Salve Dottori. E ringrazio anticipatamente chiunque dedicherà tempo per rispondermi. Parto col dirvi

20 risposte
Salve Dottori. E ringrazio anticipatamente chiunque dedicherà tempo per rispondermi. Parto col dirvi che sono sempre stata una persona particolarmente ansiosa.
Verso la fine di giugno 2025, dopo un (2-3 giorni) di spossatezza fisica. Inizio ad avvertire strane sensazioni, come estraneazione verso ciò che mi circonda, estraneazione verso me stesso, a cui sopraggiunge (poco dopo) un senso di irreale a tutto. Premessa: a giugno sempre di quest'anno, ho dovuto "affrontare" una grande paura per me. Ovvero il prendere la patente. Guidare mi ha sempre "terrorizzato".. questa paura ( molto probabilmente riconducibile ad un trauma legato ad un incidente stradale grave che ho subito all'età di 12 anni) a luglio prenoto una visita psichiatrica. Lo psichiatra mi dice che si tratta di depersonalizzazione.. dovuto al circolo ansia-depersonalizzazione-ansia.mi prescrive una cura (ansiolitico/antipsicotico) che però non ho mai iniziato. Tornato dalle "vacanze" decido di intraprendere il percorso terapeutico sono alla 3 seduta, la psicoterapeuta mi ha detto che non serve avere una diagnosi perché servirebbe solo da etichetta, ma se proprio volessi star tranquillo. Ha detto che sicuramente il dover affrontare la paura di guidare, ha smosso in me qualcosa e si sono attivati i sintomi dissociativi.. dicendomi appunto che possa aver contribuito lo stress di quel periodo.. io continuo a sentirmi costantemente distaccato da tutto, come se vivessi da "distratto".. ogni giorno sembra spuntare fuori un nuovo sintomo.. ho perso qualsiasi stimolo.. mi sento come congelato mentalmente. Cosa ne pensate?
Dott.ssa Francesca Chiara Ignoni
Psicologo clinico, Neuropsicologo, Psicoterapeuta
Mesagne
Buonasera, non mi è chiaro se alla fine la patente l'ha presa o meno, poiché già qui potrebbe esserci la risposta ovvero, se ha la patente la guida mantiene un costante stato d'ansia. Al contrario, se ancora non è riuscito a prenderla, si sente a disagio per il mancato obiettivo.
Ad ogni modo, l'attuale percorso, sicuramente potrà offrire un'ottima via d'uscita rispetto a questo senso di costante "distrazione"
Resto a disposizione
Francesca Chiara Ignoni

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Dr. Andrea Como
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, ha fatto bene a rivolgersi ad una professionista e ad intraprendere un percorso terapeutico non limitandosi all’assunzione del farmaco. Nel percorso con la collega troverà il modo di dare significato a questi sintomi disagevoli che comprensibilmente la preoccupano. Per questo ci vuole tempo. Nel frattempo prosegua con fiducia il cammino verso la scoperta di quei significati che, dal profondo, oggi emergono in modo “incomprensibile” e disturbante.
Un caro saluto e buon percorso
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, le sensazioni di derealizzazione e depersonalizzazione che sperimenta possono effettivamente essere il risultato di un’intensa risposta ansiosa, soprattutto se si sono attivate in un periodo di stress psicofisico, come quello da lei riportato. In molti casi, quando il sistema nervoso è sovraccarico da lungo tempo, può “disconnettersi” come forma estrema di protezione.È importante sapere che questi stati dissociativi, per quanto destabilizzanti, non significano “impazzire” e sono reversibili con il giusto supporto terapeutico. La paura di guidare, probabilmente radicata nel trauma dell’infanzia, potrebbe aver riattivato tracce emotive non elaborate, innescando il circolo ansia-dissociazione-ansia. In questo senso, approcci come l’EMDR si sono dimostrati particolarmente efficaci nel trattamento delle esperienze traumatiche e dei sintomi dissociativi. Anche la psicoterapia umanistica e l’analisi bioenergetica possono offrire strumenti per riavvicinarsi al corpo e alle emozioni, mentre la Mindfulness aiuta a ritrovare un contatto più diretto e presente con sé stessi. La scelta di intraprendere un percorso con uno psicologo psicoterapeuta è un passo importante, e le prime sedute sono spesso accompagnate da dubbi e da un aumento transitorio dei sintomi, poiché il sistema psichico inizia a muoversi. La posizione della sua terapeuta sulla diagnosi non è infrequente, soprattutto in approcci più centrati sulla persona che sul disturbo. Tuttavia, se sente il bisogno di una cornice più chiara, è legittimo chiederne una, purché resti uno strumento e non una definizione rigida di sé.Per quanto riguarda la terapia farmacologica, è fondamentale confrontarsi con lo psichiatra, qualora i sintomi dovessero diventare troppo invasivi o ostacolare il percorso terapeutico. Il senso di “congelamento” e di “distrazione” emotiva non durerà per sempre, ma chiede gradualità e tempo. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. L'inizio di una terapia è sempre il momento più faticoso e difficile: all'inizio si fa fatica, perchè si entra per la prima volta nelle proprie difficoltà e nelle proprie paure più profonde. Credo che sia quello che sta succedendo: comincia una terapia per via dei sintomi dissociativi, e avvicinare il tema riattiva con ancora più forza i sintomi stessi. è normale: prima di risolverlo un problema va conosciuto, guardato da vicino, esplorato e compreso alla luce della sua storia di vita e del momento in cui si trova. Se si trova bene con la sua psicoterapeuta, e si fida di lei, il mio suggerimento è di credere nella terapia e di andare avanti: i sintomi dissociativi diminuiranno fino a dissolversi quando gli avrà dato un significato e li avrà compresi alla luce della sua storia relazionale e di vita, con l'aiuto della sua psicoterapeuta. La soluzione sta nello stare nella relazione terapeutica, e affrontare il sintomo dandogli un significato, spiegandolo e comprendendolo. Se sentisse delle difficoltà nella relazione con la psicoterapeuta, se facesse fatica a fidarsi, è fondamentale che lei possa parlargliene apertamente, in modo da capire se può essere la professionista adatta a lei: deve sempre esserci un incontro umano tra paziente e terapeuta. Se avesse altre domande mi trova a disposizione. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Gentile utente,
è comprensibile l'urgenza che sente, considerata la sofferenza che la sua condizione le comporta, tuttavia tre sedute sono molto poche per pensare alla risoluzione dei suoi sintomi. Il consiglio è di prendersi il giusto tempo per affrontare il percorso e di affidarsi ai professionisti che la stanno seguendo.
In bocca al lupo
Un caro saluto
Dott.ssa Jasmine Scioscia
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buonasera caro utente, si è vero i sintomi dissociativi vengono dal trauma che di per sé le dissociazioni perché va a "incapsulare" alcune parti di noi e se non va a lavorarci dentro difficilmente potrà stare meglio.
Il suo sentirsi sempre distratto è dato probabilmente da questo ovvero dal fatto che non è dentro di sé , non è centrato.
I sintomi corporei sono un chiaro segno che il nostro contenitore esterno ( il corpo) sta cominciando a cedere. Le chiederei oltre a sentire la mente congelata ,come sente il resto del corpo, le emozioni e il cuore come stanno?
Con la sua terapeuta dovrebbe lavorare sul trauma avuto, deve entrare in quella paura del guidare ma con estremo e sottolineerei estremo "amore per sé " sennò si fa molto male.
Io lavoro sul trauma nel caso resto a disposizione ,anche per ulteriori chiarimenti.
Spero di esserle stata in qualche modo di aiuto.
Cordialmente Dr. Jasmine Scioscia
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Buonasera, penso che potrebbe essere troppo convinto di quello che vuole sentirsi dire perchè si è già fatto una diagnosi. Vedo in questo senso paura/fatica ad affidarsi, per cui va dallo psichiatra ma non prende la terapia e poi va da una terapeuta e tenta di ottenere qua i riscontri che ritiene di non ottenere in terapia. Le posso solo consigliare di affidarsi di più e seguire il percorso terapeutico.
Dott.ssa Marzia Sellini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno,
leggendo quanto scrive, direi che il suo problema principale è di carattere ansioso, uno stato cognitivo-emotivo-comportamentale che è diventato, negli anni, una sua caratteristica personologica, almeno lei crede le cose stiano cosi, ovvero che tale aspetto sia una componente fissa in lei.
Leggo che non ha mai fatto alcunchè per apprendere come affrontare certe esperienze di se stesso, almeno sino a quando ha fatto i conti, duramente e spaventosamente, con la paura di guidare. Da quel momento iniziano percezioni diverse del suo essere nel mondo, d'altro canto, banalizziamo l'acquisizione della patente di guida, ma a tutti gli effetti è un passaggio evolutivo, di crescita, maturità elevatissimo, non solo si apprende a guidare un mezzo meccanico, come un'auto, che permette di spostarsi nello spazio e nel tempo, per tratti lunghi in un lasso temporale breve, ma muta anche il rapporto col mondo ed il proprio corpo nel mondo; ovviamente, questo passaggio comporta anche la possibilità di allontanarsi dalla famiglia d'origine, d'individuarsi, diremmo noi psicologi, da qui i possibili sentimenti di estraneità, estraneazione, de-personalizzazione (detto altrimenti "Non sono più la persona che ero prima" o anche "sto diventando un'altra persona")tali esperienze riguardano persone particolarmente sensibili. La psicoterapia in tale caso può essere d'aiuto, soprattutto quando non ci sono, intorno a sè, figure amiche di riferimento valide ed attrezzate di competenze utili per accompagnare tali processi di cambiamento.
Lei individua anche una causa, in questo caso, quel trauma in età giovanile andrebbe affrontato, piuttosto che cacciarlo sotto il tappeto. ANcora una volta la psicoterapia può essere una pratica adatta a tale scopo.
In merito al tema della diagnosi non ne farei una campagna politico/partitica pro o contro un processo di valutazione e definizione volto a chiarire che sta accadendo, esprimento un giudizio sintetico, e come si esprime il sistema complesso che lei è in quel particolare contesto interattivo. Il punto quindi non è la diagnosi, quanto piuttosto che si crede di essa e che uso se ne fa, se uso tale parola come mediatore nella relazione per capirsi e poi insieme si adottano strategie per risolvere tale vissuto, modificarlo o se occorre, accettarlo.
Direi che la sua paura è sana va approfondita, capita e trasformata in risorsa utile per vivere la nuova fase del suo ciclo di vita.
Un caro saluto
dott.ssa Marzia Sellini

Dott.ssa Veronica Lokar
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Trieste
Buongiorno, ha fatto bene ad iniziare una psicoterapia e le consiglio vivamente di proseguirla con fiducia e regolarita’. Insieme al suo terapeuta, man mano che il percorso terapeutico andra’ avanti, potra’ valutare la sua condizione emotiva e magari riconsiderare l’assunzione del farmaco che le era stato prescritto e che ha preferito non assumere (forse per dubbi rispetto all’efficacia o altri timori?)
Deve pero’ armarsi di coraggio e pazienza, poiche’ il lavoro da svolgere su di se’ non e’ ne facile ne’ breve, ma e’ senz’altro stimolante e soprattutto potra’ portarle sollievo dall’angoscia che la attanaglia.
Un cordiale saluto!
Dott.ssa Cecilia Bertero
Psicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
Torino
Salve,
mi dispiace che stia attraversando un periodo così destabilizzante e faticoso. Da ciò che racconta, emerge quanto l’ansia – che descrive come una presenza costante nella sua vita – abbia assunto forme nuove e più intense.
Come già le hanno indicato lo psichiatra e la terapeuta, i sintomi che sta vivendo (depersonalizzazione, derealizzazione, distacco, perdita di stimoli) rientrano tra le manifestazioni dissociative. La dissociazione è una risposta estrema del sistema nervoso a situazioni percepite come troppo intense o ingestibili. In questi casi, la mente può “disconnettersi” automaticamente dall’esperienza presente, generando quella sensazione di estraneità, distrazione o “congelamento” mentale che sta provando.È probabile che la sfida di affrontare la guida – legata a un trauma non elaborato del passato – abbia attivato questo tipo di risposta difensiva. Attraverso il percorso terapeutico che ha intrapreso, potrà gradualmente esplorare e rielaborare le esperienze passate, dare nuovi significati a ciò che è rimasto irrisolto, e recuperare la capacità di autoregolare le emozioni e le reazioni allo stress. Il suo percorso è ancora all’inizio, ed è normale che i cambiamenti non siano immediati. È importante coltivare la fiducia nella relazione con la terapeuta, e soprattutto nelle proprie risorse personali, che esistono anche se ora sembrano lontane. Immagino che l’emergere di nuovi sintomi possa spaventare, generando la sensazione di perdere il controllo o peggiorare. Ma spesso i sintomi sono segnali che il corpo e la mente utilizzano per comunicare un disagio profondo. Una volta compreso il messaggio che portano con sé, sarà possibile , insieme alla terapeuta, trovare modi per prendersene cura in modo più consapevole e funzionale.
Le auguro di ritrovare, nel suo percorso e dentro di sé, quel senso di sicurezza e di benessere che in questo momento le sembra venuto a mancare.

Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, ritengo valida la spiegazione e, nel caso in cui, la sua dottoressa praticasse emdr le suggerirei di sottoporsi al trattamento per risolvere il trauma dell incidente.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Anna Bruti
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
San Benedetto del Tronto
Gentile,
capisco il forte disagio che sta vivendo: i sintomi che descrive (estraneazione, senso di irrealtà, distacco) sono tipici degli stati dissociativi legati all’ansia. Non significano “pazzia”, ma una reazione della mente a un carico di stress intenso, spesso connesso a paure radicate come quella della guida dopo il trauma subito.
Ha già fatto un passo importante avviando un percorso di psicoterapia: serve tempo e continuità per elaborare quanto accaduto e ridurre i sintomi. È normale sentirsi “bloccati” o spaventati dalle nuove sensazioni, ma non sono pericolose: più che combatterle, sarà utile comprenderle e imparare strategie di gestione.
Il mio consiglio è di proseguire con fiducia nella terapia, condividendo apertamente con la sua terapeuta tutto ciò che prova, anche i timori più difficili. Se i sintomi diventassero ingestibili, potrà valutare insieme a lei e allo psichiatra la possibilità di un supporto farmacologico.
Se lo desidera, possiamo fissare un colloquio: uno spazio dedicato può aiutarla a sentirsi meno solo e a costruire strumenti pratici per riprendere contatto con sé stesso e con la realtà.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Salve,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza.

Quello che descrive – la sensazione di estraneazione, il sentirsi distaccato da sé stesso e dalla realtà circostante – rientra nei fenomeni dissociativi che spesso si attivano in momenti di forte stress o quando si riaprono paure e traumi del passato, come nel suo caso con la guida dopo l’incidente. Non è raro che l’ansia e la depersonalizzazione si alimentino a vicenda, creando quel “circolo” di cui le ha parlato lo psichiatra.

È importante sottolineare che i sintomi che racconta non significano “perdere il controllo” o “impazzire”, ma piuttosto rappresentano un meccanismo di difesa che la mente mette in atto di fronte a situazioni percepite come troppo intense da gestire. Anche il senso di distacco, la perdita di stimoli e la sensazione di “congelamento mentale” sono manifestazioni comuni in questi casi.

Il fatto che abbia già iniziato un percorso terapeutico è un passo molto importante: la psicoterapia può aiutarla a comprendere meglio cosa scatena questi vissuti, a ridurne l’intensità e a recuperare un senso di presenza e sicurezza. Spesso serve del tempo e un lavoro graduale per vedere cambiamenti significativi, quindi non si scoraggi se dopo poche sedute non sente ancora miglioramenti evidenti.

Considerata la complessità della situazione, è utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista che possa seguirla da vicino e accompagnarla in un percorso mirato di cura.

Cordiali saluti,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Giulia Solinas
Psicologo, Psicoterapeuta
Quartu Sant'Elena
Buonasera la sua descrizione ,molto precisa ,ha in sè già una risposta. Lo psichiatra le ha dato una diagnosi e una terapia che andrebbe iniziata e portata avanti in modo corretto e visto che ha già intrapreso una psicoterapia certamente è sulla buona strada. Incapponirsi nel non accettare il farmaco credo le stia costando molto caro perchè è cio che serve. Le ricordo cosa disse Einstein " Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi" . Si faccia coraggio e inizi vedrà che molti dei sintomi presenti scompariranno
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, si sembra lei presenti questi sintomi, ma è importante capire quanto siano gravi. é addirittura necessario un antipsicotico? Non è un farmaco che viene prescritto in condizioni di lievi disagio psichico. Le consiglio di continuare a svolgere le sedute, nel tempo i suoi sintomi se lo specialista saprà aiutarla dovrebbero diminuire. Fondamentale sarà il lavoro sull'elaborazione del trauma stradale che sembra lei abbia subito ma non solo.
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
Dott.ssa Veronica Conte
Psicologo, Psicoterapeuta
Rimini
Buongiorno,
i sintomi descritti possono essere una risposta del sistema nervoso a uno stress importante o alla riattivazione di un trauma passato, come l'incidente che ha vissuto. La paura di guidare potrebbe aver agito come fattore scatenante. Le consiglio di continuare il percorso di psicoterapia intrapreso e di valutare insieme al suo terapeuta l'utilizzo di tecniche specifiche per l'ansia e il trauma, come EMDR o tecniche di esposizione graduale, eventualmente affiancati da un supporto farmacologico prescritto dallo psichiatra.
Dott.ssa Eugenia Cardilli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve, sicuramente x lei sottoporsi all'esame x prendere la patente ed in seguito fare anche l'esame di guida ha contribuito a procurargli un trauma che non ha elaborato, invece di prendere i farmaci, contatti uno psicoterapeuta che è pratico di terapia EMDR. Questo tipo di terapia con la stimolazione oculare gli farebbe elaborare il trauma e piano non lo vede più come un pericolo l'evento che la fatta stare male, la vedrà dietro di lei. Glielo consiglio sono una terapeuta che i con pazienti con traumi li tratto con la terapia EMDR ed ho trovato dei buoni risultati, ci provi glielo consiglio, la saluto, dott. Eugenia Cardilli
Dott.ssa Laura Spagnolo
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Salerno
Non va escluso che l'incidente subito a 12 anni abbia una sua parte nel suo rapportarsi con la macchina e con la guida: giustificherebbe l'insorgenza di una fobia specifica. Il disturbo che lei descrive appare tuttavia più esteso rispetto ad una fobia specifica e richiede un diverso approccio psicoterapeutico, in quanto relativo al suo rapporto con la vita e non con la guida. le auguro di percorrere la strada giusta, con fiducia.
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,
continui pure la psicoterapia, vedrà che con il tempo potrà acquisire gli strumenti necessari per fare fronte alle sue problematiche di matrice ansiosa.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
salve, grazie mille per la sua domanda.
mi dispiace leggere dei sintomi di cui soffre; tuttavia credo che abbia fatto bene ad affidarsi ad uno psichiatra e poi ad uno psicoterapeuta.
credo anche che la terapia ha bisogno di tempo, è un percorso di esplorazione e dunque necessita del tempo per poter rompere dei pattern comportamentali e di pensiero a cui siamo da sempre vincolati e che abbiamo sempre reiterato.
detto ciò, la psicoterapia è basata sulla relazione tra due individui e dunque se dopo un po' di tempo lei ha dei dubbi di qualsiasi genere, suggerirei di parlarne con il suo terapeuta e valutare come e se proseguire assieme.

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