Salve. In generale sono una persona molto confusionaria e confusa nella mia testa, e questo mi ha se

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Salve. In generale sono una persona molto confusionaria e confusa nella mia testa, e questo mi ha sempre generato ansia, depressione e anche creatività. Sono stata in terapia per tanti anni per diverse motivazioni ma anche semplicemente per mantenere un certo tipo di benessere e non per forza per guarire.
Cominciai a 19 anni con una psicologa il cui metodo non ricordo. Poi a 27 anni ho ricominciato andando da uno psicoanalista. Ho fatto circa 10 sedute, mi hanno alleviato i sintomi ansiosi e di oppressione ma nel concreto non mi ha guidato ad apportare alcun cambiamento tangibile nella mia vita. Ho quindi cercato un altro approccio e ho trovato la terapia cognitivo-comportamentale che è quella con cui ho lavorato più a lungo, per circa 4 anni. Mi sono trovata bene con la psicoterapeuta a livello umano e ho trovato che il metodo fosse molto concreto, mi portava cioè ad effettuare cambiamenti veri e concreti nei miei atteggiamenti mentali, nel mio dialogo interiore e nei comportamenti. Ho poi stoppato, dopo circa 4 anni un po' per l'aspetto economico e un po' perchè ho avvertito dei limiti nella terapia.
Io ho sempre sentito che la relazione con il mio ragazzo per quanto lui mi ami e io pure e per quanto lui sia la persona più gentile e rispettosa del mondo, mi facesse sentire in trappola e non emancipata a livello economico. Il mio scopo primario nella mia crescita è sempre stato trovare un'indipendenza in toto, professionale ed economica per poi eventualmente dare spazio a relazioni amorose. Così non è stato.. La psicoterapeuta mi ha sempre fatto capire che lui per me e per il mio benessere era importante... Quindi, insomma mi ha un po' manipolato nel continuare a stare con lui invece di darmi coraggio nel lasciare la relazione e continuare nella mia strada. A parte questo limite, in generale nella cognitivo comportamentale ho avvertito una mancanza di ascolto. Spesso parlava più lei per spiegarmi e farmi capire come funziona la mia mente e come posso cambiarla che non io. Al contrario della psicoanalisi dove praticamente parlavo solo io al muro mentre lui non diceva nulla. Quindi ora sono davvero in crisi su quale metodologia orientarmi. Io sento che ho bisogno sia dell'ascolto incondizionato dello psicoanalista ma anche di strumenti pratici che da' la cognitivo comportamentale. Il problema della cognitivo comportamentale è che sento che guarisce i sintomi e da' delle soluzioni immediate nel breve termine, ma appena finisco non mi resta quasi nulla...mi sento come se questa metodologia lavori molto in superficie.
Sono entrata ancora più in crisi quando quest'estate presa dalla disperazione ho parlato con una sensitiva (una vera sensitiva che non riceve un centesimo di soldo, neanche mezzo) e mi ha detto che devo staccarmi da questa relazione, che io e lui non ci facciamo del bene a vicenda perchè le nostre vite non sono allineate. Mi ha detto anche altre cose ovviamente. Il tutto senza sapere nulla su di me. Mi ha detto che devo assolutamente ripartire da zero in ogni cosa. Ho pianto come non mai e nei giorni successivi ho avuto un mal di testa atroce come non mai, il cervello era contorniato su se stesso e da allora vivo questo malessere profondo di non decisione, non ho una base nè fisica, nè emotiva, mi sento mancare il terreno sotto i piedi. Per quanto le persone o i professionisti mi possano convincere sul non prendere sul serio quanto detto dalla sensitiva, non ci riusciranno mai perchè so che lei vede davvero il futuro e legge le energie perchè ha indovinato troppi dettagli di me e inoltre non è stata pagata, quindi non ha nessun motivo di inventarsi bufale.
Un'altra domanda che mi sorge è questa: quanto uno psicologo che non ha molte esperienze di vita possa davvero aiutare un3 su3 client3 a guarire ma soprattutto ad EVOLVERE nella sua vita? Io sono una danzatrice, ho vissuto in diverse parti del mondo e ho avuto tanti tipi di esperienze in ogni ambito mentre la psicoterapeuta che mi ha seguito per 4 anni ha vissuto solo in Italia, ha fatto il normale percorso di studi per diventare psicoterapeuta ed è rimasta lì a svolgere la professione, ha un compagno e due figlie. Ecco, mi chiedo quanto il profilo della mia psicoterapeuta possa davvero riuscire a capire me, le mie esperienze molto più inusuali, molto diverse e da lei mai esplorate? Quanto davvero può aiutarmi a crescere ed evolvere se non ha mai vissuto nella sua pelle determinate "avventure" e non ha esplorato tanti aspetti della vita?
Scusate questo sproloquio, e ci sarebbero tantissime altre cose da aggiungere ma mi fermo qui. Mi piacerebbe avere avere delle delucidazioni sulle varie questioni sollevate. Grazie :-)
Salve, puó darsi che la sua sensitiva abbia ragione, abbia intravisto il futuro, e dato che non si é fatta pagare non ha nessun interesse, nessun secondo fine.
Per verificare questa premonizione del futuro, inizi a fare, a piccole dosi, quello che la sensitiva le ha suggerito.
Se la situazione non migliora, la sensitiva ha sbagliato previsione, se funziona e sente che il problema va via via diminuendo, continui le piccole dosi di cambiamento in atto.
Una nota canzone diceva "Lo scopriremo solo vivendo"
Buona energia!

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno gentile utente. Sono domande che lei si pone che rimandano alla necessità di una guida più che una ‘cura’. Al di là del bisogno comprensibile di essere ascoltata e capita e di essere rassicurata nell essere appoggiata nel suo obiettivo di autonomia poi però sembra legata alla guida del suo ragazzo ma anche di altre persone , come la sensitiva, che espongono il proprio parere, magari anche giusto, non posso sapere però. Io credo che la risposta sia solo nella conoscenza di se stessa, nella consapevolezza del momento presente nonché nella possibilità di osservare la sua storia e le sue radici in modo trasparente e non confuso. Uno psicologo psicoterapeuta e’ uno specialista sanitario il cui lavoro si orienta nella cura e che utilizza strategie e metodi idonei perché lei possa camminare da sola. Nulla a che fare con l’aiutarla a decidere le sue scelte di vita ma con il fornirle gli strumenti di autonomia per praticarle attraverso un lavoro su di se’, le sue dinamiche intrapsichiche e i suoi traumi. Lo psicoterapeuta non da’ consigli come potrebbe fare un amico o altro genere di figura. Questo per rispondere alla domanda della esperienza di vita. Un saluto cordiale
Buongiorno, quello che mi sembra di percepire è che in tutta la confusione che descrive lei abbia bisogno di aggrapparsi a qualcosa. Qualcosa che le sembri suggerirle un indirizzo da prendere. Per questo inizialmente si è sentita più adatta ad un approccio cognitivo, più pratico e concreto, rispetto ad un approccio psicodinamico. Spingere la persona a fare qualcosa fa parte della metodologia di lavoro dei terapeuti cognitivo-comportamentali, ma mai dovrebbero dare consigli, anzi, stimolare la riflessione su un argomento rispetto a più punti di vista sicuramente, ma dare consigli di vita è scorretto. Probabilmente in quel periodo l'approccio psicoanalitico classico era troppo lontano dal suo bisogno. Adesso si è aggrappata alle parole della sensitiva, ma solo perchè le ha detto ciò che voleva sentirsi dire. Non esistono le capacità divinatorie (questo non è argomento di discussione). Per procedere il suo "viaggio" le consiglierei un approccio misto, con chi, cioè, non segue per forza un singolo metodo, oppure una terapia psicodinamica che sia in grado, cioè, di raggiungere temi profondi come la psicanalisi ma con colloqui frontali ed il terapeuta più partecipe. Le consiglio di non cercare consigli ma di capirsi meglio.
Salve,

più che alla ricerca di consigli potrebbe aver bisogno di comprendersi meglio. Forse la ricerca di una guida potrebbe avere a che fare con questo. Una psicoterapia potrebbe darle questa opportunità, inoltre rappresenterebbe uno spazio di ascolto più ampio. Nel caso resto disponibile anche on-line.

Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buona sera, mi dispiace per il disagio, l'inquietudine e la continua ricerca che vedo in lei.
Da una parte cerca una guida, ma dall'altra vorrebbe essere libera di scegliere.. . Si, potrebbe provare una nuova psicoterapia, le sensitive forse possono predire il futuro ma non sanno come funziona la mente, e influenzano senza aiutare ad aiutarsi, che è quello che invece serve a lei. Gli psicoterapeuti sono esseri umani sia per le esperienze che hanno fatto nella vita che per le formazioni, cioè hanno dei limiti..ma non per questo non possono essere in grado di aiutarla a fare un pezzetto della sua strada verso un maggiore benessere. Esistono naturalmente altri approcci oltre alla terapia cognitivo comportamentale e la psicanalisi, anche molto creativi, come per esempio la Gestalt, ma io credo sempre che aldilà dell'approccio che la psicoterapia sia una relazione tra persone e che proprio questa relazione contenga in sé il più grande potere di guarigione che ci sia.
Perciò scelga la professionista con cui si trova umanamente meglio... . Questo non è il contesto per ulteriori spiegazioni, ma spero di aver almeno un pò calmato i suoi dubbi. Rimango a disposizione, un caro augurio.
Ansia, depressione, creatività (...) aspetti di Sé alla ricerca di ordine o di risposte? Ha un bagaglio ricco di esperienze ed immagino sia difficile scegliere quello che può essere buono per lei. In una relazione terapeutica il modello di riferimento può essere una buona bussola, così come è stato per lei il percorso con la collega ad aproccio cognitivo-comportamentale, nel senso pratico, ed il sentirsi ascoltata dallo psicoanalista. L'invito che di solito rimando è di raccogliere informazioni sui differenti modelli in rete e/o da conoscenti per 'sentire a pelle' quello che sembra più 'comodo' (...) sono convinta tuttavia che l'alleanza terapeutica sia tra i fattori più importanti. Un caro saluto e a disposizione anche on line. Maria dr. Zaupa
Buongiorno, i suoi dubbi sono legittimi.
Una psicoterapia è consigliata perché, se da una parte "guarisce" gli stati d'animo che non la fanno stare bene, dall'altro "educa" alla consapevolezza e alla conoscenza di sé. La conseguenza di questa "educazione" è che poi lei è in grado di fronteggiare tutto ciò che la vita ci riserva quotidianamente, in modo adeguato.
Se non trova riscontro con lo psicoterapeuta che sta frequentando o dovesse frequentare, conviene cambiare. Ognuno ha un suo metodo di lavoro e non è detto che quel metodo vada bene per lei.
A disposizione per qualsiasi chiarimento, la saluto cordialmente.
dr.ssa Elena Santomartino, psicologa psicoterapeuta
Buona sera signora, mi permetto di suggerire qualche spunto concreto: prima di tutto si sega con calma un foglio bianco sul tavolo e scriva l'elenco di tutti gli aspetti su cui vorrebbe lavorare, da ciò che emergerà si renderà conto di quale approccio ha bisogno in questo momento. Secondariamente volevo segnalarle che uno psicologo le è vicino nelle prese di decisione ma non può imporre la sua volontà e l'ultima parola deve essere la sua. In ogni caso se lei crede opportuno chiudere la sua relazione lo faccia. Sarebbero tanti gli aspetti da approfondire, ad esempio lei sta lavorando in questo momento?Ha una rete sociale intorno? Fa attività sportiva? Sapere queste cose sarebbe utile per comprendere anche se è necessario lavorare in alcune aree specifiche. Un saluto, dott.ssa Agostini Maria Grazia
Gentilissima,
nel narrare in maniera confusa il suo disagio, ciò che colgo é la mancanza di consapevolezza di se stessa, di ciò che vuole dalla vita, di quello che potrebbe farla stare bene e vitale.
Nella ricerca affannosa di sé attraverso gli altri ( che inevitabilmente risulteranno inadeguati) perde di vista quello che è veramente importante concentrarsi su se stessa con responsabilità, accettando il fatto che siamo "liberi" di esplorare la vita con vittorie ma soprattutto sconfitte.
Un saluto
Dott.ssa Aida Faraone
Credo che dopo tante esperienze, anche cliniche, abbia bisogno di qualcuno che non si limiti ad ascoltarla o a darle precise indicazioni ma di uno specialista che, approfondendo i suoi vissuti, sappia fornirle gli strumenti per prendere in futuro le sue decisioni in piena autonomia. Le consiglio un ciclo di colloqui psicologici basati su ascolto e restituzione che accrescano le sue potenzialità al fine di mettere ordine nei pensieri e nelle emozioni e costruirsi un'immagine di sé più autentica.
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Mi colpiscono molto le sue "domande". Io sono una psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, ho studiato molto per arrivare a svolgere la mia professione con "scienza" e "coscienza". Si soffermi sulla formazione e non sulle singole "esperienze di vita" dei professionisti della salute. I percorsi da lei fatti non sono stati funzionali per il suo benessere, da ciò deriva la sua insoddisfazione, un circolo vizioso che la spinge a dedicare il suo tempo, la sua energia, la sua vita, a una battaglia persa in partenza: prigioniera della "metodologia". Le consiglio la psicoterapia cognitivo-comportamentale? La risposta più onesta da parte mia è "Non so". Ritengo che "il consigliare" dipenda anche da scelte che ho fatto io alla luce delle cose che ritengo importanti e che magari sono diverse per lei. Lei solo può scegliere per se stessa. La invito a recuperare la sua libertà di scegliere e di agire come ritiene meglio per lei. Ciò è possibile attraverso la scelta di un approccio terapeutico con solido fondamento scientifico, basato su principi atti a migliorare la qualità della vita.
Grazie per la sua preziosa condivisione.
Buonasera. A mio avviso è difficile rispondere in modo sufficiente a tutto ciò che ha condiviso attraverso questo spazio. Concentrandomi su un aspetto in particolare vorrei restituirle uno spunto: credo sia vero che le esperienze di vita che ha avuto un/a professionista influenzano in qualche modo la sua “capacità di aiuto”, ma credo che l’aspetto maggiormente significativo sia la sua esperienza di crescita personale e professionale, che in altre parole significa che è la relazione che un/a professionista ha con le proprie esperienze di vita, con se stesso/a e con gli altri, che ha e che ha avuto, ad essere fondamentale e preziosa al fine di poter aiutare le persone a crescere ed evolvere nelle direzioni che scelgono per se stesse. Al di là degli approcci terapeutici, la ricerca dimostra che è la qualità della relazione terapeutica ad essere un fattore determinante nel promuovere una terapia efficace, un processo attraverso il quale il cliente può crescere ed evolvere nelle direzioni che egli sceglie di intraprendere per se stesso. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Gentile utente, sento la sofferenza e l'inquietudine delle sue parole. Conoscere l'orientamento del suo terapeuta può rappresentare un vantaggio ma non dimentichi che questo deve rappresentare una mappa con la quale orientarsi meglio ma non sostituirà il beneficio di una solida relazione di stima reciproca e di umanità che si dovrebbe creare tra lei e il suo specialista. Lo psicoterapeuta è un essere umano e come tale bisogna riconoscergli i suoi limiti ma ciò non toglie che nonostante non abbia avuto le sue stesse esperienze non sia per forza incapace di comprenderla. L'utilizzo della parola "trappola" nelle prime righe rimbomba un pò in tutto il testo, ci sarebbe tanto da approfondire. Resto a sua disposizione
Un caro saluto
Dott.ssa Veronica Guidi
Buongiorno! Trasmette molto forte la sua sensazione di solitudine e la fatica che fa per cercare una maggiore stabilità e sicurezza. Mi è sembrato che "danzasse" tra questioni irrisolte e risposte definitive, non soggette a dubbio alcuno. Anche le "danzatrici" più esperte e navigate hanno bisogno di un partner/compagno per compiere alcuni passi, figure, evoluzioni. Percorso che si muove tra mille imprevisti, difficoltà, incertezze e che può avere inizio quando ci si sente pronti ad offrirsi la possibilità di fidarsi dell'altro e affidarsi all'altro. Ma sembra esserci qualcosa che, a un certo punto, la spinge a lasciare la pista, ad andare alla ricerca di un nuovo partner (psicoanalista, terapeuta cognitivo comportamentale, sensitiva, WEB). L'altro diventa poco disponibile, poco profondo, poco esperto. Immagino che sia una modalità che, in qualche modo, la protegga e l'abbia protetta. Mi permetta di chiederle, però: "a quale prezzo?". Buona danza

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