Salve cari dottori vi scrivo che da un paio di mesi mi sento disconnesso dal mondo esterno nel senso
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Salve cari dottori vi scrivo che da un paio di mesi mi sento disconnesso dal mondo esterno nel senso che mi sento come se non sono presente, cioè conosco tutto quello che vedo ecc ma non sono presente, una brutta sensazione… ma qui arrivo al punto perché ho fatto questo post, non so perché ma ho paura di avere allucinazioni o deliri, ma una paura proprio forte come se realmente prima o poi dovrò avere un allucinazione, per esempio la sera di più ma anche di giorno ma mi succede molto di più la sera, per essempio ieri sera avevo paura di dormire come se la mia testa mi faceva dire che prima o poi vedevo qualcuno accanto a me, quindi ero sempre sugli attenti guardavo la sedia che avevo nella mia stanza e mi immaginavo di vedere qualcuno seduto li, oppure dovevo andare in bagno visto che dovevo passare dal corridoio che era buio mi veniva una forte paura come se la mia testa mi faceva credere che davanti a me mi trovavo qualcuno, in paura di avere deliri, leggo che magari la gente che soffre di psicosi possa credere che in tv parlino di lei e mi sale la paura perché ho paura di crederci anche io, in più stamattina appena sveglio avevo pensieri in testa come se mi facevano delirare, oppure ho letto che la gente possa credere che i volti delle persone possono prendere forma di un mostro e quindi mi viene la paura che vedo i miei genitori trasformati quindi li guardo sempre in faccia, o quando entro nella mia stanza la prima cosa che faccio e guardarmi attorno come se vedo qualcuno… una brutta cosa… quindi sto sempre con la paura addosso dalla mattina a sera quindi vi dico la verità ho paura che tutte queste paure che ho sia un inizio di psicosi vera e propria… quindi vorrei chiedere un consulto a voi dottori se mi devo preoccupare? Se con tutti queste paure che ho che sembrano reali perchè mi mettono paura anche se non li ho realmente, possono essere già psicosi oppure se uno non vede allucinazioni non si può definire psicosi? cioè mi spiego meglio avere così tanta paura come se la mia testa mi dice che devo vedere qualcuno oppure avere deliri e già psicosi o cosa? e se non e psicosi posso entrare con queste paure in psicosi visto che sembrano come reali queste paure... perchè non posso fare più nulla sono a lavoro e ho queste paure, sono nella mia stanza e ho queste paure, sono con amici e ho queste paure, come se non mi riesco a distaccare da queste paure sembra come se sto impazzendo...
Gentile utente,
quello che descrive è una condizione di forte disagio psicologico che merita attenzione e comprensione. La sensazione di "non essere presenti", di sentirsi disconnessi dalla realtà pur essendo consapevoli di ciò che si sta vivendo, può essere riconducibile a uno stato chiamato derealizzazione o depersonalizzazione. Questi fenomeni possono manifestarsi in momenti di forte ansia, stress prolungato o altre condizioni psicologiche.
Le paure che racconta – la costante preoccupazione di poter avere allucinazioni o deliri, il bisogno di controllare l’ambiente, la difficoltà a lasciarsi andare per il timore di "impazzire" – indicano uno stato di ansia anticipatoria molto elevata. È importante distinguere tra avere paura di un sintomo psicotico e vivere realmente un episodio psicotico. Nella psicosi vera, le convinzioni deliranti o le allucinazioni sono percepite come reali e non vengono messe in discussione. Nel suo caso, invece, c'è una costante vigilanza, consapevolezza e paura che “potrebbero” verificarsi – e questo fa pensare più a uno stato ansioso o ipocondriaco rispetto alla psicosi stessa.
Detto questo, il vissuto che lei descrive è molto pesante e limita in modo significativo la sua quotidianità. Questo tipo di disagio non va sottovalutato, anche se non si tratta necessariamente di psicosi. È possibile che sia in atto un disturbo d’ansia con sintomi dissociativi o ossessivi (es. pensieri intrusivi che spaventano), e in questi casi il supporto di uno specialista è fondamentale per valutare in modo accurato la situazione e impostare un trattamento adeguato.
Non è possibile fare diagnosi online, e ogni situazione va valutata con cura attraverso un colloquio approfondito. Tuttavia, è chiaro che sta soffrendo e che non deve restare solo in questo momento.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
quello che descrive è una condizione di forte disagio psicologico che merita attenzione e comprensione. La sensazione di "non essere presenti", di sentirsi disconnessi dalla realtà pur essendo consapevoli di ciò che si sta vivendo, può essere riconducibile a uno stato chiamato derealizzazione o depersonalizzazione. Questi fenomeni possono manifestarsi in momenti di forte ansia, stress prolungato o altre condizioni psicologiche.
Le paure che racconta – la costante preoccupazione di poter avere allucinazioni o deliri, il bisogno di controllare l’ambiente, la difficoltà a lasciarsi andare per il timore di "impazzire" – indicano uno stato di ansia anticipatoria molto elevata. È importante distinguere tra avere paura di un sintomo psicotico e vivere realmente un episodio psicotico. Nella psicosi vera, le convinzioni deliranti o le allucinazioni sono percepite come reali e non vengono messe in discussione. Nel suo caso, invece, c'è una costante vigilanza, consapevolezza e paura che “potrebbero” verificarsi – e questo fa pensare più a uno stato ansioso o ipocondriaco rispetto alla psicosi stessa.
Detto questo, il vissuto che lei descrive è molto pesante e limita in modo significativo la sua quotidianità. Questo tipo di disagio non va sottovalutato, anche se non si tratta necessariamente di psicosi. È possibile che sia in atto un disturbo d’ansia con sintomi dissociativi o ossessivi (es. pensieri intrusivi che spaventano), e in questi casi il supporto di uno specialista è fondamentale per valutare in modo accurato la situazione e impostare un trattamento adeguato.
Non è possibile fare diagnosi online, e ogni situazione va valutata con cura attraverso un colloquio approfondito. Tuttavia, è chiaro che sta soffrendo e che non deve restare solo in questo momento.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera gentile utente,
per fare una diagnosi psicodiagnostica sono necessari degli incontri di valutazione con uno specialista (psicologo o psichiatra); sicuramente sono sintomi che meritano l'attenzione di uno specialista. Detto questo, al di là dell'etichetta diagnostica, penso che possa essere importante -e necessario- per lei, prendersi cura di questa sofferenza che, in questo momento, si presenta in molti contesti della sua vita (in casa, con gli amici, al lavoro).
Saluti,
Baratto
per fare una diagnosi psicodiagnostica sono necessari degli incontri di valutazione con uno specialista (psicologo o psichiatra); sicuramente sono sintomi che meritano l'attenzione di uno specialista. Detto questo, al di là dell'etichetta diagnostica, penso che possa essere importante -e necessario- per lei, prendersi cura di questa sofferenza che, in questo momento, si presenta in molti contesti della sua vita (in casa, con gli amici, al lavoro).
Saluti,
Baratto
Buonasera gentile utente,
la cndizione che ci descrive è compatibile con sintomi somatici di forte ansia panico e angoscia, condizioni che rimandano alla necessità di una cura psicoterapeutica, la guarigione è possibile ma richiede la sua disponibilità a recarsi presso uno studio professionale e o un rapporto terapeutico online.
Cordiali saluti,
Dr. Cristian Sardelli
la cndizione che ci descrive è compatibile con sintomi somatici di forte ansia panico e angoscia, condizioni che rimandano alla necessità di una cura psicoterapeutica, la guarigione è possibile ma richiede la sua disponibilità a recarsi presso uno studio professionale e o un rapporto terapeutico online.
Cordiali saluti,
Dr. Cristian Sardelli
Caro utente, la psicosi è una condizione che deve essere diagnosticata tramite visita psichiatrica. Detto questo, ciò che mi sento di restituirle è che dalle sue parole si percepisce una grande agitazione. La inviterei quindi innanzitutto ad occuparsi di questo, e chiedersi se riesce da solo a gestire questa paura o è arrivato al momento in cui forse è pronto a chiedere aiuto professionale. Da lì, inizierei poi a valutare con il professionista che sceglierà se eventualmente è il caso di richiedere anche una visita psichiatrica.
Un caro saluto
Un caro saluto
Dott. Francesco Paolo Coppola, (Napoli on line o in presenza), psicologonapoli org - per info PROFILO su MioDottore
Caro utente,
le parole che hai scritto raccontano una condizione molto faticosa. La ripetizione della tua richiesta è già un segno importante: stai cercando con forza di essere ascoltato, e questo merita rispetto.
La sensazione di non essere presenti, la paura che qualcosa possa accadere nella mente da un momento all’altro, il bisogno di controllare continuamente ciò che si percepisce — tutto questo indica che stai vivendo un disagio profondo. Non significa che tu stia impazzendo, ma è fondamentale non restare da solo in questa esperienza.
Il consiglio, in questi casi, è di parlare al più presto con un medico specialista in salute mentale, per valutare insieme il momento che stai attraversando e trovare, se necessario, un supporto adeguato. A volte anche solo una prima valutazione può aiutare a chiarire le cose e ridurre l’ansia.
Insieme a questo, potresti valutare l’idea di un percorso psicologico, che ti accompagni a comprendere meglio quello che stai vivendo e a trovare strumenti per affrontarlo.
Hai già fatto un passo importante scrivendo. Ora è il momento di fare anche quello successivo: chiedere aiuto direttamente, con fiducia.
Un caro saluto, e buon cammino
Caro utente,
le parole che hai scritto raccontano una condizione molto faticosa. La ripetizione della tua richiesta è già un segno importante: stai cercando con forza di essere ascoltato, e questo merita rispetto.
La sensazione di non essere presenti, la paura che qualcosa possa accadere nella mente da un momento all’altro, il bisogno di controllare continuamente ciò che si percepisce — tutto questo indica che stai vivendo un disagio profondo. Non significa che tu stia impazzendo, ma è fondamentale non restare da solo in questa esperienza.
Il consiglio, in questi casi, è di parlare al più presto con un medico specialista in salute mentale, per valutare insieme il momento che stai attraversando e trovare, se necessario, un supporto adeguato. A volte anche solo una prima valutazione può aiutare a chiarire le cose e ridurre l’ansia.
Insieme a questo, potresti valutare l’idea di un percorso psicologico, che ti accompagni a comprendere meglio quello che stai vivendo e a trovare strumenti per affrontarlo.
Hai già fatto un passo importante scrivendo. Ora è il momento di fare anche quello successivo: chiedere aiuto direttamente, con fiducia.
Un caro saluto, e buon cammino
Gentile utente di mio dottore,
la sua è una problematica di matrice ansiosa. Intraprenda un percorso psicologico, vedrà che con il tempo la aiuterà a stare meglio.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
la sua è una problematica di matrice ansiosa. Intraprenda un percorso psicologico, vedrà che con il tempo la aiuterà a stare meglio.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Quello che descrivi non è l'inizio della pazzia, ma la paura di impazzire, che è una delle trappole mentali più potenti: più cerchi di controllarla, più ti senti fuori controllo.
La tua mente ti propone scenari spaventosi, ma non perché stai delirando.
Lo fa perché sei ipervigile, spaventato e assediato da un pensiero costante: “e se…?”
In realtà non stai vedendo nulla che non ci sia: è la paura anticipatoria che trasforma l’immaginazione in allarme. Il pericolo non è fuori da te, è nel modo in cui stai guardando ciò che ti circonda.
E più ti scruti, ti osservi, controlli, cerchi segni… più la paura cresce.
Chi ha davvero una psicosi non ha paura di averla.
Chi ha paura di averla, è ancora molto lontano dall’averla.
Quello che stai vivendo ha una direzione chiara: non è psicosi, ma paura della paura.
Ora la domanda non è più: “E se impazzissi?”,
ma:
“Cosa succede se continuo a trattare ogni pensiero come fosse una minaccia?”
Per iniziare a interrompere il ciclo:
smetti di leggere articoli sulla psicosi;
non cercare conferme né rassicurazioni;
non evitare ciò che temi, ma attraversalo in modo graduale, sotto guida terapeutica.
Il problema non è la tua mente.
È la trappola del controllo continuo con cui cerchi di tenerla a bada.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Francesca Gottofredi
La tua mente ti propone scenari spaventosi, ma non perché stai delirando.
Lo fa perché sei ipervigile, spaventato e assediato da un pensiero costante: “e se…?”
In realtà non stai vedendo nulla che non ci sia: è la paura anticipatoria che trasforma l’immaginazione in allarme. Il pericolo non è fuori da te, è nel modo in cui stai guardando ciò che ti circonda.
E più ti scruti, ti osservi, controlli, cerchi segni… più la paura cresce.
Chi ha davvero una psicosi non ha paura di averla.
Chi ha paura di averla, è ancora molto lontano dall’averla.
Quello che stai vivendo ha una direzione chiara: non è psicosi, ma paura della paura.
Ora la domanda non è più: “E se impazzissi?”,
ma:
“Cosa succede se continuo a trattare ogni pensiero come fosse una minaccia?”
Per iniziare a interrompere il ciclo:
smetti di leggere articoli sulla psicosi;
non cercare conferme né rassicurazioni;
non evitare ciò che temi, ma attraversalo in modo graduale, sotto guida terapeutica.
Il problema non è la tua mente.
È la trappola del controllo continuo con cui cerchi di tenerla a bada.
Resto a disposizione,
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Gentile utente,
quello che descrive non è psicosi, ma un forte stato d’ansia con pensieri ossessivi e derealizzazione. Chi vive una psicosi non si spaventa per il rischio di avere deliri: li vive come reali. Lei, invece, ha piena consapevolezza delle sue paure. È importante però affrontare questi vissuti con uno psicologo per evitare che diventino più invalidanti. Resto a disposizione.
Dott. Michele Scalese – Psicologo
quello che descrive non è psicosi, ma un forte stato d’ansia con pensieri ossessivi e derealizzazione. Chi vive una psicosi non si spaventa per il rischio di avere deliri: li vive come reali. Lei, invece, ha piena consapevolezza delle sue paure. È importante però affrontare questi vissuti con uno psicologo per evitare che diventino più invalidanti. Resto a disposizione.
Dott. Michele Scalese – Psicologo
Grazie per aver scritto e per la chiarezza con cui descrivi ciò che stai vivendo. Quello che riferisci — sentirti “disconnesso”, come se non fossi presente, accompagnato da paure molto intense di avere allucinazioni o deliri (soprattutto di sera), immagini mentali spaventose e ipervigilanza — è molto faticoso ma non significa automaticamente che tu abbia una psicosi. Spiego in modo pratico e concreto cosa potrebbe essere, cosa puoi fare subito e quando è importante rivolgersi a un professionista.
Quello che potrebbe essere. Le sensazioni di irrealtà o “distacco” (derealizzazione/depersonalizzazione) e i pensieri intrusivi temuti come “prima o poi avrò un’allucinazione” sono frequenti nelle reazioni d’ansia intense e in certi disturbi ossessivi. Nei disturbi d’ansia la mente genera scenari minacciosi che percepisci come molto reali, ma tu riesci a interrogarti su di essi e spesso a dubitarne: questo è un elemento che normalmente distingue i pensieri ansiosi dai sintomi psicotici veri e propri. La psicosi in genere include esperienze percettive che la persona percepisce come reali e non correggibili (per esempio “sento una voce che viene dall’esterno e sono certo che esista”) o convinzioni ferme che non cambiano anche con prove contrarie. Avere paura di sviluppare una psicosi non è raro quando si vive ansia intensa; la paura e l’ipercontrollo possono però alimentare il problema.
Perché peggiora la sera. La stanchezza, il buio e la minore stimolazione esterna favoriscono l’attenzione rivolta ai pensieri e lasciano più spazio a immagini temute. Inoltre la privazione di sonno o la stanchezza aumentano l’ansia e le percezioni di irrealtà.
Cosa puoi fare da subito in autonomia. Quando la paura si alza, prova a portare attenzione al corpo e all’ambiente: osserva concretamente elementi attorno a te, segui qualche respiro profondoolare per qualche minuto, evita di cercare su internet spiegazioni che aumentano l’ansia. Se ti è possibile, mantieni una luce soffusa la sera invece del buio totale e limita l’esposizione a contenuti allarmanti prima di dormire. Se passi in un corridoio buio, accendere la luce può ridurre l’ipervigilanza; più in generale, non evitare sistematicamente i luoghi temuti: l’evitamento alimenta la paura. Tenere un breve diario giornaliero in cui annoti quando compaiono i pensieri, cosa stavi facendo e quanto sono intensi può aiutarti a vedere pattern e a parlarne con un professionista.
Quando chiedere aiuto subito. Rivolgiti immediatamente a un medico o a un servizio di emergenza se hai pensieri di farti del male o di far del male ad altri. Cerca valutazione urgente anche se le esperienze percettive diventano vissute come completamente reali e persistenti (per esempio voci che percepisci come esterne e non riconosci come tuoi pensieri) oppure se la paura impedisce di lavorare, dormire o funzionare nella vita quotidiana.
Come avviare una presa in carico. Puoi iniziare dal medico di base per escludere cause fisiche (disturbi del sonno, effetti di farmaci, uso di sostanze, squilibri metabolici). Chiedi poi una valutazione a uno psicologo clinico per un colloquio diagnostico: la terapia cognitivo-comportamentale con tecniche per i pensieri intrusivi e per la derealizzazione ha buona efficacia. Se necessario, uno psichiatra potrà valutare l’eventuale utile supporto farmacologico a breve termine. Portare dal medico o dallo specialista un breve resoconto scritto con quando sono iniziati i sintomi, la loro frequenza, eventuali farmaci o sostanze usate, il sonno e l’impatto sulla vita quotidiana accelera la valutazione.
Cosa evitare. Evita l’autodiagnosi su internet che spesso aumenta l’ansia. Non isolarti: parlare con una persona di fiducia può dare sollievo pratico ed emotivo. Evita l’uso di sostanze che alterano la percezione (alcune droghe, alcol in eccesso, grandi quantità di caffeina) finché non hai una valutazione.
Una rassicurazione pratica. Il fatto che tu metta in dubbio e temi questi pensieri è, paradossalmente, un segno che non sei “perso” in una psicosi conclamata. Molte persone con sintomi ansiosi simili migliorano molto con interventi specifici. Il primo passo utile è farsi valutare, proprio per escludere altre cause e definire il percorso più adatto.
Hai fatto bene a scrivere: non sei solo e cercare aiuto è il passo giusto.
Quello che potrebbe essere. Le sensazioni di irrealtà o “distacco” (derealizzazione/depersonalizzazione) e i pensieri intrusivi temuti come “prima o poi avrò un’allucinazione” sono frequenti nelle reazioni d’ansia intense e in certi disturbi ossessivi. Nei disturbi d’ansia la mente genera scenari minacciosi che percepisci come molto reali, ma tu riesci a interrogarti su di essi e spesso a dubitarne: questo è un elemento che normalmente distingue i pensieri ansiosi dai sintomi psicotici veri e propri. La psicosi in genere include esperienze percettive che la persona percepisce come reali e non correggibili (per esempio “sento una voce che viene dall’esterno e sono certo che esista”) o convinzioni ferme che non cambiano anche con prove contrarie. Avere paura di sviluppare una psicosi non è raro quando si vive ansia intensa; la paura e l’ipercontrollo possono però alimentare il problema.
Perché peggiora la sera. La stanchezza, il buio e la minore stimolazione esterna favoriscono l’attenzione rivolta ai pensieri e lasciano più spazio a immagini temute. Inoltre la privazione di sonno o la stanchezza aumentano l’ansia e le percezioni di irrealtà.
Cosa puoi fare da subito in autonomia. Quando la paura si alza, prova a portare attenzione al corpo e all’ambiente: osserva concretamente elementi attorno a te, segui qualche respiro profondoolare per qualche minuto, evita di cercare su internet spiegazioni che aumentano l’ansia. Se ti è possibile, mantieni una luce soffusa la sera invece del buio totale e limita l’esposizione a contenuti allarmanti prima di dormire. Se passi in un corridoio buio, accendere la luce può ridurre l’ipervigilanza; più in generale, non evitare sistematicamente i luoghi temuti: l’evitamento alimenta la paura. Tenere un breve diario giornaliero in cui annoti quando compaiono i pensieri, cosa stavi facendo e quanto sono intensi può aiutarti a vedere pattern e a parlarne con un professionista.
Quando chiedere aiuto subito. Rivolgiti immediatamente a un medico o a un servizio di emergenza se hai pensieri di farti del male o di far del male ad altri. Cerca valutazione urgente anche se le esperienze percettive diventano vissute come completamente reali e persistenti (per esempio voci che percepisci come esterne e non riconosci come tuoi pensieri) oppure se la paura impedisce di lavorare, dormire o funzionare nella vita quotidiana.
Come avviare una presa in carico. Puoi iniziare dal medico di base per escludere cause fisiche (disturbi del sonno, effetti di farmaci, uso di sostanze, squilibri metabolici). Chiedi poi una valutazione a uno psicologo clinico per un colloquio diagnostico: la terapia cognitivo-comportamentale con tecniche per i pensieri intrusivi e per la derealizzazione ha buona efficacia. Se necessario, uno psichiatra potrà valutare l’eventuale utile supporto farmacologico a breve termine. Portare dal medico o dallo specialista un breve resoconto scritto con quando sono iniziati i sintomi, la loro frequenza, eventuali farmaci o sostanze usate, il sonno e l’impatto sulla vita quotidiana accelera la valutazione.
Cosa evitare. Evita l’autodiagnosi su internet che spesso aumenta l’ansia. Non isolarti: parlare con una persona di fiducia può dare sollievo pratico ed emotivo. Evita l’uso di sostanze che alterano la percezione (alcune droghe, alcol in eccesso, grandi quantità di caffeina) finché non hai una valutazione.
Una rassicurazione pratica. Il fatto che tu metta in dubbio e temi questi pensieri è, paradossalmente, un segno che non sei “perso” in una psicosi conclamata. Molte persone con sintomi ansiosi simili migliorano molto con interventi specifici. Il primo passo utile è farsi valutare, proprio per escludere altre cause e definire il percorso più adatto.
Hai fatto bene a scrivere: non sei solo e cercare aiuto è il passo giusto.
Quello che descrivi, per intensità e frequenza, sembra molto più vicino a un disturbo d’ansia con pensieri intrusivi che a una psicosi vera e propria. Ti spiego perché: nella psicosi le percezioni alterate (allucinazioni) o le convinzioni false (deliri) vengono vissute come reali senza metterle in dubbio, mentre tu stai costantemente monitorando, temendo e mettendo in discussione queste possibilità.
Le tue paure sembrano funzionare come una sorta di “film” che la mente proietta, alimentato da ansia e ipervigilanza. Più temi di “vedere qualcosa” o “credere a qualcosa di irreale”, più la tua attenzione rimane agganciata a quell’idea, rendendo le immagini mentali più vivide e spaventose — ma non per questo reali.
Il fatto che tu ti accorga che “non è davvero successo” e che ti domandi se possa succedere è un indicatore importante: nella psicosi manca questa consapevolezza. Qui invece c’è molta paura preventiva, che si autoalimenta.
Quello che ti può aiutare adesso è:
• Parlarne subito con il tuo psicologo o medico per valutare se è il caso di un supporto farmacologico temporaneo per l’ansia.
• Ridurre le letture e ricerche su sintomi di psicosi: mantengono attivo il circolo della paura.
• Usare tecniche di grounding (portare l’attenzione ai sensi: toccare un oggetto, descrivere ciò che vedi, ascolti, senti fisicamente) quando arriva la paura.
• Ricordarti che le immagini che temi sono pensieri, non realtà, e che la tua consapevolezza stessa è ciò che ti protegge dal perderti in esse.
Se però dovessi iniziare a percepire cose che ti sembrano reali e che non riesci a mettere in dubbio, o se la paura diventa ingestibile, è importante rivolgerti subito a un medico o recarti al pronto soccorso per essere valutato.
Dott.ssa De Pretto
Le tue paure sembrano funzionare come una sorta di “film” che la mente proietta, alimentato da ansia e ipervigilanza. Più temi di “vedere qualcosa” o “credere a qualcosa di irreale”, più la tua attenzione rimane agganciata a quell’idea, rendendo le immagini mentali più vivide e spaventose — ma non per questo reali.
Il fatto che tu ti accorga che “non è davvero successo” e che ti domandi se possa succedere è un indicatore importante: nella psicosi manca questa consapevolezza. Qui invece c’è molta paura preventiva, che si autoalimenta.
Quello che ti può aiutare adesso è:
• Parlarne subito con il tuo psicologo o medico per valutare se è il caso di un supporto farmacologico temporaneo per l’ansia.
• Ridurre le letture e ricerche su sintomi di psicosi: mantengono attivo il circolo della paura.
• Usare tecniche di grounding (portare l’attenzione ai sensi: toccare un oggetto, descrivere ciò che vedi, ascolti, senti fisicamente) quando arriva la paura.
• Ricordarti che le immagini che temi sono pensieri, non realtà, e che la tua consapevolezza stessa è ciò che ti protegge dal perderti in esse.
Se però dovessi iniziare a percepire cose che ti sembrano reali e che non riesci a mettere in dubbio, o se la paura diventa ingestibile, è importante rivolgerti subito a un medico o recarti al pronto soccorso per essere valutato.
Dott.ssa De Pretto
Buonasera,
capisco la sua preoccupazione e la ringrazio per aver condiviso queste sensazioni così apertamente. È chiaro che sta vivendo un periodo di grande ansia e turbamento e la paura che descrive è molto forte e persistente.
Le sensazioni che sta provando, come la disconnessione dalla realtà e la paura costante di avere allucinazioni o deliri, sono un segnale di un disagio che non deve essere sottovalutato. È importante sapere che avere paura di avere delle allucinazioni non equivale ad avere delle allucinazioni. Le allucinazioni e i deliri sono sintomi che la persona sperimenta come reali e non ne mette in discussione la veridicità. La sua paura, invece, deriva proprio dal fatto che lei è consapevole che queste cose non stanno accadendo realmente, ma teme che possano accadere. Questa consapevolezza è una distinzione fondamentale.
Le sensazioni di disconnessione, spesso descritte come un senso di "non essere presente" o di sentirsi "fuori dal proprio corpo", sono molto comuni in momenti di forte stress, ansia o attacchi di panico. Questo fenomeno si chiama depersonalizzazione/derealizzazione e, sebbene possa essere molto angosciante, non è di per sé un sintomo di psicosi.
La paura intensa e persistente di perdere il controllo, di impazzire o di avere una malattia mentale grave, come la psicosi, è un sintomo tipico di un disturbo d'ansia. In particolare, i pensieri intrusivi e le paure che descrive, che la portano a controllare costantemente la sua stanza o il volto dei suoi genitori, sono spesso associati a un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), un disturbo d'ansia che causa pensieri e paure (ossessioni) che portano a comportamenti ripetitivi (compulsioni) nel tentativo di ridurle.
Il consiglio che le darei è di consultare uno specialista che possa sostenerla psicologicamente ad affrontare queste sue paure, consigliando di non cercare le risposte che cerca su internet per evitare di alimentare ulteriormente la sua ansia.
Cordialmente.
Dott.ssa Danna Chantal
capisco la sua preoccupazione e la ringrazio per aver condiviso queste sensazioni così apertamente. È chiaro che sta vivendo un periodo di grande ansia e turbamento e la paura che descrive è molto forte e persistente.
Le sensazioni che sta provando, come la disconnessione dalla realtà e la paura costante di avere allucinazioni o deliri, sono un segnale di un disagio che non deve essere sottovalutato. È importante sapere che avere paura di avere delle allucinazioni non equivale ad avere delle allucinazioni. Le allucinazioni e i deliri sono sintomi che la persona sperimenta come reali e non ne mette in discussione la veridicità. La sua paura, invece, deriva proprio dal fatto che lei è consapevole che queste cose non stanno accadendo realmente, ma teme che possano accadere. Questa consapevolezza è una distinzione fondamentale.
Le sensazioni di disconnessione, spesso descritte come un senso di "non essere presente" o di sentirsi "fuori dal proprio corpo", sono molto comuni in momenti di forte stress, ansia o attacchi di panico. Questo fenomeno si chiama depersonalizzazione/derealizzazione e, sebbene possa essere molto angosciante, non è di per sé un sintomo di psicosi.
La paura intensa e persistente di perdere il controllo, di impazzire o di avere una malattia mentale grave, come la psicosi, è un sintomo tipico di un disturbo d'ansia. In particolare, i pensieri intrusivi e le paure che descrive, che la portano a controllare costantemente la sua stanza o il volto dei suoi genitori, sono spesso associati a un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), un disturbo d'ansia che causa pensieri e paure (ossessioni) che portano a comportamenti ripetitivi (compulsioni) nel tentativo di ridurle.
Il consiglio che le darei è di consultare uno specialista che possa sostenerla psicologicamente ad affrontare queste sue paure, consigliando di non cercare le risposte che cerca su internet per evitare di alimentare ulteriormente la sua ansia.
Cordialmente.
Dott.ssa Danna Chantal
Salve, comprendo che ciò che prova sia veramente difficile da sostenere...Penso che dovrebbe rivolgersi il prima possibile ad un professionista nella sua zona, così da farsi aiutare nel ritrovare la connessione con se stesso e col mondo. Le auguro ogni bene.
Che cosa sta facendo per gestire questa paura? Bisognerebbe partire da qui.
Spesso soffriamo più per ciò che temiamo che per ciò che accade davvero, e queste paure finiscono per avere effetti molto concreti nelle nostre vite. Le suggerisco di fissare un primo colloquio con un professionista per affrontarle con il giusto supporto
Spesso soffriamo più per ciò che temiamo che per ciò che accade davvero, e queste paure finiscono per avere effetti molto concreti nelle nostre vite. Le suggerisco di fissare un primo colloquio con un professionista per affrontarle con il giusto supporto
Capisco quanto questa sensazione la faccia sentire spaventato e disorientato. Si percepisce tutta la sua fatica nel convivere con la paura di “impazzire” o di vedere qualcosa che non c’è. Voglio rassicurarla: il fatto che lei si renda conto che si tratta di pensieri e timori, e che li vive come tali, indica che non sta entrando in una psicosi. Quello che sta descrivendo è molto più vicino ad ansia intensa e pensieri ossessivi, che spesso fanno sembrare le paure quasi reali.
Questa angoscia merita ascolto e accoglienza, non giudizio. È naturale che il corpo e la mente si attivino così quando ci sentiamo in pericolo, anche se il pericolo non c’è davvero. Non significa che lei stia perdendo il contatto con la realtà: significa che sta vivendo un livello molto alto di ansia.
Un passo importante, che può darle sollievo, è condividere tutto questo con uno specialista di fiducia: non deve affrontare da solo queste paure. E per ogni dubbio legato ai farmaci, il riferimento resta sempre il medico curante o lo specialista.
Sta già facendo qualcosa di prezioso: dare voce alle sue paure. Questo è il primo passo per ritrovare calma e stabilità.
Questa angoscia merita ascolto e accoglienza, non giudizio. È naturale che il corpo e la mente si attivino così quando ci sentiamo in pericolo, anche se il pericolo non c’è davvero. Non significa che lei stia perdendo il contatto con la realtà: significa che sta vivendo un livello molto alto di ansia.
Un passo importante, che può darle sollievo, è condividere tutto questo con uno specialista di fiducia: non deve affrontare da solo queste paure. E per ogni dubbio legato ai farmaci, il riferimento resta sempre il medico curante o lo specialista.
Sta già facendo qualcosa di prezioso: dare voce alle sue paure. Questo è il primo passo per ritrovare calma e stabilità.
Mi dispiace molto che lei stia vivendo un momento così difficile e che queste paure stiano influenzando così tanto la sua vita. È comprensibile che lei sia preoccupato e che cerchi risposte. Per prima cosa, ci tengo a dirle che la sensazione di disconnessione dalla realtà che descrive, insieme a pensieri e paure intense, non è insolita e non implica necessariamente una psicosi. Molte persone sperimentano qualcosa di simile in momenti di forte stress, ansia o affaticamento. La sua situazione sembra essere dominata da una paura costante e ossessiva di avere allucinazioni o deliri. Questa paura è così forte che la porta a monitorare costantemente se stesso e il mondo circostante, cercando segni che confermino questi timori. I pensieri che descrive (ad es., la paura di vedere qualcuno seduto su una sedia o la paura che i volti dei suoi genitori si trasformino) non sono allucinazioni o deliri reali, ma sono pensieri intrusivi e molto ansiosi. La buona notizia è che lei è consapevole che non sono reali, anche se la spaventano ugualmente.
Un'allucinazione è la percezione di qualcosa che non esiste nella realtà. Chi la sperimenta di solito è convinto che sia reale, anche se gli altri non la vedono o la sentono.
Un delirio è una convinzione ferma e non basata sulla realtà, che non viene scalfita da prove contrarie. Chi ha un delirio lo vive come una verità assoluta e non come un'idea spaventosa o assurda.
Nel Suo caso, lei stesso dice: "mi mettono paura anche se non li ho realmente" e "la mia testa mi fa dire che prima o poi vedevo qualcuno". Questo indica che lei è pienamente consapevole che non sta avendo allucinazioni o deliri, ma è terrorizzato dalla possibilità che possano verificarsi.
Queste sensazioni e paure, soprattutto quando sono così pervasive e interferiscono con la vita quotidiana, sono tipiche di un quadro di ansia molto elevata, che potrebbe includere un disturbo di panico o un disturbo d'ansia generalizzato, o, data la natura ossessiva dei pensieri, anche un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC).
La cosa più importante che può fare è chiedere aiuto a un professionista. Non è qualcosa che deve affrontare da solo.
Un'allucinazione è la percezione di qualcosa che non esiste nella realtà. Chi la sperimenta di solito è convinto che sia reale, anche se gli altri non la vedono o la sentono.
Un delirio è una convinzione ferma e non basata sulla realtà, che non viene scalfita da prove contrarie. Chi ha un delirio lo vive come una verità assoluta e non come un'idea spaventosa o assurda.
Nel Suo caso, lei stesso dice: "mi mettono paura anche se non li ho realmente" e "la mia testa mi fa dire che prima o poi vedevo qualcuno". Questo indica che lei è pienamente consapevole che non sta avendo allucinazioni o deliri, ma è terrorizzato dalla possibilità che possano verificarsi.
Queste sensazioni e paure, soprattutto quando sono così pervasive e interferiscono con la vita quotidiana, sono tipiche di un quadro di ansia molto elevata, che potrebbe includere un disturbo di panico o un disturbo d'ansia generalizzato, o, data la natura ossessiva dei pensieri, anche un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC).
La cosa più importante che può fare è chiedere aiuto a un professionista. Non è qualcosa che deve affrontare da solo.
Gentile utente,
grazie per aver condiviso con così tanta sincerità quello che stai vivendo.
I sintomi che descrive, sensazione di disconnessione dalla realtà, paura costante di perdere il controllo, timore di sviluppare allucinazioni o deliri, non indicano necessariamente la presenza di una psicosi, ma potrebbero essere legati ad uno stato d’ansia acuta, o a quello che in psicologia chiamiamo ansia anticipatoria. In particolare, la sua attenzione è così concentrata sull’eventualità che possa succedere “qualcosa di grave” da creare un senso costante di allarme, che può far percepire anche pensieri immaginari come potenzialmente reali.
Il fatto che riconosce che si tratta di pensieri e paure, e non di percezioni realmente vissute, è un elemento molto importante: nelle psicosi vere e proprie, la persona tende a non mettere in dubbio le proprie esperienze (come ad esempio un’allucinazione o un delirio). La sua consapevolezza è un segnale positivo.
Tuttavia, ciò non significa che la sua sofferenza debba essere sottovalutata. La derealizzazione, la depersonalizzazione e le paure intrusive che racconta, soprattutto se frequenti e invalidanti, meritano attenzione.
Il mio consiglio è di rivolgersi quanto prima a uno psicologo o a uno psichiatra, per una valutazione più approfondita. Un percorso terapeutico può aiutarla a comprendere meglio i suoi pensieri, gestire l’ansia e ritrovare un senso di stabilità e serenità.
Nel frattempo, cerchi di non isolarsi, di mantenere una routine regolare e, se possibile, limiti la ricerca di sintomi online, che spesso alimenta ulteriormente le paure.
Un saluto.
grazie per aver condiviso con così tanta sincerità quello che stai vivendo.
I sintomi che descrive, sensazione di disconnessione dalla realtà, paura costante di perdere il controllo, timore di sviluppare allucinazioni o deliri, non indicano necessariamente la presenza di una psicosi, ma potrebbero essere legati ad uno stato d’ansia acuta, o a quello che in psicologia chiamiamo ansia anticipatoria. In particolare, la sua attenzione è così concentrata sull’eventualità che possa succedere “qualcosa di grave” da creare un senso costante di allarme, che può far percepire anche pensieri immaginari come potenzialmente reali.
Il fatto che riconosce che si tratta di pensieri e paure, e non di percezioni realmente vissute, è un elemento molto importante: nelle psicosi vere e proprie, la persona tende a non mettere in dubbio le proprie esperienze (come ad esempio un’allucinazione o un delirio). La sua consapevolezza è un segnale positivo.
Tuttavia, ciò non significa che la sua sofferenza debba essere sottovalutata. La derealizzazione, la depersonalizzazione e le paure intrusive che racconta, soprattutto se frequenti e invalidanti, meritano attenzione.
Il mio consiglio è di rivolgersi quanto prima a uno psicologo o a uno psichiatra, per una valutazione più approfondita. Un percorso terapeutico può aiutarla a comprendere meglio i suoi pensieri, gestire l’ansia e ritrovare un senso di stabilità e serenità.
Nel frattempo, cerchi di non isolarsi, di mantenere una routine regolare e, se possibile, limiti la ricerca di sintomi online, che spesso alimenta ulteriormente le paure.
Un saluto.
Grazie per aver condiviso con tanta precisione e sincerità quello che stai vivendo. Le tue parole raccontano una sofferenza reale, profonda, che merita ascolto, accoglienza e soprattutto una chiave di lettura più ampia di quella basata solo sulla paura di "essere malato".
Nel metodo SBP – Second Brain Psychology, ciò che descrivi viene letta come un'espressione della mente emotiva (il Secondo Cervello) che sta cercando di farsi sentire con forza, attraverso pensieri, sensazioni, immagini e sintomi. Non si tratta necessariamente di psicosi, ma piuttosto di un sovraccarico della tua Memoria Emotiva, che crea un rumore di fondo continuo, fatto di paure, iper-controllo e disconnessione.
Cosa sta succedendo, secondo SBP?
1. Il senso di irrealtà (derealizzazione)
Quando dici “mi sento come se non fossi presente”, non sei "fuori di testa", ma sei fuori contatto con il corpo e le emozioni. Il tuo cervello viscerale è probabilmente sovraccarico di vissuti stressanti o non digeriti, e questo provoca una scissione: la mente logica è attiva, ma quella emotiva non è sincronizzata. È una modalità di difesa profonda della psiche.
“Il Secondo Cervello può andare in autonomia eccessiva quando le emozioni non sono digerite. Il risultato? Perdita di contatto con il presente, senso di irrealtà, distacco dal sé.” — A. Ingegnieri, Psicologia del Secondo Cervello
2. La paura della paura
La tua esperienza non è una psicosi, ma un vissuto fobico legato al pensiero stesso della psicosi. Hai paura di perdere il controllo, ma sei ancora molto consapevole di quello che stai vivendo — ed è proprio questa consapevolezza che dimostra che non sei in uno stato psicotico.
“Le emozioni non digerite diventano ‘rumore interno’. L’individuo comincia a temere le proprie reazioni, anticipando il peggio. È la paura che alimenta se stessa.” — A. Ingegnieri, Articolo Ansia Panico e Meteorologia
3. Il Secondo Cervello in allarme costante
Quando hai paura di vedere qualcuno che non c'è, di impazzire, di perdere la percezione della realtà, sei in uno stato di iper-vigilanza emotiva. È il tuo Secondo Cervello che ha attivato un sistema di allerta continua. Questo accade quando:
* ci sono vissuti passati non elaborati (traumi, conflitti, abbandoni, perdite);
* l’ambiente attuale è troppo “sottile” per contenere le emozioni;
* la mente logica cerca di controllare l’imprevedibile, alimentando il panico.
NON sei pazzo. Ma il tuo sistema ha bisogno di essere “alleggerito”.
Nel metodo SBP non si parte da “che cosa non funziona in te”, ma da:
- Quale carico emotivo non è stato ancora elaborato - Quale parte di te sta cercando di essere ascoltata - Quale memoria emotiva ha bisogno di essere liberata
Molti utenti SBP hanno vissuto fasi simili: la paura di impazzire, la sensazione di non riconoscersi più, la paura di vedere o sentire qualcosa di irreale. Ma questi stati non sono una condanna: sono l’effetto di un sistema in tilt, non la prova che qualcosa sia “rotto” in te.
Cosa puoi fare, secondo SBP
1. Non combattere la paura. Ascoltala.
Paradossalmente, la paura che hai ha un suo linguaggio. Dice: “fermati, ascoltami, ho qualcosa da dirti”. Un percorso SBP ti aiuterebbe a leggere il simbolismo dietro queste immagini, i pensieri intrusivi e le sensazioni.
2. Inizia a tenere un “registro della realtà”
Ogni volta che hai paura di vedere qualcosa (una figura, un volto che cambia, ecc.), registra mentalmente cosa è accaduto davvero, non cosa hai immaginato. Questo rafforza il tuo radicamento nella realtà.
Esempio:
Ore 22: pensiero: "e se vedo qualcuno sulla sedia?"
Controllo: la sedia è vuota.
Conclusione: ho avuto paura, ma nulla è successo.
3. Agisci sul Secondo Cervello
Ti consiglio di:
* ridurre l’assunzione di caffeina, zuccheri, stimolanti;
* introdurre routine corporee (camminata, stretching lento, esercizi con la pancia);
* dormire con una protezione emotiva simbolica (es. una frase, una visualizzazione, un oggetto che ti collega alla tua sicurezza interna).
Prof Armando Ingegnieri, psicologo e fondatore della Second Brain Psychology
Nel metodo SBP – Second Brain Psychology, ciò che descrivi viene letta come un'espressione della mente emotiva (il Secondo Cervello) che sta cercando di farsi sentire con forza, attraverso pensieri, sensazioni, immagini e sintomi. Non si tratta necessariamente di psicosi, ma piuttosto di un sovraccarico della tua Memoria Emotiva, che crea un rumore di fondo continuo, fatto di paure, iper-controllo e disconnessione.
Cosa sta succedendo, secondo SBP?
1. Il senso di irrealtà (derealizzazione)
Quando dici “mi sento come se non fossi presente”, non sei "fuori di testa", ma sei fuori contatto con il corpo e le emozioni. Il tuo cervello viscerale è probabilmente sovraccarico di vissuti stressanti o non digeriti, e questo provoca una scissione: la mente logica è attiva, ma quella emotiva non è sincronizzata. È una modalità di difesa profonda della psiche.
“Il Secondo Cervello può andare in autonomia eccessiva quando le emozioni non sono digerite. Il risultato? Perdita di contatto con il presente, senso di irrealtà, distacco dal sé.” — A. Ingegnieri, Psicologia del Secondo Cervello
2. La paura della paura
La tua esperienza non è una psicosi, ma un vissuto fobico legato al pensiero stesso della psicosi. Hai paura di perdere il controllo, ma sei ancora molto consapevole di quello che stai vivendo — ed è proprio questa consapevolezza che dimostra che non sei in uno stato psicotico.
“Le emozioni non digerite diventano ‘rumore interno’. L’individuo comincia a temere le proprie reazioni, anticipando il peggio. È la paura che alimenta se stessa.” — A. Ingegnieri, Articolo Ansia Panico e Meteorologia
3. Il Secondo Cervello in allarme costante
Quando hai paura di vedere qualcuno che non c'è, di impazzire, di perdere la percezione della realtà, sei in uno stato di iper-vigilanza emotiva. È il tuo Secondo Cervello che ha attivato un sistema di allerta continua. Questo accade quando:
* ci sono vissuti passati non elaborati (traumi, conflitti, abbandoni, perdite);
* l’ambiente attuale è troppo “sottile” per contenere le emozioni;
* la mente logica cerca di controllare l’imprevedibile, alimentando il panico.
NON sei pazzo. Ma il tuo sistema ha bisogno di essere “alleggerito”.
Nel metodo SBP non si parte da “che cosa non funziona in te”, ma da:
- Quale carico emotivo non è stato ancora elaborato - Quale parte di te sta cercando di essere ascoltata - Quale memoria emotiva ha bisogno di essere liberata
Molti utenti SBP hanno vissuto fasi simili: la paura di impazzire, la sensazione di non riconoscersi più, la paura di vedere o sentire qualcosa di irreale. Ma questi stati non sono una condanna: sono l’effetto di un sistema in tilt, non la prova che qualcosa sia “rotto” in te.
Cosa puoi fare, secondo SBP
1. Non combattere la paura. Ascoltala.
Paradossalmente, la paura che hai ha un suo linguaggio. Dice: “fermati, ascoltami, ho qualcosa da dirti”. Un percorso SBP ti aiuterebbe a leggere il simbolismo dietro queste immagini, i pensieri intrusivi e le sensazioni.
2. Inizia a tenere un “registro della realtà”
Ogni volta che hai paura di vedere qualcosa (una figura, un volto che cambia, ecc.), registra mentalmente cosa è accaduto davvero, non cosa hai immaginato. Questo rafforza il tuo radicamento nella realtà.
Esempio:
Ore 22: pensiero: "e se vedo qualcuno sulla sedia?"
Controllo: la sedia è vuota.
Conclusione: ho avuto paura, ma nulla è successo.
3. Agisci sul Secondo Cervello
Ti consiglio di:
* ridurre l’assunzione di caffeina, zuccheri, stimolanti;
* introdurre routine corporee (camminata, stretching lento, esercizi con la pancia);
* dormire con una protezione emotiva simbolica (es. una frase, una visualizzazione, un oggetto che ti collega alla tua sicurezza interna).
Prof Armando Ingegnieri, psicologo e fondatore della Second Brain Psychology
Gentilissimo,
buonasera e grazie per aver condiviso le sue preoccupazioni.
Vorrei rassicurarla sul fatto che nella sintomatologia psicotica, i deliri e le allucinazioni sono sostenuti con fermezza. Ciò significa che non ci sono dubbi o "paure di": il mondo appare così come credo e come percepisco. Il suo caso è differente, sembra siano presenti per lo più pensieri disturbanti e intrusivi connotati di preoccupazione e ansia rispetto alla possibilità di sviluppare una psicosi.
Dalle sue parole arriva molta sofferenza, che merita di essere ascoltata, compresa e gestita: la invito a ricercare supporto e a non abbattersi. Non è semplice, ma si può sempre stare meglio.
Spero di essere stata chiara e di aver alleggerito un po' il suo carico.
La ringrazio ancora e le auguro una buona serata.
Cordialmente
buonasera e grazie per aver condiviso le sue preoccupazioni.
Vorrei rassicurarla sul fatto che nella sintomatologia psicotica, i deliri e le allucinazioni sono sostenuti con fermezza. Ciò significa che non ci sono dubbi o "paure di": il mondo appare così come credo e come percepisco. Il suo caso è differente, sembra siano presenti per lo più pensieri disturbanti e intrusivi connotati di preoccupazione e ansia rispetto alla possibilità di sviluppare una psicosi.
Dalle sue parole arriva molta sofferenza, che merita di essere ascoltata, compresa e gestita: la invito a ricercare supporto e a non abbattersi. Non è semplice, ma si può sempre stare meglio.
Spero di essere stata chiara e di aver alleggerito un po' il suo carico.
La ringrazio ancora e le auguro una buona serata.
Cordialmente
Buongiorno,
la paura di “impazzire” spesso è proprio il frutto dell’ansia: più la controlla, più cresce. Non significa che stia diventando psicotico, ma che è intrappolato in un circolo vizioso. Un passo utile è chiedere una valutazione psichiatrica per sentirsi rassicurato, e al tempo stesso iniziare un percorso psicologico: esistono strategie mirate per spezzare queste paure e ritrovare sicurezza.
Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Motta – Psicologa Strategica
la paura di “impazzire” spesso è proprio il frutto dell’ansia: più la controlla, più cresce. Non significa che stia diventando psicotico, ma che è intrappolato in un circolo vizioso. Un passo utile è chiedere una valutazione psichiatrica per sentirsi rassicurato, e al tempo stesso iniziare un percorso psicologico: esistono strategie mirate per spezzare queste paure e ritrovare sicurezza.
Un caro saluto,
Dott.ssa Alessandra Motta – Psicologa Strategica
Le sensazioni di derealizzazione, la paura intensa di “perdere la realtà” e le immagini mentali inquietanti sono molto frequenti in chi soffre di ansia intensa, attacchi di panico o DOC. Non è raro che la mente trasformi paure ossessive in scenari vividi (ad es. immagini di “vedere qualcuno” nella stanza), e questo non è uguale a un’allucinazione vera (che si percepisce come fonte esterna) né a un delirio consolidato (una convinzione fissa, non correggibile dalla realtà). Quindi paura e immagini mentali non sono di per sé psicosi. Tuttavia, sono molto fastidiose e invalidanti, e meritano attenzione professionale. Ti segnalo alcuni piccoli compiti e azioni che potresti fare quotidianamente per arrestare questi stadi quando senti che “qualcuno è lì”, fermati e chiediti: “Qual è la prova oggettiva che c’è una fonte esterna ora?” — cerca indizi concreti (suoni reali, ombre mobili, risposta a stimoli esterni).
prova anche a ridurre gli stimoli serali: spegni schermi 1 ora prima di dormire, evita caffeina la sera, crea routine rilassante.
Annota poi quando compaiono queste paure (orario, cosa stavi facendo, durata): aiuta il clinico a capire pattern e fattori scatenanti.Se cominci a vedere cose che percepisci come esterne, o se le convinzioni diventano rigide e non correggibili, oppure se peggiorano rapidamente, contatta urgentemente uno psichiatra/servizio di salute mentale.
Anche ora, dato che queste esperienze ti limitano molto, è opportuno prenotare una valutazione con uno/una psicologo/a esperto/a in ansia/OCD e dissociazione e, se necessario, una valutazione psichiatrica per escludere altre cause e valutare eventuale supporto farmacologico.
prova anche a ridurre gli stimoli serali: spegni schermi 1 ora prima di dormire, evita caffeina la sera, crea routine rilassante.
Annota poi quando compaiono queste paure (orario, cosa stavi facendo, durata): aiuta il clinico a capire pattern e fattori scatenanti.Se cominci a vedere cose che percepisci come esterne, o se le convinzioni diventano rigide e non correggibili, oppure se peggiorano rapidamente, contatta urgentemente uno psichiatra/servizio di salute mentale.
Anche ora, dato che queste esperienze ti limitano molto, è opportuno prenotare una valutazione con uno/una psicologo/a esperto/a in ansia/OCD e dissociazione e, se necessario, una valutazione psichiatrica per escludere altre cause e valutare eventuale supporto farmacologico.
Grazie per aver scritto e per la fiducia, immagino in questi casi possa essere davvero complesso esprimere a parole ciò che accade dentro noi.
Capisco quanto questo stato di “non essere presente” e la paura di avere allucinazioni possano essere angoscianti e produrre un forte stato di allerta.
Non è possibile professionalmente fare una diagnosi via messaggio, voglio però rassicurarti che la paura di avere allucinazioni non equivale automaticamente a una psicosi.
Spesso ansia intensa, pensieri intrusivi o altre condizioni possono dare questa spiacevole sensazione.
Ti suggerisco di parlarne con il tuo medico di base e/o con uno specialista come uno psicologo o uno psichiatra.
Capisco quanto questo stato di “non essere presente” e la paura di avere allucinazioni possano essere angoscianti e produrre un forte stato di allerta.
Non è possibile professionalmente fare una diagnosi via messaggio, voglio però rassicurarti che la paura di avere allucinazioni non equivale automaticamente a una psicosi.
Spesso ansia intensa, pensieri intrusivi o altre condizioni possono dare questa spiacevole sensazione.
Ti suggerisco di parlarne con il tuo medico di base e/o con uno specialista come uno psicologo o uno psichiatra.
Capisco quanto questa esperienza possa essere spaventosa per lei. Quello che descrive sembra più legato a uno stato di ansia intensa e ipervigilanza, piuttosto che a una psicosi vera e propria. La paura stessa di “impazzire” è molto frequente nelle persone ansiose. Tuttavia, vista la sofferenza che prova, le consiglio di parlarne al più presto con un medico o uno psicologo di fiducia, così da poter valutare insieme in modo accurato la situazione e aiutarla a sentirsi più tranquillo.
Gentile utente,
quello che descrive è un vissuto di forte ansia accompagnato da pensieri intrusivi e immagini che la spaventano, ma che lei riconosce come tali. Questo è un punto fondamentale: il fatto che si renda conto che “sono paure” e che ne parli in questi termini indica che mantiene pienamente il contatto con la realtà.
La sensazione di disconnessione e la paura costante di “impazzire” o di avere allucinazioni sono manifestazioni tipiche di uno stato di iper-ansia o derealizzazione. In questi momenti la mente è come in allerta continua, osserva e controlla tutto per assicurarsi che nulla di spaventoso stia accadendo — ma questo stesso controllo alimenta la paura, creando un circolo che la tiene sempre in tensione.
Non si diventa psicotici per paura di esserlo: la psicosi comporta una perdita di consapevolezza rispetto alla realtà, mentre nel suo caso prevale la paura di perderla. Tuttavia, vivere costantemente in allerta può essere molto faticoso, e per questo sarebbe utile rivolgersi a uno psicologo per lavorare sulla gestione dell’ansia e sulla regolazione delle sensazioni corporee legate alla paura.
Nel frattempo, quando sente salire la tensione, può provare a spostare l’attenzione su elementi concreti del presente (ad esempio toccare oggetti, concentrarsi sul respiro o descrivere mentalmente ciò che vede intorno a sé): piccoli gesti che aiutano a ristabilire un senso di realtà e sicurezza.
Dott.ssa Sara Petroni
quello che descrive è un vissuto di forte ansia accompagnato da pensieri intrusivi e immagini che la spaventano, ma che lei riconosce come tali. Questo è un punto fondamentale: il fatto che si renda conto che “sono paure” e che ne parli in questi termini indica che mantiene pienamente il contatto con la realtà.
La sensazione di disconnessione e la paura costante di “impazzire” o di avere allucinazioni sono manifestazioni tipiche di uno stato di iper-ansia o derealizzazione. In questi momenti la mente è come in allerta continua, osserva e controlla tutto per assicurarsi che nulla di spaventoso stia accadendo — ma questo stesso controllo alimenta la paura, creando un circolo che la tiene sempre in tensione.
Non si diventa psicotici per paura di esserlo: la psicosi comporta una perdita di consapevolezza rispetto alla realtà, mentre nel suo caso prevale la paura di perderla. Tuttavia, vivere costantemente in allerta può essere molto faticoso, e per questo sarebbe utile rivolgersi a uno psicologo per lavorare sulla gestione dell’ansia e sulla regolazione delle sensazioni corporee legate alla paura.
Nel frattempo, quando sente salire la tensione, può provare a spostare l’attenzione su elementi concreti del presente (ad esempio toccare oggetti, concentrarsi sul respiro o descrivere mentalmente ciò che vede intorno a sé): piccoli gesti che aiutano a ristabilire un senso di realtà e sicurezza.
Dott.ssa Sara Petroni
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