Ho 38 anni e stavo con un ragazzo di 23. Dico stavo perché siamo in una situazione di "Stallo". Lui
20
risposte
Ho 38 anni e stavo con un ragazzo di 23. Dico stavo perché siamo in una situazione di "Stallo". Lui dice che mi ama e che non vuole altre ma allo stesso tempo non sa se vuole tornare con me. Tutto questo a causa di litigi perché io gli chiedevo semplicemente di mostrarmi un pochino di più i suoi sentimenti e di vedersi un pochino più frequentemente (ci vedevamo una volta alla settimana). Ogni volta che ci lasciavamo lui mi bloccava ovunque e io andavo nel panico, ho anche pagato un sito per potergli mandare sms, me ne vergogno. Ogni volta che tornavo lui non mi sbatteva le porte in faccia, si ritornava sempre insieme, ma ora no. Ora siamo in questa situazione, quando lui mi blocca io vado davvero nel panico, primo perché lui non torna e secondo perché so che se non tornassi io lui appunto per orgoglio non lo farebbe mai e quindi lo perderei per sempre. Lui appunto dice di amarmi ma quando chiudiamo riesce ad essere impassibile. Quando mi blocca mi manca l'aria, vado in panico e sto male fisicamente, io lo amo davvero e tante volte l'ho pregato di restare almeno amici ma lui dice che o ci si comporta come coppia o lui non sopporterebbe di avermi solo come amica, di vedere le mie foto, perché ci sta male. Quando stiamo insieme stiamo davvero bene, però appunto quando gli dico di tornare insieme dice "Vediamo non mettermi pressione". Io sto male... Quando mi lascia davvero sto male... Mi vergogno di me stessa, vi prego non ditemi anche voi di focalizzarmi su di me o su distrazioni, non funziona.
Grazie per aver condiviso qualcosa di così intimo e doloroso. È comprensibile che tu stia vivendo con sofferenza questa relazione altalenante, soprattutto per il forte legame emotivo e la paura dell’abbandono che si attiva nei momenti di distacco.
Quello che descrivi ha molte caratteristiche della dipendenza affettiva, un vissuto comune ma molto faticoso, in cui il bisogno d’amore può diventare fonte di ansia e perdita di sé.
Se senti che da sola non riesci ad uscirne, potremmo valutare insieme un percorso specifico su questo tema, integrando l’approccio cognitivo comportamentale con la mindfulness, per lavorare su attaccamento, regolazione emotiva e auto-compassione.
Ci sono strade, e non sei sola.
Quello che descrivi ha molte caratteristiche della dipendenza affettiva, un vissuto comune ma molto faticoso, in cui il bisogno d’amore può diventare fonte di ansia e perdita di sé.
Se senti che da sola non riesci ad uscirne, potremmo valutare insieme un percorso specifico su questo tema, integrando l’approccio cognitivo comportamentale con la mindfulness, per lavorare su attaccamento, regolazione emotiva e auto-compassione.
Ci sono strade, e non sei sola.
Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online
Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.
Mostra risultati Come funziona?
Buongiorno, innanzi tutto io le consiglierei di intraprendere un percorso di psicoterapia per lavorare anche sulle dinamiche relazionali. Mostrare questa scarsa tolleranza o resistenza al distacco (al netto della relativa sofferenza) la mette in scacco nelle dinamiche di coppia, al punto che sembra più il ragazzo di 23 anni l'adulto nella relazione. Non è una critica ma questa situazione può avere esposto alcune problematiche o conflitti non risolti che le fanno assumere una posizione dipendente nelle relazioni. Questo porta il rapporto, alla lunga, ad essere squilibrato.
Grazie per aver condiviso una parte così intima e delicata della tua storia. Le emozioni che stai vivendo sono intense e reali, e meritano ascolto, non giudizio.
Da quanto racconti, sembri coinvolta in una relazione caratterizzata da una forte altalena emotiva, dove momenti di vicinanza e amore si alternano a distacchi improvvisi e dolorosi. È comprensibile che questo continuo oscillare generi in te ansia, panico e senso di smarrimento. Il fatto che lui ti blocchi ogni volta dopo una discussione — interrompendo bruscamente la comunicazione — può essere vissuto come un vero e proprio abbandono, attivando in te una reazione fisica ed emotiva intensa.
Il bisogno che esprimi — quello di essere rassicurata, di sentirti scelta, di percepire amore concreto e presenza — è legittimo. Non è “chiedere troppo”, ma desiderare una relazione che dia nutrimento emotivo e stabilità. Quando questo viene meno, si può arrivare a mettere in atto comportamenti che non riconosciamo come nostri, come pagare un sito per mandare messaggi o supplicare un contatto, che poi ti fanno sentire in colpa o vergogna. Ma questi gesti non parlano di debolezza: parlano del tuo dolore, del bisogno di non essere lasciata sola in un momento di crisi.
Lui dice di amarti, ma allo stesso tempo non è disposto a fare chiarezza o ad affrontare le difficoltà insieme. Bloccare, allontanarsi, rifiutare anche un'amicizia pur di non affrontare il disagio può essere un segnale di immaturità emotiva. E questo può lasciare te intrappolata in un limbo, dove il futuro della relazione sembra dipendere solo dalle sue scelte.
Il tuo vissuto, il tuo malessere fisico e psicologico, meritano attenzione e cura. Sentirsi così vulnerabili dopo una rottura o davanti a un’assenza prolungata non è una colpa: è un segnale che dentro di te si muovono temi più profondi, legati forse alla paura dell'abbandono, al bisogno di essere amata in modo stabile e sicuro.
È importante dirti con chiarezza una cosa: non devi affrontare tutto questo da sola. Parlare con uno specialista può aiutarti a dare un significato a ciò che stai vivendo, a comprendere le dinamiche che si attivano nella relazione e dentro di te, e soprattutto a ritrovare forza, dignità e serenità nei tuoi sentimenti.
Rivolgersi a uno psicologo o a una psicoterapeuta non è un atto di debolezza, ma un gesto di amore verso se stessi.
Con cura e rispetto,
Dottoressa Silvia Parisi – Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Da quanto racconti, sembri coinvolta in una relazione caratterizzata da una forte altalena emotiva, dove momenti di vicinanza e amore si alternano a distacchi improvvisi e dolorosi. È comprensibile che questo continuo oscillare generi in te ansia, panico e senso di smarrimento. Il fatto che lui ti blocchi ogni volta dopo una discussione — interrompendo bruscamente la comunicazione — può essere vissuto come un vero e proprio abbandono, attivando in te una reazione fisica ed emotiva intensa.
Il bisogno che esprimi — quello di essere rassicurata, di sentirti scelta, di percepire amore concreto e presenza — è legittimo. Non è “chiedere troppo”, ma desiderare una relazione che dia nutrimento emotivo e stabilità. Quando questo viene meno, si può arrivare a mettere in atto comportamenti che non riconosciamo come nostri, come pagare un sito per mandare messaggi o supplicare un contatto, che poi ti fanno sentire in colpa o vergogna. Ma questi gesti non parlano di debolezza: parlano del tuo dolore, del bisogno di non essere lasciata sola in un momento di crisi.
Lui dice di amarti, ma allo stesso tempo non è disposto a fare chiarezza o ad affrontare le difficoltà insieme. Bloccare, allontanarsi, rifiutare anche un'amicizia pur di non affrontare il disagio può essere un segnale di immaturità emotiva. E questo può lasciare te intrappolata in un limbo, dove il futuro della relazione sembra dipendere solo dalle sue scelte.
Il tuo vissuto, il tuo malessere fisico e psicologico, meritano attenzione e cura. Sentirsi così vulnerabili dopo una rottura o davanti a un’assenza prolungata non è una colpa: è un segnale che dentro di te si muovono temi più profondi, legati forse alla paura dell'abbandono, al bisogno di essere amata in modo stabile e sicuro.
È importante dirti con chiarezza una cosa: non devi affrontare tutto questo da sola. Parlare con uno specialista può aiutarti a dare un significato a ciò che stai vivendo, a comprendere le dinamiche che si attivano nella relazione e dentro di te, e soprattutto a ritrovare forza, dignità e serenità nei tuoi sentimenti.
Rivolgersi a uno psicologo o a una psicoterapeuta non è un atto di debolezza, ma un gesto di amore verso se stessi.
Con cura e rispetto,
Dottoressa Silvia Parisi – Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Gentile utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo, sento che la sta facendo soffrire molto. Vorrebbe, in modo legittimo qualcosa di più da questo rapporto, ma lui non lo desidera e quindi è insoddisfatta e non sta bene; allo stesso tempo quando lui se ne va, la parte abbandonica la fa sprofondare in una grossa angoscia e ricerca il legame, che comunque non la appaga allo stato attuale. Penso potrebbe essere utile capire cosa la porta a rimanere all'interno di questa dinamica e a perdere la sua stabilità se l'altro se ne va. In modo da sviluppare una maggiore autonomia, nella gestione emotiva e nel comprendere cosa sia meglio per lei. Un caro saluto
Buonasera,
grazie mille per la sua condivisione. Le direi di valutare un percorso suo personale e introspettivo di conoscenza di sé e dei suoi bisogni. Le relazioni non sono ospedali emotivi o cliniche in cui curare disturbi psichiatrici. Non so se rendo l'idea, ma una relazione con l'altro deve DARE e NON TOGLIERE o RISUCCHIARE ENERGIA.
Sono ESPERTA IN RELAZIONI DISFUNZIONALI, formata con la dott.ssa Canovi, conosce? Le consiglio di dare un'occhiata ai profili della dott.ssa e ai suoi libri, penso che la potrebbero aiutare. Idem profili della dott.ssa Roberta Bruzzone.
Se non amiamo noi stessi andremo sempre nelle relazioni accontentandoci di briciole di pane. La sfamano le briciole?
A disposizione
In bocca al lupo!
Buona presa di cura di sé...
grazie mille per la sua condivisione. Le direi di valutare un percorso suo personale e introspettivo di conoscenza di sé e dei suoi bisogni. Le relazioni non sono ospedali emotivi o cliniche in cui curare disturbi psichiatrici. Non so se rendo l'idea, ma una relazione con l'altro deve DARE e NON TOGLIERE o RISUCCHIARE ENERGIA.
Sono ESPERTA IN RELAZIONI DISFUNZIONALI, formata con la dott.ssa Canovi, conosce? Le consiglio di dare un'occhiata ai profili della dott.ssa e ai suoi libri, penso che la potrebbero aiutare. Idem profili della dott.ssa Roberta Bruzzone.
Se non amiamo noi stessi andremo sempre nelle relazioni accontentandoci di briciole di pane. La sfamano le briciole?
A disposizione
In bocca al lupo!
Buona presa di cura di sé...
Gentile utente,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità e sofferenza ciò che sta vivendo. Quello che descrive è un legame affettivo che, pur essendo importante per lei, sembra diventare fonte di grande dolore e destabilizzazione emotiva. Il panico che prova quando viene bloccata o lasciata, la sensazione di vergogna, il bisogno di rincorrerlo per non perderlo: tutto questo racconta non solo la forza del suo attaccamento, ma anche quanto si senta fragile e impotente quando non riesce ad avere conferme affettive dall’altro.
Il fatto che lei sappia che, quando siete insieme, si sta bene, rende tutto ancora più confuso e difficile da lasciar andare. Ma una relazione sana non dovrebbe generare questa altalena continua di abbandoni, blocchi, ritorni e insicurezze. È comprensibile che lei desideri attenzioni, presenza e dimostrazioni d'affetto: non sono pretese esagerate, sono bisogni legittimi.
Il suo malessere non è “troppo”, né è “sbagliato”; è la spia che c’è qualcosa che non la sta nutrendo davvero. Non le dirò di distrarsi, ma la invito a prendersi sul serio, a riconoscere il suo valore e a interrogarsi su quanto le faccia bene stare in un rapporto in cui per sentirsi vista e amata sente di dover mendicare attenzione o trattenere a ogni costo qualcuno che si allontana.
Una relazione dovrebbe rassicurare, non spaventare. Se lo desidera, resto a disposizione qualora volesse confrontarsi più a fondo o iniziare un percorso di supporto.
Un caro saluto.
grazie per aver condiviso con tanta sincerità e sofferenza ciò che sta vivendo. Quello che descrive è un legame affettivo che, pur essendo importante per lei, sembra diventare fonte di grande dolore e destabilizzazione emotiva. Il panico che prova quando viene bloccata o lasciata, la sensazione di vergogna, il bisogno di rincorrerlo per non perderlo: tutto questo racconta non solo la forza del suo attaccamento, ma anche quanto si senta fragile e impotente quando non riesce ad avere conferme affettive dall’altro.
Il fatto che lei sappia che, quando siete insieme, si sta bene, rende tutto ancora più confuso e difficile da lasciar andare. Ma una relazione sana non dovrebbe generare questa altalena continua di abbandoni, blocchi, ritorni e insicurezze. È comprensibile che lei desideri attenzioni, presenza e dimostrazioni d'affetto: non sono pretese esagerate, sono bisogni legittimi.
Il suo malessere non è “troppo”, né è “sbagliato”; è la spia che c’è qualcosa che non la sta nutrendo davvero. Non le dirò di distrarsi, ma la invito a prendersi sul serio, a riconoscere il suo valore e a interrogarsi su quanto le faccia bene stare in un rapporto in cui per sentirsi vista e amata sente di dover mendicare attenzione o trattenere a ogni costo qualcuno che si allontana.
Una relazione dovrebbe rassicurare, non spaventare. Se lo desidera, resto a disposizione qualora volesse confrontarsi più a fondo o iniziare un percorso di supporto.
Un caro saluto.
Dalla sua domanda emerge un profondo bisogno di rassicurazione, il desiderio che presto si possa ricomporre l’unione con il suo compagno. Ma offrire certezze, in questo caso, è difficile: nessuno può conoscere davvero le controversie emotive che attraversano l’altro.
Quello che sta vivendo, forse, non è solo la sospensione di una relazione, ma l’apertura di un varco emotivo più profondo. Come se la perdita di contatto con l’Altro riattivasse in lei un sentire antico: il bisogno di essere riconosciuta, contenuta, tenuta dentro un legame che dia forma e senso alla propria esistenza.
Il desiderio di essere amata in modo visibile e continuo è pienamente legittimo. Tuttavia, quando questo desiderio non trova risposta, può riemergere un’angoscia che non riguarda solo il presente, ma affonda le radici in vissuti primari di discontinuità: una separazione non elaborata, una distanza avvertita come vuoto esistenziale.
Il blocco improvviso, il silenzio, la ritirata del partner sembrano evocare una rottura della continuità emotiva che teneva insieme il suo senso di vivere. È come se quello spazio relazionale – il “tra” – si fosse svuotato, lasciandola sola, senza più un'appartenenza chiara, ma piena di risonanze dolorose.
Questo non è segno di debolezza, né di dipendenza. È la traccia di una ricerca, spesso inconsapevole, di quell’appartenenza originaria da cui tutti, prima o poi, dobbiamo differenziarci. Una tensione profonda tra il bisogno di restare legati all’origine e la necessità di separarsi per potersi riconoscere come soggetti autonomi.
Un percorso psicoterapeutico può aiutarla a costruire un punto fermo, non fuori di sé, ma dentro di sé. Non per chiudersi all’amore, ma per imparare a riconoscerlo quando si manifesta, senza per questo perdersi. È proprio nello spazio che separa e unisce che può nascere qualcosa di nuovo: un’idea di sé che non si consumi nell’attesa dell’altro, ma si trasformi, finalmente, nell’incontro.
Quello che sta vivendo, forse, non è solo la sospensione di una relazione, ma l’apertura di un varco emotivo più profondo. Come se la perdita di contatto con l’Altro riattivasse in lei un sentire antico: il bisogno di essere riconosciuta, contenuta, tenuta dentro un legame che dia forma e senso alla propria esistenza.
Il desiderio di essere amata in modo visibile e continuo è pienamente legittimo. Tuttavia, quando questo desiderio non trova risposta, può riemergere un’angoscia che non riguarda solo il presente, ma affonda le radici in vissuti primari di discontinuità: una separazione non elaborata, una distanza avvertita come vuoto esistenziale.
Il blocco improvviso, il silenzio, la ritirata del partner sembrano evocare una rottura della continuità emotiva che teneva insieme il suo senso di vivere. È come se quello spazio relazionale – il “tra” – si fosse svuotato, lasciandola sola, senza più un'appartenenza chiara, ma piena di risonanze dolorose.
Questo non è segno di debolezza, né di dipendenza. È la traccia di una ricerca, spesso inconsapevole, di quell’appartenenza originaria da cui tutti, prima o poi, dobbiamo differenziarci. Una tensione profonda tra il bisogno di restare legati all’origine e la necessità di separarsi per potersi riconoscere come soggetti autonomi.
Un percorso psicoterapeutico può aiutarla a costruire un punto fermo, non fuori di sé, ma dentro di sé. Non per chiudersi all’amore, ma per imparare a riconoscerlo quando si manifesta, senza per questo perdersi. È proprio nello spazio che separa e unisce che può nascere qualcosa di nuovo: un’idea di sé che non si consumi nell’attesa dell’altro, ma si trasformi, finalmente, nell’incontro.
Buongiorno, la distanza dall'altro percepita è diversa per entrambi. Ciò che la lega a quest'uomo è un sentimento ampio che coinvolge molto della sua persona e forse questo la spinge ad averne più bisogno. Io le suggerisco di indagare in modo più approfondito, con un professionista, il suo rapporto con quest'uomo per fare chiarezza.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno, credo che lei abbia ragione, non è questione di distrarsi né di focalizzarsi su di sé. Penso che il punto sia piuttosto quello di comprendere queste dinamiche in profondità e iniziare a poterle regolare in modo che non la travolgano.
Vorrei dirle innanzitutto che non c’è nulla di cui vergognarsi: le sue reazioni (angoscia, la paura di perdere definitivamente il legame, l’agitazione e la sofferenza così intensa da essere anche fisica…) sono risposte profonde, che sembrano mostrarci quanto una relazione possa diventare per lei qualcosa di importanza quasi “vitale”, la cui perdita dia la percezione di quasi non poter respirare. Questo è qualcosa che ha radici profonde e che non si supera certo dicendo semplicemente di pensare a sé o di distrarsi. Credo che possano essersi attivati risposte potenti legate all’attaccamento, alla paure dell’abbandono, vissuti di solitudine e sensazione di essere inermi se si perde l'altro.
Dal suo racconto emerge anche una dinamica relazionale complessa: da un lato connessione e benessere reciproco; dall’altro, però, ci sono momenti di rottura molto impattanti per il suo sistema emotivo che riattivano l’urgenza di riavvicinarsi a ogni costo, innescando un ciclo emotivo che diventa sempre più costoso sul piano psicofisico e difficile da regolare.
Credo che proprio per questo, più che lavorare sul cosa fare con lui o come comportarsi, potrebbe essere utile fare un percorso terapeutico per capire cosa si attiva in lei in questi momenti, cosa sta rappresentando per lei questa relazione, e lavorare sulla possibilità di trovare modi diversi di stare dentro ai legami senza essere così sopraffatta dal terrore della perdita. E iniziare a prendersi cura della parte di sé che oggi sta soffrendo così tanto. Le mando saluto e un abbraccio. Giada
Dal suo racconto emerge anche una dinamica relazionale complessa: da un lato connessione e benessere reciproco; dall’altro, però, ci sono momenti di rottura molto impattanti per il suo sistema emotivo che riattivano l’urgenza di riavvicinarsi a ogni costo, innescando un ciclo emotivo che diventa sempre più costoso sul piano psicofisico e difficile da regolare.
Credo che proprio per questo, più che lavorare sul cosa fare con lui o come comportarsi, potrebbe essere utile fare un percorso terapeutico per capire cosa si attiva in lei in questi momenti, cosa sta rappresentando per lei questa relazione, e lavorare sulla possibilità di trovare modi diversi di stare dentro ai legami senza essere così sopraffatta dal terrore della perdita. E iniziare a prendersi cura della parte di sé che oggi sta soffrendo così tanto. Le mando saluto e un abbraccio. Giada
Buongiorno, comprendo il suo stato d'animo e la sua tristezza. Piu che di distrazioni riterrei utile un percorso psicologico per poter scrutare meglio dentro di sé i significati profondi del tuo malessere e poter comprendere maggiormente aspetti del suo modo di essere e del suo modo di vivere le relazioni.
Cordialmente
Cordialmente
Salve, mi dispiace per la situazione che sta affrontando. Il ragazzo con cui intrattiene una relazione sembra porre molta distanza. Vedersi una volta a settimana per una coppia è veramente poco, e non permette di instaurare una vera relazione di coppia se è questo che desidera. Inoltre il ragazzo sembra non saper gestire il suo bisogno di affetto e vicinanza cosa del tutto normale reagendo in maniera poco matura, allontanandola totalmente o non mostrando alcun sentimento. Si può comprendere come mai questo scateni il lei il panico poiché chiudere in maniera cosi netta è una risposta molto forte ad un bisogno, il suo, che non sembra eccessivo e quindi di conseguenza produce in lei una risposta altrettanto forte, il panico. Rifletta inoltre sui suoi bisogni di dipendenza e affetto, come mai non riesce a staccarsi da questo ragazzo che la tratta in questo modo,? Come mai continua a provare sentimenti positivi e attaccamento, nonostante questo ragazzo produca in lei un cosi grande disagio? Le consiglio di riflettere insieme ad un terapeuta sul suo vissuto.
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
buongiorno,
per rispetto della complessità della situazione da lei descritta, La invito a contattarmi in modo da parlarne direttamente.
cordialmente, Chiara Dottoressa Rogora
per rispetto della complessità della situazione da lei descritta, La invito a contattarmi in modo da parlarne direttamente.
cordialmente, Chiara Dottoressa Rogora
Buonasera, mi sembra semplicemente sia una storia che la fa stare molto male e quindi è difficile pensare che lei possa continuare. La sensazione è che lei continui ad attivare un sistema di dipendenza da questa persona, che alla fine non mi sembra così interessato a lei. Il modo per prendersi cura può essere iniziare una psicoterapia per conoscersi meglio e comprendere meglio le sue aspettative di amore. Se vuole, anche online, sono a disposizione. Saluti.
Buongiorno,
lei è portatrice di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che andrebbero affrontate le problematiche qui riportate. Ne parli con il suo compagno, sarebbe una occasione di crescita per entrambi.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
lei è portatrice di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che andrebbero affrontate le problematiche qui riportate. Ne parli con il suo compagno, sarebbe una occasione di crescita per entrambi.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile utente,
grazie per aver condiviso con sincerità la sua difficoltà. Il legame che descrive sembra caratterizzato da ambivalenza emotiva: momenti in cui vi sentite bene insieme si mischiano a dinamiche dolorose che generano ansia, paura dell’abbandono e una profonda insicurezza.
La reazione di panico quando viene bloccata o allontanata sembra essere spia di quanto il bisogno di vicinanza e conferma affettiva sia per lei qualcosa di vitale. Non c’è nulla di cui vergognarsi – cercare un contatto è spesso un tentativo di tenere insieme una parte di sé che si sente minacciata.
Tuttavia, quando si è intrappolati in relazioni in cui il legame si costruisce e si rompe ripetutamente, può diventare difficile distinguere tra amore e dipendenza emotiva. La paura di perderlo sembra avere più spazio della possibilità di chiedersi se questo rapporto riesca davvero a farla sentire al sicuro, vista, accolta.
Comprendo che le soluzioni pratiche – come “distrarsi” o “pensare a sé” – possano suonare vuote, perché qui c’è in gioco qualcosa di più profondo. Per questo motivo, un percorso di supporto psicologico potrebbe offrirle un contesto protetto dove raccontarsi, dare significato a ciò che prova, e comprendere meglio quali sono i suoi bisogni affettivi, come si sono strutturati nel tempo, e come poterli ascoltare senza che siano solo il riflesso di un’assenza.
Un caro saluto, Matteo Totaro.
grazie per aver condiviso con sincerità la sua difficoltà. Il legame che descrive sembra caratterizzato da ambivalenza emotiva: momenti in cui vi sentite bene insieme si mischiano a dinamiche dolorose che generano ansia, paura dell’abbandono e una profonda insicurezza.
La reazione di panico quando viene bloccata o allontanata sembra essere spia di quanto il bisogno di vicinanza e conferma affettiva sia per lei qualcosa di vitale. Non c’è nulla di cui vergognarsi – cercare un contatto è spesso un tentativo di tenere insieme una parte di sé che si sente minacciata.
Tuttavia, quando si è intrappolati in relazioni in cui il legame si costruisce e si rompe ripetutamente, può diventare difficile distinguere tra amore e dipendenza emotiva. La paura di perderlo sembra avere più spazio della possibilità di chiedersi se questo rapporto riesca davvero a farla sentire al sicuro, vista, accolta.
Comprendo che le soluzioni pratiche – come “distrarsi” o “pensare a sé” – possano suonare vuote, perché qui c’è in gioco qualcosa di più profondo. Per questo motivo, un percorso di supporto psicologico potrebbe offrirle un contesto protetto dove raccontarsi, dare significato a ciò che prova, e comprendere meglio quali sono i suoi bisogni affettivi, come si sono strutturati nel tempo, e come poterli ascoltare senza che siano solo il riflesso di un’assenza.
Un caro saluto, Matteo Totaro.
gentile utente,
la differenza di età in un rapporto sentimentale può a volte comportare incomprensioni anche a causa dei diversi periodi evolutivi di vita dei due partner e quindi di conseguenza di diverse abitudini, esigenze, rappresentazioni della coppia, bisogni, esperienze fatte, vissuti.
Se vuole continuare a investire in questa relazione e in quest'uomo, è importante che lei possa analizzare le sue reazioni di panico, sofferenza, stare male, ecc. e poter attribuire loro un significato legato alla sua storia personale ed ai suoi fantasmi o paure. Questo potrà aiutarla a vivere meglio la relazione, rispettando gli spazi dell'altro e contemporaneamente i suoi bisogni di vicinanza, riducendo i litigi el ove possibile, trasformandoli in occasioni di confronto.
E' legittimo che lei investa in questo sentimento, senza vergogna poichè non c'é di che vergognarsi, trovando però un modo di non proiettare nella relazioni temi o paure personali legati alla sua storia relazionale del passato o a suoi desideri che con urgenza la confusione la spingono a mettere in crisi la relazione.
Cordialmente
la differenza di età in un rapporto sentimentale può a volte comportare incomprensioni anche a causa dei diversi periodi evolutivi di vita dei due partner e quindi di conseguenza di diverse abitudini, esigenze, rappresentazioni della coppia, bisogni, esperienze fatte, vissuti.
Se vuole continuare a investire in questa relazione e in quest'uomo, è importante che lei possa analizzare le sue reazioni di panico, sofferenza, stare male, ecc. e poter attribuire loro un significato legato alla sua storia personale ed ai suoi fantasmi o paure. Questo potrà aiutarla a vivere meglio la relazione, rispettando gli spazi dell'altro e contemporaneamente i suoi bisogni di vicinanza, riducendo i litigi el ove possibile, trasformandoli in occasioni di confronto.
E' legittimo che lei investa in questo sentimento, senza vergogna poichè non c'é di che vergognarsi, trovando però un modo di non proiettare nella relazioni temi o paure personali legati alla sua storia relazionale del passato o a suoi desideri che con urgenza la confusione la spingono a mettere in crisi la relazione.
Cordialmente
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, le direi di riflettere sulla sua difficoltà a non potere fare a meno del partner. In questo momento il suo Attaccamento è molto attivato, avrebbe bisogno di ampliare la sua tolleranza a poter stare senza l'altro e ad accettare che la relazione non stia andando come avrebbe voluto. Le consiglierei di considerare un colloquio per accedere ad un percorso psicoterapeutico con l'obiettivo di divenire più indipendente a livello affettivo.
Dott.ssa Marina Bonadeni
Dott.ssa Marina Bonadeni
ChatGPT ha detto:
Dott. Francesco Paolo Coppola (Napoli, on line o in presenza), 14 giugno 2025
Quando si sta nel dolore — ed è il tuo caso — non servono frasi di circostanza. “Si chiude una porta, si apre un portone”, “pensa a te stessa”, “distraiti”… forse te le hanno già dette in tanti. Ma tu non hai bisogno di consolazioni facili. Hai bisogno di sentirti vista. Il primo nodo che vedo nel tuo racconto è questo: non accetti che l’esistenza sia un viaggio, un fiume che cambia percorso. Noi esseri umani soffriamo proprio perché siamo nel tempo — e nel tempo nulla rimane com’era. Cambiano i legami, i ruoli, le persone. E noi, spesso, restiamo aggrappati all’idea che tutto debba durare. È lì che comincia la paura. Tu non stai sbagliando ad amare. Ma forse stai forzando un amore che non riesce più a scorrere. Hai raccontato di un ragazzo che dice di amarti ma ti blocca ovunque quando discutete, e questo ti getta nel panico. La tua sofferenza è reale: ti manca il respiro, ti senti in trappola, ti vergogni di te stessa. Ma non è l’amore che ti fa male. È la tua lotta per non perderlo. Quando ci identifichiamo con un solo possibile esito — “o torna, o muoio dentro” — perdiamo la libertà interiore. Eppure, proprio da quel punto, da quel dolore, può iniziare un’altra possibilità. Non ti chiedo di dimenticarlo. Ti chiedo: puoi cominciare ad ascoltare quello che provi, senza tentare di cambiarlo subito? Puoi stare nel dolore, anche se brucia, senza fuggirne? Noi siamo solo in apparenza attori assoluti del nostro destino. Il cosmo, con le sue 300 miliardi di galassie, ci ricorda quanto poco possiamo controllare. Ma possiamo scegliere di iniziare una terapia, di fare un passo per conoscerci meglio, per dare un senso a quello che accade, e per sciogliere i nodi che ci legano a chi non riesce più a tenerci la mano. Se vuoi parlarne meglio, sono disponibile anche online o a Napoli. Mi trovi qui su MioDottore.
Dott. Francesco Paolo Coppola (Napoli, on line o in presenza), 14 giugno 2025
Quando si sta nel dolore — ed è il tuo caso — non servono frasi di circostanza. “Si chiude una porta, si apre un portone”, “pensa a te stessa”, “distraiti”… forse te le hanno già dette in tanti. Ma tu non hai bisogno di consolazioni facili. Hai bisogno di sentirti vista. Il primo nodo che vedo nel tuo racconto è questo: non accetti che l’esistenza sia un viaggio, un fiume che cambia percorso. Noi esseri umani soffriamo proprio perché siamo nel tempo — e nel tempo nulla rimane com’era. Cambiano i legami, i ruoli, le persone. E noi, spesso, restiamo aggrappati all’idea che tutto debba durare. È lì che comincia la paura. Tu non stai sbagliando ad amare. Ma forse stai forzando un amore che non riesce più a scorrere. Hai raccontato di un ragazzo che dice di amarti ma ti blocca ovunque quando discutete, e questo ti getta nel panico. La tua sofferenza è reale: ti manca il respiro, ti senti in trappola, ti vergogni di te stessa. Ma non è l’amore che ti fa male. È la tua lotta per non perderlo. Quando ci identifichiamo con un solo possibile esito — “o torna, o muoio dentro” — perdiamo la libertà interiore. Eppure, proprio da quel punto, da quel dolore, può iniziare un’altra possibilità. Non ti chiedo di dimenticarlo. Ti chiedo: puoi cominciare ad ascoltare quello che provi, senza tentare di cambiarlo subito? Puoi stare nel dolore, anche se brucia, senza fuggirne? Noi siamo solo in apparenza attori assoluti del nostro destino. Il cosmo, con le sue 300 miliardi di galassie, ci ricorda quanto poco possiamo controllare. Ma possiamo scegliere di iniziare una terapia, di fare un passo per conoscerci meglio, per dare un senso a quello che accade, e per sciogliere i nodi che ci legano a chi non riesce più a tenerci la mano. Se vuoi parlarne meglio, sono disponibile anche online o a Napoli. Mi trovi qui su MioDottore.
Gentile utente, bloccare qualcuno è un gesto che può essere interpretato come una forma di autodifesa, un modo per evitare conflitti o per proteggere il proprio benessere emotivo. Nel caso di questo ragazzo sembra evidenziarsi un atteggiamento del tutto o niente, un modo di agire o di pensare in termini estremi, senza vie di mezzo. In senso lato, può rappresentare un approccio dicotomico alla vita dove le situazioni vengono percepite come completamente positive o negative, senza sfumature. La rigidità spesso e' associata ad esperienze pregresse. Rispetto alla sua reazione, sembra che per lei sia davvero difficile accettare l'allontanamento perchè teme il suo abbandono e tende a reagire molto male quando lui assume questa distanza in modo così netto. Anche se quando state insieme lei sta molto bene e sente di amarlo, è importante sottolineare che ci sono dei segnali importanti che indicano una difficoltà legata al suo distanziamento e che possono attivare emozioni molto dolorose che trascendono il sentimento di amore per una persona. Se si riconoscono questi segnali, e consigliabile consultare uno psicoterapeuta di sua scelta per valutare un potenziale percorso e prendersene cura. Un caro saluto
Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.