Gentile dottore , sono una mamma di 45 anni alle prese con un’adolescente di 16. Volevo chiedere un
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Gentile dottore , sono una mamma di 45 anni alle prese con un’adolescente di 16.
Volevo chiedere un vostro parere . Lei vorrebbe raccontarmi tutto quello le succede …e fin qui va tutto bene . Ma quando si entra nei racconti del” campo amoroso “ Io non mi sento a mio agio nell’ ascoltare , per cui abbiamo litigato e le ho ribadito che sono la sua mamma e che le voglio un bene infinito , ma non sono la sua amica e confidente , e alcune cose non deve raccontarmele . È ovvio che voglio conoscere i suoi amici , voglio sapere dove va e cosa fa… ma nel limite madre /figlia. È giusto questo mio pensiero ? Perché lei mi rinfaccia di non essere come le altre madri . Ma sono a disagio, non riesco . Come devo comportarmi ?
Volevo chiedere un vostro parere . Lei vorrebbe raccontarmi tutto quello le succede …e fin qui va tutto bene . Ma quando si entra nei racconti del” campo amoroso “ Io non mi sento a mio agio nell’ ascoltare , per cui abbiamo litigato e le ho ribadito che sono la sua mamma e che le voglio un bene infinito , ma non sono la sua amica e confidente , e alcune cose non deve raccontarmele . È ovvio che voglio conoscere i suoi amici , voglio sapere dove va e cosa fa… ma nel limite madre /figlia. È giusto questo mio pensiero ? Perché lei mi rinfaccia di non essere come le altre madri . Ma sono a disagio, non riesco . Come devo comportarmi ?
Gentile utente, cosa non la mette a suo agio di quei tipi di racconti? Cosa pensa mentre sente quei racconti? Ognuno sceglie di essere il genitore che ritiene più giusto. Non esiste il genitore perfetto. Sua figlia vorrebbe maggior intimità e libertà di raccontare e raccontarsi a lei, lei d'altronde ha dei confini che vuole mantenere. Separare i ruoli è importnate ma al contempo comprendere come mai per me quei confini sono in valicabili potrebbe essere importante. Comprendere l'importanza di quel confine potrebbe essere utile anche per spiegare a sua figlia come mai per lei ci sono cose che non si sente di ascoltare. Spiegare aiuta l'altro a comprendere il razionale del confine. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
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Salve, grazie della sua condivisione. La invito a riflettere ed affrontare svolgendo qualche seduta se necessario il tema della sessualità. Nel rapporto genitore-figlio in adolescenza questa tematica è molto importante. Le consiglio quindi quando si sentirà pronta, di permettere a sua figlia di parlarle della sua sessualità in un rapporto madre-figlia e non come amica, come ha già detto lei. Come genitore è importante confrontarsi e non negare la sessualità del figlio, dando un'educazione senza però entrare in un rapporto di amicizia come può essere quello tra coetanei. Un genitore può permettere al proprio figlio di confidarsi con lui continuando ad assumere un ruolo di guida e di responsabilità, continuando ad essere genitore appunto, e questo lo si può fare anche affrontando il tema sesso.
Cordiali saluti.
Dott. Salvatore Augello
Cordiali saluti.
Dott. Salvatore Augello
Gentile signora,
Immagino che sua figlia senta il disagio che lei ha, di affrontare temi sessuali, probabilmente cerca di aiutarla chiedendo di essere più naturale nel parlare della vita sessuale. I figli spesso provocano gli adulti sentendosi più competenti/disinibiti se possono dimostrarlo di esserlo. Fermo restando che mettere i confini tra lei e sua figlia è un rapporto sano anche per iniziare a tutelare la privacy.
Immagino che sua figlia senta il disagio che lei ha, di affrontare temi sessuali, probabilmente cerca di aiutarla chiedendo di essere più naturale nel parlare della vita sessuale. I figli spesso provocano gli adulti sentendosi più competenti/disinibiti se possono dimostrarlo di esserlo. Fermo restando che mettere i confini tra lei e sua figlia è un rapporto sano anche per iniziare a tutelare la privacy.
Cara mamma di un'adolescente, capisco il suo disagio. L'educazione sentimentale/sessuale può essere un banco di prova per molti genitori.
Partiamo da un fatto positivo: se sua figlia ha voglia di raccontarle ciò che le succede, vuol dire che fin qui lei ha gestito bene il suo ruolo di mamma tanto che sua figlia si fida di lei e la percepisce come punto di riferimento.
Ha inoltre ragione nel rivendicare il suo ruolo di mamma perché sua figlia ha ancora bisogno di una guida e di un modello di riferimento che in questa fase della vita metterà necessariamente in discussione per capire che tipo di adulta vuole diventare. Sua figlia ha bisogno, infatti, sia di un modello femminile da cui partire per crearsi una sia identità di donna, sia di un modello da cui, almeno in parte, "distanziarsi" proprio per scoprire i propri elementi di unicità.
Affinché questo processo possa avvenire, non serve che lei sia una madre "perfetta", né una madre "amica" come quelle che sua figlia le nomina; la cosa importante è che sia presente, che accolga le sue emozioni, i suoi dubbi e continui a essere per lei il "posto sicuro" a cui tornare una volta finite le sue esplorazioni nel mondo degli adulti.
Se c'è qualche situazione/ emozione che le crea più disagio di altre, potrebbe valer la pena approfondire il perché, se vuole con l'aiuto di un professionista (es. senso di inadeguatezza? Paura di non saper rispondere a eventuali richieste/domande? Imbarazzo/vergogna verso alcuni argomenti? Quali? Come li ha affrontati in passato? Rabbia perché magari percepisce una sorta di "invasione"? Com'era il dialogo con sua mamma?)
Fino ad adesso ha fatto un buon lavoro. E' normale che in questa nuova fase abbia dei dubbi e potrà succedere che ogni tanto faccia qualche errore. Se dovesse succedere ,ripari. Non tema di nominare le proprie emozioni. Questa nuova fase può essere una bella occasione di crescita e di consolidamento del rapporto per entrambe. Un caro saluto. G.C.
Partiamo da un fatto positivo: se sua figlia ha voglia di raccontarle ciò che le succede, vuol dire che fin qui lei ha gestito bene il suo ruolo di mamma tanto che sua figlia si fida di lei e la percepisce come punto di riferimento.
Ha inoltre ragione nel rivendicare il suo ruolo di mamma perché sua figlia ha ancora bisogno di una guida e di un modello di riferimento che in questa fase della vita metterà necessariamente in discussione per capire che tipo di adulta vuole diventare. Sua figlia ha bisogno, infatti, sia di un modello femminile da cui partire per crearsi una sia identità di donna, sia di un modello da cui, almeno in parte, "distanziarsi" proprio per scoprire i propri elementi di unicità.
Affinché questo processo possa avvenire, non serve che lei sia una madre "perfetta", né una madre "amica" come quelle che sua figlia le nomina; la cosa importante è che sia presente, che accolga le sue emozioni, i suoi dubbi e continui a essere per lei il "posto sicuro" a cui tornare una volta finite le sue esplorazioni nel mondo degli adulti.
Se c'è qualche situazione/ emozione che le crea più disagio di altre, potrebbe valer la pena approfondire il perché, se vuole con l'aiuto di un professionista (es. senso di inadeguatezza? Paura di non saper rispondere a eventuali richieste/domande? Imbarazzo/vergogna verso alcuni argomenti? Quali? Come li ha affrontati in passato? Rabbia perché magari percepisce una sorta di "invasione"? Com'era il dialogo con sua mamma?)
Fino ad adesso ha fatto un buon lavoro. E' normale che in questa nuova fase abbia dei dubbi e potrà succedere che ogni tanto faccia qualche errore. Se dovesse succedere ,ripari. Non tema di nominare le proprie emozioni. Questa nuova fase può essere una bella occasione di crescita e di consolidamento del rapporto per entrambe. Un caro saluto. G.C.
Salve, grazie per aver condiviso questo dubbio in questo spazio. Trovo peculiare questo racconto se penso che fino a qualche anno fa succedeva l'esatto contrario: genitori che rincorrevano i figli che non erano disposti a raccontare nulla. Oggi gli adolescenti sono molto diversi e, come nel caso di sua figlia, spesso ricercano un rapporto stretto e confidenziale con i genitori. Ora bisognerebbe comprendere perché sua figlia vuole condividere proprio con lei alcuni aspetti della sua vita privata e delle sue prime esperienze e perché si arrabbia quando lei mette un limite.
I confini all’interno delle relazioni sono sani e vengono costruiti anche in base al tipo di informazioni che due persone condividono. Cerchi di capire cosa la fa arrabbiare e di spiegarle perché sta mettendo un limite. Se questa situazione continua e crea difficoltà nel vostro rapporto le suggerisco di valutare la possibilità di rivolgersi a uno psicologo per capire i motivi di quello che sta accadendo. Sono a disposizione qualora avesse necessità, in presenza o online. La saluto. Dott.ssa Laura Celestini
I confini all’interno delle relazioni sono sani e vengono costruiti anche in base al tipo di informazioni che due persone condividono. Cerchi di capire cosa la fa arrabbiare e di spiegarle perché sta mettendo un limite. Se questa situazione continua e crea difficoltà nel vostro rapporto le suggerisco di valutare la possibilità di rivolgersi a uno psicologo per capire i motivi di quello che sta accadendo. Sono a disposizione qualora avesse necessità, in presenza o online. La saluto. Dott.ssa Laura Celestini
Cara mamma,
capisco il suo disagio e quanto sia difficile trovare un equilibrio in una situazione così delicata. Forse potrebbe iniziare chiedendosi cosa intende realmente per "limite" e perché parlare di certe cose con sua figlia le sembra superarlo. Allo stesso tempo, è importante riconoscere che l’adolescenza è un’età in cui parlare di emozioni, relazioni e intimità è fondamentale per la crescita.
Sua figlia, confidandosi con lei, sta mostrando fiducia e il desiderio di essere ascoltata da una figura sicura. Anche se alcuni temi possono metterla a disagio, ascoltarla e accogliere i suoi racconti potrebbe essere un modo anche per guidarla in un momento della vita in cui si sente confusa o vulnerabile. Non significa dover accettare tutto o entrare nei dettagli che non le appartengono, ma piuttosto mostrare che è lì per lei, pronta ad ascoltare e a sostenerla quando serve.
Può spiegare a sua figlia che, pur apprezzando la sua apertura, ci sono aspetti che, come madre, le risultano difficili da affrontare. Parlare di emozioni e relazioni non significa perdere il proprio ruolo di genitore, anzi, può essere un’occasione preziosa per insegnarle valori importanti e aiutarla a riflettere sulle sue esperienze. Anche senza entrare troppo nei particolari, può accompagnarla a capire cosa desidera dalle sue relazioni. Mostrandosi disponibile ad ascoltare, ma anche chiara sui suoi limiti, le insegnerà che è possibile costruire relazioni autentiche e rispettose, anche quando si affrontano temi complessi.
Se sente che il disagio è troppo grande, non si colpevolizzi. Ogni genitore ha i propri limiti, e ciò che conta davvero è il desiderio di fare del proprio meglio per accompagnare i figli nel loro percorso di crescita. Magari, con il tempo, potrebbe scoprire che fare un piccolo passo verso sua figlia, aprendosi un po’ di più a certi discorsi, non solo rafforzerà il vostro legame, ma le darà anche modo di trasmetterle sicurezza, guida e amore.
Le auguro di cuore di trovare il giusto equilibrio in questa bellissima, ma complessa relazione madre-figlia.
Un caro saluto!
capisco il suo disagio e quanto sia difficile trovare un equilibrio in una situazione così delicata. Forse potrebbe iniziare chiedendosi cosa intende realmente per "limite" e perché parlare di certe cose con sua figlia le sembra superarlo. Allo stesso tempo, è importante riconoscere che l’adolescenza è un’età in cui parlare di emozioni, relazioni e intimità è fondamentale per la crescita.
Sua figlia, confidandosi con lei, sta mostrando fiducia e il desiderio di essere ascoltata da una figura sicura. Anche se alcuni temi possono metterla a disagio, ascoltarla e accogliere i suoi racconti potrebbe essere un modo anche per guidarla in un momento della vita in cui si sente confusa o vulnerabile. Non significa dover accettare tutto o entrare nei dettagli che non le appartengono, ma piuttosto mostrare che è lì per lei, pronta ad ascoltare e a sostenerla quando serve.
Può spiegare a sua figlia che, pur apprezzando la sua apertura, ci sono aspetti che, come madre, le risultano difficili da affrontare. Parlare di emozioni e relazioni non significa perdere il proprio ruolo di genitore, anzi, può essere un’occasione preziosa per insegnarle valori importanti e aiutarla a riflettere sulle sue esperienze. Anche senza entrare troppo nei particolari, può accompagnarla a capire cosa desidera dalle sue relazioni. Mostrandosi disponibile ad ascoltare, ma anche chiara sui suoi limiti, le insegnerà che è possibile costruire relazioni autentiche e rispettose, anche quando si affrontano temi complessi.
Se sente che il disagio è troppo grande, non si colpevolizzi. Ogni genitore ha i propri limiti, e ciò che conta davvero è il desiderio di fare del proprio meglio per accompagnare i figli nel loro percorso di crescita. Magari, con il tempo, potrebbe scoprire che fare un piccolo passo verso sua figlia, aprendosi un po’ di più a certi discorsi, non solo rafforzerà il vostro legame, ma le darà anche modo di trasmetterle sicurezza, guida e amore.
Le auguro di cuore di trovare il giusto equilibrio in questa bellissima, ma complessa relazione madre-figlia.
Un caro saluto!
Gentile utente, la ringrazio per la condivisione della sua situazione.
Da quanto leggo trovo che la vostra relazione madre-figlia sia positiva, improntata sul dialogo e la condivisione.
Nella società odierna spesso si assiste a uno "sconfinamento di ruoli", soprattutto nel rapporto con una figlia femmina, per cui la mamma, come dice lei, tende a fare più l'amica. Questo comportamento se da un lato può sembrare ottimale perché avvicina madre e figlia, dall'altro non aiuta a mantenere quei confini che sono necessari per attraversare l'adolescenza nel migliore dei modi.
Vista la giovane età di sua figlia, sarà necessario assicurarsi che stia vivendo la sua sfera affettiva e amorosa in modo sereno.
Detto ciò ritengo che la creazione da parte sua di limiti sani possa essere utile a sua figlia soprattutto a lungo termine, anche se lei ora non se ne rende pienamente conto.
Spero di esserle stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin
Da quanto leggo trovo che la vostra relazione madre-figlia sia positiva, improntata sul dialogo e la condivisione.
Nella società odierna spesso si assiste a uno "sconfinamento di ruoli", soprattutto nel rapporto con una figlia femmina, per cui la mamma, come dice lei, tende a fare più l'amica. Questo comportamento se da un lato può sembrare ottimale perché avvicina madre e figlia, dall'altro non aiuta a mantenere quei confini che sono necessari per attraversare l'adolescenza nel migliore dei modi.
Vista la giovane età di sua figlia, sarà necessario assicurarsi che stia vivendo la sua sfera affettiva e amorosa in modo sereno.
Detto ciò ritengo che la creazione da parte sua di limiti sani possa essere utile a sua figlia soprattutto a lungo termine, anche se lei ora non se ne rende pienamente conto.
Spero di esserle stata d'aiuto, dott.ssa Ilaria Bresolin
Cara mamma,
la ringrazio per aver condiviso il suo vissuto. Il fatto che sua figlia desideri condividere con lei anche aspetti intimi della sua vita amorosa, può indicare un desiderio di vicinanza, ma anche una ricerca di validazione e sicurezza in un campo ancora sconosciuto e potenzialmente spaventoso per lei. È un segno di fiducia, e al tempo stesso, di bisogno di orientamento. Non esiste un modo giusto o uno sbagliato: è legittimo e umano per lei voler mantenere dei confini che proteggano anche la sua integrità emotiva. Il bisogno di sua figlia di raccontarsi va comunque accolto e compreso, pur senza necessariamente oltrepassare i limiti che lei sente. Un dialogo autentico su questi temi potrebbe essere un passo utile, dove ciascuna di voi due possa riconoscere i propri bisogni e i propri limiti, senza per forza doverli annullare.
Un caro saluto
la ringrazio per aver condiviso il suo vissuto. Il fatto che sua figlia desideri condividere con lei anche aspetti intimi della sua vita amorosa, può indicare un desiderio di vicinanza, ma anche una ricerca di validazione e sicurezza in un campo ancora sconosciuto e potenzialmente spaventoso per lei. È un segno di fiducia, e al tempo stesso, di bisogno di orientamento. Non esiste un modo giusto o uno sbagliato: è legittimo e umano per lei voler mantenere dei confini che proteggano anche la sua integrità emotiva. Il bisogno di sua figlia di raccontarsi va comunque accolto e compreso, pur senza necessariamente oltrepassare i limiti che lei sente. Un dialogo autentico su questi temi potrebbe essere un passo utile, dove ciascuna di voi due possa riconoscere i propri bisogni e i propri limiti, senza per forza doverli annullare.
Un caro saluto
Gentilissima, comprendo le difficoltà che sta affrontando nella relazione con sua figlia. Sarebbe molto interessante capire che cosa in questo momento la frena, le crea disagio nel conoscere i dettagli del "campo amoroso" di sua figlia. Che cosa prova a riguardo, che cosa è successo tra di voi quando ne avete parlato ed anche come sua figlia ha reagito. Per tornare sulla sua domanda, non credo si possa definire a priori giusto o sbagliato. Per sua figlia sarebbe giusto poter avere un confronto con lei su queste tematiche, mentre per lei questo rappresenta un luogo dove non vuole addentrarsi. Stiamo parlando semplicemente di bisogni diversi. Le consiglierei, se desiderasse approfondire questa sua sensazione di disagio o anche comprendere in maniera più approfondita che cosa sta avvenendo nella vostra relazione, di rivolgersi ad un professionista che sappia guidarla in questo processo esplorativo. Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
credo che sia lei ad avere bisogno di un aiuto per agire nel migliore modo possibile con sua figlia, non esiste una regola sul dialogo genitori figli, esistono istanze e risposte, bisogna trovare la giusta strada per tutti.
resto a disposizione se vuole
resto a disposizione se vuole
Salve signora,
se sua figlia entra in particolari intimi posso capire il suo imbarazzo.
Questo non fa di lei una pessima madre...
Le altre madri non contano in questa vostra dinamica, le lasci giustamente fuori.
In un rapporto valido di terapia, potrebbe capire cosa la affligge di questa storia e perché.
Un caro saluto
Lavinia
se sua figlia entra in particolari intimi posso capire il suo imbarazzo.
Questo non fa di lei una pessima madre...
Le altre madri non contano in questa vostra dinamica, le lasci giustamente fuori.
In un rapporto valido di terapia, potrebbe capire cosa la affligge di questa storia e perché.
Un caro saluto
Lavinia
Buonasera, è comprensibile il suo desiderio di mantenere un equilibrio tra il ruolo di madre e il bisogno di sua figlia di confidarsi. Spieghi con calma che il suo disagio non è mancanza di affetto, ma un limite naturale nella relazione madre-figlia. Ribadisca di essere disponibile su temi importanti, ma che alcune questioni possono essere condivise meglio con coetanei o altre figure di fiducia. Mantenga aperto il dialogo e, se il conflitto persiste, consideri il supporto di un professionista per migliorare la comunicazione. Cordiali saluti. Dr. Vincenzo Capretto
Gentile mamma,
Innanzitutto, la sua preoccupazione è comprensibile e riflette il suo desiderio di mantenere un rapporto sano e rispettoso con sua figlia, senza però superare i limiti che sente di dover porre. È del tutto normale sentirsi a disagio in alcune situazioni, specialmente quando si affrontano temi legati alla sfera amorosa dei propri figli adolescenti.
Il suo punto di vista è assolutamente legittimo: è importante stabilire un equilibrio tra il ruolo di madre e quello di fiducia, mantenendo una comunicazione aperta ma anche coerente con il suo modo di sentire. Esprimere chiaramente i propri limiti e valori, come lei ha fatto, è un segnale di autenticità che sua figlia, col tempo, potrebbe imparare ad apprezzare.
Detto ciò, è fondamentale cercare di ascoltare senza giudicare, creando uno spazio sicuro in cui sua figlia possa sentirsi accolta. Non è necessario entrare nei dettagli che le creano disagio, ma potrebbe essere utile incoraggiare sua figlia a parlare di queste tematiche con persone di cui entrambe vi fidate, come un adulto di riferimento o uno specialista, se necessario.
Il confronto con altre madri è naturale, ma ogni famiglia ha il proprio stile educativo e ciò che conta è che lei riesca a mantenere un equilibrio che rispetti sia i suoi bisogni che quelli di sua figlia.
Per approfondire la situazione e ricevere un supporto personalizzato su come gestire al meglio questa delicata fase dell'adolescenza, sarebbe utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa
Innanzitutto, la sua preoccupazione è comprensibile e riflette il suo desiderio di mantenere un rapporto sano e rispettoso con sua figlia, senza però superare i limiti che sente di dover porre. È del tutto normale sentirsi a disagio in alcune situazioni, specialmente quando si affrontano temi legati alla sfera amorosa dei propri figli adolescenti.
Il suo punto di vista è assolutamente legittimo: è importante stabilire un equilibrio tra il ruolo di madre e quello di fiducia, mantenendo una comunicazione aperta ma anche coerente con il suo modo di sentire. Esprimere chiaramente i propri limiti e valori, come lei ha fatto, è un segnale di autenticità che sua figlia, col tempo, potrebbe imparare ad apprezzare.
Detto ciò, è fondamentale cercare di ascoltare senza giudicare, creando uno spazio sicuro in cui sua figlia possa sentirsi accolta. Non è necessario entrare nei dettagli che le creano disagio, ma potrebbe essere utile incoraggiare sua figlia a parlare di queste tematiche con persone di cui entrambe vi fidate, come un adulto di riferimento o uno specialista, se necessario.
Il confronto con altre madri è naturale, ma ogni famiglia ha il proprio stile educativo e ciò che conta è che lei riesca a mantenere un equilibrio che rispetti sia i suoi bisogni che quelli di sua figlia.
Per approfondire la situazione e ricevere un supporto personalizzato su come gestire al meglio questa delicata fase dell'adolescenza, sarebbe utile e consigliato rivolgersi ad uno specialista.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa
Gentile Signora, immagino la sua difficoltà e il senso di disagio che può provare di fronte a certe conversazioni con sua figlia. È evidente che lei ha a cuore il suo ruolo di madre e vuole mantenere un equilibrio tra la protezione e il rispetto dei confini personali, sia suoi che di sua figlia. Questo è assolutamente comprensibile e dimostra quanto tenga al benessere e alla crescita di sua figlia. Essere una madre e non un'amica è una posizione naturale e sana. Lei si trova in una fase delicata, quella dell'adolescenza, in cui i ragazzi cercano maggiore indipendenza e allo stesso tempo desiderano sentire il sostegno e la guida dei genitori. Tuttavia, è anche un momento in cui cercano di esplorare la loro identità, compresi gli aspetti legati alle relazioni affettive e amorose. Sua figlia sembra voler condividere con lei una parte di sé molto personale, il che è un segnale di fiducia e del fatto che si sente a suo agio nel cercare il suo supporto, anche su argomenti che per lei non sono facili da affrontare. Il suo disagio è assolutamente legittimo. Non esiste un manuale per essere genitori, e ognuno di noi ha i propri limiti e sensibilità. È importante riconoscere questi limiti e comunicarli a sua figlia in modo rispettoso e chiaro, come ha già fatto, sottolineando che il suo amore per lei non è in discussione. Potrebbe essere utile spiegare che il suo ruolo di madre è diverso da quello di un’amica, ma non meno prezioso: lei è lì per guidarla, sostenerla e proteggerla, anche se non si sente a suo agio con certi dettagli della sua vita privata. Questo tipo di spiegazione potrebbe aiutarla a comprendere meglio la sua posizione. Allo stesso tempo, potrebbe essere utile trovare un compromesso che permetta a sua figlia di sentirsi accolta senza che lei debba oltrepassare i suoi limiti personali. Ad esempio, potrebbe incoraggiarla a condividere con lei le emozioni che prova nelle sue esperienze, senza entrare nei dettagli che la mettono a disagio. Questo approccio le permetterà di essere presente per lei in modo emotivo, senza però sentirsi invasa da informazioni che preferirebbe non conoscere. Quando sua figlia le rinfaccia di non essere "come le altre madri", è importante ricordare che ogni genitore è diverso e non esiste un modo unico e corretto di comportarsi. Spesso, queste affermazioni riflettono più il desiderio di essere compresa che una critica reale al suo stile genitoriale. Potrebbe rassicurarla dicendole che, anche se non si sente come le altre madri, il suo obiettivo è quello di esserci per lei a modo suo, e che è disposta a trovare insieme un equilibrio che funzioni per entrambe. In momenti come questi, è importante anche ricordare a sé stessa che sta facendo del suo meglio per essere una buona madre, e che è normale avere momenti di incertezza o sentirsi a disagio di fronte a certe situazioni. Sua figlia sta crescendo, e insieme a lei si stanno adattando anche i confini e le dinamiche del vostro rapporto. Con pazienza, apertura e comunicazione, troverete il modo di mantenere un legame forte e rispettoso, pur preservando i limiti che per lei sono importanti. Cari saluti, Dott. Andrea Boggero
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile Signora, grazie per aver condiviso questa situazione. Essere genitori di un’adolescente non è mai semplice, soprattutto quando si tratta di trovare “il giusto” equilibrio tra una figura autorevole e il desiderio di mantenere un rapporto aperto e di fiducia. Il suo punto di vista è comprensibile: ogni genitore ha i propri limiti e, come lei stessa ha detto, è importante che la relazione madre-figlia mantenga un confine. Tuttavia, dal lato di sua figlia, è comprensibile come in questa fase delicata della sua crescita cerchi qualcuno con cui confidarsi e potrebbe esser delusa nel sentirsi “rifiutata”. Per gestire questa situazione, potrebbe essere utile trovare un compromesso: ad esempio, spiegare a sua figlia che può raccontarle tutto quello che desidera, ma che ci sono alcuni aspetti più intimi che preferirebbe rimanessero tra lei e i suoi coetanei, senza che questo implichi un giudizio e o un distacco emotivo. Se vuole, possiamo approfondire meglio insieme questa situazione in un colloquio, lavorando oltre che sulle strategie per migliorare la comunicazione tra di voi, sul rapporto di fiducia, anche sul suo desiderio di madre di stare accanto a sua figlia e di vederla crescere. Un caro saluto
Salve, probabilmente questa sua condizione di disagio è dovuta dalla relazione madre-figlia che ha avuto con sua madre. Di conseguenza con sua figlia si comporta o in modo opposto al suo rapporto con sua madre o, però più difficilmente in modo simile... E' da apprezzare una figlia che racconta tutto anche le cose più intime in famiglia, vuol dire ha prova fiducia e stima nei suoi confronti, se però dall'altra parte ogni volte la si respinge, questa condizione verrà sempre meno e il rischio è che sua figlia si allontani. Dunque, io consigliere di capire le radici del suo disagio e poi affrontare il rapporto madre-figlia.
Gentile signora, secondo me deve chiedersi come mai i racconti in campo amoroso di sua figlia la mettono così a disagio. Stando così le cose il messaggio che lei manda a sua figlia è: "puoi parlarmi di tutto, tranne di questo tema". SI vede che è una madre attenta e capire cosa la mette a disagio potrebbe renderla ancora più vicina a sua figlia. Resto a disposizione.
Dott. Paolo Di San Diego
Dott. Paolo Di San Diego
Buongiorno gentile signora, mi sembra che ciò che stia accadendo tra lei e sua figlia sia la demarcazione di un confine; un confine importante perchè segna la definizione dei ruoli, della privacy, dell'intimità, della presenza di limiti. La cosa importante è forse capire come ci sta lei quando sua figlia parla di sessualità e perchè è importante per lei mettere questo confine. Una volta che lo avrà chiaro lei è fondamentale spiegarlo anche a sua figlia, e forse questo le permetterebbe anche di segnare un limite senza litigare e senza che passi l'idea che ci sia un tabù su questo.
Salve, la sua riflessione tocca un tema delicato e molto comune nel rapporto genitori-figli, specialmente durante l’adolescenza. È comprensibile che si senta in difficoltà nell'ascoltare alcuni racconti personali di sua figlia. Il suo bisogno di mantenere il confine tra il ruolo di madre e quello di "confidente" è del tutto legittimo, così come il desiderio di proteggerla senza invadere uno spazio che appartiene alla sua intimità.
Può essere utile spiegare a sua figlia, con calma e affetto, che la sua difficoltà non deriva da mancanza di interesse o amore, ma dal desiderio di rispettare il suo percorso di crescita personale. Potrebbe anche rassicurarla sul fatto che, pur non essendo in grado di ascoltare tutto, è sempre disponibile per sostenerla nei momenti di difficoltà o quando avesse bisogno di un consiglio. In questo modo, si sentirà comunque accolta e compresa, anche se i confini del vostro dialogo restano chiari.
È importante trovare un equilibrio: lasciare spazio per l’autonomia e il confronto con altre figure di riferimento (come amiche, insegnanti, o professionisti), senza però perdere il legame di fiducia che la porta a voler condividere con lei aspetti così personali.
Se questa situazione dovesse continuare a crearle disagio, potrebbe essere utile confrontarsi con uno psicologo esperto in dinamiche familiari per esplorare ulteriormente il suo vissuto e ricevere strumenti pratici per gestire il dialogo con sua figlia. Un supporto professionale può essere un aiuto prezioso per rafforzare la comunicazione tra voi e mantenere un rapporto sereno e costruttivo. Un caro saluto.
Può essere utile spiegare a sua figlia, con calma e affetto, che la sua difficoltà non deriva da mancanza di interesse o amore, ma dal desiderio di rispettare il suo percorso di crescita personale. Potrebbe anche rassicurarla sul fatto che, pur non essendo in grado di ascoltare tutto, è sempre disponibile per sostenerla nei momenti di difficoltà o quando avesse bisogno di un consiglio. In questo modo, si sentirà comunque accolta e compresa, anche se i confini del vostro dialogo restano chiari.
È importante trovare un equilibrio: lasciare spazio per l’autonomia e il confronto con altre figure di riferimento (come amiche, insegnanti, o professionisti), senza però perdere il legame di fiducia che la porta a voler condividere con lei aspetti così personali.
Se questa situazione dovesse continuare a crearle disagio, potrebbe essere utile confrontarsi con uno psicologo esperto in dinamiche familiari per esplorare ulteriormente il suo vissuto e ricevere strumenti pratici per gestire il dialogo con sua figlia. Un supporto professionale può essere un aiuto prezioso per rafforzare la comunicazione tra voi e mantenere un rapporto sereno e costruttivo. Un caro saluto.
Buongiorno signora,
grazie per aver condiviso la sua situazione.
Il limite che ha posto a sua figlia è corretto. Il rapporto genitore-figlio non deve essere un rapporto amicale.
Il mio consiglio è quello di invitare sua figlia a parlare con un professionista per cercare di comprendere al meglio la posizione che lei ha assunto e quale deve essere il rapporto madre-figlia.
Mi occupo da diverso tempo di adolescenza e pertanto, mi rendo disponibile per la consulenza.
Inoltre, anche lei, parallelamente a sua figlia, potrebbe intraprendere un percorso di sostegno genitoriale per affrontare il rapporto con sua figlia.
Potete prendere appuntamento tramite il mio profilo.
Grazie.
grazie per aver condiviso la sua situazione.
Il limite che ha posto a sua figlia è corretto. Il rapporto genitore-figlio non deve essere un rapporto amicale.
Il mio consiglio è quello di invitare sua figlia a parlare con un professionista per cercare di comprendere al meglio la posizione che lei ha assunto e quale deve essere il rapporto madre-figlia.
Mi occupo da diverso tempo di adolescenza e pertanto, mi rendo disponibile per la consulenza.
Inoltre, anche lei, parallelamente a sua figlia, potrebbe intraprendere un percorso di sostegno genitoriale per affrontare il rapporto con sua figlia.
Potete prendere appuntamento tramite il mio profilo.
Grazie.
Buonasera, sono la dott.ssa Oliva, allora sicuramente Il rapporto madre-figlia è un legame unico che vive diverse fasi e tappe, che vanno dalla gestazione all’età adulta. I ruoli, nel tempo, si invertono e possono essere caratterizzati da una certa conflittualità. Può capitare infatti di sentir dire “mia figlia adulta non mi sopporta” o “lei è una figlia che odia la madre.” il disagio che prova riguarda solo l argomento "relazionale/amoroso"? se ha piacere, puo'raccontarmi più nel dettaglio in consulenza la situazione generale.
Gentile signora,
la sua domanda è molto importante, e la ringrazio per averla posta con tanta sincerità. Il rapporto tra un genitore e un figlio adolescente è un terreno delicato, in continuo cambiamento, dove spesso ci si trova a cercare un equilibrio tra vicinanza e ruolo educativo, tra apertura e protezione.
Lei esprime un disagio autentico, e questo è già un primo passo fondamentale: riconoscere i propri limiti emotivi non è una debolezza, ma un atto di onestà e coerenza. È del tutto legittimo che non si senta a suo agio nell’ascoltare certi racconti legati alla sfera più intima e affettiva di sua figlia. Ogni genitore ha una propria soglia di confidenza e un proprio modo di stare nella relazione, e forzarsi in un ruolo che non sente naturale – come quello dell’“amica” – rischierebbe di essere poco autentico anche per sua figlia.
Detto questo, credo sia importante considerare un punto: a 16 anni, una ragazza sta costruendo la propria identità, anche affettiva e sessuale, e ha bisogno di sentire che i suoi vissuti sono legittimi, ascoltabili, non giudicati. Non significa che debba raccontare ogni cosa alla madre, né che il genitore debba farsi carico di ogni aspetto della sua vita privata, ma il rischio, chiudendo troppo bruscamente certi canali, è che si senta rifiutata o non riconosciuta nella sua crescita. Quando lei le dice che “non è la sua amica”, probabilmente sua figlia teme che questo equivalga a un rifiuto della sua fiducia o della sua apertura, mentre forse ciò che lei intende è solo che ha bisogno di preservare una distanza educativa e affettiva che la faccia sentire nel suo ruolo di madre.
Il punto non è tanto ascoltare “tutto”, quanto trovare un modo per dirle che certi argomenti per lei sono difficili, senza svalutare ciò che la ragazza sta cercando di condividere. Potrebbe dirle, ad esempio, che è contenta della sua fiducia, che le fa piacere sapere che vuole parlarle, ma che ci sono temi in cui si sente più fragile o meno preparata ad ascoltare, e che magari possono trovare insieme un altro adulto di riferimento con cui parlare liberamente – una zia, una psicologa scolastica, una figura neutrale ma accogliente.
Non esiste un unico modello di “brava madre”, e non c’è nulla di sbagliato in quello che prova. Ogni relazione madre-figlia è unica, e ciò che conta è la sincerità con cui si cerca il dialogo. Il fatto che sua figlia si lamenti del fatto che “non è come le altre madri” può essere anche un modo per metterla alla prova, per capire fin dove può spingersi, per cercare i limiti – che in adolescenza sono fondamentali quanto la libertà.
In sintesi, il suo pensiero è comprensibile e legittimo, ma forse può essere utile trasformarlo in una comunicazione affettuosa e chiara, che non allontani, ma che aiuti entrambe a sentirsi riconosciute nei propri bisogni. Non deve diventare la sua confidente, ma può essere la sua madre: presente, onesta e disponibile a trovare con lei un modo rispettoso per stare vicine, anche nelle differenze.
Resto a disposizione se desidera approfondire o confrontarsi ancora.
Un caro saluto.
la sua domanda è molto importante, e la ringrazio per averla posta con tanta sincerità. Il rapporto tra un genitore e un figlio adolescente è un terreno delicato, in continuo cambiamento, dove spesso ci si trova a cercare un equilibrio tra vicinanza e ruolo educativo, tra apertura e protezione.
Lei esprime un disagio autentico, e questo è già un primo passo fondamentale: riconoscere i propri limiti emotivi non è una debolezza, ma un atto di onestà e coerenza. È del tutto legittimo che non si senta a suo agio nell’ascoltare certi racconti legati alla sfera più intima e affettiva di sua figlia. Ogni genitore ha una propria soglia di confidenza e un proprio modo di stare nella relazione, e forzarsi in un ruolo che non sente naturale – come quello dell’“amica” – rischierebbe di essere poco autentico anche per sua figlia.
Detto questo, credo sia importante considerare un punto: a 16 anni, una ragazza sta costruendo la propria identità, anche affettiva e sessuale, e ha bisogno di sentire che i suoi vissuti sono legittimi, ascoltabili, non giudicati. Non significa che debba raccontare ogni cosa alla madre, né che il genitore debba farsi carico di ogni aspetto della sua vita privata, ma il rischio, chiudendo troppo bruscamente certi canali, è che si senta rifiutata o non riconosciuta nella sua crescita. Quando lei le dice che “non è la sua amica”, probabilmente sua figlia teme che questo equivalga a un rifiuto della sua fiducia o della sua apertura, mentre forse ciò che lei intende è solo che ha bisogno di preservare una distanza educativa e affettiva che la faccia sentire nel suo ruolo di madre.
Il punto non è tanto ascoltare “tutto”, quanto trovare un modo per dirle che certi argomenti per lei sono difficili, senza svalutare ciò che la ragazza sta cercando di condividere. Potrebbe dirle, ad esempio, che è contenta della sua fiducia, che le fa piacere sapere che vuole parlarle, ma che ci sono temi in cui si sente più fragile o meno preparata ad ascoltare, e che magari possono trovare insieme un altro adulto di riferimento con cui parlare liberamente – una zia, una psicologa scolastica, una figura neutrale ma accogliente.
Non esiste un unico modello di “brava madre”, e non c’è nulla di sbagliato in quello che prova. Ogni relazione madre-figlia è unica, e ciò che conta è la sincerità con cui si cerca il dialogo. Il fatto che sua figlia si lamenti del fatto che “non è come le altre madri” può essere anche un modo per metterla alla prova, per capire fin dove può spingersi, per cercare i limiti – che in adolescenza sono fondamentali quanto la libertà.
In sintesi, il suo pensiero è comprensibile e legittimo, ma forse può essere utile trasformarlo in una comunicazione affettuosa e chiara, che non allontani, ma che aiuti entrambe a sentirsi riconosciute nei propri bisogni. Non deve diventare la sua confidente, ma può essere la sua madre: presente, onesta e disponibile a trovare con lei un modo rispettoso per stare vicine, anche nelle differenze.
Resto a disposizione se desidera approfondire o confrontarsi ancora.
Un caro saluto.
Gentile Signora,
il suo disagio è comprensibile e legittimo: non tutte le mamme si sentono a proprio agio a conoscere i dettagli della vita amorosa dei figli. È giusto mantenere i confini che per lei sono sani.
Allo stesso tempo, sua figlia ha bisogno di sentirsi ascoltata: quando le parla di queste cose, sta cercando un adulto di fiducia. Può rassicurarla dicendo che è sempre disponibile ad ascoltare come si sente, senza però entrare in dettagli che per lei sono troppo intimi.
Il punto di equilibrio è questo: lei resta la mamma, con i suoi confini; sua figlia sa che può comunque parlare con lei delle sue emozioni.
Così mantenete un dialogo aperto, rispettando entrambe i vostri limiti.
il suo disagio è comprensibile e legittimo: non tutte le mamme si sentono a proprio agio a conoscere i dettagli della vita amorosa dei figli. È giusto mantenere i confini che per lei sono sani.
Allo stesso tempo, sua figlia ha bisogno di sentirsi ascoltata: quando le parla di queste cose, sta cercando un adulto di fiducia. Può rassicurarla dicendo che è sempre disponibile ad ascoltare come si sente, senza però entrare in dettagli che per lei sono troppo intimi.
Il punto di equilibrio è questo: lei resta la mamma, con i suoi confini; sua figlia sa che può comunque parlare con lei delle sue emozioni.
Così mantenete un dialogo aperto, rispettando entrambe i vostri limiti.
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