Salve a tutti. Qualche giorno fa avevo lasciato un commento sui social riguardo ad un post che ironi

20 risposte
Salve a tutti. Qualche giorno fa avevo lasciato un commento sui social riguardo ad un post che ironizzava sugli uomini e il loro lamentarsi della vita dicendo appunto che sono dei pagliacci perché sono nati privilegiati. Il problema non era il post in sé seppure non lo trovavo divertente, ma le ragazze nei commenti che non facevano altro che insultare indistintamente, tral’altro usando spesso anche retoriche tristi e che vengono utilizzate contro di loro: essere in quel periodo del mese, perché gli uomini sono così emotivi, non sono abbastanza intelligenti per parlare, non sanno tenersi uno scherzo, parlano loro dopo le cose che dicono ecc…
Così sconvolto dalla situazione ho deciso di lasciare io un commento dicendo appunto che trovavo ridicolo che assumessero lo stesso atteggiamento che tanto detestano. E che tral’altro non sono nessuno per dire come qualcun altro debba sentirsi, perché ognuno ha la sua sensibilità e va rispettata.
In più si accaniscono contro ragazzi che neanche conoscono accusandoli in modo generalizzante. Perciò suggerivo di riflettere di più sulle posizioni che decidono di prendere, perché così facendo non sono sicuramente migliori.
In realtà il mio commento ha alzato un polverone che non mi aspettavo. Quasi nessuno ha cercato minimamente di capire quel che cercavo di dire, hanno solo saputo attaccarmi dicendomi di essere uno stupido, di fare meglio a stare zitto e anche parole più brutte. Poi c’era anche chi cercava di manipolare ciò che ho detto a modo suo per estrarne del marcio da argomentare. C’era anche chi riconosceva ciò che avevo detto ma si sentiva giustificata nel comportarsi così. Il che mi sembra una follia, come possono queste persone dire cose simili. Sono senza rispetto e totalmente incapaci di vedere l’altro. Così non potendo rispondere a tutti ho scritto:“humani nihil a me alienum puto”.
Ora io sono abbastanza convinto di quel che sento e credo, però siccome sono stato attaccato da tante persone tutte insieme mi sento un po’ insicuro, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Anche se non volevo alla fine ho dovuto cancellare il commento perché non ne potevo più delle notifiche e mi stava creando molto stress. Secondo voi ho sbagliato? Avrei dovuto lasciarlo? A me sembra quasi una sconfitta e che alla fine quella che viene sempre punita è la sensibilità. Secondo voi c’è qualcosa di sbagliato nel mio pensiero? Grazie per chi mi risponderà, so che può sembrare una cosa infantile ma era la prima volta che mi sono sentito attaccato sui social da così tante persone e anche essendo grande mi sento un po’ destabilizzato.
Dott.ssa Laura Fortunato
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Caro, capisco che si senta destabilizzato da quello che è successo e che purtroppo succede spesso nei social: passare dalla discussione sulle opinioni alle offese alla persona. Ha fatto bene a cancellare il suo commento per porre termine a commenti che non portano arricchimento a nessuno e anzi possono ferire. Lo scambio di opinioni e punti di vista è quello che è alla base dei dibattiti che possono essere molto interessanti, ma quando degenerano in attacchi ed insulti alla persona diventano degli sfogatoi in cui si rischia solamente di ferire la sensibilità delle persone. Nei social bisogna stare attenti a questo perché l'anonimato e la "virtualità" possono portare le persone che vi interagiscono a dimenticare che dall'altra parte c'è un'altra persona e perdere così sensibilità ed empatia. Un caro saluto

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Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
la situazione che descrivi è purtroppo molto comune nei contesti di discussione online, dove spesso il confronto costruttivo viene sostituito da atteggiamenti aggressivi e polarizzati. Il tuo intervento mirava a promuovere il rispetto reciproco e la riflessione, sottolineando come l’insulto e la generalizzazione non siano mai strumenti efficaci per migliorare una conversazione. Questo è un punto di vista assolutamente legittimo e condivisibile.

La reazione che hai ricevuto, fatta di attacchi personali e manipolazioni del tuo messaggio, si inserisce in quella che viene chiamata “cultura del linciaggio” o “shitstorm”, dinamiche in cui il singolo viene travolto da un’ondata di negatività collettiva, indipendentemente dalle sue reali intenzioni. Non è quindi tanto una questione di aver sbagliato nel merito, quanto di esserti trovato in un ambiente poco incline al dialogo autentico.

Sentirsi insicuri dopo un episodio del genere è umano e naturale: quando veniamo criticati in modo massiccio e aggressivo, il nostro cervello percepisce la situazione come una minaccia sociale, provocando stress, dubbi e senso di isolamento. Questo non significa però che tu abbia “sbagliato” nel tuo pensiero o che la tua sensibilità sia un difetto. Anzi, la capacità di mettersi nei panni degli altri e di difendere il valore del rispetto è un segno di maturità emotiva.

Cancellare il commento non è una sconfitta: è una scelta di tutela personale. A volte, in contesti tossici, preservare il proprio benessere psicologico è più importante che portare avanti una battaglia che, in quello specifico ambiente, risulterebbe solo logorante. La sensibilità non deve essere vista come debolezza, ma come una risorsa preziosa, anche se talvolta poco compresa.

In definitiva, il tuo pensiero non è sbagliato. La tua esperienza evidenzia però quanto possa essere difficile mantenere uno scambio civile sui social, soprattutto su temi che toccano corde profonde. Per questo motivo, può essere molto utile e consigliato approfondire questi vissuti e imparare a gestire le emozioni che ne derivano con l’aiuto di uno specialista, che possa offrire uno spazio protetto di confronto e supporto.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa








Dott.ssa Emanuela Solli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Frosinone
Non reputo infantile ciò che hai fatto, anzi penso sia un'esperienza definibile "umana", soprattutto oggi, in un contesto digitale in cui il confronto spesso diventa scontro.
Hai scelto di esporre te stesso in un ambiente dove l’ironia si è trasformata in una valanga di sarcasmo gratuito e di aggressività. Forse con l'intento di far riflettere riguardo la battuta di partenza?
Oggi esprimere un'opinione richiede coraggio e consapevolezza, non ingenuità (come purtroppo viene poi percepita). Lo dimostra il fatto che ti sei chiesto se hai sbagliato. La risposta è: "no, non hai sbagliato!!", almeno non nel contenuto. Il tuo pensiero non ha nulla di sbagliato. Hai espresso un principio etico e relazionale molto valido: non rispondere al dolore o alla discriminazione con altra violenza. È una posizione complessa che non si accontenta di tifoserie e, per questo, difficile da recepire in contesti in cui si preferisce “schierarsi” invece che pensare...è molto più facile appartenere ad un gregge!
Ciò che ti ha destabilizzato è comprensibile. Essere sommersi da attacchi online può far dubitare anche la persona più lucida. L’aggressività collettiva, soprattutto quando arriva da persone che dichiarano di lottare per il rispetto, può risultare paradossale. In più, il tono delle risposte che hai ricevuto mostra uno dei paradossi della comunicazione digitale: in nome dell'empatia, spesso si dimentica di praticarla davvero.
Hai cancellato il commento perché probabilmente il carico emotivo era troppo pesante per te. Questa cosa non viverla come una sconfitta piuttosto vedila come una "cura verso te stesso".
Hai riconosciuto un limite, hai agito per proteggendoti!
In rete è facile che a prevalere sia il rumore, non la sostanza, quel “humani nihil a me alienum puto” che hai scritto è un gesto profondissimo, quasi poetico: è il contrario esatto di ciò che ti stavano accusando di essere.
Se vuoi un consiglio: continua a credere in quello che senti, ma proteggiti quando serve. I social non sono sempre il luogo adatto per far nascere un dialogo autentico, ma ciò non significa che il tuo pensiero sia sbagliato.
E no, non sei solo.... è successo a te, a me e chissà a quante altre persone.
Grazie per aver espresso il tuo pensiero!
Dott.ssa Giada Valmonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Genova
Caro utente,
innanzitutto grazie per aver condiviso qua la situazione.
Mi dispiace molto per ciò che le hanno scritto e per come si è sentito. Purtroppo il fenomeno dei "leoni da tastiera" sta dilagando, e spesso le persone fanno uscire il peggio di loro nei social, come se ci fosse una sorta di de-umanizzazione.
Quando si scrivono commenti in queste piattaforme purtroppo occorre essere pronti ad ogni tipo di risposta, anche la più allucinante, insensata e "cattiva".
A livello personale penso che se una persona ha delle idee proprie frutto di letture, ascolto di trasmissioni, podcast, studi, ecc...sono preziose e la cosa migliore da fare è di "metterle a disposizione" in contesti diversi e con persone con cui si possa sia avere una vera conversazione sia essere reciprocità e rispetto.
Spero di esserle stata di aiuto,
Dott.ssa Giada Valmonte
Dott.ssa Francesca Torelli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, credo abbia fatto bene a fare quello che si sentiva, togliere il post perchè non le faceva bene il riscontro che riceveva, inutile mantenere una situazione che ci mette in difficoltà se è possibile interromperla. Il problema principale del web è che è molto facile sentenziare dietro a una tastiera e generalizzare nei commenti. Probabilmente la gran parte delle cose scritte in una conversazione non verrebbero nè dette ne credo neanche pensate. Il web ha vari vantaggi ma anche degli svantaggi.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Francesca Torelli
Dott.ssa Giulia Virginia La Monica
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trento
Gentile Utente,
mi dispiace del disagio che ha percepito.
Non credo che un'azione sporadica che compiamo dica chi siamo, per cui se ha preferito togliere il commento può anche andar bene cosi.
Nel web si scatenano commenti con facilità, mossi da logiche differenti rispetto a quelli della relazione in presenza, anche basate su principi della psicologia sociale.
Le chiedo se valga "la pena", cioè l'affaticamento, voler porre un punto (ovvero un commento) su quanto trovato online. A volte abbiamo buoni intenti, ma i risultati possono essere differenti (valutazione chiaramente individuale).
In linea di principio è utile evitare di assorbire commenti e/o critiche come alla propria persona e considerarli, ad es., sul comportamento, cosi da garantire una propria protezione (questo sia nel mondo online che in quello più concreto).
In ultimo, la sensibilità, come si dice, è soggettiva anche nel desiderio di voler migliorare o nel dare un rimando.
Spero possa esserLe di riflessione.
Un saluto
Dott.ssa Bruna Biffardi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Napoli
Ciao. Ti ringrazio per la tua condivisione. Può capitare, soprattutto sui social, di sentirsi fraintesi o attaccati per aver espresso un pensiero con sensibilità. Ma l’incomprensione altrui non è un nostro errore, né un segno che valiamo meno.
I social posso amplificare reazioni, semplificano la complessità e non riflettono la realtà delle relazioni umane.
Assumerci la responsabilità delle nostre parole è giusto, ma dobbiamo anche accettare che non sempre gli altri sono pronti o disposti ad ascoltare davvero. E questo non dipende da noi.
Possiamo imparare a esprimerci in modo chiaro, cercare connessioni autentiche, ma non possiamo controllare la disponibilità altrui ad accoglierci. E questo è un confine sano da accettare. Hai fatto bene a esprimere un pensiero. Se hai sentito che quel "luogo" non era disposto ad accettarlo, va bene così. La tua sensibilità resta, l'importante è riconoscersi sempre.
Dr. Anna Ambiveri
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno. La sua esperienza tocca diversi aspetti importanti, provo a esprimerglieli. Sembrano essere presenti chiari meccanismi difensivi e un attacco collettivo. Le persone che l'hanno attaccata, infatti, potrebbero aver reagito con aggressività per proteggere le loro convinzioni o per sentirsi parte di un gruppo. Questo fenomeno fa sì che l'appartenenza e il consenso sono più importanti della riflessione critica. La sua opinione, che metteva in discussione il comportamento collettivo, è stata percepita come una minaccia e la reazione è stata un attacco per difendere il consenso di gruppo. C'è anche da tener conto che le dinamiche dei social amplificano le reazioni emotive. Il fatto che il suo commento sia stato preso di mira da molte persone contemporaneamente è un esempio della difficoltà di filtrare le emozioni quando si è sui social. Quando molte persone attaccano insieme è facile per loro disumanizzare chi è dall'altra parte, riducendolo a un bersaglio. La sua reazione emotiva è comprensibile. Essere attaccati in massa può far sentire chiunque insicuro, anche se si è convinti delle proprie idee. Questo non significa che lei abbia sbagliato, ma piuttosto che ha sperimentato il naturale disagio di una comunicazione aggressiva e disumanizzante. Il suo desiderio di far riflettere le persone e di promuovere un confronto rispettoso è ammirevole, ma potrebbe essere irrealistico sui social, dove il formato rapido e la comunicazione testuale spesso favoriscono reazioni emotive intense piuttosto che un dialogo profondo. Sentire di aver "perso" per aver cancellato il commento è normale. Tuttavia, è importante riconoscere che il suo benessere psicologico viene prima di qualsiasi discussione online. Ritirarsi per proteggersi non è una sconfitta, ma un atto di cura personale. Non ha sbagliato a esprimere il suo pensiero, ma ha sottovalutato l'effetto del contesto e delle dinamiche di gruppo sui social. La sua sensibilità non è una debolezza, ma una qualità che la rende empatico e riflessivo. Tuttavia, è importante essere selettivi su dove e come esercitare questa sensibilità, per evitare di esporsi inutilmente a situazioni tossiche.
Spero di averla aiutata a sciogliere un po' l'amarezza lasciata da questa esperienza.
Dott. Dimitri Abate
Psicologo, Psicoterapeuta
Bologna
Gent.mo,

la ringrazio per aver condiviso questo vissuto.

È normale sentirsi scossi dopo un attacco sui social, soprattutto quando si è mossi da un’intenzione rispettosa e costruttiva.

Dal punto di vista psicologico, ha espresso un pensiero equilibrato, basato sul rispetto e sulla responsabilità individuale: non c’è nulla di sbagliato in ciò che ha detto. Il problema non era il contenuto, ma il contesto carico di ostilità in cui è stato espresso.

A volte, proteggersi è più utile che insistere: cancellare il commento non è una sconfitta, ma un modo per tutelare la propria salute emotiva.

Continui a coltivare la sua sensibilità: è una qualità preziosa, non una debolezza.

Cordiali saluti,
dott. Abate
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,
ha solo espresso la sua opinione in merito ad un argomento. Le risposte degli altri fanno parte del "gioco" e le prenda per quello che sono.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dr. Andrea Luca Bossi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Arese
Buongiorno. Vorrei cominciare ricordandole che "Quando il tribunale non vale nulla, la sua sentenza è zero". Credo in tutta modestia che le non stia considerando un punto cardinale dell'intera questione: i Leoni o le leonesse da tastiera sono tutto fuorché loro stessi/e nel momento in si immergono nell'intangibilità del mondo virtuale, sono le controfigure di ciò che sono o addirittura pensano, e lei li/le tratta come fossero coerenti con ciò che scrivono. Eccolo il punto, lei scivola nel falso presupposto di credere che ciò che le scrivono sia ciò che le direbbero se la avessero di fronte, non è così. La loro percezione di distanza nell'intangibile della rete gli conferisce l'invulnerabilità di credersi "autorevoli" e "credibili", di significare qualcosa quando la loro origine ed il loro vagare è il nulla.
Disgraziatamente quel "nulla" è capace di diventare "qualcosa" nel momento in cui noi riserviamo loro anche la minima attenzione, e tutto a un tratto quegli spettri ci paiono tutto ciò a cui sono più lontani, delle persone vere. Non sono reali, perché non dimostrerebbero le stesse cose che scrivono se dovessero farlo a voce. Non esiste mai un vero dibattito quando una persona non è presente, con il proprio viso e la propria voce, nell'esternare i propri presupposti, perché sa che non pagherà le responsabilità di ciò che scrive, come invece avviene nella vita reale. Le auguro un sereno e ritrovato bagno nella tangibile, e sempre preferibile realtà, purché che lo voglia o meno, è in essa che noi viviamo. Buona giornata
Dott.ssa Roberta Ristagno
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Foligno
La frase che mi colpisce di questo suo lungo scritto è che "Quasi nessuno ha cercato minimamente di capire quel che cercavo di dire": forse la sua implicita domanda, posta su un portale dove rispondono professionisti in ambito medico e psicologico, ha a che fare con alcuni suoi vissuti interiori o con alcuni aspetti relazionali sui quali lei potrebbe avere necessità di approfondire. Le auguro di trovare il giusto spazio (magari lontano dai social) dove approfondire questi aspetti: per "non rimanere estranei alle questioni degli altri", come ricorda nella citazione latina, occorre saper maneggiare le proprie. Cordialità.
Dott.ssa Lucia Taddei
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Mi scusi ma Lei risponde a questo tipo di persone? Lei si è posto ad un altro livello.
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Caro utente, capisco quanto possa averti scosso questa esperienza. Esporsi con rispetto, per esprimere un pensiero equilibrato, e ritrovarsi attaccati può far sentire soli e in discussione, anche quando si è sicuri delle proprie intenzioni. La tua sensibilità non è una debolezza, ma una risorsa preziosa. A volte, il modo in cui si dialoga (soprattutto sui social) lascia poco spazio alla complessità e al confronto autentico. Non hai sbagliato a parlare con rispetto, e non è una sconfitta aver deciso di tutelarti cancellando il commento: è stato un atto di cura verso te stesso.
Se vuoi, possiamo parlarne insieme. A volte, condividere questi vissuti in uno spazio sicuro aiuta a ritrovare chiarezza e forza. Puoi contattarmi per qualsiasi informazione, sono disponibile anche online. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bruino
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza e sincerità ciò che ha vissuto.
Quello che descrive non è affatto banale né “infantile”, come teme: riguarda un tema molto attuale e profondo, ovvero il bisogno di poter esprimere il proprio pensiero con rispetto e sensibilità, senza essere travolti da giudizi o attacchi personali.
Il fatto che abbia voluto richiamare all'equilibrio, alla coerenza e alla capacità di mettersi nei panni dell’altro non è segno di debolezza, ma di consapevolezza. Dispiace constatare che, sui social, spesso chi cerca un confronto costruttivo venga frainteso o aggredito. È comprensibile che, trovandosi di fronte a numerose reazioni ostili, si possa sentire destabilizzato e iniziare a dubitare di sé. Ma da quanto scrive, il Suo intervento nasceva da un'intenzione riflessiva e non offensiva.
Anche la frase latina con cui ha concluso – “humani nihil a me alienum puto” – è un invito alla comprensione reciproca, non certo una provocazione.
Cancellare il commento non è una sconfitta, ma un atto di tutela. Prendersi cura della propria sensibilità non significa rinunciare a esprimersi, ma scegliere in quali contesti farlo, e con quali interlocutori.
La sensibilità non è un difetto: è ciò che permette di vedere le sfumature, di riconoscere l’umanità negli altri e di dare valore anche ai toni pacati, in un mondo che spesso premia solo quelli più rumorosi.
Continui ad ascoltarsi e a dare voce a ciò che sente, anche se a volte va controcorrente. Lo faccia con la forza tranquilla di chi non vuole avere ragione, ma cercare senso.
Un caro saluto,
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Dott.ssa Sara Rubert
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, non è strano che si senta un po' destabilizzato, la comunicazione tramite social non è affatto semplice quando si trattano temi che nella società sono ancora divisivi, come è il caso per le questioni di genere. Dal suo racconto sembra che la scelta di cancellare il suo commento sia stata un buon modo di tutelarsi quando si è reso conto che la situazione diventava per lei troppo stressante. Se dovesse sentire che il pensiero di quanto successo continua a ripresentarsi le consiglio di esplorare la cause di questa sua sofferenza più in profondità.
Dott.ssa Chiara Gagliano
Psicologo, Psicoterapeuta
Mantova
Buongiorno,
comprendo profondamente il senso di smarrimento e insicurezza che può nascere quando si viene attaccati in massa, soprattutto in uno spazio come quello dei social, dove spesso manca ascolto autentico e confronto sincero e la sensibilità, purtroppo, viene ancora troppo spesso scambiata per debolezza, ma in realtà è una forza preziosa che non tutti sanno riconoscere.

Ha espresso un pensiero critico in modo civile, cercando di aprire un dialogo sulla sensibilità e sul rispetto reciproco, e questo non è affatto sbagliato. Anzi, il fatto che senta ancora il bisogno di interrogarsi dimostra quanto tenga alla coerenza interiore e al valore delle relazioni umane.

A volte, dietro queste reazioni forti e polarizzate, ci sono ferite collettive non elaborate. Ma questo non giustifica l’aggressività o la negazione dell’altro. Sentirsi destabilizzati è umano, soprattutto quando si ha una sensibilità profonda. Non è una debolezza, ma una risorsa che va protetta e riconosciuta.

È naturale sentirsi destabilizzati: non è una questione di età o maturità, ma di quanto impatto ha su di noi l’essere visti (o non visti).
Percorsi terapeutici che aiutano a rafforzare l'identità e a integrare meglio l’emotività (come quelli basati sulla Decodifica Biologica o l’ipnosi o la psicoterapia) possono offrire strumenti preziosi per restare centrati anche in contesti ostili, trasformando questi eventi in occasioni di consolidamento personale senza rinunciare alla propria sensibilità.

Forse, in quel contesto, ha solo toccato un punto delicato in un ambiente poco predisposto al confronto autentico. La sensibilità non è una colpa, e non andrebbe mai punita.

Le auguro di poter continuare a esprimersi con libertà e integrità, senza che questo significhi doversi difendere continuamente.

Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Gagliano
Dott.ssa Chiara Rogora
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Varese
buongiorno,
per rispetto della complessità della situazione da lei descritta, La invito a contattarmi in modo da parlarne direttamente.

cordialmente, Chiara Dottoressa Rogora
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Come quando un calciatore sente improvvisamente un petardo esplodergli alle spalle: sobbalza, disorientato, perché sperava di incantare il pubblico con il suo gioco. Olimpico, forse — e se hai citato Terenzio, mi capirai. Ma il pubblico, anziché riconoscere la bellezza del gesto, ne approfitta per aggredirlo.
La reazione degli astanti è imprevista, destabilizzante. Così lui, colpito nel profondo, finisce per interrogarsi su se stesso. Non perché abbia commesso qualcosa di patologico — è solo uno dei miliardi di episodi che avvengono quotidianamente sui social — ma perché aspettava ascolto e ha ricevuto ostilità.

Terenzio, guarda caso, fu accusato di mancanza di vis comica, di non saper "prenderla alla leggera", e persino di contaminatio (quasi un plagio, secondo alcuni). Forse anche lui sperava di farsi amare attraverso l’intelligenza e la misura, ma non fu sempre capito.
Poiché il tuo approccio è raffinato e nutrito di cultura classica, ti offro un’altra chiave di lettura che viene dal mondo greco, o meglio dalla tradizione antica dell’Enneagramma.
Uno dei nove tipi di personalità, il Tipo 3 – Il Realizzatore, potrebbe riguardarti. La sua strategia è: “Devo distinguermi, avere successo, essere riconosciuto.”
La sua esigenza profonda è: “Essere indispensabile.”
La motivazione che lo muove è il desiderio di essere ammirato, rispettato, valorizzato.
Ma ogni luce ha la sua ombra: a volte il timore del fallimento può indurre questo tipo a non essere del tutto onesto con se stesso, o a soffrire profondamente quando il riconoscimento sperato non arriva.
Eppure, se invece di negare questo dolore, tu — che sei colto e sensibile — hai deciso di attraversarlo per capirlo e crescere, questo non è un segno di debolezza. È un segno di forza interiore. E sì, questa crescita passa spesso attraverso un po’ di sofferenza.
Se vorrai approfondire questi temi, io sono a disposizione — a Napoli o anche online.
Dott. Simone Ciuffi
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
Sambuceto
Capisco cosa possa sentire specialmente perchè rientra nella "normalità" ciò che la maggioranza delle persone fa. Mi occupo di terapia di gruppo e le dinamiche sono le stesse di quelle dei gruppi sociali.
A volte però siamo spinti a fare, anche nelle cose che riteniamo "banali", delle scelte mosse da parti inconsce e che paradossalmente possono richiamare stati d'animo e sensazioni provate in passato di cu, a volte, non siamo consapevoli.

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