Buongiorno, spiego brevemente la mia situazione. A giugno 2023 ho ricevuto una trazione osteopatic
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Buongiorno,
spiego brevemente la mia situazione.
A giugno 2023 ho ricevuto una trazione osteopatica al collo fatta male
che mi ha provocato e tutt’ora mi provoca una serie di sintomi quali difficoltà visive, di concentrazione, fotofobia, estrema sensazione di confusione ed impossibilità a svolgere da allora qualsiasi esercizio un po’ + intenso in palestra pena la ripartenza della sintomatologia forte.
A livello strutturale non ci sono danni in quanto tutti gli accertamenti del caso sono stati fatti.
Con l’aiuto di un fisioterapista che mi segue facendomi fare degli esercizi mirati sono riuscito a tornare (a volte) ad una condizione accettabile dove i sintomi non ci sono e dovrò lavorare con lui ancora molti mesi.
Per quanto riguarda i sintomi, ogni volta che tornano, perché tornano, non riesco a gestirli mentalmente perché sono invalidanti, mi viene la depressione e vado in black out.
Mi chiedo se un percorso di psicoterapia possa aiutare nella gestione di tale situazione.
Anche prima dell’episodio avevo ansia nella vita quotidiana ed ipocondria che però non sfociavano mai in sintomatologia di questa entità. Ora questi sintomi non riesco a gestirli invece.
Saluto cordialmente e ringrazio.
spiego brevemente la mia situazione.
A giugno 2023 ho ricevuto una trazione osteopatica al collo fatta male
che mi ha provocato e tutt’ora mi provoca una serie di sintomi quali difficoltà visive, di concentrazione, fotofobia, estrema sensazione di confusione ed impossibilità a svolgere da allora qualsiasi esercizio un po’ + intenso in palestra pena la ripartenza della sintomatologia forte.
A livello strutturale non ci sono danni in quanto tutti gli accertamenti del caso sono stati fatti.
Con l’aiuto di un fisioterapista che mi segue facendomi fare degli esercizi mirati sono riuscito a tornare (a volte) ad una condizione accettabile dove i sintomi non ci sono e dovrò lavorare con lui ancora molti mesi.
Per quanto riguarda i sintomi, ogni volta che tornano, perché tornano, non riesco a gestirli mentalmente perché sono invalidanti, mi viene la depressione e vado in black out.
Mi chiedo se un percorso di psicoterapia possa aiutare nella gestione di tale situazione.
Anche prima dell’episodio avevo ansia nella vita quotidiana ed ipocondria che però non sfociavano mai in sintomatologia di questa entità. Ora questi sintomi non riesco a gestirli invece.
Saluto cordialmente e ringrazio.
Buongiorno, comprendo quanto possa essere difficile convivere con una situazione come quella che descrive. La sintomatologia che sta affrontando, seppur non legata a danni strutturali come confermano gli esami medici, ha un impatto importante sulla sua quotidianità e sul suo benessere psicofisico. È naturale che una condizione così persistente, che limita le sue attività e riaccende sintomi fisici e mentali, porti a momenti di sconforto e a quella sensazione di "black out" di cui parla. Un percorso di psicoterapia, in particolare ad orientamento cognitivo-comportamentale, può essere molto utile per affrontare la situazione. Questo approccio si concentra sulla relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti, aiutandola a sviluppare strategie pratiche per gestire l’ansia, i pensieri catastrofici legati ai sintomi e le reazioni depressive che si manifestano quando i sintomi tornano. Ad esempio, quando la sintomatologia riemerge, è possibile che si attivi un ciclo di pensieri negativi e preoccupazioni ("non ne uscirò mai", "non riuscirò a gestire questa situazione") che peggiora ulteriormente il suo stato d’animo e la percezione dei sintomi. Un terapeuta cognitivo-comportamentale potrebbe aiutarla a lavorare su questi pensieri, insegnandole a riconoscerli, metterli in discussione e sostituirli con pensieri più funzionali e realistici. Inoltre, potrebbe supportarla nell’apprendere tecniche di rilassamento, di gestione dell’ansia e di mindfulness, che possono aiutarla a fronteggiare meglio i momenti in cui la sintomatologia si ripresenta. L’ansia e l’ipocondria che già percepiva prima di questo episodio potrebbero aver reso questa situazione ancora più difficile da gestire. È come se l’esperienza vissuta a giugno avesse intensificato una vulnerabilità preesistente, creando una connessione tra i sintomi fisici e la paura che possano peggiorare o non risolversi mai. Lavorare su questi aspetti, con il supporto di un professionista, può aiutarla a spezzare questo circolo vizioso e a sviluppare un senso di maggiore controllo e sicurezza nei confronti di ciò che sta vivendo. È positivo che abbia trovato un fisioterapista con cui sta lavorando, e questo è già un grande passo. Un percorso psicoterapeutico potrebbe integrarsi bene con il lavoro che sta facendo, perché si occuperebbe della parte emotiva e mentale, spesso così collegata ai sintomi fisici, permettendole di affrontare la situazione con un approccio più completo. Non è semplice affrontare sintomi così persistenti, soprattutto quando sembrano "invisibili" dal punto di vista medico, ma questo non significa che il suo disagio non sia reale. Si dia la possibilità di esplorare un percorso psicoterapeutico: può essere un'opportunità per ritrovare maggiore serenità, forza e strumenti concreti per affrontare ciò che sta vivendo. Le auguro di ritrovare presto un equilibrio e la tranquillità che merita. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
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Gentile utente, mi dispiace tanto per la situazione che ha descritto, dalle sue parole leggo tanto dolore. Sicuramente un percorso di supporto psicologico potrebbe esserle utile per vedere meglio questi disagi che ha riportato.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
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Dott. Luca Rochdi
mi dispiace molto per il peso emotivo che hai portato in questa relazione e ti ringrazio per aver condiviso la tua esperienza in modo così aperto. Quello che descrivi è un percorso complesso, in cui hai dovuto affrontare il dolore della perdita, la responsabilità della genitorialità e il senso di abbandono emotivo nella coppia.
Ti invito a considerare alcuni aspetti fondamentali:
1. Cos'è davvero l'amore?
L'amore autentico è un sentimento che include rispetto, sostegno reciproco, ascolto e un impegno costante verso l'altro, anche nelle difficoltà. Non si limita ad attrazione fisica o a un tratto isolato della personalità. Quando una persona riduce i motivi per cui è con te a pochi elementi (come dolcezza o bellezza), senza impegnarsi ad apprezzare e sostenere tutto ciò che sei, sta offrendo un coinvolgimento parziale. Questo non equivale a un amore completo, ma piuttosto a un legame limitato, che inevitabilmente crea squilibri nella relazione.
2. Il senso di colpa e la manipolazione emotiva
Dal tuo racconto, sembra che il tuo ex compagno abbia cercato di spostare la responsabilità della separazione su di te, insinuando che tu non avessi dato abbastanza complicità o pazienza. Tuttavia, una relazione di coppia non può funzionare se uno solo dei due si sforza di mantenere vivo il legame. Le tue richieste di aiuto emotivo, di vicinanza e di ascolto erano più che legittime, soprattutto in un momento della tua vita così carico di eventi emotivi (la morte di tuo padre e la nascita del secondo figlio).
Attribuirti la colpa per la fine della relazione è una forma di manipolazione emotiva. Quando ci troviamo in queste dinamiche, è importante ricordare che ogni persona ha la responsabilità delle proprie azioni (o inazioni). Se lui non ha saputo ascoltarti, sostenerti o manifestare affetto, questa è una sua mancanza, non tua.
3. Riconoscere il tuo valore
La tua decisione di lasciare la relazione non è un segno di fallimento, ma di forza. Hai riconosciuto che i tuoi bisogni emotivi erano ignorati e hai scelto di proteggerti. Questo è un atto di grande coraggio e amore per te stessa, ma anche per i tuoi figli, che cresceranno vedendo una madre capace di riconoscere il proprio valore e di perseguire la propria felicità.
4. Un amore "a metà" non è sufficiente
Concludendo, quello che descrivi non sembra un amore pieno. Le mancanze di affetto fisico, di sostegno emotivo e di condivisione profonda non sono aspetti marginali, ma fondamentali in una relazione. La tua riflessione sul fatto che l'amore non possa essere "a metà" è assolutamente corretta. Hai fatto bene a rifiutare una relazione che non ti faceva sentire amata e rispettata nella tua interezza.
Come affrontare il futuro
Il senso di colpa e le sue parole possono ancora tormentarti, ma ricorda che la tua scelta è stata il risultato di un lungo processo di consapevolezza. Se senti che il peso emotivo è ancora forte, potrebbe essere utile un percorso di supporto psicologico per elaborare questa esperienza e rafforzare ulteriormente la tua autostima.
Se vuoi, possiamo approfondire alcuni aspetti della tua situazione o esplorare strategie per gestire al meglio la convivenza temporanea con il tuo ex compagno e il benessere dei tuoi figli. Sono qui per aiutarti.
Un caro saluto,
Dott.ssa Erika Tortello
Ti invito a considerare alcuni aspetti fondamentali:
1. Cos'è davvero l'amore?
L'amore autentico è un sentimento che include rispetto, sostegno reciproco, ascolto e un impegno costante verso l'altro, anche nelle difficoltà. Non si limita ad attrazione fisica o a un tratto isolato della personalità. Quando una persona riduce i motivi per cui è con te a pochi elementi (come dolcezza o bellezza), senza impegnarsi ad apprezzare e sostenere tutto ciò che sei, sta offrendo un coinvolgimento parziale. Questo non equivale a un amore completo, ma piuttosto a un legame limitato, che inevitabilmente crea squilibri nella relazione.
2. Il senso di colpa e la manipolazione emotiva
Dal tuo racconto, sembra che il tuo ex compagno abbia cercato di spostare la responsabilità della separazione su di te, insinuando che tu non avessi dato abbastanza complicità o pazienza. Tuttavia, una relazione di coppia non può funzionare se uno solo dei due si sforza di mantenere vivo il legame. Le tue richieste di aiuto emotivo, di vicinanza e di ascolto erano più che legittime, soprattutto in un momento della tua vita così carico di eventi emotivi (la morte di tuo padre e la nascita del secondo figlio).
Attribuirti la colpa per la fine della relazione è una forma di manipolazione emotiva. Quando ci troviamo in queste dinamiche, è importante ricordare che ogni persona ha la responsabilità delle proprie azioni (o inazioni). Se lui non ha saputo ascoltarti, sostenerti o manifestare affetto, questa è una sua mancanza, non tua.
3. Riconoscere il tuo valore
La tua decisione di lasciare la relazione non è un segno di fallimento, ma di forza. Hai riconosciuto che i tuoi bisogni emotivi erano ignorati e hai scelto di proteggerti. Questo è un atto di grande coraggio e amore per te stessa, ma anche per i tuoi figli, che cresceranno vedendo una madre capace di riconoscere il proprio valore e di perseguire la propria felicità.
4. Un amore "a metà" non è sufficiente
Concludendo, quello che descrivi non sembra un amore pieno. Le mancanze di affetto fisico, di sostegno emotivo e di condivisione profonda non sono aspetti marginali, ma fondamentali in una relazione. La tua riflessione sul fatto che l'amore non possa essere "a metà" è assolutamente corretta. Hai fatto bene a rifiutare una relazione che non ti faceva sentire amata e rispettata nella tua interezza.
Come affrontare il futuro
Il senso di colpa e le sue parole possono ancora tormentarti, ma ricorda che la tua scelta è stata il risultato di un lungo processo di consapevolezza. Se senti che il peso emotivo è ancora forte, potrebbe essere utile un percorso di supporto psicologico per elaborare questa esperienza e rafforzare ulteriormente la tua autostima.
Se vuoi, possiamo approfondire alcuni aspetti della tua situazione o esplorare strategie per gestire al meglio la convivenza temporanea con il tuo ex compagno e il benessere dei tuoi figli. Sono qui per aiutarti.
Un caro saluto,
Dott.ssa Erika Tortello
Gentile utente, buonasera. Quella che descrive sembra una situazione sintomatologica che si riverbera in un circuito chiuso. Abbiamo un dato che ci lascia suppore una patogenesi anteriore al fatto della trazione osteopatica (l'ipocondria e l'ansia) che, con molta probabilità, vanno ad aggravare le capacità percettive e la condizione dello psicosoma in generale. La condizione medica, provocata probabilmente dall'intervento osteopatico, aggrava e slatentizza quanto già presente subliminalmente. Ovviamente questa è solo un'ipotesi diagnostica che va corroborata adeguatamente con colloqui clinici. In ogni caso la risposta alla sua domanda è: si, la psicoterapia pùò certamente farle del bene. Rimango disponibile per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti, Marco Casella.
Salve, immagino non sia stato facile per lei, trovarsi catapultato, non per scelta in una nuova condizione di vita che, a quanto riporta, ne ha compromesso la sua qualità.
In qualità di professionista, credo sia utile per lei creare uno spazio dedicato e personale in cui poter elaborare quanto accaduto ed individuare nuove skills e capacità.
In qualità di professionista, credo sia utile per lei creare uno spazio dedicato e personale in cui poter elaborare quanto accaduto ed individuare nuove skills e capacità.
Gentile utente, un percorso di terapia potrà aiutarla gestire e accattare tali sintomi, ma anche aiutarla ad affrontare tale vissuto. Prendersi cura sia del sintomo reale che dei suoi vissuti emotivi legati al sintomo potrebbe essere per lei molto importante. Rimango a sua disposizione. Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buongiorno, l'esperienza negativa dall'osteopata sembra aver amplificato delle problematiche legate all'ansia già esistenti. E proprio tali pregressi potrebbero causare un iperfocus verso i sintomi fisici, creando un circolo vizioso per cui dolore fisico e disagio emotivo si rafforzano a vicenda. Per tale motivo consiglio un percorso psicologico con indirizzo psicosomatico.
Buonasera, grazie per aver condiviso la sua esperienza. Sì, un percorso psicologico o di psicoterapia potrebbe sicuramente essere utile per affrontare la gestione dei sintomi emotivi e psicologici che sta vivendo. La combinazione di ansia, fotofobia, difficoltà di concentrazione e sensazioni di confusione può generare un forte stress emotivo, che può amplificare la difficoltà nel gestire il malessere fisico. Attraverso un percorso psicologico si possono esplorare strategie per affrontare le emozioni di frustrazione, ansia e depressione, migliorando la sua capacità di tollerare il disagio e prevenire il rischio di black-out. Inoltre, può aiutarla a sviluppare risorse per gestire la preoccupazione per la salute e l’ipocondria. Lavorare su questi aspetti potrebbe avere effetti positivi anche nel miglioramento del benessere fisico, favorendo una gestione più equilibrata e consapevole della situazione. Se vuole, posso aiutarla a orientarsi verso il tipo di intervento più adatto non esiti a contattarmi. Rimango a disposizione. Dott.ssa Veronica Savio
Buongiorno gentile Utente, la situazione che descrive è sicuramente molto complessa e comprensibilmente frustrante. Avere a che fare con sintomi fisici debilitanti e intermittenti, soprattutto dopo un evento traumatico come la trazione osteopatica che menziona, può mettere a dura prova sia il corpo che la mente. Il fatto che gli accertamenti strutturali non abbiano rilevato danni è un dato positivo, ma non diminuisce la portata del disagio che sta vivendo.
Un percorso di psicoterapia potrebbe rivelarsi molto utile in questo contesto. Affrontare sintomi persistenti e invalidanti come quelli che descrive, in particolare quando si ripresentano e scatenano reazioni emotive intense come depressione e black-out, richiede un sostegno specifico. La psicoterapia potrebbe aiutarla a gestire meglio l’ansia, il senso di impotenza e la difficoltà a convivere con i sintomi ricorrenti, soprattutto perché la componente emotiva e psicologica può influire sul modo in cui viviamo il dolore fisico e il disagio.
Dalla sua descrizione emerge anche una preesistente ansia e ipocondria che, pur non avendo mai raggiunto livelli così intensi, sembrano essersi amplificate in seguito all'episodio. Una terapia cognitivo-comportamentale (CBT) potrebbe essere particolarmente indicata, perché le permetterebbe di lavorare sia sulle emozioni legate ai sintomi sia sui pensieri disfunzionali che possono amplificare la percezione di invalidità e il senso di smarrimento.
Inoltre, potrebbe considerare tecniche di rilassamento, come la mindfulness o esercizi di respirazione, che spesso vengono integrate nella terapia per aiutare a ridurre l’ansia e migliorare la gestione dei momenti di crisi. Anche un approccio basato sull'accettazione, come l'Acceptance and Commitment Therapy (ACT), potrebbe aiutarla a convivere con i sintomi senza che questi condizionino in modo così totalizzante il suo benessere emotivo.
Infine, il fatto che stia già lavorando con un fisioterapista è un ottimo segno: un approccio integrato che consideri sia l’aspetto fisico che quello psicologico è spesso la chiave per migliorare situazioni complesse come la sua. Prendere in considerazione la psicoterapia è un passo importante e dimostra la sua volontà di non lasciare che questa condizione le tolga il controllo sulla sua vita. Con il tempo e il supporto giusto, potrebbe scoprire nuove risorse per affrontare questa sfida e recuperare maggiore serenità.
Dott. Luca Vocino
Un percorso di psicoterapia potrebbe rivelarsi molto utile in questo contesto. Affrontare sintomi persistenti e invalidanti come quelli che descrive, in particolare quando si ripresentano e scatenano reazioni emotive intense come depressione e black-out, richiede un sostegno specifico. La psicoterapia potrebbe aiutarla a gestire meglio l’ansia, il senso di impotenza e la difficoltà a convivere con i sintomi ricorrenti, soprattutto perché la componente emotiva e psicologica può influire sul modo in cui viviamo il dolore fisico e il disagio.
Dalla sua descrizione emerge anche una preesistente ansia e ipocondria che, pur non avendo mai raggiunto livelli così intensi, sembrano essersi amplificate in seguito all'episodio. Una terapia cognitivo-comportamentale (CBT) potrebbe essere particolarmente indicata, perché le permetterebbe di lavorare sia sulle emozioni legate ai sintomi sia sui pensieri disfunzionali che possono amplificare la percezione di invalidità e il senso di smarrimento.
Inoltre, potrebbe considerare tecniche di rilassamento, come la mindfulness o esercizi di respirazione, che spesso vengono integrate nella terapia per aiutare a ridurre l’ansia e migliorare la gestione dei momenti di crisi. Anche un approccio basato sull'accettazione, come l'Acceptance and Commitment Therapy (ACT), potrebbe aiutarla a convivere con i sintomi senza che questi condizionino in modo così totalizzante il suo benessere emotivo.
Infine, il fatto che stia già lavorando con un fisioterapista è un ottimo segno: un approccio integrato che consideri sia l’aspetto fisico che quello psicologico è spesso la chiave per migliorare situazioni complesse come la sua. Prendere in considerazione la psicoterapia è un passo importante e dimostra la sua volontà di non lasciare che questa condizione le tolga il controllo sulla sua vita. Con il tempo e il supporto giusto, potrebbe scoprire nuove risorse per affrontare questa sfida e recuperare maggiore serenità.
Dott. Luca Vocino
Buongiorno, certamente un percorso di supporto e di psicoterapia può aiutare a trovare nuove modalità per affrontare alcune situazioni anche legate alla malattia (secondarie) e lavorare anche su nuclei di sofferenza che potrebbero essere stati presenti anche prima degli episodi di infortunio e quindi riuscire a lavorare più in profondità. Resto a disposizione
Gentile utente, mi dispiace per situazione che sta vivendo e rispondendo alla sua domanda, certo iniziare un percorso psicologico può aiutare il suo stato psicofisico. Resto a sua disposizione Dott.ssa Valentina Pisciotta
Buonasera, dal suo racconto posso capire quanta sofferenza le crei questa situazione. Proprio per il fatto che l'ansia e la paura della malattie l'hanno sempre accompagnata nella vita, un percorso di psicoterapia potrebbe esserle d'aiuto per comprendere meglio i meccanismi dell'ansia e potenziare le sue risorse per poterla gestire nella quotidianità. Il black out di cui parla è legittimo, si potrebbe ragionare insieme per trovare un modo meno invalidante di "accettarli" quando tornano. Per ogni chiarimento sono a disposizione online. Un cordiale saluto, dott.ssa Mini
Gentile utente, grazie per aver condiviso questa sua sofferenza.
Sicuramente comprendo la difficoltà nel gestire questa sintomatologia, ma con l’aiuto di un specialista del settore, intraprendendo un percorso di psicoterapia, potrà iniziare a lavorare sulla gestione della sintomatologia per evitare che questa si rinforzi e si aggravi.
Resto a disposizione
Dr.ssa Marina Dattoma
Sicuramente comprendo la difficoltà nel gestire questa sintomatologia, ma con l’aiuto di un specialista del settore, intraprendendo un percorso di psicoterapia, potrà iniziare a lavorare sulla gestione della sintomatologia per evitare che questa si rinforzi e si aggravi.
Resto a disposizione
Dr.ssa Marina Dattoma
Capisco quanto possa essere difficile convivere con sintomi così invalidanti e imprevedibili, soprattutto quando compromettono le attività quotidiane. È normale sentirsi scoraggiati, ma è importante sapere che ci sono strumenti per affrontare questa situazione.
Un percorso di psicoterapia può aiutarla a gestire meglio le emozioni legate ai sintomi, come confusione, frustrazione e blocco, offrendo strategie per affrontare questi momenti in modo più sereno. Tecniche di rilassamento e mindfulness possono essere molto utili per alleviare la tensione emotiva e migliorare il benessere generale, favorendo una maggiore capacità di adattamento.
Se desidera ulteriori informazioni o un confronto più approfondito, non esiti a contattarmi. Sarò felice di offrirle il mio supporto.
Un caro saluto,
Dott. Nasti
Un percorso di psicoterapia può aiutarla a gestire meglio le emozioni legate ai sintomi, come confusione, frustrazione e blocco, offrendo strategie per affrontare questi momenti in modo più sereno. Tecniche di rilassamento e mindfulness possono essere molto utili per alleviare la tensione emotiva e migliorare il benessere generale, favorendo una maggiore capacità di adattamento.
Se desidera ulteriori informazioni o un confronto più approfondito, non esiti a contattarmi. Sarò felice di offrirle il mio supporto.
Un caro saluto,
Dott. Nasti
Gentile utente,
dal racconto della sua esperienza si evince quanto questa esperienza sia stata fisicamente e mentalmente invalidante.
Il trauma da lei subito sembra aver avuto ripercussioni nella gestione della sua quotidianità e la possibilità di intraprendere un percorso di terapia potrebbe senz'altro aiutarla.
Ritengo sia una buona idea prendersi cura sia dell'aspetto fisico sia del suo benessere psicologico.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Chiara Roselletti.
dal racconto della sua esperienza si evince quanto questa esperienza sia stata fisicamente e mentalmente invalidante.
Il trauma da lei subito sembra aver avuto ripercussioni nella gestione della sua quotidianità e la possibilità di intraprendere un percorso di terapia potrebbe senz'altro aiutarla.
Ritengo sia una buona idea prendersi cura sia dell'aspetto fisico sia del suo benessere psicologico.
Rimango a disposizione,
Dott.ssa Chiara Roselletti.
Salve, capisco quanto possa essere difficile convivere con l’ansia e i sintomi che descrive. Quando il corpo e la mente sono in conflitto, la sensazione di non avere controllo può sembrare sopraffacente. Però con l'aiuto di un professionista non sei solo/a e ci sono strumenti per affrontarla. La psicoterapia è un percorso che può davvero aiutarti a comprendere le radici di ciò che stai vivendo e a trovare nuovi modi per gestire i tuoi pensieri, le emozioni e i sintomi fisici. Parlare con un professionista ti permetterà di esplorare in profondità ciò che ti succede e di scoprire strategie pratiche per ridurre l’ansia, gestire lo stress e migliorare il tuo benessere psicofisico.
Ti incoraggio a considerare di iniziare questo percorso potrai trovare il modo di star meglio.
Ti incoraggio a considerare di iniziare questo percorso potrai trovare il modo di star meglio.
Buongiorno, gli accertamenti di cui parla comprendono Rm Rx e esame neurologico che sarebbero risultati negativi tutti?
Penso che possa essere certamente utile per lei associare un percorso di supporto psicologico a quello fisioterapico di modo da lavorare, più che sulla sintomatologia manifesta, su tutto quello che che la precede e la segue, immagino che questa possa essere una situazione difficile da gestire e che le provochi sensazioni di sconforto. Se oggi chiede consigli, si sta già attivando al fine di stare meglio sotto tutti i punti di vista e questa è una cosa buona a prescindere.
Penso che possa essere certamente utile per lei associare un percorso di supporto psicologico a quello fisioterapico di modo da lavorare, più che sulla sintomatologia manifesta, su tutto quello che che la precede e la segue, immagino che questa possa essere una situazione difficile da gestire e che le provochi sensazioni di sconforto. Se oggi chiede consigli, si sta già attivando al fine di stare meglio sotto tutti i punti di vista e questa è una cosa buona a prescindere.
Buongiorno,
Grazie per aver condiviso la sua esperienza in modo così dettagliato. Da quanto descrive, la sua situazione combina un disagio fisico con una componente emotiva significativa, legata alla difficoltà di gestire i sintomi e al loro impatto sulla qualità della vita. È comprensibile che la persistenza di sintomi invalidanti, unita all'ansia preesistente, renda ancora più difficile mantenere un equilibrio mentale.
Un percorso di psicoterapia potrebbe essere molto utile per affrontare meglio questa fase. Attraverso la terapia, potrebbe imparare a riconoscere e gestire i pensieri e le emozioni legati ai sintomi fisici, riducendo così il senso di impotenza che sperimenta quando i sintomi si ripresentano. Inoltre, potrebbe aiutarla a elaborare l’evento che ha scatenato questa condizione, riducendo il suo impatto emotivo. Lavorare su queste dinamiche potrebbe anche rafforzare le sue risorse personali, aiutandola a mantenere la motivazione nel percorso di recupero fisico e a ritrovare un maggiore senso di controllo nella vita quotidiana.
Inoltre, considerando l’ansia e l’ipocondria preesistenti, la psicoterapia potrebbe favorire una maggiore serenità, prevenendo che le preoccupazioni legate alla salute aggravino ulteriormente il disagio attuale. È positivo che stia già collaborando con un fisioterapista; il supporto psicologico potrebbe integrarsi bene con il lavoro che sta svolgendo per migliorare la sua condizione fisica.
Le consiglio di rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta per un primo colloquio, dove potrà spiegare la sua situazione in modo simile a quanto ha fatto qui. Questo sarà un passo importante per individuare insieme un percorso adatto alle sue esigenze. Le auguro di trovare presto un sollievo duraturo e una maggiore serenità.
Grazie per aver condiviso la sua esperienza in modo così dettagliato. Da quanto descrive, la sua situazione combina un disagio fisico con una componente emotiva significativa, legata alla difficoltà di gestire i sintomi e al loro impatto sulla qualità della vita. È comprensibile che la persistenza di sintomi invalidanti, unita all'ansia preesistente, renda ancora più difficile mantenere un equilibrio mentale.
Un percorso di psicoterapia potrebbe essere molto utile per affrontare meglio questa fase. Attraverso la terapia, potrebbe imparare a riconoscere e gestire i pensieri e le emozioni legati ai sintomi fisici, riducendo così il senso di impotenza che sperimenta quando i sintomi si ripresentano. Inoltre, potrebbe aiutarla a elaborare l’evento che ha scatenato questa condizione, riducendo il suo impatto emotivo. Lavorare su queste dinamiche potrebbe anche rafforzare le sue risorse personali, aiutandola a mantenere la motivazione nel percorso di recupero fisico e a ritrovare un maggiore senso di controllo nella vita quotidiana.
Inoltre, considerando l’ansia e l’ipocondria preesistenti, la psicoterapia potrebbe favorire una maggiore serenità, prevenendo che le preoccupazioni legate alla salute aggravino ulteriormente il disagio attuale. È positivo che stia già collaborando con un fisioterapista; il supporto psicologico potrebbe integrarsi bene con il lavoro che sta svolgendo per migliorare la sua condizione fisica.
Le consiglio di rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta per un primo colloquio, dove potrà spiegare la sua situazione in modo simile a quanto ha fatto qui. Questo sarà un passo importante per individuare insieme un percorso adatto alle sue esigenze. Le auguro di trovare presto un sollievo duraturo e una maggiore serenità.
Buongiorno.
Un sostegno psicologico può essere utile per affrontare la questione.
Distinti Saluti
Dott.ssa Sarno Veronica
Un sostegno psicologico può essere utile per affrontare la questione.
Distinti Saluti
Dott.ssa Sarno Veronica
Gentilissimo mi spiace molto leggere che un intervento non andato come dove andare le ha causato conseguenze che hanno modificato la qualità della sua vita. Sicuramente un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla fornendole uno spazio di ascolto ed elaborazione dei vissuti , permettendole di liberare dello spazio mentale da reinvestire nella sua vita . Rimango a disposizione cordialmente Dott.ssa Scagnetto
Buonasera,
comprendo quanto possa essere difficile convivere con sintomi fisici così invalidanti, soprattutto quando si accompagnano a difficoltà emotive come ansia e ipocondria. La sua idea di intraprendere un percorso di psicoterapia è sicuramente valida e può offrirle strumenti preziosi per affrontare questa situazione.
È importante riconoscere che i sintomi fisici e la sofferenza psicologica possono influenzarsi a vicenda. Le difficoltà visive, la confusione e la fotofobia che sperimenta sono certamente debilitanti, ma il loro impatto può essere amplificato da emozioni come paura, frustrazione e senso di impotenza. Una psicoterapia potrebbe aiutarla a gestire meglio queste emozioni e a lavorare sulla sua tendenza all’ipocondria e sull’ansia preesistente.
Attraverso il percorso, potrà imparare a gestire i pensieri negativi legati ai sintomi, migliorando la sua capacità di affrontarli senza entrare in black-out emotivo. Sarà possibile esplorare anche il modo in cui vive il rapporto con il proprio corpo e con la paura di un possibile peggioramento, aiutandola a riconquistare un senso di controllo e sicurezza.
Inoltre, apprendere strategie per affrontare lo stress potrebbe ridurre la tensione e migliorare la gestione dei momenti in cui i sintomi si ripresentano. Considerando che la situazione la sta portando a sperimentare momenti di depressione, la psicoterapia potrebbe offrirle uno spazio sicuro in cui esprimere e rielaborare le emozioni legate a questa esperienza traumatica.
Le consiglio quindi di valutare questa opzione e di affidarsi a un professionista esperto, che potrà costruire insieme a lei un percorso personalizzato per affrontare sia la sintomatologia fisica sia il disagio psicologico che ne deriva.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Lovati
comprendo quanto possa essere difficile convivere con sintomi fisici così invalidanti, soprattutto quando si accompagnano a difficoltà emotive come ansia e ipocondria. La sua idea di intraprendere un percorso di psicoterapia è sicuramente valida e può offrirle strumenti preziosi per affrontare questa situazione.
È importante riconoscere che i sintomi fisici e la sofferenza psicologica possono influenzarsi a vicenda. Le difficoltà visive, la confusione e la fotofobia che sperimenta sono certamente debilitanti, ma il loro impatto può essere amplificato da emozioni come paura, frustrazione e senso di impotenza. Una psicoterapia potrebbe aiutarla a gestire meglio queste emozioni e a lavorare sulla sua tendenza all’ipocondria e sull’ansia preesistente.
Attraverso il percorso, potrà imparare a gestire i pensieri negativi legati ai sintomi, migliorando la sua capacità di affrontarli senza entrare in black-out emotivo. Sarà possibile esplorare anche il modo in cui vive il rapporto con il proprio corpo e con la paura di un possibile peggioramento, aiutandola a riconquistare un senso di controllo e sicurezza.
Inoltre, apprendere strategie per affrontare lo stress potrebbe ridurre la tensione e migliorare la gestione dei momenti in cui i sintomi si ripresentano. Considerando che la situazione la sta portando a sperimentare momenti di depressione, la psicoterapia potrebbe offrirle uno spazio sicuro in cui esprimere e rielaborare le emozioni legate a questa esperienza traumatica.
Le consiglio quindi di valutare questa opzione e di affidarsi a un professionista esperto, che potrà costruire insieme a lei un percorso personalizzato per affrontare sia la sintomatologia fisica sia il disagio psicologico che ne deriva.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Lovati
Buonasera, un percorso di sostegno psicologico le sarebbe sicuramente d'aiuto, anche solo nella gestione dell'ansia. Cordiali saluti.
Salve, iniziare un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla a gestire i momenti in cui la sintomatologia si ripresenta.
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza con così tanta chiarezza. Quello che stai vivendo è davvero difficile: il fatto che i sintomi ti limitino nella vita quotidiana e nello sport, e che ti facciano sentire confuso o depresso, è comprensibilissimo. Non è colpa tua se ti senti sopraffatto; quello che descrivi è una reazione naturale a un evento traumatizzante per il tuo corpo e la tua mente, anche se non ci sono danni strutturali.
Sì, un percorso di psicoterapia può essere molto utile in questo contesto. Non per “curare” il collo o i sintomi fisici, ma per aiutarti a gestire l’ansia, la paura e il senso di impotenza che si accendono ogni volta che i sintomi tornano. La psicoterapia può fornirti strumenti concreti per affrontare i momenti di black-out emotivo, imparare tecniche di regolazione dell’ansia, sviluppare strategie di coping graduali e riprendere fiducia nel tuo corpo senza farti sopraffare dalla paura che i sintomi ritornino.
Due spunti pratici che potresti iniziare a integrare:
1. Tecniche di grounding e respirazione consapevole quando senti che i sintomi stanno salendo. Anche pochi minuti possono aiutare a stabilizzare mente e corpo.
2. Diario dei sintomi e delle emozioni, per riconoscere i pattern, accettare le sensazioni senza giudizio e vedere progressi anche minimi: ti aiuta a prendere distanza dal panico immediato.
Non sei solo in questo percorso: il corpo e la mente possono ricostruire un senso di sicurezza insieme, passo dopo passo. La psicoterapia può davvero diventare un supporto stabile mentre lavori con il fisioterapista sul recupero fisico.
Sì, un percorso di psicoterapia può essere molto utile in questo contesto. Non per “curare” il collo o i sintomi fisici, ma per aiutarti a gestire l’ansia, la paura e il senso di impotenza che si accendono ogni volta che i sintomi tornano. La psicoterapia può fornirti strumenti concreti per affrontare i momenti di black-out emotivo, imparare tecniche di regolazione dell’ansia, sviluppare strategie di coping graduali e riprendere fiducia nel tuo corpo senza farti sopraffare dalla paura che i sintomi ritornino.
Due spunti pratici che potresti iniziare a integrare:
1. Tecniche di grounding e respirazione consapevole quando senti che i sintomi stanno salendo. Anche pochi minuti possono aiutare a stabilizzare mente e corpo.
2. Diario dei sintomi e delle emozioni, per riconoscere i pattern, accettare le sensazioni senza giudizio e vedere progressi anche minimi: ti aiuta a prendere distanza dal panico immediato.
Non sei solo in questo percorso: il corpo e la mente possono ricostruire un senso di sicurezza insieme, passo dopo passo. La psicoterapia può davvero diventare un supporto stabile mentre lavori con il fisioterapista sul recupero fisico.
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