Ciao a tutti, sono una ragazza di quasi 23 anni ed oggi vi scrivo per raccontarvi un po’ della mia s
24
risposte
Ciao a tutti, sono una ragazza di quasi 23 anni ed oggi vi scrivo per raccontarvi un po’ della mia situazione.
Da quando ho finito il liceo, ormai ben 4 anni fa, mi sono sentita davvero persa e sola questo anche perché il gruppo di amici che avevo da cinque anni mi aveva praticamente escluso, per non contare poi della delusione del rifiuto d’amore che stavo elaborando, tutto ciò aggiunto allo studio estenuante per la scuola e l’esame di maturità mi hanno “esaurito” le poche energie mentali che avevo in quel periodo. Di fatti da quel momento in poi ho notato un cambiamento negativo nel mio modo di affrontare la vita almeno credo sia in parte legato a questi avvenimenti. Ho iniziato l’università che ho abbandonato per almeno due volte perché ogni volta, per qualsiasi cosa debba fare, si insinua in me il pensiero che non sono abbastanza e che non sarei capace per questo mollo quasi subito o a volte come in questo ultimo anno che mi sono capitati colloqui di lavoro andati anche bene, mi tiro indietro mossa da paura e ansia di non essere buona a niente. Ad oggi non sono una studentessa però sto cercando di studiare per il test di professioni sanitarie seppur stia incontrando molti fili spinati nel mio percorso sia di studio appunto che personale in quanto seppur abbia un gruppo adesso, ho sempre questa sensazione di sentirmi sola e che non ci sia nessuno per davvero. Fra i vari cambiamenti negativi noto questa tendenza a procrastinare le cose o meglio parto che sono entusiasta tipo se devo iniziare un lavoro ma poi non so mi “incupisco” e ci rinuncio magari perdendo anche occasioni importanti va. Questo è un loop da cui non riesco ad uscire ed il fatto di vedere amici, persone intorno a me della mia età ed in generale che studiano, si sono laureate, lavorano fanno mille cose mentre io non riesco neanche a studiare 5 pagine di libro mi deprime abbastanza, mi sento inutile ed una delusione per me e per i miei genitori anche se magari dall’esterno non faccio trapelare molto, credo sia la mia indole? tenermi per me le cose/emozioni e non espormi più di tanto ma non per qualcosa ma proprio perché “non mi viene” di raccontare. Ovviamente non ho gli strumenti adatti e non è una cosa funzionale farmi un’autodiagnosi dato che non sono nessuno però in questi ultimi anni ho sempre avuto un po’ il sospetto di essere caduta in depressione seppur magari sia lieve? faccio fatica a fare tutto ormai e soprattutto, che a mio avviso sia un po’ triste a 23 anni, non riesco ad essere felice realmente neanche se a volte perché succedono, succedono delle piccole cose positive. Sto in questo infinito stato di malessere mentale che davvero non mi sta permettendo di vivere la mia giovinezza. Grazie per tempo che dedicherete alla lettura, spero di esser stata chiara e concisa seppur ci sia un mondo ancora da raccontare, un saluto
Da quando ho finito il liceo, ormai ben 4 anni fa, mi sono sentita davvero persa e sola questo anche perché il gruppo di amici che avevo da cinque anni mi aveva praticamente escluso, per non contare poi della delusione del rifiuto d’amore che stavo elaborando, tutto ciò aggiunto allo studio estenuante per la scuola e l’esame di maturità mi hanno “esaurito” le poche energie mentali che avevo in quel periodo. Di fatti da quel momento in poi ho notato un cambiamento negativo nel mio modo di affrontare la vita almeno credo sia in parte legato a questi avvenimenti. Ho iniziato l’università che ho abbandonato per almeno due volte perché ogni volta, per qualsiasi cosa debba fare, si insinua in me il pensiero che non sono abbastanza e che non sarei capace per questo mollo quasi subito o a volte come in questo ultimo anno che mi sono capitati colloqui di lavoro andati anche bene, mi tiro indietro mossa da paura e ansia di non essere buona a niente. Ad oggi non sono una studentessa però sto cercando di studiare per il test di professioni sanitarie seppur stia incontrando molti fili spinati nel mio percorso sia di studio appunto che personale in quanto seppur abbia un gruppo adesso, ho sempre questa sensazione di sentirmi sola e che non ci sia nessuno per davvero. Fra i vari cambiamenti negativi noto questa tendenza a procrastinare le cose o meglio parto che sono entusiasta tipo se devo iniziare un lavoro ma poi non so mi “incupisco” e ci rinuncio magari perdendo anche occasioni importanti va. Questo è un loop da cui non riesco ad uscire ed il fatto di vedere amici, persone intorno a me della mia età ed in generale che studiano, si sono laureate, lavorano fanno mille cose mentre io non riesco neanche a studiare 5 pagine di libro mi deprime abbastanza, mi sento inutile ed una delusione per me e per i miei genitori anche se magari dall’esterno non faccio trapelare molto, credo sia la mia indole? tenermi per me le cose/emozioni e non espormi più di tanto ma non per qualcosa ma proprio perché “non mi viene” di raccontare. Ovviamente non ho gli strumenti adatti e non è una cosa funzionale farmi un’autodiagnosi dato che non sono nessuno però in questi ultimi anni ho sempre avuto un po’ il sospetto di essere caduta in depressione seppur magari sia lieve? faccio fatica a fare tutto ormai e soprattutto, che a mio avviso sia un po’ triste a 23 anni, non riesco ad essere felice realmente neanche se a volte perché succedono, succedono delle piccole cose positive. Sto in questo infinito stato di malessere mentale che davvero non mi sta permettendo di vivere la mia giovinezza. Grazie per tempo che dedicherete alla lettura, spero di esser stata chiara e concisa seppur ci sia un mondo ancora da raccontare, un saluto
Buongiorno, gentile utente, prima di tutto, grazie per aver condiviso un racconto così autentico e profondo. Le sue parole trasmettono con grande chiarezza il senso di smarrimento, stanchezza emotiva e difficoltà che sta vivendo.
Ciò che descrive non è “essere pigra” o “una delusione”, come magari si sente: è il peso di esperienze dolorose mai veramente elaborate, che nel tempo si sono sedimentate trasformandosi in autosvalutazione, senso di inadeguatezza e fatica nel costruire un proprio percorso. È come se dentro di sé portasse una pressione costante ad “essere all’altezza”, senza però la forza emotiva per farlo in serenità.
La procrastinazione, il ritiro, l’evitamento dei successi, perfino il dubbio sul proprio valore, possono essere sintomi che vanno valutati in un contesto adeguato ed attento. Così come vanno valutati in associazione ad altri aspetti emotivi (come l’ansia, l’autosvalutazione o esperienze di esclusione sociale non integrate). Ma a 23 anni non è “triste” non essere ancora felice, è molto più frequente di quanto immagini.
Perchè non provare a guardare questo momento da un'altra prospettiva?
Tutto ciò che ha scritto non è una condanna, ma un punto da cui partire. Il modo in cui si osserva, si racconta e si mette in discussione, con sensibilità, lucidità e anche dolore può essere il primo segnale che una parte di lei è pronta a riprendersi lo spazio che merita.
Potrebbe tramite un supporto psicologico mirato e personalizzato, comprendere meglio l’origine di questo malessere, ma anche riattivare risorse che in realtà sono solo in attesa.
Le auguro davvero di tornare a sentire la forza della sua età, ma senza il confronto eccessivo con gli altri, bensì con il proprio ritmo e il proprio sentire. La vita non è una corsa, ma quando si impara a camminare al proprio passo, ogni piccolo movimento conta.
Resto volentieri a disposizione.
Un saluto gentile,
-Dr.ssa Manuela Valentini
Ciò che descrive non è “essere pigra” o “una delusione”, come magari si sente: è il peso di esperienze dolorose mai veramente elaborate, che nel tempo si sono sedimentate trasformandosi in autosvalutazione, senso di inadeguatezza e fatica nel costruire un proprio percorso. È come se dentro di sé portasse una pressione costante ad “essere all’altezza”, senza però la forza emotiva per farlo in serenità.
La procrastinazione, il ritiro, l’evitamento dei successi, perfino il dubbio sul proprio valore, possono essere sintomi che vanno valutati in un contesto adeguato ed attento. Così come vanno valutati in associazione ad altri aspetti emotivi (come l’ansia, l’autosvalutazione o esperienze di esclusione sociale non integrate). Ma a 23 anni non è “triste” non essere ancora felice, è molto più frequente di quanto immagini.
Perchè non provare a guardare questo momento da un'altra prospettiva?
Tutto ciò che ha scritto non è una condanna, ma un punto da cui partire. Il modo in cui si osserva, si racconta e si mette in discussione, con sensibilità, lucidità e anche dolore può essere il primo segnale che una parte di lei è pronta a riprendersi lo spazio che merita.
Potrebbe tramite un supporto psicologico mirato e personalizzato, comprendere meglio l’origine di questo malessere, ma anche riattivare risorse che in realtà sono solo in attesa.
Le auguro davvero di tornare a sentire la forza della sua età, ma senza il confronto eccessivo con gli altri, bensì con il proprio ritmo e il proprio sentire. La vita non è una corsa, ma quando si impara a camminare al proprio passo, ogni piccolo movimento conta.
Resto volentieri a disposizione.
Un saluto gentile,
-Dr.ssa Manuela Valentini
Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online
Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.
Mostra risultati Come funziona?
Salve, percepisco tanta sincerità e profondità nella tua condivisione su ciò che stai vivendo.
Dalle tue parole emerge un malessere che va avanti da diversi anni e che sembra essere diventato sempre più radicato. Ti senti spesso sopraffatta, bloccata, insicura, sola. Ti confronti con gli altri e ti senti indietro, “sbagliata”, quasi invisibile. Questa sofferenza silenziosa, che tieni dentro e che fatichi a condividere, ti sta togliendo energia, entusiasmo e soprattutto la possibilità di vivere con pienezza questa fase della tua vita, di fare nuove esperienze e di viverle con la leggerezza dei 23 anni.
Ci tengo fortemente a dirti che non sei sola, e soprattutto non sei sbagliata: sei in una fase della vita molto delicata, piena di cambiamenti da affrontare, in un periodo storico particolare, per cui è molto comune sentirsi persi e non sapere verso quale direzione muovere i primi passi. Le difficoltà che descrivi – la tendenza alla procrastinazione, l’ansia, il senso di inadeguatezza, la mancanza di motivazione e di fiducia in te stessa – sono segnali da non ignorare, così come il disagio che hai vissuto durante la fine del liceo - l'esclusione dal gruppo di amici, la fine di un amore. Tutto questo potrebbe essere il riflesso di un disagio più profondo che merita attenzione e cura.
Proprio per questo ti consiglio con tutto il cuore di iniziare un percorso psicologico il prima possibile. Parlare con una persona esperta può aiutarti a mettere ordine nel caos, a dare un senso a ciò che provi, e soprattutto a ritrovare risorse che oggi ti sembrano lontane o assenti. Un percorso psicologico non è solo “curare un problema”, ma anche imparare a conoscersi, a volersi bene e a costruire un nuovo equilibrio.
Trascinarsi questo peso ancora a lungo rischia di renderlo più ingombrante. Iniziare un percorso ora, invece, significa darti la possibilità di affrontare questo momento con strumenti più adatti e con un supporto che non ti giudica ma ti accompagna.
Hai 23 anni, e anche se oggi ti sembra tardi o difficile, è proprio il momento giusto per riprenderti in mano la tua vita, passo dopo passo, senza dover fare tutto da sola.
Ti auguro di trovare presto lo spazio e la forza per iniziare questo percorso: io resto a disposizione per qualsiasi cosa.
Dott.ssa Marika Fiengo.
Dalle tue parole emerge un malessere che va avanti da diversi anni e che sembra essere diventato sempre più radicato. Ti senti spesso sopraffatta, bloccata, insicura, sola. Ti confronti con gli altri e ti senti indietro, “sbagliata”, quasi invisibile. Questa sofferenza silenziosa, che tieni dentro e che fatichi a condividere, ti sta togliendo energia, entusiasmo e soprattutto la possibilità di vivere con pienezza questa fase della tua vita, di fare nuove esperienze e di viverle con la leggerezza dei 23 anni.
Ci tengo fortemente a dirti che non sei sola, e soprattutto non sei sbagliata: sei in una fase della vita molto delicata, piena di cambiamenti da affrontare, in un periodo storico particolare, per cui è molto comune sentirsi persi e non sapere verso quale direzione muovere i primi passi. Le difficoltà che descrivi – la tendenza alla procrastinazione, l’ansia, il senso di inadeguatezza, la mancanza di motivazione e di fiducia in te stessa – sono segnali da non ignorare, così come il disagio che hai vissuto durante la fine del liceo - l'esclusione dal gruppo di amici, la fine di un amore. Tutto questo potrebbe essere il riflesso di un disagio più profondo che merita attenzione e cura.
Proprio per questo ti consiglio con tutto il cuore di iniziare un percorso psicologico il prima possibile. Parlare con una persona esperta può aiutarti a mettere ordine nel caos, a dare un senso a ciò che provi, e soprattutto a ritrovare risorse che oggi ti sembrano lontane o assenti. Un percorso psicologico non è solo “curare un problema”, ma anche imparare a conoscersi, a volersi bene e a costruire un nuovo equilibrio.
Trascinarsi questo peso ancora a lungo rischia di renderlo più ingombrante. Iniziare un percorso ora, invece, significa darti la possibilità di affrontare questo momento con strumenti più adatti e con un supporto che non ti giudica ma ti accompagna.
Hai 23 anni, e anche se oggi ti sembra tardi o difficile, è proprio il momento giusto per riprenderti in mano la tua vita, passo dopo passo, senza dover fare tutto da sola.
Ti auguro di trovare presto lo spazio e la forza per iniziare questo percorso: io resto a disposizione per qualsiasi cosa.
Dott.ssa Marika Fiengo.
Cara utente,
la tua è un’età importante e delicata proprio per ciò che hai descritto tu molto bene. Si prospettano tante possibilità sociali, di studio, di lavoro ma al tempo stesso possiamo incontrare difficoltà nell’orientarci e capire ciò che ci possa far star meglio. Da ciò che scrivi sembra che hai molto riflettuto su di te e su alcuni eventi passati che possono aver influito in parte su quello che stai vivendo. Sicuramente, seppur stai andando avanti nel voler uscire da questo stallo, hai messo in campo elementi da prendere in considerazione perché sono importanti per te e quel “ci sta un mondo ancora da raccontare” potrebbe aprire la strada alla possibilità di un percorso psicologico che possa dare significato a ciò che stai vivendo.
Mi rendo disponibile per chiarire eventuali dubbi. Saluti, Dott.ssa Sara Vento
la tua è un’età importante e delicata proprio per ciò che hai descritto tu molto bene. Si prospettano tante possibilità sociali, di studio, di lavoro ma al tempo stesso possiamo incontrare difficoltà nell’orientarci e capire ciò che ci possa far star meglio. Da ciò che scrivi sembra che hai molto riflettuto su di te e su alcuni eventi passati che possono aver influito in parte su quello che stai vivendo. Sicuramente, seppur stai andando avanti nel voler uscire da questo stallo, hai messo in campo elementi da prendere in considerazione perché sono importanti per te e quel “ci sta un mondo ancora da raccontare” potrebbe aprire la strada alla possibilità di un percorso psicologico che possa dare significato a ciò che stai vivendo.
Mi rendo disponibile per chiarire eventuali dubbi. Saluti, Dott.ssa Sara Vento
Ciao, grazie per la condivisione. Quello che racconti è qualcosa che tante persone vivono, soprattutto in una fase delicata come i 20-25 anni, fatta di aspettative, confronti e pressioni. Sentirsi entusiasti all’inizio e poi bloccarsi, rinunciare, faticare anche nelle piccole cose come lo studio, non è segno di debolezza, ma un campanello d’allarme che merita attenzione.
Anche il senso di inadeguatezza rispetto agli altri e quella fatica a godersi i momenti positivi possono essere legati a un malessere più profondo che non va sottovalutato, ma nemmeno affrontato con giudizio verso se stessi.
Non sei una delusione. Sei una persona che sta attraversando un momento difficile e che merita ascolto e supporto. Parlare con un professionista può aiutarti a ritrovare direzione e leggerezza. Non è un segno di debolezza, ma di cura verso te stessa.
Anche il senso di inadeguatezza rispetto agli altri e quella fatica a godersi i momenti positivi possono essere legati a un malessere più profondo che non va sottovalutato, ma nemmeno affrontato con giudizio verso se stessi.
Non sei una delusione. Sei una persona che sta attraversando un momento difficile e che merita ascolto e supporto. Parlare con un professionista può aiutarti a ritrovare direzione e leggerezza. Non è un segno di debolezza, ma di cura verso te stessa.
Cara ragazza,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità e sensibilità la tua esperienza. Le emozioni e le difficoltà che descrivi – il senso di smarrimento, la solitudine, l’insicurezza, la paura di fallire, la tendenza alla rinuncia e alla procrastinazione, la sensazione di non essere “abbastanza”, il confronto doloroso con gli altri, il sospetto di una forma depressiva – sono vissuti profondi e reali, che meritano ascolto, comprensione e attenzione.
Non sei sola nel provare tutto questo: molte persone, soprattutto in momenti di transizione come quello dell’ingresso nell’età adulta, si trovano a fronteggiare emozioni simili. Tuttavia, il fatto che questo stato si prolunghi nel tempo, ti impedisca di vivere appieno e ti faccia sentire “bloccata”, è un segnale importante che va accolto con cura.
Non è debolezza quella che stai mostrando, ma consapevolezza: sei lucida nel riconoscere che c’è qualcosa che ti pesa e che limita la tua libertà di scelta e di realizzazione. Questo è un primo passo fondamentale.
È importante chiarire che ciò che stai vivendo non è “colpa” tua, né un fallimento personale. I vissuti che descrivi possono derivare da ferite emotive, da esperienze stressanti non elaborate, da schemi di pensiero disfunzionali o da un disagio psicologico come la depressione, anche in forma lieve o mascherata. Proprio per questo, cercare di "uscirne da sola" può essere molto faticoso e spesso inefficace, non per mancanza di volontà, ma perché – come giustamente hai intuito – servono strumenti specifici per affrontare queste dinamiche interne.
Per questo motivo, sarebbe utile e consigliato per approfondire la tua situazione personale e iniziare un percorso di cambiamento, rivolgersi ad uno specialista della salute mentale, come uno psicologo o psicoterapeuta. Uno spazio terapeutico può offrirti un luogo sicuro dove comprendere a fondo ciò che stai vivendo, trovare le radici del tuo malessere e costruire, passo dopo passo, nuove modalità per affrontare la vita con maggiore fiducia, stabilità e benessere.
Con stima e vicinanza,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso con tanta sincerità e sensibilità la tua esperienza. Le emozioni e le difficoltà che descrivi – il senso di smarrimento, la solitudine, l’insicurezza, la paura di fallire, la tendenza alla rinuncia e alla procrastinazione, la sensazione di non essere “abbastanza”, il confronto doloroso con gli altri, il sospetto di una forma depressiva – sono vissuti profondi e reali, che meritano ascolto, comprensione e attenzione.
Non sei sola nel provare tutto questo: molte persone, soprattutto in momenti di transizione come quello dell’ingresso nell’età adulta, si trovano a fronteggiare emozioni simili. Tuttavia, il fatto che questo stato si prolunghi nel tempo, ti impedisca di vivere appieno e ti faccia sentire “bloccata”, è un segnale importante che va accolto con cura.
Non è debolezza quella che stai mostrando, ma consapevolezza: sei lucida nel riconoscere che c’è qualcosa che ti pesa e che limita la tua libertà di scelta e di realizzazione. Questo è un primo passo fondamentale.
È importante chiarire che ciò che stai vivendo non è “colpa” tua, né un fallimento personale. I vissuti che descrivi possono derivare da ferite emotive, da esperienze stressanti non elaborate, da schemi di pensiero disfunzionali o da un disagio psicologico come la depressione, anche in forma lieve o mascherata. Proprio per questo, cercare di "uscirne da sola" può essere molto faticoso e spesso inefficace, non per mancanza di volontà, ma perché – come giustamente hai intuito – servono strumenti specifici per affrontare queste dinamiche interne.
Per questo motivo, sarebbe utile e consigliato per approfondire la tua situazione personale e iniziare un percorso di cambiamento, rivolgersi ad uno specialista della salute mentale, come uno psicologo o psicoterapeuta. Uno spazio terapeutico può offrirti un luogo sicuro dove comprendere a fondo ciò che stai vivendo, trovare le radici del tuo malessere e costruire, passo dopo passo, nuove modalità per affrontare la vita con maggiore fiducia, stabilità e benessere.
Con stima e vicinanza,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno,
posso solo immaginare quanto questo periodo di incertezza possa essere difficile e quanto la stia portando a mettersi in discussione.
Spesso le fasi di transizione e cambiamento fanno emergere diverse difficoltà, soprattutto quando sono presenti credenze negative su di sé: pensieri poco utili che tendono a riattivarsi in momenti critici, influenzando il modo in cui leggiamo la realtà.
Questi schemi di pensiero possono generare emozioni intense e spiacevoli, come tristezza o sensazione di sentirsi spaesati, che rischiano di alimentare il disagio e ostacolare il raggiungimento dei propri obiettivi.
Un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale può offrire uno spazio per riconoscere queste credenze, comprenderne l’origine e lavorare su pensieri e comportamenti che mantengono la sofferenza, favorendo un cambiamento efficace e sostenibile.
Se desidera approfondire questi aspetti e capire meglio il momento che sta attraversando, rimango a disposizione.
posso solo immaginare quanto questo periodo di incertezza possa essere difficile e quanto la stia portando a mettersi in discussione.
Spesso le fasi di transizione e cambiamento fanno emergere diverse difficoltà, soprattutto quando sono presenti credenze negative su di sé: pensieri poco utili che tendono a riattivarsi in momenti critici, influenzando il modo in cui leggiamo la realtà.
Questi schemi di pensiero possono generare emozioni intense e spiacevoli, come tristezza o sensazione di sentirsi spaesati, che rischiano di alimentare il disagio e ostacolare il raggiungimento dei propri obiettivi.
Un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale può offrire uno spazio per riconoscere queste credenze, comprenderne l’origine e lavorare su pensieri e comportamenti che mantengono la sofferenza, favorendo un cambiamento efficace e sostenibile.
Se desidera approfondire questi aspetti e capire meglio il momento che sta attraversando, rimango a disposizione.
Buongiorno grazie per la tua condivisione. Il passaggio dalle superiori all’università può rappresentare una fase critica in quanto i cambiamenti destabilizzano: in quel periodo già particolarmente delicato di suo si sono aggiunte delle delusioni in ambito relazione come la fine della tua storia d’amore e di alcune amicizie precedenti. Tutto ciò ti ha scoraggiata, demotivata, rattristata.. le delusioni in ambito universitario hanno rafforzato in te l’idea di questo fallimento che si ripete. Non paragonarti ai tuoi coetanei: ciascuno di noi ha propria storia e i propri tempi. Ti consiglierei di intraprendere un percorso psicologico per acquisire maggiore consapevolezza ed autostima.. lavorare anche sui tuoi pensieri ossia cambiare prospettiva, imparare ad essere più indulgente con te stessa. Comprendere meglio le emozioni e capire cosa ti stanno comunicando. In bocca al lupo. Resto a tua disposizione per eventuali informazioni.. Ricevo sia online che in presenza.
Dott.ssa Mariapaola Anania: psicologa e psicosessuologa clinica, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in formazione.
Dott.ssa Mariapaola Anania: psicologa e psicosessuologa clinica, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in formazione.
Buonasera,
La ringrazio per aver condiviso la sua storia con lucidità e coraggio. Leggo nelle sue parole una profonda sofferenza, ma anche una grande forza e un desiderio di capirsi che meritano di essere ascoltati.
Vorrei innanzitutto dirle che la sensazione di sentirsi persi dopo la fine del liceo è un'esperienza molto più comune di quanto si possa pensare. Quel periodo segna la fine di un capitolo di vita strutturato e l'inizio di un percorso nuovo, spesso incerto. Le ferite che ha descritto (l'esclusione dal gruppo e la delusione amorosa) sono eventi dolorosi che, sommati alla fatica dei percorsi universitari, possono prosciugare le energie e lasciare un segno profondo.
Il vero cuore della questione, come ha intuito, è provare a dare un senso a questo malessere, a capire perché si manifesta così. I comportamenti che descrive (la procrastinazione, il senso di isolamento, il tirarsi indietro di fronte alle sfide) non sono un segno di debolezza o di pigrizia. Sembrano piuttosto delle strategie di protezione, un modo che la sua mente ha trovato per difendersi dalla paura di fallire di nuovo e di rivivere quel sentimento di non essere "abbastanza".
E qui vorrei sottolineare un punto cruciale: nonostante queste difficoltà, lei non è ferma. Sta provando a studiare per un test difficile, ha affrontato dei colloqui di lavoro e sta scrivendo adesso per chiedere un parere. Questi sono i passi coraggiosi di chi, pur con un peso addosso, sta cercando di andare avanti e di costruire il proprio futuro.
Il suo malessere, è come una voce che le sta chiedendo di essere ascoltata. Ignorarla o giudicarsi non fa che aumentare il dolore. Forse è arrivato il momento di dare a questa voce uno spazio e un tempo dedicati.
Un percorso con un professionista potrebbe offrirle proprio questo: un luogo sicuro dove non sentirsi sola, dove esplorare l'origine di queste paure e di questo senso di inadeguatezza, e dove trovare, insieme, nuovi strumenti per gestire l'ansia e riscoprire il suo valore.
Un caro saluto!
La ringrazio per aver condiviso la sua storia con lucidità e coraggio. Leggo nelle sue parole una profonda sofferenza, ma anche una grande forza e un desiderio di capirsi che meritano di essere ascoltati.
Vorrei innanzitutto dirle che la sensazione di sentirsi persi dopo la fine del liceo è un'esperienza molto più comune di quanto si possa pensare. Quel periodo segna la fine di un capitolo di vita strutturato e l'inizio di un percorso nuovo, spesso incerto. Le ferite che ha descritto (l'esclusione dal gruppo e la delusione amorosa) sono eventi dolorosi che, sommati alla fatica dei percorsi universitari, possono prosciugare le energie e lasciare un segno profondo.
Il vero cuore della questione, come ha intuito, è provare a dare un senso a questo malessere, a capire perché si manifesta così. I comportamenti che descrive (la procrastinazione, il senso di isolamento, il tirarsi indietro di fronte alle sfide) non sono un segno di debolezza o di pigrizia. Sembrano piuttosto delle strategie di protezione, un modo che la sua mente ha trovato per difendersi dalla paura di fallire di nuovo e di rivivere quel sentimento di non essere "abbastanza".
E qui vorrei sottolineare un punto cruciale: nonostante queste difficoltà, lei non è ferma. Sta provando a studiare per un test difficile, ha affrontato dei colloqui di lavoro e sta scrivendo adesso per chiedere un parere. Questi sono i passi coraggiosi di chi, pur con un peso addosso, sta cercando di andare avanti e di costruire il proprio futuro.
Il suo malessere, è come una voce che le sta chiedendo di essere ascoltata. Ignorarla o giudicarsi non fa che aumentare il dolore. Forse è arrivato il momento di dare a questa voce uno spazio e un tempo dedicati.
Un percorso con un professionista potrebbe offrirle proprio questo: un luogo sicuro dove non sentirsi sola, dove esplorare l'origine di queste paure e di questo senso di inadeguatezza, e dove trovare, insieme, nuovi strumenti per gestire l'ansia e riscoprire il suo valore.
Un caro saluto!
Gentile utente, grazie per aver condiviso il tuo vissuto con chiarezza e lucidità.
Dalle parole che leggo emerge un senso di malessere che ti accompagna ormai da qualche anno; in queste poche righe, descrivi vissuti di solitudine, delusione e fatica nell'affrontare la quotidianità.
Ti sento quando dici che questo stato non ti permette di vivere la tua giovinezza.
Un invito sincero che ti faccio è quello di regalarti uno spazio con uno psi, per dar voce alle emozioni che descrivi. Il tuo vissuto merita attenzione a ascolto, in uno spazio sicuro dove puoi esprimerti. Anche se ad un certo punto del racconto scrivi che "tendi a tenerti le cose per te", mi piacerebbe rimandarti che psi è una figura che può aiutarti ad esplorare con delicatezza ciò che senti. Sei molto giovane e meriti di stare meglio, di ritrovare la tua motivazione e dar voce ai tuoi desideri.
Ti auguro di trovare il tuo spazio. Un caro saluto.
Dalle parole che leggo emerge un senso di malessere che ti accompagna ormai da qualche anno; in queste poche righe, descrivi vissuti di solitudine, delusione e fatica nell'affrontare la quotidianità.
Ti sento quando dici che questo stato non ti permette di vivere la tua giovinezza.
Un invito sincero che ti faccio è quello di regalarti uno spazio con uno psi, per dar voce alle emozioni che descrivi. Il tuo vissuto merita attenzione a ascolto, in uno spazio sicuro dove puoi esprimerti. Anche se ad un certo punto del racconto scrivi che "tendi a tenerti le cose per te", mi piacerebbe rimandarti che psi è una figura che può aiutarti ad esplorare con delicatezza ciò che senti. Sei molto giovane e meriti di stare meglio, di ritrovare la tua motivazione e dar voce ai tuoi desideri.
Ti auguro di trovare il tuo spazio. Un caro saluto.
Carissima, ti ringrazio intanto per aver avuto il coraggio di narrare la tua storia su questa piattaforma. Pare che la maturità ed in generale quel periodo risalente a 4 anni fa ti abbia stressato tanto e che tu non sia mai riuscita a riprenderti veramente. Siamo ormai imbevuti in questa società della performance e dell'apparenza dove ci confrontiamo sempre con gli altri e dal confronto non usciamo mai vincitori. Capisco bene come tu possa sentirti ma avere una rete di supporto in questi casi è fondamentale. Non chiuderti in te stessa e parlane con qualcuno di fiducia, che sia un genitore, un'amica, una cugina. Forse non sai ancora bene cosa voler fare del tuo futuro e le università a cui ti sei iscritta non facevano per te. Forse hai bisogno di darti del tempo per fermarti e riflettere sugli ultimi anni, in modo da poter avere una visione più chiara di chi vuoi essere e di cosa vuoi fare. Non è semplice e spesso non ci si arriva subito ma è un percorso fatto di prove ed errori. Purtroppo ho pochi elementi per poteri confermare se sia depressione o meno ma sicuramente permane uno stato di flessione del tono dell'umore e anedonia. Iniziare un percorso psicologico potrebbe aiutarti a trovare le risorse necessarie affinché tu possa uscire dal loop in cui dici di trovarti. Resto a disposizione qualora tu abbia altri dubbi o voglia approfondire ancora la tua situazione. Ti abbraccio. Dott.ssa Sciacca
Gentilissima,
Purtroppo fin da piccoli siamo stati abituati a dover diventare qualcuno e nel momento in cui ciò sembra non accadere e tutto intorno a noi sembra essere negativo, ci sentiamo destabilizzati.
Sembra scontato da dire ma non dobbiamo paragonarci agli altri, poiché ci sembreranno sempre migliori di noi e con mille pregi. Dietro a ciò che ci mostrano c'è un mondo e chiunque di loro nella vita attraversa momenti bui, nonostante non ce lo faccia notare. Questo non significa doverlo nascondere, ma semplicemente che anche la realtà altrui non è così rosea come si mostra ai nostri occhi.
E' normale non riuscire a studiare poche pagine del libro, così come è normale sentirsi stanchi e demotivati nell'intraprendere un percorso nuovo, che sia universitario o altro.
Dobbiamo cercare di godere delle piccole cose della vita perché, quando riusciamo a vederle, non ci sembreranno così piccole.
Se ha bisogno di parlarne ancora, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, Psicologa
Purtroppo fin da piccoli siamo stati abituati a dover diventare qualcuno e nel momento in cui ciò sembra non accadere e tutto intorno a noi sembra essere negativo, ci sentiamo destabilizzati.
Sembra scontato da dire ma non dobbiamo paragonarci agli altri, poiché ci sembreranno sempre migliori di noi e con mille pregi. Dietro a ciò che ci mostrano c'è un mondo e chiunque di loro nella vita attraversa momenti bui, nonostante non ce lo faccia notare. Questo non significa doverlo nascondere, ma semplicemente che anche la realtà altrui non è così rosea come si mostra ai nostri occhi.
E' normale non riuscire a studiare poche pagine del libro, così come è normale sentirsi stanchi e demotivati nell'intraprendere un percorso nuovo, che sia universitario o altro.
Dobbiamo cercare di godere delle piccole cose della vita perché, quando riusciamo a vederle, non ci sembreranno così piccole.
Se ha bisogno di parlarne ancora, sono a disposizione.
Dott.ssa Elena Brizi, Psicologa
Buongiorno e grazie per aver condiviso con tanta sincerità e profondità il suo vissuto. Quello che ha scritto trasmette un grande desiderio di comprendersi, di ritrovare un senso di direzione e, soprattutto, di tornare a sentirsi bene con sé stessa e con la vita. Leggendo le sue parole, si percepisce chiaramente quanto lei sia consapevole delle difficoltà che sta attraversando, e già questo è un passo importante e tutt’altro che scontato. Spesso quando si è immersi in un periodo così complesso si fa fatica persino a mettere a fuoco ciò che si prova, mentre lei ha saputo esprimere con lucidità e sensibilità quello che le pesa sul cuore. Quello che descrive, con la fatica nello studio, la paura di non essere abbastanza, la tendenza a rinunciare prima ancora di mettersi alla prova, la sensazione di solitudine anche in presenza degli altri, e questo senso costante di malessere che offusca le piccole cose positive, può essere legato a un insieme di pensieri e schemi mentali che si sono consolidati nel tempo e che ora tendono ad alimentarsi a vicenda. Nell’orientamento cognitivo-comportamentale ci concentriamo proprio su questo: comprendere come i pensieri, le emozioni e i comportamenti si influenzano reciprocamente e come, pur senza volerlo, si possa rimanere intrappolati in un circolo che mantiene il malessere. Lei racconta di partire con entusiasmo e poi sentirsi bloccare dalla paura di non essere all’altezza. Questo probabilmente attiva dentro di lei pensieri molto critici e dolorosi, che la portano a evitare, a rimandare, e infine a sentirsi ancora più scoraggiata e inadeguata. Così il ciclo si ripete e diventa sempre più difficile spezzarlo. Vorrei dirle che i pensieri che sta avendo, e la sensazione di inutilità e solitudine che sente, non definiscono chi lei è. Sono il riflesso di un periodo difficile, forse anche di una sofferenza accumulata nel tempo e mai veramente ascoltata fino in fondo. La depressione, anche quando non è grave, può presentarsi proprio con questi segnali: un senso di stanchezza che va oltre la semplice fatica, una perdita di motivazione, la difficoltà a provare gioia, il confronto continuo e doloroso con gli altri che sembra sottolineare solo ciò che si pensa di non essere riusciti a fare. Ma la buona notizia è che si può uscire da questo stato, e non perché la vita debba diventare perfetta o priva di ostacoli, ma perché si possono imparare strumenti e strategie per cambiare il modo in cui si affrontano le difficoltà, per ritrovare un senso di efficacia e fiducia in sé stessi. Un percorso terapeutico basato sul modello cognitivo-comportamentale potrebbe davvero aiutarla a sciogliere questi nodi. Lavorare insieme a un professionista significa costruire passo dopo passo nuovi modi di leggere la realtà e di rispondere a quelle situazioni che ora le sembrano insormontabili. Non si tratta di trovare soluzioni magiche o immediate, ma di fare piccoli passi che, messi uno accanto all’altro, la portino a vedere e vivere le cose in modo diverso. Le difficoltà che sta affrontando non tolgono valore alla persona che è, e anzi, la sua sensibilità e il suo desiderio di capire e migliorare sono già la dimostrazione che dentro di lei c’è una forza che merita di essere riconosciuta e sostenuta. La invito quindi a non restare sola con questo peso e a considerare la possibilità di farsi affiancare in questo percorso. Lei merita di uscire da questo “infinito stato di malessere” e di poter vivere la sua giovinezza con maggiore leggerezza e fiducia. Ciò che prova ora non è una condanna né una verità definitiva, ma un momento della sua storia che può essere trasformato. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente,
la ringrazio per la cura che ha messo nel descrivere uno spaccato così importante della sua vita. Quello che traspare da queste righe è certamente un profondo senso di sconforto e di fatica emotiva.
Il suo sentirsi costantemente inadeguata, la tendenza alla procrastinazione, l’ansia e la paura sono tematiche che meriterebbero di essere affrontate con il supporto di un professionista, al fine di interrompere la ripetizione e spezzare “questo loop da cui non riesce a uscire”.
Come ha giustamente osservato in riferimento alla sua vita “c’è un mondo ancora da raccontare”, e sono dell’idea che questo mondo - fatto di vissuti, esperienze ed emozioni - possa trovare nel contesto di un percorso psicologico uno spazio sicuro in cui essere compreso, accolto e rielaborato.
Le consiglio quindi di rivolgersi ad un professionista che possa accompagnarla in un percorso di consapevolezza - e successiva trasformazione - rispetto a ciò che sta vivendo e che le genera sofferenza.
Un caro saluto.
Dott.ssa Aurora Ciervo
la ringrazio per la cura che ha messo nel descrivere uno spaccato così importante della sua vita. Quello che traspare da queste righe è certamente un profondo senso di sconforto e di fatica emotiva.
Il suo sentirsi costantemente inadeguata, la tendenza alla procrastinazione, l’ansia e la paura sono tematiche che meriterebbero di essere affrontate con il supporto di un professionista, al fine di interrompere la ripetizione e spezzare “questo loop da cui non riesce a uscire”.
Come ha giustamente osservato in riferimento alla sua vita “c’è un mondo ancora da raccontare”, e sono dell’idea che questo mondo - fatto di vissuti, esperienze ed emozioni - possa trovare nel contesto di un percorso psicologico uno spazio sicuro in cui essere compreso, accolto e rielaborato.
Le consiglio quindi di rivolgersi ad un professionista che possa accompagnarla in un percorso di consapevolezza - e successiva trasformazione - rispetto a ciò che sta vivendo e che le genera sofferenza.
Un caro saluto.
Dott.ssa Aurora Ciervo
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità e profondità il suo vissuto. Le sue parole restituiscono con grande chiarezza la fatica emotiva che sta attraversando e raccontano, al tempo stesso, una giovane donna molto sensibile, lucida, consapevole e capace di guardarsi dentro. Spesso, quando si attraversano momenti complessi in età giovanile, come il passaggio all’età adulta, la fine della scuola, i primi rifiuti amorosi, le amicizie che cambiano, ci si può sentire improvvisamente svuotati, spaesati, come se tutte le certezze costruite fino a quel momento venissero meno. A tutto questo, nel suo caso, si è aggiunto un vissuto di solitudine e di insicurezza che sembra essersi fatto via via più presente e paralizzante.
La sensazione di “non essere abbastanza”, la tendenza alla rinuncia dopo un primo entusiasmo, il confronto con gli altri che la fa sentire in ritardo o inadeguata, il dubbio di “non valere” o di deludere le aspettative: tutti questi elementi che descrive non sono solo comuni, ma indicano che si trova probabilmente intrappolata in un circolo di pensieri autosvalutanti che la scoraggiano ancora prima che possa dare davvero una possibilità a sé stessa. È come se dentro di lei vi fosse una parte molto esigente, che giudica e svaluta ogni tentativo, alimentando frustrazione e stanchezza. Al tempo stesso, c’è anche una parte che nonostante tutto prova a muoversi, a studiare, a cercare un gruppo, a desiderare un cambiamento. Ed è proprio da questa parte (la più sana e vitale) che arriva la sua richiesta.
Ciò che racconta potrebbe in effetti suggerire la presenza di un umore depresso, forse non così visibile all’esterno, ma comunque profondo. Le faccio notare che la sua è una forma di sofferenza che spesso non urla, ma che silenziosamente logora. Il fatto che non riesca a provare gioia neppure di fronte a eventi positivi, che tenda a isolarsi emotivamente e a “tenere tutto dentro”, può alimentare ancora di più il senso di solitudine e incomprensione. Ed è vero, come dice, che non ha senso farsi una diagnosi da sola, ma è altrettanto vero che ha già fatto un passo fondamentale: riconoscere che questo malessere non è semplicemente “un momento no” e che merita ascolto, rispetto e attenzione professionale.
La invito con convinzione a considerare l’opportunità di intraprendere un percorso psicoterapeutico, uno spazio protetto in cui possa sentirsi vista, accolta e aiutata a comprendere meglio i meccanismi interni che la bloccano. La terapia, soprattutto se condotta con un approccio integrato ed evidence-based, può fornirle strumenti molto concreti per iniziare a uscire da questo stato di impasse e riprendere contatto con i suoi desideri, le sue risorse e i suoi talenti.
Lei merita la possibilità di scoprire chi è, al di là del dolore, delle paure e delle insicurezze. E non è affatto “troppo tardi”: a 23 anni non è scritto da nessuna parte che debba aver già trovato tutto. A volte la vita ha bisogno di tempi diversi da quelli che il mondo fuori sembra imporci. E il fatto che oggi senta di volerle dare una direzione diversa, è già il primo grande segnale che qualcosa dentro di lei desidera fortemente vivere con pienezza.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
La sensazione di “non essere abbastanza”, la tendenza alla rinuncia dopo un primo entusiasmo, il confronto con gli altri che la fa sentire in ritardo o inadeguata, il dubbio di “non valere” o di deludere le aspettative: tutti questi elementi che descrive non sono solo comuni, ma indicano che si trova probabilmente intrappolata in un circolo di pensieri autosvalutanti che la scoraggiano ancora prima che possa dare davvero una possibilità a sé stessa. È come se dentro di lei vi fosse una parte molto esigente, che giudica e svaluta ogni tentativo, alimentando frustrazione e stanchezza. Al tempo stesso, c’è anche una parte che nonostante tutto prova a muoversi, a studiare, a cercare un gruppo, a desiderare un cambiamento. Ed è proprio da questa parte (la più sana e vitale) che arriva la sua richiesta.
Ciò che racconta potrebbe in effetti suggerire la presenza di un umore depresso, forse non così visibile all’esterno, ma comunque profondo. Le faccio notare che la sua è una forma di sofferenza che spesso non urla, ma che silenziosamente logora. Il fatto che non riesca a provare gioia neppure di fronte a eventi positivi, che tenda a isolarsi emotivamente e a “tenere tutto dentro”, può alimentare ancora di più il senso di solitudine e incomprensione. Ed è vero, come dice, che non ha senso farsi una diagnosi da sola, ma è altrettanto vero che ha già fatto un passo fondamentale: riconoscere che questo malessere non è semplicemente “un momento no” e che merita ascolto, rispetto e attenzione professionale.
La invito con convinzione a considerare l’opportunità di intraprendere un percorso psicoterapeutico, uno spazio protetto in cui possa sentirsi vista, accolta e aiutata a comprendere meglio i meccanismi interni che la bloccano. La terapia, soprattutto se condotta con un approccio integrato ed evidence-based, può fornirle strumenti molto concreti per iniziare a uscire da questo stato di impasse e riprendere contatto con i suoi desideri, le sue risorse e i suoi talenti.
Lei merita la possibilità di scoprire chi è, al di là del dolore, delle paure e delle insicurezze. E non è affatto “troppo tardi”: a 23 anni non è scritto da nessuna parte che debba aver già trovato tutto. A volte la vita ha bisogno di tempi diversi da quelli che il mondo fuori sembra imporci. E il fatto che oggi senta di volerle dare una direzione diversa, è già il primo grande segnale che qualcosa dentro di lei desidera fortemente vivere con pienezza.
Se dovesse avere bisogno di ulteriori informazioni o di intraprendere un percorso mi trova a disposizione,
Dott. Luca Vocino
Ciao cara anonima,
dalle tue parole sento una ragazza sensibile, che non riesce più a sentire i suoi punti di forza. Posso dirti che, soprattutto nelle nostre generazioni, questo tipo di dolore, purtroppo, è più comune di quanto si immagini, ma non per questo non va ascoltato.
Quando dici “mi incupisco e rinuncio”, stai raccontando un meccanismo tipico di chi è stanco, disilluso, ma soprattutto molto spaventato all’idea di fallire ancora, perchè è come se ogni scelta fosse troppo carica di aspettative, e per proteggerci da una possibile delusione, la mente preferisce chiudersi prima, non per pigrizia, ma in una forma di auto-protezione, che con il tempo finisce per soffocarci.
Il confronto con gli altri, poi, ti taglia fuori da te stessa. Ci diciamo spesso che ognuno ha i propri tempi, per carità, ma spesso questo non ci consola affatto, e ci sembra di essere gli unici rimasti indietro. La verità, però, è che tantissimi si sentono esattamente come te.
Il malessere che descrivi potrebbe avere tratti depressivi, ma va ascoltato, non per darti una diagnosi, ma per restituirti la tua vita.
Penso che un percorso psicologico potrebbe davvero farti bene, per riprenderti per mano e ricostruire la fiducia in te, perchè anche tu hai il diritto di ricevere cura.
Un abbraccio forte.
Dottoressa Serena Vitale
dalle tue parole sento una ragazza sensibile, che non riesce più a sentire i suoi punti di forza. Posso dirti che, soprattutto nelle nostre generazioni, questo tipo di dolore, purtroppo, è più comune di quanto si immagini, ma non per questo non va ascoltato.
Quando dici “mi incupisco e rinuncio”, stai raccontando un meccanismo tipico di chi è stanco, disilluso, ma soprattutto molto spaventato all’idea di fallire ancora, perchè è come se ogni scelta fosse troppo carica di aspettative, e per proteggerci da una possibile delusione, la mente preferisce chiudersi prima, non per pigrizia, ma in una forma di auto-protezione, che con il tempo finisce per soffocarci.
Il confronto con gli altri, poi, ti taglia fuori da te stessa. Ci diciamo spesso che ognuno ha i propri tempi, per carità, ma spesso questo non ci consola affatto, e ci sembra di essere gli unici rimasti indietro. La verità, però, è che tantissimi si sentono esattamente come te.
Il malessere che descrivi potrebbe avere tratti depressivi, ma va ascoltato, non per darti una diagnosi, ma per restituirti la tua vita.
Penso che un percorso psicologico potrebbe davvero farti bene, per riprenderti per mano e ricostruire la fiducia in te, perchè anche tu hai il diritto di ricevere cura.
Un abbraccio forte.
Dottoressa Serena Vitale
Quel 'mondo ancora da raccontare', raccontandolo, Le permetterebbe di 'tirar fuori' tutto ciò che tende a tenere per sé e, col tempo, elaborarlo. Spesso è proprio questa mancanza di elaborazione a creare dentro di sé un groviglio che, a lungo andare, provoca malessere e sensazione di non avere una via d'uscita.
Sono a Sua disposizione per aiutarLa a sbrogliare quel groviglio che si è creato dentro di Lei e a ritrovare la serenità di cui ha bisogno per riuscire a godere pienamente delle cose belle che La circondano.
Sono a Sua disposizione per aiutarLa a sbrogliare quel groviglio che si è creato dentro di Lei e a ritrovare la serenità di cui ha bisogno per riuscire a godere pienamente delle cose belle che La circondano.
Salve,
quello che riporta potrebbe indicare uno stato depressivo legato a una profonda mancanza di autostima. Il non credere in sé stessa sembra averla portata, come emerge dal suo racconto, ad abbandonare più volte il percorso universitario e lavorativo, per timore di mettersi in gioco e andare incontro a un possibile fallimento.
Si è così attivata una sorta di profezia che si autoavvera per cui, se inizialmente l’abbandono era motivato proprio dal tentativo di evitare un fallimento, ha finito per confermarlo. Anche la procrastinazione che descrive appare coerente con una tendenza a rimandare per la paura di non farcela.
Un percorso psicoterapeutico potrebbe rappresentare un’opportunità importante per aiutarla a ritrovare fiducia in sé stessa e a riconnettersi con le risorse che possiede e che sono già presenti dentro di lei.
Qualora desiderasse approfondire l’argomento, resto disponibile per un colloquio psicoterapeutico, online oppure in presenza.
Cordialmente,
Dott.ssa Luciana Bastianini
Dott.ssa Luciana Bastianini
quello che riporta potrebbe indicare uno stato depressivo legato a una profonda mancanza di autostima. Il non credere in sé stessa sembra averla portata, come emerge dal suo racconto, ad abbandonare più volte il percorso universitario e lavorativo, per timore di mettersi in gioco e andare incontro a un possibile fallimento.
Si è così attivata una sorta di profezia che si autoavvera per cui, se inizialmente l’abbandono era motivato proprio dal tentativo di evitare un fallimento, ha finito per confermarlo. Anche la procrastinazione che descrive appare coerente con una tendenza a rimandare per la paura di non farcela.
Un percorso psicoterapeutico potrebbe rappresentare un’opportunità importante per aiutarla a ritrovare fiducia in sé stessa e a riconnettersi con le risorse che possiede e che sono già presenti dentro di lei.
Qualora desiderasse approfondire l’argomento, resto disponibile per un colloquio psicoterapeutico, online oppure in presenza.
Cordialmente,
Dott.ssa Luciana Bastianini
Dott.ssa Luciana Bastianini
Grazie per aver scritto e condiviso tutto questo con sincerità. Le sue parole raccontano un momento difficile, ma anche la voglia di capire e cambiare.
Non è sola. Quello che sta vivendo può essere affrontato con l’aiuto giusto. Se sente di essere pronta, possiamo fissare un colloquio: parleremo insieme con calma, senza giudizio, e inizieremo a mettere un po’ di ordine dentro tutta questa fatica.
Quando vuole, io ci sono.
Dott.ssa Stefania Conti, Psicologa
Non è sola. Quello che sta vivendo può essere affrontato con l’aiuto giusto. Se sente di essere pronta, possiamo fissare un colloquio: parleremo insieme con calma, senza giudizio, e inizieremo a mettere un po’ di ordine dentro tutta questa fatica.
Quando vuole, io ci sono.
Dott.ssa Stefania Conti, Psicologa
Ciao, è molto chiaro ed esaustivo ciò che hai scritto: hai messo in parole qualcosa che tante persone vivono e che non è sempre facile lasciar trapelare.
Da quello che scrivi mi arriva fatica, disorientamento, malessere e allo stesso tempo ci leggo la voglia di andare oltre, di comprendere, di voler stare meglio. Altrimenti, immagino, non avresti neppure posto la domanda qui.
Il malessere di cui scrivi arriva su più livelli: amicizie perse, delusioni affettive, il peso delle aspettative (interne ed esterne), il confronto costante, la paura di non essere abbastanza, la fatica a scegliere, iniziare, portare avanti. E a volte lo stare da soli o il procrastinare sembrano soluzioni nel breve termine, ma nel lungo termine si trasformano in gabbie ed immagino che questo tu lo percepisca già.
Da professionista so perfettamente che non basta una risposta ad una domanda per essere risolutivi, allo stesso tempo vorrei condividere con te dei messaggi chiave chiari che mi auguro possano esserti di supporto:
- Non sei sola. La sofferenza umana è un qualcosa che riguarda ogni individuo, in momenti ed intensità differenti, anche se a volte ci sentiamo soli. Piano piano, ognuno può rimettere insieme "i propri cocci" e costruire nuove possibilità.
- Nessuno è solo rotto o solo intero. Ci possono essere momenti in cui ci sentiamo più fragili e altri in cui ci sentiamo più solidi: questi momenti si alternano in una sorta di danza ed è importante ricordare che, per quanto ci possa essere malessere, è importante creare spazio anche per gioia, serenità e benessere.
- Il confronto è una trappola. Ognuno ha il proprio ritmo biologico, emotivo, esistenziale e noi possiamo trarre ispirazione, se questo ci aiuta a crescere. Mentre il confronto fine a se stesso, in cui ci autogiudichiamo e autocritichiamo, spesso affossa.
- Custodisci speranza e, quando te la sentirai, se non lo hai già fatto, chiedi aiuto ad una figura che possa accompagnarti in un percorso di crescita, che ti permetta di acquisire gli strumenti per orientarti nelle difficoltà, imparare a gestirle e a vivere il più serenamente possibile.
Un caro saluto,
Dottssa Laura Montanari
Da quello che scrivi mi arriva fatica, disorientamento, malessere e allo stesso tempo ci leggo la voglia di andare oltre, di comprendere, di voler stare meglio. Altrimenti, immagino, non avresti neppure posto la domanda qui.
Il malessere di cui scrivi arriva su più livelli: amicizie perse, delusioni affettive, il peso delle aspettative (interne ed esterne), il confronto costante, la paura di non essere abbastanza, la fatica a scegliere, iniziare, portare avanti. E a volte lo stare da soli o il procrastinare sembrano soluzioni nel breve termine, ma nel lungo termine si trasformano in gabbie ed immagino che questo tu lo percepisca già.
Da professionista so perfettamente che non basta una risposta ad una domanda per essere risolutivi, allo stesso tempo vorrei condividere con te dei messaggi chiave chiari che mi auguro possano esserti di supporto:
- Non sei sola. La sofferenza umana è un qualcosa che riguarda ogni individuo, in momenti ed intensità differenti, anche se a volte ci sentiamo soli. Piano piano, ognuno può rimettere insieme "i propri cocci" e costruire nuove possibilità.
- Nessuno è solo rotto o solo intero. Ci possono essere momenti in cui ci sentiamo più fragili e altri in cui ci sentiamo più solidi: questi momenti si alternano in una sorta di danza ed è importante ricordare che, per quanto ci possa essere malessere, è importante creare spazio anche per gioia, serenità e benessere.
- Il confronto è una trappola. Ognuno ha il proprio ritmo biologico, emotivo, esistenziale e noi possiamo trarre ispirazione, se questo ci aiuta a crescere. Mentre il confronto fine a se stesso, in cui ci autogiudichiamo e autocritichiamo, spesso affossa.
- Custodisci speranza e, quando te la sentirai, se non lo hai già fatto, chiedi aiuto ad una figura che possa accompagnarti in un percorso di crescita, che ti permetta di acquisire gli strumenti per orientarti nelle difficoltà, imparare a gestirle e a vivere il più serenamente possibile.
Un caro saluto,
Dottssa Laura Montanari
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza con tanta sincerità. Da quanto scrivi, sembra che tu stia attraversando un momento davvero difficile, con molta fatica nel trovare motivazione e serenità. Le sensazioni di inadeguatezza, la procrastinazione e il senso di solitudine sono segnali importanti da ascoltare.
Ti incoraggio a considerare di chiedere supporto a un professionista che possa accompagnarti nel comprendere meglio quello che stai vivendo e aiutarti a costruire strumenti concreti per uscire da questo “loop”. Anche piccoli passi, fatti con costanza, possono fare una grande differenza nel tempo.
Ricorda che non sei sola e che è normale sentirsi così a 23 anni, soprattutto dopo esperienze difficili. Prenditi cura di te con gentilezza e pazienza.
Se vuoi, posso aiutarti a trovare un percorso di supporto adatto.
Un caro saluto.
Ti incoraggio a considerare di chiedere supporto a un professionista che possa accompagnarti nel comprendere meglio quello che stai vivendo e aiutarti a costruire strumenti concreti per uscire da questo “loop”. Anche piccoli passi, fatti con costanza, possono fare una grande differenza nel tempo.
Ricorda che non sei sola e che è normale sentirsi così a 23 anni, soprattutto dopo esperienze difficili. Prenditi cura di te con gentilezza e pazienza.
Se vuoi, posso aiutarti a trovare un percorso di supporto adatto.
Un caro saluto.
Ciao Carissima, posso immaginare che ci sia ancora un mondo da raccontare e il fatto stesso che tu abbia rotto questa gabbia di sensazioni negative raccontandoti un po', è sicuramente un buon inizio. Hai scelto di esprimere una piccola parte del tuo mondo e delle tue sensazioni per provare a conoscere meglio te stessa e per darti una possibilità di arrivare ad essere soddisfatta di te e di ciò che fai. Il mio consiglio è di ascoltare il tuo desiderio di vivere al meglio questa fase importante della tua vita prendendo in considerazione l'idea di un percorso psicologico mirato alla consapevolezza di te, delle tue risorse, dei tuoi obiettivi e all'individuazione di strategie per raggiungerli così da dare un sapore diverso alle tue giornate. Rimango a disposizione se ritieni di voler intraprendere questo percorso.
Lei si sente intrappolata in un ciclo di autocritica e rinunce. Cosa potrebbe accadere se decidesse di guardare a sé stessa con più gentilezza? Quali piccole azioni, anche imperfette, potrebbero aiutarla a uscire da questo loop? Cosa prova davvero quando si confronta con gli altri e con le aspettative? Come può iniziare a costruire uno spazio in cui sentirsi sicura e libera di esprimersi?
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Gentilissima Utente,
grazie per aver condiviso la sua storia e il suo sentire.
Riconoscere la propria fatica e il dolore è sicuramente un primo passo e atto di coraggio per pensare concretamente a un cambiamento significativo di una condizione che non la soddisfa e non le fa raggiungere il benessere psico-emotivo e gli obiettivi di studio o lavoro prefissati, obiettivi che invece lei merita di raggiungere e vivere serenamente, come chiunque altro, senza più sentirsi inadeguata o critica con sé stessa.
Chiaramente, ha attraversato un periodo di stress, iniziato con l'esame di maturità e intensificatosi con gli studi universitari e le difficoltà incontrate nei rapporti interpersonali, che l'hanno portata ad esaurire le sue energie fisiche ed emotive. Ora è giunto il momento di ricaricarsi e credere nuovamente in sé stessa, concedendosi pensieri più gentili e rigeneranti. Un percorso psicologico si presenta come la via più efficace per affrontare e spazzare via i timori di non farcela o di sentirsi sopraffatta dagli eventi, focalizzandosi su piccoli obiettivi, essenziali per ricostruire gradualmente un senso di fiducia, piacere e competenza personale per poi dedicarsi a quelle attività e obiettivi che nutrono la sua persona e la sua essenza più profonda, fino ad arrivare a riconnettersi alle persone a lei care (familiari e amici), con le quali potrà instaurare legami autentici, sentendosi al sicuro per potersi finalmente aprire e raccontare il suo stato d'animo.
Sicuramente, uno psicologo le offrirà uno spazio accogliente e neutrale in cui iniziare ed esplorare da vicino le proprie emozioni, paure e i blocchi avuti, rintracciare meglio le cause e trovare le strategie più funzionali per superarli e raggiungere il senso di giovinezza da lei citato e il benessere auspicato.
Per qualsiasi richiesta o informazione, resto a disposizione per consulenze online.
Cari Saluti.
Psicologa Clinica- Mannarino Sara
grazie per aver condiviso la sua storia e il suo sentire.
Riconoscere la propria fatica e il dolore è sicuramente un primo passo e atto di coraggio per pensare concretamente a un cambiamento significativo di una condizione che non la soddisfa e non le fa raggiungere il benessere psico-emotivo e gli obiettivi di studio o lavoro prefissati, obiettivi che invece lei merita di raggiungere e vivere serenamente, come chiunque altro, senza più sentirsi inadeguata o critica con sé stessa.
Chiaramente, ha attraversato un periodo di stress, iniziato con l'esame di maturità e intensificatosi con gli studi universitari e le difficoltà incontrate nei rapporti interpersonali, che l'hanno portata ad esaurire le sue energie fisiche ed emotive. Ora è giunto il momento di ricaricarsi e credere nuovamente in sé stessa, concedendosi pensieri più gentili e rigeneranti. Un percorso psicologico si presenta come la via più efficace per affrontare e spazzare via i timori di non farcela o di sentirsi sopraffatta dagli eventi, focalizzandosi su piccoli obiettivi, essenziali per ricostruire gradualmente un senso di fiducia, piacere e competenza personale per poi dedicarsi a quelle attività e obiettivi che nutrono la sua persona e la sua essenza più profonda, fino ad arrivare a riconnettersi alle persone a lei care (familiari e amici), con le quali potrà instaurare legami autentici, sentendosi al sicuro per potersi finalmente aprire e raccontare il suo stato d'animo.
Sicuramente, uno psicologo le offrirà uno spazio accogliente e neutrale in cui iniziare ed esplorare da vicino le proprie emozioni, paure e i blocchi avuti, rintracciare meglio le cause e trovare le strategie più funzionali per superarli e raggiungere il senso di giovinezza da lei citato e il benessere auspicato.
Per qualsiasi richiesta o informazione, resto a disposizione per consulenze online.
Cari Saluti.
Psicologa Clinica- Mannarino Sara
Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.