grandi di quanto spesso pensiamo, ma ha bisogno di essere ascoltata e accompagnata con cura e professionalità.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Va sottolineato che i sintomi che lei teme possano indicare un esordio psicotico o una schizofrenia (come la percezione alterata della realtà, il senso di estraneità nei confronti dei suoi cari o dell’ambiente) sono in realtà molto più frequentemente espressione di uno stato ansioso dissociativo, specialmente quando si è consapevoli che queste percezioni sono “strane” o “alterate”, come nel suo caso. Questo è un punto clinicamente molto importante: nelle psicosi, infatti, viene meno la consapevolezza critica della propria condizione, cosa che invece lei mostra di mantenere con lucidità. Inoltre, mi sembra importante rassicurarla sul fatto che, da quanto descrive, non vi sono segnali compatibili con una psicosi conclamata.
Il fatto che gli esami medici siano risultati nella norma, pur essendo importante per escludere cause organiche, non sempre è sufficiente per affrontare la dimensione psicologica di questi vissuti. È molto probabile che il suo sistema emotivo e neurofisiologico stia affrontando un sovraccarico legato a vari fattori, tra cui anche la sospensione, seppur breve, della terapia con Daparox a marzo, lo stress legato alla salute dei suoi familiari o l'influenza che ha debilitato il corpo e la mente. Talvolta, questo può portare a uno "scompenso" transitorio, una sorta di cortocircuito interno che, se ben compreso e trattato, può rientrare gradualmente. È però importante non restare soli in questo processo.
In questi casi, oltre al supporto farmacologico, può essere estremamente utile intraprendere un percorso terapeutico con un professionista esperto, in grado di aiutarla a contenere l’angoscia, a comprendere i significati emotivi profondi del suo malessere e a individuare strategie efficaci per recuperare una sensazione di stabilità e contatto con sé stesso. La mente umana ha risorse molto più grandi di quanto spesso pensiamo, ma ha bisogno di essere ascoltata e accompagnata con cura e professionalità.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Ciao
A volte, i sintomi di derealizzazione e depersonalizzazione possono essere legati a stati d'ansia protratti o a variazioni nella risposta al farmaco, ma solo una valutazione clinica approfondita può chiarire le cause e individuare un percorso di supporto adatto. Non isolarti, chiedi aiuto: è il primo passo verso una maggiore chiarezza e benessere.
Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore e in Studio a Palermo
A volte, i sintomi di derealizzazione e depersonalizzazione possono essere legati a stati d'ansia protratti o a variazioni nella risposta al farmaco, ma solo una valutazione clinica approfondita può chiarire le cause e individuare un percorso di supporto adatto. Non isolarti, chiedi aiuto: è il primo passo verso una maggiore chiarezza e benessere.
Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore e in Studio a Palermo
salve, per quanto riguarda il gusto più essere dovuto all'allergia più che ansia, ma gli altri sintomi possono essere correlati all'ansia. consiglio una visita psichiatrica e un percorso psicoterapeutico cognitivo comportamentale. grazie
Buonasera,
normalmente richiedo maggiori dettagli ai miei pazienti in maniera da non incorrere in errore spero vorrai perdonarmi se questo accadra.
a me sembrano sintomi di una depressione incombente ma per verificare che questa non sia solo una supposizione dobbiamo parlarne meglio puo farlo con me prenotando un appuntamento o puo rivolgersi alla sua ASL di riferimento in maniera che possano accogliere il suo malessere e proporle una diagnosi approfondita.
se pensa di poter ledere qualcuno o se stesso è necessario rivolgersi a un professionista che possa accompagnarla nel suo percorso verso un miglioramento interiore e verso una ritrovata serenita
spero di esserti stata d'aiuto ti invito a contattarmi in qualsiasi momento
un grande saluto
normalmente richiedo maggiori dettagli ai miei pazienti in maniera da non incorrere in errore spero vorrai perdonarmi se questo accadra.
a me sembrano sintomi di una depressione incombente ma per verificare che questa non sia solo una supposizione dobbiamo parlarne meglio puo farlo con me prenotando un appuntamento o puo rivolgersi alla sua ASL di riferimento in maniera che possano accogliere il suo malessere e proporle una diagnosi approfondita.
se pensa di poter ledere qualcuno o se stesso è necessario rivolgersi a un professionista che possa accompagnarla nel suo percorso verso un miglioramento interiore e verso una ritrovata serenita
spero di esserti stata d'aiuto ti invito a contattarmi in qualsiasi momento
un grande saluto
Buongiorno gli psicofarmaci di solito funzionano se si accompagnano ad una psicoterapia, terapia farmacologica con terapia psicologica, quindi è probabile che lei viva situazioni o momenti dissociativi. Come mai considerando la problematica non ha considerato di fare un percorso di psicoterapia? è quello che fortemente le consiglio ,anche i medici ora quelli più illuminati consigliano normalmente di andare in terapia.
In bocca al lupo
Dr. Jasmine Scioscia
In bocca al lupo
Dr. Jasmine Scioscia
Gentile utente di mio dottore, le manifestazioni sintomatiche di cui parla sono l'espressione di un disturbo d'ansia. I disturbi di matrice ansiosa possono esser curati con successo attraverso l'ausilio integrato di farmacoterapia e psicoterapia. Affianchi al trattamento farmacologico un percorso psicologico, vedrà che cin il tempo potrà guardare ad un benessere più a lungo termine. Cordiali Saluti Dott. Diego Ferrara
Gentile paziente,
non si preoccupi, sono sintomi normalissimi coerenti con il quadro che ha descritto. La mente ci fa scherzi molto particolari quando siamo sotto stress. Una prima opzione potrebbe essere rivolgersi nuovamente a un consulto psichiatrico per un possibile aggiustamento della sua terapia farmacologica. Dopodichè può interrogarsi maggiormente sulle questioni che la portano a stare costantemente in questo stato di distacco dalla realtà e parlarne in terapia le permetterà accesso a sempre più strumenti per esprimere le sue emozioni in modo più sereno.
non si preoccupi, sono sintomi normalissimi coerenti con il quadro che ha descritto. La mente ci fa scherzi molto particolari quando siamo sotto stress. Una prima opzione potrebbe essere rivolgersi nuovamente a un consulto psichiatrico per un possibile aggiustamento della sua terapia farmacologica. Dopodichè può interrogarsi maggiormente sulle questioni che la portano a stare costantemente in questo stato di distacco dalla realtà e parlarne in terapia le permetterà accesso a sempre più strumenti per esprimere le sue emozioni in modo più sereno.
Gentile utente, purtroppo è difficile farle una diagnosi e offrirle una soluzione basandosi soltanto su un messaggio, per quanto ricco di episodi e vissuti emotivi.
La invito, qualora non fosse già in cura, a rivolgersi ad uno psicologo che possa ascoltarla ed aiutarla ad affrontare queste difficoltà che si trascina da fin troppo tempo.
Dott. Giacomo Bonetti
La invito, qualora non fosse già in cura, a rivolgersi ad uno psicologo che possa ascoltarla ed aiutarla ad affrontare queste difficoltà che si trascina da fin troppo tempo.
Dott. Giacomo Bonetti
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Buongiorno,
la ringrazio per la fiducia e per aver condiviso in modo così dettagliato la tua esperienza.
È evidente che sta attraversando un momento molto complesso e angosciante, e voglio dirle fin da subito che "non sei solo** e che esistono strumenti e percorsi per affrontare queste sensazioni.
I sintomi che descrivi: depersonalizzazione, derealizzazione, anedonia, difficoltà di concentrazione, pensieri intrusivi del passato, sbandamenti, alterazioni del sonno e della percezione, sono tutti riconducibili a un quadro ansioso-depressivo importante, possibilmente aggravato da una componente dissociativa.
Molti pazienti, in fasi acute di ansia generalizzata, disturbo ossessivo-compulsivo, o depressione con sintomi dissociativi, riportano esattamente ciò che stai descrivendo: la sensazione di vivere "dentro una bolla", di non riconoscere le persone care pur sapendo razionalmente chi sono, di sentirsi "scollegati dalla realtà".
Ora, capisco la tua paura legata all’esordio di una schizofrenia o di una psicosi. È una preoccupazione frequente quando si vivono stati di forte alterazione della percezione e del senso di sé. Tuttavia, voglio rassicurarti su un punto molto importante:
Il fatto che tu riesca a riconoscere che "qualcosa è cambiato", che ti poni domande e hai una chiara consapevolezza critica di ciò che ti accade, è un elemento molto forte a favore della NON presenza di una psicosi in atto.
Nelle psicosi vere e proprie (come la schizofrenia), la persona perde il contatto con la realtà, non si interroga se quello che vive sia reale o no, e spesso non ha consapevolezza del proprio stato alterato. Nel tuo caso, invece, sei molto lucido nel riconoscere i sintomi e nel chiederti da dove derivino.
Inoltre, la presenza di sintomi ciclici in determinati periodi dell’anno, la risposta in passato al Daparox, e il fatto che tutto questo sia riemerso dopo anni, può far pensare a un disturbo dell’umore con componenti ansioso-dissociative, piuttosto che a un esordio psicotico.
Cosa ti consiglio di fare adesso:
1.Consulta uno psichiatra (se possibile, diverso da quello che già ti segue) per una seconda opinione. A volte, dopo molti anni con lo stesso farmaco (Daparox in questo caso),il cervello può sviluppare tolleranza, e può essere utile rivedere la terapia.
2. Inizia (o riprendi) un percorso psicoterapeutico con un professionista esperto in disturbi dissociativi, ansia e pensieri ossessivi. Il lavoro psicologico, associato alla terapia farmacologica, può fare una differenza enorme.
3. Non isolarti. Anche se è difficile, cerca di mantenere una routine, anche minima. La derealizzazione spesso si alimenta con la chiusura e la passività. Piccoli gesti quotidiani possono gradualmente "riconnetterti" con la realtà.
4. Monitora la vitamina D, magari con il consiglio di un medico di base o un nutrizionista. Una carenza può influire sul tono dell’umore e sulla percezione corporea, anche se non è l’unica causa.
5.Evita di cercare continuamente su internet diagnosi complesse come schizofrenia o psicosi: questo alimenta la spirale ansiosa e i pensieri ossessivi.
In sintesi:
Stai vivendo un periodo di scompenso emotivo importante, ma non ci sono segnali evidenti che indichino una psicosi in atto. I sintomi che riferisci sono seri ma curabili, e ci sono molte strade che ancora puoi percorrere, con l’aiuto di uno psichiatra aggiornato e di una psicoterapia mirata.
Non perdere la speranza: ciò che stai vivendo non è permanente, anche se ora può sembrarlo. La mente può guarire, anche dopo periodi molto duri.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Un caro saluto,
Dott. Michele Basigli
Gentile paziente, grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. Comprendo quanto possa essere difficile affrontare questo periodo, soprattutto dopo tanti anni in cui ha trovato un suo equilibrio con la cura e la sua quotidianità.
Ciò che descrive — la sensazione di vivere “dentro una bolla”, la difficoltà a provare piacere, la percezione alterata dell’ambiente, la paura di perdere il controllo o di fare del male, i pensieri intrusivi — sono sintomi che, pur essendo molto destabilizzanti, rientrano spesso in quadri d’ansia intensa, dissociazione (come depersonalizzazione e derealizzazione) e possibili momenti depressivi. Non indicano necessariamente l’insorgere di una psicosi o schizofrenia. Tuttavia, solo una valutazione clinica approfondita può fornire una diagnosi corretta.
Penso sia importante sottolineare che:
1. La derealizzazione e la depersonalizzazione sono spesso difese psicologiche che la mente attiva in risposta a uno stress acuto, a traumi o a forti ansie. Sono comuni in momenti di forte disagio emotivo e, anche se fanno paura, rappresentano segnali che la mente ha bisogno di essere aiutata a riequilibrarsi.
2. Il suo stato attuale potrebbe essere il risultato di diversi fattori concomitanti: l’interruzione improvvisa del farmaco, la forte influenza, la preoccupazione per sua madre, lo stress cronico in famiglia. Tutti questi elementi possono aver scatenato un episodio acuto d’ansia o un episodio depressivo con sintomi dissociativi.
3. Anche la sua tendenza a cercare risposte su internet può alimentare un circolo vizioso ansia-pensiero catastrofico-evitamento, molto tipico nei disturbi d’ansia. Leggere informazioni su diagnosi gravi può attivare l’ipervigilanza, portando il cervello a “scansionare” l’ambiente alla ricerca di segni che confermino la paura, con un aumento della percezione dei sintomi.
Le consiglierei di rivolgersi quanto prima a uno psichiatra e a uno psicoterapeuta, per poter valutare insieme se è necessario un aggiustamento della terapia farmacologica e per iniziare un percorso psicologico che la aiuti a comprendere e gestire questi vissuti.
La sua richiesta d’aiuto è un segnale importante di risorsa e motivazione. Con il giusto supporto, può uscire da questo momento e tornare a sentirti se stesso.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Carolina Berardi
Ciò che descrive — la sensazione di vivere “dentro una bolla”, la difficoltà a provare piacere, la percezione alterata dell’ambiente, la paura di perdere il controllo o di fare del male, i pensieri intrusivi — sono sintomi che, pur essendo molto destabilizzanti, rientrano spesso in quadri d’ansia intensa, dissociazione (come depersonalizzazione e derealizzazione) e possibili momenti depressivi. Non indicano necessariamente l’insorgere di una psicosi o schizofrenia. Tuttavia, solo una valutazione clinica approfondita può fornire una diagnosi corretta.
Penso sia importante sottolineare che:
1. La derealizzazione e la depersonalizzazione sono spesso difese psicologiche che la mente attiva in risposta a uno stress acuto, a traumi o a forti ansie. Sono comuni in momenti di forte disagio emotivo e, anche se fanno paura, rappresentano segnali che la mente ha bisogno di essere aiutata a riequilibrarsi.
2. Il suo stato attuale potrebbe essere il risultato di diversi fattori concomitanti: l’interruzione improvvisa del farmaco, la forte influenza, la preoccupazione per sua madre, lo stress cronico in famiglia. Tutti questi elementi possono aver scatenato un episodio acuto d’ansia o un episodio depressivo con sintomi dissociativi.
3. Anche la sua tendenza a cercare risposte su internet può alimentare un circolo vizioso ansia-pensiero catastrofico-evitamento, molto tipico nei disturbi d’ansia. Leggere informazioni su diagnosi gravi può attivare l’ipervigilanza, portando il cervello a “scansionare” l’ambiente alla ricerca di segni che confermino la paura, con un aumento della percezione dei sintomi.
Le consiglierei di rivolgersi quanto prima a uno psichiatra e a uno psicoterapeuta, per poter valutare insieme se è necessario un aggiustamento della terapia farmacologica e per iniziare un percorso psicologico che la aiuti a comprendere e gestire questi vissuti.
La sua richiesta d’aiuto è un segnale importante di risorsa e motivazione. Con il giusto supporto, può uscire da questo momento e tornare a sentirti se stesso.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Carolina Berardi
Dott. Francesco Paolo Coppola (Napoli, colloqui on line e in presenza)
Quello che stai attraversando sembra averti portato lontano da te stesso. Come se fossi in un sogno da cui non riesci a svegliarti. Eppure dentro di te, qualcosa osserva.
Quella parte di te che sente la stranezza, che nota il distacco, è anche la parte che può cominciare il cammino di ritorno.
Sensazioni come la derealizzazione, la confusione mentale o l’anedonia, non sono per forza segnali di “impazzire”, ma spesso risposte del corpo e della mente a un sovraccarico. È come se tutto il tuo sistema ti stesse dicendo: “Così non riesco più a reggere. Fermati. Ascolta.”
Non dobbiamo subito capire tutto.
Possiamo cominciare con piccoli gesti di presenza: tornare al respiro, sentire i piedi sul pavimento, lasciare che un pensiero passi senza combatterlo.
La mente si può riequilibrare, e il corpo può tornare a sentirsi un posto abitabile. Ma serve una guida, una cura.
Per questo ti suggerisco una visita psichiatrica aggiornata, per capire se la terapia va rivista, e un sostegno psicologico che ti aiuti a restare con ciò che provi senza paura, un passo alla volta.
Tu non sei quello che senti.
Tu sei colui che sente ciò che sente – e può attraversarlo.
Se vuoi, possiamo cominciare da qui.
Con rispetto e presenza,
Quello che stai attraversando sembra averti portato lontano da te stesso. Come se fossi in un sogno da cui non riesci a svegliarti. Eppure dentro di te, qualcosa osserva.
Quella parte di te che sente la stranezza, che nota il distacco, è anche la parte che può cominciare il cammino di ritorno.
Sensazioni come la derealizzazione, la confusione mentale o l’anedonia, non sono per forza segnali di “impazzire”, ma spesso risposte del corpo e della mente a un sovraccarico. È come se tutto il tuo sistema ti stesse dicendo: “Così non riesco più a reggere. Fermati. Ascolta.”
Non dobbiamo subito capire tutto.
Possiamo cominciare con piccoli gesti di presenza: tornare al respiro, sentire i piedi sul pavimento, lasciare che un pensiero passi senza combatterlo.
La mente si può riequilibrare, e il corpo può tornare a sentirsi un posto abitabile. Ma serve una guida, una cura.
Per questo ti suggerisco una visita psichiatrica aggiornata, per capire se la terapia va rivista, e un sostegno psicologico che ti aiuti a restare con ciò che provi senza paura, un passo alla volta.
Tu non sei quello che senti.
Tu sei colui che sente ciò che sente – e può attraversarlo.
Se vuoi, possiamo cominciare da qui.
Con rispetto e presenza,
Quello che descrivi è molto intenso, ma non indica necessariamente un esordio psicotico. La derealizzazione e la depersonalizzazione spesso si manifestano in stati d’ansia acuti o in contesti depressivi. È importante approfondire con uno specialista in psichiatria e continuare il percorso psicoterapeutico per affrontare l’origine del malessere. Non sei solo in questo. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Buongiorno, grazie per la sua condivisione, posso solo immaginare quanto possa spaventarla o farla soffrire.
Diciamo che, per antonomasia, i cambi stagione portano con sé un peggioramento dei disturbi dell'umore, per questo sarebbe importante monitorare il dosaggio farmacologico con una particolare attenzione proprio ai periodi che lei ha menzionato.
Capisco che il prolungarsi dei sintomi la stiano spaventando, ma le chiedo: come mai pensa alla schizofrenia o alla sfera psicotica? I sintomi di derealizzazione e depersonalizzazione sono tipici anche dell'attacco di panico, ad esempio.
Le consiglierei di dedicarsi uno spazio di ascolto con un professionista a suo piacere per cercare di sbrogliare un po' questa matassa che, mi sembra di capire, le sta pesando molto ultimamente.
Un caro saluto,
dott.ssa Francomano Ilaria
Diciamo che, per antonomasia, i cambi stagione portano con sé un peggioramento dei disturbi dell'umore, per questo sarebbe importante monitorare il dosaggio farmacologico con una particolare attenzione proprio ai periodi che lei ha menzionato.
Capisco che il prolungarsi dei sintomi la stiano spaventando, ma le chiedo: come mai pensa alla schizofrenia o alla sfera psicotica? I sintomi di derealizzazione e depersonalizzazione sono tipici anche dell'attacco di panico, ad esempio.
Le consiglierei di dedicarsi uno spazio di ascolto con un professionista a suo piacere per cercare di sbrogliare un po' questa matassa che, mi sembra di capire, le sta pesando molto ultimamente.
Un caro saluto,
dott.ssa Francomano Ilaria
Buongiorno continui con la farmacoterapia, ma alla base della sua sintomatologia vi è l’ansia, il controllo..cosa non riesce a lasciar andare? Le consiglio oltre che la farmacoterapia con uno psichiatra anche camminare, l’emdr con un terapeuta specializzato in emdr , una sana alimentazione antinfiammatoria e un percorso psicoterapeutico.
Cordiali saluti.
Dottoressa Versari Debora.
Cordiali saluti.
Dottoressa Versari Debora.
Caro utente,
capisco quanto questa esperienza possa essere spaventosa e disorientante. Dal punto di vista sistemico, i sintomi che descrivi — derealizzazione, depersonalizzazione, anedonia, pensieri intrusivi — vanno letti non come segni isolati o per forza preludi a un disturbo grave, ma come espressione di un sistema psico-emotivo sotto forte stress, forse anche a causa di una vulnerabilità ciclica che si ripete nei cambi di stagione.
L’uso di Daparox (paroxetina) fin dalla giovane età ha probabilmente aiutato a stabilizzare il tuo equilibrio interno, ma può essere che ora l’organismo stia modificando la sua risposta o che ci siano altri fattori (ormonali, ambientali, psicologici) che stanno interferendo. Il fatto che tu mantenga il contatto con la realtà (riconosci i tuoi cari, sai che la percezione è alterata ma non perdi il senso del sé) non è tipico di un esordio psicotico.
È molto probabile che si tratti di una riacutizzazione ansiosa importante, forse accompagnata da una disregolazione del sistema nervoso autonomo, che può spiegare anche gli sbandamenti, la perdita di gusto, la sensazione di “bolla”.
Il mio consiglio è:
Parla con lo psichiatra che ti segue per valutare se serve un aggiustamento farmacologico.
Affianca, se possibile, un percorso di psicoterapia, magari con approccio integrato o sistemico, per lavorare sulle radici emotive e non solo sui sintomi.
Cura l’igiene del sonno, l’esposizione alla luce solare (vitamina D), e l’alimentazione. Il corpo è parte integrante del sistema.
Non sei solo, e non sei “fuori di testa”. Stai vivendo un momento molto intenso che merita ascolto, non paura. Hai già fatto un grande passo chiedendo aiuto.
Un abbraccio
capisco quanto questa esperienza possa essere spaventosa e disorientante. Dal punto di vista sistemico, i sintomi che descrivi — derealizzazione, depersonalizzazione, anedonia, pensieri intrusivi — vanno letti non come segni isolati o per forza preludi a un disturbo grave, ma come espressione di un sistema psico-emotivo sotto forte stress, forse anche a causa di una vulnerabilità ciclica che si ripete nei cambi di stagione.
L’uso di Daparox (paroxetina) fin dalla giovane età ha probabilmente aiutato a stabilizzare il tuo equilibrio interno, ma può essere che ora l’organismo stia modificando la sua risposta o che ci siano altri fattori (ormonali, ambientali, psicologici) che stanno interferendo. Il fatto che tu mantenga il contatto con la realtà (riconosci i tuoi cari, sai che la percezione è alterata ma non perdi il senso del sé) non è tipico di un esordio psicotico.
È molto probabile che si tratti di una riacutizzazione ansiosa importante, forse accompagnata da una disregolazione del sistema nervoso autonomo, che può spiegare anche gli sbandamenti, la perdita di gusto, la sensazione di “bolla”.
Il mio consiglio è:
Parla con lo psichiatra che ti segue per valutare se serve un aggiustamento farmacologico.
Affianca, se possibile, un percorso di psicoterapia, magari con approccio integrato o sistemico, per lavorare sulle radici emotive e non solo sui sintomi.
Cura l’igiene del sonno, l’esposizione alla luce solare (vitamina D), e l’alimentazione. Il corpo è parte integrante del sistema.
Non sei solo, e non sei “fuori di testa”. Stai vivendo un momento molto intenso che merita ascolto, non paura. Hai già fatto un grande passo chiedendo aiuto.
Un abbraccio
Ciao, grazie per aver condiviso tutto con tanta chiarezza. Quello che descrivi, con depersonalizzazione e derealizzazione persistenti, ansia e anedonia, può essere davvero difficile da vivere. Il fatto che gli esami siano nella norma è un dato importante, perché esclude molte cause organiche.
La sensazione di distacco che provi è spesso legata all’ansia intensa o a uno stato di stress prolungato. Non è detto che sia un esordio di psicosi o schizofrenia, soprattutto se non ci sono allucinazioni o deliri veri. Però è fondamentale parlarne con uno specialista che possa fare una valutazione approfondita.
Ti suggerisco di considerare una terapia cognitivo-comportamentale (CBT), che è molto efficace per gestire sintomi come quelli che descrivi, aiutandoti a ridurre l’ansia e a ritrovare il contatto con la realtà in modo più stabile. Questa terapia può essere fatta sia in presenza che online, così puoi scegliere la modalità che ti è più comoda.
La sensazione di distacco che provi è spesso legata all’ansia intensa o a uno stato di stress prolungato. Non è detto che sia un esordio di psicosi o schizofrenia, soprattutto se non ci sono allucinazioni o deliri veri. Però è fondamentale parlarne con uno specialista che possa fare una valutazione approfondita.
Ti suggerisco di considerare una terapia cognitivo-comportamentale (CBT), che è molto efficace per gestire sintomi come quelli che descrivi, aiutandoti a ridurre l’ansia e a ritrovare il contatto con la realtà in modo più stabile. Questa terapia può essere fatta sia in presenza che online, così puoi scegliere la modalità che ti è più comoda.
Buongiorno,
quello che sta vivendo è una ferita enorme, ed è assolutamente normale sentirsi confusa, arrabbiata, delusa, svuotata. La sua reazione è comprensibile: lei ha investito molto in questa relazione, e il tradimento, insieme a tutto ciò che lui le ha taciuto, ha colpito proprio il punto più delicato: la fiducia.
Il tradimento è avvenuto in un momento difficile tra voi, ma questo non lo giustifica. La ferita non sta solo nell’atto in sé, ma nel fatto che lui: non le ha mai parlato di quella ragazza, ha custodito dei pezzi della sua vita senza condividerli e soprattutto non le ha detto nulla per mesi.
È normale che oggi lei faccia fatica a riconoscerlo, a fidarsi, a guardarlo nello stesso modo.
Il suo pentimento può essere sincero, ma non basta. Il fatto che lei lo abbia visto disperato conta, ma il pentimento non annulla il dolore. Serve tempo, chiarezza, responsabilità. Non può e non deve “superare” tutto subito.
La domanda non è “cosa devo fare?”, ma “cosa mi serve per sentirmi al sicuro?”
Le propongo alcune domande per orientarsi:
posso immaginare di ricostruire fiducia con lui, col tempo?
lui è disposto a essere davvero trasparente e responsabile?
io ho ancora lo spazio emotivo per stare in questa relazione dopo la ferita?
con lui mi sento vista, inclusa, rispettata?
Le sue emozioni oggi sono una bussola preziosa, non un ostacolo.
Cosa fare adesso? si prenda qualche giorno di spazio, per respirare; gli dica chiaramente di cosa ha bisogno per capire se andare avanti: verità, trasparenza, pazienza. Infine, può valutare un confronto più profondo o qualche seduta di coppia per ricostruire, se lo desidera.
Un saluto,
Dott.ssa Susanna Brandolini
quello che sta vivendo è una ferita enorme, ed è assolutamente normale sentirsi confusa, arrabbiata, delusa, svuotata. La sua reazione è comprensibile: lei ha investito molto in questa relazione, e il tradimento, insieme a tutto ciò che lui le ha taciuto, ha colpito proprio il punto più delicato: la fiducia.
Il tradimento è avvenuto in un momento difficile tra voi, ma questo non lo giustifica. La ferita non sta solo nell’atto in sé, ma nel fatto che lui: non le ha mai parlato di quella ragazza, ha custodito dei pezzi della sua vita senza condividerli e soprattutto non le ha detto nulla per mesi.
È normale che oggi lei faccia fatica a riconoscerlo, a fidarsi, a guardarlo nello stesso modo.
Il suo pentimento può essere sincero, ma non basta. Il fatto che lei lo abbia visto disperato conta, ma il pentimento non annulla il dolore. Serve tempo, chiarezza, responsabilità. Non può e non deve “superare” tutto subito.
La domanda non è “cosa devo fare?”, ma “cosa mi serve per sentirmi al sicuro?”
Le propongo alcune domande per orientarsi:
posso immaginare di ricostruire fiducia con lui, col tempo?
lui è disposto a essere davvero trasparente e responsabile?
io ho ancora lo spazio emotivo per stare in questa relazione dopo la ferita?
con lui mi sento vista, inclusa, rispettata?
Le sue emozioni oggi sono una bussola preziosa, non un ostacolo.
Cosa fare adesso? si prenda qualche giorno di spazio, per respirare; gli dica chiaramente di cosa ha bisogno per capire se andare avanti: verità, trasparenza, pazienza. Infine, può valutare un confronto più profondo o qualche seduta di coppia per ricostruire, se lo desidera.
Un saluto,
Dott.ssa Susanna Brandolini
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