Ho 73 anni mia madre 94.Sono distrutta .Il rapporto con mia madre(non riesco chiamarla mamma) è semp

22 risposte
Ho 73 anni mia madre 94.Sono distrutta .Il rapporto con mia madre(non riesco chiamarla mamma) è sempre stato problematico.Non mi ha mai amata.Con il suo carattere despotico non è mai nata d'accordo non nessuno.Mi ha sempre reso la vita impossibile.Tante botte e castighi da bimba e tante vessazioni poi.Ha sempre trasformato i momenti che per me avrebbero dovuto essere belli in momenti pessimi
e chi più ne ha più ne metta.Ora sono 8 mesi che abita con noi e mi rende la vita impossibile.Non mi sento più a casa mia.Non mi fa più sentire a casa mia.E'brutto quello che dico ma la odio.Piango in continuazione e non voglio più vivere.Mi aiuti,la preg9.Cosa devo fare? Grazie
Carissima, non è brutto quello che dice poiché rispecchia il suo stato d'anima di sofferenza e malessere. Posso comprendere che la deprivazione di affetto da parte della figura materna abbia avuto delle conseguenze importanti su di lei come donna adulta. Potrei consigliarle di rivolgersi ad uno psicologo per sostegno psicologico continuo nel tempo se è una situazione con cui deve convivere e non può cambiare nell'immediato. Un caro saluto

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Buongiorno. La sua richiesta d'aiuto è molto chiara! Mi sembra molto :riconosce i diversi segni di disagio riscontrabili nel comportamento quotidiano nella sua autoanalisi. Comprendo la sua "spinta" a "sforzarsi" nonostante tutto quello che ha scritto e che ha vissuto da bambina. Allo stato attuale, mi sembra che questa "spinta" si sia trasformata in "obbligo", soprattutto perché se sua mamma è a casa sua è per un motivo.... Questi obblighi spesso sono vissuti come "doveri" da rispettare e quindi generano nella persona "un prezzo per esistere". Questo prezzo sono le sue lacrime, la sua tristezza frequente, il suo sentirsi non a casa sua.... l'autoanalisi è importante nella misura in cui può essere utilizzata in terapia, con uno psicoterapeuta che dovrà accompagnarla e sostenerla nel suo dolore, aiutandola a trovare una prospettiva diversa e portandola all'attenzione della sua Persona. Con una psicoterapia ad orientamento analitico-transazionale, potrà comprendere ed ascoltare sotto gli occhi di uno specialista, il suo dialogo interno.
Coraggio!
Mi sembra davvero molto lucida e ne può uscire rivolgendosi a uno specialista.
Non perda tempo!
Dott.ssa De Francesco Rossella
Buongiorno, a volte la vita ci costringe a condotte o ci obbliga a condizioni che ci fanno soffrire. Ciò nonostante si può imparare a sopportare una condizione sfavorevole, senza accettarla: l'odio che lei prova per sua madre è questione diversa dai motivi che l'hanno condotta a una convivenza con lei.
Un percorso terapeutico potrebbe aiutarla a riflettere non solo sulle questioni che riguardano il presente, ma anche su quelle che riguardano il passato e che hanno a che fare con la mancanza di vitalità che lei lamenta.

Un caro saluto,

mg
Gentile signora, certamente la convivenza ha acuito pregressi rancori e malesseri. Disagi che in questo momento, non riesce più a tollerare. Ovviamente sua madre non può cambiare, ma la convivenza forzata, può invece, darle l'opportunità di rileggere e dare un senso ai suoi vissuti, ed a quella sofferenza incompresa per tanti anni . Pertanto le consiglio di confrontarsi con uno psicoterapeuta, che la possa aiutare a mutare il suo sguardo verso se stessa piuttosto che verso sua madre. Sguardo, che le permetterà di individuare una prospettiva esistenziale più autentica e più centrata sui suoi bisogni.
Le faccio tanti cari auguri e per qualsiasi chiarimento ci può riscrivere.
Paola Uriati
Gentile utente l’entrata di un parente nel nucleo familiare richiede all’intera famiglia ed ai singoli componenti un notevole e gravoso riassestamento, a maggior ragione se nel suo caso il rapporto con “il nuovo membro” è burrascoso e comporta un vissuto di grande disagio e rabbia. L’arrivo di sua madre in casa sua ha portato a galla evidentemente emozioni e vissuti che la lontananza era riuscita un po’ a sedare, forse è arrivato il momento di occuparsene e ritrovare la sua serenità sostenuta da uno psicoterapeuta. Un caro saluto
Buongiorno credo proprio che abbia bisogno di qualcuno che la
Supporti in questo momento creando con lei un bel rapporto di fiducia e accoglienza per accompagnarla verso una meritata autonomia affettiva nei confronti di sua mamma. Si faccia aiutare. Grazie S. Nuti
Comprendo il disagio per la presenza di sua mamma, evento sicuramente necessario, che scatena in lei emozioni sopite ma sempre presenti. Le consiglio un percorso di supporto psicologico per consentire un' adeguata e auspicabile elaborazione del suo rapporto affettivo di figlia. Cordiali saluti, dr.ssa Daniela Benvenuti
Gentile utente,
dalle sue parole si evince il dolore e la frustrazione che prova in questo momento, nonché la sofferenza che sembra aver caratterizzato gran parte del suo rapporto con sua madre.
Quello che mi sento di consigliarle è di trovare la forza di chiedere aiuto ad uno psicologo che possa sostenerla in questa fase della vita così delicata, anche con sedute via Skype.

Le auguro una buona serata,
Dott.ssa Silvia Lancia.
Ciao, capisco perfettamente come ti senti e non dev'essere stato facile avere una madre del genere nel corso della crescita. Purtroppo tua madre è fatta così e non c'è modo che possa cambiare da sola, se non vedendo di avere un problema e facendosi aiutare, ma è difficile che persone del genere lo facciano. Capisco che la società e il buon senso ci spingano a prendere in casa i nostri genitori quando ormai sono anziani, ma per te questa è diventata una condanna, pertanto mi chiedo se non si possano trovare soluzioni alternative. Al di la di questo, il rapporto con tua madre forse può essere analizzato e puoi essere aiutata ad elaborarlo per liberarti dei fantasmi del passato e magari riuscire a vedere tua madre sotto una luce diversa e chissà, vivere gli ultimi anni che le resta riscoprendo un nuovo rapporto e una nuova donna che fino ad ora non si riesce a vedere.
Pertanto ti consiglio un percorso psicologico che ti aiuti in tal senso.
Ti auguro il meglio
Un abbraccio
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Gentile utente le consiglierei a rivolgersi ad un collega psicoterapeuta per avere un supporto psicologico. Sicuramente è molto attivata a livello emotivo in questo momento mettendo insieme il passato ed il presente vissuto con sua madre. In un ambiente come le sedute di psicoterapia avrà il modo di percorrere i momenti più difficili vissuti con l'aiuto del professionista che ha come obbiettivo principale la tutela dell'utente. Un caro saluto.
Dott. Emiliano Tavanxhiu
Buonasera! La sofferenza che lei descrive lucidamente si aggiunge e possibilmente viene rinnovata dalla situazione ( forse obbligata) di averla in casa. Banalmente le potrei suggerire di esternare ciò che prova a sua madre ma non per andare in cambiamento, che a 93 anni mi pare improbabile, quanto per non tenere tutto dentro e far sì che un giorno possa far pace con questo grande e importante pezzo di vita. Per arrivare a questo "equilibrio" ci vuole di sicuro un sostegno psicologico. Elabori il suo passato perché ad oggi mi sembra un macigno che non è riuscita con le sole sue forze a superare.
Dott.ssa Valeria Randisi
Buonasera Signora. Sento il suo dolore. Sembra davvero tanto, troppo. Le faccio qualche domanda e se ha bisogno resto a disposizione. Ha mai pensato di chiedere aiuto e di fare un percorso per migliorare il rapporto con sua madre dato che riporta che "è sempre stato problematico"? Se posso, che ora sua madre stia da lei è proprio l'unica soluzione abitativa? Ci sono sempre altre strade. Dipende dal prezzo che si sceglie di voler pagare. Lei sta pagando un caro prezzo, in cambio cosa sta prendendo? Perché continua a "subirla" a così stretta distanza? Dopo una vita in cui si è sentita contrastata, vessata, non amata, come mai ancora le sta dietro? Prima che venisse a stare da lei, riusciva a godersi la vita? Non vorrei si aspettasse che sua madre possa cambiare. Illudersene potrebbe essere pericoloso. Pensi a lei stessa, si prenda cura di sé, si coccoli. Non ascolti voci che vogliono condannarla e cambiarla. Non si faccia invadere. Metta dei confini. Si rispetti, se non lo fa lei per prima, è più facile che non lo facciano neanche gli altri.
Un caro saluto
Dott.ssa Silvia Polizzi Andreeff
Gentilissima, le emozioni che prova verso sua madre non sono brutte o sbagliate, ma sono la conseguenza di un rapporto madre/figlia caratterizzato dalla mancanza di affetto, di sicurezza, di accudimento. È comprensibile quanto per lei sia dolorosa tale convivenza, perciò le suggerisco di rivolgersi a uno psicologo. Uno spazio di ascolto la può aiutare ad affrontare con maggiore serenità questo periodo e, se lo desidera, a elaborare la sofferenza che deriva dal difficile rapporto con sua madre.
Cordiali saluti, dott.ssa Irene Capello.
Gentile Signora, comprendo la sua sofferenza. La sua esperienza con la figura materna è stata dolorosa sin dall'infanzia e purtroppo continua ad esserlo ancora oggi. È del tutto comprensibile l'odio che lei prova per una persona che le ha fatto del male e che non riesce neanche a chiamare mamma. Immagino che avrà già valutato soluzioni alternative alla convivenza ma se sua madre non ha altre possibilità, diventa importante per lei capire come gestire la sua presenza in casa. Ovviamente non c'è possibilità che sua madre cambi atteggiamento. Le suggerisco di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che la potrà aiutare ad elaborare i traumi infantili e a trovare modalità funzionali per gestire una convivenza così scomoda. Le consiglio uno psicoterapeuta specializzato in EMDR, un approccio di psicoterapia particolarmente indicato per vissuti traumatici come quelli da lei riportati. La saluto cordialmente.
Buon giorno. Lavoro in una casa di riposo da molti anni e spesso mi ritrovo ad ascoltare storie di sofferenza dei caregivers nel momento in cui devono prendersi cura di genitori maltrattanti. L'emozione dell'odio ha un suo significato e come emozione non è giudicabile, anzi è comprensibile da quanto descrive. Potrebbe essere importante condividere con gli altri membri della sua famiglia queste sue emozioni e vissuti e magari chiedere un supporto psicologico per trovare nuove risorse e strategie per fronteggiare il momento.
Cordiali saluti, dott.ssa Giulia Mattalia
Gentile Utente, il rapporto che racconta con sua madre ha molte zone d'ombra e i suoi sentimenti di rancore e rabbia dolorosa trovo siano comprensibili. Non conosciamo le ragioni di questa nuova "convivenza" tra voi, ma qualora sia una misura estrema e non rimandabile, e viste le quote di intenso dolore che sua madre è ancora in grado di generare in lei con la sua presenza, valuti la possibilità di ricevere un supporto psicologico che la aiuti ad affrontare questo momento così delicato. Un caro augurio di buona fortuna

Gent.ma Signora,
la ritrovata vicinanza con sua madre a seguito di questa convivenza forzata, ha evidentemente scatenato il riaffiorare di un sentimento di rancore covato nel tempo e del quale non sembra essersene ancora riuscita a liberare.

Probabilmente il mancato coraggio di confrontarsi con lei (dovuto indubbiamente anche alla sua forte personalità che avrà contribuito a generarle un sentimento di inadeguatezza) non le ha mai permesso di emanciparsi pienamente, rimanendo nel tempo imprigionata nella sua tela e psicologicamente condizionata.

La sua passione (nel senso del suo patire, del subire), rimasta rinchiusa e inespressa, nel tempo è diventata rancore. Non avendola agganciata alla rabbia per esternarla, è rimasta indifferenziata e, amplificandosi, è diventata odio.

La rabbia (che non è l’istinto di aggressività, semmai la sua evoluzione/educazione) è un sentimento e va necessariamente conosciuta, controllata e spesa nel mondo, agita in favore di un processo definito di individuazione, ovvero di sviluppo della propria autentica personalità, che è il fine dell’esistenza di ognuno di noi.

Ad oggi potrebbe intanto imparare a sopportare questa condizione, senza necessariamente accettarla. Attraverso un opportuno sostegno psicologico, potrà invece andare a rinforzare la propria struttura identitaria, imparando a relazionarsi ed allearsi con la propria rabbia.

Un caro saluto.
Roberto Lucchetta
Salve,
se il suo rapporto con sua madre non è mai stato idilliaco, ma problematico, è chiaro che la convivenza non sarebbe potuta essere diversa, anzi ha complicato le cose e ha amplificato i sentimenti negativi che lei prova nei confronti di sua madre (emozioni di cui non deve vergognarsi), è il caso che chieda supporto psicologico, in modo da riappropriarsi dei suoi spazi.
Saluti.
Buongiorno signora,
dalle sue parole emerge il suo malessere che sembra portare con sé come bagaglio da tutta la vita.
Il trasferimento della madre a casa con voi può avere ampliato il suo rancore perché anche in un luogo per lei protetto, che si è costruita lontano dalle vessazioni della madre, questa è riuscita ad entrarci e a cambiare gli equilibri rendendole la vita impossibile.
Visto che la situazione mi sembra si mantenga nel tempo, l'indicazione che le fornisco è di rivolgersi ad un professionista per avere un supporto nella gestione emotiva.
Buongiorno.
Quello che descrive è davvero pesante, posso immagina che si senta così male. Sicuramente vivere a stretto contatto con una madre che non l'ha mai fatta sentire amata è molto complicato, può riaprire vecchie ferite e traumi e riattivare degli schemi mentali ed emotivi che ci fanno stare molto male. In questa sede è molto difficle dirle cosa potrebbe fare per risolvere la situazione. Magari rivolgersi ad uno psicologo pottebbe aiutarla a mettere un po' di distanza emotiva tra lei e sua madre, in modo che non ci resti proprio così male per le cose che dice o fa.
Le auguro buona fortuna!
Salve, le consiglio di chiedere un sostegno psicologico.
Un saluto,
MMM
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo e della difficoltà che sta vivendo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini

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