Buongiorno, spero possiate rispondere alla mia domanda perchè praticamente nessuno tra medici,patron

14 risposte
Buongiorno, spero possiate rispondere alla mia domanda perchè praticamente nessuno tra medici,patronato e addirittura l'INPS è in grado di farlo con esattezza! Ho 41 anni e 3 ricoveri alle spalle da quando ne aveo 17. Diagnosi dell'ultimo ricovero è di bipolarismo misto.Al momento assumo solo 5 mg di aripiprazolo. Il punto è questo:
Avendo una laurea triennale in scienze del turismo e circa 20 anni di esperienze lavorative anche all'estero volevo ora rivolgermi alla carriera dell'insegnamento, sia esso nel settore pubblico che privato ma non so se, qualora venisse accettata la mia domanda di invalidità con conseguente inserimento nelle categorie protette, potrei vedermi respinta tale possibilità lavorativa a causa della mia patologia esplicitamente certificata dalle strutture pubbliche ( ospedali e CSM).
Quello che mi viene risposto ad oggi è che il datore di lavoro non è tenuto a sapere la mia diagnosi o patologia, ma nutro dei forti dubbi a tal proposito. Qualcuno puo' darmi delucidazioni in merito? Grazie mille
Buonasera, ho letto con attenzione la sua richiesta. Sicuramente le hanno dato informazioni corrette e la sua diagnosi rimane sotto la tutela della privacy. Tuttavia il ruolo di insegnante è ad alto rischio di patologie stress lavoro correlate che potrebbero peggiorare la sintomatologia con ricadute sia per lei che per l'utenza. Se questa è la strada vocazionale che vuole intraprendere è auspicabile che si faccia seguire dallo psicoterapeuta soprattutto nella delicata fase concorsuale e di inserimento in un ambiente professionale, seppure stimolante, del tutto nuovo.

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Gentilissima, concordo con quanto riferito dalla collega.
Quanto le è stata diagnosticato comporta delle conseguenze importanti che possono più o meno essere amplificate dagli eventi di vita quotidiani. Le consiglio un percorso di psicoterapia sia come fonte di sostegno sia come delucidazione in merito ai dubbi che può avere per il suo progetto lavorativo attuale. Le auguro in bocca al lupo!
Quanto le è stato risposto è effettivamente corretto. Concordo con le colleghe rispetto al suggerimento di valutare una possibile psicoterapia di sostegno.
Gent.ma Signora
le sue perplessità riguardanti la professione di insegnante correlate alla sua patologia diagnostica le fanno merito.
quello che sicuramente le posso consigliare e di farsi supportare da un/una psicoterapeuta per poter esser supportata adeguatamente anche per comprendere veramente gestire al meglio questa situazione di scelta di vita. la sua situazione attuale non deve limitare la sua vita, può solo migliorare con un buon supporto psicoterapico.
grazie di aver condiviso con noi la sua sitauzione
Dott.ssa Pecora
gentile dottoressa,
è vero che lo statuto dei lavoratori vieta che il datore di lavoro conoscano le diagnosi dei dipendenti, ma temo che quando si entra nelle categorie protette il divieto sia attenuato, ad esempio se sono cieca posso essere assunta come centralinista ma non per mansioni che contemplino l'uso della vista, penso che nel suo caso non siano previste attività di insegamento, probabilmente nella scuola sono ammesse attività sussidiarie (es. biblioteca, amministrazione, segreteria....).
Sperando di esserle stata utile, le auguro ogni bene.
Susanna Bertini
Torino
Concordo con le opinioni dei colleghi, vorrei aggiungere che, mediante un supporto psicoterapeutico (unito alla terapia farmacologica) le possibilità lavorative aumentano in maniera esponenziale. Tenga però sempre in conto delle diverse difficoltà, oggettive, che ogni campo lavorativo comporta. Con questo non stò suggerendo un'inversione di marcia, bensì una pianificazione più attenta che possa evitare rischi inutili e permetterle di raggiungere i suoi obiettivi.

Dott. Vittorio Sarnelli
Buongiorno, dalle sue parole si coglie il desiderio di continuare ad emanciparsi lavorativamente e trovo che questo sia un sano bisogno. Il discorso della sua privacy rispetto alla patologia, abbraccia un ambito molto delicato e credo che prima ancora di interrogarsi su quali informazioni ha da dare, sia importante avere come focus la protezione di sè in modo che possa andare nella direzione di un esperienza da cui trarre benessere. Un'utile aiuto lo potrà trovare nella psicoterapia per chiarirsi su come pianificare un percorso lavorativo sicuro. Un caro saluto
Per quanto riguarda il quesito attinente il disturbo clinico rispetto al quale è in possesso della dovuta certificazione medico-legale, concordo con i colleghi con riferimento alla tutela della privacy e/o dati sensibili.
Tuttavia condivido altresì il pensiero di altri miei colleghi relativo al fatto che la “vocazione da insegnante” richieda un livello elevatissimo di “resilienza” e capacità di far fronte ai livelli medio-alti di stress e burn-out che tale professione comporta.
Sarebbe pertanto auspicabile, che lei abbia un valido psico-terapeuta e un ottimo trainer che la supporti in special modo nelle fasi più delicate della gestione del proprio stress lavorativo.
A tal proposito le potrei offrire il mio contributo professionale giacché ho un'esperienza pluriennale nel condurre ricerche sperimentali su stress lavoro-correlato e burn-out professionale condotte a favore del personale sanitario presso le strutture socio-assistenziali per le quali collaboro.

La saluto cordialmente
Gentilissima, se rientra nella categoria protetta per invalidità psichica temo che sia difficile possa essere accettata come insegnante, ma la categoria protetta apre molte possibilità lavorative, valuti l'opzione per lei più adatta che le permetta di prendersi cura di sé ed evitare recidive.
Salve, il datore di lavoro non è tenuto, per via della privacy ad avere delle informazioni circa il suo stato di salute. Valuti lo stress correlato ad una nuova esperienza lavorativa, ed oltre al supporto farmacologico si sostenga anche con un supporto psicoterapico per affrontare al meglio questa nuova avventura. Cari saluti.
Gentile utente, condivido quanto detto dai miei colleghi e non aggiungo altro. Intanto, giusto come informazione tecnica, temo che per poter accedere all'insegnamento non basti la sola laurea Triennale. Nella sua valutazione di un nuovo lavoro potrebbe prendere in considerazione altri ruoli quali, assistente tecnico o applicato di segreteria. In ogni caso la sua diagnosi non le preclude nessun lavoro nella scuola, supportato, come suggerivano i colleghi da un percorso di psicoterapia in aggiunta, se lo specialista lo ritiene opportuno, una terapia farmacologica. Sarebbe in ogni caso tutelata dalla privacy.
Sono a sua disposizione per altri chiarimenti.
Saluti
dott Mariarosaria Cerbone
Buonasera, per tutela della privacy il datore di lavoro non può accedere alle informazioni specifiche sullo stato di salute tuttavia l'insegnamento spesso può causare stress per questo sarebbe opportuno che lei cercasse il supporto di uno psicoterapeuta che la sostenga in questo progetto anche valutando la possibilità di accedere ad altre opportunità lavorative meno stressogene. Cordialmente dottoressa Stefania Palmacci
Gentilissimo, capisco le sue preoccupazioni riguardo alla sua situazione lavorativa alla luce della diagnosi, ma è fondamentale sottolineare che la privacy delle informazioni mediche è un aspetto rilevante, e i datori di lavoro dovrebbero rispettare tale riservatezza durante il processo di selezione. Pur tuttavia penso sia necessario farsi aiutare da un professionista della salute mentale per chiedere consigli e poterla aiutare a sviluppare un approccio ponderato che tiene conto delle sue aspirazioni professionali e del benessere mentale. Un caro saluto, dr.ssa Marina Lumento.
Capisco ,le sue preoccupazioni ma a tutela abbiamo la legge sulla privacy.
Il rapporto con il datore di lavoro non puo' essere determinato dalla sua problematica di salute in quanto non vi è una limitazione invalidante a tal punto da non poter svolgere delle attivita' lavorative.
Le consiglio di rivolgere la domanda anche al centro per l'impiego e di chiarire la sua posizione.
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