Si può convincere un figlio (di quasi 16 anni) a iniziare la psicoterapia, se è tassativamente ed ag
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Si può convincere un figlio (di quasi 16 anni) a iniziare la psicoterapia, se è tassativamente ed aggressivamente contrario, ma al contempo si definisce depresso ed ha espresso propositi suicidi?
Ho già preso un appuntamento, al quale parteciperemo mia moglie, io e lui, ma ha già detto che non ha intenzione di aprire bocca.
Ho già preso un appuntamento, al quale parteciperemo mia moglie, io e lui, ma ha già detto che non ha intenzione di aprire bocca.
Buongiorno, la psicoterapia è un percorso che va intrapreso con volontà. Però avete fatto bene a prendere l'appuntamento, lui può anche fare scena muta, però potrebbe essere interessato dalle parole del collega e scegliere di proseguire, da solo ovviamente, purtroppo non è semplice iniziare un percorso soprattutto per gli adolescenti, ma se veramente lui sta soffrendo sicuramente troverà il modo di mettersi in gioco.
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buongiorno, la sua domanda è davvero preziosa e il dubbio che ha è più comune di quanto si pensi, quindi la ringrazio per averla posta qui.
Ritengo abbiate fatto bene a prendere un appuntamento con una/a specialista psicoterapeuta e già il fatto che vostro figlio ha dichiarato che verrà, anche senza parlare, è un fatto positivo: nel lavoro di psicoterapia degli adolescenti infatti la fase di conoscenza dello spazio di terapia e del terapeuta può assumere molte forme ed a volte anche modalità ambivalenti; paradossalmente, nella vostra situazione così come la descrive brevemente, non è tanto importante che vostro figlio subito accetti con desiderio e parli dei suoi problemi, quanto più il fatto che presenzi al primo colloquio e poi, magari, si renda disponibile a farne un'altro da solo con il/la terapeuta. In questi due importanti momenti si giocherà la possibilità che lui possa superare le sue comprensibili paure e resistenze e, pian piano, accettare di recarsi in terapia.
Dunque per rispondere in modo più diretto alla sua domanda, le direi che no, non è possibile convincere un adolescente ad andare in terapia, ma si possono creare le condizioni affinché l'adolescente possa trovare i tempi ed i modi più adatti a lui per accedere allo spazio terapeutico.
Qualora, inoltre, dovesse persistere almeno inizialmente una resistenza a partecipare da parte di vostro figlio, potrete sicuramente prendere voi come genitori lo spazio per fare alcuni incontri terapeutici e comprendere meglio con una/o specialista come lavorare affinché vostro figlio acceda ad un colloquio volontariamente. Questo è sicuramente e non raramente uno degli obiettivi che si lavorano in terapia.
Infine, ma solo a scopo informativo e con l'invito a confrontarvi con la persona che avete contattato, esiste anche la possibilità nei casi più difficili di accesso alla terapia di optare per altri tipi di interventi quali: la terapia senza paziente (Carbone P.), interventi domiciliari sul modello del Compagno Adulto, tutoring/mentoring (modello ASNE).
Cordialmente
Ritengo abbiate fatto bene a prendere un appuntamento con una/a specialista psicoterapeuta e già il fatto che vostro figlio ha dichiarato che verrà, anche senza parlare, è un fatto positivo: nel lavoro di psicoterapia degli adolescenti infatti la fase di conoscenza dello spazio di terapia e del terapeuta può assumere molte forme ed a volte anche modalità ambivalenti; paradossalmente, nella vostra situazione così come la descrive brevemente, non è tanto importante che vostro figlio subito accetti con desiderio e parli dei suoi problemi, quanto più il fatto che presenzi al primo colloquio e poi, magari, si renda disponibile a farne un'altro da solo con il/la terapeuta. In questi due importanti momenti si giocherà la possibilità che lui possa superare le sue comprensibili paure e resistenze e, pian piano, accettare di recarsi in terapia.
Dunque per rispondere in modo più diretto alla sua domanda, le direi che no, non è possibile convincere un adolescente ad andare in terapia, ma si possono creare le condizioni affinché l'adolescente possa trovare i tempi ed i modi più adatti a lui per accedere allo spazio terapeutico.
Qualora, inoltre, dovesse persistere almeno inizialmente una resistenza a partecipare da parte di vostro figlio, potrete sicuramente prendere voi come genitori lo spazio per fare alcuni incontri terapeutici e comprendere meglio con una/o specialista come lavorare affinché vostro figlio acceda ad un colloquio volontariamente. Questo è sicuramente e non raramente uno degli obiettivi che si lavorano in terapia.
Infine, ma solo a scopo informativo e con l'invito a confrontarvi con la persona che avete contattato, esiste anche la possibilità nei casi più difficili di accesso alla terapia di optare per altri tipi di interventi quali: la terapia senza paziente (Carbone P.), interventi domiciliari sul modello del Compagno Adulto, tutoring/mentoring (modello ASNE).
Cordialmente
Buongiorno,
prima di tutto è bene rassicurarsi sul fatto che generalmente per un adolescente è sempre molto difficile l'idea di iniziare un percorso di psicoterapia, che spesso e volentieri viene visto come uno stigma, ed è altrettanto vero che è difficile che si riesca a fare un buon percorso se non si è sufficientemente motivati.
Tuttavia, date queste premesse, è importante avere molta pazienza nei confronti del ragazzo e dare la possibilità e il tempo di poter creare un minimo di relazione e fiducia con il/la terapeuta. È del tutto normale e comprensibile che all'inizio possa non parlare e rimanere su un assetto oppositivo. Ma tenendo bene in mente i due punti sopra citati, è importante non forzare le cose e non aspettarsi che la relazione terapeutica possa crearsi in tempi brevi.
Saluti.
prima di tutto è bene rassicurarsi sul fatto che generalmente per un adolescente è sempre molto difficile l'idea di iniziare un percorso di psicoterapia, che spesso e volentieri viene visto come uno stigma, ed è altrettanto vero che è difficile che si riesca a fare un buon percorso se non si è sufficientemente motivati.
Tuttavia, date queste premesse, è importante avere molta pazienza nei confronti del ragazzo e dare la possibilità e il tempo di poter creare un minimo di relazione e fiducia con il/la terapeuta. È del tutto normale e comprensibile che all'inizio possa non parlare e rimanere su un assetto oppositivo. Ma tenendo bene in mente i due punti sopra citati, è importante non forzare le cose e non aspettarsi che la relazione terapeutica possa crearsi in tempi brevi.
Saluti.
Buongiorno, la cosa migliore che potete fare è cercare di sensibilizzarlo e non di forzarlo. è molto frequente con gli adolescenti che rifiutino qualsiasi tipo di aiuto o di proposta, a volte proprio perchè viene dai genitori, con cui data l'età tendono a sentirsi in contrasto. Il colloquio tutti insieme verrà percepito come una forzatura, ma è altresì legittimo che qualche tentativo si faccia. Sarà molto importante nella gestione del colloquio, e a questo ci pensaerà il/la psicologo/a, che non si senta messo al centro come quello che ha qualcosa che non va. Che è lui quello sbagliato. La cosa migliore sarà cercare di rassicurarlo sulla opportunità del percorso che sarà lui a decidere se e come continuare, esortandolo almeno a provare a ritornare da solo per vedere com'è. Questo ovviamente al netto di dirvi che state facendo benissimo a spingere in tal senso e spero fortemente che lui si accorga dell'opportunità che ha davanti. Ci tenevo solo ad avvertirvi che non sarà scontato. Molto dipenderà anche da quanto sentirà di potersi fidare del/la collega e che non lo/la percepisce particolarmente schierata dalla vostra parte.
Salve, è normale che un adolescente possa essere contrario all'idea di iniziare una terapia, specialmente se si sente obbligato. Potrebbe favorire la sua partecipazione spiegandogli che la terapia non è una punizione o un tentativo di "aggiustarlo", ma un'opportunità per lui di trovare supporto e strumenti per affrontare le difficoltà che sta vivendo. Il fatto che abbia accettato di recarsi al primo colloquio con il terapeuta è già un grande passo, anche se non parlerà. Il tempo e la costruzione di fiducia possono portarlo a collaborare gradualmente.
Buongiorno,
iniziare con una terapia familiare è già un ottimo passo, specialmente in situazioni così delicate. Anche se suo figlio ha espresso la volontà di non parlare, il fatto che abbia accettato di partecipare è un primo segnale importante. A volte, semplicemente trovarsi in un contesto sicuro e protetto come quello della terapia può creare le condizioni per un’apertura graduale.
Il terapeuta saprà accogliere il suo atteggiamento iniziale senza forzature, rispettando i suoi tempi e cercando di costruire un rapporto di fiducia. Anche la presenza sua e di sua moglie sarà fondamentale, perché darà al ragazzo il messaggio che non è solo e che ci sono persone disposte a supportarlo.
Con il tempo, potrebbe scoprire che la terapia non è uno spazio di giudizio, ma un luogo dove sentirsi compreso. È essenziale continuare a mostrarsi comprensivi, evitando di forzarlo, ma rimanendo vicini e disponibili.
Resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento o supporto.
iniziare con una terapia familiare è già un ottimo passo, specialmente in situazioni così delicate. Anche se suo figlio ha espresso la volontà di non parlare, il fatto che abbia accettato di partecipare è un primo segnale importante. A volte, semplicemente trovarsi in un contesto sicuro e protetto come quello della terapia può creare le condizioni per un’apertura graduale.
Il terapeuta saprà accogliere il suo atteggiamento iniziale senza forzature, rispettando i suoi tempi e cercando di costruire un rapporto di fiducia. Anche la presenza sua e di sua moglie sarà fondamentale, perché darà al ragazzo il messaggio che non è solo e che ci sono persone disposte a supportarlo.
Con il tempo, potrebbe scoprire che la terapia non è uno spazio di giudizio, ma un luogo dove sentirsi compreso. È essenziale continuare a mostrarsi comprensivi, evitando di forzarlo, ma rimanendo vicini e disponibili.
Resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento o supporto.
Salve, la ringrazio per aver scritto.
Talvolta in adolescenza si è intimoriti dall’idea di entrare in contatto con delle parti di sé dolorose o si può essere infastiditi dall’idea di incontrare qualcuno che possa scandagliarle.
Qualora al momento non ci fosse quindi la disponibilità del ragazzo alla cura, può rivelarsi ugualmente prezioso intraprendere un percorso genitoriale nel quale portare le vostre preoccupazioni e angosce e capire con il terapeuta il modo eventuale per preparare un terreno di apertura a uno spazio anche per lui e per costruire insieme un modo per accompagnarlo in questa fase.
Con l’augurio che possiate trovare supporto, vi porgo un saluto cordiale
Dott.ssa Di Costanzo
Talvolta in adolescenza si è intimoriti dall’idea di entrare in contatto con delle parti di sé dolorose o si può essere infastiditi dall’idea di incontrare qualcuno che possa scandagliarle.
Qualora al momento non ci fosse quindi la disponibilità del ragazzo alla cura, può rivelarsi ugualmente prezioso intraprendere un percorso genitoriale nel quale portare le vostre preoccupazioni e angosce e capire con il terapeuta il modo eventuale per preparare un terreno di apertura a uno spazio anche per lui e per costruire insieme un modo per accompagnarlo in questa fase.
Con l’augurio che possiate trovare supporto, vi porgo un saluto cordiale
Dott.ssa Di Costanzo
Buongiorno e grazie della sua disponibilità nel condividere le sue difficoltà. La situazione che descrive è certamente complicata, dato che l'intenzione di partecipare è prerequisito indispensabile per un percorso di psicoterapia.
Al contempo suo figlio ha deciso di partecipare all'incontro per cui avete preso appuntamento e questo è già un primo importante passo, anche nel caso in cui decidesse di non aprire bocca per tutta la durata della seduta. Purtroppo nei casi di depressione può essere molto difficile per il paziente cercare e ricevere aiuto, ma l'accettazione da parte di suo figlio di partecipare a questo incontro può essere visto come un primo passo in questa direzione.
Ogni altra considerazione dipenderà da come andrà il vostro appuntamento.
Spero di esserle stato d'aiuto.
Al contempo suo figlio ha deciso di partecipare all'incontro per cui avete preso appuntamento e questo è già un primo importante passo, anche nel caso in cui decidesse di non aprire bocca per tutta la durata della seduta. Purtroppo nei casi di depressione può essere molto difficile per il paziente cercare e ricevere aiuto, ma l'accettazione da parte di suo figlio di partecipare a questo incontro può essere visto come un primo passo in questa direzione.
Ogni altra considerazione dipenderà da come andrà il vostro appuntamento.
Spero di esserle stato d'aiuto.
Buongiorno,
Innanzitutto le esprimo la mia vicinanza e solidarietà per il momento così difficile e doloroso che state vivendo.
Dalla sua lettera non posso evincere i motivi che hanno portato suo figlio a manifestare un disagio così importante, ma posso comprendere la vostra angoscia e senso di impotenza nel tentare di aiutarlo, ricevendo da parte sua jn rifiuto categorico.
Un ragazzo di 16 anni non può, per ovviare motivi, essere "trascinato in catene" dallo psicoterapeuta, per quanto abbia espresso in modo anche forte il suo malessere. È chiaro che, qualora le sue minacce dovessero intensificarsi e, Dio non voglia, tradursi in passaggi all'atto (tentativi di togliersi la vita), si dovrebbe intervenire con un trattamento coatto, ma mi sembra di capire che, fortunatamente, ad oggi siano state piuttosto parole di disperazione e richieste di aiuto.
Il fatto che abbia accettato di presentarsi con voi a un primo colloquio, anche se rifiutandosi di parlare con il terapeuta, mi sembra già un passo molto importante. Da lì potrebbe aprirsi e scegliere di offrirsi la possibilità di un aiuto. È in ogni caso fondamentale, in questo momento, che
voi iniziate un percorso di sostegno genitoriale, per confrontarvi con il terapeuta sulle modalità relazionali da tenere con vostro figlio, per cercare con lui di comprendere i motivi che portano il ragazzo a manifestare questi comportamenti e, soprattutto e Innanzitutto, per mostrare a vostro figlio la vostra disponibilità e intenzione a mettervi in discussione per lui e a essere disposti a fare dei cambiamenti per aiutarlo meglio. In questi casi, l'esempio vale più di mille parole. Nel momento in cui vedrà voi pronti ad affrontare un percorso psicologico, potrà sentirsi incoraggiato ad aprirsi lui stesso a questa possibilità.
Vi auguro di uscire al meglio e al più presto da questa prova dolorosa e difficile. Ho avuto a che fare in passato con alcuni ragazzi in profonda crisi esistenziale e posso dirvi che ne sono usciti trasformati, più forti e consapevoli.
Spero di avervi offerto una piccola apertura nel buio da cui vi sentite circondati. Coraggio
Dott.ssa Stefania Motta
Psicologa psicoterapeuta
Innanzitutto le esprimo la mia vicinanza e solidarietà per il momento così difficile e doloroso che state vivendo.
Dalla sua lettera non posso evincere i motivi che hanno portato suo figlio a manifestare un disagio così importante, ma posso comprendere la vostra angoscia e senso di impotenza nel tentare di aiutarlo, ricevendo da parte sua jn rifiuto categorico.
Un ragazzo di 16 anni non può, per ovviare motivi, essere "trascinato in catene" dallo psicoterapeuta, per quanto abbia espresso in modo anche forte il suo malessere. È chiaro che, qualora le sue minacce dovessero intensificarsi e, Dio non voglia, tradursi in passaggi all'atto (tentativi di togliersi la vita), si dovrebbe intervenire con un trattamento coatto, ma mi sembra di capire che, fortunatamente, ad oggi siano state piuttosto parole di disperazione e richieste di aiuto.
Il fatto che abbia accettato di presentarsi con voi a un primo colloquio, anche se rifiutandosi di parlare con il terapeuta, mi sembra già un passo molto importante. Da lì potrebbe aprirsi e scegliere di offrirsi la possibilità di un aiuto. È in ogni caso fondamentale, in questo momento, che
voi iniziate un percorso di sostegno genitoriale, per confrontarvi con il terapeuta sulle modalità relazionali da tenere con vostro figlio, per cercare con lui di comprendere i motivi che portano il ragazzo a manifestare questi comportamenti e, soprattutto e Innanzitutto, per mostrare a vostro figlio la vostra disponibilità e intenzione a mettervi in discussione per lui e a essere disposti a fare dei cambiamenti per aiutarlo meglio. In questi casi, l'esempio vale più di mille parole. Nel momento in cui vedrà voi pronti ad affrontare un percorso psicologico, potrà sentirsi incoraggiato ad aprirsi lui stesso a questa possibilità.
Vi auguro di uscire al meglio e al più presto da questa prova dolorosa e difficile. Ho avuto a che fare in passato con alcuni ragazzi in profonda crisi esistenziale e posso dirvi che ne sono usciti trasformati, più forti e consapevoli.
Spero di avervi offerto una piccola apertura nel buio da cui vi sentite circondati. Coraggio
Dott.ssa Stefania Motta
Psicologa psicoterapeuta
Gentile utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. Partiamo dal presupposto che una psicoterapia ha efficacia se la persona ha anche una piccola parte di sé che desidera essere aiutata, ma da quanto mi dice al momento è nascosta. Credo che sia comunque presente e che vada scovata, perché generalmente chi davvero nutre pensieri suicidari di solito non li esprime. Avete provato ad accogliere questo suo momento di difficoltà, facendolo sentire accolto, sostenuto e compreso nonostante minacci o abbia comportamenti aggressivi? Autorizzando vostro figlio a vivere caos, confusione, destabilizzazione, mancanza di motivazione, rabbia, consente di vederlo come un qualcosa che "non va curato", ma piuttosto una turbolenza che merita essere attraversata da lui e da voi in un ottica di passaggio fondamentale da cui trarre degli insegnamenti. I passaggi più proficui sono sempre anche quelli più difficili. Questo "contenimento" depotenzia il suo malessere e potrebbe favorire l'emergere di una causa del suo disagio, magari un qualcosa di cui ha vergogna a esprimere. Va benissimo anche provare con un professionista a riportare il quadro, saprà guidarvi oppure ascoltarvi in momenti anche separati. Se volete sono disponibile anche ad un primo consulto online. In bocca al lupo !
Buongiorno, è lodevole il vostro sforzo per intervenire nelle sofferenze di vostro figlio, mi rincresce purtroppo suggerirvi che questa iniziativa può innescare in lui delle reazioni che portano più al peggioramento delle relazioni familiari che ad una loro risoluzione, di questo ho sufficienti esempi nella mia pratica clinica. Il principio generale è che non si dovrebbe mai imporre un percorso terapeutico se questo non è richiesto, anche se vi è un evidente bisogno. Tuttavia nulla è perduto, potreste andare comunque lei e sua moglie per ricevere dei suggerimenti su come intervenire in questa situazione dolorosa, vi auguro di fare un tentativo, buona giornata.
Mi sembra fortemente angosciato per porre una domanda del genere. Purtroppo per quanto sappiamo che ci sono cosa che farebbero bene ai nostri figli, non possiamo imporgli ciò che non vogliono, non funzionerebbe. Ma potreste iniziare ad utilizzare lo spazio per voi, per affrontare le questioni genitoriali che vi preoccupano e andare alla ricerca di spazi alternativi per il ragazzo in attesa che si senta pronto a guardare dentro di sè.
Gentile Signore credo abbiate fatto la cosa migliore.
Intanto suo figlio è minorenne e Voi genitori se ritenete necessaria una consulenza specialistica per la sua è Vostra salute siete nella facoltà/dovere di decidere anche per lui.
Non credo che potrà convincerlo, ma l'occasione per farvi aiutare sarà utilizzata dalla famiglia così come meglio ognuno potrà.
D'altro canto suo figlio potrà reagire non in linea ma Voi avete colto che in questa modalità è molto difficile vivere bene.
Lasci che il/la collega gestisca questa delicata situazione.
Cordiali saluti e auguri.
Dr ssa Fabiana Mazzoni
Intanto suo figlio è minorenne e Voi genitori se ritenete necessaria una consulenza specialistica per la sua è Vostra salute siete nella facoltà/dovere di decidere anche per lui.
Non credo che potrà convincerlo, ma l'occasione per farvi aiutare sarà utilizzata dalla famiglia così come meglio ognuno potrà.
D'altro canto suo figlio potrà reagire non in linea ma Voi avete colto che in questa modalità è molto difficile vivere bene.
Lasci che il/la collega gestisca questa delicata situazione.
Cordiali saluti e auguri.
Dr ssa Fabiana Mazzoni
Gentile utente, obbligare qualcuno a iniziare un percorso di psicoterapia non è possibile. Tuttavia pur essedo fortemente contrario ha accettato di venire, non importa se parlerà o starà in silenzio quella sarà un occasione per lui per capire cosa potrebbe significare attraversare un percorso. Voi genitori state facendo il meglio per vostro figlio. Abbiate pazienza, siate presenti, mettetevi in ascolto (come credo stiate già facendo). Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentilissimo papà, grazie per la condivisione. Capisco la situazione che descrive, e non è sempre facile portare in terapia un figlio adolescente, nonostante il grande bisogno che ci sarebbe alla base della richiesta. Quello che mi viene da dire è che nonostante la sua forte opposizione verbale alla fine non ha detto che non verrà fisicamente, ma che non parlerà che è ben diverso. Forse un pò di fiducia in questo incontro e nel terapeuta potrebbe aiutare!
rimango a disposizione!
AV
rimango a disposizione!
AV
Convincere un figlio a intraprendere un percorso di psicoterapia, soprattutto in adolescenza, può essere una sfida complessa, soprattutto quando la persona è riluttante e resiste al cambiamento. L'adolescenza è un periodo di forte conflitto interiore, e molti ragazzi, sebbene abbiano bisogno di supporto, si oppongono all'idea di chiedere aiuto, spesso per paura di essere giudicati o non capiti. Se tuo figlio ha espresso propositi suicidi, è fondamentale prendere molto sul serio questa dichiarazione, in quanto può indicare un livello di sofferenza psicologica che richiede un intervento immediato.
Il fatto che tuo figlio sia contrario alla psicoterapia non significa che il percorso non possa essere utile, ma potrebbe essere necessario un approccio più graduale. Un primo passo può essere quello di creare un ambiente sicuro e non giudicante, in cui lui possa sentirsi libero di esprimere i suoi pensieri e sentimenti. Anche se al momento non ha intenzione di aprirsi, partecipare insieme alla sessione potrebbe dargli un senso di supporto e comprensione.
Infine, è importante ricordare che l'adolescente potrebbe non essere in grado di comprendere appieno l'importanza della psicoterapia. Sarebbe utile e consigliato, per approfondire questa situazione delicata, rivolgersi ad uno specialista che possa guidare l'intero processo in modo adeguato.
Dottoressa Silvia Parisi Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Il fatto che tuo figlio sia contrario alla psicoterapia non significa che il percorso non possa essere utile, ma potrebbe essere necessario un approccio più graduale. Un primo passo può essere quello di creare un ambiente sicuro e non giudicante, in cui lui possa sentirsi libero di esprimere i suoi pensieri e sentimenti. Anche se al momento non ha intenzione di aprirsi, partecipare insieme alla sessione potrebbe dargli un senso di supporto e comprensione.
Infine, è importante ricordare che l'adolescente potrebbe non essere in grado di comprendere appieno l'importanza della psicoterapia. Sarebbe utile e consigliato, per approfondire questa situazione delicata, rivolgersi ad uno specialista che possa guidare l'intero processo in modo adeguato.
Dottoressa Silvia Parisi Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Salve. Sposterei l'attenzione dal convincere all'essere d'esempio. Attraverso la sua decisione e la sua partecipazione alla terapia può mostrare in modo chiaro cosa lei può effettivamente fare per migliorare la situazione in cui si trova. Quindi piuttosto che convincere suo figlio di cosa è meglio per lui, può mostrargli in modo costruttivo cosa fa lei e che La terapia può essere uno strumento valido per affrontare momenti di difficoltà come quelli che manifesta suo figlio. Trovo molto coraggioso e protettivo la sua volontà di intraprendere un percorso terapeutico per migliorare la situazione familiare, sfrutti quel momento per crescere lei. Se la terapia si trasforma in una imposizione genitoriale legata a ciò che è meglio per suo figlio può perdere d'efficacia.
Non è necessario che suo figlio parli per manifestare il suo malessere e per farsi comprendere. Anche attraverso la vostra esperienza di genitori e la percezione che avete voi della situazione si può raggiungere un nuovo equilibrio, che avrà un effetto su vostro figlio essendo parte del sistema famiglia. E magari faciliterà la possibilità che suo figlio prenda realmente in considerazione la terapia come strumento valido per sé e per la propria salute psichica.
Grazie per la condivisione. C.R.
Non è necessario che suo figlio parli per manifestare il suo malessere e per farsi comprendere. Anche attraverso la vostra esperienza di genitori e la percezione che avete voi della situazione si può raggiungere un nuovo equilibrio, che avrà un effetto su vostro figlio essendo parte del sistema famiglia. E magari faciliterà la possibilità che suo figlio prenda realmente in considerazione la terapia come strumento valido per sé e per la propria salute psichica.
Grazie per la condivisione. C.R.
a volte può capitare che un figlio voglia ricevere un aiuto esclusivamente dai genitori, che ritiene siano gli unici competenti. a volte capita anche che un figlio pur avendo 16 anni guardi i genitori con gli occhi di un bambino, ritenendoli onnipotenti onniscienti onnipresenti e dunque si aspetta da loro la soluzione ad ogni suo problema. in questo caso c'é una parte di lui che aspetta di crescere e c'é qualcosa che glielo impedisce. è mio parere che la ricerca dell'ostacolo richieda effettivamente una consulenza psicologica, ma che essa vada fatta tra adulti senza coinvolgere per niente il ragazzo. buona fortuna!
Buon giorno,
se suo figlio ha deciso di venire all'incontro vuol dire che non è totalmente contrario.
In caso si rifiutasse di effettuare altri incontri, sarebbe importante che lei e sua moglie continuiate un percorso per capire come supportarlo. Questo vostro esempio potrebbe aiutare lui a cambiare idea.
Cordialmente
se suo figlio ha deciso di venire all'incontro vuol dire che non è totalmente contrario.
In caso si rifiutasse di effettuare altri incontri, sarebbe importante che lei e sua moglie continuiate un percorso per capire come supportarlo. Questo vostro esempio potrebbe aiutare lui a cambiare idea.
Cordialmente
L'importante è che venga. Se fossi il terapeuta io cercherei di rimanere da solo con lui per qualche minuto e vere che cosa succede. Non scoraggiatevi. Un saluto
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