Cosa intendete voi per "guarigione"? Vi pongo questa domanda perchè ho un pò di confusione in testa

19 risposte
Cosa intendete voi per "guarigione"?
Vi pongo questa domanda perchè ho un pò di confusione in testa e perchè ho notato che molti psicoterapeuti hanno un opinione personale, quasi come se questo vocabolo potesse assumere un significato personalizzabile.
Io per guarigione intendo non avere più un malessere o problema, ad esempio se mi fratturo un osso so che dovrò seguire una cura o fare della terapia, ma so anche che ritornerò a vivere come prima, quindi senza avere più l'osso fratturato.

Quando invece parlo di ansia molti dicono che non si guarisce, ma si impara a conviverci o a gestire alla meno peggio, sinceramente sapere questo mi spaventa e mi demoralizza allo stesso tempo.
Tempo fa ho parlato anche con alcune persone che avevano avuto problemi d'ansia, e che con la psicoterapia erano riusciti a gestire e vivere meglio la situazione ma non a guarire, anzi, addirittura ho letto di recidive, com'è possibile?
Buon pomeriggio, capisco perfettamente la sua frustrazione nel pensare che il suo sintomo "ansia" non abbia via di uscita e non passi mai completamente.
Io credo che sarebbe proficuo e necessario "cambiare il paio di occhiali " e leggere il processo in modo diverso e in una diversa prospettiva.
Partendo dalla definizione che la guarigione è il processo di ritorno ad uno stato di salute di un organismo malato o danneggiato, è comunque necessario fare una distinzione fra guarigione fisica e guarigione psichica.
Come ha giustamente sottolineato lei , la guarigione fisica porta alla riparazione dei tessuti , degli organi e al ripristino del normale funzionamento.
Dal punto di vista psichico, invece ,la guarigione è il processo mediante il quale le nevrosi e le psicosi sono risolte nella misura in cui il paziente è in grado di condurre una vita quotidiana nella norma.
Non è lo spazio per entrare nello specifico, ma tenga conto che l'ansia ha una forte matrice genetica e come tale non è debellabile, ma gestibile. E sicuramente vari fattori (autostima, consapevolezza di se, crescita) possono permettere di rimodellare e ridimensionare il processo.
Noi non restiamo sempre gli stessi , ci evolviamo nel tempo, e credo anche che la nostra ansia si trasformi. Conosciamo l'altro (ansia) e lo circoscriviamo.
Spero di aver risposto alla sua domanda o almeno di aver suscitato in lei dei possibili spunti di riflessione.
dott.ssa Federica Leva

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Gentile Signore/ a il fine non è legato al binomio salute /malattia ma a quello salute /benessere. Nel linguaggio comune si pensa che un paziente vada da uno psicoterapeuta perché è malato ma in realtà una persona definita "paziente" cerca una persona definita "psicoterapeuta" per una "terapia" ovvero per cercare un nuovo modo di leggere quello che vive e trovare un nuovo equilibrio. Il cosiddetto paziente è una persona che utilizza in modo invasivo sempre la stessa modalità anche quando potrebbe usarne altre. La ripetizione la scelta unica la non possibilità di scelta è questo il centro del lavoro. La guarigione o la remissione dei sintomi o "vivere come prima" è una conseguenza del cambiamento degli equilibri. L'obbiettivo è comprendere conoscere dare parole a ciò che ha smesso di essere verbale e simbolico sentire la ripetitività dei comportamenti difensivi e pian piano riattivare i meccanismi che ci consento di leggere quelle che sono le nostre spinte emotive e riattivare il nostro processo di autocoscienza e quindi di modificare gli equilibri. Ritornare a pensare ciò che si è smesso di sentire ma che è comunque parte di noi è un cambiamento e rende la persona non come prima ma diversa ed in grado di avere anche altre possibilità. Certo tutto questo non è semplice e ci vuole tempo. Ovviamente questa non è la verità ma un punto di vista che può essere utile come lo sono anche altri. Un cordiale saluto
Buonasera. L'ansia è un fenomeno costitutivo dell'essere umano, sin dalla nascita, che si impara a maneggiare, si trasforma con l'esperienza della parola, si radica nei rapporti con le persone. In quanto fenomeno costitutivo non è eliminabile, ma solo trasformabile. Pensi per esempio agli oggetti (coperte, bamboline, oggetti svariati) che permettono al bambino di tollerare l'assenza della madre. Lì si ha un prototipo del modo di trattare l'ansia. Certo non deve essere eccessiva, altrimenti la sua funzione strutturate e propulsiva cede il posto a quella di allarme e malessere. sm
Salve! Il concetto di guarigione non esiste neppure in medicina, ovvero non si ritorna mai allo stato anteriore alla malattia perché il nostro corpo e la nostra mente hanno vissuto un'esperienza che resta.
Per quanto riguarda l'ansia il primo passo da fare nelle terapie è proprio la gestione, la convivenza pacifica, l'accettazione, poi il senso dell'ansia e poi l'elaborazione dei vissuti ad essa connessa affinché sparisca. Per quanto riguarda le recidive ognuno di noi è a rischio di una recidiva di qualcosa come un'eczema, una psoriasi, un'ansia, una bronchite...etc...
Buonasera è vero che il concetto di guarigione in psicoterapia può avere molte sfumature. Una persona che si rivolge ad un terapeuta è una persona che soffre, che sente che la sua vita non va come vorrebbe o magari una sintomatologia invalidante le impedisce di portare avanti i suoi progetti di vita, ecc.
Il percorso terapeutico può avere scopi e risultati diversi, si può semplicemente eliminare i sintomi, risolvere una situazione di sofferenza oppure modificare il proprio modo di vivere. La decisione spetta al paziente.
Lei porta l’esempio dell’ansia, l’ansia è un modo di reagire al presentarsi di situazioni stressanti, ma anche dopo aver fatto una buona psicoterapia non si può pensare che non ci saranno più eventi stressanti (e quindi ansiogeni) nella nostra vita, ma si riuscirà ad affrontarli con maggiore serenità.
Un intervento terapeutico non ha lo scopo di far diventare delle persone diverse ma delle persone in grado di dirigere la vita nella direzione voluta.
Spero di aver risposto sufficientemente alle sue domande, nel caso contrario non esiti a chiedere altre spiegazioni.
Un caro saluto.
Daniela Benvenuti
Guarigione, in psicoterapia, fa rima con evoluzione. Spero di essere stato sintetico ma chiaro. Salve.
Guarigione...quella che lei pone è una questione complessa, che non può essere sciorinata qui, ci vorrebbe un spazio di riflessione e di discussione più ampio. Faccio solo un breve accenno ad una questione fondamentale, che in qualche modo richiama anche la medicina. Quando si tratta di alcune malattie è possibile ritornare allo stato precedente, e in questi casi si può parlare di guarigione. Molto spesso, però, una patologia lascia dei segni indelebili, oppure trasforma il corpo e i suoi funzionamenti, non sparisce come nulla fosse stato. Eppure si ritorna a star bene e a vivere, forse in un modo nuovo ma non sempre sofferente. Non si può parlare anche in questo caso di "guarigione"? Tenga conto che per quanto riguarda la psiche la situazione è ancora più complessa, perché spesso si tratta non di semplici disturbi ma di sofferenze e sintomi che riguardano la persona per la sua struttura e non perché affetta da malattie. Cosa è dunque la guarigione in questi casi. Di sicuro la scomparsa dei sintomi, e poi la possibilità di tornare alla vita in un modo nuovo non sofferto che sia più confacente possibile al nostro modo di essere. Questo per semplificare. La saluto Marina Montuori
Gent.mo utente, consideri prima di tutto che dall'ansia no si guarisce perché non è un disturbo né tantomeno una malattia ma un'emozione e come tale, assolutamente utile alla nostra esistenza. Con la psicoterapia potrebbe essere possibile gestire meglio e riconoscere i significati collegati ad un ansia eccessiva, destrutturante e che potrebbe causare una sintomatologia in ,alcuni casi, invalidante. Cordialmente.
Buonasera, leggendo ciò che scrive sento di comprendere la sua preoccupazione: è chiaro che se penso che dall ansia ( ed io aggiungo da quel tipo di ansia invalidante e che colpisce il funzionamento normale e quotidiano dell individuo) non posso guarire, questo mi porterà frustrazione, delusione e sfiducia.
Tuttavia,l ansia è collegata all' eccitazione. Sono entrambe spinte propulsive. L ansia di per sé non è,mi passi il terminerà, " male" ,lo diventa quando è eccessiva, paralizzante. Perciò è da questo che si può " guarire ". Dal malessere di un ansia invalidante. Non è possibile generalizzare " dall ansia non si guarisce " : le esperienze delle persone sono diverse, diversi i temperamenti e i percorsi di vita. In questo senso sì, dall ansia invalidante si può guarire. Perciò credo sia importante stare in ascolto e sentire se dentro di lei ,oggi, ci sia la disponibilità ad affrontare la problematica con un professionista che la possa accompagnare in questo processo.
Un caro saluto
Buonasera, la domanda è complessa alla quale non è possibile riuscire in una risposta esaustiva. Mi permetto di dire rifraseggiando Umberto Curi che non c'è un rimedio, una riparazione o una restaurazione piuttosto una creazione di un nuovo stato. Guarire non è aggiustare isolate e circoscritte de-formazioni, piuttosto produrre nuove forme. E ancora non si ritorna ad una normalità precedente ma si inventa una nuova forma.
Le auguro di trovare quanto ricerca,
Massimiliano
Buongiorno caro/a utente. L'ansia, come già avrà compreso dalle precedenti risposte, è uno stato emotivo, gradevole o sgradevole, associato ad una condizione di allerta e paura nei confronti di tutto ciò che è all'eterno. Generalmente quando genera preoccupazione il nostro stato di allerta non ne trae beneficio ma solo malessere. La risposta naturale del nostro corpo allo stress, che la vita quotidiana ci impone, crea pertanto, un eco naturale di quella reazione primordiale di "lotta e fuga" innescato da una scarica di adrenalina. Si tratta, quindi, di un'emozione normale che l'organimo mette in atto come meccanismo di allarme per evitare tutti quei pericoli che minacciano la sopravvivenza. La presenza di eccessivo stress può, tuttavia, determinare la strutturazione di una condotta disfunzionale. Una psicoterapia ha la funzione di riportare ad una condizione psicologica in cui l'ansia non venga eliminata ma possa essere strumentalizzata positivamente affinchè i campanelli di allarme che ci sollecitano possano essere ben gestiti. Cordialmente dott.ssa Tecla Savio
Buongiorno.
Credo che la confusione nasca dall'analogia fra l'apparato muscoloscheletrico e la psiche. La psiche non è paragonabile ad un osso, il suo funzionamento è dinamico, mentre muscoli e ossa in buona parte funzionano su basi meccaniche, o molto più vicine alla meccanica dei corpi fisici, per ovvie ragioni, tanto che parliamo di "fisico" proprio in riferimento al nostro organismo biologico.
Un osso si frattura se subisce un incidente, urta contro un corpo solido e il trauma ne frattura la struttura, compromettendone la funzionalità e producendo il relativo malessere.
Alla psiche può capitare qualcosa di simile: un evento o più eventi altamente stressanti, per varie cause e vari motivi, possono produrre un eccesso di stimoli su di essa da arrivare a "fratturarne" l'equilibrio; superando il momento di difficoltà e di allarme, l'equilibrio si ripristinerebbe, e quel disagio pesante che chiamiamo "ansia" si risolverebbe, almeno fino a quando non arrivi un altro evento stressante a sollecitarne la presenza.
L'ansia non è, come nel caso della frattura di un osso, una patologia definita e da "guarire"; essa è come la risposa di dolore che la frattura dell'osso ci produce, ma il problema da risolvere è la frattura in sé dell'osso, che una volta risolto farebbe rientrare l'effetto spiacevole del dolore; l'ansia è la reazione ad un pericolo, un allarme, una reazione normale, anzi sana, che emerge per farci reagire nel modo più appropriato lì dove c'è da difendersi o dare il meglio di noi. Il dolore di una frattura ossea ci segnala che non dobbiamo sforzare l'arto lesionato e lo dobbiamo immobilizzare; l'ansia ci segnala un eccesso nella nostra reazione di difesa o di attacco che stiamo mettendo in atto nei confronti di una realtà troppo complicata e faticosa da gestire - questo oggettivo dato di realtà fa si che i disturbi di ansia siano i più diffusi e comuni in tutto il mondo occidentale e forse su tutto il pianeta-.
Questa è la prospettiva giusta per osservare il fenomeno "ansia": una reazione normale, ansi necessaria, che serve a far aumentare il nostro livello di attenzione e di efficacia nella risposta alle difficoltà della vita; non si tratta quindi di eliminarla del tutto - ovvero "guarire" e non avere più alcun sintomo ansioso-; si tratta invece di imparare a gestirla, a modularla a secondo delle circostanza... ma ancora più importante è l'imparare ad evitare le situazioni che possono sollecitare in modo eccessivo la nostra psiche. Se allora vogliamo proprio restare sull'analogia con la frattura: il dolore dell'osso rotto è necessario, perché se non lo avvertissimo continueremmo ad usare l'arto lesionato fino alla rottura netta, con compromissione molto più grave della sua funzionalità; il dolore, quindi, ci dice che dobbiamo prenderci cura attentamente del nostro corpo: il problema sta nel mantenere in asse il nostro baricentro per non cadere, restare in equilibrio, non urtare contro corpi solidi, muoversi con sufficiente disinvoltura fra la moltitudine di spigoli che caratterizzano la complessità del nostro mondo. Così, l'ansia ci dice che dobbiamo rivedere i nostri parametri di comportamento, ricalibrare le nostre relazioni, i nostri valori, i nostri obiettivi nella vita, rivalutarne le necessità, gli scopi o le ambizioni... dobbiamo riportare il nostro baricentro psicologico in uno stato di equilibrio, ed è questo quello che si fa in psicoterapia.
Sperando di essere stato sufficientemente chiaro, sempre disponibile ad un approfondimento. Un cordiale saluto.
Buonasera, in situazioni di forte disagio nonchè durature nel tempo sarebbe importante rivolgersi ad uno specialista per poter meglio comprendere ed elaborare questa sua problemtica. Le consiglio di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta così che possa intraprendere assieme a lei un percorso di terapia. Buona serata, Dott.ssa Beatrice Planas
Quando si parla di “guarigione” si può far riferimento a diverse accezioni. Dal punto di vista della salute mentale ed emotiva, può sembrare un po’ più complicato. Se guardo il dizionario, il termine “guarigione” in ambito medico è definito come l’atto o il processo di recuperare la salute dopo una malattia o una lesione. Come possiamo definire quindi la guarigione quando il processo NON inizia da una malattia o da un osso rotto? Penso che in ambito psicologico la guarigione abbia a che fare con la necessità di intraprende un percorso di riscoperta e crescita del proprio essere, che in quanto tale richiede tempo, motivazione, energia e coraggio. Penso inoltre che ogni cammino verso la guarigione richiede il giusto sostegno. Per questo è importante sapersi affidare a professionisti esperti che possano capirci, motivarci, guidarci verso la giusta strada che è sempre personale.
Ci sono alcuni ingredienti fondamentali per favore la guarigione emotiva:
- trovare il motivo per iniziare un percorso psicoterapeutico,
- capire cosa ci sta succedendo, se per esempio si tratta di ansia o altro,
- sviluppare un piano di trattamento,
- abbandonare le vecchie abitudini e crearne di nuove più funzionali,
- rafforzare ogni giorno la versione migliore di se stessi.
Gentile Utente, per quanto riguarda la mia esperienza, un buon percorso terapeutico può fornire le risorse più funzionali per far fronte se si dovesse verificare un evento che per esempio riattiva vecchi meccanismi disfunzionali. Acquisendo una maggiore conoscenza di se stessi si diventa più esperti ed in grado di affrontare con minore sofferenza eventi che magari in passato erano fonte di grande dolore. Spero di aver chiarito il suo dubbio.
Un cordiale saluto
Guarire dall'ansia è possibile, ma prima occorre 'guarire' ciò che la alimenta inconsciamente. Considerare l'ansia non come disturbo da eliminare ma come sintomo di una propria verità inconscia. Allora sì che potrà sparire!
Cordialmente
A.M.
Salve cara utente, tenga presente che l'ansia è un' emozione disregolata cioè una forte paura che non ci fa vivere con serenità le situazioni. Attraverso la psicoterapia si possono acquisire strumenti e strategie per gestire al meglio gli eventi così da non provare sensazioni così forti e negative. Buon pomeriggio


Gentile utente, quello che racconta, aimè, è possibile. Quando parliamo di sentimenti non si possono usare termini prettamente medici. L'ansia è uno spiacevole sentimento. La proviamo tutti, chi più chi meno. E' vero che si può imparare a gestirla, ma non è qualcosa che sparisce dalla propria vita.
Il percorso di crescita personale è qualcosa che dura tutta la vita, è un impegno che prendiamo verso noi stessi con l'obiettivo di avere una buona qualità di vita. Non si guarisce dai sentimenti, dalle emozioni, fanno parte di noi. Il punto è un altro: cosa scegliamo di fare con ciò che proviamo. La differenza tra uno stile di vita sano ed uno non sano, ossia caratterizzato da disagio e sofferenza, sta proprio lì.
Cordiali saluti,
Rosella Pettinari
Gentile utente di mio dottore,
potrebbe essere utile chiedersi cosa intende Lei per “guarigione” perché magari l’idea che lei ha è diversa da quella che “tecnicamente” potrebbe darle un Terapeuta.
Quando si sceglie di seguire un percorso psicoterapico, vengono definiti e co-costruiti con il Terapeuta e nelle fasi iniziali di strutturazione del setting, quelli che possono essere gli obiettivi del Percorso.
In base anche a questi, si “aggiusta, si accomoda”il lavoro che si svolge.
Per quanto riguarda “le recidive”, il tema che lei porta, attiene anche ad un altro importante tema, quello dell’eliminazione del sintomo.
Se il sintomo e’ rappresentato dall’ansia, non possiamo eliminare l’ansia in quanto sentimento insito in ognuno di noi.
Il punto fondamentale è quando l’ansia diventa disfunzionale e disadattiva fino ad assumere un carattere invalidante nella nostra vita.
In questo caso, seguire un percorso psicoterapico può aiutare a contenerla e ad elaborarla per restituirla al paziente con un senso e un significato diverso nella nostra storia.
Saluti,
Dottore Diego Ferrara

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