Le ossessioni di cui soffro e che sto tentando di curare si sono spostate su un nuovo tema: l'acufen

23 risposte
Le ossessioni di cui soffro e che sto tentando di curare si sono spostate su un nuovo tema: l'acufene, che si è preso tutta la scena da quando la visita dall'otorino mi ha diagnosticato un danno da trauma all'orecchio.
Non mi ha aiutato leggere in rete notizie di gente che esasperata da un tale fastidio è ricorsa a gesti estremi... Nei giorni scorsi, poi, il problema era che non riuscivo ad ignorarlo, mentre da stanotte è insorta in me una nuova e ben più grave angoscia: e se iniziassi a credere che quel fischio non sia dovuto a una semplice causa fisica, ma alla voce di un demone che vuole tormentarmi?
Mi rendo ben conto di quanto sia ridicolo pensare una cosa simile: ma se a un certo punto non ne vedessi più l'assurdità e la prendessi sul serio?
Sono allarmato: la parte sana di me, che ancora riconosce che una simile ipotesi non ha fondamento razionale, deve scongiurare il pericolo che io aderisca a una interpretazione delirante del mio disturbo, che vorrebbe dire che avrei perso la capacità di discernere tra ciò che è reale e ciò che è sciocca fantasia.
E non so che fare quando il mio "aguzzino interiore" mi sottopone a certi dubbi, che ho l'urgenza di risolvere ed anche in maniera esaustiva, se non voglio che la paura mi dilani: lo lascio farneticare, senza rispondergli?
O forse è meglio che io confuti una buona volta i pericoli che mi prospetta, per esser certo che non sto precipitando in una paranoia?
Mi sembra che, se non faccio il controllo del mio esame di realtà, il rischio di sentirmi perseguitato dalle voci non sia mai del tutto fugato, e questo mi angoscia, perché significherebbe che forse la psicosi si sta facendo strada in me... Quale delle due strade percorrere?
La mia terapeuta mi invita a sopportare il senso di minaccia che l'arrivo di simili pensieri scatena, ma io non so come tollerare un interrogativo foriero di simile amgoscia: e se credessi davvero che quel sibilo abbia una origine sovrannaturale?
E se l'acufene degenerasse in un comando interiore a fare qualcosa?
Solo a pensarci ho i brividi...
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, Mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio connesso. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di trovare strategie utili per gestire i pensieri ossessivi, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare cause origini e fattori di mantenimento dei tuoi sintomi onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. Ritengo che sia dannoso cercare l'assicurazione su internet qua e là poiché non farebbero altro che rafforzare la sintomatologia in atto.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Dott.ssa Luciana Harari
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buonasera ,comprendo bene le sue angosce ,questi acufeni sono inquietanti.Lei è tutto altro che delirante ,ma è pervaso dall' angoscia .Prosegua il suo percorso con la sua terapeuta e se viene ritenuto necessario chieda ad un medico un farmaco ,da assumere transitoriamente che aiuti a sedare l angoscia in questo periodo di fragilità .Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Dott.ssa Rosella M.B. Mastropietro
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Buonasera, l'acufene deriva da un'alterazione dell'udito, in questo caso da un trauma. Spesso si instaura un circolo vizioso che è quello idendificarlo e di codificarlo o di andarlo a cercare anche quelle rare volte in cui non si sente.
In molti casi è invalidante nella gestione delle normali attività, perché prende il sopravvento.
Intanto per gestire meglio la notte può ascoltare le white noise che aiutano a nascondere il fischio o le forme in cui si presenta.
È un lungo processo, se crede sono a sua disposizione.
Cordiali saluti
Dott.ssa Rosella Mastropietro
Dott. Gianmarco Simeoni
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Varese
Buonasera Gentile Utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. L'evoluzione di un disturbo psicotico è impossibile da prevedere con certezza, ma gli elementi che porta lei sicuramente sono degni di attenzione. Il mio consiglio è di fare una visita psichiatrica, perché potrebbe essere importante intervenire tempestivamente con l'assunzione di un farmaco. Nel contempo è importante che lei continui la terapia e che esponga alla sua terapeuta tutti i dubbi che ha. Cordialmente, dott. Simeoni
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

si confronti con la sua terapeuta in merito alla possibilità di valutare un consulto psichiatrico. In questo momento in cui l'ansia è così forte e le angosce appaiono come invalidanti potrebbe esser opportuno affiancare alla psicoterapia un trattamento farmacologico. La combinazione di entrambe le cose risulterebbe efficace per i disturbi d'ansia come quello da cui è affetto lei.
In bocca al lupo per tutto.

Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Per assurdo se fosse psicotico non si interrogherebbe sull'origine più o meno metafisica del disturbo all'orecchio ma darebbe una spiegazione delirante che "salterebbe" l'esame di realtà e non avrebbe nessun tentennamento nel farlo. Il sintomo centrale rimane il dubbio ossessivo che la attanaglia pur essendo prova di un buon esame di realtà. Le consiglio di procedere il percorso che sta facendo con corretto focus sulle ossessioni
Prof. Antonio Popolizio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, stia tranquillo perché non perderà il controllo di se stesso. Nel momento in cui si pone delle domande le assurdità che le vengono in mente spariscono e perdono d'efficacia. Tuttavia le consiglio di parlarne col suo psicologo che le fornirà tutti gli strumenti per affrontare con serenità e lucidità la cosa. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Dott.ssa Marzia Porcelli
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi sembra molto importante che lei si interroghi su ciò che le sta accadendo, cercando di distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è.
Leggo che lei ha una terapeuta che già lo segue, quindi le consiglio di continuare il suo percorso per esaminare al meglio le sue perplessità e le ossessioni di cui parla.
Cordiali saluti
Dott.ssa Marzia Porcelli
Dott.ssa Federica Curci
Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Buongiorno, mi dispiace molto per quello che sta vivendo. Comprendo e immagino la sua paura, gli acufeni sono spesso percepiti come inquietanti. Porti queste domande al suo terapeuta e continui con il percorso al fine di esplorare meglio i suoi dubbi e fragilità. Un caro saluto, Federica Curci
Dr. Gianpietro Rossi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Concesio
buongiorno. Gli acufeni rappresentano in fondo le voci che non vogliamo sentire ma aldilà di questa possibile interpretazione psicosomatica lei si sta ossessionando e il disturbo ossessivo può contemplare anche pensieri molto bizzarri nonostante l'intelligenza della persona e che si evince dalla sua espressività scritta.

Le terapie brevi cognitivo comportamentali vanno subito al dunque per gestire ossessioni come queste.

Buona giornata

Dr. Gianpietro Rossi
Dott. Riccardo Scalcinati
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Vimercate
Buongiorno,

immagino quanto possa essere per lei faticoso gestire i pensieri ossessivi, in quanto stressano la mente della persona rendendo più angosciante la giornata. Sarebbe importante intraprendere un percorso psicologico e trovare strategie funzionali più adattive che le possano rendere qualitativamente migliori le sue giornate. Resto a disposizione.

Dott. Riccardo Scalcinati
Dott. Andrea Brumana
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera e grazie per aver condiviso con noi una situazione che penso le provochi una grande sofferenza ed apprensione. Quello che posso consigliarle è di avere fiducia nel lavoro che sta svolgendo con la sua terapeuta cercando di comprendere il significato dei suoi timori e della sua sofferenza. Resto a disposizione. Cordialmente, Dott. Andrea Brumana
Dott.ssa Rossella Sorce
Psicologo
Palermo
Buonasera, mi spiace per il malessere che sta in questo momento vivendo, segua la sua terapeuta e cervhi assieme a lei di comprendere il significato del suo malessere.

Cordiali saluti.
dott.ssa Rossella Sorce
Dott.ssa Alessandra Matta
Psicologo, Psicologo clinico
Cagliari
Mi spiace molto per il disagio psichico che stai attraversando, e il conseguente disagio anche psichico (e magari sociale?) che può portarsi dietro. Per quanto mi riguarda, se fossi a rischio psicosi non staresti qui a domandarti se sia bene o no fare una continua revisione del tuo stato di realtà, se potrebbe o meno diventare un disturbo delirante. Semplicemente ti fideresti della sensazione o del pensiero delirante. Sul piano cognitivo, quando queste paure ti assalgono può essere utile ricordarti che non stai immaginando dei suoni, non hai allucinazioni uditive, ma una condizione fisica regolarmente diagnosticata da un professionista.
Confida nel percorso che stai facendo con la tua terapeuta, che per altro sarebbe la prima ad accorgersi di un eventuale episodio psicotico, non pensi? Magari potrebbe essere invece utile indagare affondo insieme a lei perchè sia emersa proprio questa paura o se fosse già lì sotto altre forme o quietata in qualche modo. In caso contrario, perchè emerge proprio ora? Cosa vuole dirti? Vedrai che scoprirai qualcosa di interessante e importante che ti aiuterà a stare meglio :)
Dr. Festo Terenzio
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno. La logica che utilizza come tentativo di soluzione al suo problema, è formalmente corretta. Segue i fondamenti del modello scientifico sperimentale, dove guardiamo ad un problema e con rigore metodologico procediamo a verificare l'ipotesi nulla o quella alternativa. Eppure i suoi sforzi non la aiutano ad uscire dalle difficoltà che in questo momento vive. Anzi impegnano certamente molto del tempo di cui dispone nella giornata. Troverà quindi ragionevole che proprio questa modalità, sia divenuta uno dei fattori di mantenimento del problema.

Le parlo con qualche tecnicismo perchè conosco bene le caratteristiche del disagio che vive, immagino la qualità dell'impegno con cui si adopera per superarlo, e sono anche certo ne avrà letto il più possibile incamerando molte nozioni poi difficili da gestire.

Voglio farle passare che nonostante la logica formalmente ineccepibile che lei utilizza, non è così che potrà avere ragione di quel dubbio per lei intollerabile. Quell'accuratezza e precisione anzi, declinati verso ciò che teme, rappresentano una parte del problema.

Al centro della sua difficoltà c'è proprio l'accettare e tollerare quel dubbio. E la convinzione che gli scenari catastrifici che descrive, possano realizzarsi per sua responsabilità, dunque colpa, laddove potrebbe evitarlo.

A livello scientifico la tecnica di esposizione con prevenzione della risposta (ERP), è il gold standard in termini di intervento per la sua specifica necessità. Dunque proceda assieme al suo terapeuta in questa direzione, ed abbia fiducia.
Un caro saluto.
Dott.ssa Giulia Voghera
Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Castiglione Torinese
Gentile utente, innanzitutto mi dispiace per la situazione che sta vivendo, posso immaginare quanto sia inquietante per lei e quanto fastidioso possa essere un disturbo quale l'acufene. Non è scientificamente possibile prevedere l'evoluzione psicotica del suo disturbo con questi elementi, ma sicuramente ci sono spunti che sottolineano l'importanza di lavorare sulla sua problematica. Le consiglio di considerare di intraprendere un percorso psicologico, magari affiancato, per il momento, ad una terapia farmacologica. Abbia fiducia nelle sue capacità e si consenta di lasciarsi aiutare!
Resto a disposizione e le auguro di stare meglio presto,
Dott.ssa Giulia Voghera.
Dott. René Galante
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Buongiorno, potrebbe essere utile ritagliarsi con la sua terapeuta un momento per fare una valutazione sul percorso intrapreso e sulle possibili strategie da allenare per imparare a rapportarsi in maniera diversa ai suoi pensieri. Questo partendo dalla prospettiva per cui nessuno di noi è i suoi pensieri. Cordialmente. Renè
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buongiorno, credo che la scelta di affidarsi ad un percorso sia proficua e necessaria. Valuterei insieme alla sua terapeuta, l'eventualità di affiancare una visita psichiatrica per un supporto farmacologico.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buonasera,
La ringrazio per aver condiviso i Suoi pensieri e le Sue preoccupazioni. È comprensibile sentirsi sopraffatti quando le ossessioni si spostano su un tema così inquietante come l'acufene, specialmente dopo una diagnosi di trauma all'orecchio. Questi pensieri possono rappresentare il tentativo della Sua mente di trovare un senso a un'esperienza di disagio fisico e emotivo che è già difficile da gestire.nLa preoccupazione di attribuire un significato sovrannaturale a un sintomo fisico è un fenomeno che può essere alimentato dalla paura e dall'ansia, creando ulteriori conflitti interiori. La consapevolezza dei suoi pensieri e delle loro origini è un segno della Sua capacità di auto-riflessione, e ciò può rappresentare un importante punto di partenza per affrontare le Sue angosce.
L'approccio della Sua terapeuta di non fuggire immediatamente da questi pensieri, ma piuttosto di tollerare l'angoscia che ne deriva, è una strategia valida. Questo metodo può aiutarLa a non identificarsi completamente con i pensieri ossessivi, apprendendo a riconoscerli come semplici eventi mentali piuttosto che realtà assolute.
Prendersi il tempo per riflettere sulle sue paure, invece di cercare una confutazione immediata che può portare a una spirale di pensieri ansiosi, potrebbe essere utile. Ricordarsi che i pensieri non determinano la realtà e che può esserci spazio tra il pensiero e il comportamento può essere liberatorio. Potrebbe essere utile affiancare una visita psichiatrica per un supporto farmacologico.
Cordiali saluti,
Laura Lanocita
Dott.ssa Tatiana Cosci
Psicologo clinico, Professional counselor, Psicologo
Città di Castello
Gentilissimo,
grazie della condivisione! Potrei supporre che forse sia il caso di rivolgersi anche ad un centro specializzato. Per avere sia un consulto psicologico che medico.
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
La sua esperienza sembra riflettere una lotta interna tra l'accettazione di una spiegazione razionale e la paura che il disturbo possa evolvere in qualcosa di più grave, come una psicosi. La difficoltà nell'ignorare il fischio dell'acufene e il timore che possa essere interpretato come un fenomeno sovrannaturale aumentano l'angoscia, creando un circolo vizioso che amplifica i dubbi. In situazioni come questa, il rischio di rimuginare su pensieri deliranti è alto, ma è importante ricordare che la sua razionalità e il suo giudizio sono ancora presenti. Seguire il consiglio della sua terapeuta di tollerare la sensazione di minaccia, senza reagire impulsivamente o cercare di confutare ogni pensiero, potrebbe aiutarla a ridurre l'intensità del suo disagio. Affrontare questi pensieri senza agire su di essi, permettendo che passino senza dar loro troppo potere, è una strategia utile nel trattamento dei disturbi ossessivo-compulsivi e delle paure irrazionali. Tuttavia, è fondamentale continuare a lavorare con il suo terapeuta per approfondire e risolvere questa conflittualità, che sembra influire notevolmente sul suo benessere emotivo.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Grazie per la profondità con cui ha descritto ciò che sta vivendo. Le sue parole esprimono in modo estremamente chiaro e lucido il tormento interiore con cui sta facendo i conti e il desiderio autentico di trovare un modo per affrontarlo. Comprendere e contenere pensieri così intrusivi e angoscianti non è affatto semplice, e già il fatto che lei riesca a descriverli con tale chiarezza dimostra una notevole capacità di osservazione interiore, nonché un contatto ancora saldo con la realtà, anche in mezzo alla paura. Nel modello cognitivo-comportamentale, ciò che sta descrivendo rientra in un funzionamento ossessivo, dove alcuni pensieri o immagini mentali si impongono alla coscienza in modo ripetitivo, generando un alto livello di ansia e urgenza di trovare una risposta certa, definitiva. L’oggetto dell’ossessione può cambiare, come lei stesso ha già sperimentato in passato, ma il meccanismo sottostante resta simile: un pensiero si presenta, spesso in modo assurdo e disturbante, e la mente sente il bisogno impellente di rassicurarsi, controllare, verificare. La trappola sta proprio qui: più cerchiamo di “risolvere” il pensiero con la logica o l’analisi razionale, più gli stiamo comunicando (implicitamente) che è un pensiero pericoloso, degno di attenzione, e quindi la mente continuerà a riproporlo. Nel suo caso, la recente diagnosi di acufene ha probabilmente rappresentato un fattore scatenante molto significativo. Il sintomo fisico, reale e misurabile, si è intrecciato con una tendenza alla rimuginazione e all’interpretazione catastrofica che lei sembra già conoscere bene. È comprensibile che leggere in rete notizie allarmanti abbia amplificato la sua angoscia: molte persone, quando si trovano in una condizione di vulnerabilità, cercano rassicurazioni che, anziché aiutare, finiscono per innescare un ciclo di pensieri ancora più ansiogeni. Ora lei teme che questo sintomo possa diventare qualcosa di più grave, addirittura la voce di un'entità maligna o un primo segnale di psicosi. È importante dirle con chiarezza e tranquillità che ciò che la spaventa (cioè l’idea di perdere il contatto con la realtà) non è un segnale che ciò stia davvero accadendo. Al contrario, la consapevolezza lucida con cui esprime questa paura indica che lei è ben cosciente della differenza tra ciò che è reale e ciò che è frutto della sua mente in stato di allarme. Nelle vere condizioni psicotiche, la persona perde proprio questa capacità critica: lei invece la mantiene, anche se con fatica, e questo è un dato fondamentale. La sua terapeuta le ha suggerito una strada che, pur essendo difficile, è coerente con l’approccio cognitivo-comportamentale più attuale: tollerare l’angoscia del dubbio, rimanere con il pensiero minaccioso senza reagire impulsivamente con rituali mentali di rassicurazione o controllo. Questo processo, che in terapia viene definito esposizione con prevenzione della risposta, mira a far sì che la mente, col tempo, smetta di interpretare quei pensieri come veri pericoli. Non si tratta di convincersi razionalmente che “non succederà nulla”, ma di imparare a convivere con l'incertezza, senza doverla necessariamente neutralizzare. È proprio questo lo snodo cruciale del trattamento delle ossessioni: disinnescare la compulsione alla risposta, anche mentale. La paura che l’acufene possa trasformarsi in un comando interiore è un pensiero su cui la sua mente sta proiettando scenari estremi per misurare quanto riesce a tollerarli. Più cercherà di rispondere o rassicurarsi, più il pensiero persisterà. La vera forza sta, paradossalmente, nell’imparare a dire a se stesso: “È un pensiero, e basta. Non ho bisogno di verificarlo o smentirlo. Posso lasciarlo lì”. Questo tipo di accettazione non è passività, ma un atto attivo di coraggio e fiducia nel funzionamento sano della sua mente, che, pur spaventata, continua a saper distinguere ciò che è reale da ciò che è una paura. Capisco quanto sia faticoso, soprattutto quando le emozioni diventano così intense da sembrare insostenibili. Ma ogni volta che riesce a restare, anche solo qualche minuto, con il dubbio senza cedere all’impulso di rispondere, lei sta rinforzando la sua libertà interiore e indebolendo il potere dell’ossessione. Continui a confrontarsi con la sua terapeuta, condivida queste sue paure così complesse e profonde. Il lavoro che sta facendo è già un atto di cura potente, anche se oggi può sembrarle fragile o lento. Ha dentro di sé tutte le risorse per attraversare questo momento, passo dopo passo. E ricordarsi che anche l’angoscia più forte ha un andamento: sale, ma poi scende. Nessuna emozione dura per sempre, e imparare a restare presenti mentre passa è la vera conquista. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,

le sue parole mostrano un livello di lucidità e di consapevolezza molto alto: lei vede il meccanismo che si attiva nella mente, lo analizza e cerca di non lasciarsi trascinare. Questo è già un segnale chiaro che il suo “esame di realtà” è integro, anche se la paura di perderlo le provoca angoscia.

Ciò che descrive — la necessità di verificare, controllare, confutare razionalmente ogni dubbio — è il cuore di un circolo ossessivo, in cui la mente cerca rassicurazioni per sentirsi al sicuro, ma ogni tentativo di “chiudere la questione” finisce per alimentarla. Ogni volta che risponde al dubbio (“e se credessi davvero che il fischio fosse qualcosa di demoniaco?”), dà forza al bisogno di controllo e il pensiero torna, più forte di prima.

La strada più utile, anche se la più difficile, è proprio quella che la sua terapeuta le sta indicando:
– non cercare di risolvere il dubbio, ma riconoscerlo per ciò che è — un pensiero, non una minaccia reale;
– accogliere il disagio fisico e mentale che ne deriva, senza interpretarlo come un segnale di pericolo ma come un’onda che passerà;
– lasciare che il pensiero esista senza seguirlo, come un rumore di fondo, lo stesso modo in cui prova a convivere con l’acufene.

Può essere utile ricordare che il suo corpo sta già affrontando un problema reale (il trauma uditivo), e la mente — spaventata dal fastidio e dalla perdita di controllo — cerca un significato per placare l’angoscia. Ma il significato non va trovato nel “perché” del pensiero, bensì nel come imparare a lasciarlo passare.

Quando l’ansia cresce, provi a radicarsi nel presente: senta i piedi a terra, noti tre cose che vede e tre che sente, e torni al respiro lento e regolare. Questo gesto concreto la aiuterà più di ogni confutazione razionale.

Sta già facendo un grande lavoro insieme alla terapeuta. Il fatto che continui a riflettere, pur nella paura, è segno di forza e di impegno autentico nel suo percorso di guarigione.

Un cordiale saluto,
Dott.ssa Sara Petroni

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