Salve dottori mi frequento da poco con una ragazza,e dopo alcuni giorni noto delle stranezze nel suo

24 risposte
Salve dottori mi frequento da poco con una ragazza,e dopo alcuni giorni noto delle stranezze nel suo carattere,lei riesce a parlare ed esprime i suoi pensieri normalmente non ha difficoltà di parola ma è strana in tutto il resto.Quando parliamo la maggior parte delle vote ha lo sguardo perso si guarda intorno e non ascolta o risponde dopo alcuni secondi ,a volte guarda fisso da una parte e ride da sola,si dimentica tutto quello che dice e che dico, è schematica la sua giornata si basa sull ' orario,vuole vedere foto per telefono di dove sto della stanza dove sto,mi chiede il colore del pantalone che indosso,a telefono mi dice che mi mi ama e mi chiama amore ma di persona non lo fa anzi sembra che si vergogna di me in alcuni casi ,non vuole venirmi a trovare in vacanza o nel ristorante dove lavoro...parla veramente pochissimo e devo toglierle le parole di bocca .Quando provo a chiarire sul nostro rapporto lei si arrabbia perché io voglio sapere se lei mi ama veramente o è forzata ad uscire con me e mi tiene solo compagnia e lei mi rassicura arrabbiandosi però e scappando e dice che io faccio ste domande perché la voglio lasciare.Io da ignorante in materia credo che abbia qualche disturbo cognitivo anche perché molti ragionamenti o parole anche semplicissime non le capisce.Nel sesso è molto schematica,non vuole fare rapporto orale e ne spogliarsi nuda ma solo mi masturba un po' e poi devo finire da solo.Nom mi sento amato ed accolto da lei non so più che fare,sto ipotizzando che lei sia autistica o ritardata voglio capire cos' ha,o sindrome di hasperger illuminatemi per favore ditemi almeno se confermate problemi mentali
Dott.ssa Silvia Ferraro
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Faenza
Gentile utente,
dalle sue parole traspare un forte bisogno di chiarezza e comprensione nella relazione che sta vivendo. È importante riconoscere che quando emergono comportamenti che ci appaiono “strani” o difficili da decifrare, possono esserci molteplici spiegazioni: differenze caratteriali, stili comunicativi diversi, difficoltà emotive o, in alcuni casi, anche condizioni cliniche. Tuttavia, è impossibile e non sarebbe corretto né professionale formulare ipotesi diagnostiche senza una valutazione diretta e approfondita della persona.
Le consiglio, se questa relazione le sta generando disagio e confusione, di parlarne con uno psicologo: non solo per riflettere su ciò che accade nell’altro, ma anche per capire cosa lei desidera da un rapporto e come tutelare il suo benessere emotivo.
A volte, partire da sé è la strada più utile per comprendere anche l’altro.
Resto a disposizione se desidera un confronto più approfondito.

Un saluto

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Dott. Edoardo Petrucci
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buonasera, le posso dire con certezza che se non sente di trovarsi in un rapporto corrisposto, forse la domanda non è cosa possa avere la sua compagna, ma cosa la spinge a restare in tale rapporto. Ora io non credo che sia importante sapere quale possa essere l'ipotetica diagnosi della sua compagna, perchè credo che possa essere una scelta di conoscenza che debba prendere questa persona. Piuttosto si chieda se sapendo di avere a che fare con una neurodiversità come Lei suppone (di cui né io né tanto meno Lei possiamo avere conferma senza delle visite specifiche e degli strumenti diversificati), le cambierebbe completamente il suo sentire nei confronti della ragazza? Si chieda se sapendo che possa essere neurodiversa, lei riuscirebbe a starci bene?
Le auguro una buona giornata.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Gentile utente,

leggendo la sua descrizione, è evidente che si trova in una situazione di forte confusione e disagio all’interno di questa relazione. Le difficoltà comunicative ed emotive che descrive nella ragazza con cui si sta frequentando, come lo sguardo assente, la tendenza a dimenticare ciò che viene detto, la scarsa comunicazione verbale, la rigidità nelle abitudini, e la modalità schematica anche nella sfera sessuale, potrebbero effettivamente essere segnali di un funzionamento atipico.

È importante però sottolineare che, basandosi solo su osservazioni esterne e senza una valutazione clinica diretta, non è possibile fare una diagnosi. Condizioni come i disturbi dello spettro autistico, in particolare la cosiddetta sindrome di Asperger (oggi inclusa nel quadro generale dell’autismo ad alto funzionamento), oppure difficoltà cognitive o altre forme di disagio psicologico, possono avere manifestazioni simili a quelle che ha descritto, ma richiedono un approfondimento da parte di professionisti qualificati.

Dall’altra parte, è altrettanto importante che lei si chieda se in questa relazione si sente valorizzato, amato e rispettato nei suoi bisogni emotivi e affettivi. L’amore e la relazione sana si costruiscono su un dialogo reciproco, fiducia, apertura e condivisione. Se questi elementi mancano, anche al di là di eventuali problematiche psicologiche, è giusto interrogarsi sul senso di continuare un rapporto che genera sofferenza.

Per comprendere meglio ciò che sta accadendo, sia alla luce dei comportamenti della ragazza che delle sue sensazioni di smarrimento e frustrazione, sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista. Un percorso psicologico può aiutarla a fare chiarezza, a tutelarsi emotivamente, e — se la ragazza lo vorrà — a comprendere meglio anche le sue caratteristiche comportamentali.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Gentile utente, sono comprensibili il suo disagio e la confusione che sta vivendo in questa relazione. Alcuni comportamenti da lei descritti, come la difficoltà nella comunicazione emotiva, la rigidità nelle routine, la scarsa espressività affettiva e la difficoltà a sostenere l’interazione sociale, possono effettivamente far pensare a tratti riconducibili a un disturbo di entità da precisare. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che solo una valutazione psicodiagnostica condotta da un professionista può confermare o escludere ipotesi diagnostiche.
Nel contesto di una relazione di coppia, la mancanza di reciprocità affettiva e la sensazione di non sentirsi compresi o accolti possono generare frustrazione e dubbi. Le consigliamo di confrontarsi con uno psicologo psicoterapeuta per approfondire quanto sta vivendo e, se possibile, invitare anche la sua partner a un colloquio clinico. Un supporto psicologico può aiutarla a fare chiarezza e a prendere decisioni più consapevoli. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Buongiorno, non si possono fare diagnosi su queste basi ma mi concentrerei più sul motivo per il quale lei sta ancora insieme a questa ragazza se non si sente amato ed accolto. Cosa la spinge a rimanere in una situazione così scomoda per lei?
Dott.ssa Luna Pulcinelli
Psicologo, Psicologo clinico
Rovereto
Salve, la sua descrizione evidenzia un forte bisogno di capire cosa sta accadendo in questa relazione, e questo è perfettamente comprensibile. Quando ci troviamo di fronte a comportamenti che ci disorientano o ci fanno sentire poco accolti, è naturale cercare delle spiegazioni, anche ipotizzando la presenza di problematiche psicologiche o cognitive nell’altro. Tuttavia, è importante chiarire che una diagnosi non può assolutamente essere fatta sulla base di racconti o impressioni, ma richiede un’attenta valutazione clinica diretta da parte di uno specialista, attraverso colloqui e strumenti specifici. Anche condizioni come l’autismo o la sindrome di Asperger che cita, non si diagnosticano a partire da singoli comportamenti isolati raccontati da altri, ma da un quadro complessivo e approfondito con la persona direttamente interessata.
Inoltre, se da un lato è legittimo chiedersi se l’altra persona stia bene, è altrettanto importante fermarsi un momento a riflettere su di sé:
Come si sente lei in questa relazione? Cosa le fa bene, cosa la fa soffrire? Quale bisogno la spinge a restare in un rapporto in cui non si sente totalmente accolto?
Indipendentemente da eventuali difficoltà della sua partner, la sua esperienza emotiva merita ascolto e attenzione. Potrebbe esserle parlarne con uno psicologo, anche solo per esplorare meglio le sue emozioni, i suoi bisogni e comprendere se questo rapporto le sta facendo davvero bene.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, la situazione che descrive è sicuramente complessa e comprendo bene quanto possa sentirsi confuso e preoccupato di fronte a questi comportamenti. Mi colpisce molto il modo in cui cerca di dare un senso a ciò che sta osservando, e il bisogno profondo di capire se ciò che sta vivendo con questa ragazza sia autentico o meno. Vorrei innanzitutto sottolineare che quando si sta conoscendo una persona, specialmente all’inizio, possono emergere aspetti inattesi del suo modo di comunicare o di relazionarsi che possono lasciare perplessi, soprattutto se non corrispondono alle aspettative che si hanno di una relazione affettiva. In questi casi, è fondamentale partire dal suo vissuto: lei sta sperimentando confusione, distanza emotiva e si sente poco accolto e ricambiato. Questo è già un segnale importante. Qualunque sia il motivo per cui questa ragazza si comporta così, resta il fatto che in questo momento lei sente di non ricevere quella chiarezza, quella reciprocità e quella complicità che cerca in un legame sentimentale. Questa mancanza di corrispondenza emotiva, al di là di possibili spiegazioni o etichette, è ciò che le sta creando malessere e dubbi. Capisco anche che il suo desiderio di dare un nome a questi comportamenti nasca dal bisogno di avere un senso logico per poterli affrontare. Tuttavia, in una relazione affettiva non è mai utile fissarsi su un’etichetta diagnostica, perché il centro non è una diagnosi ma la qualità del rapporto e come ci si sente dentro quel legame. Lei ha già fatto uno sforzo importante cercando di comunicare le sue insicurezze e chiarire cosa desidera, ma riceve risposte confuse, rabbia e chiusura. Questo può generare un circolo di dubbi e incomprensioni che rischia di farle del male a lungo andare. Quando due persone hanno modi di comunicare molto diversi, o aspettative differenti, può succedere che ci si senta soli anche in coppia. È importante allora ascoltare la parte di sé che oggi si sente non vista e non capita. Forse in questo momento può chiedersi se valga la pena continuare a forzare spiegazioni e risposte da una persona che non è pronta a fornirle, o se sia meglio soffermarsi su cosa davvero desidera per sentirsi sereno e rispettato nei suoi bisogni affettivi. Le suggerisco di continuare a porsi domande su di sé: cosa cerca in una relazione, cosa è disposto ad accettare, cosa invece lo fa sentire svalutato o trascurato. A volte ci si concentra talmente tanto sul capire l’altro da perdere di vista la domanda più importante: questa relazione mi fa stare bene o mi fa sentire solo, confuso, in ansia? Se la risposta è più vicina alla seconda possibilità, allora potrebbe essere utile riflettere se continuare questo legame o spostare l’attenzione su relazioni in cui possa sentirsi ascoltato, accolto e valorizzato per quello che è. In caso sentisse di avere bisogno di confrontarsi più in profondità su questi aspetti, potrebbe essere utile portare questi vissuti anche in uno spazio di consulenza psicologica, per elaborare i sentimenti di insicurezza, rabbia e confusione, e chiarire meglio cosa desidera davvero da un rapporto di coppia. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Elena Dati
Psicologo, Psicologo clinico
Crema
Buongiorno.
la ringrazio per aver condiviso il suo pensiero. Vorrei innanzitutto sottolineare che non è possibile fare una valutazione accurata di una persona tramite un messaggio o senza un colloquio diretto con uno specialista.
Le suggerisco di riflettere su come si sente lei in questa relazione: le sue emozioni, i suoi bisogni e se questa situazione le sta davvero bene. È importante chiedersi cosa serve a lei per sentirsi amato, accolto e sereno.
Se la sua compagna dovesse manifestare delle difficoltà o caratteristiche particolari, il modo migliore per capirle è il supporto di professionisti qualificati, che possano aiutarla in un percorso di conoscenza e crescita.
Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Elena Dati
Dott. Giuseppe Mirabella
Psicologo, Psicologo clinico
Modica
Parto da un punto fondamentale: non spetta a noi stabilire se una persona abbia o meno un disturbo mentale. Solo un professionista qualificato, attraverso una valutazione diretta, può fornire risposte attendibili in tal senso. Ma soprattutto, vorrei sottolineare un messaggio più ampio: non è nostro compito “diagnosticare” l’altro, quanto piuttosto accostarci a persone con cui esista un equilibrio emotivo e una serenità relazionale. Quando cerchiamo nell’altro una conferma o una compensazione per nostri vuoti o bisogni inconsci, il rischio è che l’amore si trasformi in qualcosa di tossico, forzato, e lontano da quella spontaneità e reciprocità che invece dovrebbero caratterizzarlo.
Lei descrive una situazione in cui si sente poco amato, non ascoltato, e spesso confuso. Questo, a prescindere dalle possibili difficoltà dell’altra persona, è già un segnale importante da considerare. Quando la comunicazione è difficile, la connessione emotiva scarsa, e la sessualità appare rigida o distante, è naturale e legittimo chiedersi: "Sto davvero vivendo un legame in cui mi sento bene e accolto?"

L’amore, quando è sano, non ci mette costantemente in dubbio né ci fa sentire sbagliati. Se manca la semplicità, la reciprocità e la voglia condivisa di costruire, è giusto interrogarsi su quanto sia opportuno continuare.
Infine, le suggerisco di spostare l’attenzione dal “capire cosa c’è che non va in lei” al domandarsi “cosa desidero io da una relazione?” e “cosa sento di meritare in un rapporto affettivo?”. È lì che può nascere una scelta consapevole, rispettosa di sé e dell’altro.
Dr. Giuseppe Mirabella
Dott.ssa Elena Brizi
Psicologo, Psicologo clinico
Tarquinia
Buongiorno,
Comprendo la sua difficoltà nella gestione della situazione descritta. Allo stesso tempo per poter capire fino in fondo la natura di questi comportamenti ed eventualmente fornire una diagnosi, è necessaria una visita specialistica con un medico.
Tuttavia, se lei ha bisogno di supporto, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, psicologa
Buongiorno.
Purtroppo non è possibile fare una diagnosi precisa attraverso gli elementi (per quanto dettagliati) che ha riportato nel testo. Tuttavia, considerata l'entità dei fenomeni da lei descritti, non è da escludere la possibilità che la sua attuale compagna possa essere affetta da un disturbo neurologico, psichiatrico o psicologico.
Se tiene alla sua compagna consiglio vivamente di intraprendere un percorso diagnostico per comprendere la natura del disagio e provare a risolverlo. è importante che nella relazione entrambi i partner riescano a soddisfare (pur mediando) i propri desideri di amore, accudimento ecc... se si pongono ostacoli a questi, allora bisogna agire per risolvere la questione. Anche se le difficoltà sono notate solo da uno dei due partner.
Dott.ssa Giada Casumaro
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Rovereto sulla Secchia
Buongiorno, con così poche informazioni non mi sento di dare una diagnosi ma penso non sia il reale problema. La domanda principale è se hai voglia di stare con lei accettandola anche in questo senza metterle etichette o no. è umano volere al proprio fianco una persona che rispecchi quello che ci piace e che ci rende felice. In questo caso mi sembra di capire che ci sono diversi freni e che non ti stai trovando a tuo agio. è importante interrogarsi sui sentimenti e prendere la decisione giusta per sè al di là di disturbi, stranezze o altro.
Rimango a disposizione, Dott.ssa Casumaro Giada
Dr. Mauro Terracciano
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua situazione.

Capisco quanto possa essere spiazzante trovarsi in una relazione dove i comportamenti dell’altra persona sembrano difficili da comprendere o lontani dal proprio modo di sentire. È legittimo desiderare chiarezza, ma è altrettanto importante non ridurre l’altro a una diagnosi basata solo su ipotesi o percezioni personali. Ognuno ha il suo modo di essere, e a volte ciò che ci appare “strano” può avere origini diverse, non necessariamente patologiche.

Accanto a questa confusione, però, emerge anche qualcosa di prezioso da esplorare: che cosa la porta a restare in una relazione in cui non si sente amato, accolto o libero di esprimersi? Che cosa la lega, nonostante il disagio? Queste sono domande centrali, perché conoscere meglio se stessi può aiutarla a capire non solo l’altro, ma anche i propri bisogni, i propri limiti e il proprio desiderio di relazione.

Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito.
Un caro saluto,
Dott. Mauro Terracciano
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, grazie per aver condiviso con tanta sincerità una situazione sicuramente complessa, che la sta mettendo in difficoltà sia sul piano affettivo che su quello emotivo. Capisco quanto possa essere disorientante trovarsi accanto a una persona i cui comportamenti sembrano incoerenti, sfuggenti o difficili da interpretare, soprattutto in un contesto relazionale in cui ci si aspetterebbe reciprocità, comunicazione e intimità.

Dalle sue parole emerge una forte confusione e un desiderio autentico di comprendere se la persona che ha incontrato sia semplicemente diversa da lei (magari per indole, stile comunicativo o esperienze di vita) oppure se vi sia qualcosa che meriterebbe una valutazione clinica più approfondita. Tuttavia, è importante fare una precisazione fondamentale: non è possibile, né corretto, formulare ipotesi diagnostiche serie attraverso la descrizione di comportamenti riportati da terzi, per quanto dettagliati. Termini come “ritardo cognitivo”, “disturbo mentale” o “sindrome di Asperger” (oggi parte dello spettro dell’autismo) richiedono una valutazione clinica diretta, approfondita, condotta da professionisti della salute mentale specializzati, attraverso strumenti e colloqui mirati.

Detto questo, alcune caratteristiche che lei descrive (difficoltà nel contatto oculare, rigidità nei comportamenti, modalità affettive discontinue o apparentemente distaccate, comunicazione poco fluida, risposte emotive e sessuali poco sintoniche) possono effettivamente far pensare a un funzionamento atipico, che meriterebbe ascolto e approfondimento. Ma non necessariamente indicano una “patologia mentale” nel senso stretto del termine. Possono essere anche il risultato di un tratto di personalità riservato, di un passato affettivo difficile, di un vissuto traumatico o semplicemente di una visione relazionale molto distante dalla sua.

Ciò che invece è certo, ed è ciò su cui le suggerisco di focalizzarsi, è come lei si sente in questa relazione. Si descrive frustrato, non accolto, confuso e affettivamente insoddisfatto. A prescindere dalla natura delle difficoltà dell’altra persona, è fondamentale che lei possa stare in una relazione in cui si senta visto, desiderato, rispettato e in cui possa comunicare senza che i suoi dubbi vengano interpretati come accuse o minacce. Il bisogno di chiarire il tipo di legame che vi unisce, di comprendere se l’affetto è reale o meno, non è una “colpa”: è una necessità legittima. E se l’unico modo che la sua partner ha di rispondere è con la fuga o la rabbia, allora forse c’è un’incapacità (momentanea o strutturale) di sostenere un’intimità adulta e consapevole.

È ammirevole che lei voglia capire e non giudicare, che si ponga domande anziché reagire con rabbia o rifiuto. Ma in amore, come in ogni relazione significativa, è fondamentale che ci sia reciprocità nella volontà di conoscersi, di ascoltarsi e di crescere insieme. Se sente che da solo non riesce a orientarsi, potrebbe essere utile un confronto con uno psicoterapeuta, non tanto per “capire l’altro”, ma per comprendere meglio se stesso, i suoi bisogni affettivi, e i motivi per cui sta investendo tempo ed energie in un legame così sbilanciato.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Chiara Visalli
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Buon pomeriggio, comprendo tutti i Suoi dubbi ed in effetti alcune delle cose che racconta potrebbero essere dei piccoli sintomi o campanelli d'allarme. Purtroppo, però, è impossibile darle una risposta accurata, certa e veritiera senza conoscere la ragazza in questione. Potrebbe pensare e provare di suggerire a lei di rivolgersi ad uno specialista e fare una consulenza, in prima persona... Comprendo, però, che se la Sua ragazza non riconosce in sé alcun "problema" o "stranezza", allora probabilmente non sarà predisposta a chiedere aiuto... Può comunque provare a parlare apertamente con lei, circa i Suoi dubbi e le Sue preoccupazioni, e vedere cosa succede.
Se avrà bisogno di ulteriore supporto o consiglio, mi troverà a Sua disposizione.
Grazie mille per la condivisione,
Chiara Visalli - Psicologa Clinico Dinamica
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Salve, i comportamenti che descrivi: lo sguardo perso, le risposte ritardate, le rigidità, la difficoltà nel contatto emotivo e fisico, potrebbero effettivamente segnalare una condizione neurodivergente, come uno spettro autistico, ma non è possibile fare alcuna diagnosi senza una valutazione professionale diretta.
È importante, però, spostare lo sguardo: più che "capire cos’ha lei", ti invito a riflettere su come TI SENTI TU in questa relazione. Ti senti amato? Accolto? Libero di essere te stesso?

Ricorda che se in una relazione c’è dubbio, sofferenza costante e il bisogno di interpretare i comportamenti dell'altro che appaiono "alieni", la comprensione dovuta al proprio partner non può sostituire il diritto a sentirsi bene. Io credo che tu per primo avresti giovamento dall' iniziare un percorso per chiarire i tuoi bisogni e capire meglio cosa ti spinge a restare in una relazione che ti fa sentire solo.
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buongiorno, non è possibile dare risposta su una diagnosi di questa ragazza. Alcuni sintomi possono essere comuni a più quadri psicopatologici. La domanda che dovrebbe fare a se stesso, visto che non si sente amato e accolto, è: "cosa le cambierebbe avere una valutazione clinica di questa ragazza?".
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

è difficile fare delle valutazioni senza conoscere la persona da lei citata. Ad ogni modo, sarebbe opportuno si chiedesse se stare con questa persona la faccia realmente star bene oppure no. Essendo una storia cominciata da poco potrebbe pensare anche di interromperla essendo fonte di disagio.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Martina Orzi
Psicologo, Psicologo clinico
Collegno
Buongiorno. Nessun professionista può far diagnosi su una persona che non ha in carico come paziente. Diagnosi su sintomi riferiti da partner o famigliari non è possibile, non è professionale nè etico.
Ciò che crea intimità e connessione in una coppia è la comunicazione limpida e autentica. E' lecito condividere con il proprio partner dubbi e perplessità circa i comportamenti che osserviamo/viviamo nella relazione, ma con l'intento di esplorazione condivisa e curiosità (non giudizio). Possono crearsi degli spazi di dialogo e riflessione veramente preziosi. Spesso guardiamo e interpretiamo i comportamenti dell'altro sulla base di come siamo fatti noi, ma l'altro è una complessità differente. Decentrarsi significa questo ed è una competenza relazionale super utile.
"Noto che quando facciamo sesso ............Questo mi lascia perplesso e io mi sento così........Ti va se ne parliamo?"
Comunicare contribuisce a creare uno spazio relazionale sicuro, come scegliamo di comunicare con il partner fa la differenza. Però è anche molto importante che lei sappia condividere i suoi stati emotivi e mentali interni per capire cosa le smuovono queste dinamiche relazionali e affinchè la partner possa riuscire a leggerla meglio.
Rimango a sua disposizione qualora potesse esserle utile uno spazio di supporto.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Caro utente,capisco che ti senti confuso, forse anche frustrato, e stai cercando di dare un senso a comportamenti che ti risultano difficili da comprendere.
È importante però fare una premessa: diagnosticare una persona, soprattutto da fuori, non è possibile né corretto, e parole come "ritardata" o “problemi mentali” rischiano di essere offensive, anche se non è tua intenzione. È giusto voler capire, ma farlo con rispetto è fondamentale.Detto questo, i comportamenti che descrivi – come la difficoltà a sostenere una conversazione fluida, la necessità di schemi e orari precisi, la comunicazione affettiva altalenante o la scarsa espressività emotiva – potrebbero effettivamente far pensare a tratti legati allo spettro autistico, o comunque a una modalità relazionale atipica. Ma solo un professionista che la conosce direttamente può fare una valutazione.
Quello che però puoi (e devi) valutare è come ti senti tu in questa relazione. Da quello che scrivi, ti senti spesso non accolto, non ascoltato, poco amato… e questo è un segnale da non sottovalutare. Indipendentemente dalle eventuali difficoltà di lei, hai diritto a stare in una relazione dove ti senti rispettato, visto e compreso.
Forse il punto non è tanto “che cosa ha lei”, ma “questa relazione ti fa bene?”.
Se sei spesso confuso, in ansia, o insicuro… forse è il momento di fermarti e riflettere su cosa cerchi davvero in un legame.
Ti incoraggio a non restare da solo in questo dubbio. Anche un breve confronto con uno psicologo può aiutarti a rimettere ordine tra pensieri, aspettative e paure. Non per giudicare lei, ma per ascoltare te stesso meglio.

Un caro saluto
Dott.ssa Federica Battista
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile paziente,
Capisco molto bene la sua confusione e il bisogno di capire cosa sta succedendo. Tuttavia, è importante chiarire che non è mai possibile fare diagnosi né tramite un post online né basandosi sul racconto di terzi, perché servono valutazioni dirette e approfondite.

Al di là di un’eventuale diagnosi della ragazza, però, è fondamentale che lei si chieda se questa relazione la fa sentire rispettato, accolto e a suo agio. Se sente di non essere corrisposto o compreso, è legittimo fermarsi e riflettere su cosa desidera davvero in un rapporto.
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Capisco bene il tuo disorientamento e la frustrazione che stai provando. Ti trovi davanti a una ragazza che ti attrae ma che mostra comportamenti e modi di relazionarsi che ti lasciano perplesso, e stai cercando di dare un senso a ciò che osservi. È naturale chiedersi se ci sia “qualcosa che non va”, ma è importante essere molto cauti: non è possibile, né corretto, fare una diagnosi da fuori e soprattutto in una relazione affettiva non spetta a te etichettare o stabilire se ci siano disturbi cognitivi o di altro tipo.

Quello che descrivi – lo sguardo perso, il ridere da sola, le difficoltà a mantenere l’attenzione, la rigidità nelle abitudini e nelle interazioni, le dimenticanze, la modalità particolare di vivere la sessualità – possono avere molte spiegazioni diverse, che vanno da semplici tratti caratteriali a situazioni di ansia, insicurezza, vissuti personali, fino ad eventuali condizioni cliniche. Ma senza una valutazione diretta da parte di un professionista qualificato, non è possibile dare risposte certe.

La cosa più rilevante qui è come ti senti tu dentro questo rapporto: parli di non sentirti amato né accolto, di avere la sensazione che manchi intimità vera, di vivere dubbi continui sul fatto che lei sia davvero coinvolta. Questo è già un segnale importante: indipendentemente da eventuali spiegazioni sul suo funzionamento, tu stai sperimentando dolore, confusione e una mancanza di reciprocità.

Puoi partire da qui: chiederti cosa desideri davvero in una relazione, cosa ti fa sentire amato e valorizzato, e se questo rapporto te lo sta offrendo. Al di là delle possibili etichette, hai diritto a una relazione in cui sentirti rispettato e accolto, non solo tenuto a distanza o messo in confusione.

Se la tua ragazza avesse effettivamente delle fragilità psicologiche o cognitive, non spetta a te diagnosticarle, ma decidere se sei disposto ad accettare i suoi limiti e stare al suo fianco, oppure se per te questa relazione diventa troppo faticosa e insoddisfacente.

Dott.ssa De Pretto
Dott. Damiano Maccarri
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentil.ssimo,
È chiaro, dalla tua descrizione, che ci sono delle evidenti problematiche in lei. Ora, fare una diagnosi da una semplice descrizione - per quanto possa essere dettagliata, e lo è abbastanza - sarebbe utile fino ad un certo punto. Mi spiego meglio. Queste sue rigidità caratteriali, le stereotipie (schematismo nella vita sessuale, nel quotidiano, ecc.), l'evidente difficoltà ad aprirsi, ad una comunicazione intima basata sui sentimenti (che è assolutamente imprescindibile in un rapporto gratificante), per non parlare delle dinamiche stesse di avvicinamento-allontanamento, le bizzarrie caratteriali e così via, minano la tua volontà di continuare la vostra relazione e di investire su di essa speranze ed energie.
Quindi, dal mio modesto punto di vista, sapere che lei soffra di autismo o di un disturbo dello spettro schizofrenico, o di altre forme di patologia mentale, non ti è utile. Non cambia nulla riguardo ai tuoi bisogni relazionali, che non sono soddisfatti a prescindere dalla diagnosi. Tieni in considerazione che ci sono numerosissimi esempi di relazioni durature in coppie dove uno dei due ha una patologia mentale grave. Questo non inficia - di per sé - l'avere una relazione soddisfacente o addirittura una famiglia.
Quindi non è l'avere la certezza della diagnosi a cambiare qualcosa, quando c'è amore, rispetto, comunicazione e una visione condivisa del proprio futuro.

Almeno questi tre elementi, nella tua relazione, ci sono?
Da quello che mi sembra di aver capito, assolutamente no. Hai molti dubbi, vorresti che la relazione continuasse ma non sai cosa fare, come comportarti, come prenderla. E questo non ti fa avere una prospettiva fiduciosa sul futuro.
Allora, secondo me, dovresti chiederti non tanto se vuoi davvero o no continuare la relazione - perché semplicemente non sai se ci sono dei margini di miglioramento, magari con l'aiuto di un terapeuta - ma piuttosto se lei è disposta a investire nella vostra relazione con una terapia di coppia. Io non mi occupo di terapie di coppia perché non è il mio ambito elettivo e non ho una specializzazione in questo campo, tuttavia ritengo che sia la cosa più utile per voi. Se riuscite a trovare una maggior armonia facendovi aiutare da un professionista, se entrambi pensate che ne vale la pena - se entrambi siete disposti a mettevi in gioco un po' di più - allora ci potrebbero essere margini di successo. Altrimenti, il mio parere è quello di dare la priorità alle tue esigenze in un rapporto, anche se questo può voler dire troncare una relazione che non sembra dare prospettive di felicità

Un sincero saluto,
Dott. Damiano Maccarri

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