Buongiorno, sono una ragazza di quasi 24 Anni; da Novembre mi sono trasferita In un'altra cittá per

28 risposte
Buongiorno, sono una ragazza di quasi 24 Anni; da Novembre mi sono trasferita In un'altra cittá per iniziare un corso di Laurea Magistrale. Sono entrata peró dopo due mesi dall'inizio Delle lezioni perció i gruppetti di amicizie si erano giá formati. Per fortuna ero in contatto con una ragazza che aveva fatto la triennale con me, perció ho conosciuto diverse persone senza peró stringerci un rapporto di amicizia profondo. Questo dovuto anche al fatto che durante il weekend torno a casa spesso. Prima delle vacanze di Natale ero riuscita ad uscire un paio di volte con un gruppo di ragazze. Oggi peró, al rientro, mi sono sentita un pesce fuor d'acqua. Mi sono sentita snobbata e non considerata da nessuno, ho avuto la sensazione che tutti fossero riusciti a stringere legami tranne me. Questa Cosa mi fa stare molto male perché immediatamente la ricollego Al fatto che Io non Sia Una persona piacevole o abbastanza simpatica. Allo stesso tempo mi rendo conto del fatto che tornando spesso nel weekend Sia piú difficile. Perció oltre a sentirmi inadeguata mi sento complice Di tutto ció ma Allo stesso tempo mi viene Ancora piú voglia di tornare a casa appena posso, creando un circolo vizioso.
Vorrei riuscire ad uscire da questa situazione ma non saprei come fare. Cosa suggerite?
Dott. Leonardo Provini
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Buongiorno, prima di darle un eventuale suggerimento sarebbe importante comprendere meglio il contesto. Ad esempio, in che città si è trasferita? E invece da dove proviene? Cosa trova i week end quando ritorna nella sua città di origine? Che rapporti ha con la sua famiglia di origine? Le consiglierei se sente che questo aspetto della sua vita la limiti in qualche modo o la faccia soffrire (altro aspetto che sarebbe importante da approfondire) di fare 3 o 4 colloqui con uno psicoterapeuta per cercare di comprendere se ci sono delle motivazioni più profonde connesse a questi ritmi di vita. Ritengo che questo la possa aiutare. In seguito, di decidere insieme al professionista se sia il caso di iniziare un percorso che la possa aiutare ad avere una organizzazione a lei più congeniale.
Spero di essere stato di aiuto, resto a disposizione

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Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza. Quello che sta vivendo è del tutto comprensibile e naturale: trasferirsi in una nuova città, iniziare un nuovo percorso di studi e confrontarsi con dinamiche sociali già avviate rappresentano cambiamenti significativi, che possono generare sentimenti di incertezza e solitudine.
Il desiderio di tornare a casa nei weekend è assolutamente comprensibile, perché il legame con gli affetti e con un ambiente familiare può offrire sicurezza e conforto. Tuttavia, come ha giustamente notato, questo potrebbe rendere più complesso il processo di integrazione nella nuova realtà.
Mi colpisce il fatto che associ la difficoltà nel creare legami profondi all’idea di non essere una persona abbastanza piacevole o simpatica. Le chiedo: è possibile che questa opinione di sé stessa stia influenzando il modo in cui percepisce la situazione? Spesso, quando temiamo di non essere accettati, possiamo interpretare segnali ambigui come rifiuto o indifferenza, anche quando magari non lo sono realmente.
Forse potrebbe provare a osservare la situazione da un’altra prospettiva: anziché chiedersi se gli altri la stiano escludendo, potrebbe domandarsi se ha dato a sé stessa la possibilità di farsi conoscere meglio e di conoscere meglio gli altri. Potrebbe essere utile provare a creare nuove occasioni di incontro, magari proponendo lei per prima di organizzare un’attività o una semplice uscita. Anche piccoli passi in questa direzione potrebbero aiutarla a sentirsi più coinvolta.
Non sia troppo severa con sé stessa: si dia tempo. L’adattamento a una nuova realtà è un processo graduale e, come in ogni relazione, anche le amicizie richiedono tempo per svilupparsi. Se lavorerà sulla fiducia verso se stessa, anche gli altri potranno percepirlo e avvicinarsi con più facilità.
Dott.ssa Chiara Missana
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Taranto
Cara paziente, da quello che leggo sembra che tu stia considerando solo due possibili scenari: tornare a casa il weekend e non legare con i compagni di corso/restare nei weekend e legare con i compagni di corso. E se ne creassi un terzo? Ad esempio, tornare a casa nei weekend e legare con i compagni di corso durante i giorni di lezione. Prova a soffermarti su tutto ciò che puoi fare per stringere un rapporto con gli altri a lezione. Se vorrai cercare altre strategie insieme ad un professionista che ti guidi con cura e attenzione, puoi fare riferimento a me. Cordiali saluti, Dott.ssa Chiara Missana, psicologa psicoterapeuta.
Dott.ssa Martina Podda
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile paziente anonimo, quello che descrivi è un vissuto comprensibile e che può essere molto doloroso. Entrare in un gruppo già formato può senz'altro far emergere sensazioni di esclusione, ma starei attenta ad interpretare questa sensazione come un segnale che ci sia qualcosa di "sbagliato" in te. Questo pensiero potrebbe rimandare più ad una tua percezione interna che al mondo esterno che ti circonda, su cui ti invito a riflettere. Il fatto che la tua prima reazione sia quella di collegare questa situazione a un tuo possibile difetto – il timore di non essere abbastanza simpatica o piacevole – fa pensare che forse questa non sia solo una difficoltà nel presente, ma un modo ricorrente in cui ti percepisci nelle relazioni, e quindi da attenzionare. Allo stesso tempo, sembri consapevole del circolo vizioso che attivi di fronte a questa dinamica, ma è interessante notare come ci sia ancora qualcosa che ti spinge a ripeterla. Ti sei chiesta cosa significa per te "tornare a casa"?
Forse più che trovare una soluzione immediata, potresti esplorare questi vissuti: cosa significa per te sentirsi accettata? Quanto dipende dallo sguardo altrui e quanto dal tuo modo di percepirti? E come sarebbe se, per un momento, provassi a tollerare questo senso di "estraneità", senza fuggirlo, ma cercando di capire cosa ti racconta di te stessa? Credo che questa difficoltà possa essere colta come un'occasione per scoprire molto di te, smussando i tuoi angoli interni e avviando un processo di crescita. Ti consiglio di considerare l'idea di cercare supporto in questo processo di esplorazione.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
È comprensibile che tu possa sentirti esclusa e in difficoltà nell'inserirti in un nuovo ambiente, specialmente considerando che sei entrato nel corso con qualche mese di ritardo e che spesso torni a casa nel weekend. È normale provare queste sensazioni, ma è importante ricordare che il valore di una persona non dipende dal numero di amici o dalle dinamiche sociali in cui si trova coinvolta.

Potresti provare a modificare leggermente il tuo approccio, magari cercando di essere più presente durante la settimana e provando a proporre la tua stessa delle occasioni per socializzare, anche con singole persone piuttosto che gruppi già consolidati. A volte, costruire legami più profondi richiede tempo e piccole iniziative quotidiane, come condividere un caffè dopo le lezioni o unirsi a qualche attività extra-universitaria.

È anche importante lavorare sui pensieri negativi che ti fanno dubitare di te stessa. Il fatto di sentirti esclusa non significa automaticamente che gli altri ti stiano evitando di proposito o che tu non sia una persona interessante. Spesso questi vissuti derivano da insicurezze personali più che da reali atteggiamenti degli altri.

Per approfondire questa situazione e trovare strategie più specifiche per affrontarla, sarebbe utile e consigliato rivolgersi a uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Gentile utente buongiorno,
grazie per aver condiviso questo suo momento difficile.
Le relazioni sono una parte importante della nostra vita, sia perché sono fonte di emozioni positive (allegria, divertimento, senso di appartenenza, amore, gratitudine), sia perché sono occasione per rinforzare la propria idea del sé, la propria autostima e per avere conferme sui propri attributi positivi.
Sicuramente, nella sua pur giovane esperienza di vita, ha potuto constatare questa importanza delle relazioni per il benessere psicologico, e ora ne sta avvertendo la mancanza. Ciò causa frustrazione e insoddisfazione, ma soprattutto sta generando molti pensieri negativi e ricorsivi su sé stessa, sulla sua autostima e su come gli altri la percepiscono, innescando anche una tendenza alla comparazione (per esempio, rispetto alla sua amica della triennale che vede già inserita nel nuovo gruppo di amicizie).
E' importante, però, calmare questi pensieri intrusivi e comprendere lucidamente che la soddisfazione di vita e la sensazione di felicità derivano da altri fattori, oltre alle relazioni, altrettanto importanti e significativi. Forse, in questo momento, è troppo concentrata sui benefici derivanti dalla vita sociale, dalla goliardia o dalle serate del fine settimana, per non accorgersi che ci sono emozioni positive da ricercare in altri contesti e in altri ambiti relazionali.
La invito, innanzitutto, a fare un breve elenco giornaliero delle situazioni e delle attività che le procurano più piacere o momenti di benessere: parta dalle cose più banali e scontate, come il mangiare, il passeggiare, giocare con un cane o un bambino, leggere o ascoltare musica. Ogni piccola connessione con la realtà quotidiana che provoca emozioni positive va sottolineata e amplificata.
Faccia poi una check-list delle sue attività preferite, cose che facendole le fanno letteralmente dimenticare il tempo che passa: le può chiamare attività coinvolgenti o di flusso. Possono essere attività artistiche, musicali o sportive, attività intellettuali, di volontariato o di studio. Spesso scegliendo di fare ciò che ci coinvolge pienamente consente anche di entrare in contatto con nuove persone, con gli stessi interessi, con caratteri simili e magari instaurare rapporti personali altamente significativi.
Importante, per generare soddisfazione, è anche avere obiettivi da realizzare, grandi e piccoli, e concentrarsi su di essi, facendo leva sulle motivazioni e sui propri punti di forza, aspetti che la faranno sentire più sicura dei suoi mezzi, con un livello di autostima aumentato e sostenibile.
Non trascuri anche l'importanza di prendersi cura di sé stessa, della sua salute, del suo aspetto fisico, per trovare armonia con il suo corpo e metterlo in equilibrio con la mente.
Un ultimo, ma significativo, consiglio è quello di puntare su relazioni vere e trasparenti, in cui ci siano argomenti di conversazione sentiti e condivisi, in cui ci sia voglia di ascoltare e di imparare, di crescere insieme attraverso esperienze comuni. Capisco che la mondanità, che il locale alla moda, che i gruppi numerosi che sembrano sappiano anche divertirsi, sono stereotipi che calamitano l'attenzione dei giovani, ma alla fine è nella trasmissione diretta di emozioni che si vivono le più belle relazioni interpersonali. Quando ha occasione di farlo, sia sé stessa e faccia emergere i suoi valori, la sua educazione, l'onestà o la gentilezza, o magari altre qualità che indubbiamente le appartengono: tutto ciò senza aspettarsi nulla in cambio... gli altri si accorgeranno senz'altro di lei e se non sarà così, sarà un buon modo per fare selezione e capire chi davvero le interessa frequentare.
Spero di averla aiutata ad aprire il focus della sua prospettiva. Rimango a disposizione per eventuale altro supporto, anche online.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Dott.ssa Carlotta Massai
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente, grazie per aver lasciato le sue riflessioni in merito alla situazione che sta vivendo.
Capisco il suo dispiacere, perché i rapporti di amicizia sono importanti e aiutano a vivere meglio anche il momento del percorso universitario. Solitamente la natura dei rapporti si basa più su una dimensione di "qualità" che di "quantità", ovvero come ci poniamo e cosa facciamo insieme ai nostri amici, piuttosto che da quante volte la frequentazione avviene.
Queste poche parole ovviamente rappresentano una possibilità e come tale sono da considerarsi. Il mio suggerimento è quello di valutare la possibilità di prendersi uno spazio per sé in cui essere seguita da uno psicologo o psicoterapeuta per poter esplorare di più i vissuti che porta.
Rimango a disposizione se desiderasse ulteriori approfondimenti e le mando un caro saluto.
Carlotta Massai
Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, mi dispiace sapere che stia vivendo questo momento di difficoltà e comprendo quanto possa essere frustrante sentirsi esclusa o poco considerata in un ambiente nuovo. Il trasferimento in un’altra città e l’inizio di un nuovo percorso accademico rappresentano cambiamenti significativi che spesso portano con sé insicurezze e dubbi su se stessi e sulle proprie capacità relazionali. È naturale confrontarsi con gli altri e, quando si ha la percezione che gli altri abbiano legato più di noi, può emergere la sensazione di essere inadeguati o poco interessanti. Tuttavia, ciò che sta provando non è necessariamente un riflesso del suo valore personale, ma piuttosto il risultato di un insieme di fattori, tra cui il tempo limitato trascorso in città e la difficoltà di inserirsi in gruppi già consolidati.

La tendenza a tornare spesso a casa è comprensibile perché rappresenta un rifugio sicuro, ma come ha intuito lei stessa, può rinforzare il senso di distanza dagli altri e rendere più difficile costruire nuovi legami. Forse potrebbe provare a bilanciare meglio i rientri a casa con il tempo trascorso nella nuova città, dandosi più opportunità di interagire con i colleghi universitari anche fuori dal contesto accademico. Inoltre, anziché focalizzarsi sull’idea che le amicizie siano già definite e impenetrabili, potrebbe provare ad avvicinarsi agli altri in modo graduale, magari partendo da piccole conversazioni o proponendo attività informali come prendere un caffè insieme dopo le lezioni. A volte, le connessioni si costruiscono più lentamente di quanto immaginiamo e il fatto che oggi si senta esclusa non significa che non possa trovare il suo spazio nel gruppo con il tempo.

Infine, può essere utile osservare e mettere in discussione i pensieri che la portano a sentirsi non abbastanza simpatica o interessante. Le difficoltà sociali non definiscono il suo valore come persona e, talvolta, ciò che percepiamo come un rifiuto da parte degli altri può essere il risultato di interpretazioni personali piuttosto che di un reale atteggiamento di esclusione. Darsi tempo, accogliere le proprie emozioni senza giudicarle e provare a sperimentare nuove modalità di interazione possono aiutarla a uscire da questo circolo vizioso.

Dott. Luca Vocino
Dott.ssa Cristina Orel
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Trieste
Buongiorno, ho letto la Sua richiesta e comprendo il Suo disagio. Si trova in un periodo della sua vita ove i cambiamenti sono importanti e non è facile trovarsi da soli in un'altra città e privi di punti di riferimento. Le consiglio di avere pazienza e di non perdere di vista il Suo obiettivo che consiste nel raggiungere il traguardo della laurea magistrale. Con calma e con un atteggiamento positivo vedrà che riuscirà a conoscere persone in gamba e magari ad instaurare delle amicizie. Non generalizzi e affronti ogni giorno con nuovo spirito costruttivo!
 Jessica Venga
Psicologo
Lucca
Ciao,
comprendo bene la tua situazione: fare amicizia durante gli anni dell'Università in una città nuova è molto difficile e può condurre a sentimenti di timore di non riuscire e solitudine. Molti ragazzi infatti hanno già le loro amicizie e inserirsi nel gruppo è difficile. Percepisco però nella tua richiesta un forte sentimento di inadeguatezza e bassa autostima, e questo può alterare la visione che abbiamo del mondo facendocelo percepire più in negativo. Penso che dovresti lavorare su questi punti: sul tuo sentimento di essere inadeguata (c'è sempre stato? Hai avuto esperienze passate in cui non sei riuscita a legare con qualcuno?) e sul migliorare la tua autostima, magari anche con l'aiuto di uno psicologo.
Potresti anche continuare a uscire con quelle ragazze e guardare come si evolve il rapporto col tempo: l'amicizia è un percorso, è un legame che nasce col tempo, con la pazienza , con l'impegno e con l'interesse reciproco.
Dott.ssa Sara Lerussi
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno,
prima di tutto, voglio dirti che ciò che provi è assolutamente normale. I cambiamenti importanti, come un trasferimento e l'inizio di un nuovo percorso, possono portare con sé insicurezze e momenti di difficoltà, soprattutto sul piano delle relazioni sociali.
Quello che descrivi sembra essere proprio un circolo vizioso: da un lato senti il desiderio di creare legami di amcizia più profondi, dall’altro il bisogno di tornare a casa ti porta a trascorrere meno tempo con i tuoi compagni di corso, rendendo più difficile l'approfondimento delle relazioni che stai creando e questo ti spinge ancora di più a rifugiarti a casa non appena puoi. È importante non colpevolizzarti per questo e non collegare il fatto di sentirsi "fuori posto" al non essere una persona piacevole, ma piuttosto riconoscere che trovare il proprio posto in un nuovo contesto richiede tempo e piccoli passi.
A volte quando si ha in mente un obiettivo a cui si ha fretta di arrivare si perde di vista il percorso da fare per raggiungerlo; nelle relazioni il concetto di gradualità è fondamentale, la "profondità" in un rapporto ha bisogno di essere costruita mattoncino per mattoncino. Il primo mattone non fa la casa ma è un elemento necessario per iniziare costruirla.

Invece di focalizzarti su quello che secondo te non stai facendo (es. fermarsi il weekend invece di tornare a casa), quali sono i passi che invece stai compiendo o che potresti compiere per creare delle relazioni?
Alcuni esempi pratici potrebbero essere:
- Proporre tu stessa di trascorrere del tempo insieme durante la pausa tra una lezione e l'altra o in momenti di studio
- Dato che vivi meno la città, potresti chiedere informazioni sui locali/biblioteche/aule studio e magari proporre di andarci insieme
- Spesso nelle città universitarie ci sono gruppi studenteschi che organizzano serate di socializzazione, potresti provare a partecipare da sola o invitando alcuni compagni di corso.

Spero che queste riflessioni ed esempi possano fungere da spunto per trovare un punto di vista diverso e meno colpevolizzante in questo momento di grossi cambiamenti.
Dott.ssa Sveva Nonni
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Gentile Utente, mi dispiace per la sua sofferenza. Credo sia un’esperienza molto comune quella di sentirsi soli, soprattutto durante delle fasi di cambiamento. Quelle che porta sono problematiche anche pratiche. Il mio suggerimento sarebbe quello di provare a forzarsi a rimanere almeno un weekend ogni tot, se sente che questo è parte del limite che sta riscontrando nel creare rapporti. Mi chiedo anche quanto lei sia propositiva al riguardo, ovvero quanto spesso sia lei a proporre delle uscite con queste nuove conoscenti. Anche organizzare degli incontri più intimi, anche semplicemente proponendo di studiare insieme, potrebbe essere una buona via per rinsaldare i rapporti. Ciò detto, la inviterei anche ad uscire dall’ambiente universitario. Provare ad uscire con i suoi coinquilini, se ne ha, iniziare dei corsi creativi o sportivi, vedere se ci sono dei gruppi di incontro nella città dove vive. Inoltre, un esercizio mentale che penso potrebbe aiutarla, è quello di mettere in discussione maggiormente le sue convinzioni. Capisco questa posizione la possa far sentire poco apprezzabile, ma quali sono altre possibilità? Quanto di questa situazione è legata anche ad un suo possibile atteggiamento di chiusura difensiva? Se poi ha riscontrato spesso problemi di autostima e/o difficoltà nel creare delle relazioni più profonde, la inviterei anche a valutare la possibilità di un supporto psicologico per affrontare queste sue difficoltà. Intanto le mando un caro saluto e spero possa trovare al più presto la rete affettiva che cerca.
Dott.ssa Laura Messina
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, grazie per aver condiviso questo momento così delicato. Il trasferimento in una nuova città e l'inizio di un nuovo percorso di studi rappresentano cambiamenti importanti e spesso emotivamente impegnativi. La difficoltà nel trovare il proprio posto in un gruppo già formato e il senso di esclusione che ci racconta possono facilmente generare insicurezza e dubbi su se stessi. Tuttavia, è importante ricordare che questo non dipende dal suo valore come persona o dalle sue qualità, ma da una serie di circostanze oggettive, come l'ingresso ritardato nel corso e il rientro frequente a casa.
Questo “circolo vizioso” che ha identificato, tuttavia, può essere spezzato con piccoli passi. Potrebbe iniziare cercando di partecipare ad attività organizzate dall'università o avvicinandosi a persone che le trasmettono maggiore apertura, senza l'aspettativa di dover costruire subito amicizie profonde. Spesso le relazioni si consolidano nel tempo, grazie ai momenti condivisi e alla pazienza.
Inoltre, non c'è nulla di sbagliato nel prendersi del tempo per sé o nel tornare a casa quando ne sente il bisogno. È possibile trovare un equilibrio tra il mantenere i legami familiari e costruirne di nuovi.
Un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a lavorare su queste insicurezze, rinforzando la fiducia in se stessa e fornendole strategie pratiche per affrontare queste situazioni sociali. Ricordi: ognuno ha il proprio ritmo per integrarsi in nuovi contesti.
Le auguro di cuore di ritrovare presto la serenità e di scoprire nuove opportunità di crescita personale. Non esiti a rivolgersi a un professionista per un sostegno più approfondito. Un caro saluto.
Dott.ssa Lucia Seri
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile utente,

capisco quanto possa essere difficile adattarsi a una nuova realtà, soprattutto quando sembra che gli altri abbiano già formato dei legami e si percepisce un senso di esclusione. È normale sentirsi insicuri o temere di non essere abbastanza piacevoli, ma è importante ricordare che queste sensazioni e pensieri sono solo il riflesso di timori momentanei, seppur molto intensi e intrusivi, e non rappresentano la sua vera essenza né il suo valore come persona. Inoltre è altrettanto importante ricordare che costruire relazioni amicali è un processo che richiede tempo e che la distanza può inizialmente rendere più difficile stabilire legami più profondi .Le suggerisco di essere paziente con se stessa e di permettersi di vivere questa fase senza troppa pressione. Cercare di prendere l'iniziativa, magari proponendo attività o piccoli momenti di socializzazione, potrebbe aiutarla a farsi conoscere meglio e a conoscere meglio gli altri. A volte le amicizie più autentiche nascono da gesti spontanei. Il fatto che sue coetanee sembrano aver già stretto dei legami non esclude che quelle stesse persone possano voler ampliare la loro cerchia amicale anche con lei, magari sviluppando legami di amicizia nuovi e più profondi. Cerchi di non privarsi a priori di questa possibilità!
Inoltre, riflettere su come bilanciare il desiderio di tornare a casa con la voglia di costruire radici nella nuova città potrebbe aiutarla a sentirsi meno in conflitto e a scegliere consapevolmente e serenamente come gestire il suo tempo e le sue risorse, anche a livello relazionale. Se questa difficoltà dovesse persistere, parlare con un professionista potrebbe aiutarla a comprendere meglio le sue emozioni e a trovare nuovi strumenti per affrontare la situazione con serenità.
Le auguro di cuore di trovare la sua strada e di sentirsi più a suo agio con il tempo.
Dott.ssa Lucia Seri
Dott.ssa Mariapaola Anania
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Salve, grazie per aver condiviso un pezzo del suo vissuto e del suo mondo interiore . Le consiglierei di fare 3 o 4 colloqui psicologici per approfondire meglio la situazione da Lei presentata . Dalle sue parole, traspare un senso di insicurezza e di scarsa amabilità. La decisione di intraprendere un percorso psicologico la aiutarebb a capire da dove hanno origine questi pensieri e queste convinzioni e imparare ad osservarli in modo distaccato. Sarebbe importante indagare meglio le relazioni con i suoi genitori, con amici. Si ricordi che c’è bisogno di tempo per adattarsi ai cambiamenti. In bocca a lupo e resto a sua disposizione.
Dott.ssa Mariapaola Anania
Dott.ssa Gabriella Pringigallo
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Buongiorno, capisco che integrarsi in un nuovo contesto a volte è difficile. Riuscire a costruire nuovi rapporti di amicizia è un processo lento. Tuttavia lei sembra collegare questa difficoltà al suo essere, secondo lei, una persona poco piacevole e simpatica. Cerchi di riflettere se questo pensiero emerge anche in altre situazioni e se non dipenda da un'autovalutazione poco oggettiva e dovuta ad una stima di sè stessa che in alcuni momenti è più fragile. Provi, anche con l'aiuto di colloqui psicologici, ad esplorare questo aspetto della sua personalità, le sarà sicuramente di aiuto.
Cordialmente, dott.ssa Gabriella Pringigallo
Dott.ssa Elena Saporiti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentilissima ragazza,
comprendo quanto possa essere difficile inserirsi in gruppi già formati, inoltre lei dice di sentirsi inadeguata. Forse sarebbe importante capire perchè si sente inadeguata, condizione che credo non sia solo strettamente legata ai rapporti relazionali con i compagni di corso. Questo potrebbe essere un punto di partenza su cui poter lavorare per aiutarla a spezzare il circolo vizioso di cui parla.
Cordiali Saluti
Dott.sa Elena Saporiti
Dott.ssa Giada Casumaro
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Rovereto sulla Secchia
Buongiorno, capisco la sua situazione perchè anche io sono stata una studentessa fuorisede e oltretutto facendo i weekend a casa come ha scritto lei. Sono emozioni che travolgono e fanno parte del percorso e credo che non sia una questione di stare simpatica o meno ma della qualità delle relazioni. Ad oggi con la tecnologia si può rimanere in contatto anche a distanza e può essere a tuo vantaggio per una situazione maggiormente inclusiva.
Se vuole rimango a disposizione per parlarne e fare un percorso semplice e di strategie perchè lei sia più serena nell'ambiente universitario.
Sono sicura che la sua situazione sia affrontabile e gestibile con brevi accortezze e supporto a livello di immagine di sè.
A disposizione, Dott.ssa Casumaro Giada
Dott.ssa Francesca Lupo
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, ho letto il suo messaggio e vorrei risponderle.
Da quello che scrive si evince che questo episodio l'abbia fatta sentire in un certo modo, ed è riuscita anche ad individuare i pensieri legati a questo sentire e a questo episodio specifico. Questo denota una buona consapevolezza. Tuttavia, le assicuro che non c'è qualcosa che non vada in lei, semplicemente a volte le strategie che mettiamo in atto si rilevano non adeguate, insieme alle modalità di pensiero, che possono diventare le nostre prime nemiche.
Il mio consiglio è di approfondire questi aspetti, andando a fondo nella conoscenza di sè ed individuando strategie ed approcci che le permettano di mettere da parte alcuni pensieri che la possono far sentire in un determinato modo.
Grazie
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, Rendersi conto del circolo vizioso in cui si è rimasti incastrati è sicuramente un primo elemento. Ahimè o per fortuna, dipende dai punti di vista, sta a noi fare ciò che possiamo per cambiare le cose. Possiamo solo lavorare sulla nostra parte. Sicuramente esporsi non è semplice, ma il continuo evitamento rischia di rassicurarla nel momento stesso in cui lo fa, ma di portare un effetto domino per tempi più lunghi. Pertanto, forse varrebbe la pena valutare come esporsi un po di più, magari rimandano qualche weekend nella città in cui frequenta l'università per esporsi. Oppure proporre lei qualcosa, anche ad un gruppo più ristretto. Di fatto meno facciamo meno vorremmo fare. Rimango a sua disposizione Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Gentile utente, comprendo la sua situazione e la difficoltà di adattarsi a un nuovo ambiente, specialmente in un contesto di cambiamenti così importanti. È normale sentirsi inadeguati quando ci si trova in un contesto dove le dinamiche sociali sono già consolidate. Le consiglio di intraprendere un percorso psicologico che possa aiutarla a esplorare questi sentimenti di inadeguatezza e a lavorare sul rafforzamento della sua autostima. Un supporto professionale può essere utile per affrontare le sue difficoltà relazionali e trovare un equilibrio tra il desiderio di connessione e la sua necessità di autonomia. Rimango a disposizione per qualunque chiarimento. Dott.ssa Veronica Savio.
Dott. Paolo Cavallin
Psicologo, Psicologo clinico
Cassola
Gentile utente,
capisco quanto possa essere difficile sentirsi fuori posto in un nuovo ambiente, soprattutto quando sembra che gli altri abbiano già costruito legami. È naturale che il tuo rientro dopo le vacanze abbia amplificato queste sensazioni. Da quello che scrivi, noto che sei consapevole del circolo vizioso tra il bisogno di connessione e la tendenza a tornare a casa nei weekend, il che è un primo passo importante.
Ti suggerisco di provare a investire più tempo nelle relazioni dentro la nuova città, magari proponendo tu stessa delle uscite o cercando attività extracurricolari che ti permettano di conoscere persone al di fuori dell’ambiente universitario. Inoltre, cerca di sfidare l’idea che il problema sia “tu come persona”: il sentirsi esclusi non significa essere meno piacevoli, ma solo che i legami richiedono tempo e presenza. Potresti provare a darti un piccolo obiettivo settimanale, come restare almeno un weekend al mese o fare nuove esperienze con i colleghi di corso. Se queste emozioni persistono e diventano troppo pesanti, potrebbe essere utile parlarne con uno specialista per esplorarle più a fondo.
Buona giornata.
Dott. Paolo Cavallin
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, quello che sta vivendo è una situazione molto comune quando ci si trasferisce in una nuova città per studio o per lavoro. Il cambiamento porta con sé entusiasmo e nuove opportunità, ma anche sfide emotive legate all’adattamento, alla costruzione di nuove relazioni e alla gestione della distanza dagli affetti. Il fatto che abbia già individuato alcuni dei fattori che contribuiscono a questo senso di esclusione, come il fatto di tornare spesso a casa nei weekend, dimostra che ha una buona consapevolezza della situazione e del modo in cui alcune sue scelte possano influenzare il percorso di integrazione nel nuovo ambiente. È normale provare frustrazione e senso di inadeguatezza quando sembra che gli altri abbiano già formato dei legami e si ha la sensazione di essere rimasti indietro. Tuttavia, questo non significa che lei non sia una persona piacevole o simpatica. Spesso, quando ci si sente esclusi, si tende a interpretare il comportamento altrui come un rifiuto personale, ma in realtà potrebbero esserci molti altri fattori in gioco. Le dinamiche sociali non sempre si sviluppano in modo lineare e, anche se all’inizio può sembrare difficile entrare a far parte di un gruppo già consolidato, ciò non significa che sia impossibile costruire nuove connessioni con il tempo. Una cosa che potrebbe aiutarla è provare a modificare il modo in cui interpreta questa situazione. Al momento, sembra che la sua mente stia creando un circolo vizioso: sente di non essere abbastanza inclusa, quindi si convince di non essere una persona interessante, il che la porta ad avere ancora meno voglia di rimanere e di investire nelle relazioni. Questo tipo di pensiero è comprensibile, ma tende a rinforzare il malessere invece di aiutarla a uscirne. Provi a chiedersi: davvero il fatto che non sia ancora riuscita a stringere legami profondi significa che non è una persona piacevole? Oppure potrebbe essere semplicemente una questione di tempo, di occasioni o di strategie diverse da provare? Se il tornare a casa le dà conforto e le permette di mantenere un legame con il suo ambiente familiare, non c’è nulla di sbagliato in questo. Tuttavia, potrebbe essere utile trovare un equilibrio: magari provare a restare qualche weekend in più nella nuova città, anche solo per vedere come si sente e se questo le permette di approfondire qualche relazione. Inoltre, potrebbe provare a prendere iniziativa: organizzare un incontro con qualche collega del corso, proporre un’uscita informale o anche solo cercare di avvicinarsi con più curiosità e apertura a chi le sembra più disponibile. A volte, gli altri non si accorgono del nostro desiderio di entrare a far parte di un gruppo finché non glielo facciamo capire in modo chiaro. Se queste difficoltà continuano a pesarle, potrebbe essere utile lavorare su alcune strategie per modificare i pensieri che alimentano il senso di inadeguatezza e rafforzare la fiducia nelle sue capacità relazionali. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a gestire meglio queste insicurezze e a sperimentare modi diversi di affrontare il cambiamento. Il fatto che abbia scritto qui dimostra che ha voglia di migliorare questa situazione, e questa è già una base importante su cui lavorare. Cari saluti, Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Tatiana Pasino
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Gentile ragazza,
è del tutto normale sentirsi disorientati in un nuovo ambiente, specialmente quando i legami sociali sembrano già consolidati. La sua sensazione di non essere considerata è un'esperienza comune e non riflette il suo valore personale.

Potrebbe essere utile unirsi a gruppi o attività che la interessano, come club universitari, sport o eventi culturali. Questi spazi possono favorire incontri con persone che condividono i suoi interessi e valori, rendendo più semplice costruire legami significativi.

Inoltre, potrebbe essere utile dedicare del tempo a conoscere meglio i suoi compagni di corso, anche con piccoli gesti, come invitarli a prendere un caffè o a studiare insieme. La prossimità e la condivisione di esperienze possono rafforzare le relazioni.

Infine, non sottovaluti il potere di un supporto esterno. Potrebbe considerare di parlare con un counselor o uno psicologo, che potrebbe aiutarla a esplorare le sue emozioni e fornire strumenti per affrontare la situazione.

Ricordi che costruire relazioni richiede tempo e pazienza, e che non è mai troppo tardi per creare nuovi legami significativi. Le auguro il meglio nel suo percorso. Resto a sua disposizione qualora lo desiderasse, un caro saluto
Dott.ssa Fiordalisa Melodia
Psicologo clinico, Psicologo
Capaci
Gentile utente, innanzitutto grazie per condividere la sua sofferenza. Come dice lei stessa si è creato un circolo vizioso, che avendo individuato può cercare di interrompere cambiamento alcune sue modalità di reagire a queste sue sensazioni di essere un pesce fuori d'acqua. Non è semplice e potrebbe essere utile in questo caso intraprendere un percorso per approfondire il suo vissuto e aiutarla a gestire in maniera più funzionale certe situazioni sociali. Spero di esserle stata d'aiuto. Cordialmente, dr.ssa Melodia
Dott.ssa Raffaella Del Vasto
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Angri
Gentile utente, iniziare una nuova fase della propria vita, trasferendosi in una città che non si conosce rappresenta un momento di transizione e di crescita che porta con sé entusiasmo e incertezza. Sentirsi spaesati e soli, soprattutto all'inizio, è normale e può spaventare non avere subito dei punti di riferimento o amici con cui sentirsi a casa. Tuttavia, è importante ricordare che il processo di costruzione di legami, in particolare in un ambiente dove i gruppi sono già formati, richiede tempo, e non è raro sentirsi inizialmente un po' ai margini. Queste emozioni ci rendono più vulnerabili alla sensazione di non essere abbastanza presenti o "adeguati". In questi casi è bene ricordarsi che la qualità di una relazione non dipende dalla quantità di tempo che trascorriamo con gli altri: anche momenti più brevi possono portare a legami significativi, se affrontati con apertura e senza il peso di aspettative troppo rigide.
Se il disagio che prova diventa più pesante potrebbe essere utile chiedere ad un professionista un percorso di supporto emotivo e psicologico per affrontare questa fase di transizione, cercando di trovare un equilibrio che le permetta di sentirsi più serena e meno sotto pressione.
Un Caro Saluto.
Dott.ssa Raffaella Del Vasto.
Dott. Marco Squarcini
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentilissima, comprendo la difficoltà che sta sperimentando in questo periodo della sua vita. Mi colpisce molto che ricolleghi la sua attuale difficoltà a stringere amicizie con un giudizio valoriale "non sono piacevole o abbastanza simpatica". Penso che tale convinzione possa serpeggiare nella sua mente e non favorire la costruzione di legami. Potrebbe esserle utile esplorare tale convinzioni che ha su di sè e che probabilmente la fanno sentire non altezza, non abbastanza per avere dei nuovi amici. Potrebbe esserle molto utile intraprendere un percorso psicologico per poter elaborare le difficoltà che sta incontrando. Penso assolutamente che per lei non sia troppo tardi e con calma, coraggio e volontà, ma soprattutto senza sotto stimarsi possa riuscire nel suo intento. Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini

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