Salve dottori ho sempre affrontato i miei problemi che mi sono capitati con molta calma e centratura

24 risposte
Salve dottori ho sempre affrontato i miei problemi che mi sono capitati con molta calma e centratura e equilibrio vivo la mia vita seguendo ciò che ritengo giusto per me e in linea con i miei valori da qualche giorno in rete mi sono imbattuto in un canale dov’è questa persona sosteneva l importanza fi interessarsi di fatti globali come la guerra e di non fuggire da essi , io personalmente non mi interessa molto cosa succede nel mondo ma mi interessa più cosa posso fare nel mio raggio di azione di coltivare relazioni con chi mi è vicino e se possibile dare una mano a un persona che mi è vicina in un momento di difficoltà , lui invece sosteneva che osservare le cose negative di questo mondo è una prova della nostra centratura , quindi cosa dovrei fare dovrei seguire necessariamente fatti negativi del mondo? Dovrei per forza cercare quel che di marcio c’è anche intorno a me? Oppure va bene come sto facendo ovvero osservo se mi succede qualcosa di negativo ma non è che vado a cercare tutte le cose negative , in sostanza io non scappo dai problemi ma non l invito nemmeno a cena, voi cosa ne pensate mi piacerebbe un vostro chiarimento visto che la cosa mi provoca un po’ di dubbio e fastidio grazie dottori
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
la riflessione che porta è molto interessante e tocca un tema profondo: il modo in cui scegliamo di rapportarci al mondo e alle sue complessità.

Non esiste un modo “giusto” o “sbagliato” di vivere la propria consapevolezza. Alcune persone sentono il bisogno di informarsi costantemente su ciò che accade nel mondo, altre invece trovano equilibrio concentrandosi sul proprio contesto quotidiano, sulle relazioni e sulle azioni che possono realmente compiere. Entrambe le modalità possono essere sane, purché non diventino forme di evitamento o, al contrario, di sovraccarico emotivo.

Osservare la realtà non significa per forza esporsi a tutto ciò che di negativo accade. La centratura non dipende da quanto dolore si è disposti a vedere, ma da come si riesce a mantenere equilibrio, compassione e lucidità anche di fronte alle difficoltà, senza lasciarsene travolgere.
Se il suo modo di vivere le cose le permette di restare sereno, coerente con i suoi valori e presente nel suo raggio d’azione, allora sta già seguendo una strada di consapevolezza autentica.

Se però questo dubbio o fastidio dovesse persistere o diventare fonte di disagio, può essere utile parlarne più a fondo con uno psicologo per comprendere meglio da dove nasce questa sensazione e cosa rappresenta per lei.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa

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Dott.ssa Cecilia Scipioni
Psicologo, Neuropsicologo
Casalgrande
Salve,
ho letto con attenzione il suo quesito e ti confermo che il tuo modo, essendo quello che te fa stare bene è più che ottimale e legittimo. Ora con l'arrivo ed il bombardamento di informazioni di attualità provenienti da tutto il mondo siamo esposti ad un innumerevole quantitativo di stimoli, cognitivi e sociali che ci fanno interrogare, preoccupare, e ci chiedono di prendere una posizione. Questa foga di avere una posizione o idea su tutto, sulle cose incontrollabili e su fati di rilevanza attuale ci porta ad alzare il nostro livello di ansia e preoccupazione. Questo si aggiunge gia ai non semplici problemi di ogni giorno che tutti affrontiamo. Perciò ritengo che sia saggio il suo punto di vista, soprattutto perchè è in linea con il suo benessere, e ciò non solo non deve essere trascurato, ma va curato come un proprio orto. Perchè la vita immersa nella preoccupazione di certo non mitiga i nostri animi. E cosa ancor più preoccupante è che questa presa di posizione ci viene quasi forzata dai canali social media e di informazione, perciò la invito a continuare a proteggere il proprio benessere mentale e a prendere posizione su temi sociali solo se li sente come propri e rilevanti nel suo sistema di valori, non solo perchè sono in un certo senso "imposti" o "forzati" dall'esterno.
Spero la mia risposta sia stata chiara. In sintesi, come professionista della salute mentale mi sento di consigliarle di continuare a seguire quello che per lei è il maggiore equilibrio. Continui pure così, se è ciò che la fa stare meglio.

Saluti
Dr. Andrea Luca Bossi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Arese
Buonasera, la sua problematica è una di quelle che purtroppo mette alla prova chiunque di noi, in questi tempi turbolenti. La sua sensibilità può cedere alle provocazioni di questa persona nei canali della rete, tuttavia la risposta se l'è già data, e sufficientemente centrata: Si interessi pure alle vicende del mondo, se vuole, ma non rinunci ad essere prodigo verso le persone attorno a lei, che è praticamente tutto ciò che può fare. Molto spesso le persone tentano di esorcizzare nell'immaginazione la loro impotenza di fronte ai fatti che vediamo in tv, e che sono di una magnitudine inavvicinabile per noi, dimenticando quello che hanno a portata di mano su cui possono intervenire. Si tranquillizzi, lei facendo la sua parte fa già abbastanza. Buona serata
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli

Gentile utente, grazie per la tua riflessione, che mostra un desiderio sincero di vivere in modo autentico e coerente con i tuoi valori.
Non esiste un unico modo "giusto" di essere presenti nel mondo. Per alcune persone, confrontarsi con ciò che accade a livello globale è fondamentale; per altre, come te, il senso si trova nel prendersi cura di ciò che è vicino, concreto, relazionale. Entrambe le strade possono esprimere una centratura profonda, se scelte con consapevolezza.
Il dubbio che senti non è un segno che stai sbagliando, ma un invito a interrogarti su ciò che davvero ti appartiene. La tua frase finale – “non scappo dai problemi ma non li invito nemmeno a cena” – dice molto della tua posizione, e merita ascolto, non correzione.

Resto a disposizione per qualsiasi informazione, sono disponibile anche per terapie online. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno
Ciao!
La tua posizione di non voler fuggire dai problemi ma allo stesso tempo di non ricercare attivamente le notizie negative è ragionevole.
E' corretto non ignorare tale notizie ma non credo che sia comunque necessario doversi esporre eccessivamente ad esse se è una cosa che ci porta sofferenza e di cui non nutriamo il bisogno.
Dott.ssa Monica Angeloni
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buonasera, da quanto letto mi sembra che le parole che ha ascoltato in questo video l'abbiano colpito molto, provocando dubbi e fastidi che le danno disagio. Purtroppo ci troviamo in una situazione attuale dove la nostra etica e morale viene messa in discussione. Condurre una vita tranquilla e serena che sia in linea con i nostri valori morali è la base fondamentale per vivere bene, senza necessariamente prendersi carico di situazioni altrui. Quindi, essere a conoscenza dei fatti che accadono nel mondo non per forza devono essere punto focale della sua quotidianeità, ognuno agisce come meglio crede e sente.
Dott.ssa Simona Santoni
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, capisco la sensazione di disagio che può nascere dal confronto con opinioni diverse sul modo “giusto” di guardare al mondo. In realtà, ciò che conta è trovare un equilibrio tra il restare presenti alla realtà e il preservare il proprio benessere.
Informarsi su ciò che accade può essere utile se permette di comprendere meglio il contesto in cui viviamo, ma non è necessario esporsi costantemente a contenuti negativi per dimostrare “centratura”. Al contrario, saper riconoscere i propri limiti e scegliere dove investire la propria attenzione è una forma di consapevolezza e cura di sé. Il fatto che lei scelga di impegnarsi nel proprio raggio d’azione, coltivando relazioni e contribuendo concretamente dove e quando può, è già un modo genuino di essere parte del mondo e di agire secondo i propri valori.

Un saluto,
Dott.ssa Simona Santoni
Psicologa
Dott.ssa Eugenia Cardilli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve. penso che ognuno di noi è libero di pensarla come vuole, in tutto questo non credo che ci sono delle regole fisse, per fortuna che è così. Possiamo pensare di occuparci di ciò che ci intessa di più e così anche delle persone che stanno in torno a noi, viviamo in un paese libero. La saluto, dott. Eugenia Cardilli.
La ringrazio per aver condiviso questo dubbio. Quella che lei ha sentito in rete potrebbe essere una credenza molto diffusa: l'idea che per essere persone di valore o "centrate" si debba per forza assorbire la sofferenza del mondo.
La sua posizione è la più sana e sostenibile per se stessa. Non ha bisogno di auto-sabotarsi esponendosi a un flusso costante di negatività globale per dimostrare qualcosa a sé o agli altri. Lei è consapevole che i problemi esistono nel mondo, ma ha scelto di investire le sue energie non nell'allarmismo, ma nel fare la differenza nel suo raggio d'azione (relazioni, aiuto ai vicini). Questo sembra più agire che fuggire.
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Gentile paziente, capisco bene il suo dubbio: oggi siamo costantemente esposti a informazioni, spesso negative, che possono creare confusione tra “essere consapevoli” e “farsi carico del mondo”. In realtà, l’equilibrio psicologico non si misura da quanta sofferenza siamo in grado di tollerare, ma da quanto riusciamo a restare centrati pur sapendo che la sofferenza esiste.Scegliere di concentrarsi sul proprio raggio d’azione, sulle relazioni e sui piccoli gesti quotidiani non significa fuggire dalla realtà, ma mantenere un sano senso di misura. Informarsi è utile se aiuta a comprendere e a crescere, ma se diventa fonte di ansia o di senso di impotenza, allora va ricalibrato.Ciò che conta è coltivare una presenza consapevole, non un’esposizione costante al negativo.

Se desidera approfondire questo tema e comprendere meglio come mantenere i propri confini emotivi senza chiudersi al mondo, può prenotare una consulenza dal mio profilo,insieme potremo definire un modo di restare centrato senza sentirsi sopraffatto.

Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologa Clinica e Giuridica – Psicodiagnosta clinica e forense – Coordinatore Genitoriale
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, capisco bene il suo dubbio e la riflessione che lo accompagna. Il tema che solleva tocca un punto molto profondo, quello del modo in cui scegliamo di entrare in relazione con il mondo e con le sue complessità. Da ciò che scrive, emerge una persona che ha già costruito nel tempo una buona centratura interiore e una visione di vita fondata sull’equilibrio, sui propri valori e sulla capacità di agire in modo concreto e coerente nel proprio quotidiano. Questo, di per sé, è un segno di maturità psicologica e di consapevolezza.

L’idea che per essere “centrati” o “risvegliati” sia necessario immergersi costantemente nei fatti negativi del mondo può essere fuorviante. L’esposizione continua a contenuti di violenza, conflitto o paura, se non è sostenuta da un obiettivo di comprensione o di azione costruttiva, rischia di diventare soltanto fonte di ansia o di senso di impotenza. Essere consapevoli della realtà non significa necessariamente doverla assorbire in ogni sua forma, ma piuttosto scegliere in modo equilibrato cosa è utile conoscere e cosa invece è meglio lasciare fuori dal proprio spazio mentale, per proteggere la propria salute psicologica e la propria serenità.

Lei esprime molto chiaramente un principio importante: non fugge dai problemi, ma non li va neppure a cercare. Questo atteggiamento, che è diverso dall’indifferenza, rappresenta una forma di consapevolezza emotiva matura. Significa riconoscere che il proprio potere d’azione si esercita soprattutto nel proprio raggio di influenza: nelle relazioni, nelle scelte quotidiane, nel modo in cui ci si rapporta con gli altri. È proprio questo tipo di “centratura attiva” che consente di vivere in modo pieno e responsabile, senza farsi travolgere dal peso del mondo.

In altre parole, non è necessario cercare il “negativo” per dimostrare equilibrio o consapevolezza. L’equilibrio si manifesta nella capacità di accogliere ciò che accade, senza negarlo né farsi trascinare dal bisogno di confrontarsi costantemente con il dolore universale. La sua modalità di vivere, orientata alla calma, alla relazione e al rispetto del proprio spazio interiore, è una via assolutamente valida e sana.

Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Dr. Raffaello Pinelli
Psicologo, Psicologo clinico
Reggello
Buongiorno,
la sua riflessione è estremamente matura e dimostra una buona consapevolezza di sé e del proprio modo di stare nel mondo.

È importante distinguere tra evitamento e scelta consapevole di ciò che nutre.
Essere centrati non significa esporsi continuamente a ciò che di negativo accade, ma mantenere un equilibrio tra apertura e protezione. Informarsi sui fatti globali può essere utile se lo si fa con misura e se questo non genera ansia o senso di impotenza. Tuttavia, non esiste un dovere morale di soffrire per tutto ciò che accade nel mondo.

Concentrarsi sul proprio “raggio d’azione”, come lei dice, e coltivare relazioni sane, è spesso un segno di centratura autentica, non di fuga.
La vera consapevolezza non nasce dal cercare il male, ma dal restare presenti anche quando la vita ci pone davanti a qualcosa di difficile, senza però perdere la propria serenità.

In sintesi: non serve “invitare a cena il negativo”. Serve riconoscere ciò che accade e, con equilibrio, scegliere dove mettere la propria attenzione e la propria energia.

Un caro saluto,
Dr. Raffaello Pinelli – Psicologo clinico
Dott.ssa Chiara Milesi
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Non esiste un modo giusto in assoluto, ognuno trova il proprio equilibrio in base a ciò che lo fa stare bene. Mi sembra che il dubbio sia nato più da ciò che ha detto un altro che da qualcosa che sente davvero suo. Il fastidio che prova nasce dal fatto che non si sente centrato, o perché qualcun altro pensa che non lo sia? Se qualcosa l’ha messa in dubbio, può essere un’occasione per capire meglio cosa è davvero importante per lei. Un caro saluto, Chiara
Dr. Jonathan Santi Pace La Pegna
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Palermo
Salve Gentile Utente, la sua riflessione è a mio avviso lucida e matura. Lascia trasparire un modo di vivere fondato su valori di autenticità, responsabilità e attenzione al proprio mondo relazionale, che è in realtà una dimensione in cui ciascuno di noi può davvero agire in modo concreto.
L’idea che osservare il male del mondo sia una prova di centratura interiore, in realtà potrebbe essere una semplificazione fuorviante. Essere centrati non significa necessariamente esporsi costantemente al dolore o alla negatività, ma saper mantenere un contatto realistico con la realtà senza farsi travolgere da ciò che non si può controllare.
La centratura è la capacità di restare presenti a sé stessi, lucidi e compassionevoli, anche di fronte al male, ma non l’obbligo di nutrirsene quotidianamente. Il suo modo di vivere, cioè scegliere di occuparsi di ciò che rientra nel suo raggio d’azione, coltivare relazioni sane e sostenere chi le è vicino, è una forma di consapevolezza molto concreta e, direi, più trasformativa di un semplice interessarsi ai fatti globali.
C’è una grande differenza tra il "non voler vedere" per paura o indifferenza (che può fare riferimento al concetto di "fuga" di cui parlava) e lo scegliere consapevolmente di non riempirsi d'informazioni che generino soltanto impotenza o ansia. Cercare per forza il "marcio", come Lei afferma, non è un segno di forza ma, al contrario, può diventare una forma sottile di autosabotaggio, che può portare a perdere energia, serenità e fiducia nella vita, come se la realtà fosse definita solo da ciò che non va. La vera centratura è la capacità di restare aperti al dolore senza identificarsi con esso, e di continuare a scegliere la gentilezza e la presenza, come lei già fa.
In sintesi, non credo ci sia bisogno di cambiare "approccio" alla vita. Coltivare il bene vicino a sé, restando informato quanto basta a orientarsi nel mondo, rimane comunque in linea con una vita centrata e consapevole.
Spero di esserLe stato di aiuto, un saluto.
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso le sue perplessità, quello che sento di dirle è che non c'è un giusto modo di vivere; ogni persona sceglie, in base ai propri valori, alle proprie esperienze e al modo di pensare ciò a cui prestare attenzione nel corso della propria vita. Ogni persona ha un proprio modo di pensare, che è diverso da quello degli altri, e questo la porta a scegliere cosa preferire, allo stesso modo in cui si sceglie un sport! Posso immaginare che la persona in cui lei si è imbattutto ha appunto un modo di pensare diverso e questo la porta ad interessarsi ad argomenti che ritiene abbiano una grande importanza per la sua persona, però il fatto che siano rilevanti per questa persona non implica che anche per gli altri che abitano questo mondo debba essere così. Detto questo, molto probabilmente siete semplicemente due persone diverse che scelgono di vivere la propria vita diversamente e nessuno potrà stabilire quale dei due modi di vivere la vita è migliore. Spero di esserle stata utile!
Dott.ssa Letizia Turchetto
Psicologo, Psicologo clinico
Ponte di Piave
Gentile Utente, buongiorno e grazie per aver portato qui questa sua riflessione.
Colgo l'occasione per tornare su una precisazione dovuta, ovvero l'importanza di affidarsi a professionisti adeguatamente formati e aggiornati.
Detto ciò, ho letto con attenzione il suo messaggio e posso immaginare che questa sua riflessione le comporti della confusione. Posso comprendere l'importanza di volgere uno sguardo al mondo, di avere un'esame di realtà effettivo e di chiedersi se ci ritroviamo in quello che sta accadendo al di la del nostro naso, o se questo possa creare in noi disagio e volontà di esporci. In tal caso potremmo dare spazio a riflessioni attinenti e relative all'indagine delle ragioni per cui vi è questo esperito.
Avrei necessità di comprendere alcune espressioni che riporta nel suo messaggio, ovvero cosa intende per "osservare le cose negative di questo mondo è una prova della nostra centratura"?, soffermarsi su questo aspetto potrebbe darle beneficio. Innanzitutto le chiederei cortesemente di specificare il tema della "centratura", e di definire perchè è così importante per lei. La domanda che le pongo è: cosa dice di lei questo doveroso interesse per il "marcio attorno a lei" di cui lei stesso parla? e se di questi fatti non si interessasse? quale sarebbe l'emozione derivante per lei?
Colgo la necessità di comprendere se alla base di questi dubbi e del fastidio di cui parla si celino vissuti di giudizio che possono crearle fatica. A tal riguardo, potrebbe tornarle utile dedicarsi del tempo per portare e approfondire le emozioni di disagio e fastidio che esplicita nel suo messaggio, con il giusto tempo di cui queste riflessioni necessitano e in un ambiente sereno e manchevole di alcun giudizio verso di lei e verso questi pensieri che la preoccupano. Resto a disposizione. Un caro saluto, Dott.ssa Letizia Turchetto
Buongiorno,
dovremmo considerare che non sempre qualcosa è giusto o sbagliato, alla volte ci sono delle sfumature che derivano da moltissimi fattori; anche in questo caso ci sono opinioni e prospettive differenti, motivazioni sottostanti diverse che portano a determinati pensieri. Non è possibile dare una risposta univoca che sia valida per tutto. Un ulteriore fattore riguarda anche le conseguenze che quella determinata situazione comporta.
Resto a disposizione, anche per ulteriori confronti.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angelica Venanzetti
Dott.ssa Alessandra Fioretti
Psicologo, Psicologo clinico
Melegnano
Buongiorno,
Io credo che ciascuno abbia un proprio specifico approccio al mondo in base al proprio punto di vista, e trovo anche che avere delle diverse prospettive sugli stessi temi sia un valore aggiunto. Pertanto credo che sia importante che ciascuno segua le proprie inclinazioni e istinti, nel proprio modo di vivere, pensare, sentire. Dunque, va benissimo osservare ciò che si prova, con naturalezza, anziché pretendere di essere in un modo diverso da quello che si è.
Dott.ssa Laura Montanari
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno,
le sue parole mi fanno immaginare che lei abbia costruito nel tempo un suo modo di affrontare la realtà ponendo attenzione ad un’attitudine calma, centrata ed in linea con i propri valori e sicuramente questi sono aspetti da considerare solidi e sono elementi su cui fare perno.
Il fatto che in rete girino varie opinioni, punti di vista e considerazioni variegate è altamente prevedibile: siamo bombardati quotidianamente da chi dice tutto e chi dice “il contrario di tutto” per cui sembra difficile trovare risposte univoche e universali.
Piuttosto, a fronte della complessità di cui è fatta l’esistenza, risulta essere più interessante, seppur più faticoso, stare in una modalità di flessibilità e di apertura al mettersi in discussione.
Venendo al punto della sua domanda: essere informati su ciò che accade nel mondo è sicuramente un atto di consapevolezza e responsabilità per vivere la dimensione del reale ed evitare la chiusura in una bolla (della serie: non vedo/non sento/non parlo). Tuttavia non può, e forse non deve, essere questo l’unico modo con cui misurare la propria centratura e il proprio equilibrio emotivo. Esistono molti modi di “esserci” nel mondo, e il suo — quello di agire nel quotidiano, nel proprio raggio d’azione, coltivando relazioni autentiche e offrendo aiuto concreto a chi ha vicino — sembra essere, dalle sue parole, valido e significativo.
Quindi può avere senso informarsi, è un atto di responsabilità, così come agire in nome di un bene comune. Parallelamente lo si può fare in vari modi, in primis tutelandosi e comprendendo quali sono i propri margini di tolleranza in un dato momento.
Spero di esserle stata di aiuto.
Un caro saluto,
Dottssa LM
Dott.ssa Veronica De Iuliis
Psicologo, Psicologo clinico
Cogliate
Buongiorno,
capisco bene il suo dubbio: quando si parla di “centratura” o “consapevolezza”, spesso si rischia di confondere l’apertura alla realtà con l’obbligo di esporsi continuamente al negativo. In realtà, non è necessario — né sano — andare a cercare attivamente ciò che ci turba per dimostrare equilibrio interiore.

Essere centrati significa poter restare presenti a sé stessi anche di fronte alle difficoltà, senza fuggire, ma anche sapendo scegliere consapevolmente dove dirigere la propria attenzione ed energia. Se il suo modo di vivere — interessarsi a ciò che può realmente influenzare, coltivare relazioni e contribuire nel proprio raggio d’azione — la fa sentire in equilibrio, allora è perfettamente in linea con un atteggiamento maturo e centrato.

Esporsi continuamente a notizie o contenuti negativi, al contrario, può generare un sovraccarico emotivo e un senso di impotenza. Informarsi è utile, ma sempre con misura e nel rispetto del proprio benessere mentale.

In sintesi: non è necessario “invitare il negativo a cena”, come dice lei in modo molto efficace; basta essere pronti a riconoscerlo e affrontarlo quando bussa alla porta.

Un saluto,
Veronica De Iuliis
Salve, trovo molto interessante la sua riflessione , la quale mostra una buona centratura emotiva e una chiara consapevolezza dei suoi bisogni psicologicie culturali .
Posso sicuramente dirle che non è necessario esporsi costantemente e “globalmente” a ciò che genera disagio.
Infatti scegliere di coltivare relazioni significative e il proprio equilibrio interiore non è fuga, ma una forma di autotutela e benessere psicologico .
Le suggerirei semplicemente di seguire ciò che sente in linea con i suoi valori ed il suo modo di essere in quanto questo è già un segno di maturità emotiva.
Buone cose, dott.Marziani
Dott.ssa Claudia Mesto
Psicologo, Psicologo clinico
Bari
Salve, ci sono modi diversi di vivere con consapevolezza. Alcuni sentono il bisogno di confrontarsi con ciò che accade nel mondo, altri preferiscono concentrarsi su ciò che è vicino e tangibile. Entrambi gli approcci possono nascere da una profonda centratura. In fondo, ognuno trova il proprio equilibrio in modi diversi. L’importante è restare fedeli a ciò che ci fa sentire presenti, autentici e in pace con noi stessi.
Saluti
Dott.ssa Gloria Giacomin
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile,
da ciò che scrive emerge una persona riflessiva, con una buona consapevolezza dei propri valori e un equilibrio interiore costruito nel tempo. Il dubbio che le è sorto nasce probabilmente dal confronto con un punto di vista diverso, che le ha messo in discussione il suo modo di rapportarsi al mondo e alle notizie negative. È comprensibile che questo la abbia turbata: quando qualcuno mette in discussione ciò che per noi è naturale e coerente, può riattivarsi una forma di insicurezza o la paura di “fare sbagliato”.
In realtà, non esiste un unico modo “giusto” di essere centrati o consapevoli. La centratura non si misura dal grado di esposizione ai fatti negativi del mondo, ma dalla capacità di restare in equilibrio di fronte a ciò che accade — sia vicino sia lontano — senza esserne travolti. Ci sono persone che traggono senso e forza dall’informarsi e dal partecipare a questioni globali, e altre che scelgono di orientare le proprie energie verso il microcosmo delle relazioni quotidiane e dell’aiuto concreto: entrambe le modalità sono legittime, purché coerenti con i propri valori e non frutto di evitamento o chiusura.
Nel suo caso, da come si descrive, non sembra esserci fuga o negazione della realtà, ma piuttosto una scelta consapevole di coltivare la presenza nel proprio contesto, proteggendo il proprio equilibrio emotivo. Questo non significa disinteressarsi del mondo, ma riconoscere che l’impatto positivo più autentico nasce spesso dalle azioni vicine, concrete e sostenibili.
In sintesi: non ha bisogno di “cercare il negativo” per dimostrare centratura. Continuare a vivere secondo i propri valori, affrontando ciò che arriva senza negarlo, ma anche senza andarlo a cercare, è una forma di equilibrio sana e matura.

Resto a disposizione,
Dott.ssa Gloria Giacomin
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,

quello che descrive rivela una riflessione molto lucida e profonda sul proprio modo di stare nel mondo. La sua posizione — scegliere di dedicare energie a ciò che può davvero influenzare e coltivare il bene nel proprio raggio d’azione — non è affatto una forma di fuga, ma può essere una scelta consapevole di equilibrio.

Essere centrati non significa necessariamente esporsi costantemente a tutto ciò che di negativo accade nel mondo, ma piuttosto saper scegliere dove dirigere l’attenzione, in modo da non essere travolti da stimoli e notizie che generano solo impotenza o ansia. La centratura, infatti, è la capacità di mantenere il proprio asse interno anche di fronte alle difficoltà — non la ricerca volontaria del dolore o del male.

Informarsi su ciò che accade può essere utile se serve a comprendere, sviluppare empatia o agire in modo responsabile; ma se diventa un’azione che genera solo preoccupazione o senso di colpa, perde valore e diventa una forma di autoesposizione inutile alla sofferenza.

In altre parole, il suo approccio — non negare ciò che accade di negativo, ma neppure farne il centro della propria attenzione — è una modalità sana di autoregolazione emotiva. Le consente di restare radicato nella realtà, senza disperdere la sua energia vitale in ciò che non può controllare.

Continuare a coltivare le relazioni, i gesti di aiuto concreto e la coerenza con i propri valori è già un modo autentico e responsabile di contribuire al mondo.

Dott.ssa Sara Petroni

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