Salve dottori io sono un ragazzo giovane di 23 anni e ho un ansia che mi assale alle volte viene di
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Salve dottori io sono un ragazzo giovane di 23 anni e ho un ansia che mi assale alle volte viene di punto in bianco altre volte si placa e molte volte è abbastanza costante io lavoro come operaio da 2 anni e non parlo con nessuno ho subito bullismo prolungato litigi in famiglia in passato con scoppi d' ira ma la cosa è di 5 6 anni fa a 18 anni comincio a bere sviluppo una dipendenza psicologica che porto avanti fino ad ora praticamente negli ultimi tempi bevo e perdo sempre il controllo avevo smesso 40 giorni ma notai che avevo questa forma d ansia ogni tanto lo sento appena mi sveglio dal letto ora sto smettendo ancora da solo e saranno 2 settimane e mezzo che non bevo e sono convinto di riuscire da solo perché ho cambiato prospettiva mentale riguardo a questo e alle volte precedenti per altro soffro molto di solitudine il che non mi aiuta perché ho abbandonato amici che non lo erano perché mi trattavano male e ci ho messo molto tempo gli attacchi di ira che avevo comunque sono una cosa che è normale più o meno in un ragazzino di 16 anni ma io reagivo in maniera anormale perché mi sono capitate delle cose molto brutte in un periodo che non vorrei dire sono poi bloccato in un lavoro che mi piace abbastanza ma non mi piace l ambiente ora mi sto allenando parecchio in questi giorni per mantenermi in forma anche se dopo anni di abusi alcolici ho preso un po di chili e mi è sempre piaciuto allenarmi ma certamente l ho un po trascurato a volte e una volta che lavoro e mi alleno poi mi sento come se mancasse una cerchia sociale o una relazione sono sempre stato testardo a non farmi aiutare un po per vergogna un po perché ho paura ma non so neanche io di cosa forse di aprirmi a questa esperienza
Buongiorno, comprendo la difficoltà che descrive nel dover richiedere aiuto. E' certamente ammirevole il fatto che provi a risolvere le sue problematiche da solo, purtroppo però a volte questo non basta. Utilizzi tutta la sua motivazione per intraprendere un percorso psicologico e vedrà che potrà migliorare la qualità della sua vita. Se avesse bisogno sono a sua disposizione in presenza o online, per una terapia di tipo relazionale integrata, con il supporto di varie tecniche personalizzate in base al paziente, ai suoi bisogni ed obiettivi con evidenza scientifica. Dott.ssa Susanna Scainelli
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Buongiorno,
Vorrei intanto rinforzarle che il suo aprirsi rispetto alle sue difficoltà è già un atto di coraggio e che le difficoltà che brevemente descrive sembrano complesse e risalenti anche a molto tempo fa. E' difficile rispondere brevemente in un commento e non sarebbe nemmeno corretto, le suggerisco di intraprendere un percorso di psicoterapia per poter affrontare, accompagnato, i nodi cruciali della sua esperienza di vita, soprattutto relazionale e affettiva, che possono condizionarci nella vita di tutti i giorni.
Posso però dirle che l'ansia non è sua "nemica", piuttosto una risposta fisiologica, uno strumento dell'essere umano per poter difendersi da minacce e pericoli (anche solo percepiti come tali). Potrebbe essere utile approfondire, con un terapeuta, la propria ansia e le paure che la muovono, ascoltando le sue ragioni. Inoltre, spesso si beve per "Non ricordare", piuttosto che per dimenticare e in qualche modo il bere può diventare uno strumento di "automedicazione", che funziona nell'immediato, ma ci danneggia a lungo termine. E' chiaro che sta cercando di risollevarsi in tutti i modi, ma che le è difficile pensare di chiedere aiuto a qualcuno, probabilmente mosso da valide ragioni. Tuttavia, le auguro di trovare la forza di aprirsi a se stesso e in una relazione terapeutica, per poter accedere a tutte le risorse che possiede e che, nonostante gli eventi avversi di cui accenna, l'hanno portata fin qui. Le relazioni feriscono e le relazioni curano.
Cordiali Saluti,
Giulia Simone
Vorrei intanto rinforzarle che il suo aprirsi rispetto alle sue difficoltà è già un atto di coraggio e che le difficoltà che brevemente descrive sembrano complesse e risalenti anche a molto tempo fa. E' difficile rispondere brevemente in un commento e non sarebbe nemmeno corretto, le suggerisco di intraprendere un percorso di psicoterapia per poter affrontare, accompagnato, i nodi cruciali della sua esperienza di vita, soprattutto relazionale e affettiva, che possono condizionarci nella vita di tutti i giorni.
Posso però dirle che l'ansia non è sua "nemica", piuttosto una risposta fisiologica, uno strumento dell'essere umano per poter difendersi da minacce e pericoli (anche solo percepiti come tali). Potrebbe essere utile approfondire, con un terapeuta, la propria ansia e le paure che la muovono, ascoltando le sue ragioni. Inoltre, spesso si beve per "Non ricordare", piuttosto che per dimenticare e in qualche modo il bere può diventare uno strumento di "automedicazione", che funziona nell'immediato, ma ci danneggia a lungo termine. E' chiaro che sta cercando di risollevarsi in tutti i modi, ma che le è difficile pensare di chiedere aiuto a qualcuno, probabilmente mosso da valide ragioni. Tuttavia, le auguro di trovare la forza di aprirsi a se stesso e in una relazione terapeutica, per poter accedere a tutte le risorse che possiede e che, nonostante gli eventi avversi di cui accenna, l'hanno portata fin qui. Le relazioni feriscono e le relazioni curano.
Cordiali Saluti,
Giulia Simone
Ciao,
intanto grazie per aver condiviso con tanta onestà il tuo vissuto. Hai già fatto molto, e da quello che scrivi si capisce che stai cercando di reagire con forza e determinazione. Il fatto che tu stia smettendo di bere, che ti stia allenando e stia riflettendo sul tuo passato, sono segnali molto positivi: significa che hai già attivato delle risorse interne importanti.
Detto questo, è altrettanto comprensibile che ansia, solitudine e ferite passate possano riaffiorare, soprattutto nei momenti in cui cerchi di cambiare abitudini profonde. Quando si smette di usare l’alcol come regolatore emotivo, è normale che riemergano stati d’animo che prima venivano “anestetizzati”.
La tua testardaggine può essere un punto di forza, ma anche un limite se ti tiene lontano da un aiuto concreto. Aprirsi a una psicoterapia non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio: significa dare un posto alle tue emozioni e imparare a viverle senza esserne travolto. Un percorso cognitivo-comportamentale, ad esempio, ti aiuterebbe a lavorare sull’ansia, sulle esperienze traumatiche passate e sulla costruzione di relazioni più sane, anche con te stesso.
Hai già fatto un passo enorme: ammettere che qualcosa ti manca e voler cambiare. Ora il passo successivo potrebbe essere quello di affrontare queste difficoltà non più da solo.
Un caro saluto,
Dott. Jacopo Modoni
intanto grazie per aver condiviso con tanta onestà il tuo vissuto. Hai già fatto molto, e da quello che scrivi si capisce che stai cercando di reagire con forza e determinazione. Il fatto che tu stia smettendo di bere, che ti stia allenando e stia riflettendo sul tuo passato, sono segnali molto positivi: significa che hai già attivato delle risorse interne importanti.
Detto questo, è altrettanto comprensibile che ansia, solitudine e ferite passate possano riaffiorare, soprattutto nei momenti in cui cerchi di cambiare abitudini profonde. Quando si smette di usare l’alcol come regolatore emotivo, è normale che riemergano stati d’animo che prima venivano “anestetizzati”.
La tua testardaggine può essere un punto di forza, ma anche un limite se ti tiene lontano da un aiuto concreto. Aprirsi a una psicoterapia non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio: significa dare un posto alle tue emozioni e imparare a viverle senza esserne travolto. Un percorso cognitivo-comportamentale, ad esempio, ti aiuterebbe a lavorare sull’ansia, sulle esperienze traumatiche passate e sulla costruzione di relazioni più sane, anche con te stesso.
Hai già fatto un passo enorme: ammettere che qualcosa ti manca e voler cambiare. Ora il passo successivo potrebbe essere quello di affrontare queste difficoltà non più da solo.
Un caro saluto,
Dott. Jacopo Modoni
Grazie per aver condiviso una parte così personale e delicata della sua storia. Già il solo fatto di scrivere queste parole e cercare un confronto rappresenta un atto di coraggio e consapevolezza molto importante. Lei ha raccontato in modo molto lucido una serie di esperienze che, nel loro insieme, spiegano il disagio che oggi sente: la solitudine, la difficoltà nelle relazioni, gli episodi di bullismo e i conflitti familiari, la dipendenza dall’alcol, e ora anche questa ansia che a volte arriva come un’ondata improvvisa, a volte rimane come un sottofondo costante. Vorrei partire da un punto che mi sembra fondamentale: lei sta già facendo molto per sé stesso. Il fatto che abbia interrotto l’alcol da solo per due settimane e mezzo, e che abbia già avuto una precedente astinenza di quaranta giorni, dimostra che possiede una forza interiore significativa. Il cambiamento di prospettiva di cui parla è un elemento centrale in un percorso cognitivo-comportamentale: i nostri pensieri, le nostre convinzioni e il significato che attribuiamo agli eventi influenzano profondamente il nostro modo di stare nel mondo, e quando iniziamo a modificare quei pensieri in modo più funzionale, cambiano anche le emozioni e i comportamenti. Tuttavia, capisco bene la sensazione che lei descrive: nonostante il lavoro, l’allenamento, il tentativo di tenere insieme i pezzi della sua vita, sembra che qualcosa manchi. Questa “mancanza” spesso coincide con un bisogno profondo di connessione, di condivisione, di essere visti e accettati per ciò che si è. È assolutamente normale sentire il peso della solitudine quando ci si è allontanati da persone che facevano male, ma non si è ancora trovata una rete di rapporti nuovi, più sani e più autentici. L’ansia di cui parla, che talvolta si manifesta appena sveglio o compare all’improvviso, può essere una risposta appresa del corpo e della mente a una situazione percepita come incerta o minacciosa. In particolare, dopo anni di tensioni emotive, traumi relazionali e l’uso dell’alcol come strategia di “coping”, è possibile che il suo sistema nervoso si sia abituato a vivere in uno stato di iperattivazione. Questo significa che anche quando apparentemente “non c’è nulla”, il corpo continua a restare in allerta. Un percorso cognitivo-comportamentale potrebbe aiutarla proprio a lavorare su questi meccanismi, insegnandole strumenti concreti per riconoscere e regolare l’ansia, per comprendere meglio i suoi pensieri automatici, per affrontare gradualmente le emozioni evitanti e rafforzare quelle aree della sua vita che oggi sente più fragili. Capisco anche la sua esitazione nel chiedere aiuto: spesso si tratta di un misto tra paura di essere giudicati, di sembrare deboli, e timore di entrare in contatto con parti di sé che si sono cercate di tenere a distanza. Ma posso dirle con sincerità che aprirsi a un percorso psicologico non significa essere fragili, ma prendersi cura di sé in modo profondo. È un passo che richiede forza, non debolezza. Lei ha già fatto la parte più difficile: ha riconosciuto un bisogno e lo ha messo in parole. Da lì in avanti si tratta solo di costruire, insieme a qualcuno che possa accompagnarla senza giudicare, con rispetto e competenza. Le auguro di continuare questo percorso di crescita e cambiamento con la stessa determinazione che ha già dimostrato. E se dovesse decidere di farsi affiancare in questo cammino, sappia che ne vale la pena. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile Utente,
Ci sono tantissime persone che stanno attraversando dei problemi simili al suo ed è davvero ammirevole il fatto che lei stia cercando di aprirsi e, in qualche modo, chiedere aiuto.
Da questo tipo di difficoltà, per quanto sembri di lunga durata, si può uscire, e a quanto pare lei il primo passo già lo sta facendo: sta prendendo coscienza che tali comportamenti le possono nuocere.
Mi sento di consigliarle di continuare a chiedere aiuto: magari con un percorso psicoterapeutico, rivolgersi ad un gruppo di aiuto aiuto o, se proprio all'inizio non se la sente di intraprendere questo tipo di percorso, semplicemente leggersi qualche libro o audiolibro self-help facilmente reperibile.
L'importante è riflettere sempre più a lungo e cercare di andare sempre più a fondo senza mai perdere di vista l'obiettivo centrale, LEI e il suo benessere.
Le auguro di trovare la forza di continuare a fare tutto ciò.
Cordiali saluti.
Dottoressa N.Baetu
Ci sono tantissime persone che stanno attraversando dei problemi simili al suo ed è davvero ammirevole il fatto che lei stia cercando di aprirsi e, in qualche modo, chiedere aiuto.
Da questo tipo di difficoltà, per quanto sembri di lunga durata, si può uscire, e a quanto pare lei il primo passo già lo sta facendo: sta prendendo coscienza che tali comportamenti le possono nuocere.
Mi sento di consigliarle di continuare a chiedere aiuto: magari con un percorso psicoterapeutico, rivolgersi ad un gruppo di aiuto aiuto o, se proprio all'inizio non se la sente di intraprendere questo tipo di percorso, semplicemente leggersi qualche libro o audiolibro self-help facilmente reperibile.
L'importante è riflettere sempre più a lungo e cercare di andare sempre più a fondo senza mai perdere di vista l'obiettivo centrale, LEI e il suo benessere.
Le auguro di trovare la forza di continuare a fare tutto ciò.
Cordiali saluti.
Dottoressa N.Baetu
Buongiorno,
grazie per aver condiviso il suo vissuto con così tanta sincerità. Dal suo racconto emerge un senso di solitudine e una storia di vita molto faticosa, sia dal punto di vista familiare che sociale e lavorativo.
Riconoscere di avere una dipendenza e avere la volontà di cambiare prospettiva è un passo importante e ammirevole all’interno di un processo di cambiamento.
È comprensibile provare timore all’idea di chiedere aiuto e raccontare aspetti così personali e dolorosi. Tuttavia, affrontare un percorso con un professionista potrebbe offrirle uno spazio sicuro di ascolto e cura, in cui comprendere e affrontare le difficoltà attuali ed elaborare il passato, dando un nuovo senso a ciò che ha vissuto.
Resto a disposizione, saluti. Dott.ssa Elena Dati
grazie per aver condiviso il suo vissuto con così tanta sincerità. Dal suo racconto emerge un senso di solitudine e una storia di vita molto faticosa, sia dal punto di vista familiare che sociale e lavorativo.
Riconoscere di avere una dipendenza e avere la volontà di cambiare prospettiva è un passo importante e ammirevole all’interno di un processo di cambiamento.
È comprensibile provare timore all’idea di chiedere aiuto e raccontare aspetti così personali e dolorosi. Tuttavia, affrontare un percorso con un professionista potrebbe offrirle uno spazio sicuro di ascolto e cura, in cui comprendere e affrontare le difficoltà attuali ed elaborare il passato, dando un nuovo senso a ciò che ha vissuto.
Resto a disposizione, saluti. Dott.ssa Elena Dati
salve
Non c'è dubbio che siamo presenti ad una forma di Dipendenza di tipo patologico non lo sò ; per determinarlo bisognerebbe che lei si rivolga ad uno specialista il quale attraverso un colloquio Clinico e con l'aiuto dei Test di valutazione potrebbe emettere o no una diagnosi.
Riguardo la vergogna questo è un aspetto che in sede di terapia sarà affrontato spero nel migliore dei modi
Grazie per aver scelto MioDottore
Non c'è dubbio che siamo presenti ad una forma di Dipendenza di tipo patologico non lo sò ; per determinarlo bisognerebbe che lei si rivolga ad uno specialista il quale attraverso un colloquio Clinico e con l'aiuto dei Test di valutazione potrebbe emettere o no una diagnosi.
Riguardo la vergogna questo è un aspetto che in sede di terapia sarà affrontato spero nel migliore dei modi
Grazie per aver scelto MioDottore
Buongiorno, le consiglio un percorso psicologico che l'aiuti nella gestione dell'ansia e delle dipendenze. Cordiali saluti.
Buonasera!
Complimenti per la forza di volontà e la capacità di introspezione!
Ad ogni modo le consiglierei di rivolgersi ad uno/a psicologo/a per affrontare al meglio questo periodo e ciò che le causa ansia e stress. Iniziare una psicoterapia può darle la possibilità di sfruttare al meglio le sue risorse e trovarne di nuove.
In bocca al lupo!
Complimenti per la forza di volontà e la capacità di introspezione!
Ad ogni modo le consiglierei di rivolgersi ad uno/a psicologo/a per affrontare al meglio questo periodo e ciò che le causa ansia e stress. Iniziare una psicoterapia può darle la possibilità di sfruttare al meglio le sue risorse e trovarne di nuove.
In bocca al lupo!
Salve, la situazione che descrivi evidenzia diverse difficoltà legate all'ansia, alla dipendenza e alla solitudine. È comprensibile che il passato, con esperienze traumatiche come il bullismo e i conflitti familiari, possa avere un impatto duraturo sulla tua vita emotiva e sulle tue reazioni. La dipendenza dall'alcol e gli episodi di perdita di controllo sono segnali importanti che non vanno sottovalutati, soprattutto se associati a difficoltà come l'ansia e la solitudine. È positivo che tu stia cercando di smettere e stia facendo un cambiamento nella tua vita, ma è anche importante riconoscere che il percorso verso il benessere emotivo e psicologico può richiedere supporto.
In questi casi, è utile lavorare con uno specialista che possa aiutarti a gestire meglio le emozioni, affrontare il passato e supportarti nel processo di recupero. Sarebbe utile e consigliato approfondire queste problematiche rivolgendosi a uno specialista che possa fornirti il supporto psicologico necessario per affrontare questa fase della tua vita.
DOTTORESSA SILVIA PARISI PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
In questi casi, è utile lavorare con uno specialista che possa aiutarti a gestire meglio le emozioni, affrontare il passato e supportarti nel processo di recupero. Sarebbe utile e consigliato approfondire queste problematiche rivolgendosi a uno specialista che possa fornirti il supporto psicologico necessario per affrontare questa fase della tua vita.
DOTTORESSA SILVIA PARISI PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
Gentile Utente,
la ringrazio per aver condiviso con sincerità la sua storia. Ha attraversato momenti molto difficili e, nonostante tutto, è riuscito a prendere decisioni importanti, come interrompere l’uso di alcol: questo è un grande passo, di cui può andare fiero.
Comprendo quanto possa essere faticoso convivere con l’ansia, la solitudine e il bisogno di relazioni autentiche. Proprio per questo, le consiglierei di valutare l’inizio di un percorso psicologico: uno spazio protetto dove poter dare ordine ai pensieri e trovare strategie per affrontare il disagio con l’aiuto di una figura professionale. Capisco anche la fatica ad aprirsi e la paura nel chiedere aiuto: sono sentimenti comuni, soprattutto quando si è abituati a cavarsela da soli. Ma proprio in questo coraggio di lasciarsi accompagnare può esserci l'inizio di un cambiamento profondo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Alice Brichetto
la ringrazio per aver condiviso con sincerità la sua storia. Ha attraversato momenti molto difficili e, nonostante tutto, è riuscito a prendere decisioni importanti, come interrompere l’uso di alcol: questo è un grande passo, di cui può andare fiero.
Comprendo quanto possa essere faticoso convivere con l’ansia, la solitudine e il bisogno di relazioni autentiche. Proprio per questo, le consiglierei di valutare l’inizio di un percorso psicologico: uno spazio protetto dove poter dare ordine ai pensieri e trovare strategie per affrontare il disagio con l’aiuto di una figura professionale. Capisco anche la fatica ad aprirsi e la paura nel chiedere aiuto: sono sentimenti comuni, soprattutto quando si è abituati a cavarsela da soli. Ma proprio in questo coraggio di lasciarsi accompagnare può esserci l'inizio di un cambiamento profondo.
Un caro saluto,
Dott.ssa Alice Brichetto
Buonasera, nelle sue parole leggo tanta sofferenza. Sicuramente un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla, se non altro a cominciare ad affrontare le cose non più solo.
Gentile utente, mi sembra di capire che dopo un periodo di dipendenza dal quale pensava di poter uscire, ora ha trovato da 15 giorni il modo di smettere da solo ma sente un profondo senso di vuoto e solitudine intorno. come immagina, non possiamo fare tutto da soli.
smettere di bere, cominciare ad allenarsi, cambiare mentalità… sono segnali importanti di un desiderio di rinascita, di cambiamento.
Quello che descrive – l’ansia, la solitudine, la rabbia passata, l’aver subito bullismo, la difficoltà a fidarsi – non sono segnali di debolezza, ma sono ferite che ancora oggi possono far sentire il peso. E sì, è normale sentirsi in difficoltà quando ci si sente soli, senza una rete amicale o affettiva su cui contare.
Aprirsi all’idea di chiedere aiuto fa paura, soprattutto quando si è sempre stati abituati a cavarsela da soli, ma è proprio in questa apertura che può iniziare un cambiamento profondo, quello che non si fa più “da soli” ma insieme a qualcuno che ascolta, comprende e accompagna.
Hai già fatto un grande passo scrivendo qui. le consiglio di continuare a chiedere aiuto, per esempio a uno psicologo, ce ne sono vari e con varie modalità e può trovare facilmente qualcuno con cui parlare condividere questo peso
Un caro saluto,
smettere di bere, cominciare ad allenarsi, cambiare mentalità… sono segnali importanti di un desiderio di rinascita, di cambiamento.
Quello che descrive – l’ansia, la solitudine, la rabbia passata, l’aver subito bullismo, la difficoltà a fidarsi – non sono segnali di debolezza, ma sono ferite che ancora oggi possono far sentire il peso. E sì, è normale sentirsi in difficoltà quando ci si sente soli, senza una rete amicale o affettiva su cui contare.
Aprirsi all’idea di chiedere aiuto fa paura, soprattutto quando si è sempre stati abituati a cavarsela da soli, ma è proprio in questa apertura che può iniziare un cambiamento profondo, quello che non si fa più “da soli” ma insieme a qualcuno che ascolta, comprende e accompagna.
Hai già fatto un grande passo scrivendo qui. le consiglio di continuare a chiedere aiuto, per esempio a uno psicologo, ce ne sono vari e con varie modalità e può trovare facilmente qualcuno con cui parlare condividere questo peso
Un caro saluto,
Buonasera, l’ansia è alla base di qualsiasi psicopatologia ed è la patologia del controllo.. cosa non riesce a lasciar andare? Le consiglio un percorso di psicoterapia.
Un cordiale saluto. Dottoressa Versari.
Un cordiale saluto. Dottoressa Versari.
Buongiorno, grazie per il messaggio.
Mi rendo conto che questa non sia la sede migliore per approfondire e comunque lei è stato bravo a riassumere un po' quella che è la sua storia di modo da proporre un quadro abbastanza esaustivo.
S'intravede in lei un senso di consapevolezza su ciò che sente e che vive ed è evidente che ci sia in lei questa volontà di rialzarsi e di capire eventualmente come poter fare. Mi sentirei di dirle, assolutamente, di assecondare questa sua parte. Anche se fosse minima, non importa. Cerchi di darle ascolto e di intraprendere un percorso che la possa davvero aiutare, individuando risposte e strategie a lei funzionali. In questo modo può avvicinarsi sempre di più agli obiettivi di cui sta parlando.
Resto a disposizione, grazie ancora. Buona giornata!
Mi rendo conto che questa non sia la sede migliore per approfondire e comunque lei è stato bravo a riassumere un po' quella che è la sua storia di modo da proporre un quadro abbastanza esaustivo.
S'intravede in lei un senso di consapevolezza su ciò che sente e che vive ed è evidente che ci sia in lei questa volontà di rialzarsi e di capire eventualmente come poter fare. Mi sentirei di dirle, assolutamente, di assecondare questa sua parte. Anche se fosse minima, non importa. Cerchi di darle ascolto e di intraprendere un percorso che la possa davvero aiutare, individuando risposte e strategie a lei funzionali. In questo modo può avvicinarsi sempre di più agli obiettivi di cui sta parlando.
Resto a disposizione, grazie ancora. Buona giornata!
Grazie per aver trovato il coraggio di scrivere tutto questo. Quello che hai condiviso non è facile da dire, eppure sei riuscito a raccontare con sincerità profonda ciò che vivi: ansia, solitudine, una dipendenza, esperienze difficili del passato, e allo stesso tempo una forte volontà di migliorare e una sensibilità che merita rispetto.
Partiamo da una cosa molto importante: non sei solo, anche se in questo momento puoi sentirti tale. E il fatto che tu stia affrontando tutto questo da solo da così tanto tempo dice molto della tua forza. Ma anche le persone forti, a volte, hanno bisogno di qualcuno che le aiuti a portare il peso.
L’ansia di cui parli — che arriva all’improvviso o che resta lì, costante — può essere una risposta del tuo corpo e della tua mente a tutto quello che hai vissuto. Quando si cresce in ambienti conflittuali, si subisce bullismo, si affrontano traumi o abbandoni, è normale sviluppare meccanismi di difesa come l’ipercontrollo, l’evitamento, o anche il rifugiarsi in qualcosa che dia un sollievo momentaneo, come l’alcol. Ma questi meccanismi, col tempo, ci tolgono più di quanto ci diano.
E tu lo hai capito. Lo dimostra il fatto che hai smesso di bere da due settimane e mezzo, che ti stai allenando, che vuoi riprenderti. Sono segnali di cambiamento importantissimi, e non vanno ignorati. Hai già fatto il primo passo più difficile: guardare in faccia la realtà senza mentire a te stesso.
Quello che manca, come dici tu, è una rete. Una cerchia di persone vere, sicure, che non ti feriscano. E forse anche una relazione terapeutica, cioè uno spazio sicuro dove tu possa finalmente alleggerirti, parlare, ricostruire. Hai detto di essere sempre stato testardo a non farti aiutare, ma da come scrivi si sente che qualcosa dentro di te sta già chiedendo un contatto, una connessione.
Aprirsi fa paura, soprattutto quando per troppo tempo si è stati giudicati o non compresi. Ma aprirsi con le persone giuste non ti indebolirà: ti libererà. La vergogna non è tua, è un peso che ti hanno messo addosso gli altri — chi ti ha fatto del male, chi ti ha fatto sentire sbagliato per essere te stesso.
Se potessi dirti una sola cosa, sarebbe questa: meriti ascolto, e puoi iniziare da adesso. Una terapia può aiutarti a dare senso a tutto ciò che hai vissuto, a gestire meglio l’ansia, a ricostruire relazioni, e a riscoprire chi sei, oltre le ferite.
Non stai esagerando. Stai solo iniziando a prenderti cura di te.
Un abbraccio
Dott.ssa Lucrezia Navarra
Partiamo da una cosa molto importante: non sei solo, anche se in questo momento puoi sentirti tale. E il fatto che tu stia affrontando tutto questo da solo da così tanto tempo dice molto della tua forza. Ma anche le persone forti, a volte, hanno bisogno di qualcuno che le aiuti a portare il peso.
L’ansia di cui parli — che arriva all’improvviso o che resta lì, costante — può essere una risposta del tuo corpo e della tua mente a tutto quello che hai vissuto. Quando si cresce in ambienti conflittuali, si subisce bullismo, si affrontano traumi o abbandoni, è normale sviluppare meccanismi di difesa come l’ipercontrollo, l’evitamento, o anche il rifugiarsi in qualcosa che dia un sollievo momentaneo, come l’alcol. Ma questi meccanismi, col tempo, ci tolgono più di quanto ci diano.
E tu lo hai capito. Lo dimostra il fatto che hai smesso di bere da due settimane e mezzo, che ti stai allenando, che vuoi riprenderti. Sono segnali di cambiamento importantissimi, e non vanno ignorati. Hai già fatto il primo passo più difficile: guardare in faccia la realtà senza mentire a te stesso.
Quello che manca, come dici tu, è una rete. Una cerchia di persone vere, sicure, che non ti feriscano. E forse anche una relazione terapeutica, cioè uno spazio sicuro dove tu possa finalmente alleggerirti, parlare, ricostruire. Hai detto di essere sempre stato testardo a non farti aiutare, ma da come scrivi si sente che qualcosa dentro di te sta già chiedendo un contatto, una connessione.
Aprirsi fa paura, soprattutto quando per troppo tempo si è stati giudicati o non compresi. Ma aprirsi con le persone giuste non ti indebolirà: ti libererà. La vergogna non è tua, è un peso che ti hanno messo addosso gli altri — chi ti ha fatto del male, chi ti ha fatto sentire sbagliato per essere te stesso.
Se potessi dirti una sola cosa, sarebbe questa: meriti ascolto, e puoi iniziare da adesso. Una terapia può aiutarti a dare senso a tutto ciò che hai vissuto, a gestire meglio l’ansia, a ricostruire relazioni, e a riscoprire chi sei, oltre le ferite.
Non stai esagerando. Stai solo iniziando a prenderti cura di te.
Un abbraccio
Dott.ssa Lucrezia Navarra
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso in modo così sincero e coraggioso un pezzo del suo percorso. Dalle sue parole emerge chiaramente una grande forza interiore e una volontà concreta di cambiamento, nonostante le difficoltà vissute nel passato e quelle che ancora oggi si trova ad affrontare.
Ha attraversato situazioni complesse e dolorose: il bullismo, i conflitti familiari, la solitudine, l’uso dell’alcol come rifugio, la fatica a costruire relazioni sane. Eppure oggi è qui a raccontare non solo la sofferenza, ma anche la decisione di smettere di bere, la voglia di prendersi cura del corpo, la consapevolezza di cosa non le fa bene e il desiderio di qualcosa di diverso e più autentico per sé. Questo è un passaggio fondamentale, e non è affatto scontato.
L’ansia che descrive può essere letta anche come un segnale che qualcosa dentro di lei ha bisogno di attenzione, di ascolto profondo. Quando per anni ci si porta dietro ferite emotive importanti, a volte il corpo e la mente cominciano a manifestare quel disagio in forme che sembrano arrivare “di punto in bianco”, come ci racconta. Ma in realtà quelle emozioni sono lì da tempo, magari silenziate, e ora chiedono spazio.
Il fatto che lei stia affrontando l’astinenza dall’alcol e stia riflettendo sul proprio passato, sui comportamenti e sulle emozioni, è un atto di grande responsabilità verso se stesso. Tuttavia, ci sono aspetti che difficilmente si possono portare avanti da soli, non per mancanza di forza, ma perché certe ferite – come quelle legate alla solitudine, alla rabbia accumulata, alla difficoltà nel costruire legami – richiedono uno spazio protetto e un supporto competente per essere elaborate in profondità.
Capisco la sua paura e anche la vergogna che può aver sentito. Sono sentimenti comuni, soprattutto quando si è sempre stati abituati a cavarsela da soli. Ma chiedere aiuto non è segno di debolezza: è il primo passo verso una maggiore libertà interiore. Aprirsi a una relazione terapeutica significa concedersi l’opportunità di essere visti per quello che si è davvero, senza giudizio, in uno spazio in cui le sue emozioni possono finalmente trovare senso e direzione.
È comprensibile che senta la mancanza di una rete sociale, e questo può accrescere il senso di vuoto nonostante gli sforzi. Una psicoterapia ben orientata, anche con un approccio integrato e basato sulle evidenze, potrebbe aiutarla non solo a gestire l’ansia e consolidare l’astinenza dall’alcol, ma anche a rafforzare la sua identità, costruire nuovi modi di stare nel mondo e, col tempo, relazioni più sane e appaganti.
Lei ha già iniziato questo percorso, dentro di sé. E se decidesse di farsi accompagnare, potrebbe scoprire risorse ancora più grandi di quelle che ha già dimostrato.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Ha attraversato situazioni complesse e dolorose: il bullismo, i conflitti familiari, la solitudine, l’uso dell’alcol come rifugio, la fatica a costruire relazioni sane. Eppure oggi è qui a raccontare non solo la sofferenza, ma anche la decisione di smettere di bere, la voglia di prendersi cura del corpo, la consapevolezza di cosa non le fa bene e il desiderio di qualcosa di diverso e più autentico per sé. Questo è un passaggio fondamentale, e non è affatto scontato.
L’ansia che descrive può essere letta anche come un segnale che qualcosa dentro di lei ha bisogno di attenzione, di ascolto profondo. Quando per anni ci si porta dietro ferite emotive importanti, a volte il corpo e la mente cominciano a manifestare quel disagio in forme che sembrano arrivare “di punto in bianco”, come ci racconta. Ma in realtà quelle emozioni sono lì da tempo, magari silenziate, e ora chiedono spazio.
Il fatto che lei stia affrontando l’astinenza dall’alcol e stia riflettendo sul proprio passato, sui comportamenti e sulle emozioni, è un atto di grande responsabilità verso se stesso. Tuttavia, ci sono aspetti che difficilmente si possono portare avanti da soli, non per mancanza di forza, ma perché certe ferite – come quelle legate alla solitudine, alla rabbia accumulata, alla difficoltà nel costruire legami – richiedono uno spazio protetto e un supporto competente per essere elaborate in profondità.
Capisco la sua paura e anche la vergogna che può aver sentito. Sono sentimenti comuni, soprattutto quando si è sempre stati abituati a cavarsela da soli. Ma chiedere aiuto non è segno di debolezza: è il primo passo verso una maggiore libertà interiore. Aprirsi a una relazione terapeutica significa concedersi l’opportunità di essere visti per quello che si è davvero, senza giudizio, in uno spazio in cui le sue emozioni possono finalmente trovare senso e direzione.
È comprensibile che senta la mancanza di una rete sociale, e questo può accrescere il senso di vuoto nonostante gli sforzi. Una psicoterapia ben orientata, anche con un approccio integrato e basato sulle evidenze, potrebbe aiutarla non solo a gestire l’ansia e consolidare l’astinenza dall’alcol, ma anche a rafforzare la sua identità, costruire nuovi modi di stare nel mondo e, col tempo, relazioni più sane e appaganti.
Lei ha già iniziato questo percorso, dentro di sé. E se decidesse di farsi accompagnare, potrebbe scoprire risorse ancora più grandi di quelle che ha già dimostrato.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Caro utente,
nelle tue parole c’è già la consapevolezza di chi ha visto il buio e sta scegliendo, ogni giorno, di non restarci dentro. Questo non è poco. Anzi: è coraggio vero, ed è da qui che si comincia.
Quello che stai vivendo non è solo “un problema tuo”: è il risultato di legami, esperienze, ruoli familiari, ferite, e anche assenze. Hai attraversato il bullismo, la rabbia, la solitudine, l’abuso di alcol, non per debolezza, ma perché stavi cercando un modo per anestetizzare il dolore quando nessuno, forse, ti ha insegnato come stare nel dolore in modo sano.
Hai scritto una frase potentissima: "Ho cambiato prospettiva mentale."
Questo è il seme del cambiamento. Ma non devi fare tutto da solo. Nessuno dovrebbe. Non perché non ne saresti capace, ma perché non siamo fatti per guarire da soli.
Con tanta stima, rimango a disposizione.
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
nelle tue parole c’è già la consapevolezza di chi ha visto il buio e sta scegliendo, ogni giorno, di non restarci dentro. Questo non è poco. Anzi: è coraggio vero, ed è da qui che si comincia.
Quello che stai vivendo non è solo “un problema tuo”: è il risultato di legami, esperienze, ruoli familiari, ferite, e anche assenze. Hai attraversato il bullismo, la rabbia, la solitudine, l’abuso di alcol, non per debolezza, ma perché stavi cercando un modo per anestetizzare il dolore quando nessuno, forse, ti ha insegnato come stare nel dolore in modo sano.
Hai scritto una frase potentissima: "Ho cambiato prospettiva mentale."
Questo è il seme del cambiamento. Ma non devi fare tutto da solo. Nessuno dovrebbe. Non perché non ne saresti capace, ma perché non siamo fatti per guarire da soli.
Con tanta stima, rimango a disposizione.
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
Ti ringrazio per aver scritto e per aver condiviso con così tanta sincerità la tua esperienza. Raccontare la propria sofferenza non è mai semplice, e farlo è già un primo passo importante verso un cambiamento.
Dalle tue parole emerge un vissuto molto intenso, fatto di solitudine, ansia, sofferenza familiare e un passato di bullismo e dipendenza. Hai attraversato molto e, nonostante tutto, stai cercando di reagire, di smettere di bere, di tornare ad allenarti, di cambiare prospettiva. Questo dimostra una grande forza e una volontà di stare meglio che merita attenzione e rispetto.
Capisco che affrontare tutto da solo possa essere difficile, e forse in questo momento non sai bene da dove cominciare o a chi rivolgerti. È normale sentirsi confusi o provare vergogna, ma sappi che chiedere aiuto è un atto di coraggio, non di debolezza.
Credo che un percorso con uno psicologo o psicoterapeuta potrebbe davvero aiutarti: non solo a elaborare quello che hai vissuto, ma anche a costruire un rapporto più sereno con te stesso e con gli altri. Spesso ciò che ci blocca non è ciò che abbiamo vissuto, ma la solitudine nel portarne il peso.
Se vuoi, possiamo fissare un primo colloquio conoscitivo: sarà uno spazio sicuro, senza giudizio, in cui iniziare a mettere ordine, con i tuoi tempi, alle tue emozioni e pensieri.
Ti auguro davvero di trovare il sostegno giusto per te.
Dalle tue parole emerge un vissuto molto intenso, fatto di solitudine, ansia, sofferenza familiare e un passato di bullismo e dipendenza. Hai attraversato molto e, nonostante tutto, stai cercando di reagire, di smettere di bere, di tornare ad allenarti, di cambiare prospettiva. Questo dimostra una grande forza e una volontà di stare meglio che merita attenzione e rispetto.
Capisco che affrontare tutto da solo possa essere difficile, e forse in questo momento non sai bene da dove cominciare o a chi rivolgerti. È normale sentirsi confusi o provare vergogna, ma sappi che chiedere aiuto è un atto di coraggio, non di debolezza.
Credo che un percorso con uno psicologo o psicoterapeuta potrebbe davvero aiutarti: non solo a elaborare quello che hai vissuto, ma anche a costruire un rapporto più sereno con te stesso e con gli altri. Spesso ciò che ci blocca non è ciò che abbiamo vissuto, ma la solitudine nel portarne il peso.
Se vuoi, possiamo fissare un primo colloquio conoscitivo: sarà uno spazio sicuro, senza giudizio, in cui iniziare a mettere ordine, con i tuoi tempi, alle tue emozioni e pensieri.
Ti auguro davvero di trovare il sostegno giusto per te.
Buonasera, qual è la sua richiesta ora? Con una dipendenza da alcool la invito a farsi aiutare da un professionista, in quanto, è fragile e molto complesso in processo di recupero, ha bisogno di un sostegno. Esternare ed elaborare le sue esperienze di vita la aiuteranno ad affrontare nel migliore dei modi questo periodo di vita.
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti
Gent.mo,
C’è qualcosa di estremamente autentico e forte nelle sue parole. Nonostante la solitudine, la vergogna e le ferite del passato, sembra che ci sia in lei una parte che non ha mai smesso davvero di lottare — e che ora, forse, sta cercando un modo diverso per farlo.
Mi ha colpito il modo in cui descrive il cambiamento di prospettiva: smettere di bere non solo come scelta, ma come atto di responsabilità verso se stesso.
Le domando: cosa le ha fatto scattare questa nuova visione? E cosa le piacerebbe costruire, se davvero riuscisse a lasciarsi alle spalle tutto questo?
L’ansia, la solitudine, la fatica di fidarsi… potrebbero essere non solo ostacoli, ma anche segnali. E se, invece che nemici, fossero proprio loro a indicarle che è arrivato il momento di iniziare qualcosa di nuovo?
Se lo desidera, potremmo dare spazio anche a questa parte che oggi, nonostante tutto, ha avuto il coraggio di scrivere.
Magari è proprio questa la prima forma di apertura.
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
C’è qualcosa di estremamente autentico e forte nelle sue parole. Nonostante la solitudine, la vergogna e le ferite del passato, sembra che ci sia in lei una parte che non ha mai smesso davvero di lottare — e che ora, forse, sta cercando un modo diverso per farlo.
Mi ha colpito il modo in cui descrive il cambiamento di prospettiva: smettere di bere non solo come scelta, ma come atto di responsabilità verso se stesso.
Le domando: cosa le ha fatto scattare questa nuova visione? E cosa le piacerebbe costruire, se davvero riuscisse a lasciarsi alle spalle tutto questo?
L’ansia, la solitudine, la fatica di fidarsi… potrebbero essere non solo ostacoli, ma anche segnali. E se, invece che nemici, fossero proprio loro a indicarle che è arrivato il momento di iniziare qualcosa di nuovo?
Se lo desidera, potremmo dare spazio anche a questa parte che oggi, nonostante tutto, ha avuto il coraggio di scrivere.
Magari è proprio questa la prima forma di apertura.
Un caro saluto,
Dr. Giorgio De Giorgi
Buongiorno, ho letto il suo messaggio. Il mio consiglio è sicuramente quello di iniziare un percorso psicologico per affrontare sia il presente ma soprattutto il passato, per poter elaborare quegli anni e quelle esperienze difficili di cui fa cenno nel messaggio.
Cordialmente Dott.ssa Caruso
Cordialmente Dott.ssa Caruso
Buon pomeriggio, grazie per la tua condivisione. Capisco quanto possa far paura iniziare un percorso di supporto psicologico - perché un po' ci si vergogna, si teme di aprire delle questioni dolorose o si pensa di "dovercela fare da soli" altrimenti non si è abbastanza forti, etc...
In realtà, non è così: riuscire a chiedere aiuto è un atto di grandissima forza, perché significa riconoscere intanto la propria sofferenza e poi il proprio naturale limite umano.
Sei un ragazzo giovane e sono sicura che hai tante risorse, che in un percorso di sostegno psicologico verrebbero potenziate e valorizzate, al fine di accrescere la tua autostima e cambiare la tua prospettiva sia sul mondo che su te stesso.
Racconti di difficoltà a gestire l'ansia e di un periodo di dipendenza da alcolici, che richiamano ad una difficoltà nella regolazione degli impulsi e delle emozioni in generale; se qualcuno ti fornisse uno spazio relazionale sicuro in cui imparare a gestire e comunicare le emozioni in maniera sana (e non disfunzionale), sono abbastanza certa che a poco a poco staresti meglio.
Hai tutta la vita davanti, inizia adesso a pensare a chiedere un aiuto professionale!
Se avrai bisogno, sarò a tua disposizione :)
In realtà, non è così: riuscire a chiedere aiuto è un atto di grandissima forza, perché significa riconoscere intanto la propria sofferenza e poi il proprio naturale limite umano.
Sei un ragazzo giovane e sono sicura che hai tante risorse, che in un percorso di sostegno psicologico verrebbero potenziate e valorizzate, al fine di accrescere la tua autostima e cambiare la tua prospettiva sia sul mondo che su te stesso.
Racconti di difficoltà a gestire l'ansia e di un periodo di dipendenza da alcolici, che richiamano ad una difficoltà nella regolazione degli impulsi e delle emozioni in generale; se qualcuno ti fornisse uno spazio relazionale sicuro in cui imparare a gestire e comunicare le emozioni in maniera sana (e non disfunzionale), sono abbastanza certa che a poco a poco staresti meglio.
Hai tutta la vita davanti, inizia adesso a pensare a chiedere un aiuto professionale!
Se avrai bisogno, sarò a tua disposizione :)
Grazie per aver condiviso la tua situazione con tanta onestà e chiarezza. Quello che stai attraversando è un momento di grande complessità emotiva, ma il fatto che tu sia qui a scrivere, che tu abbia smesso di bere da due settimane e mezzo e che tu ti stia allenando dimostra una forza interiore notevole e una chiara volontà di stare meglio. La tua storia è un intreccio di fattori passati e presenti che si alimentano a vicenda: l'ansia che senti ora, che ti assale all'improvviso o ti sveglia al mattino, è una conseguenza diretta del tuo vissuto, ovvero del trauma emotivo e dello stress cronico causato dal bullismo prolungato e dai litigi familiari passati. Quando hai sviluppato la dipendenza psicologica dall'alcol a 18 anni, questo ha agito come una forma di auto-medicazione temporanea per attutire l'ansia e la solitudine, ma ha creato un ciclo in cui l'ansia di fondo, ora che hai smesso di bere, si ripresenta con forza perché la causa profonda non è stata risolta. A ciò si aggiunge la profonda solitudine che senti, esacerbata dall'aver dovuto abbandonare amici che non erano leali, che alimenta l'ansia, rendendo più difficile il tuo legittimo bisogno di connessione e appartenenza. Sei convinto di riuscire a smettere di bere da solo e la tua determinazione è una risorsa incredibile, ma quando si tratta di affrontare l'ansia cronica, il trauma e le dinamiche psicologiche complesse (come gli attacchi d'ira passati o la paura di aprirti), la forza di volontà da sola non sempre basta, ed è per questo che devi sapere che cercare aiuto psicologico non è un segno di debolezza o vergogna, ma un atto di massima forza e lucidità, finalizzato ad acquisire strumenti specializzati per disinnescare i meccanismi dell'ansia e processare i traumi. Per ora, è fondamentale che tu mantenga la sobrietà, continui con l'allenamento per gestire l'ansia, ma soprattutto, che tu faccia il passo di superare la paura di aprirti cercando un supporto psicoterapeutico che possa aiutarti a elaborare il passato e a ricostruire quella fiducia in te stesso che il bullismo e i traumi hanno intaccato, permettendoti poi di ricostruire una sfera sociale sana fuori dal tuo ambiente lavorativo che non ti soddisfa. Ti incoraggio a fare quel primo passo per darti la possibilità di vivere senza il peso costante di quest'ansia.
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