Gentili Dottori, Da un mese a questa parte si è riacutizzato un disturbo ansioso preesistente, qu

23 risposte
Gentili Dottori,

Da un mese a questa parte si è riacutizzato un disturbo ansioso preesistente, questa volta la sintomatologia si sta rivelando particolarmente invalidante, precedentemente era limitata all'uso dell'automobile ed agorafobia grossomodo gestibile. Ho trattato le precedenti crisi con venlafaxina e sono riuscito a stare discretamente. Ora appunto la cosa si è estesa a un po' tutto il vivere quotidiano, in particolar modo si è instillata in me la paura costante di poter cadere nel cielo, come se la terra potesse ribaltarsi. Questa paura non mi sta facendo vivere bene, la sola esistenza del cielo mi distrugge a volte, tutta quell'immensità mi angoscia. Ho iniziato una cura con Paroxetina da circa 20 giorni ma ancora nulla, sto perdendo giorni a lavoro per questa paura assurda e non so come uscirne, a volte nel cuore della notte mi sveglio in preda al panico più totale. Datemi un vostro parere per favore, cosa cavolo è questa paura irrazionale insorta così di colpo? Amavo il cielo, amavo il cosmo. Ora ne sono terrorizzato. Vi è mai capitato un caso del genere? Non vivo bene.
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Buon pomeriggio,
mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo. La consapevolezza che queste sue paure siano irrazionali è già un primo passo. Spesso questi pensieri invadono fortemente la quotidianità e non ci permettono di vivere con benessere. Per tale ragione, le consiglio di rivolgersi ad un professionista per analizzare le possibili cause ed imparare a gestire al meglio questi momenti. Rimango a disposizione.
Dott.ssa Veronica Savio

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Dott.ssa Emilia Rota
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, mi dispiace molto per quello che racconta, dev'essere molto difficile. Comprendo che non la faccia vivere bene e che la terrorizzi. Io penso che sia importante che si affidi a un professionista per andare a guardare cosa c'è dietro questa ansia. Mi spiego meglio, i farmaci sono fondamentali, soprattutto all'inizio della terapia, per contenere un disagio troppo acuto in quel momento. Tuttavia, il rischio è che la sola terapia farmacologica non basti perchè rischia di andare a mettere soltanto un cerotto momentaneo sulla sintomatologia. Per questo motivo penso che sia utile che chieda un consulto da uno psicologo per affiancare una psicoterapia alla terapia farmacologica. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti, le auguro una buona giornata. Dott.ssa Rota
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Dott.ssa Eliana Nola
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, grazie anzitutto per aver qui condiviso
Non credo ci siano paure "giuste" o "sbagliate": ogni individuo possiede aree di lecito timore, che saranno diverse da quelle di un altro individuo...
Nel suo caso, sarebbe preferibile associare alla farmacoterapia, una psicoterapia (meglio se ad orientamento psicodinamico, quindi del profondo) che possa aiutarla a dare un senso a questo timore apparentemente irragionevole
Ricordo che il disagio arriva sempre per comunicarci qualcosa, quindi solo attraverso un lavoro con un professionista, si potrà dar voce a questo messaggio per meglio comprendersi e per meglio comprendere ciò che sta accadendo dentro di noi
Spero di esserle stata un po' d'aiuto
Resto a disposizione anche online
Un cordiale saluto

Dr Eliana Nola
Dott. Vittorio Mangiameli
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Gentile utente, come ben detto dai colleghi è preferibile associare al farmaco un percorso di psicoterapia attraverso il quale lavorare attivamente sulle radici profonde del suo disturbo, il tutto anche per ridurre la possibilità che la sintomatologia possa mutare nel tempo, tornando in forme e maniere differenti. Buon proseguimento di giornata.
dott. V. Mangiameli
Dott.ssa Sonia Cannavò
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Gent.mo, dalle sue parole emerge una forte sofferenza, un percorso di psicoterapia la potrebbe aiutare a gestire le sue angoscie in modo da poter riavere indietro la sua quotidianità. I farmaci possono aiutare ma non sempre sono sufficienti, occorre contemporaneamente un lavoro di psicoterapia. Resto a disposizione per ulteriori necessità, un caro saluto.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, dispiace molto per la situazione ed il disagio espresso Perché comprendo quanto ciò possa essere impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare Quei pensieri rigidi disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato. Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale traumatico Connesso con la genesi della Sofferenza in atto. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, Dott FDL
Dott.ssa Ilaria Grasso
Psicologo, Sessuologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, per affrontare le sue paure e soprattutto per guardarle davvero, comprenderle ed elaborarle, le medicine non bastano. Le consiglio un percorso di psicoterapia per poterle affrontare, per dare un senso alla sua ansia e rientrare in contatto con le sue emozioni,
Dott. Domenico Mattiello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Buonasera, ciò che viene descritto potrebbe essere considerato come sintomi d'ansia. In particolare, la paura di "cadere nel cielo" potrebbe essere interpretata come la conseguenza di una sensazione di perdita di controllo, di incertezza e di disorientamento. Questa paura potrebbe derivare da una condizione di vuoto interiore, in cui la persona non riesce a trovare punti di riferimento o oggetti di sostegno per gestire le proprie emozioni e sensazioni.
Tuttavia, senza una valutazione accurata dei sintomi, non è possibile fare una diagnosi precisa. Pertanto, potrebbe essere consigliabile iniziare un percorso terapeutico con l'obiettivo di approfondire questi sintomi e arrivare ad una diagnosi più dettagliata. La terapia potrebbe aiutare a comprendere le possibili cause psicologiche dell'ansia e fornire le strategie per gestirla e superarla. Cordiali saluti. DM
Dr. Massimo Montanaro
Psicologo clinico, Psicologo
Crema
Carissimo, per prima cosa dia anche il tempo ai farmaci di fare il loro effetto. La paroxetina in genere necessita di un tempo leggermente superiore ai 20 giorni per iniziare a dare i suoi effetti benefici. Detto questo, alla terapia farmacologica serve associare un intervento psicologico che la aiuti a gestire l'ansia (anche ma non solo attravesro tecniche di rilassamento) e a esplorare le sue inquietudini interiori. Sono ovviamente disponibile qualora fosse interessato ad avviare un percorso. Nel caso mi contatti. Cordiali saluti. Dottor Montanaro
Dott.ssa Ilaria Rasi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno, è molto importante prendersi cura del proprio vissuto emotivo. Valuti la possibilità di iniziare un percorso in cui possa osservarsi e sostenersi in quello che vive attualmente
Dott.ssa Sara Bachiorri
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buonasera, le sono vicina nel sentire che sta attraversando un periodo difficile a causa dei tuoi sintomi ansiosi. La sua preziosa descrizione suggerisce che potrebbe essere affetta da un disturbo d'ansia generalizzato (DAG), che è caratterizzato da una preoccupazione eccessiva e cronica riguardo a una vasta gamma di eventi o attività quotidiane.
La paura irrazionale di cadere nel cielo e la sensazione di angoscia possono essere sintomi associati all'ansia. Questi sintomi possono essere particolarmente invalidanti, limitando le attività quotidiane e causando difficoltà nel lavoro.
Il trattamento per il DAG può includere una combinazione di farmaci e terapia comportamentale, o una di queste due opzioni da sola. La Paroxetina, che stai attualmente assumendo, è un antidepressivo comunemente usato per trattare l'ansia. Tuttavia, potrebbe essere necessario attendere alcune settimane per ottenere un effetto completo.
Le consiglio di continuare a seguire il trattamento prescritto dal tuo medico e di programmare un appuntamento di follow-up per discutere dei risultati e del possibile aggiustamento del trattamento.
Inoltre vorrei aiutarla ad affrontare la sua ansia attraverso terapia comportamentale cognitiva (TCC) o altre terapie psicologiche.
Si ricordi che i disturbi d'ansia sono molto comuni e trattabili. Con il supporto adeguato, puoi superare questa difficoltà e tornare a goderti la tua vita al massimo. Resto a sua disposizione per approfondire,
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Dott. Andrea Brumana
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buonasera e grazie per averci parlato della sua situazione. Penso sia difficile poterle dare un parere od una spiegazione al sintomo di cui ci parla senza avere ulteriori dettagli. Quello che posso consigliarle è di ritagliarsi uno spazio di ascolto in cui cercare di dare un significato più profondo al suo sentire ed alle sue preoccupazioni. Il trattamento farmacologico, se abbiato a quello psicologico massimizza gli effetti positivi. Cordialmente, dott. Andrea Brumana
Salve, è molto importante che lei abbia avvertito adesso, come in passato, l'esigenza di voler risolvere il suo problema legato all'ansia e di voler migliorare il benessere percepito nelle attività quotidiane. Spesso il disturbo d'ansia generalizzata è legato ad abitudini o situazioni di vita che fungono da inneschi: si può trattare di ambiente lavorativo, familiare oppure un contesto sociale particolare. I sintomi da lei descritti sono senz'altro molto invadenti e destabilizzanti dal punto di vista emotivo e cognitivo. Il mio consiglio è di cominciare a tracciare con regolarità le sue abitudini giornaliere e in particolare di annotare con dettaglio tutte le situazioni ansiogene. Questo livello di consapevolezza le porterà un primo giovamento. Un altro piccolo passo da compiere è condividere questi vissuti con uno Psicologo che possa aiutarla a comprendere gli eventi psicologici e fisici che descrive, e a trovare strategie efficaci di gestione della situazione ansiogena e della crisi di panico. Lo sforzo successivo (che all'inizio sembra irto di difficoltà, ma può diventare via via meno complesso) è di modificare gradualmente quelle abitudini legate all'ansia, per limitarne gli effetti e sostituirla progressivamente con ricompense migliori. Le consiglio, qualora dovesse scegliere un professionista a cui affidarsi, l'approccio della Psicologia Positiva. Resto a sua disposizione per eventuali chiarimenti e informazioni. Dott. Cortese Antonio
Dott. Paolo Notarangelo
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile, percepisco la sofferenza che esprime, mi dispiace davvero per la situazione che riporta e mi rendo conto di quanto possa essere complicato conviverci. La prima cosa che mi sento di consigliarle è un consulto psicologico, anche online, che possa aiutarla ad affrontare il disagio espresso al fine di ritagliarsi uno spazio per comprendere meglio ciò che prova e cosa potrà farla stare meglio, elaborare i pensieri e i vissuti emotivi rivolgendosi ad un esperto con un approccio che si basi sull’accoglienza e ciò che è utile per la persona, valorizzando le sue risorse personali, aiutandola così a divenire artefice del racconto della propria vita, dando al corpo lo spazio e l’ascolto che merita. Iniziare un percorso per sentirsi meglio richiede coraggio, ma è già un importante passo iniziale verso il cambiamento. Resto a disposizione per ulteriori indicazioni e ad incontrarla. Cordiali saluti dott. Paolo Notarangelo
Dott.ssa Dora Pelullo
Psicologo, Psicologo clinico
Orta Nova
Gentilissimo, il disagio che vive è legittimo e meritevole di attenzione. Per quanto utili, nella maggior parte dei casi gli psicofarmaci da soli non bastano. Le consiglio sentitamente di affidarsi ad un professionista che possa aiutarla a riprendere in mano la sua vita. Le paure non arrivano per caso: per quanto spaventose, le accolga. Quando troveranno la giusta collocazione nella sua sfera emozionale, non saranno più disturbanti.
Un caro saluto.
Dott.ssa Anastasia Giangrande
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentilissimo, i pensieri come il suo sono intrusivi e possono essere invalidanti, come ha riportato lei. Non basta solo riconoscerli come irrazionali ed intrusivi. Anche loro, dicono qualcosa. Qualcosa che potrebbe esplorare con unæ professionista. Un abbraccio
Gentile Utente,
comprendo dalle sue parole che sta attraversando un periodo molto complesso, carico di preoccupazioni.
Il supporto farmacologico può essere un'importante risorsa per affrontare i sintomi da lei presentati, ma spesso è necessario considerare anche le cause sottostanti che possono alimentare i suoi vissuti attuali. Queste cause profonde potrebbero derivare da esperienze passate, stress, dinamiche relazionali complesse o questioni personali che richiedono un'analisi più approfondita. Le suggerisco di provare a pensare alla possibilità di associare alla terapia farmacologica un percorso con uno psicologo/psicoterapeuta che possa aiutarla ad esplorare i suoi vissuti.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Un caro saluto.

Dott.ssa Valeria Venturini
Dott.ssa Erika Castagneri
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buonasera gentile utente, grazie per aver condiviso questa sue esperienza.
Sarebbe importante esplorare quali possono essere le cause che hanno acutizzato l'ansia e capire cosa c'è che la terrorizza così tanto. Credo che oltre ad una cura farmacologica sia importante affrontare questi suoi pensieri e queste sue paure con un professionista in modo tale da diventare sempre più consapevole delle cause e trovare nuovi modi per imparare a gestire l'ansia.
Resto a disposizione, buona serata
Dr. Mauro Terracciano
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Salve gentile utente, grazie per aver condiviso la sua situazione.
Credo sia importante per lei affiancare una psicoterapia alla terapia farmacologica per dare una significazione profonda a questa sua angoscia. Solo dando un sgnificato personale a questa peculiare paura potrà gradualmente gestirla oppure liberarsene. Sicuramente gioca a suo favore la consapevolezza che sono idee irrazionali, anche se ormai non più associabili esclusivamente a meccanismi puramenti ossessivi o di fobia specifica come l'agotrafobia che lei citava nella sua domanda.
Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, in primo colloquio è gratuito. Un caro saluto, Dott Mauro Terracciano
Grazie per aver aperto il cuore nel raccontare una paura che, seppur irrazionale, sembra travolgerti in modo intenso e inaspettato. Quella sensazione che il cielo possa crollare, che la terra possa ribaltarsi, è un’esperienza profondamente destabilizzante, come se la realtà stessa stesse perdendo i suoi contorni sicuri. Questo timore, che ti fa sentire piccolo di fronte all’immensità dell’universo, potrebbe essere il riflesso di una parte di te che sta cercando di rielaborare il senso di stabilità e di appartenenza in un mondo che ora sembra sfuggire.
Il cielo, un tempo un luogo di meraviglia e connessione, ora si trasforma in una distesa di incertezze che ti mette a confronto con una paura profonda. In momenti di grande vulnerabilità o di transizione interiore, la mente può prendere un’immagine potente, come quella del cielo infinito, e proiettarci dentro le nostre angosce più radicate. La paura di perdere il contatto con la terra, di essere sopraffatti dalla vastità, può nascondere un bisogno di riappropriarsi della propria stabilità, di trovare un senso di sicurezza che sembra svanito.
Questo non è solo un disturbo psicologico, ma un invito a esplorare le profondità della tua esperienza interiore, a guardare cosa si nasconde dietro quella paura. Potresti considerare questo momento come una sorta di "chiamata" a riconsiderare il tuo posto nell’universo, un’opportunità per fare un passo dentro l’ignoto, per esplorare e riappropriarti di ciò che una volta ti affascinava, come il cielo. La paura, pur se intensa, è anche una chiave che può aprire nuove porte di consapevolezza.
Il cammino che stai percorrendo, sebbene ti faccia sentire sopraffatto, ti sta anche spingendo a esplorare una parte di te che forse era nascosta o ignorata. Lavorare con il corpo e con la mente in modo integrato, utilizzando pratiche come la meditazione, la mindfulness o anche la respirazione profonda, potrebbe aiutarti a ristabilire un contatto più profondo con te stesso e con il momento presente. Ogni volta che ti senti sopraffatto dalla paura, prova a portare l’attenzione ai tuoi piedi, a sentire il peso del corpo sulla terra, a ricordarti che, nonostante l’immensità del cielo, la terra è lì, stabile e accogliente sotto di te.
Il percorso che stai intraprendendo, con la Paroxetina e magari con altre forme di supporto psicoterapico, è solo un aspetto di un lavoro più ampio che puoi fare su te stesso. Non è un percorso facile, ma il fatto che tu stia cercando di comprendere la radice di questa paura è già un passo significativo. In questo viaggio, forse scoprirai che il cielo che un tempo ti incantava non è da temere, ma da riconnettere con una nuova consapevolezza, dove l’infinito e il concreto possono coesistere.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Alessia De Lucia
Dott.ssa Rossella Carrara
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buonasera, le consiglio di affiancare alla terapia farmacologica, un percorso di psicoterapia. Cordiali saluti.
Dott.ssa Mariapaola Anania
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera grazie a lei , per la forza di condividere insieme a noi, un periodo della sua vita particolarmente difficile e destabilizzante. Le consiglierei di iniziare un percorso psicologico così da poter approfondire questa sua paura ed individuare la causa scatenante. E' sempre bene accompagnare la terapia farmacologica con un supporto psicologico. In questo momento ha bisogno di un professionista empatico, che lo accompagni e lo sostenga e lo aiuti a ritrovare la serenità ed a riprendere in mano le redini della sua vita. Resto a sua disposizione per eventuali informazioni e nel caso volesse prenotare un colloquio psicologico. Mi farebbe tanto piacere supportarla ed individuare insieme gli obiettivi da raggiungere.
Dott.ssa Mariapaola Anania, psicologa clinica, psicosessuologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in formazione
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Capisco profondamente la sofferenza che stai vivendo — quello che descrivi è un tipo di paura intensa e angosciante che può sembrare “assurda”, ma non lo è: è una manifestazione estrema dell’ansia e della derealizzazione, cioè quella sensazione per cui il mondo perde improvvisamente familiarità e sicurezza.
In alcuni momenti, soprattutto quando l’ansia è alta, la mente può generare paure percettive e visive molto vivide, come quella che descrivi (“cadere nel cielo”, “la terra che si ribalta”). Si tratta di una forma di fobia specifica legata alla perdita di orientamento e di controllo nello spazio, a metà tra una crisi di panico e un disturbo percettivo ansioso. Non è follia, e non indica che stai “impazzendo”: è l’effetto di un sistema nervoso che da troppo tempo vive in allarme e ha “sovraccaricato” le aree percettive e vestibolari del cervello, che regolano l’equilibrio e la percezione dell’ambiente.
La paroxetina, che stai assumendo, è un farmaco efficace, ma impiega in genere 4–6 settimane per stabilizzare i sintomi. In questa fase può anche accentuare un po’ l’ansia prima di iniziare a ridurla. Ti consiglio quindi di non interromperla senza consultare lo psichiatra, ma di riferirgli subito questa intensità dei sintomi, perché potrebbe valutare un ansiolitico temporaneo di supporto per rendere più gestibile la fase iniziale della cura.
Nel frattempo, per alleviare l’angoscia, può aiutare molto:
ancorarti fisicamente al presente nei momenti di paura (toccare una superficie, sentire il pavimento sotto i piedi, nominare mentalmente 3 oggetti attorno a te);
evitare di fissare il cielo o spazi aperti quando senti salire l’ansia — non come evitamento, ma per non dare forza alla paura durante la fase acuta;
e cercare di rimettere un po’ di routine stabile (orari, sonno, pasti, attività quotidiane brevi ma regolari).
Sì, casi simili esistono e migliorano. Spesso il trattamento ottimale combina farmaco + psicoterapia cognitivo-comportamentale, focalizzata sulla gestione dell’ansia e sulla desensibilizzazione graduale ai fattori scatenanti.
Non è una paura “senza senso”: è il modo in cui la tua mente ti sta dicendo che ha bisogno di ritrovare stabilità. Con il tempo e la cura giusta, tornerai a guardare il cielo con stupore e non con angoscia — davvero.

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