Buongiorno, vivo in condizioni di povertà e precariato, sono costretta a convivere con mia madre e

20 risposte
Buongiorno,
vivo in condizioni di povertà e precariato, sono costretta a convivere con mia madre e mio fratello. Questo mi ha portato ad una condizione di estremo stress e depressione, soprattutto per il rapporto con mia madre.
Ho fatto psicoterapia e preso farmaci antidepressivi, il problema però è che non posso continuare a curarmi io quando il problema è a monte, e fino ad adesso non ho trovato qualcuno in grado di aiutarmi, le psicoterapie sono finite col farmi sentire ancora più colpevole della situazione in cui mi trovo, cioè non riuscire ad andarmene da questa casa (guadagno circa 800 euro al mese in una provincia dove a malapena riuscirei a pagare una stanza, ho una casa di proprietà, è quella in cui vivo), il tutto sapendo che la situazione con mia madre mi sta distruggendo, è da un anno che soffro di insonnia pesante per lo stress. Purtroppo in seguito ad una convivenza finita male sono dovuta tornare qui, non posso vendere casa, e i rapporti con mia madre sono gli stessi che ho sempre avuto, non è peggiorata per l'età, anzi.
Sono le 08:00 del mattino e già mi ha urlato in faccia più volte, non perde occasione per offendermi, mi impedisce di fare qualunque cosa in casa perché "Io sono in capace", nella sua mente è sbagliato che io cucini perché devo mangiare quello che cucina lei, solo lei è perfetta, io sono sbagliata. Ovviamente - a 40 anni - decido io cosa mangiare o cosa no, ho alimenti a cui sono intollerante e mi creano problemi ("sono solo cazzate che ti inventi!), ma questo crea conflitto, urla, rabbia da parte sua, e porta me a volte a saltare i pasti per evitare questo. E questo è solo un argomento. Ancora - a volte - mi alza le mani addosso, oppure se rompe qualcosa mi incolpa anche se non ero a casa addebitandomi la spesa. Addirittura un mese fa è caduta da sola battendo la testa, io ero al piano superiore della casa, l'ho trovata per terra, l'ho soccorsa e lei ha iniziato ad incolparmi, a dire che io l'avevo spinta e che era colpa mia. Io volevo chiamare i soccorsi, lei non ha voluto perché (cito) "Poi devo dire che è stata colpa tua"; quest'ultima cosa mi ha atterrito. Fa di tutto per recidere il rapporto fra me e mio fratello, questo comportamento è assolutamente assente in sua presenza, anche se più volte l'ha sorpresa ad urlarmi addosso e le ha detto di calmarsi. Fuori da casa si comporta come una povera vittima, all'età di 79 anni ancora si presta a fare pulizie qua e là per lamentarsi e dire che deve aiutarmi (lei vive in casa mia, non il contrario, io pago con mio fratello tutte le spese, la sua pensione è sua e nessuno gliela tocca).
Ho bisogno di un modo per fortificarmi e riuscire ad affrontare queste dinamiche, a farmi scivolare addosso le sue offese, le sue provocazioni i suoi modi, da sola non riesco, ed è avvilente che in terapia mi venga detto che "basta che trovarsi un altro lavoro" o "basta vendere la casa e risolve"; sono passati anni e nessun professionista ha colto il succo del problema, cioè come posso affrontare il rapporto con mia madre.
Se non riesco a risolvere questo non riesco a risolvere nient'altro, perché lo stress, l'ansia, la depressione che mi crea mi sta letteralmente uccidendo, il lavoro che ho adesso è tanto che riesco a continuarlo proprio perché a malapena mi reggo in piedi.
Stavo bene lontana, ma adesso non sono nelle condizioni di allontanarmi.
Chiedo suggerimenti e comprensioni, se avete anche testi da leggere per avere un'infarinatura e capire a quale specialista rivolgermi, perché fino ad adesso mi sono sentita davvero incompresa e ho buttato soldi in terapie inutili.

Buona giornata
Dott.ssa Roberta Ravolo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Grazie per aver condiviso questa situazione cosi delicata. Per affrontare nel modo più efficace e rispettoso possibile, sarebbe utile incontrarci di persona in studio. Facendo in questo modo potremmo comprendere insieme le dinamiche attuali e lavorare insieme per rendere l'ambiente domestico poi adeguato ai bisogni di tuti. La costruzione di un nuovo equilibrio familiare potrebbe essere utile affinchè si possa procedere verso un funzionamento più sereno e sostenibile. Resto a disposizione per concedere un appuntamento

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Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buonasera,
quello che descrive – una combinazione di derealizzazione, pensieri ossessivi e la percezione di suoni inesistenti durante momenti di particolare stimolazione sensoriale (come l'uso del phon o la doccia) – può effettivamente rientrare nel quadro dei disturbi d’ansia, in particolare in situazioni di stress prolungato.

La derealizzazione è una forma di dissociazione, una risposta del nostro cervello a un sovraccarico emotivo: si manifesta con la sensazione che il mondo attorno sia irreale o distante. I pensieri ossessivi, invece, sono pensieri intrusivi e ripetitivi che spesso alimentano l’ansia stessa.

Per quanto riguarda la percezione di suoni inesistenti (come campane, voci o sirene), si parla di allucinazioni uditive, ma non necessariamente nel senso più grave del termine. Quando siamo sotto forte stress, ansia cronica o affaticamento, il nostro cervello può “ingannare” i sensi, soprattutto in situazioni in cui il rumore di fondo (come il phon o l’acqua della doccia) può mascherare i suoni reali, creando un effetto simile a quello delle illusioni acustiche.

Queste esperienze non indicano necessariamente un disturbo psicotico, soprattutto se la persona mantiene consapevolezza che si tratta di percezioni “strane” e si interroga sul loro significato. Tuttavia, è fondamentale non sottovalutare questi segnali: anche se possono essere legati ad ansia e stress, è importante valutare approfonditamente il quadro clinico per escludere altre possibili cause o per intervenire tempestivamente sul malessere.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista che possa valutare il caso in modo completo e personalizzato.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Sara Tagliabue
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ospitaletto
Buongiorno, mi dispiace per la situazione logorante che sta vivendo.
Per prima cosa bisogna chiarire cosa intende dire con "affrontare il rapporto con mia madre". Se si riferisce al bisogno di modificare questo rapporto penso che tutti i suoi sforzi saranno vani: quando ci troviamo di fronte a persone che ci aggrediscono o ci rispondono male non è il nostro cambiamento nel rapportarci a loro sufficiente a modificare il comportamento dell'altro. Se parla invece della possibilità di "farsi scivolare addosso le sue offese" è possibile con una terapia alleggerire il peso delle parole altrui, ma parliamo sempre della propria madre, come non essere feriti da quello che ci viene detto?! Alleggerirne il peso resta comunque possibile.
In secondo luogo, dagli elementi che ha descritto, mi sembra che la questione logistica sia un tema rilevante nel mantenimento di questa situazione di disagio. Dice che è da anni che questa situazione è presente e dice che non cambia, allora potrebbe iniziare a pensare alla possibilità che certi cambiamenti possano forse aiutarla a generare questo cambiamento. Non penso che "basti" trovare lavoro/cambiare casa, ma dal momento che la situazione è invariata da tempo potrebbe essere comunque un tentativo per migliorare la sua condizione di benessere.
Può ricevere supporto da uno psicoterapeuta (le suggerirei un collega che sia anche terapeuta EMDR). Anche nei consultori può trovare professionisti validi.
Le auguro di trovare un collega che possa darle il sostegno di cui ha bisogno.
Un caro saluto
Sara Tagliabue
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bruino
Gentile signora,
le sue parole raccontano una condizione di grande solitudine emotiva e sofferenza quotidiana, in cui ogni possibilità di sollievo sembra ostacolata da vincoli materiali e relazionali soffocanti. Il dolore che traspare è reale e merita ascolto, non soluzioni semplicistiche.
Da quello che scrive, è evidente quanto la relazione con sua madre sia carica di dinamiche svalutanti e colpevolizzanti, che affondano le radici in anni di vissuti relazionali disfunzionali. Non si tratta solo di "andarsene da casa", ma di riuscire a ritrovare un senso di sé, un limite sano e una forza interna anche dentro a una situazione che – per ora – non può cambiare esternamente.
E questo, in effetti, è un lavoro terapeutico profondo, che va oltre i consigli pratici o le spiegazioni tecniche.
In casi come il suo, spesso è necessario un percorso che aiuti a riconoscere le dinamiche tossiche senza colpevolizzarsi, a ricostruire un dialogo interno più solido e protettivo, e a trovare spazi di respiro anche dove sembra impossibile. Esistono approcci che lavorano proprio su questo: non per "aggiustare" la relazione con sua madre, ma per aiutare lei a non sentirsi più definita da quello che subisce ogni giorno.
Le auguro davvero di poter incontrare qualcuno che la faccia sentire compresa, e se desidera approfondire, sono a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno, lei è portatrice di una istanza familiare, ed è in una psicoterapia familiare che potrebbero esser affrontate le problematiche qui riportate. Ne parli anche con gli altri membri della famiglia, sarebbe una occasione di cura per tutto il nucleo familiare. Cordiali Saluti Dott. Diego Ferrara
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Elisa Manfredi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno a lei e grazie per la sua sofferta condivisione. Purtroppo avete dei genitori con patologie psichiatriche é una sfida per qualunque familiare. Aggravata dal fatto che nessuno ha scelto per se o per gli altri di ammalarsi. Ci sono gruppi di sostegno per familiari che si occupano proprio di questo. D' altra parte l' unica possibilità che ha di farsi scivolare addosso certi comportamenti e verbalizzazioni é lavorare emotivamente sul fatto che questi non dipendono da sua madre, ma dalla sua patologia psichica. L alternativa sarebbe per dare che lo faccia apposta, volutamente e con l intenzione di danneggiarla; sarebbe insostenibile. Un caro saluto. E M.
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buongiorno! Ho letto le sue sentite righe con grande partecipazione. Sono consapevole di muovermi su un terreno scivoloso, ma proverò ad offrirle un contributo di pensiero. Frustrazione, rabbia, incomprensione, senso di impotenza, disperazione arrivano forti. Posso solo provare ad immaginare quanto sia difficile. Ho l’impressione che ci sia un filo rosso in quello che scrive, il senso di colpa. In famiglia, nelle relazioni sentimentali (accennava ad una convivenza), nel rapporto con sé stessa e con la psicoterapia sembra esserci questo sottofondo emotivo sempre in agguato. Come una sentenza interna (inconscia) di colpevolezza alla quale mi pare segua sempre lo stesso esito, la stessa ripetitiva condanna: “SONO DOVUTA tornare qui… DEVO convivere con mia madre”. Ogni movimento separativo, ogni timido passo verso l’indipendenza, ogni piccola acquisizione di autonomia sembrano scatenare una reazione. Chissà quanto deve essersi sentita sola, senza qualcuno che la sostenesse e la proteggesse mentre cercava di diventare grande, di essere genuinamente sé stessa. Mi sono chiesto del suo papà e di quanto sarebbe stato prezioso un contributo paterno forte e protettivo. Qualcuno che la guardasse con affetto, tristezza, orgoglio, che la accompagnasse nei faticosi tentativi per imparare e sentirsi legittimata ad andare sola nel mondo, con la certezza di una base sicura dove poter tornare per ricaricarsi emotivamente. Forse, qualcosa non è andato per il verso giusto e sembra che lei finisca sempre per sentirsi in colpa, ingrata e responsabile ogni qualvolta cerca di “salpare” verso una vita piena e serena. È una situazione in cui si potrebbe essere tentati di suggerire che la soluzione sta nell’allontanarsi dalla famiglia, cambiare lavoro o città, aumentare gli antidepressivi, insomma tagliare via con il bisturi la causa del dolore, mentre lei ha diritto ad un lavoro complesso, delicato e preciso. Sembra aver perso la speranza, allora sono io a sperare che lei possa sentire presto di meritarlo, senza se e senza ma. In bocca al lupo
Dott.ssa Daniela Benvenuti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Gent ma, la sua mail è molto triste ed intrisa di costrizione e impotenza. Non conosco i precedenti percorsi psicologici, che lei definisce inutili e sicuramente non dubito che non l'abbiano supportata. Mi sento solo di dirle che deve farsi aiutare in senso pratico, altrimenti arriverà ad un tale grado di saturazione da non riuscire a vedere nemmeno uno spiraglio di luce e ad autodistruggersi psicologicamente. In secondo luogo, deve rasserenarsi almeno un poco per stabilire il confine tra i suoi diritti e i suoi doveri, in pratica volersi un po' più bene.
Non so se ho risposto al suo quesito, spero che le mie riflessioni le siano utili.
Cordialmente, dr.ssa Daniela Benvenuti
Dott.ssa Mariagrazia Merola
Psichiatra, Psicoterapeuta
Torino
Gentilissima, la situazione che descrive è piuttosto complessa ed è comprensibile sentirsi così frustrati e sofferenti.
Anche se, come ha sperimentato, è faticoso trovare un terapeuta adatto a noi e di cui fidarsi, un percorso di psicoterapia potrebbe esserle certamente di grande aiuto. Anche una valutazione psichiatrica, per impostare una terapia farmacologica, potrebbe fare al caso suo, non certo per risolvere la situazione in senso assoluto, ma per ridurre un po' la sofferenza e riuscire ad essere più sereni.
Le auguro di stare meglio. Un caro saluto.
Dr.ssa Mariagrazia Merola
Dott.ssa Silvana Spagnuolo
Psicologo, Psicoterapeuta
Manfredonia
Probabilmente capire come gestire emotivamente, prima ancora che a livello organizzativo, la sua situazione familiare potrebbe esserle utile per continuare a credere in se stessa, in un futuro nonostante gli "attacchi materni". L'efficacia di una psicoterapia dipende innazitutto dall'efficacia della coppia terapeutica, probabilmente non ha trovato il terapeuta giusto per lei.
Dott.ssa Giulia Virginia La Monica
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trento
Buongiorno,
spiacente per il vissuto che riporta. Posso immaginare momenti di sconforto in cui ci si può sentire poco compresi. Non so quali siano stati obiettivi e approcci già sperimentati, però Le posso consigliare l'approccio breve strategico in quanto si utilizzano sia tecniche concrete e l'intervento su vissuti, credenze, approcci ecc.
Potrebbe essere un'ulteriore anche un confronto/presa in carico con il servizio sociale territoriale, se non avete già valutato, per dare un'assistenza differente alla madre e quindi rinforzare una differente autonomia.
Ci tengo a scrivere che in quanto adulti in qualsiasi relazione si ha un potere. Lo dico non tanto per colpevolizzare ma per ricordare che si può decidere di accettare o meno un comportamento (verbale e/o fisico); diversamente si rischia di prendere parte alla dinamica.
Un saluto
Dott. Francesco Pompei
Psicologo, Psicoterapeuta
Verona
Salve,
comprendo quanto possa essere difficile e stressante la situazione di convivenza con sua madre.
Ritengo importante che lei possa esplorare le ragioni che le impediscono di emanciparsi da questa condizione, lavorando sia sugli aspetti psicologici e personali, sia individuando strategie pratiche che possano favorire la sua autonomia.
Un percorso di psicoterapia può sicuramente rappresentare un valido supporto, ma è fondamentale il suo impegno proattivo per affrontare questa sfida.
Le segnalo inoltre che esistono percorsi terapeutici a costi contenuti, oppure potrebbe valutare la possibilità di accedere ai servizi pubblici dedicati.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Lorena Menoncello
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, questa continua svalorizzazione è molto dannosa perchè mette in dubbio la sua capacità di giudizio e di scelta. Immagino la sofferenza di vedersi schiacciata da una persona che dovrebbe sostenerla, ma sappiamo che non sempre le relazioni si sviluppano come dovrebbero. Questa dinamica è dolorosa soprattutto perchè rischia di incrinare l'immagine che lei ha di sé e anche l'immagine che gli altri hanno di lei.
Le consiglierei di fare dei colloqui psicologici, anche on line, se nel suo paese non ci sono strutture adeguate. Nel frattempo, se mi vuole contattare privatamente, potrei consigliarle un libro da cui prendere degli spunti utili per riflettere sulla sua situazione.
Resto a disposizione per ulteriore chiarimenti.
Cordiali saluti
Dott.ssa Lorena Menoncello
Dott.ssa Chiara Campagnano
Psicologo, Psicoterapeuta
Modena
Buongiorno,

prima di tutto voglio dirle che la sua sofferenza è reale e profondamente comprensibile. Sta vivendo una situazione molto dura, in cui si mescolano dinamiche familiari tossiche, isolamento, precarietà economica e un senso di intrappolamento che qualsiasi persona faticherebbe a reggere. E il fatto che continui a cercare aiuto, nonostante le esperienze frustranti avute in passato, dimostra una forza che forse lei stessa fa fatica a riconoscersi.

Non è strano che le terapie fatte finora non abbiano funzionato, soprattutto se si è sentita colpevolizzata, poco ascoltata o incanalata verso “soluzioni pratiche” che, per chi non vive la sua realtà, possono sembrare semplici — ma che semplici non sono affatto.

Ha ragione: non si può curare solo sé stessi quando il problema è anche nel contesto. In casi come il suo, il lavoro psicologico dovrebbe partire proprio dalla ricostruzione del senso di sé, della dignità e della possibilità di stabilire confini interni, anche quando quelli esterni sembrano impossibili da tracciare.

Non esiste una risposta rapida, ma esistono percorsi costruiti su misura, con professionisti che conoscono a fondo le dinamiche familiari manipolatorie, l’impatto della coabitazione forzata con genitori abusanti e il dolore di sentirsi soli in tutto questo.

Non è debole, non è sbagliata. Ha semplicemente bisogno — e diritto — di essere accolta per la persona che è, e non per quella che gli altri le hanno fatto credere di essere.

Un caro saluto
Dr. Fabio Ricardi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
La sua lettera riesce a comunicare in modo molto vivo le sue dufficoltà e il suo disagio. Sono d'accordo con lei che la cosa più urgente è riuscire a mettere un poco più di distanza tra lei e sua madre, coa non facile data la convivenza, ma comunque possibile.Il primo punto è riuscire a dare una spiegazione di quello che succede. Da cosa viene, per sua madre, il bisogno di darle addosso fin dal primo mattino e di darle la colpa anche per quello incui lei non c'entra per nulla? Immagino che sua madre abbia avuto un'infanzia difficile e forse anche un matrimonio problematico. Sottolineo questo non per spirito altruistico verso sua madre, ma perchè comprendere meglio la situazione le offre maggiori risorse per gestirla."La psicoterapia è riuscita solo a farmi sentire colpevole": questo è un punto che merita di esser compreso meglio: è chiaro che una psicoterapia sottintende che la persona possa fare qualcosa per rispondere alla sua situazione, ma questo non vuol dire negare la complessità dei problemi. Forse c'è stata una sua interpretazione inchiave negativa di quello che il/la terapeuta le ha detto.
Tornando al rapporto con sua madre, riuscire a mettere un po' di spazio iin questa vicenda difficile può anche permetterle di costruire o ricostruire una sua vita sociale, che evidentemente è una parte esenziale della vita.
Naturalmente ci sono altri temi importanti, che nei limiti di questo scambio di mail si possono solo accennare; così la ricerca di una lavoro migliore: possibile che lei debba rassegnarsi a un lavoro da 800 eu. al mese,e che oltretutto, a quanto scrive, la inpegna molto?
Dott.ssa Alessandra Domigno
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Mi dispiace per la condizione in cui sta vivendo e altrettanto mi dispiace che non abbia trovato l'aiuto che richiedeva. Il lavoro psicoterapeutico è un lavoro lungo e spesso il percorso non ha una linea chiara e ben designata. Per quel che riguarda i libri non sento di suggerire qualcosa di specifico perchè ritengo che il processo di trasformazione debba partire da se stessi e i libri spesso rimangono troppo generici. Se desidera possiamo effettuare un primo incontro online o in presenza e comprendere il suo stato d'animo. Cordialità. Dott.ssa Alessandra Domigno
Dott.ssa Orietta Savelli
Psicologo, Psicoterapeuta
Senigallia
Buonasera gentile utente. La situazione che lei descrive sembra essere davvero molto disturbante per il suo benessere quotidiano e generale. La condizione psicologica, e ormai anche fisica, che lei vive potrebbe somigliare alla reazione che l'organismo produce quando si è in presenza di atteggiamenti e comportamenti "abusanti". Questa è una parola forte, ma il modo in cui lei vive le modalità relazionali con sua madre mi fanno pensare a questo tipo di dinamica.
Quando si è sottoposti ripetutamente a per lungo tempo a dinamiche emotive disfunzionali si sviluppano delle reazioni come le sue, sono le reazioni tipiche ad eventi più o meno traumatici. Credo che lei possa trarre giovamento dal lavoro svolto con un/una terapeuta esperto/a anche in traumi derivanti da comportamenti abusanti. Le auguro buona ricerca e l'augurio di un lavoro fruttuoso. La saluto.
D.ssa Orietta Savelli
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, la situazione che descrive è altamente stressante e ha le caratteristiche di un rapporto familiare tossico e manipolatorio, con aspetti che richiamano la violenza psicologica e il gaslighting. È comprensibile che le terapie non abbiano funzionato se non sono state centrate sulla reale dinamica disfunzionale e sul trauma relazionale che vive quotidianamente.
Il problema non è solo “emotivo”, ma strutturale: è difficile guarire se si è costretti a convivere ogni giorno con chi genera sofferenza. In questi casi serve un approccio terapeutico centrato sul trauma relazionale e sulla ricostruzione del sé, possibilmente con una terapeuta esperta in abusi familiari e narcisismo patologico. Nel frattempo, può iniziare un lavoro personale sul confine emotivo: imparare a riconoscere i meccanismi di manipolazione, a rispondere il meno possibile agli attacchi, a ridurre l'esposizione dove può, anche solo chiudendo la porta e prendendosi spazi.
Non è lei il problema. Il dolore che sente è coerente con ciò che vive. Cerchi una psicoterapeuta che non le dica cosa fare, ma che le insegni a non dubitare più di ciò che sente. È da lì che comincia la vera guarigione
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Gentile utente, quello che racconti trasmette con molta chiarezza quanto stai vivendo: una condizione di grande precarietà materiale unita a una relazione familiare dolorosa, che sembra toglierti energia e senso di sicurezza. Il tuo malessere non è segno di debolezza: è la risposta umana a una situazione molto pesante e cronica, che mette alla prova la tua dignità e il tuo equilibrio.
È comprensibile che tu ti senta scoraggiata quando gli interventi terapeutici sembrano ridurre tutto a “soluzioni pratiche”, senza cogliere il nucleo del problema: come proteggerti e mantenere te stessa viva in un contesto tossico che al momento non puoi lasciare. Un percorso psicologico che tenga conto delle dinamiche relazionali e dei vissuti traumatici potrebbe aiutarti più di una terapia “standard” focalizzata solo sui sintomi. Non sei sola e non sei “sbagliata”: la tua fatica ha un senso, e merita uno spazio di ascolto reale e rispettoso. Resto a disposizione per qualsiasi domanda, ho aderito al programma del "bonus psicologo" e sono disponibile anche per terapie online. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno

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