Mi trovo in una situazione famigliare molto difficile. Purtroppo, ho terminato la laurea magistrale

24 risposte
Mi trovo in una situazione famigliare molto difficile. Purtroppo, ho terminato la laurea magistrale ma non riesco a trovare lavoro nonostante io mandi un sacco di CV tanto che mi sto preparando per un concorso pubblico. Mia madre non può lavorare perché ha avuto una grave malattia e si sta riprendendo. Mio padre percepisce la pensione ma è già da un po’ che dice di non riuscire a fronteggiare tutte le spese (anche se spende soldi in cose del tutto superflue e non guarda minimamente il soldo). Lui non fa altro che avercela con noi due perché dice che siamo inutili. È sempre arrabbiato con noi e non c’è verso di fargli cambiare idea. È da anni che non fa altro che dire che io sono un peso e che se potesse tornare indietro nel tempo ci abbandonerebbe senza pensarci due volte come aveva giá pensato di fare quando avevo un anno. Quando gli dico che mi ferisce quando dice queste cose e che non è colpa mia se non lavoro ancora, mi risponde che non so stare al mondo e poi se provo a contraddirlo si mette ad urlare ed infine non mi parla per settimane. Ha sempre fatto così con me, fin da quando ero piccola. Io sono molto empatica e immagino sia difficile per lui ma allo stesso tempo, non capisco cosa gli ho fatto di tanto male per meritarmi sempre tutto questo disprezzo da lui. Alla fine sono sempre andata bene a scuola, ho finito gli studi e negli ultimi anni non gli ho mai chiesto un soldo pedché mi mantenevo da sola con la borsa di studio e gli chiedevo solo una casa e del cibo. Ora che non ci parliamo sento un senso di benessere perché almeno so che non può più gridarmi. Però allo stesso tempo mi sento così male a non poter avere un buon rapporto con mio padre. Una parte di me vorrebbe solo andarsene via da questa casa. Ora capisco perché ho avuto solo fidanzati con tratti narcisistici ed aggressivi…vi scrivo questo per sfogarmi e perché vorrei liberarmi da questo peso. Non ne posso più di vivere con una persona così ottusa che mi incolpa di tutti i suoi fallimenti, che non si sa prendere le sue responsabilità, con cui non posso condividere una mia opinione perché secondo lui è un affronto alla sua persona. Ma allo stesso tempo sono così empatica che provo pena per lui perché so che sotto sotto soffre per molte cose. Vorrei guarire da questo rapporto tossico. Cosa consigliate?
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
È comprensibile che questa situazione familiare ti sta causando molta sofferenza e confusione emotiva. Da ciò che descrivi, il rapporto con tuo padre sembra essere caratterizzato da dinamiche tossiche, in cui non ti senti riconosciuta, ascoltata né rispettata. È naturale provare un mix di emozioni contrastanti: da un lato il sollievo nel non dover subire più urla e attacchi verbali, dall'altro il dolore per l'assenza di un legame affettivo sereno.

Sei una persona empatica, e questo ti porta a percepire il dolore altrui, anche quello di chi ti ferisce. Tuttavia, è fondamentale ricordare che comprendere la sofferenza di tuo padre non significa dover tollerare comportamenti dannosi nei tuoi confronti. La tua volontà di "guarire" da questo rapporto tossico è un passo molto importante, perché significa che hai consapevolezza della situazione e desideri proteggere il tuo benessere.

Un primo passo potrebbe essere quello di lavorare sulla gestione dei confini, imparando a proteggerti emotivamente da ciò che ti ferisce. Inoltre, esplorare con un professionista le dinamiche relazionali che hai vissuto potrebbe aiutarti a elaborare il passato ea rafforzare la tua autostima, così da costruire relazioni più sane in futuro.

Vista la complessità della tua esperienza e il carico emotivo che comporta, sarebbe utile e consigliato approfondire tutto questo rivolgendosi a uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa

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Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Salve, La Sua situazione familiare appare estremamente complessa e carica di dolore e frustrazione. È chiaro che il rapporto con suo padre ha un forte impatto su di Lei, non solo a livello emotivo ma anche nell'influenzare la percezione che ha di sé e delle sue capacità. È fondamentale riconoscere che le frasi e le attitudini di suo padre riflettono le sue insicurezze e le sue lotte interiori, piuttosto che rappresentare un giudizio sulla Sua persona. La sensazione di essere considerata un "peso" e l'esperienza di disprezzo possono creare una profonda ferita emotiva, generando in Lei dubbi sulla propria autovalutazione. L'empatia che prova verso suo padre è significativa, ma è importante ricordare che questa empatia non deve venire a scapito del suo benessere. La sua esperienza di sentirsi sollevata nel non ricevere più gli insulti che lo caratterizzano è un’indicazione di quanto sia debilitante questo rapporto. Questo stato di "benessere" può offrirle un'opportunità per riflettere su ciò che desidera e su quanto valga per Lei coltivare relazioni più sane e rispettose. È un segnale del bisogno di stabilire confini chiari, non solo con suo padre, ma in generale nelle sue relazioni. Considerando il suo percorso di vita e il desiderio di guarire, potrebbe essere utile esplorare le sue emozioni in modo più profondo. Le relazioni passate con partner narcisistici potrebbero suggerire un modello di attrazione verso dinamiche familiari già familiari, e infra-analizzarle potrebbe esserLe utile per evitare che si ripresentino in futuro. La scrittura di un diario può aiutarLa a esternare i suoi sentimenti e a esaminare le esperienze passate in un modo più distaccato. Potrebbe anche considerare di instaurare una pratica di cura personale, dedicando tempo a sé stessa e alle sue passioni, per rinforzare il senso di autonomia. In mancanza di un supporto professionale immediato, avvalersi di risorse comunitarie o gruppi di supporto potrebbe anche offrirLe un aiuto prezioso per affrontare questa situazione. La invito a riflettere su queste proposte e a contattarmi se desidera esplorare ulteriormente queste problematiche per appianare l'impatto negativo di questa relazione familiare.
Cordiali saluti, Dottoressa Laura Lanocita
Dott.ssa Francesca Romana Casinghini
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
la sua situazione non è affatto facile ed ha tutta la mia comprensione. Credo però che l'unico modo per fronteggiare un percorso analitico deve trovarsi anche un lavoretto part time di qualsiasi genere senza al momento pretendere troppo ma che gli consenta di essere un pochino indipendente. Un abbraccio

Dott Francesca R Casinghini
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buonasera gentile Utente, la sua sofferenza è palpabile e il dolore che sta vivendo è profondo. Crescere in un ambiente in cui una figura genitoriale trasmette continuamente ostilità, svalutazione e rabbia può lasciare segni importanti, soprattutto quando, come nel suo caso, c’è un forte desiderio di comprensione e di riconciliazione. È naturale che senta un misto di emozioni contrastanti: il sollievo nel non dover subire attacchi verbali e, al tempo stesso, il dolore per un rapporto che avrebbe voluto diverso.

Ciò che sta vivendo non è colpa sua. È evidente che lei ha fatto tutto ciò che poteva per costruire un proprio percorso con impegno e dedizione, cercando di essere il più indipendente possibile. Eppure, il riconoscimento che meriterebbe da parte di suo padre non è mai arrivato, anzi, è stato sostituito da svalutazioni e critiche ingiustificate. Il fatto che lui proietti su di lei e sua madre le proprie frustrazioni, senza assumersi alcuna responsabilità per il proprio comportamento, non è qualcosa che lei può controllare o cambiare.

Il suo desiderio di "guarire" da questo rapporto tossico è legittimo e può essere il primo passo verso un maggiore benessere. Probabilmente, la consapevolezza di aver avuto relazioni sentimentali con persone con tratti simili a quelli di suo padre indica quanto questo modello relazionale abbia influito sulla sua vita. La buona notizia è che questa consapevolezza è il primo passo per interrompere il circolo vizioso.

Forse, più che cercare di cambiare il suo rapporto con lui, potrebbe iniziare a lavorare sulla costruzione di confini più sani per proteggere se stessa. Se restare in casa con lui è fonte di costante sofferenza, pensare a un progetto di indipendenza potrebbe aiutarla a sentirsi più libera e meno condizionata dal suo comportamento. Capisco che la situazione economica sia difficile, ma anche un piccolo passo in questa direzione potrebbe darle maggiore respiro.

Allo stesso tempo, potrebbe essere utile un percorso di supporto psicologico per elaborare il peso di questa relazione e per aiutarla a distinguere tra il senso di empatia e l’obbligo di sopportare la sua tossicità. Essere empatici è una qualità preziosa, ma quando diventa un motivo per giustificare continuamente chi ci fa del male, può trasformarsi in un ostacolo alla nostra felicità.

Lei merita di sentirsi libera, rispettata e serena. Se ha bisogno di ulteriore supporto, non esiti a cercare aiuto.
Resto a sua disposizione.

Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Raffaella Lupo
Psicologo, Psicologo clinico
Chieti
Quello che stai descrivendo riguarda non solo un rapporto complicato con tuo padre, ma anche un profondo conflitto tra il tuo desiderio di cercare di riparare il legame familiare e la necessità di proteggerti da un ambiente emotivamente tossico. È naturale sentirsi così combattuti in una situazione del genere. L'abuso emotivo, che passa attraverso manipolazioni, svalutazioni, e continui rifiuti, può essere devastante. È importante che tu riconosca che non è colpa tua se lui non cambia. Non dipende dal tuo comportamento, ma dal suo modo di affrontare le proprie difficoltà. Non sei tu a dover "riparare" lui, ma puoi concentrarti sul cercare la tua serenità. L'empatia che provi per tuo padre è un tratto bellissimo, ma in una situazione come questa, è fondamentale proteggere la tua salute emotiva. A volte, il distacco emotivo può aiutare a vedere le cose con maggiore lucidità. Parlarne con un professionista potrebbe aiutarti a vedere la situazione da un'altra prospettiva, riconoscere i tuoi diritti e sviluppare una consapevolezza emotiva, fondamentale per la tua resilienza. In mezzo a tutto questo, è cruciale che tu non dimentichi di fare cose che ti facciano sentire bene e che ti ricarichino, che sia una passeggiata, fare sport, leggere, praticare la meditazione o qualsiasi altra cosa che ti permetta di rilassarti e focalizzarti su te stessa. Riconosciti il valore di ciò che hai raggiunto nonostante tutte le difficoltà.
Buonasera cara. Mi dispiace profondamente per la situazione che sta vivendo. Da ciò che racconta, emerge un contesto familiare molto difficile, in cui il rapporto con suo padre sembra carico di tensioni e mancanza di riconoscimento. È assolutamente comprensibile che provi un misto di emozioni: da un lato, il sollievo nel non dover subire le sue critiche e le sue urla, dall’altro, il dolore di non poter costruire con lui un rapporto sano e sereno.
Le consiglio di avere pazienza e di concentrarsi sulla ricerca attiva del lavoro, che rappresenta un passo importante verso la sua indipendenza. Si sta già impegnando molto, sia con l’invio dei curriculum che con la preparazione al concorso pubblico, e questo dimostra la sua determinazione nel costruirsi un futuro adatto alle sue esigenze. Anche se i risultati non arrivano nell’immediato, continui su questa strada con costanza e fiducia.
Comprendo quanto possa essere difficile convivere con una figura che, invece di sostenerla, la svaluta, ma desidero invitarla a non cercare in lui una validazione che, purtroppo, potrebbe non arrivare. Lei non deve dimostrare nulla a nessuno: il suo valore non dipende dall’approvazione esterna, ma da ciò che ha già realizzato fino a oggi. Ha completato un percorso di studi, si è mantenuta da sola per anni e sta cercando con tutte le sue forze di costruire il suo futuro. Sono risultati importanti, che meritano di essere riconosciuti prima di tutto da lei stessa.
Se sente che questa situazione la sta logorando, potrebbe essere utile rivolgersi a un supporto psicologico, anche solo per avere uno spazio sicuro in cui elaborare queste esperienze e trovare nuove strategie per affrontarle. Nel frattempo, continui a prendersi cura di sé, dando valore ai suoi progressi e cercando di proteggere il proprio benessere emotivo. Merita di vivere in un ambiente sereno e rispettoso, e con il tempo potrà costruire una realtà che le permetta di sentirsi finalmente libera e apprezzata.
Dott. Giorgio De Giorgi
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gent.ma,
Mi sembra che si trovi davvero in una situazione molto complessa, dove ci sono tanti conflitti e sofferenze. Però, come professionista, non posso darle un consiglio diretto. Credo che un vero consiglio rischierebbe di limitarla, di toglierle lo spazio per trovare lei stessa le risposte che le appartengono. Non esiste una soluzione universale, e ogni strada che scegli dipende da come lei leggi e costruisce la sua realtà.
Quando parla di sua madre, di suo padre e delle difficoltà con loro, leggo molta empatia, ma anche un forte conflitto tra il desiderio di comprensione e il bisogno di affermare se stessa. La dinamica che descrive con suo padre è dolorosa, e comprendo che possa portarla a sentirsi intrappolata in un ciclo di accuse e frustrazione. È importante che lei sappia che, anche se lui non risponde in modo costruttivo alle sue parole, il suo sentirsi ferita e voler esprimere la sua sofferenza è legittimo.
Rispetto alla sua empatia, mi sembra che lei stia vivendo un conflitto tra l'invocare compassione per lui e la necessità di proteggere se stessa. Il suo malessere a non poter costruire un rapporto migliore con suo padre è comprensibile, ma credo che la strada per affrontare questa situazione passi prima da una riflessione su come lei può gestire questo dolore senza lasciarlo definire troppo chi sia lei. L’importante è che lei possa costruire il suo benessere, trovando un equilibrio tra il rispetto per lui e il rispetto per se stessa.
La mia proposta sarebbe quella di esplorare come questa relazione la influenza, in modo da capire meglio come può viverla senza sentirsi vincolata dalle sue aspettative o dalle sue parole. L’idea non è “guarire” dal rapporto con lui, ma permetterle di affrontarlo con maggiore consapevolezza, in modo che lei possa fare delle scelte che le appartengano davvero.
Io sono a disposizione su Bologna, Lecce ed online eventualmente.

Le faccio un grosso saluto,

Dr. Giorgio De Giorgi
Dott.ssa Raffaella Tardi
Psicologo, Psicologo clinico
Acerra
Buongiorno cara, provo a risponderti anche se quello che racconti lascia emergere una situazione familiare abbastanza complessa, che porta con sé un carico emotivo importante. Voglio innanzitutto riconoscere la tua fatica, perché crescere senza sentirsi sostenuti da un genitore è qualcosa che lascia segni profondi, e il fatto che tu ne sia consapevole è già un passo importante.

I genitori hanno la responsabilità, non solo legale ma anche umana, di prendersi cura dei propri figli fino a quando non sono in grado di farlo da soli, sostenendoli nei loro sogni e nelle loro aspirazioni. Questo è un principio fondamentale che dovrebbe essere scontato, ma purtroppo le storie di ognuno di noi sono fatte di vissuti e paure che, a volte, compromettono anche le cose più ovvie. Il fatto che tuo padre non riesca a riconoscere il tuo valore e a offrirti il supporto che meriteresti non significa che tu ne sia la causa o che ci sia qualcosa di sbagliato in te.

Capisco quanto possa essere difficile affrontare questa situazione, soprattutto in un momento di incertezza lavorativa in cui avresti bisogno di sentirti sostenuta, piuttosto che sminuita. Il mio consiglio, su un piano pratico, è quello di non rinunciare ai tuoi sogni, ma anzi di crederci ancora di più. Se vivere in questo ambiente sta diventando troppo pesante, potresti iniziare a valutare se esistano delle possibilità, anche con piccoli passi, per costruire un’indipendenza che ti permetta di stare meglio, senza dover aspettare che le cose cambino dall’esterno. Questo non significa ignorare la realtà, ma trovare un compromesso che ti permetta di respirare un po’ di più, anche solo prendendo in considerazione nuove possibilità.

Su un piano più profondo, il tuo vissuto merita uno spazio di cura. L’aver riconosciuto la connessione tra la relazione con tuo padre e le scelte che hai fatto nelle tue relazioni sentimentali è un segnale importante: quello che viviamo in famiglia lascia tracce nel nostro modo di rapportarci agli altri, e lavorare su queste dinamiche potrebbe aiutarti a spezzare quei legami invisibili che rischiano di ripetersi. Il bonus psicologo nasce proprio per dare un’opportunità a chi, in un certo momento della vita, non ha ancora la possibilità di accedere a un percorso di supporto, e potrebbe essere un’occasione per concederti uno spazio tutto tuo.

Non sei sola in questo. Anche se ora ti sembra di essere dentro qualcosa di immobile e faticoso, il tuo desiderio di liberarti da questo peso è già un segnale di cambiamento. C’è un futuro davanti a te in cui potrai sentirti finalmente vista, riconosciuta e libera di essere chi sei, ed è proprio a quello che ora vale la pena guardare.

Un abbraccio.
Dott. Stefano Recchia
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Roma
Gentile utente grazie per la sua condivisione. Il problema del lavoro si risolverà. Sta mandando tanti curricula, sta preparando un concorso, sta seminando molto e questo darà i suoi frutti. Continui ad impegnarsi nella ricerca, a farsi conoscere, senza mai demordere ed avendo pazienza. La situazione che descrive con suo padre, invece, le provoca molto dolore. Le sue urla la feriscono e le fanno crescere la voglia di lasciare quella casa. Nonostante tutto è suo padre e gli vuole bene e sente che anche lui è provato e soffre per molte cose. Tutto questo la appesantisce e sente di non riuscire ad uscirne da sola. Provi ad intraprendere un percorso psicologico. Esprima tutte le sue paure e sofferenze. Troverà sicuramente giovamento e sollievo e troverà anche la via per gestire la situazione famigliare in modo più funzionale a livello emotivo. Spero di esserle stato di aiuto. Resto a disposizione. Un caro saluto.
Dott. Stefano Recchia
Dott.ssa Maria Graziano
Psicologo, Psicologo clinico
Capaci
Gentile utente, ho letto la sua lettera e comprendo il suo stato emotivo, non deve essere facile vivere con qualcuno che fà sentire in colpa. Voglio darti una buona notizia, dalla tua lettera emerge chiarezza di idee, una lucidità mentale che ti aiuta a comprendere ciò che è meglio per te e individuare la causa delle passate relazioni disfunzionali e tossiche. Lascia che il giudizio esterno non destabilizzi la tua interiorità caratterizzata da dolcezza e affettuosità, prefiggiti un obbiettivo e vai avanti, non lasciarti sprofondare nei sensi di colpa. Stai agendo correttamente, continua a inviare cv e partecipare ai concorsi in tutta Italia. Sei giovane e ancora tanto tempo davanti per la tua realizzazione, ti auguro di poter realizzare presto i tuoi progetti.
Dott.ssa Maria Graziano
Dott.ssa Alessandra Cresci
Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Le relazioni conflittuali con i propri genitori non si risolvono con la bacchetta magica, sarebbe bello poterlo fare ma purtroppo non è così. L'ideale sarebbe fare un lavoro di terapia familiare ma ci dovrebbe essere una disponibilità da parte di tutta la famiglia in termini di volerlo fare, in termini di tempo e anche in termini economici. Quello che mi sento di dirti sono semplici parole di conforto che forse di potranno aiutare ad alleviare i tuoi sensi di colpa. I genitori non si possono scegliere, ci capitano e se vogliamo possiamo accettarli così come sono, facendogli notare, come hai fatto tu, le nostre mancanze e i nostri bisogni. Credo che la tua voglia di andare via di casa sia plausibile e giusta, spero che tu riuscirai a farlo presto ma ti auguro che tu lo possa fare senza "SBATTERE LA PORTA" perchè anche se si va lontano i nostri genitori rimangono sempre quelli. Per quanto riguardo i fidanzati, invece, mi verrebbe proprio da consigliarti di scegliere bene, perchè in questo caso si può fare la differenza.
Gentile utente,
nel suo racconto c'è già un tentativo di elaborazione e probabilmente è sulla strada giusta per una maggiore consapevolezza delle sue emozioni contrastanti.
Ci sono molti aspetti della vita che la nostra mente tenta di controllare, o almeno vorrebbe, ma non riesce, generando frustrazione e malessere. Una di queste cose è voler cambiare il carattere o il comportamento di altre persone, soprattutto le persone a cui teniamo di più, perché pensiamo che così raggiungeremo un giusto equilibrio. Se questo tentativo di controllo viene esercitato da parti opposte si generano conflitti come quello che sta osservando tra lei e suo padre. Lei sta avvertendo che dietro al suo modo di fare, e di parlare, c'è una sofferenza interiore, probabilmente perché non è padrone della sua vita e delle sue scelte e rigetta questa frustrazione sulle persone che ha più vicino, proprio con l'illusione di poterle condizionare e assoggettare al suo volere. Ma lei è una persona adulta ora, e ha fatto già un suo percorso di crescita molto importante, e ha voglia di crearsi il suo spazio di vita, la sua indipendenza, senza condizionamenti di alcun tipo. Semmai, vorrebbe appoggio e sostegno proprio dalle persone che pensa dovrebbero dargliene il più possibile: e allora, ecco che anche lei si affanna nel tentativo (almeno mentale) di cambiare le opinioni di suo padre, o il modo di essere e di fare, ma si accorge di non riuscirci in nessun modo, diventando vittima di pensieri intrusivi, basso senso di auto-efficacia, malessere psicologico.
Il lampante desiderio di avere un buon rapporto con suo padre è onorevole, ma forse presuppone un cambiamento in lui che lei non può o non riesce a favorire. Ciò le causa profonda sfiducia e frustrazione.
So che è difficile da comprendere inizialmente, ma il miglior consiglio che può ricevere è di lasciare andare questa volontà. Si deve accettare che alcune cose non dipendono dal nostro controllo e che fanno parte della vita. Ciò che, invece, può realmente modificare è il suo modo di vedere le cose, il suo atteggiamento, e il suo obiettivo personale di benessere psicologico.
Valuti la possibilità di essere supportata in questo percorso di crescita e di superamento del disagio. Gestire in modo nuovo e positivo le emozioni, così come imparare a osservare la realtà senza venire travolti da pensieri intrusivi e pessimistici, sono obiettivi concreti che possono essere raggiunti con un intervento psicologico mirato alle sue esigenze. Avere uno spazio per confrontarsi, essere ascoltata e ampliare le sue prospettive, è fondamentale per superare certi ostacoli mentali che adesso appaiono insormontabili e che impediscono di vedere la via d'uscita da questa situazione.
Se lo desidera posso aiutarla a capire come potrebbe svolgersi un percorso psicologico di questo tipo, anche tramite consulenza online.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Mi dispiace davvero tanto per quello che stai vivendo. Il rapporto con un genitore così difficile può creare una serie di emozioni contrastanti, come stai chiaramente descrivendo: il bisogno di staccarti, ma anche il senso di colpa e la pena per il suo stato. Quello che stai provando è completamente comprensibile, e purtroppo, quando una figura parentale esercita un'influenza negativa e manipolativa, le cicatrici emotive possono essere pesanti da affrontare. Cercherò di darti alcune riflessioni su come procedere, sperando di offrirti almeno un po' di sollievo.

### 1. **Accettare il dolore del distacco**
Il fatto che tu senta una sensazione di benessere quando non interagisci con tuo padre è molto significativo. Questo ti suggerisce che, per quanto sia doloroso, il distacco è una forma di protezione per te. Non è egoismo, è la tua salute mentale e il tuo benessere che devono essere al primo posto. Crescere in un ambiente emotivamente violento, dove non c'è spazio per l’ascolto reciproco o il rispetto, non è mai facile, e spesso è necessario prendere distanza per preservare la propria serenità.

### 2. **Capire i limiti del comportamento di tuo padre**
Il comportamento di tuo padre, come hai giustamente notato, potrebbe essere legato alla sua sofferenza interna e ai suoi fallimenti, ma **questo non giustifica il suo atteggiamento nei tuoi confronti**. È fondamentale distinguere tra l’empatia per la sua sofferenza e la consapevolezza che i suoi comportamenti sono inaccettabili. L’idea di cercare di "salvare" chi si comporta in modo dannoso può portare a uno svuotamento emotivo. È difficile, ma devi riconoscere che non è tua responsabilità "riparare" lui. Lui non è un tuo paziente, è tuo padre, e tu hai diritto a essere trattata con rispetto.

### 3. **Le dinamiche familiari e il senso di colpa**
Il senso di colpa che provi è comprensibile, soprattutto se hai un naturale istinto di cura e protezione, ma **non è colpa tua**. Le difficoltà nel lavoro e la gestione delle emozioni sono compiti che non spettano a te. Tu hai fatto ciò che potevi: sei stata indipendente, hai portato avanti i tuoi studi e hai cercato di evitare di gravare su di lui. Tuttavia, la sua rabbia e il suo risentimento sono proiezioni dei suoi disagi e delle sue insoddisfazioni, non tue. A volte, i genitori scaricano su di noi le loro frustrazioni, e tu non devi essere il loro contenitore emotivo.

### 4. **L'importanza di stabilire confini sani**
Stabilire dei confini emotivi è essenziale, e a volte implica anche ridurre al minimo o interrompere temporaneamente la comunicazione con chi ci fa del male. Potresti sentire la pressione di dover "aggiustare" la situazione, ma a volte il miglior modo per affrontare una relazione tossica è prendersi una pausa, soprattutto quando non c’è apertura da parte dell’altro a migliorare la dinamica. Se decidi di continuare a interagire con lui, dovrai farlo con la consapevolezza che tu non hai il potere di cambiarlo. Quello che puoi fare è proteggerti dalle sue parole e azioni, rifiutando di accettare responsabilità per le sue emozioni o il suo comportamento.

### 5. **Curare te stessa e il tuo benessere emotivo**
Ti consiglio di investire molto tempo ed energia nel prenderti cura di te stessa. La sofferenza che provi ora è reale e merita di essere riconosciuta. Cerca spazi che ti permettano di rilassarti e di guarire. Puoi anche considerare di lavorare con un terapeuta che possa aiutarti a elaborare queste emozioni complesse e a gestire la ferita che il rapporto con tuo padre ti ha lasciato. L’obiettivo non è solo "guarire", ma imparare a proteggerti emotivamente per poter costruire un futuro sereno.

### 6. **Esplorare la tua empatia e i tuoi legami**
La tua empatia è una qualità straordinaria, ma può diventare problematica quando ti fa sentire responsabile per il dolore altrui. I tuoi precedenti partner con tratti narcisistici e aggressivi potrebbero essere una conseguenza della tua empatia, che ti ha portato a cercare persone che ripetono le dinamiche di dipendenza emotiva, simili a quelle familiari. Lavorare su questo aspetto potrebbe essere utile per rompere il ciclo e per imparare a stabilire relazioni più sane e reciproche.

### 7. **Prendere decisioni sul futuro**
Se senti che vivere nella casa con tuo padre non ti fa più bene, potrebbe essere il momento di pensare a un cambiamento. Iniziare a progettare un allontanamento graduale, se possibile, potrebbe darti un senso di autonomia e di controllo sulla tua vita. Ovviamente, questo dipenderà dalle tue circostanze pratiche, ma il fatto che tu stia riflettendo su questa opzione è già un passo verso la tua liberazione emotiva.

In conclusione, la tua salute mentale e il tuo benessere sono cruciali. Non sei obbligata a rimanere in una relazione tossica, neppure se si tratta di un genitore. Continua a costruire la tua vita, a rispettare i tuoi limiti e a prenderti cura di te stessa. Non meriti di vivere in un ambiente che ti fa soffrire così tanto.
Buongiorno. Dal suo racconto sembra che lei abbia già realizzato dei passi psichici primari rispetto alla separazione dalla figura paterna che influenza sadicamente la sua psiche da quando è nata. Penso che sia necessario cominciare ad avere una propria entrata economica, anche inizialmente non quella dei sogni, in attesa dei concorsi che lei sta tentando. Così da poter utilizzare una parte delle entrate mensili per una psicoterapia che possa permetterle di affrancarsi del tutto dalle scorie che certe relazioni disfunzionali lasciano nella psiche una volta interiorizzate. Così che il suo futuro non dovrà essere già scritto a causa delle cose irrisolte in lei.
Cordialmente, Dott. Francesco Puleo
Dott.ssa Deborah Favara
Psicologo, Psicologo clinico
Catania
Cara, prima di tutto, voglio dirti che è comprensibile e più che legittimo il tuo bisogno di sfogarti e liberarti da questo peso. Quello che stai vivendo è davvero doloroso e carico di una complessità emotiva che nessuno dovrebbe affrontare da solo.

Dalle tue parole emerge chiaramente il tuo grande senso di responsabilità, la tua empatia e la voglia di comprendere, anche quando chi ti sta accanto sembra non riconoscerlo o, peggio, ti ferisce profondamente. Il comportamento di tuo padre non è colpa tua, e non definisce il tuo valore come persona. Anche se lui continua a sminuirti e a trattarti con rabbia, il fatto che tu abbia portato avanti i tuoi studi, ti sia mantenuta da sola e stia facendo tutto il possibile per costruire il tuo futuro dimostra una forza incredibile. Dal tuo racconto, sembra che tuo padre abbia sempre avuto un atteggiamento svalutante nei tuoi confronti, facendoti sentire "un peso" ingiustamente. È un modello relazionale molto doloroso, che purtroppo può aver influenzato anche le tue relazioni sentimentali passate. È importante prendere consapevolezza di questo schema per poter iniziare a spezzarlo. Il fatto che, non parlandogli, tu provi un senso di sollievo è un segnale importante: significa che in questo momento il distacco emotivo da lui può essere una forma di protezione per te. È normale che una parte di te desideri un rapporto sano con tuo padre, ma se ogni tentativo di comunicazione finisce per farti soffrire, devi concederti il diritto di mettere te stessa al primo posto. La tua empatia ti porta a provare pena per lui e a chiederti cosa gli hai fatto di male, ma la verità è che non sei responsabile del suo dolore né del suo comportamento. Lui sta proiettando su di te (e su tua madre) frustrazioni che in realtà gli appartengono, e questo è ingiusto. Imparare a non interiorizzare le sue parole come una verità su di te è un passo fondamentale. È naturale che tu senta il desiderio di andartene da quella casa. Purtroppo, al momento la difficoltà nel trovare lavoro ti impedisce di farlo subito, ma stai già facendo passi concreti (prepararti per un concorso è un’ottima strategia). Nel frattempo, cerca di costruire una rete di supporto al di fuori di casa: amici, gruppi di studio, attività che ti permettano di avere spazi tuoi dove sentirti al sicuro. Questo rapporto ha lasciato ferite profonde, ma la tua consapevolezza è il primo grande passo per guarire. Un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarti a elaborare il dolore, a rafforzare la tua autostima e a spezzare definitivamente quei legami tossici che ti hanno portato anche a scegliere partner con dinamiche simili a quelle vissute con tuo padre. Un caro saluto.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, prima di tutto voglio dirle che il dolore che sta vivendo è reale e valido. Il fatto che senta il bisogno di sfogarsi e di liberarsi da questo peso dimostra che dentro di lei c’è una parte che desidera stare meglio, che riconosce quanto questa situazione sia ingiusta e tossica. Questo è già un primo, importante passo. Quello che racconta descrive una dinamica familiare altamente invalidante. Le parole di suo padre sono estremamente dure e cariche di disprezzo, e il suo comportamento sembra averla portata a vivere in un costante stato di allerta emotiva, come se dovesse sempre difendersi da un attacco. Questo tipo di relazione, specialmente se presente fin dall’infanzia, può avere un impatto profondo sulla costruzione della propria autostima e sulla percezione del proprio valore. Se per anni ha ricevuto il messaggio che non è abbastanza o che è "un peso", è naturale che queste parole abbiano lasciato un segno dentro di lei. Ma ciò che suo padre dice di lei non è la verità. È la sua rabbia, il suo modo distorto di sfogare le proprie frustrazioni. È importante che riconosca una cosa fondamentale: non è colpa sua. Il fatto che lui non sia in grado di gestire le proprie emozioni e che riversi su di lei la sua insoddisfazione non significa che lei meriti di essere trattata così. Il problema è suo, non suo. Questo non significa che non faccia male o che non sia legittimo il desiderio di avere un padre amorevole, ma significa che non deve portare su di sé il peso delle sue mancanze. Il senso di sollievo che prova nel non parlargli è comprensibile. Quando una relazione è tossica, la distanza può essere l’unico modo per proteggersi. Allo stesso tempo, è normale sentire dolore per il fatto che questo rapporto non sia come lo avrebbe voluto. È un lutto emotivo: il lutto per il padre che avrebbe voluto, per l’amore che non ha ricevuto. Il suo desiderio di "guarire" da questo rapporto tossico è più che legittimo, e un passo fondamentale in questo processo è capire che non può cambiare lui, ma può cambiare il modo in cui reagisce a lui. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, potrebbe essere utile iniziare a lavorare sulle credenze profonde che questa relazione ha creato in lei. Il fatto che abbia avuto relazioni con persone con tratti narcisistici e aggressivi, ad esempio, potrebbe essere legato al fatto che il suo cervello ha interiorizzato l’idea che l’amore debba essere qualcosa di instabile, condizionato e doloroso, perché è questo il modello che ha conosciuto. Ma l’amore non è questo. Si può imparare a riconoscere e costruire relazioni più sane, basate su rispetto e reciprocità. Un primo esercizio potrebbe essere quello di prendere nota di tutte le frasi che suo padre le ha detto e che l’hanno ferita nel tempo. Poi, accanto a ciascuna di esse, provi a scrivere una risposta più razionale e compassionevole. Ad esempio, se lui le ha detto che "se potesse tornare indietro nel tempo, vi abbandonerebbe", potrebbe rispondere dentro di sé con un pensiero come "le sue parole riflettono la sua rabbia e la sua incapacità di assumersi responsabilità, non il mio valore come persona". Se le ha detto che "se non lavoro è perché non so stare al mondo", potrebbe rispondere a sé stessa "il mercato del lavoro è difficile per molti, non è una mia colpa personale. Sto facendo del mio meglio". Se l’ha accusata di essere "un peso", potrebbe provare a ribattere mentalmente con "sono una persona con valore, indipendentemente da quello che dice mio padre. Sto lavorando per il mio futuro". Questo esercizio serve a separare la sua voce interiore da quella di suo padre, perché quando si cresce in un ambiente così svalutante, si finisce per interiorizzare quelle critiche e crederci. Ma non sono verità assolute, sono solo narrazioni tossiche che possono essere messe in discussione. Dal punto di vista pratico, se la possibilità di allontanarsi da casa è qualcosa che desidera, potrebbe iniziare a pianificare piccoli passi in quella direzione, senza sentirsi in colpa. Proteggere il proprio benessere non è egoismo, è una necessità. Nel frattempo, però, può lavorare su una strategia per ridurre l’impatto emotivo delle interazioni con suo padre. Ad esempio, quando lui inizia a svalutarla o a urlare, potrebbe provare a non ingaggiare la discussione, mantenendo un atteggiamento neutro e distaccato. So che non è facile, ma rispondere a tono spesso alimenta solo la dinamica tossica. Infine, sebbene il suo senso di empatia la porti a provare pena per suo padre e per la sua sofferenza, è importante ricordare che comprendere il dolore di qualcuno non significa doverlo giustificare o accettare il suo comportamento distruttivo. Il suo dolore non deve diventare la sua prigione. Può essere empatica senza sacrificare sé stessa. Ciò che sta vivendo è difficile, ma non è condannata a portare per sempre questo peso. Può costruire un futuro in cui non sarà più definita dal giudizio di suo padre, ma dal valore che sceglie di riconoscere in sé stessa. E merita di farlo. Resto a disposizione, cari saluti. Dott. Andrea Boggero
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Alina Mustatea
Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Gentile utente, quello che stai vivendo è estremamente difficile e comprensibilmente ti sta pesando molto. Da quello che racconti, tuo padre ha sempre avuto un atteggiamento svalutante nei tuoi confronti, facendoti sentire un peso e non riconoscendo il tuo valore, nonostante tutti gli sforzi che hai fatto per costruire la tua indipendenza. È normale che dentro di te ci siano emozioni contrastanti: da un lato il bisogno di allontanarti da questa situazione tossica, dall’altro il dispiacere per non poter avere un buon rapporto con lui e persino un senso di empatia per la sua sofferenza.
Ma è importante ricordare che il modo in cui lui si comporta con te non è colpa tua. Non hai fatto nulla per meritarti il suo disprezzo e il suo comportamento riflette più i suoi problemi irrisolti che qualcosa che riguarda te. Il fatto che tu riesca a riconoscere il legame tra la relazione con tuo padre e le tue esperienze affettive passate è già un grande passo verso la consapevolezza e il cambiamento.

Se dentro di te senti il bisogno di andartene, probabilmente è perché sai che meriti di stare in un ambiente più sereno. Non è facile, soprattutto in una fase di transizione come questa, ma puoi provare a concentrarti su ciò che è nelle tue possibilità: continuare a cercare un lavoro, coltivare relazioni sane e proteggerti emotivamente dai suoi attacchi.
Nel frattempo, concediti anche il diritto di sentire rabbia, tristezza o sollievo per la distanza che si è creata. A volte, allontanarsi (anche solo emotivamente) da chi ci fa soffrire è una forma di autodifesa necessaria. Se senti che questa situazione ti sta pesando troppo, potresti anche valutare un supporto professionale per aiutarti a elaborare questi vissuti e trovare delle strategie per affrontarli nel modo migliore per te.
Un caro saluto
Dott.ssa A.Mustatea
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Cara utente, non deve essere fatto semplice vivere un rapporto padre figlia come quello che ci ha raccontato. Come giustamente lei dice e sa probabilmente suo padre soffre e esprime il suo malessere in tali modalità. Giuste o sbagliate che siano. Tuttavia credo che lei abbia tutto il diritto, dal canto suo, di essere esausta di tali comportamenti, questo non mette in discussione l'affetto per suo padre. Ma semplicemente mostra un fatto: ti voglio bene, ma non mi piace come ti comportanti e come mi fai sentire. Prendere le distanze da lui emotivamente prima e fisicamente poi potrebbe essere importante per lei. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Grazie per aver condiviso la sua esperienza, comprendo quanto sia doloroso vivere in un ambiente carico di tensione e svalutazione. Il fatto che si renda conto della dinamica tossica e del peso emotivo che porta con sé è già un primo passo importante verso la guarigione. Essere cresciuti in un contesto in cui l’affetto era condizionato dal conformarsi alle aspettative di un genitore può lasciare profonde ferite interiori, influenzando l’autostima e i rapporti futuri. È naturale provare empatia per suo padre, ma questo non giustifica il dolore che le ha inflitto né significa che lei debba continuare a subirlo. Nel breve termine, potrebbe aiutarla stabilire dei confini chiari per proteggere il suo benessere emotivo. Se il silenzio di suo padre le porta sollievo, potrebbe essere un segnale che prendere le distanze, anche solo emotivamente, è necessario. Nel lungo termine, lavorare su sé stessa, magari con un supporto psicologico, l’aiuterà a spezzare i legami interiori con questi schemi relazionali disfunzionali.
Si dia il permesso di mettere al primo posto la sua serenità. Non può cambiare suo padre, ma può scegliere come gestire l’impatto che ha su di lei.
Dott.ssa Debora Versari
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Forlì
Bhionigoo le consiglio una terapia individuale. Un saluto dottoressa
Dott.ssa Sveva Nonni
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Gentile Utente, mi dispiace moltissimo per il suo dolore. Credo la sua empatia sia un dono e un problema contemporaneamente. E’ encomiabile che lei riesca ad immedesimarsi nel dolore di suo padre (e credo questo sia anche una modalità protettiva per sé stessa) ma mi chiedo se nel tempo questa sua capacità le abbia impedito di prendersi realmente cura di sé e di mettere dei limiti sani nel vostro rapporto per poter proteggere la sua psiche da questi attacchi che racconta come costanti. La sua capacità di mettere in rapporto le sue relazioni romantiche con il rapporto con suo padre è sicuramente segno di un buon livello di introspezione. Purtroppo i consigli da darle sono un po’ limitati. Considerando il suo trascorso penso che gioverebbe da un percorso psicologico, le consiglierei di vedere se magari c’è qualche supporto convenzionato nella zona dove abita. Oltre a questo, spero presto possa trovare lavoro, e a seguito fossi in lei cercherei di allontanarmi dalle mura domestiche per cercarsi uno spazio tutto suo. Penso un po’ di distanza da questa condizione familiare le farebbe solo bene, per potersi ridare il valore che si merita, per uscire da una situazione , che immagino sia, di stress, ansia e vigilanza costante. Nel mentre, se sa quali sono dei trigger per suo padre provi ad evitarli per salvaguardare la sua pace mentale, cerchi una rete di supporto e affetto esterna alla famiglia, e si ricordi che lei ha valore come persona. Deve fare il possibile per salvaguardare la sua sicurezza in sé stessa e la sua autosufficienza” emotiva. Mi chiedo anche come sia il rapporto con sua madre. Siete intime? Sua madre la difende da suo padre o ne è diventata succube anche lei?
Le mando un caro saluto e spero davvero possa presto trovare una soluzione a queste problematiche.
Dott.ssa Laura Messina
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, la sua testimonianza ci racconta una situazione familiare complessa e profondamente dolorosa, che sta influenzando il suo benessere emotivo e il rapporto con se stessa. È evidente che lei abbia subito dinamiche che spesso portano a un senso di colpa immotivato ea un desiderio contrastante: da una parte vuole prendere le distanze per proteggersi, dall'altra sente compassione per suo padre, perché riesce a cogliere il suo dolore e la sua sofferenza interna.
Il suo vissuto sembra legato a dinamiche familiari disfunzionali, caratterizzate da svalutazione e colpevolizzazione costanti. Quando si cresce in un ambiente del genere, è frequente ritrovarsi a sviluppare relazioni con persone che ripropongono schemi emotivi simili, come quelli che ha riconosciuto nei suoi fidanzati con tratti narcisistici. Questo meccanismo è del tutto comprensibile: il nostro inconscio tende a replicare situazioni familiari note, anche se dolorose.
È fondamentale che lei dia valore al suo benessere e si concentri su se stessa, lavorando per rompere questi schemi e costruire relazioni più sane e rispettose. Il suo desiderio di “guarire da questo rapporto tossico” è un primo passo importante. In questo percorso potrebbe essere utile intraprendere un lavoro terapeutico con uno psicologo specializzato in relazioni disfunzionali e dinamiche familiari. La terapia può aiutarla a rafforzare i suoi confini emotivi, a riconoscere i meccanismi di manipolazione ea liberarsi dal peso della colpa e delle aspettative altrui.
Le auguro di trovare la serenità e la libertà emotiva che merita. Un caro saluto.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
quello che sta vivendo è profondamente doloroso e non riguarda solo le difficoltà attuali, ma una storia lunga, fatta di ferite emotive che si sono ripetute negli anni. Si percepisce chiaramente quanto abbia fatto del suo meglio: ha studiato, si è mantenuta da sola quando ha potuto, ha cercato un dialogo e si sta impegnando per costruirsi un futuro. Eppure continua a ricevere parole che la feriscono e che mettono in discussione il suo valore, proprio da una figura che avrebbe dovuto darle sicurezza e sostegno.

Le dinamiche che descrive – l’aggressività verbale, la svalutazione, il silenzio punitivo, la tendenza a colpevolizzarla per le sue difficoltà – non parlano di ciò che Lei “merita”, ma del modo in cui suo padre gestisce le proprie frustrazioni. La sua empatia la porta a cercare di comprenderlo, ma questo non cancella l’impatto che tali comportamenti hanno avuto e continuano ad avere su di Lei. Non è un caso che oggi riconosca dei pattern anche nelle relazioni sentimentali: quando siamo cresciuti in un clima in cui l’amore era condizionato o instabile, è facile ripetere ciò che si è conosciuto, anche senza volerlo.

Il senso di sollievo che prova quando non ci sono urla o conflitti è un segnale importante. Ci dice che una parte di Lei ha iniziato a riconoscere il proprio bisogno di protezione e di pace. Non c’è nulla di sbagliato nel desiderare distanza emotiva da ciò che la ferisce, e non è una mancanza di rispetto: è un movimento di cura verso sé stessa.

Potrebbe essere molto utile avere uno spazio in cui elaborare questa storia, comprenderne le ricadute sulla sua autostima e sulle sue relazioni e iniziare a costruire confini più solidi. Guarire da questo tipo di rapporto significa proprio questo: non cambiare suo padre, ma cambiare la posizione interna da cui Lei si relaziona a lui, imparando a distinguere ciò che Le appartiene da ciò che invece è il peso delle sue insoddisfazioni.

Ha già fatto passi importanti nel riconoscere il problema. Il percorso ora è quello di ritrovare la libertà emotiva e la fiducia che merita.

Dott.ssa Sara Petroni

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