Gentili Dottori Scrivo per chiedere un parere professionale sull’opportunità di una valutazione psi

13 risposte
Gentili Dottori
Scrivo per chiedere un parere professionale sull’opportunità di una valutazione psichiatrica, dato il mio stato attuale.
Ho 22 anni. Circa un mese fa ho vissuto una rottura sentimentale che, pur essendo stata una relazione relativamente breve (circa due mesi), ha avuto per me un impatto emotivo molto intenso. La relazione è terminata improvvisamente e questo evento ha riattivato in modo marcato alcune fragilità personali che riconosco da tempo, in particolare uno stile di attaccamento ansioso e una fortissima dipendenza affettiva.
Sto già seguendo un percorso psicologico da circa 2 anni, che mi ha aiutato in molti aspetti della mia vita, ma nonostante ciò i sintomi persistono e in alcuni momenti sembrano peggiorare.
Attualmente i sintomi principali sono:
umore depresso persistente, con forte senso di vuoto e totale perdita di piacere (anedonia), ruminazione continua e pensieri ossessivi legati alla relazione e al senso di ingiustizia vissuto, difficoltà a provare emozioni positive anche in contesti sociali (mi sento spento e distaccato), ansia intensa legata all’abbandono, alla solitudine e alla paura di non guarire, difficoltà a stare da solo e senso di identità fortemente dipendente dall’altro, senso di stanchezza emotiva e mentale costante.
Preciso che non ho intenzioni suicidarie né comportamenti autolesivi, ma in alcuni momenti mi sento svuotato, scoraggiato e faccio fatica a trovare sollievo emotivo. La sofferenza mi sembra sproporzionata rispetto all’evento scatenante, e questo è uno degli aspetti che mi preoccupa maggiormente.
Ho una storia familiare complessa, con dinamiche relazionali difficili che credo abbiano contribuito alla mia modalità di attaccamento e alla difficoltà a regolarmi emotivamente nelle relazioni intime.
La mia richiesta nasce dal desiderio di capire se, oltre al percorso psicologico che sto già seguendo, possa essere utile una valutazione psichiatrica per inquadrare meglio il mio stato ed eventualmente valutare un supporto farmacologico temporaneo, qualora ritenuto indicato.
Vi ringrazio, cordiali saluti
Dott.ssa Ilaria Innocenti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Firenze
Buonasera, certamente può richiedere una consulenza psichiatrica, sarà il professionista a valutare, attraverso il colloquio, la necessità o meno di un supporto farmacologico. Potrebbe parlarne prima con il suo (o la sua) psicoterapeuta, se non lo ha già fatto, e, se non è stato lo stesso professionista a indicarglielo, chiedergli cosa pensa di questa possibilità. Un saluto, Ilaria Innocenti

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Dr. Vittorio Cameriero
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Bologna
Gentile utente, credo sia opportuno considerare l'opportunità di un aiuto psicofarmacologico di tipo antidepressivo, per un periodo (4-6 mesi). Questo perché l'interruzione della sua breve relazione ha determinato un riaffioramenro emotivo esistenziale di quella che è stata la mancanza e sofferenza affettiva sperimenta nella famiglia d'origine. E questo la fa sentire in qualche modo regredito nella sua autonomia psicologica.
Auguri
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Gentile Utente,
la ringrazio per aver condiviso in modo così chiaro e consapevole la sua esperienza.

Da ciò che descrive, la rottura sentimentale ha agito come un evento attivante che ha riacceso vulnerabilità emotive preesistenti, in particolare legate allo stile di attaccamento ansioso e alla dipendenza affettiva. Questo spiega perché la sofferenza possa apparire “sproporzionata” rispetto alla durata della relazione: non è tanto l’evento in sé, quanto ciò che ha riattivato a livello profondo.

I sintomi che riporta – umore depresso, anedonia, ruminazione persistente, ansia intensa da abbandono, senso di vuoto e affaticamento emotivo – indicano un livello di sofferenza clinicamente significativo, pur in assenza di ideazione suicidaria, aspetto molto importante e protettivo. Il fatto che lei sia già in psicoterapia e abbia sviluppato una buona capacità di auto-osservazione è un elemento di grande valore.

In questi casi, una valutazione psichiatrica non va vissuta come un fallimento del percorso psicologico, ma come un possibile supporto integrativo. Un consulto specialistico può aiutare a chiarire meglio il quadro (ad esempio distinguendo una reazione adattiva complessa da un episodio depressivo o ansioso più strutturato) e valutare se un sostegno farmacologico temporaneo possa ridurre l’intensità dei sintomi, rendendo il lavoro psicoterapeutico più accessibile ed efficace.

In sintesi, la sua richiesta è appropriata, matura e responsabile. Approfondire con uno specialista psichiatra, in dialogo con il terapeuta che già la segue, può essere una scelta utile per prendersi cura di sé in modo completo e mirato.

Un cordiale saluto

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Alessia Supino
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Formia
Salve utente,
Consiglio di parlarne con il suo terapeuta.
Sicuramente saprà fornire una risposta adeguata!
Un caro saluto
Dott. Manuel Carminati
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
Legnano
Mi spiace sentirti sofferente e non voglio risultare scoraggiante o disinteressato, ma ti rispondo con una domanda: non è hai parlato con il/la collega che ti sta seguendo da due anni? Penso sia tra le persone (specialisti o non) più indicate per rispondere ai tuoi dubbi, la co-terapia farmacologica ha anche una valenza rispetto alla vostra psicoterapia
Dott.ssa Valentina Battisti
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve, certamente. I farmaci arrivano fin dove la psicoterapia non arriva e la psicoterapia arriva fin dove i farmaci non arrivano. Il lavoro integrato tra i due, in alcuni casi, fa la differenza. In bocca al lupo!
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,
continui il percorso psicologico iniziato, basta quello; la aiuterà con il tempo ad elaborare la perdita subita.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, mi dispiace per la.sua situazione.
Immagino che.lei abbia parlato con il/la professionista che la segue dei suoi dubbi.
Indagare l'origine del.suo stile relazionale è la base per comprendere le nostre relazioni attuali.
Il mio consiglio è di confrontarsi con la/il suo terapeuta circa la possibilità di un aiuto farmacologico.
Un saluto
Claudia m
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Credo che possa essere sensata l'idea di fare una valutazione con uno psichiatra per capire se può essere sostenuto in questo momento anche farmacologicamente, credo però che sia fondamentale fare un passaggio con il suo o la sua terapeuta per capire insieme come muoversi: il suo terapeuta è senza dubbio la persona più indicata per aiutarla a prendere una decisione di questo tipo, oltre al fatto che eventualmente potrebbe trovare proprio lui un contatto di uno psichiatra o una psichiatra fidata con cui lavorare in equipe. Il mio suggerimento è senza dubbio quello di esporre questi pensieri innanzitutto al suo terapeuta e valutare con lui che cosa fare, stando all'interno dell'alleanza terapeutica e del percorso che già sta svolgendo. Spero di averla aiutata, se avesse altre domande mi trova a disposizione. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dr. Bruno De Domenico
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, sono uno psicologo e psicoterapeuta, non medico, e quindi rispondo per quel che mi compete. Dice che trova l'origine di questa sua disregolazione nella sua storia familiare, e dunque, ammesso che sia così, si tratterebbe di una situazione psicologica-relazionale-comunicativa, non genetica per esempio, che in quanto tale può essere cambiata. Sono d'accordo, come la psicologia sistemica ha scoperto, che modalità familiari disfunzionali possano incidere molto negativamente sul carattere e la personalità degli uomini che e donne che verranno, ma proprio per questo penso sia pià utile agire sulle modalità di comunicazione, sugli stili di pensiero, e in questo ultimo frangente anche alle modalità di vivere e portare avanti una relazione sentimentale. Temo che ritenere di non poter fare a meno di farmaci equivalga ad autoconvincersi di qualcosa "che non va in lei", e non credo che questo la aiuterebbe a districarsi da questa congerie di sintomi, depressione, ansia, ossessività, pur molto preoccupanti. Se mi scriverà mi farà piacere parlarne insieme.
Dott. Stefano Ventura
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Gentile Amico,
mi spiace per la sofferenza che sta attraversando. Per rispondere in breve alla sua domanda: se il/la collega con cui sta conducendo un percorso di terapia (con profitto, a quanto dice) ritiene che sia indicato un supporto farmacologico, allora l'indicazione è di procedere. Questo perché gli psicofarmaci, utilizzati con criterio nei momenti di sofferenza acuta e sotto controllo di uno psichiatra, favoriscono l'elaborazione e potenziano la psicoterapia.

con i migliori auguri,
dr. Ventura
Dott.ssa Elisa Oliveri
Psicoterapeuta, Psicologo
Torino
Caro ragazzo,
dalle sue parole mi sembra ci capire che abbia già preso molte consapevolezze su di sè grazie al percorso terapeutico intrapreso.
Le consiglierei dunque di parlare apertamente con il suo terapeuta della sua ipotesi di consultare anche uno psichiatra e valutare un intervento farmacologico a supporto.
I due percorsi si potrebbero benissimo integrare. Le auguro di ritrovare presto la sua serenità.
Dott.ssa Simona Chiozzi
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Gentile paziente,
da quello che scrive si percepisce che sta portando avanti un lavoro su di sè. Si intuisce una buona consapevolezza e attenzione per un mondo emotivo spesso spaventoso e travolgente.
Mi sembra importante che possa parlare di come si sente e dell'eventualità di una consultazione psichiatrica con il suo psicoterapeuta.
In questo momento di maggiore crisi e fatica potrebbe servire un aiuto in più... è possibile che un supporto farmacologico possa restituirle un po' di energia e fiducia che le permettano di proseguire nel suo percorso di vita.
Cari saluti, sc

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