Salve, ho una domanda che vorrei porre a voi professionisti: pensate sia possibile avere la sindrome

20 risposte
Salve, ho una domanda che vorrei porre a voi professionisti: pensate sia possibile avere la sindrome della croce rossina senza essere "innamorate"? Questo è esattamente quello che è successo a me. Leggendo un po' in giro non sono riuscita a trovare un caso analogo al mio, leggo solo di donne dipendenti affettive che hanno questa sindrome, per me è stato diverso, nel mio caso il dipendente affettivo era lui, il mio partner. Quest' uomo mi è subito piaciuto quando l ho conosciuto e ho cominciato a frequentarlo ma purtroppo non è andata bene perché a poco a poco sono emersi degli aspetti di lui che non mi sono piaciuti per niente, io sono una persona con dei valori molto forti, valori di fratellanza, generosità e rispetto del prossimo e quindi non ho potuto assolutamente tollerare il suo atteggiamento fortemente giudicante, per nulla empatico e anche un po' vendicativo vale a dire l esatto contrario di come sono fatta io, inoltre mi ha dato molto fastidio la sua forte gelosia e possessività nei miei confronti. Tutto questo ha fatto si che la mia iniziale cotta nei suoi confronti si spegnesse del tutto. Ma.... C è un grosso ma, oltre agli aspetti che ho appena descritto ne sono emersi anche altri durante la nostra frequentazione durata all incirca 8 mesi, una forte vulnerabilità, ho avvertito anche un vuoto affettivo e purtroppo una forte dipendenza affettiva nei miei confronti . Ora tutto questo ha suscitato in me una certa ambivalenza nei suoi confronti, da un lato tanto fastidio per quegli aspetti di lui totalmente in antitesi con la mia persona (io posso accettare divergenze di opinioni, di vedute, di preferenze ma di sicuro non posso tollerare una cosa come il razzismo, per fare un esempio perché lui è razzista)e contemporaneamente una fortissima compassione per la sua parte debole e bisognosa. Tutto questo mi ha portato a restare con lui e addirittura a giustificare certi suoi comportamenti per via della sua sofferenza. In tutto questo io non avevo nessun sentimento amoroso nei suoi confronti, voglio dire mi sento una crocerossina un po' atipica perché non ero spinta da una componente emotiva come succede nella maggior parte dei casi bensì da un forte senso di responsabilità che non riuscivo assolutamente a combattere, era più forte di me pur rendendomi assolutamente conto che restando con lui non facevo neanche il suo bene perché è chiaro che prima o poi sarebbe inevitabilmente finita come poi è successo, anche perché chiaramente questa relazione mi rendeva non poco infelice. Rimandavo di giorno in giorno, non riuscivo a trovare il coraggio di "abbandonarlo", gli ho anche suggerito di andare da uno psicologo ma lui non ha voluto . Alla fine sono riuscita a lasciarlo e anche in malo modo urlandogli di lasciarmi in pace e che io non sono sua madre. Lui mi ha accusato di essere una schifezza che non ha fatto altro che prenderlo in giro per tutto questo tempo (e mi sembra che su questo lui ha ragione). Oltre ad essere massacrata dai sensi di colpa mi sto molto interrogando sulle mie dinamiche interne, sul perché di tutto questo. Vorrei aggiungere anche che io sono una persona fortemente carente da un punto di vista affettivo, in tutta la mia vita non ho mai avuto una relazione appagante con un uomo, solo una marea di storie di sesso (non certo per volontà mia) non ho mai trovato nessuno che si innamorasser di me e volesse andare oltre il sesso a parte lui e l ho conosciuto a 40 anni. Grazie a chi vorrà darmi un parere.
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno, potrebbe prendere in considerazione l'idea di effettuare un percorso psicologico per lavorare su aspetti dipendenti della sua personalità ed approfondire l'aspetta dell'affettività, partendo dalle carenze che descrive.

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Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Salve,

Quello che descrive rientra in una dinamica complessa, spesso associata alla cosiddetta "sindrome della crocerossina", ma con delle particolarità che meritano attenzione. Generalmente, questa tendenza si manifesta nel bisogno di prendersi cura dell'altro anche a scapito del proprio benessere, spesso all'interno di relazioni disfunzionali. Tuttavia, nel suo caso, il legame non era guidato da un sentimento amoroso, bensì da un forte senso di responsabilità e compassione per la sofferenza del suo partner.

Questa dinamica potrebbe essere legata a vissuti personali e a bisogni emotivi profondi, come la ricerca di un riconoscimento affettivo che non ha mai trovato nelle relazioni precedenti. Il senso di colpa che prova è comprensibile, ma è importante ricordare che non siamo responsabilità delle fragilità altrui, né possiamo sostituirci con un aiuto terapeutico quando l'altro non è disposto ad accoglierlo.

Per comprendere meglio le radici di questi meccanismi e trovare strategie più funzionali per il futuro, sarebbe utile e consigliato approfondire la questione con uno specialista.

Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dr. Vincenzo Cappon
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta
Castiglione delle Stiviere
Salve, non c'é bisogno di essere innamorati del proprio "paziente" per diventare la sua crocerossina, ma di responsabilità, di sentirsi utile.
Inoltre, per rispondere alla seconda parte della sua domanda, si chieda"Io, con gli uomini, mi comporto da bigiotteria o da gioielleria?
Un caro saluto.
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Salve,

si sta interrogando sulle sue dinamiche interne in virtù di queste difficoltà con cui spesso si ritrova ad aver a che fare ogni qualvolta è in una relazione con un partner. Il tema che qui porta è molto importante e potrebbe esser meglio esplorato in uno spazio di ascolto più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle. Si affidi ad uno specialista, potrebbe accompagnarla nel trovare le risposte che cerca.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Roberta Russo
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Complimenti per la buona capacità introspettiva che ha dimostrato di avere raccontando questa storia. Le sue riflessioni sono mirate ed è protettivo interrogarsi sulle dinamiche interne che le appartengono e che la conducono ad essere attratta e/o avere a che fare con meccanismi altrui che, probabilmente, riconosce in modo inconscio. Condivido l'idea di dedicarsi uno spazio di pensiero per sè. In bocca al lupo per tutto.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Maria Lombardo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Meta
Buonasera, rispondere in poche righe è abbastanza complesso. La dipendenza affettiva è legata a tanti fattori. Importante per la nostra esistenza sono le relazioni e sicuramente un percorso di psicoterapia EMDR potrebbe esserle utile per indagare da dove ripartire per il miglior progetto futuro. Sono disponibile per qualsiasi informazione a riguardo. Saluti dottoressa Maria Lombardo
Dott.ssa Lorena Menoncello
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, sentirsi utili e indispensabili offre una grande gratificazione. Spesso ci si nutre di questa sensazione di importanza. Come lei ha sottolineato, questo nutrimento l'ha bloccata in una situazione che non era in sintonia con la sua parte più matura e l'ha fatta sentire fuori posto. Credo che il bisogno di sentirsi importanti per qualcuno sia di per sé lecito, ma se compromette la nostra serenità diventa un bisogno disfunzionale. Sarebbe importante sondare da dove derivi questo bisogno così forte e se questo bisogno non sia collegato in qualche modo al tipo di relazione scarsamente affettiva che lei riporta nella sua storia. Si rivolga ad un professionista per capire come lei si ponga nella relazione e che tipo di messaggi comunichi nella coppia.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti
Dott.ssa Lorena Menoncello
Dr. Fabio Ricardi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Anzitutto, vorrei darle un riconoscimento per la chiarezza con cui si guarda dentro e dà ua lettura dei suoi comportamenti e delle sue scelte.. Quanto alla sua domanda, la risposta è:Si. Ci sono persone ( donne ma anche uomini ) che hanno la sindrome della crocerossina senza essere, o non essere più, innamorate/i. La ragione è che questa "sindrome" sotto l'apparenza dell'altruismo ha alla radice ( e questo non è strano ) un bisogno riferito a sè, il bisogno di relazione affettiva, che la persona ha difficoltà a riconoscere come tale, cioè come centrata anche su di sè, e non prioritariamente sull'altro. Fortunatamente lei ha avuto la chiarezza di riconoscere chee su questa base era impossibile stabilire una relazione durevole, e quindi ha chiuso.Non è giusto che lei si "massacri di sensi di colpa". Non ha certo preso in giro il suo partner, almeno nel senso di "divertirsi con lui e poi mollarlo": ha lottato con se stessa per arrivare a una decisione sana per tutti e due, anche se dolorosa.E per far questo ha avuto bisogo di un po' di tempo.Rimane il finale della sua lettera, che è anche il più importante per lei."Fortemente carente da un punto di vista affettivo": sotto questa espressione c'è molto, che non può essere riassunto in due righe, e che naturalmente io non conosco."Non ho mai trovato nessuno che si innamorasse di me". Com'è possibile? Certo, perchè qualcuno si innamori di noi, dobbiamo essere noi almeno un po' innamorati di noi stessi: questo è il narcisismo sano, da non confondere con quello patologico. I valori in cui crediamo sono senz'altro importanti nella vita,ma ci vuole anche il riconoscimento del proprio valore!
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, per dare una risposta sarebbe necessario analizzare, in sede opportuna e con uno psicoterapeuta, il suo rapporto con il maschile e cosa voleva dire per lei "salvare" quest'uomo. I modelli relazionali acquisiti nel passato, strutturati nell'ambiente in cui si è cresciuti, influenzano il modo in cui si scelgono i rapporti amorosi e non. Se questo tema emerge ora nella sua mente, forse sarebbe il caso di contattare un professionista per una valutazione.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Giada Valmonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Genova
Cara utente, innanzitutto grazie per aver condiviso qua la sua situazione.
Penso che la domanda da farsi in questi casi sia "perchè nonostante tutto sono rimasta con lui in relazione per 8 mesi?" e "perchè non riesco ad avere una relazione soddisfacente?".
Quello che le consiglio, nel caso in cui volesse delle risposte a queste domande e intraprendere un lavoro su se stessa, sarebbe di iniziare un percorso terapeutico incentrato su un approccio chiamato Schema therapy, un tipo di terapia psicologica che aiuta le persone a cambiare schemi di pensiero e comportamento negativi che si sono formati nell'infanzia e continuano a influenzare la loro vita adulta.
Spero di esserle stata di aiuto,
Dott.ssa Giada Valmonte
Dott.ssa Eleni Karliampa
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
La situazione che descrivi è complessa, ma penso che possa essere utile considerare alcune dinamiche psicologiche che potrebbero essersi attivate. La "sindrome della croce rossina" non riguarda necessariamente l'essere innamorati, ma piuttosto un ruolo che assumiamo quando ci sentiamo responsabili per il benessere di un'altra persona, in particolare quando essa è emotivamente vulnerabile o dipendente da noi. Quindi è assolutamente possibile che questa sindrome si manifesti anche senza un coinvolgimento amoroso. Anzi, il tuo caso potrebbe essere più legato alla sensazione di "dover" aiutare qualcuno, anche a costo di sacrificare il tuo benessere, una dinamica che spesso si verifica in persone che hanno una forte empatia o un senso di responsabilità verso gli altri. Il vuoto affettivo che descrivi forse derivava dal fatto che non eravato compatibili a livello epistemologico, di come vedete le cose, e per te questo aspetto probabilmente è fondamentale per una relazione.

Nel tuo caso, sembra che tu abbia vissuto un conflitto interno tra il desiderio di essere generosa e comprensiva, e la consapevolezza che continuare la relazione ti stava facendo del male. La tua compassione verso la sua vulnerabilità potrebbe aver alimentato il tuo senso di responsabilità, mentre gli aspetti negativi del suo comportamento ti facevano sentire distaccata e infelice. Mi viene da dire che questo tuo senso di responsabilità è collegato con i tuoi valori. Hai visto in lui una persona in difficoltà, hai provato ad aiutarlo, ma secondo lui non sei riuscita. Bisogna ricordare che noi abbiamo un controllo limitato sulle cose. Tu hai fatto quello che potevi e quello che credevi fosse utile in quel momento. Il benessere e la felicità dell’ altro non dipendono direttamente da te.

La tua riflessione sulle dinamiche affettive passate potrebbe offrire degli spunti importanti. Se hai sempre avuto difficoltà a stabilire relazioni appaganti, questo potrebbe aver influenzato il tuo approccio anche a questa relazione. Il senso di "carenza affettiva" che descrivi potrebbe farti sentire più incline a cercare connessioni, anche se queste non sono equilibrate o sane.

Un aspetto importante da considerare è che, nonostante il senso di responsabilità che provavi, il fatto che lui non abbia voluto cercare aiuto psicologico e non abbia mostrato una volontà di cambiamento potrebbe aver reso ancora più difficile per te distaccarti. A volte, restare in una relazione non sana può sembrare l'unico modo per evitare il senso di colpa, ma alla lunga può rivelarsi dannoso per entrambe le persone.

Per quanto riguarda le dinamiche interne, potrebbe essere utile esplorare come queste esperienze passate influenzino le tue scelte relazionali, e forse anche esplorare il significato di "cura" che hai dato a questa relazione, separandolo da un bisogno di essere amata o riconosciuta. Potresti voler riflettere su cosa significhi per te stabilire una relazione sana e come riuscire a mettere al centro il tuo benessere emotivo. Parlare con uno psicologo o un terapeuta potrebbe offrirti uno spazio sicuro per affrontare queste domande e trovare una strada per future relazioni più equilibrate e soddisfacenti. Spero che queste riflessioni siano state utili. Un caro saluto
Dott.ssa Laura Fortunato
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Cara, ho l'impressione che il dubbio sull'avere la sindrome da crocerossina faccia parte del suo interrogarsi sulla sua vita affettiva e relazionale in generale, su come lei vive le sue relazioni sentimentali e comprenda il dispiacere per non aver finora trovato una persona con cui vivere una relazione d'amore appagante. Da quello che scrive non saprei dirle se lei cerca uomini da "salvare" o tenda a "dare troppo" in una relazione, questo richiederebbe una conoscenza più approfondita, ma capisco la sua difficoltà nel chiudere un rapporto con una persona che le sembrava così bisognosa e le faccio i complimenti per esserci riuscita nonostante tutto. Se volesse dar seguito al suo desiderio di capire meglio le dinamiche interne che entrano in gioco in lei quando vive una relazione, penso che questo potrebbe aprire a nuove possibilità di vivere una relazione appagante. Saluti
Dott.ssa Paola Bertoncelli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bergamo
Carissima,

porta una questione che richiederebbe di essere adeguatamente approfondita indagando il suo modo di stare in relazione. Se la percepisse come una questione problematica suggerirei di rivolgersi ad uno specialista.

Cordialmente
dott.ssa Bertoncelli
Dott.ssa Valentina Maisano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Castellanza
Buonasera, interrogarsi su come funzioniamo è il primo passo verso una maggiore conoscenza di sè, dei propri bisogni e di ciò che ci fa stare bene. Starei più su questo aspetto piuttosto che sulla domanda con la quale ha iniziato la riflessione, che necessariamente avrebbe una risposta chiusa “sì/no” piuttosto che una risposta che apre alla riflessione. Mi sembra di comprendere che nella sua vita amorosa non si sia mai sentita appagata affettivamente e mi dispiace. Provo a fare delle “domande stimolo”: cosa la fa sentire appagata? Quali sono i suoi bisogni? Cosa mette in campo di sè nelle relazioni? Riesce a lasciarsi avvicinare o teme la delusione? In passato ha avuto la sensazione di rifiuto e questa potrebbe influenzare il suo approccio? Comprendere come funzioniamo ci permette di orientarci nella vita e nelle relazioni. Se le sembra utile comprendersi meglio, valuti di farlo accompagnata da un professionista del settore.
Buon tutto.
Dott.ssa Paola Marinelli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Tivoli
Buonasera, nel suo discorso ci sono diverse definizioni ed etichette che possono essere state introiettate dall'ambiente esterno o meno. il fatto è che, se facciamo rientrare tutto in degli schemi predefiniti, non sappiamo piu cosa vogliamo. Il fatto che non ci sia mai stata un vera relazione affettiva con uomo è un aspetto da indagare, quanto ci mettiamo a nudo difronte all'altro? Quanto ci concediamo di rischiare? che rapporto ha con il senso di colpa? Le consiglio di iniziare un percorso terapeutico per chiarire e costruire sane relazioni. Un saluto.
Dott.ssa Paola Marinelli
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
“Per affrontare il suo problema, le consiglio di considerare la psicoterapia breve strategica. Se desidera ulteriori chiarimenti o informazioni, non esiti a contattarmi. Cordiali saluti, Dr. Michele Scala
Dott.ssa Marina Bonadeni
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Salve, se il suo aiutare l'altro è qualcosa che fa massicciamente nella sua vita di relazioni, allora potremmo ipotizzare che lei adotti in modo elettivo l'accudimento come strategia di regolazione adattiva. Se diversamente questo è accaduto sono con questo partner, allora potrebbe essere che la fragilità di questa persona le abbia stimolato la cura nei suoi confronti. L'innamorarsi o meno non sempre ha forte correlazione con l'accudimento come strategia di regolazione. Quando dice di non avere mai avuto una relazione appagante si riferisce al fatto che nessuno si è mai innamorato di lei, ma non fa menzione se sia accaduto il contrario. Le suggerirei di fare qualche colloquio di psicoterapia cognitivo-comportamentale per capire meglio dove poter andare a migliorare a sua vita relazionale e sentimentale.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marina Bonadeni
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Credi che sia assolutamente possibile avere la "sindrome della crocerossina", come l'ha chiamata, senza essere innamorati: il bisogno di salvare l'altro, l'impossibilità a lasciarlo solo con le sue responsabilità e con la sua sofferenza, facendosene carico lei, non è per forza collegata ad un sentimento d'amore verso l'altra persona, quanto piuttosto ai suoi modelli relazionali, in particolare quelli che ha respirato e appreso da piccola. Credo che potrebbe essere interessante intraprendere un percorso che possa aiutarla ad approfondire questo tema, in modo da capire che cosa l'ha portata a sviluppare questo comportamento non intenzionale e non desiderato da "salvatrice". Spesso i comportamenti che mettiamo in atto nei confronti dei nostri partner e delle nostre relazioni in generale, che non riusciamo a spiegarci e che non comprendiamo, originano proprio dalle dinamiche passate con la nostra famiglia e con il nostro modello di attaccamento. Se avesse bisogno di ulteriore supporto, o avesse altre domande, mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dott.ssa Emanuela Solli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Frosinone
La tua riflessione è molto profonda e tocca aspetti complessi delle dinamiche relazionali. La cosiddetta "sindrome della crocerossina" è spesso associata a un bisogno di sentirsi necessarie e di "salvare" l’altro, anche a discapito del proprio benessere. Tuttavia, nel tuo caso, il motore principale non sembra essere stato l'innamoramento o la dipendenza affettiva, bensì un forte senso di responsabilità e compassione per la fragilità dell'altro.

Questa spinta potrebbe derivare da esperienze passate o da un tuo schema relazionale che ti porta a mettere i bisogni degli altri prima dei tuoi. Il senso di colpa che provi ora potrebbe essere legato proprio a questa dinamica: nel momento in cui hai scelto di interrompere la relazione per il tuo benessere, hai sentito di aver "abbandonato" qualcuno che dipendeva da te, anche se razionalmente sai che non potevi essere tu la sua soluzione.

Il fatto che tu abbia sempre vissuto relazioni non appaganti e che questa sia stata la prima esperienza in cui qualcuno ha mostrato un forte attaccamento nei tuoi confronti potrebbe aver contribuito a farti rimanere, perché in qualche modo questa dinamica era per te una novità. Potrebbe essere utile esplorare meglio le tue esperienze affettive, le aspettative che hai nelle relazioni e il modo in cui gestisci il confine tra l’aiuto che vuoi dare agli altri e il rispetto del tuo stesso benessere.

Non sei "una schifezza", e non hai preso in giro nessuno. Ti sei trovata in una situazione emotivamente complessa e hai cercato di gestirla come meglio potevi con gli strumenti che avevi in quel momento. Se senti il bisogno di approfondire queste dinamiche, uno spazio di ascolto con un professionista potrebbe aiutarti a fare chiarezza e a comprendere come costruire relazioni più equilibrate e soddisfacenti per te.

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