Salve mi chiamo Sara ho 37 anni e sono fidanzata da quasi 11 anni ...il mio ragazzo non vuole venire

25 risposte
Salve mi chiamo Sara ho 37 anni e sono fidanzata da quasi 11 anni ...il mio ragazzo non vuole venire a vivere con me sempre x timore della sua libertà e xké mi sono ingrassata tanto(io ho disturbi alimentari da circa 16 anni )...cosa posso fare?grazie mille
Dott.ssa Antea Viganò
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pessano con Bornago
Gentilissima Sara grazie per la condivisione. Capisco la situazione che descrive, e comprendo soprattutto le paure e le preoccupazioni che sta vivendo rispetto al comportamento del suo fidanzato nei confronti dell'evoluzione della vostra relazione. Credo che intraprendere dei colloqui di terapia potrebbe aiutarla ad esplorare e provare a comprendere le motivazioni sottostanti questa sua paura di contagio, nonchè individuando con il professionista delle strategie funzionali per affrontare la situazione.
Resto a disposizione!
cordiali saluti
AV

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Gentile Sara,
grazie per aver condiviso la sua esperienza. Comprendo quanto possa essere doloroso vivere una relazione in cui sente mancare accoglienza e sostegno, soprattutto considerando la sua lunga storia con i disturbi alimentari.

Il timore del suo compagno e i commenti legati al suo corpo possono ferire profondamente. È importante ricordare che il suo valore non dipende dal peso, e che una relazione sana si fonda su rispetto, accettazione e condivisione.

Valutare un supporto psicologico potrebbe aiutarla a ritrovare un equilibrio e a riflettere su ciò che desidera realmente per sé, sia nel rapporto con il proprio corpo che nella relazione di coppia.

Cordiali Saluti,
Dott.ssa Beatrice Moro
Dott.ssa Eleonora Fiorini
Psicologo clinico, Psicologo
Terracina
Buonasera Sara questa domanda potrebbe essere rivolta ad un contesto di terapia di coppia, per capire come questa coppia può continuare a pensarsi cosicchè anche gli individui potranno eventualmente porsi la stessa domanda. Dopo 11 anni la coppia si può trovare di fronte all'esigenza di ri-contrattualizzare il legame.
Dott.ssa Valeria Filippi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
San Donato Milanese
Cara Sara,
come la fanno sentire le motivazioni del suo ragazzo sul non voler venire a vivere con lei?
Si sente riconosciuta e apprezzata da lui? O giudicata superficialmente?
I disturbi alimentari sono un tema molto delicato e non semplice da gestire, lei merita di avere affianco una persona che la aiuti e la supporti anzichè che la giudichi per una difficoltà.
Ci pensi.

Cordialmente
Dott.ssa Filippi
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Cara Sara,

grazie per aver condiviso una parte così delicata della tua vita. È comprensibile che, dopo 11 anni di relazione, tu senta il desiderio di costruire qualcosa di più stabile e vicino con il tuo compagno. Il fatto che lui esprima timori legati alla perdita della libertà e al tuo cambiamento fisico può essere doloroso e destabilizzante, soprattutto considerando la lunga storia che avete insieme e la tua vulnerabilità legata ai disturbi alimentari.

I disturbi alimentari, come saprai, non riguardano solo il cibo o l’aspetto fisico, ma spesso sono legati a vissuti profondi di autostima, controllo e relazioni affettive. Sentirti non accettata, o rifiutata per un cambiamento del tuo corpo, può riattivare ferite emotive che forse sono alla base di questo disagio da tempo.

È importante che tu possa ritrovare uno spazio sicuro in cui riflettere su cosa desideri davvero da questa relazione, e su quanto essa contribuisca — o meno — al tuo benessere. Parallelamente, lavorare sulla tua relazione con te stessa, sul tuo corpo e sul tuo valore personale è un passo fondamentale per ritrovare equilibrio e forza.

Ti incoraggio a non affrontare tutto questo da sola. Sarebbe utile e consigliato per approfondire la situazione, i vissuti emotivi che ne derivano e trovare strumenti efficaci per affrontarla, rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott. Dario Papa
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Ferrara
Ciao Sara,
grazie per aver scritto: in poche righe hai condiviso una situazione molto delicata, che tocca il tuo corpo, la tua autostima e una relazione importante.
Stai con il tuo ragazzo da quasi 11 anni, ma lui rifiuta di fare un passo in avanti (andare a convivere) perché teme di perdere la sua libertà e per il tuo cambiamento fisico. Questo ti fa male, ed è comprensibile: dopo tanti anni, è naturale desiderare un legame più solido e sentirsi amata a prescindere dal corpo.
Il punto centrale però è questo:
Da quanto tempo senti che il tuo disturbo alimentare è “solo tuo” da gestire?
Quanta empatia o supporto ricevi da lui, davvero?
Ti fa sentire amata, accolta… o giudicata e “inadeguata”?
Un partner non dovrebbe far leva sul corpo dell’altro per decidere se investire in una relazione. I disturbi alimentari non sono una “colpa”, ma un dolore profondo che merita cura, ascolto e rispetto.
Se lui non riesce a stare accanto a te in un momento vulnerabile, ti sta già comunicando qualcosa molto chiaro: c’è un limite al suo amore, e riguarda la tua sofferenza.
Quello che puoi fare è chiederti con sincerità:
Io sto lottando da anni, ma questa relazione mi aiuta o mi fa sentire ancora meno degna d’amore?
Cosa mi impedisce di scegliere prima me stessa?
Una terapia individuale può aiutarti a guarire dalle ferite profonde legate al cibo, all’autostima e ai legami affettivi.
Quando ti ami di più, inizi anche a pretendere relazioni che ti facciano bene, non che ti consumino.
Se vuoi parlarne meglio, o capire come iniziare un percorso, sono qui.
Un abbraccio.

Dott. Dario Papa.
Ciao Sara, grazie per aver condiviso una parte così delicata della tua vita.
Da quello che scrivi, si percepisce **quanto tu stia soffrendo**, non solo per la difficoltà nella relazione, ma anche per una lunga battaglia personale con i disturbi alimentari. Innanzitutto, **meriti ascolto, rispetto e supporto**, in primis da te stessa e poi da chi ti è vicino.

Il fatto che il tuo compagno, dopo 11 anni, **non voglia fare un passo importante come la convivenza** per motivi legati alla tua fisicità e alla sua libertà è profondamente doloroso. Il peso corporeo o le difficoltà emotive, come i disturbi alimentari, **non dovrebbero mai diventare una giustificazione per mettere in discussione il valore di una persona**, tantomeno da parte di chi ci è accanto da tanto tempo.

Ti propongo alcune riflessioni:

* In questa relazione, **ti senti accolta per quella che sei oggi**?
* Riesci a **parlare apertamente con lui del dolore che ti causano le sue parole o i suoi rifiuti**?
* Ti senti **sostenuta nel tuo percorso con il disturbo alimentare**, o ti senti giudicata e sola?

Dal punto di vista psicologico, è importante che tu possa iniziare o continuare un percorso con un\* psicolog\* o psicoterapeut\* specializzat\* nei disturbi del comportamento alimentare. **Il lavoro su di te viene prima di tutto**, anche per poter valutare con più chiarezza se questa relazione ti sta facendo bene o ti sta trattenendo in una posizione di insicurezza e autogiudizio.

Ricorda: **l’amore vero non giudica il corpo, ma accoglie la persona** nella sua interezza, anche nei momenti difficili.

Un abbraccio di forza e cura,
una psicologa
I tuoi disturbi alimentari non dovrebbero essere un freno rispetto il suo decidere di portare la relazione ad un altro livello. Dovresti cominciare a chiederti se sia questo il tipo di relazione che vuoi e non farti carico della colpa della sua indecisione o della fatica di doverlo convincere a cambiare idea. Dovrebbe essere molto più naturale il processo!
Dott.ssa Alessia Vianello
Psicologo, Psicologo clinico
Mirano
Buonasera Sara, mi spiace per la situazione che si trova a vivere. Provi a parlarne con la sua terapeuta se è seguita, sennò utile sarebbe anche una terapia di coppia, se pensa che nonostante tutto possiate continuare a stare assieme e il suo fidanzato è d'accordo. Non si dimentichi però di prendersi cura di sé: una volta che si sarà maggiormente capita e definita, sarà più semplice prendere in mano anche le difficoltà relazionali.
Dott. Marco Lenzi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno Sara,
Dalla sua descrizione mi sembra una situazione delicata.
Mi sorgono alcune domande a riguardo: siete fidanzati da tanto tempo; l'idea di andare a convivere è condivisa o è solo un suo desiderio? In che senso il suo ragazzo si sentirebbe meno libero ad abitare con lei? Quali sono le sue esigenze? Le ha fatto notare che è ingrassata e questo influenza l'idea che il suo ragazzo ha di lei?
Ritengo sia utile parlare con il suo ragazzo in modo trasparente e sincero sulla possibilità di andare a convivere e capire quali motivi lo spingono a resistere a questa idea. Lei potrà esporre i suoi motivi ed ascoltare i suoi, così come indagare quanto il suo ragazzo sia innamorato di lei e come giudica la sua parte esteriore. Si tratta di un nodo importante per la vostra relazione perché in un rapporto di coppia è necessaria l'intesa mentale insieme all'attrazione fisica verso il partner. Potete parlarne e trovare un compromesso che funzioni per entrambi.
Resto a disposizione per ulteriori informazioni e domande nell'eventualità di un colloquio conoscitivo di approfondimento. Cordiali saluti
Dott.ssa Simona Borrelli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Portici
Salve Sara, bisogna capire quando puntare il dito sul suo disturbo, sia solo una scusa del suo fidanzato per non affrontare le responsabilità di coppia. Il suo disturbo è una scusa anche per lei, e che permette a lui che lei non cambi idea. Ci rifletta.
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Sara, la sua domanda, nella sua semplicità, racchiude un dolore profondo e il peso di una relazione che sembra ferirla più che nutrirla. Stare in una storia affettiva così lunga e sentirsi rifiutata, o peggio ancora giudicata per aspetti così sensibili e delicati come l’aspetto fisico e i disturbi alimentari, può diventare una fonte di sofferenza costante, minando non solo la propria autostima ma anche il senso di sicurezza e di valore personale.

La questione della “libertà” evocata dal suo compagno appare ambigua: dietro questa parola possono nascondersi timori legittimi, ma anche resistenze poco responsabili verso l’impegno e la crescita di coppia. Quando poi le viene fatto intendere, esplicitamente o meno, che il motivo per cui non si costruisce una convivenza è legato al suo peso o ai suoi problemi alimentari, la relazione diventa un luogo di giudizio anziché di sostegno.

Lei scrive di convivere con disturbi alimentari da 16 anni. È già un atto coraggioso riconoscerlo e parlarne. È fondamentale che in un percorso di cura, oltre agli aspetti clinici ed emotivi connessi ai disturbi, si affronti anche il tema delle relazioni affettive, perché troppo spesso queste si intrecciano con il modo in cui una persona percepisce il proprio corpo e il proprio valore. Quando si è vulnerabili su questo piano, una relazione che giudica, che pone condizioni affettive legate all’aspetto fisico, può alimentare ulteriormente il disagio.

Forse una domanda che potrebbe iniziare a farsi è: cosa desidera lei per sé, a prescindere dal suo compagno? Quale tipo di amore sente di meritare? È davvero disposta a rinunciare a una relazione più sana, accogliente e rispettosa di chi è oggi, pur di mantenere un legame che sembra mettere in discussione il suo diritto di essere accettata, amata e costruire un progetto di vita condiviso?

Un percorso psicoterapeutico, soprattutto se orientato anche alla cura dei disturbi alimentari, potrebbe offrirle lo spazio per elaborare la sua storia affettiva, il legame con l'immagine corporea, e aiutarla a ritrovare il centro della propria dignità personale. L'amore, per essere tale, non dovrebbe mai umiliare o condizionare la libertà profonda dell’altro di essere sé stesso.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Cara Sara,
se il suo desiderio è quello di lavorare insieme come una squadra allora consiglio una terapia di coppia, se invece sente più il bisogno di avere uno spazio tutto suo e investire su sé stessa allora potrebbe essere utile una terapia personale. In ogni caso, soffermarsi per capire meglio cosa stia succedendo e come ci si possa sentire potrebbe risultare molto utile per riacquistare benessere e pace.
Rimango a disposizione
Un caro saluto
Dott.ssa Claudia Fontanella
Dott.ssa Alessandra Ronza
Psicologo, Psicologo clinico
Aversa
Ciao Sara, il tuo messaggio tocca diversi nodi profondi: il tuo rapporto di coppia, il senso di rifiuto, la tua immagine corporea e un lungo percorso con i disturbi alimentari. Ti rispondo con rispetto e attenzione:Il fatto che il tuo compagno associ la convivenza alla tua fisicità o alla sua libertà personale può farti sentire rifiutata, non vista nella tua interezza. Questo non è solo doloroso: è invalidante per la tua identità e per la tua autostima. In una relazione affettiva sana, il corpo non dovrebbe mai diventare una condizione per l'amore o per la progettualità.Sedici anni di convivenza con un disturbo alimentare sono un'esperienza lunga, complessa, mai legata solo al cibo o al corpo. Spesso è un modo per esprimere un dolore che non trova parole, un senso di mancanza, di controllo, di paura dell’abbandono.
È fondamentale riconoscere che il tuo disagio merita cura. Non è un problema di forza di volontà, ma un sintomo che racconta qualcosa di te. E non è qualcosa che merita giudizio.Forse la domanda da porti oggi non è: "Come posso fare per non perderlo?"
Ma piuttosto:"In questa relazione, io mi sento vista, sostenuta, amata?"
Una relazione che ti fa sentire sbagliata nel tuo corpo o che usa il tuo dolore come motivo per non impegnarsi... ti nutre o ti svuota?

Dott.ssa Simona Durante
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Salve, potrebbe valutare una consulenza di coppia con uno specialista al fine di esplorare le difficoltà del partner e condividere i propri vissuti attraverso una comunicazione mediata da un terzo.
Dott.ssa Paola Schizzarotto
Psicologo, Psicologo clinico
Limena
Buongiorno Sara,
difficile pensare ad un futuro assieme se il suo partner dopo una relazione così lunga non desidera condividere con Lei la quotidianità. Magari in questo aspetto si può anche comprendere visto che molte coppie oggi vivono in case separate. Diventa difficile se Lei desiderasse una famiglia. Ancora più complicato, se non deleterio per la sua autostima, affiancarsi ad una persona che la giudica e la fa sentire sbagliata nel suo aspetto fisico, soprattutto se causato da una serie di disturbi alimentari. A questo proposito ha mai cercato un aiuto?
In ogni caso mi sento di suggerirLe di riflettere in modo accorto se desidera una persona di questo tipo accanto a Lei o se non preferirebbe qualcuno che la accetti per come è e che voglia passare il tempo assieme, senza timore di perdere la propria libertà
Ciao Sara! Grazie per aver condiviso questa domanda così importante. Come professionista, posso offrire un supporto sia a livello individuale che di coppia, aiutando il tuo ragazzo a esplorare e affrontare le sue paure legate alla perdita di libertà, magari attraverso tecniche di gestione dell’ansia, esercizi di consapevolezza e strategie di comunicazione.

Allo stesso tempo, puoi lavorare con te stessa per rafforzare la tua autostima, gestire le emozioni e migliorare la comunicazione tra voi due. Un percorso di coppia può essere molto utile per favorire l’ascolto, l’empatia e la condivisione dei sentimenti, creando uno spazio sicuro dove entrambi possiate sentirvi compresi e supportati. Puoi prendere appuntamento sulla mia agenda on line .
Cordiali Saluti
Dott.ssa Labriola Chiara Rita
Dott.ssa Thais Oliveira
Psicologo, Psicologo clinico
Trieste
Ciao Sara, sono la Dott.ssa Oliveira. Da quello che scrive mi sembra che sia importante per lei fare questo passo di andare a convivere con il suo ragazzo. Ma forse sarebbe più opportuno puntare prima al suo benessere, al suo rapporto con se stessa. Se c'è un disturbo alimentare in corso vuole dire che c'è una sofferenza che viene capita, accolta e curata. Quando stiamo bene con noi stessi c'è più possibilità che la relazione di coppia funzioni bene. Resto a disposizione, saluti!
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Gentile Sara, grazie per esserti aperta, capisco quanto questa situazione possa pesarti e generare insicurezza. I tuoi sentimenti sono assolutamente validi, e affrontare un disturbo alimentare da così tanto tempo richiede grande forza. La reticenza del tuo ragazzo a convivere può essere legata a diverse motivazioni, come il timore di perdere la propria indipendenza o difficoltà a gestire i cambiamenti nella vostra relazione, ma è importante che possiate parlarne apertamente.
Ti consiglio di provare a condividere con lui, in un momento tranquillo, come ti senti rispetto alla sua decisione, senza giudizio, esprimendo i tuoi bisogni e ascoltando i suoi timori. Questo potrebbe aprire un dialogo più profondo. Parallelamente, sarebbe prezioso per te lavorare sul tuo benessere emotivo e fisico con il supporto di uno psicologo specializzato in disturbi alimentari, che possa aiutarti a rafforzare la tua autostima e a gestire le difficoltà legate al tuo percorso.
Non sei sola in questo, Sara. Piccoli passi, come cercare un confronto sincero con il tuo ragazzo e prenderti cura di te stessa, possono fare la differenza.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Salve Sara, la ringrazio per aver condiviso con sincerità e coraggio una parte così delicata della sua vita. Già il fatto che si sia rivolta con questa domanda mostra quanto le stia a cuore la sua relazione, ma anche quanto stia iniziando a riconoscere che alcuni equilibri stanno diventando dolorosi da sostenere. Essere in una relazione da quasi undici anni è qualcosa di significativo: parliamo di un legame profondo, costruito nel tempo, attraversato probabilmente da momenti belli ma anche da fatiche, adattamenti e rinunce. Quando si ama qualcuno per tanto tempo, è naturale desiderare una maggiore vicinanza, progettualità, una quotidianità condivisa. Ed è altrettanto naturale soffrire quando questi desideri vengono frenati da timori che sembrano appartenere più all’altro che a noi. Il fatto che il suo compagno esiti a venire a vivere con lei perché ha paura di perdere la propria libertà e perché lei è aumentata di peso è qualcosa che merita una riflessione profonda, prima di tutto per il suo benessere emotivo. Quello che lui le sta comunicando, anche indirettamente, è che ci sono aspetti legati all’impegno e all’immagine che lo bloccano. Questo, detto così, può suonare duro. Ma come psicologo cognitivo-comportamentale vorrei invitarla ad ascoltare bene il significato che lei attribuisce a queste parole e a come questo impatta su di lei, sulle sue convinzioni di sé, sul valore che sente di avere in quanto persona e in quanto donna. Lei scrive che soffre di disturbi alimentari da circa sedici anni. È molto importante riconoscere che questa sofferenza ha radici profonde, non nasce per caso e non è semplicemente una questione estetica. Dietro c’è spesso un rapporto complesso con il proprio corpo, con il bisogno di controllo, con l’autostima, con il sentirsi accettati e amabili. E vivere in una relazione in cui il proprio cambiamento corporeo diventa un motivo per sentirsi meno desiderati o meno degni di costruire una vita insieme può riattivare con forza quel senso di inadeguatezza che forse la accompagna da tempo. In una relazione sana, ciò che conta davvero è come ci si sente insieme: quanto ci si sente visti, accolti, rispettati, sostenuti. Quando l’altro pone dei limiti rigidi legati alla paura di perdere la libertà o all’aspetto fisico, è importante chiedersi se questi limiti parlano solo delle sue paure oppure se stanno diventando una forma di svalutazione della sua persona. Perché una persona che la ama profondamente dovrebbe volerla accanto anche nei momenti di fragilità, e non solo quando tutto appare perfetto. Dal punto di vista terapeutico, lavorare sul disturbo alimentare significa anche iniziare a riformulare i propri schemi mentali su amore, valore personale e accettazione. Significa smettere di pensare “valgo se piaccio” o “posso costruire qualcosa solo se sono diversa da come sono adesso”. E significa anche iniziare a chiedersi: “Cosa voglio davvero io da una relazione? Mi sento al sicuro, rispettata, amata?” La sua domanda, “cosa posso fare?”, ha dentro un desiderio forte di cambiamento. E la risposta può iniziare proprio da qui: cominciare un percorso psicoterapeutico per imparare a rimettere se stessa al centro, per dare un nome al dolore che porta dentro da anni e per smettere di credere che il suo corpo sia un ostacolo alla felicità. Non si tratta di cambiare per piacere a qualcun altro, ma di guarire per tornare a sentirsi viva, pienamente. E se chi le sta accanto non riesce a sostenerla in questo percorso, forse non è alla sua altezza, non perché lei “non va bene”, ma perché lei sta finalmente cercando qualcosa di più profondo e autentico. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Gentile Sara,
grazie per aver condiviso una parte così delicata della sua storia. La sofferenza che vive nella relazione, unita alla presenza di un disturbo alimentare di lunga data, merita attenzione e ascolto.
Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a rimettere al centro i suoi bisogni emotivi, a comprendere meglio i meccanismi del disagio alimentare e a costruire relazioni più soddisfacenti, a partire da quella con sé stessa.
Rimango a disposizione per qualunque chiarimento.
Dott.ssa Veronica Savio
Dott.ssa Lucrezia Farese
Psicologo, Psicologo clinico
Fragneto Monforte
Ciao Sara,
grazie per aver condiviso con sincerità la sua situazione, che immagino possa essere molto difficile e dolorosa.
Il fatto che il suo ragazzo abbia timori riguardo alla convivenza può far emergere molte emozioni contrastanti. È importante che lei sappia che i suoi bisogni, così come le sue difficoltà legate ai disturbi alimentari, meritano rispetto, comprensione e supporto.
Le consiglierei di considerare di parlare apertamente con lui, se possibile in un momento sereno, per condividere come si sente, senza accusarlo ma esprimendo il suo punto di vista e i suoi bisogni emotivi. Al tempo stesso, potrebbe essere molto utile per lei intraprendere un percorso di supporto psicologico -se non lo sta già facendo- per lavorare sui disturbi alimentari e sul rapporto con il suo corpo, perché questo la aiuterà a ritrovare sicurezza e benessere, indipendentemente dalla situazione di coppia.

Se vuole, possiamo parlarne ancora e cercare insieme ulteriori strategie per affrontare questa situazione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Farese Lucrezia
Dott.ssa Giulia Mete
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Salve Sara,
intraprendere un percorso psicologico potrebbe aiutarla sia a trovare delle strategie funzionali a livello relazionale e sia per quanto riguarda i disturbi alimentari.
Il mio consiglio è quello di intraprendere un percorso con un terapeuta cognitivo-comportamentale.
Dott.ssa Anna Bruti
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
San Benedetto del Tronto
Salve Sara,
la ringrazio per aver condiviso con sincerità una parte così delicata della sua storia.

Capisco quanto possa essere doloroso sentirsi rifiutata o “non abbastanza” da una persona amata, soprattutto quando si intrecciano temi profondi come la convivenza, la libertà, il corpo e la fragilità legata al proprio disturbo alimentare.

Quando il partner condiziona la relazione in base all’aspetto fisico o si sottrae all’impegno con la motivazione della “libertà”, è importante chiedersi: quali sono i miei bisogni? Quali compromessi sono sani e quali, invece, rischiano di farmi male o alimentare un senso di inadeguatezza?

Il disturbo alimentare, che lei descrive come presente da molti anni, merita attenzione e cura. Non è una “colpa” né una debolezza: è una forma di sofferenza emotiva che ha bisogno di essere accolta e trattata con rispetto, non giudicata né usata come leva all’interno di una relazione.

Il primo passo che potrebbe davvero aiutarla è intraprendere un percorso psicoterapeutico specifico per i disturbi alimentari, che lavori sia sul rapporto col cibo che sull’autostima, sul corpo e sui legami affettivi. La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT-E) è particolarmente indicata in questi casi.

Nel frattempo, può iniziare a prendersi cura di sé ponendosi una domanda fondamentale: “Io, oggi, in che tipo di relazione desidero stare? Come voglio essere amata?”

Se vuole, sono disponibile per un primo colloquio in cui possa sentirsi accolta e aiutata a orientarsi.

Un caro saluto
Dott. Simone Matarese
Psicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
Roma
Ciao Sara, grazie per aver condiviso la tua situazione, immagino quanto possa essere difficile. Il tema della convivenza e le paure legate alla libertà sono questioni importanti da affrontare insieme, così come il tuo rapporto con il cibo che merita attenzione e cura. Potrebbe essere utile iniziare un percorso di supporto che lavori sia sull’autostima e sul rapporto con il corpo, sia sulla comunicazione con il tuo ragazzo. Con un approccio gentile, come la mindfulness, si può lavorare su questi aspetti in modo efficace. Se vuoi, possiamo parlarne meglio e valutare un percorso insieme.

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