Salve, ho 20 anni e vi scrivo perché da circa 2 mesi non mi sento bene con me stesso, spesso mi sent
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Salve, ho 20 anni e vi scrivo perché da circa 2 mesi non mi sento bene con me stesso, spesso mi sento in un altro mondo, fatico a prendere decisioni per i forti dubbi e pensieri che mi passano per la testa e mi sento come se stessi vivendo in terza persona. Gioco a calcio da 10 anni e per me è la cosa più importante.. circa 1 mese e mezzo fa mi sono fatto male e mi sono fermato (sono fermo ancora tuttora) e questa cosa mi ha un po’ destabilizzato ma non so se questa mia situazione sia anche legata all’infortunio. Sono fidanzato da quasi 5 anni e a volte metto anche in dubbio la mia relazione, mi capita di arrivare al punto di dire che non voglio più stare con lei ma allo stesso tempo so che quando sto con lei sto bene e sono tranquillo.
Ho tanti pensieri e dubbi che mi frullano nella testa, la mia fidanzata mi ha detto di fare un percorso con una psicologa ma non riesco a capire se è la cosa giusta da fare perché cerco sempre di uscire da questa situazione da solo anche se non ci riesco
Ho tanti pensieri e dubbi che mi frullano nella testa, la mia fidanzata mi ha detto di fare un percorso con una psicologa ma non riesco a capire se è la cosa giusta da fare perché cerco sempre di uscire da questa situazione da solo anche se non ci riesco
Caro ragazzo,
ti ringrazio per aver scritto e per aver condiviso apertamente quello che stai vivendo. Le parole che usi raccontano un momento molto complesso, fatto di confusione, dubbi, sensazioni nuove e difficili da decifrare. È del tutto comprensibile sentirsi smarriti quando qualcosa che per noi ha sempre rappresentato un punto fermo – come il calcio nel tuo caso – viene improvvisamente a mancare. In questi momenti è facile che altre aree della nostra vita, come le relazioni o il rapporto con noi stessi, vengano messe in discussione.
Quello che descrivi – la sensazione di essere "in un altro mondo", la fatica a prendere decisioni, i dubbi continui – sono segnali importanti, che vale la pena ascoltare con attenzione. E non c’è assolutamente nulla di cui vergognarsi se senti il bisogno di un aiuto per affrontarli.
Spesso ci viene insegnato che dobbiamo farcela da soli, ma non sempre è la strada più utile. Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, anzi: è un gesto di consapevolezza e cura verso sé stessi. Un percorso psicologico può offrirti uno spazio sicuro in cui esplorare questi pensieri, comprendere cosa ti sta succedendo e trovare nuovi modi per affrontarlo, con maggiore chiarezza e serenità.
Se senti che da solo non riesci a uscire da questa situazione, forse è proprio questo il momento giusto per farti accompagnare. A volte, basta iniziare a parlarne per accorgersi che non si è soli e che le cose possono iniziare a cambiare.
Un caro saluto.
ti ringrazio per aver scritto e per aver condiviso apertamente quello che stai vivendo. Le parole che usi raccontano un momento molto complesso, fatto di confusione, dubbi, sensazioni nuove e difficili da decifrare. È del tutto comprensibile sentirsi smarriti quando qualcosa che per noi ha sempre rappresentato un punto fermo – come il calcio nel tuo caso – viene improvvisamente a mancare. In questi momenti è facile che altre aree della nostra vita, come le relazioni o il rapporto con noi stessi, vengano messe in discussione.
Quello che descrivi – la sensazione di essere "in un altro mondo", la fatica a prendere decisioni, i dubbi continui – sono segnali importanti, che vale la pena ascoltare con attenzione. E non c’è assolutamente nulla di cui vergognarsi se senti il bisogno di un aiuto per affrontarli.
Spesso ci viene insegnato che dobbiamo farcela da soli, ma non sempre è la strada più utile. Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, anzi: è un gesto di consapevolezza e cura verso sé stessi. Un percorso psicologico può offrirti uno spazio sicuro in cui esplorare questi pensieri, comprendere cosa ti sta succedendo e trovare nuovi modi per affrontarlo, con maggiore chiarezza e serenità.
Se senti che da solo non riesci a uscire da questa situazione, forse è proprio questo il momento giusto per farti accompagnare. A volte, basta iniziare a parlarne per accorgersi che non si è soli e che le cose possono iniziare a cambiare.
Un caro saluto.
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Gentile paziente,
sembra che sia paralizzato da un indecisione che le impedisce di agire e prendere delle decisioni. Deve prendersi cura del proprio mondo interno e per farlo la psicologia è la strada giusta. Non faccia in modo che l'ossessione di dover farcela da soli la lasci fermo di fronte alle questioni importanti della sua vita.
Le dirò inoltre, che se deciderà di intraprendere un percorso, e se questo avrà dei risultati sarà nient'altro che merito suo.
sembra che sia paralizzato da un indecisione che le impedisce di agire e prendere delle decisioni. Deve prendersi cura del proprio mondo interno e per farlo la psicologia è la strada giusta. Non faccia in modo che l'ossessione di dover farcela da soli la lasci fermo di fronte alle questioni importanti della sua vita.
Le dirò inoltre, che se deciderà di intraprendere un percorso, e se questo avrà dei risultati sarà nient'altro che merito suo.
Buongiorno, grazie per la tua condivisione. Credo tu sia stato coraggioso a esporti qui, perchè di fatto è il primo modo di provare a chiedere aiuto, per poter cambiare la tua situazione. Credo che la tua fidanzata abbia ragione: non è sempre possibile comprendere se stessi e quello che stiamo provando da soli, se fosse semplice il nostro lavoro non esisterebbe! Credo che sia un momento difficile, ho un'esperienza specifica sullo sport quindi so bene cosa significhi fermarsi per dei mesi per un infortunio, e quanto questo possa inficiare sulla tua vita e sul tuo umore. Credo che possa essere importante attivare un percorso con qualcuno che possa ispirarti fiducia, per aiutarti a capire meglio come stai, cosa ti sta succedendo e che cosa sta cambiando: farcela da soli non è sempre un'opzione percorribile, e questo vale per tante cose, vale nello sport così come nella vita. Se avessi bisogno di parlarne meglio mi trovi a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Le rispondo con una frase di un caro psicoterapeuta: "meglio l'inquietudine del confronto che la certezza della solitudine".
Portare questo stato d'animo in un percorso di psicoterapia, potrebbe essere difficile per lei, ma non so quanto le sia utile restare dentro se stesso in modo così confuso e solitario. Mi pare che il punto lo abbia scritto bene, "cerco sempre di uscire da questa situazione da solo", quanto è disposto a restarci solo con se stesso? a cosa le serve?
Portare questo stato d'animo in un percorso di psicoterapia, potrebbe essere difficile per lei, ma non so quanto le sia utile restare dentro se stesso in modo così confuso e solitario. Mi pare che il punto lo abbia scritto bene, "cerco sempre di uscire da questa situazione da solo", quanto è disposto a restarci solo con se stesso? a cosa le serve?
Buonasera,
La ringrazio per la condivisione.
Posso immaginare la frustrazione che la situazione da lei descritta le provochi, come dice lei, molti dubbi e pensieri.
Iniziare un percorso di scoperta e conoscenza dentro di sè è un'atto di coraggio e di amore verso se stessi, si prenda il suo tempo per maturare la consapevolezza di aver necessità o meno di un supporto.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Giada Martorelli
La ringrazio per la condivisione.
Posso immaginare la frustrazione che la situazione da lei descritta le provochi, come dice lei, molti dubbi e pensieri.
Iniziare un percorso di scoperta e conoscenza dentro di sè è un'atto di coraggio e di amore verso se stessi, si prenda il suo tempo per maturare la consapevolezza di aver necessità o meno di un supporto.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Giada Martorelli
Avere la forza di provare ad uscire da solo da questa situazione è sicuramente indicatore di coraggio.
Lasciarsi aiutare in questo momento di difficoltà, avviando un percorso di supporto psicologico, Le darebbe la possibilità di interfacciarsi con un professionista che l'aiuterebbe a fare chiarezza in questo flusso di incertezze di cui parla.
Sono a Sua disposizione per lavorare insieme in tal senso, al fine di aiutarLa a recuperare la serenità che sente di aver momentaneamente perduto.
Lasciarsi aiutare in questo momento di difficoltà, avviando un percorso di supporto psicologico, Le darebbe la possibilità di interfacciarsi con un professionista che l'aiuterebbe a fare chiarezza in questo flusso di incertezze di cui parla.
Sono a Sua disposizione per lavorare insieme in tal senso, al fine di aiutarLa a recuperare la serenità che sente di aver momentaneamente perduto.
Carissimo,
da quello che scrivi, sembra che tu stia attraversando un momento di confusione profonda, dove è difficile orientarsi tra ciò che senti, ciò che pensi e ciò che vorresti. L'infortunio potrebbe aver avuto un impatto più ampio di quanto sembri a prima vista: se il calcio è da sempre un punto fermo nella tua vita, fermarti improvvisamente può aver scosso l’equilibrio su cui facevi affidamento, lasciando spazio a incertezze che prima forse riuscivi a gestire diversamente. I pensieri che descrivi, la sensazione di essere “in terza persona”, la fatica a decidere, sembrano il segnale di qualcosa dentro che sta cercando di essere ascoltato, più che risolto da solo. Anche il dubbio sulla relazione potrebbe non essere tanto un segno che non vuoi più stare con lei, ma il riflesso del tuo sentirti perso in generale. Il fatto che tu stia prendendo in considerazione l’idea di un percorso è già un movimento importante. Forse potresti chiederti: che effetto ti farebbe avere uno spazio in cui poter parlare liberamente di tutto questo, senza dover trovare subito risposte?
un saluto
Ilenia Morreale
da quello che scrivi, sembra che tu stia attraversando un momento di confusione profonda, dove è difficile orientarsi tra ciò che senti, ciò che pensi e ciò che vorresti. L'infortunio potrebbe aver avuto un impatto più ampio di quanto sembri a prima vista: se il calcio è da sempre un punto fermo nella tua vita, fermarti improvvisamente può aver scosso l’equilibrio su cui facevi affidamento, lasciando spazio a incertezze che prima forse riuscivi a gestire diversamente. I pensieri che descrivi, la sensazione di essere “in terza persona”, la fatica a decidere, sembrano il segnale di qualcosa dentro che sta cercando di essere ascoltato, più che risolto da solo. Anche il dubbio sulla relazione potrebbe non essere tanto un segno che non vuoi più stare con lei, ma il riflesso del tuo sentirti perso in generale. Il fatto che tu stia prendendo in considerazione l’idea di un percorso è già un movimento importante. Forse potresti chiederti: che effetto ti farebbe avere uno spazio in cui poter parlare liberamente di tutto questo, senza dover trovare subito risposte?
un saluto
Ilenia Morreale
Buonasera. Affrontare da soli le situazioni può essere davvero impegnativo e drenante soprattutto in un momento delicato come quello che stai vivendo a causa dell'infortunio.
Sarebbe opportuno effettuare un percorso psicologico, non per trovare qualcuno che risolva i tuoi problemi ma semplicemente per non essere più solo nel doverli affrontare.
Non esitare a contattarmi anche per una consulenza online.
Rimango a disposizione!
Sarebbe opportuno effettuare un percorso psicologico, non per trovare qualcuno che risolva i tuoi problemi ma semplicemente per non essere più solo nel doverli affrontare.
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Buonasera. Mi dispiace per la sua situazione. Mi sento di dirle che anche in un percorso con un professionista si occuperà lei stesso delle sue difficoltà. La psicoterapia si basa su una relazione che si instaura tra due persone, affidarsi non significa non fare le cose da solo. A mio parere, le sue difficoltà e il suo disagio meritano di essere considerate da un professionista. Grazie
Caro ragazzo,
grazie per aver condiviso con sincerità quello che stai vivendo.
I sintomi che descrivi – sentirti come in un altro mondo, vivere in “terza persona”, avere difficoltà a prendere decisioni e sperimentare un flusso costante di pensieri e dubbi – sono segnali importanti. Possono essere legati a uno stato di ansia, a una forma di stress o anche a una reazione dissociativa che il tuo corpo e la tua mente mettono in atto per far fronte a qualcosa che ti ha profondamente scosso.
L'infortunio che ti ha costretto a fermarti da ciò che più ami, il calcio, potrebbe aver avuto un forte impatto sul tuo equilibrio psicologico. Quando una passione così importante viene improvvisamente interrotta, è normale sentirsi spaesati, tristi, o addirittura “persi”. Inoltre, in momenti di fragilità, anche le relazioni affettive possono essere messe in discussione, non perché non siano più valide, ma perché si è più vulnerabili e confusi.
Il fatto che tu riconosca di stare cercando di uscire da questa situazione da solo, ma di non riuscirci, è già un passo di grande consapevolezza. Accettare di avere bisogno di aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio e responsabilità verso se stessi. Parlare con uno psicologo può aiutarti a comprendere meglio cosa stai provando, da dove arrivano questi pensieri, e come ritrovare un senso di stabilità e fiducia.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire quanto stai vivendo rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso con sincerità quello che stai vivendo.
I sintomi che descrivi – sentirti come in un altro mondo, vivere in “terza persona”, avere difficoltà a prendere decisioni e sperimentare un flusso costante di pensieri e dubbi – sono segnali importanti. Possono essere legati a uno stato di ansia, a una forma di stress o anche a una reazione dissociativa che il tuo corpo e la tua mente mettono in atto per far fronte a qualcosa che ti ha profondamente scosso.
L'infortunio che ti ha costretto a fermarti da ciò che più ami, il calcio, potrebbe aver avuto un forte impatto sul tuo equilibrio psicologico. Quando una passione così importante viene improvvisamente interrotta, è normale sentirsi spaesati, tristi, o addirittura “persi”. Inoltre, in momenti di fragilità, anche le relazioni affettive possono essere messe in discussione, non perché non siano più valide, ma perché si è più vulnerabili e confusi.
Il fatto che tu riconosca di stare cercando di uscire da questa situazione da solo, ma di non riuscirci, è già un passo di grande consapevolezza. Accettare di avere bisogno di aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio e responsabilità verso se stessi. Parlare con uno psicologo può aiutarti a comprendere meglio cosa stai provando, da dove arrivano questi pensieri, e come ritrovare un senso di stabilità e fiducia.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire quanto stai vivendo rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Salve!
Grazie per aver descritto con tanta precisione ciò che sta accadendo dentro di te. Le esperienze che riporti – la sensazione di distacco da te stesso, la difficoltà nel prendere decisioni, i pensieri che si rincorrono senza tregua – sembrano indicare un momento in cui alcuni processi interni, che forse prima erano più silenziosi o gestibili, stanno assumendo un'intensità diversa.
La sospensione forzata dal calcio, che per te rappresenta un riferimento identitario importante, potrebbe aver contribuito a rendere più visibili certe dinamiche, ma non necessariamente ne è la causa unica. In alcuni momenti della vita può accadere che ciò che prima funzionava per orientarsi e tenere insieme la propria esperienza inizi a vacillare. Questo può generare un senso di disorientamento, come se mancassero punti fermi da cui leggere in modo chiaro emozioni, scelte e relazioni.
Il fatto che tu metta in dubbio anche aspetti della tua relazione affettiva, pur riconoscendo che quando sei presente in quella relazione ti senti bene, può segnalare la presenza di una tensione interna tra diversi piani di esperienza: quello emotivo immediato e quello riflessivo, dove i pensieri tendono a problematizzare anche ciò che nel momento vissuto sembra funzionare.
Il bisogno di cercare una spiegazione, il desiderio di “uscirne da solo”, ma anche il riconoscimento che questo tentativo finora non ha portato il sollievo sperato, delineano un funzionamento mentale complesso, in cui sembrano attivi diversi livelli di monitoraggio e valutazione dell’esperienza. È come se ci fosse una parte di te molto impegnata nel tentare di comprendere e risolvere ciò che accade, e allo stesso tempo una certa fatica nel riuscire ad accedere a stati interni più stabili, più riconoscibili.
Non è necessario al momento arrivare a una conclusione, né dare un nome a ciò che stai vivendo. È importante, piuttosto, lasciare spazio a queste esperienze, provare a osservarle con curiosità, riconoscerne le sfumature, senza giudicarle o affrettarsi a sistemarle.
Un percorso con un* professionista potrebbe aiutarti in questa fase della tua vita. Non lo escludere a priori, ma datti una possibilità.
Grazie per aver descritto con tanta precisione ciò che sta accadendo dentro di te. Le esperienze che riporti – la sensazione di distacco da te stesso, la difficoltà nel prendere decisioni, i pensieri che si rincorrono senza tregua – sembrano indicare un momento in cui alcuni processi interni, che forse prima erano più silenziosi o gestibili, stanno assumendo un'intensità diversa.
La sospensione forzata dal calcio, che per te rappresenta un riferimento identitario importante, potrebbe aver contribuito a rendere più visibili certe dinamiche, ma non necessariamente ne è la causa unica. In alcuni momenti della vita può accadere che ciò che prima funzionava per orientarsi e tenere insieme la propria esperienza inizi a vacillare. Questo può generare un senso di disorientamento, come se mancassero punti fermi da cui leggere in modo chiaro emozioni, scelte e relazioni.
Il fatto che tu metta in dubbio anche aspetti della tua relazione affettiva, pur riconoscendo che quando sei presente in quella relazione ti senti bene, può segnalare la presenza di una tensione interna tra diversi piani di esperienza: quello emotivo immediato e quello riflessivo, dove i pensieri tendono a problematizzare anche ciò che nel momento vissuto sembra funzionare.
Il bisogno di cercare una spiegazione, il desiderio di “uscirne da solo”, ma anche il riconoscimento che questo tentativo finora non ha portato il sollievo sperato, delineano un funzionamento mentale complesso, in cui sembrano attivi diversi livelli di monitoraggio e valutazione dell’esperienza. È come se ci fosse una parte di te molto impegnata nel tentare di comprendere e risolvere ciò che accade, e allo stesso tempo una certa fatica nel riuscire ad accedere a stati interni più stabili, più riconoscibili.
Non è necessario al momento arrivare a una conclusione, né dare un nome a ciò che stai vivendo. È importante, piuttosto, lasciare spazio a queste esperienze, provare a osservarle con curiosità, riconoscerne le sfumature, senza giudicarle o affrettarsi a sistemarle.
Un percorso con un* professionista potrebbe aiutarti in questa fase della tua vita. Non lo escludere a priori, ma datti una possibilità.
Sicuramente stai vivendo un periodo di forti cambiamenti interni e il non sentirti bene con te stesso potrebbe dipendere dal fatto che non senti più sintonia con le cose che fai. Mi sembri abbastanza però consapevole e propositivo nel voler reagire, ma sicuramente potrebbe aiutarti qualche seduta con uno psicologo, fosse anche per avere una guida che ti faccia focalizzare sulle cose in maniera diversa e più precisa. Se dovessi sentirtela o dovessi avere bisogno, puoi scrivermi e magari trovare insieme una soluzione adeguata. Non ti trascurare!
Buonasera, mi spiace per il difficile periodo che sta attraversando. Non dev'essere facile vivere la quotidianità di ogni giorno con tutti quei dubbi e pensieri che la disturbano. La invito a riflettere sull'impatto ha avuto l'infortunio che ha subito sulla sua attuale situazione di vita e rispetto al suo futuro. Inoltre, la domando di pensare se è accaduto qualche evento o situazione per lei significativa due mesi fa, oltre all'infortunio calcistico, o se è avvenuto qualche cambiamento nella sua vita. A volte, anche delle nuove (o mancate) prospettive future possono stravolgere i nostri progetti di vita, creandoci spaesamento riguardo nuove possibilità. Come suggeritole anche dalla sua fidanzata, potrebbe considerare di rivolgersi ad un terapeuta per esplorare ciò che ha scatenato l'inizio di questo suo non sentirsi bene con sé stesso e per riappropriarsi delle emozioni che prova in questo momento particolare della sua vita.
Rimango a disposizione. Un caro saluto, Dott. Luca Fiorona
Rimango a disposizione. Un caro saluto, Dott. Luca Fiorona
Buonasera, la ringrazio sinceramente per aver condiviso ciò che sta vivendo in questo momento della sua vita. Le sue parole mostrano una grande sensibilità e una buona consapevolezza di sé, che sono già un punto di partenza importante. Quello che descrive è uno stato psicologico che molte persone sperimentano in alcuni momenti critici della propria vita: una sorta di “distacco” da se stessi e dalla realtà, una fatica a riconoscere e fidarsi dei propri pensieri, delle proprie emozioni, delle proprie decisioni. Il senso di sentirsi “in un altro mondo” o come se stesse vivendo “in terza persona” sono esperienze che in ambito psicologico possono essere collegate a episodi di derealizzazione o depersonalizzazione. Questi fenomeni, pur essendo molto destabilizzanti, non indicano necessariamente una condizione grave o permanente, ma spesso rappresentano la risposta del nostro sistema mente-corpo a uno stress importante o a un periodo di particolare vulnerabilità. Lei cita un evento significativo accaduto di recente: l’infortunio che l’ha costretto a fermarsi proprio in relazione a una delle attività più importanti per lei, il calcio. Questo non è un dettaglio da sottovalutare. Quando un elemento centrale della nostra identità – come può esserlo uno sport praticato da tanti anni con passione e costanza – viene improvvisamente messo in pausa, è comprensibile che la persona si senta come “spaesata”, disorientata. È come se venisse meno una parte del proprio equilibrio, un punto di riferimento quotidiano. E in questi casi, la mente può iniziare a generare dubbi, pensieri ricorrenti, insicurezze che prima non erano così presenti. La sensazione di dubitare anche della sua relazione, pur in presenza di affetto e benessere con la sua compagna, rientra in questo schema. Quando la nostra mente è molto attivata da preoccupazioni e insicurezze, tende a “spostare” l’attenzione anche su ciò che solitamente ci dà stabilità, andando a mettere in discussione anche i sentimenti più autentici. Non significa che lei non tenga davvero alla sua ragazza, ma piuttosto che il suo sistema emotivo è in uno stato di allerta, che lo porta a voler analizzare e controllare tutto, anche ciò che funziona. Questo accade spesso in contesti di ansia generalizzata, dove il bisogno di avere risposte certe e immediate diventa molto forte, purtroppo senza portare reale sollievo. Da un punto di vista cognitivo-comportamentale, il lavoro terapeutico in questi casi si concentra su più fronti. Innanzitutto, aiuta a riconoscere e comprendere i pensieri automatici e i meccanismi di dubbio e ipercontrollo che alimentano l’ansia e la confusione. Inoltre, fornisce strumenti concreti per imparare a tollerare l’incertezza, a stare in contatto con le proprie emozioni senza giudicarle o volerle risolvere subito. Uno degli obiettivi principali è restituirle un senso di padronanza sulla sua esperienza interiore, aiutandola a riconnettersi con ciò che conta per lei, con i suoi valori e desideri più autentici, senza farsi travolgere dai pensieri invasivi o dalla paura di sbagliare. Capisco perfettamente il suo desiderio di “farcela da solo”, ed è un atteggiamento comprensibile, soprattutto quando si è abituati ad affrontare da soli le difficoltà. Ma ci sono momenti in cui prendersi cura di sé significa anche saper chiedere aiuto. Iniziare un percorso psicologico non è un segno di debolezza, tutt’altro: è un atto di responsabilità verso se stessi. Vuol dire riconoscere che in questo momento serve uno spazio sicuro in cui poter esplorare e comprendere meglio quello che sta accadendo dentro di lei, con il supporto di qualcuno che possa aiutarla a ritrovare chiarezza, equilibrio e fiducia. Il fatto che la sua fidanzata le abbia suggerito di parlarne con uno psicologo dimostra anche che le è accanto e vuole il meglio per lei. Forse può provare a pensare a questa scelta non come a una rinuncia alla sua autonomia, ma come a un investimento nella sua crescita personale. Un percorso non la cambierà “dall’esterno”, ma potrà darle gli strumenti per ritrovare lucidità, serenità e contatto con ciò che per lei ha valore. Lei ha solo 20 anni e sta vivendo un momento delicato, ma anche pieno di potenzialità. C'è tempo, spazio e possibilità per ritrovare la sua strada, anche attraverso questa pausa. Ascoltarsi, accogliere il proprio disagio, e decidere di farsi accompagnare per un tratto del percorso può fare una grande differenza. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Comprendo quanto possa essere difficile sentirsi così, con tanti pensieri e dubbi che frullano in testa, specialmente in un momento in cui anche l’infortunio l’ha destabilizzata. È normale sentirsi smarriti, arrivando a mettere in discussione anche cose molto importanti, come una relazione.
Rivolgersi ad un/a professionista può essere un passo significativo per aiutarla a capire meglio le sue emozioni e a riflettere sui suoi dubbi. Non c’è niente di sbagliato nel chiedere aiuto, anzi, credo sia un gesto di grande coraggio, cura e amore verso sé stessi.
Dott.ssa Noemi Nappa
Rivolgersi ad un/a professionista può essere un passo significativo per aiutarla a capire meglio le sue emozioni e a riflettere sui suoi dubbi. Non c’è niente di sbagliato nel chiedere aiuto, anzi, credo sia un gesto di grande coraggio, cura e amore verso sé stessi.
Dott.ssa Noemi Nappa
Buongiorno, penso che sarebbe importante poter esplorare in modo più chiaro il significato di ciò che ci ha raccontato, nonchè l'interruzione di un'attività molto importante per lei; la quale, mi sembra, abbia comportato un cambiamento nella dinamica quotidiana della sua vita.
Potrebbe prendersi del tempo per mettere in campo una serie di valutazioni sulle possibilità che ha a disposizione per gestire questa situazione, tra le quali, se ne sentirà la necessità, quella di rivolgersi ad un professionista.
Potrebbe prendersi del tempo per mettere in campo una serie di valutazioni sulle possibilità che ha a disposizione per gestire questa situazione, tra le quali, se ne sentirà la necessità, quella di rivolgersi ad un professionista.
Gentilissimo, sono dispiaciuto per la sensazione che descrive. Mi sembra che in questo momento, complice l'infortunio che l'ha fatta fermare, ci siano molti pensieri e dubbi che si aggirano nella sua mente evocando un senso di confusione. Il consiglio della sua fidanzata è sicuramente molto prezioso, credo però che la decisione di voler iniziare un percorso psicologico debba in qualche modo diventare sua, se ne appropri, provi a chiedersi se in questo momento vorrebbe provare, si chieda, se vorrebbe che alcune cose cambiassero, si modificassero. Molto spesso da soli non riusciamo, è importante in alcune fasi riuscire a domandare aiuto. Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, la possibilità di chiedere aiuto è un atto di responsabilità e di cura nei suoi confronti. A volte è difficile rivolgersi ad un professionista della salute per stereotipi sociali, però d'altro canto se abbiamo la bronchite andiamo dal medico e non cerchiamo di risolverla da sola. Faccia un primo colloquio e poi valuta se proseguire o meno per ricavarsi uno spazio personale che può dedicare alla comprensione di questo momento.
Un caro saluto
Un caro saluto
Buongiorno, un percorso psicologico la potrebbe aiutare a vedere la situazione da un'altra prospettiva. Se le interessa rimango a disposizione.
Cordialmente,
Dottoressa Bellini
Cordialmente,
Dottoressa Bellini
Buongiorno. Quella che descrive sembra essere una situazione di sofferenza e forte conflitto. Il calcio pare avere sempre rappresentato per lei una fonte di passione e nutrimento e l'infortunio può avere avuto un impatto. Per approfondire le dinamiche e il significato dei conflitti che sta vivendo in diversi ambiti della sua vita, potrebbe essere utile una consulenza psicologica.
Resto a disposizione.
Dott.ssa Alessia Della Bella
Resto a disposizione.
Dott.ssa Alessia Della Bella
Salve, grazie per la condivisione della sua esperienza. Se scrive qua forse sente che questo modo di cercare di fare da solo in questo momento non sta funzionando. Il consiglio è quello di intraprendere un percorso di psicoterapia volto ad approfondire le dinamiche che l'hanno portata a sperimentare questo malessere, è l'unico modo che ha per capire esattamente quali sono gli ingredienti che hanno scaturito questo suo momento difficile. Spero di essere stato di aiuto. Un cordiale saluto.
Buonasera, le consiglio un percorso di sostegno psicologico. Cordiali saluti.
Buongiorno,
Quello che stai vivendo potrebbe essere legato a uno stato in cui ci si sente distaccati da sé stessi o dalla realtà circostante. Questo fenomeno può manifestarsi come una sensazione di "vivere in terza persona" o di non riconoscere pienamente se stessi. Spesso, può essere associata a periodi di stress, ansia o eventi significativi, come un infortunio che interrompe una parte importante della propria vita, come lo sport .
Il fatto che tu stia mettendo in discussione la tua relazione potrebbe essere un riflesso di questo stato emotivo, piuttosto che un'indicazione di problemi reali nella relazione stessa. Quando ci si sente confusi o distaccati, è naturale che anche le relazioni più solide possano sembrare incerte.
È comprensibile che tu voglia affrontare questa situazione da solo, ma riconoscere la necessità di supporto è un passo importante verso il benessere. La psicoterapia, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale, è un trattamento efficace per la depersonalizzazione. Questa terapia aiuta a identificare e modificare i pensieri disfunzionali, a gestire lo stress e a migliorare la connessione con la realtà .
Parlare con una psicologo/a potrebbe offrirti uno spazio sicuro per esplorare questi sentimenti e trovare strategie per affrontarli. Non sei solo in questo, e cercare aiuto è un segno di forza, non di debolezza.
Se desideri, rimango a disposizione.
Quello che stai vivendo potrebbe essere legato a uno stato in cui ci si sente distaccati da sé stessi o dalla realtà circostante. Questo fenomeno può manifestarsi come una sensazione di "vivere in terza persona" o di non riconoscere pienamente se stessi. Spesso, può essere associata a periodi di stress, ansia o eventi significativi, come un infortunio che interrompe una parte importante della propria vita, come lo sport .
Il fatto che tu stia mettendo in discussione la tua relazione potrebbe essere un riflesso di questo stato emotivo, piuttosto che un'indicazione di problemi reali nella relazione stessa. Quando ci si sente confusi o distaccati, è naturale che anche le relazioni più solide possano sembrare incerte.
È comprensibile che tu voglia affrontare questa situazione da solo, ma riconoscere la necessità di supporto è un passo importante verso il benessere. La psicoterapia, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale, è un trattamento efficace per la depersonalizzazione. Questa terapia aiuta a identificare e modificare i pensieri disfunzionali, a gestire lo stress e a migliorare la connessione con la realtà .
Parlare con una psicologo/a potrebbe offrirti uno spazio sicuro per esplorare questi sentimenti e trovare strategie per affrontarli. Non sei solo in questo, e cercare aiuto è un segno di forza, non di debolezza.
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